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Fattori ecologici e sociali influenzanti il cleptoparassitismo in due specie di rapaci simpatrici

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Il cleptoparassitismo è una forma di competizione, intra o interspecifica, che si riferisce al furto di cibo da parte di un individuo (cleptoparassita) ai danni di un altro (vittima). Le specie che effettuano il cleptoparassitismo possono ottimizzare la loro strategia di alimentazione concentrandosi su vittime più arrendevoli o modificando il loro comportamento per consumare meno energie rispetto al foraggiamento indipendente. Al fine di comprendere le interazioni tra vittima e cleptoparassita sono necessari studi che identifichino i fattori che modulano il rischio di cleptoparassitismo. In questo studio è stato indagato il comportamento di furto di cibo tra due specie di falconiformi: il grillaio (Falco naumanni) e il falco cuculo (Falco vespertinus), due piccoli rapaci che hanno recentemente colonizzato gli stessi ambienti per la prima volta nel contesto agricolo della Pianura Padana centroorientale. Nonostante nei sistemi naturali o seminaturali non sia raro osservare specie cacciare nello stesso ambiente senza alcun tipo di interazioni, la stretta presenza dei due falconiformi nello stesso habitat, soprattutto durante il foraggiamento, ha permesso di osservare comportamenti aggressivi di cleptoparassitismo del falco cuculo nei confronti del grillaio, un comportamento mai descritto prima. Gli obiettivi di questo studio sono stati (1) quantificare il comportamento di cleptoparassitismo, (2) identificare i fattori ecologici determinanti la probabilità di attacco e (3) evidenziare quali caratteristiche individuali promuovono un furto. Nel corso di 3 stagioni riproduttive (2020, 2021 e 2022) sono stati osservati i gruppi misti di grillaio e falco cuculo in alimentazione. Durante la compresenza delle due specie, un attacco di cleptoparassitismo avviene nel 45.8% dei casi e risultano di successo nel 34.7% dei casi. La probabilità di furto sul grillaio risulta pari al 15.9%. L’analisi dei dati raccolti ha permesso di definire come gli attacchi di cleptoparassitismo sono più probabili quando l’efficienza di foraggiamento del grillaio, misurata come il tasso di cattura delle prede, è maggiore e all’inizio della stagione riproduttiva del grillaio. Durante l’intero periodo di studio, eventi di foraggiamento del grillaio conclusi nel furto della preda da parte del falco 10 cuculo sono associati a un numero di cleptoparassiti partecipanti all’attacco maggiore, foraggiamento individuale della vittima e dimensione medio-grande della preda catturata del grillaio. Questo lavoro di ricerca ha messo in luce che il cleptoparassitismo è un comportamento adottato con frequenza dal falco cuculo in questa recente area di simpatria. È necessario tenere in considerazione, nei progetti di conservazione, gli effetti delle interazioni tra specie, in quanto hanno importanza nel definire le dinamiche ecologiche ed evolutive delle comunità animali
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Corso di Laurea Magistrale in Biogeoscienze: analisi degli ecosistemi e
comunicazione delle scienze (classe LM-60)
FATTORI ECOLOGICI E SOCIALI INFLUENZANTI
IL CLEPTOPARASSITISMO IN DUE SPECIE DI RAPACI SIMPATRICI
Relatore: Prof. Diego Rubolini
Correlatore: Do. Alessandro Berlusconi
Tesi di Laurea di:
Giordano Brambilla
Matricola 983876
Anno Accademico 2022/2023
Sommario
Riassunto .................................................................................................................. 9
1. Introduzione ........................................................................................................ 11
1.1 Compezione .................................................................................................. 11
1.2 Cleptoparassismo .......................................................................................... 12
1.3 Grillaio e falco cuculo in Pianura Padana ........................................................... 14
2. Obievi ............................................................................................................... 15
3. Biologia della specie ............................................................................................. 16
3.1 Grillaio ........................................................................................................... 16
3.1.1 Descrizione ............................................................................................... 16
3.1.2 Distribuzione ............................................................................................ 19
3.1.3 Habitat ..................................................................................................... 21
3.1.4 Dieta e comportamento di alimentazione .................................................... 23
3.1.5 Riproduzione ............................................................................................ 24
3.1.6 Popolazione e stato di conservazione .......................................................... 27
3.2 Falco cuculo .................................................................................................... 29
3.2.1 Descrizione ............................................................................................... 29
3.2.2 Distribuzione ............................................................................................ 32
3.2.3 Habitat ..................................................................................................... 34
3.2.4 Dieta e comportamento di alimentazione .................................................... 35
3.2.5 Riproduzione ............................................................................................ 36
3.2.6 Popolazione e stato di conservazione .......................................................... 38
4. Area di studio ....................................................................................................... 39
4.1 Inquadramento generale .................................................................................. 39
4.2 Clima .............................................................................................................. 40
4.3 Uso del suolo .................................................................................................. 41
5. Materiali e metodi ................................................................................................ 43
5.1 Raccolta da ................................................................................................... 43
5.2 Digitalizzazione dei da ................................................................................... 49
5.2.1 Database “Gruppi” .................................................................................... 49
5.2.2 Database “Individui” ................................................................................. 50
6. Analisi dei da ...................................................................................................... 51
7. Risulta ............................................................................................................... 53
7.1 Faori ecologici inuenzan gli aacchi di cleptoparassismo ............................ 54
7.2 Faori individuali inuenzan il successo degli aacchi di cleptoparassismo ...... 57
8. Discussione .......................................................................................................... 60
8.1 Faori ecologici inuenzan gli aacchi di cleptoparassismo ............................ 61
8.2 Faori individuali inuenzan il successo degli aacchi di cleptoparassismo ...... 63
9. Conclusioni .......................................................................................................... 66
Ringraziamen ......................................................................................................... 69
Bibliograa .............................................................................................................. 70
Tue le foto presen sono state fae dall’autore, ecceo dove espressamente indicato.
