Immaginate se vostro figlio, appassionato di PlayStation, an-ziché giocare agli sparatu o con qualche coetaneo nel sud est asiatico di cui non conoscete neanche il nome, qualche volta si dile asse anche con uno psicologo esperto in gamifi-cation, che avete selezionato dopo colloquio e analisi del CV. Oppure, se la vostra cooperativa sociale, che ha 300 dipen-denti ed eroga servizi di assistenza sociale su scala regionale a minori, disabili, anziani, ado asse un sistema informativo digitale integrato, e con un'unica interfaccia consentisse agli operatori di riportare i dati, e ai responsabili di servizio di monitorare la qualità del lavoro. Non sono idee campate per aria. L'Edugamers for kids. 4.0 è un proge o della cooperativa Crescere Insieme che opera in Piemonte, e ha l' obie ivo di usare il gioco a distanza come dispositivo educativo. La pia aforma integrata è un proget-to in corso di implementazione della cooperativa Stranaidea, in collaborazione con il Politecnico di Torino. Si tra a di casi di innovazione sociale, due dei tanti, dove la trasformazio-ne digitale investe gli a ori protagonisti del terzo se ore sia nell' erogazione dei servizi, sia nell' organizzazione del lavoro interna (Busacca, 2013). Ma la digitalizzazione progressiva dell'impresa sociale non passa necessariamente per il cara ere innovativo dei pro-ge i. Tracce di questa trasformazione in corso sono nella vita quotidiana del terzo se ore: lo smart working, il marketing online, la digitalizzazione dei servizi rivolti all'utenza a distanza, come la domotica o la teleassistenza. Alcune ricerche, concentrate prevalentemente sulle orga-nizzazioni di volontariato e di promozione sociale, hanno messo a fuoco gli elementi di freno nell' accesso alle oppor-tunità offerte dal digitale nel contesto italiano. Il rapporto elaborato da Cesvot e Università di Pisa (Trapani, 2022), con una survey rivolta a circa 400 enti noN profit della Regione Toscana, ha rilevato che oltre l'80% degli enti rispondenti investe meno del 5% del proprio bilancio in ICT, non eroga servizi o prenotazioni online, non raccoglie fondi tramite pia aforme, non consente neanche l'iscrizione o il voto dei soci a distanza. Oltre il 90% dichiara di non avere proge i in corso con Università, enti pubblici o altre stru ure con cui poter sviluppare soluzioni digitali. Questi numeri tornano nella ricerca pubblicata da Italia non profit, sulla digitalizza-zione del terzo se ore (2018): i 176 operatori interrogati, que-sta volta con una copertura rilevante anche nel campo delle organizzazioni di economia sociale hanno risposto al 60% di non ritenere che il proprio ente ha una chiara strategia digi-tale, e che i deficit si posizionano prevalentemente nelle ap-plicazioni più evolute, dall' analisi dei dati alla cybersecurity, dal digital fundraising all'intelligenza artificiale. Le ragioni che potrebbero spiegare questo andamento len-to sono necessariamente multi-livello. Anzitu o, l'influenza del contesto nazionale: in Italia è l'intero sistema produt-tivo ad avere una maturità digitale insoddisfacente, come dimostra l'indice DESI 2022 1 , che registra una condizione sostanzialmente arretrata di tu i i se ori economici rispet-to agli altri Paesi europei più sviluppati. I limiti principali risultano essere quelli relativi alle competenze e al capitale umano, oltre che alla diffusione omogenea nel territorio di Claudio Marciano Università della Valle d'Aosta Ma le imprese sociali sognano un welfare digitale? Il proge o I3S a Torino tra digitalizzazione, mercantilizzazione e co-proge azione L'impresa sociale è, da tempo, ampiamente investita dalle trasformazioni operate dal paradigma digitale nell'organizzazione del lavoro, nell'offerta di servizi, nella costruzione di dinamiche relazionali con gli a ori pubblici e profit. Eppure, con la significativa eccezione degli studi sull'innovazione e gli innovatori sociali, l'impa o di tali processi nel peculiare ambiente istituzionale del terzo se ore, è stato finora poco osser-vato. L'articolo propone l'analisi di un case study a Torino, dove è stato creato un living lab tra operatori sociali e sviluppatori digitali. In che modo la ragione sociale dell'impresa condiziona le opportunità e rischi dell'innovazione digitale? Quanto le ICT sono "manipolabili" rispe o alle esigenze di un'impresa sociale? Che ruolo possono avere i lavoratori del se ore, e tramite essi gli utenti, per condizionare lo sviluppo delle applicazioni tecnologiche? L'articolo ricostruisce la governance del proge o e, a raverso interviste ai par-tecipanti e ad osservatori privilegiati, descrive le pratiche messe in campo dal living lab.