Il giuoco del Calcio è lo Sport più rappresentativo, amato e praticato in Italia, e anche il più
conosciuto al mondo. A comprovare la sua importanza nella penisola oltre che al legame
radicato nella vita e nella cultura degli italiani, vi è anche da considerare l’aspetto economico
e l’indotto che questo sport crea con un giro di affari che ne fa una delle principali aziende
nostrane. Winston Churchill disse “Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero
guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio.”
Per gli italiani, una partita di Calcio è proprio come una guerra, poiché al suo interno, tra la
squadra di calcio, i suoi calciatori e tifosi sono presenti tutti i valori culturali, tipici di un
conflitto tra stati, ovvero differenze sociali, religiose, politiche ed etniche che ampliano il tifo.
Quando non sono presenti tutti questi elementi, possono essere sufficienti anche un modico
numero di isolati di distanza per avere un “derby del quartiere”.
La federazione sportiva che ha il compito di organizzare il Calcio in Italia è la FIGC, Federazione
Italiana Giuoco Calcio, associazione riconosciuta, con personalità giuridica, federata al
Comitato Olimpico Nazionale Italiano, la sola accreditata allo scopo di promuovere e curare
in Italia il gioco del Calcio, del Futsal e del Beach Soccer.
La FIGC è la Federazione Sportiva Nazionale con più tesserati e associazioni o società affiliate,
con circa 1,4 milioni di tesserati tra calciatori, tecnici, arbitri e dirigenti, tra cui 833.000 sono
calciatori tesserati nel Settore Giovanile Scolastico (Gravina G, 2020), circa il 20% della
popolazione italiana maschile tra i 5 e i 16 anni è un calciatore mentre, un italiano su 60 è un
tesserato FIGC.
Ma come deve essere allenato il 20% della popolazione tra i 5 e i 16 anni?
Il futuro del Calcio deve apprendere la corretta tecnica calcistica, tattica individuale e
collettiva e sviluppare le capacità motorie in base alla loro età e considerando lo sviluppo
biologico di ogni singolo bambino e ragazzo, perché è nella scuola calcio che si costruisce “la
casa”, mentre nel settore giovanile, si può soltanto più “arredarla”, con dei miglioramenti
limitati.
Nella scuola calcio viene appresa la prevalenza del lavoro tecnico e motorio, dal settore
giovanile si può soltanto concludere il lavoro iniziato nel periodo della scuola calcio, questo
perché, ogni annata deve essere stimolata diversamente, dopo aver terminato le “fasi
sensibili”, le possibilità di recuperare il lavoro non svolto nelle categorie non agonistiche e,
specialmente, di ottenere dei progressi simili è pressoché uguale a zero.
Una moltitudine di motivazioni mi hanno motivato nella scelta di analizzare questo tema, la
motivazione principale è il mio amore incondizionato per “l’allenare”, in qualsiasi categoria,
dall’attività di base, fino alle ultime categorie del settore giovanile e la prima squadra.
Nei capitoli successivi illustrerò il “modello del giovane calciatore” e il suo sviluppo biologico
e come, secondo la più recente e confermata letteratura scientifica, devono essere allenate
nella scuola calcio e nel settore giovanile gli schemi motori di base, delle abilità tecniche
calcistiche, delle capacità coordinative e condizionali in base allo sviluppo del ragazzo.
In conclusione, sostengo fermamente che questa tematica meriti una notevole meticolosità,
per poter creare dei futuri calciatori dilettanti con degli standards più elevati, dato che tra
essi, per esperienza personale, un numero consistente effettua il passaggio dalla scuola calcio
alla categoria “Giovanissimi” senza aver nemmeno consolidato gli schemi motori di base,
oppure, sotto l’aspetto tecnico, ci sono molti giocatori della categoria “Juniores” che non
riescono a trovare un posto in prima squadra, per delle carenze basilari nelle abilità tecniche,
come il tiro dal piede debole o più semplicemente il passaggio di precisione.