9
Riassunto
Il cleptoparassismo è una forma di compezione, intra o interspecica, che si
riferisce al furto di cibo da parte di un individuo (cleptoparassita) ai danni di un altro
(vima). Le specie che eeuano il cleptoparassismo possono omizzare la loro
strategia di alimentazione concentrandosi su vime più arrendevoli o modicando il
loro comportamento per consumare meno energie rispeo al foraggiamento
indipendente. Al ne di comprendere le interazioni tra vima e cleptoparassita
sono necessari studi che idenchino i faori che modulano il rischio di
cleptoparassismo. In questo studio è stato indagato il comportamento di furto di
cibo tra due specie di falconiformi: il grillaio (Falco naumanni) e il falco cuculo (Falco
vespernus), due piccoli rapaci che hanno recentemente colonizzato gli stessi
ambien per la prima volta nel contesto agricolo della Pianura Padana centro-
orientale. Nonostante nei sistemi naturali o seminaturali non sia raro osservare
specie cacciare nello stesso ambiente senza alcun po di interazioni, la strea
presenza dei due falconiformi nello stesso habitat, soprauo durante il
foraggiamento, ha permesso di osservare comportamen aggressivi di
cleptoparassismo del falco cuculo nei confron del grillaio, un comportamento mai
descrio prima. Gli obievi di questo studio sono sta (1) quancare il
comportamento di cleptoparassismo, (2) idencare i faori ecologici
determinan la probabilità di aacco e (3) evidenziare quali caraerische
individuali promuovono un furto. Nel corso di 3 stagioni riproduve (2020, 2021 e
2022) sono sta osserva i gruppi mis di grillaio e falco cuculo in alimentazione.
Durante la compresenza delle due specie, un aacco di cleptoparassismo avviene
nel 45.8% dei casi e risultano di successo nel 34.7% dei casi. La probabilità di furto
sul grillaio risulta pari al 15.9%. L’analisi dei da raccol ha permesso di denire
come gli aacchi di cleptoparassismo sono più probabili quando l’ecienza di
foraggiamento del grillaio, misurata come il tasso di caura delle prede, è maggiore
e all’inizio della stagione riproduva del grillaio. Durante l’intero periodo di studio,
even di foraggiamento del grillaio conclusi nel furto della preda da parte del falco
10
cuculo sono associa a un numero di cleptoparassi partecipan all’aacco
maggiore, foraggiamento individuale della vima e dimensione medio-grande della
preda caurata del grillaio. Questo lavoro di ricerca ha messo in luce che il
cleptoparassismo è un comportamento adoato con frequenza dal falco cuculo in
questa recente area di simpatria. È necessario tenere in considerazione, nei proge
di conservazione, gli ee delle interazioni tra specie, in quanto hanno importanza
nel denire le dinamiche ecologiche ed evoluve delle comunità animali.
