Piene e allagamenti rappresentano uno dei fattori di rischio meteo‐indotto più complessi
da analizzare nelle aree urbane, a causa da un lato delle elevate esposizioni, in termini di
cittadinanza, edifici, infrastrutture e servizi, e dall’altro lato a causa delle complessità e incertezze inevitabilmente insite nella modellazione dei processi fisici in atto. Attualmente esistono una varietà di modelli, codici e software che consentono di analizzare i fenomeni di allagamento, con i diversi fini di previsione tempestiva, mappatura delle aree a rischio, progettazione di misure di adattamento. Tuttavia, tali modelli pongono una serie di difficoltà legate alla qualità e quantità dei dati richiesti in input, alla varietà, versatilità e affidabilità dei possibili output, alle diverse scale spaziali e temporali di interesse, alla generale mancanza di dati adeguati alla validazione.
In questo contesto, modelli eccessivamente sofisticati potrebbero risultare di difficile
utilizzo per aree vaste soprattutto quando si prevede di effettuare numerose simulazioni, come accade per le analisi di scenario. In questo caso, infatti, vengono tipicamente eseguite un grande numero di simulazioni perturbando uno o più parametri, quali ad esempio le caratteristiche dell’evento piovoso, al fine di conoscere la risposta del sistema a differenti input o per diverse configurazioni fisiche. Inoltre, i fenomeni di allagamento urbano sono resi ancor più complessi in un contesto di cambiamento climatico, a causa dell’aggiuntiva incertezza legata alla disponibilità di molteplici proiezioni climatiche e alle difficoltà pratiche e concettuali insite nel loro utilizzo alla scala locale.
Nella presente memoria, si propone un approccio per la modellazione delle piene urbane in un’area studio localizzata all’interno della Città di Napoli, con lo scopo di trarre informazioni circa la resilienza del sistema rispetto a possibili variazioni della pioggia, come ad esempio quelle che potrebbero essere causate dal cambiamento climatico. Tale lavoro si fonda su una metodologia innovativa per la quantificazione dell’effetto del cambiamento climatico alla scala locale, con particolare focus sull’aggiornamento delle curve Intensità‐Durata‐Frequenza e sulla necessità di conservare le informazioni legate all’incertezza derivante dall’uso di 19 diversi modelli climatici, alla massima risoluzione disponibile di circa 12 km, forniti dall’iniziativa EUROCORDEX. Le simulazioni di allagamento sono state condotte mediante il software CADDIES CAFlood che ha la possibilità di tener conto di piogge e caratteristiche dei suoli spazialmente e temporalmente distribuite. L’area pilota (di ampiezza pari a 150 ha e comprendente un importante edificio strategico in passato soggetto a problemi di allagamento) è stata modellata in ambiente CAFlood come un grigliato con risoluzione di 1m, in cui a ciascuna cella è assegnato un valore di quota (a mezzo del DEM disponibile per l’area, basato su dati Lidar), di scabrezza superficiale e di capacità di infiltrazione (entrambi desunti dall’analisi delle coperture e degli usi del suolo forniti dalla Carta Tecnica Regionale). CAFlood non è in grado di simulare direttamente la presenza di una rete di drenaggio superficiale o profonda, ma può tenerne debitamente conto mediante incrementi localizzati di capacità di infiltrazione. Tuttavia, nel caso studio si è deciso di non tenerne conto, dal momento che non è presente nell’area una rete fognaria particolarmente
sviluppata. I principali risultati del modello sono mappe ad alta risoluzione di tiranti
idrici e velocità di deflusso con un time step deciso dall’utente, che possono essere adoperate per trarre informazioni su volumi di deflusso ed estensione delle aree allagate. Tali risultati possono essere adoperati con vari scopi e per varie applicazioni, quali ad esempio la redazione di mappe di pericolosità, analisi di fattibilità e design semplificato di misure di adattamento. Nella presente memoria sono state eseguite analisi di scenario, in un primo caso ipotizzando una pioggia costante e facendo variare il tempo di ritorno, in un secondo caso mantenendo costanti durata e tempo di ritorno e facendo variare la forma del pluviogramma. I risultati mostrano che l’area studio presenta una resilienza non elevata, poiché ad un incremento unitario di intensità di pioggia corrisponde un incremento amplificato di diverse unità nel volume di deflusso e, più in generale, nella criticità delle condizioni di allagamento. Analisi successive verranno condotte perturbando il sistema mediante l’introduzione di misure di adattamento, al fine di trarre informazioni circa una loro fattibilità ed efficacia nell’incrementare la resilienza dell’area rispetto al cambiamento climatico.