January 2008
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Una colonna miliaria in granito conservata dall’Ottocento presso la chiesa di San Simplicio di Olbia (collezione Tamponi) e ora nei magazzini della Soprintendenza, proveniente dalla località di Sbrangatu, a pochi chilometri da Olbia, contiene la tarda menzione del preside Massimino, che si augura enfaticamente la salvezza degli imperatori Valentiniano e Valente, negli anni 364-366. Un passo del libro XXVIII delle Storie di Ammiano Marcellino parla dell’amicizia di Massimino con un sardo che possedeva particolari competenze d’ordine magico, originario, a quanto sostiene Camillo Bellieni, delle montagne della Barbaria sarda , un vero e proprio “stregone” che non avrebbe “stimolato i suoi malefici impulsi”, ma anzi avrebbe “cercato di raffrenare le passioni” di un personaggio che Ammiano rappresenta come “una belva assetata di sangue”. La notizia di Ammiano, nella sua essenziale semplicità ha la forza documentaria e il realismo di una scarna nota di campo e si configura come preziosa attestazione dell’attiva presenza delle pratiche magiche in Sardegna. Essa ci dice che la cultura isolana esprimeva sicuramente specialisti del sacro maturati nel contesto locale e inquadrabili nella categoria del negromante, dell’indovino e dello stregone malefico.