11
1. Introduzione
1.1 Compezione
Le interazioni biologiche rappresentano le relazioni tra gli organismi all’interno degli
ecosistemi. Sono suddivisibili in predazione, compezione, parassismo e
mutualismo (Krebs & Davies, 2016). Tra queste, la compezione è ritenuta essere la
più importante (Dhondt, 2012). La compezione biologica, secondo Clements &
Shelford (1939), è la richiesta ava di due o più individui della stessa specie o di
specie dieren per una risorsa o esigenza comune che è eevamente o
potenzialmente limitante. La compezione interspecica risulta essere molto
accentuata tra organismi con esigenze e abitudini simili; più in generale, si osserva
che specie logenecamente più vicine tendono ad avere ruoli ecologici simili e sono
quindi soggee a compezione p elevata (Miller, 1967; Burns & Strauss, 2011;
Powell et al., 2021). Capire come specie ecologicamente ani possono coesistere è
un obievo centrale in ecologia ed evoluzione (Barabás et al., 2016) ed è essenziale
per comprendere la diversità nel corso dei tempi evoluvi (Chesson, 2000).
La compezione interspecica diviene tanto maggiore quanto più le nicchie
ecologiche delle specie sono simili tra loro. In natura, tuavia, benché molte specie
condividano l’uso delle stesse risorse limitan nel medesimo habitat, non si raggiunge
mai l’esclusione compeva (Hardin, 1960; Levin, 1970). Specie simpatriche
ecologicamente simili coesistono araverso la dierenziazione di nicchia (Hector &
Hooper, 2002), un processo in cui le specie sfruano dieren porzioni dello spazio
di nicchia, riducendo la nicchia realizzata e minimizzando la compezione (Ye et al.,
2021). Secondo Polechová & Storch (2019) la nicchia ecologica di specie disnte,
anche se streamente correlate, tende a dierire in alcuni aspe, poiché la
compezione interspecica riduce la loro sovrapposizione.
Nella compezione per interferenza, una specie interagisce in maniera direa,
sica, pregiudicando l’approvvigionamento di una risorsa per un’altra specie. Le
aggressioni rappresentano la forma predominante di compezione direa nel regno
animale (Grether et al., 2013) e sono molto diuse negli uccelli (Miller, 1967).
12
1.2 Cleptoparassismo
Il cleptoparassismo è una forma di compezione direa tra due individui, che
possono essere della stessa specie o di specie diverse. Il termine fu introdoo da
Rothschild & Clay (1952) per descrivere il furto di cibo in precedenza oenuto, o per
il quale un individuo ha speso energie e il suo oenimento è imminente (Iyengar,
2008). Può riferirsi anche al furto di materiale per la costruzione del nido
(VanderWerf, 1998), risorse spaziali (si di nidicazione; Kappes, 1997; Wood et al.,
2000) e uova (Perrin, 1995). Genericamente viene denito come un rapporto 1:1 tra
un cleptoparassita che, compiendo il furto, riceve un benecio, e un individuo,
denominato ospite o vima, che viene inuenzato negavamente dalla perdita della
risorsa alimentare (Brockmann & Barnard, 1979). In alcuni casi il numero di
cleptoparassi è maggiore e si parla di aacchi mulpli (Arnason & Grant, 1978;
Ratclie et al., 1997; Senzaki et al., 2014).
Un prerequisito essenziale per l’evoluzione del cleptoparassismo facoltavo
è l’associazione tra due o più specie. Associazioni interspeciche note per
promuovere interazioni aggressive che portano al furto delle risorse alimentari sono
state ampiamente descrie da Brockmann & Barnard (1979). Un classico esempio
riguarda le colonie miste di uccelli acquaci, in cui gabbiani, fregate e labbi
cleptoparassizzano pulcinelle, sterne e sule (Arnason & Grant, 1978; Le Corre &
Jouvenn, 1997; St. Clair et al., 2001; García et al., 2010; Gaglio et al., 2018; Busniuk
et al., 2020). Il cleptoparassismo è comune in gruppi mis di foraggiamento
(Temeles & Wellicome, 1992; Wood et al., 2015; Marchowski & Neubauer, 2019), in
cui più specie si aggregano perché condividono lo stesso habitat di caccia o sono
arae da una fonte di cibo comune (Rand, 1954; Friedmann, 1967).
I comportamen di cleptoparassismo sono segnala in tuo il regno animale
(Iyengar, 2008), ma sembrano parcolarmente diusi negli uccelli (Brockmann &
Barnard, 1979; Iyengar, 2008). Tra i rapaci (Famiglie Accipitriformi e Falconiformi),
molte specie sono note per compiere fur di cibo (Brockmann & Barnard, 1979;
Paulson, 1985). Le interazioni che si osservano coinvolgono specie estremamente abili
nel volo (Furness, 1987). Sono picamente caraerizzate da inseguimen e nte
13
rapide del cleptoparassita e strategie di risposta della vima (ritorsione, tolleranza,
compensazione del furto e/o evasione dell’aacco di cleptoparassismo) (Iyengar,
2008).
Il cleptoparassismo può essere considerato una strategia evoluvamente
stabile quando il furto di cibo è più procuo rispeo al foraggiamento indipendente
(Brockmann & Barnard, 1979). Secondo la teoria del foraggiamento omale (Pyke,
1984), individui che mostrano tali comportamen sfruano il tempo e le energie
consumate dalla vima per ridurre il costo di oenimento del cibo, azzerando la
ricerca e la caura indipendente della preda (Thompson, 1986). Si parla di selezione
della vima quando il cleptoparassita aacca preferibilmente individui più vulnerabili
le cui caraerische permeono di massimizzare il guadagno neo e ridurre i cos
dell’inseguimento (Brockmann & Barnard, 1979; Ridley & Child, 2009).
Molteplici sono i faori ecologici che inuenzano il rischio di
cleptoparassismo (Brockmann & Barnard, 1979). Un esempio è l’abbondanza di
vime in caccia, l’ecienza del foraggiamento e la prevedibilità degli spostamen di
una vima tra il l’area di alimentazione e il sito di nidicazione. Anche la qualità della
preda viene evidenziata come determinante nel promuovere interazioni aggressive,
le quali avvengono con maggiore frequenza quando una vima è in possesso di prede
di grosse dimensioni o energecamente procue (Ratclie et al., 1997; Marchowski
& Neubauer, 2019; Busniuk et al., 2020). Inne, il cleptoparassismo potrebbe essere
legato ad una fase fenologica ben precisa, come il periodo di cura parentali della prole
(Shealer & Spendelow, 2002), e diminuire alla ne della riproduzione (Ratclie et al.,
1997), o a condizioni metereologiche avverse, che condizionano visibilità e avità
delle prede (St. Clair et al., 2001).
Nonostante il cleptoparassismo sia un fenomeno relavamente diuso e
descrio negli uccelli (Brockmann & Barnard, 1979), casi di cooperazione per il furto
di cibo (o cleptoparassismo cooperavo) sono ancora poco indaga, soprauo
perché molto rari. Alcuni studi (Yosef et al., 2011, 2012; Eakle et al., 2014; Camiña,
2018) riportano episodi di cooperazione in cui due o più cleptoparassi coordinano i
propri movimen e aacchi verso la vima per incrementare il successo del gruppo.
14
1.3 Grillaio e falco cuculo in Pianura Padana
Il cambiamento climaco e il cambio di uso del suolo sono aualmente i principali
responsabili del mutamento della distribuzione degli organismi a scala globale
(Clavero et al., 2011; Barnagaud et al., 2012). Negli uccelli, l’adaamento ai
cambiamen del clima viene evidenziato da un generale spostamento degli areali
riproduvi verso le latudini più elevate (Parmesan & Yohe, 2003; Bellard et al.,
2012). Lespansione naturale di queste specie, denite da alcuni autori come
newcomers (Beddall, 1963), in nuove aree geograche, potrebbe determinare
l’interazione con specie ecologicamente simili (Pigot et al., 2018).
È il caso di grillaio (Falco naumanni) e falco cuculo (Falco vespernus), due
piccoli rapaci diurni, migratori a lunga distanza che, a parre dall’inizio degli anni
2000, hanno colonizzato la Pianura Padana (Morgan et al., 2017; Berlusconi et al.,
2022). Evidenze geneche mostrano la popolazione nidicante di grillaio in sud Italia
come origine del nucleo in Pianura Padana centro-orientale (Bounas & Rubolini,
2020). Segnalazioni di individui inanella con anelli colora suggeriscono
l’appartenenza della popolazione di falco cuculo in nord Italia a quelle di Ungheria ed
Europa orientale (Berlusconi et al., 2019; Briche & Fracasso, 2020).
In questo contesto geograco-ambientale, si assiste all’unica sovrapposizione
nota degli areali riproduvi di entrambe le specie in Europa, in condizioni di simpatria
(Keller et al., 2020). L’idoneità ecoclimaca e le abitudini ecologiche simili potrebbero
rappresentare un forte elemento di compezione interspecico (Remington, 1985;
Berlusconi et al., 2022), risultante nel cleptoparassismo.
15
2. Obievi
In questo studio sono state analizzate le interazioni di cleptoparassismo tra grillaio
e falco cuculo in Pianura Padana centro-orientale, un fenomeno mai descrio prima
in maniera sistemaca in leeratura riguardante queste due specie.
Gli obievi sono sta:
(1) Quancare il comportamento di cleptoparassismo in termini di frequenza di
aacco e furto;
(2) Idencare i faori ecologici associa all’insorgenza di un aacco di
cleptoparassismo;
(3) Evidenziare quali faori lega all’individuo promuovono un aacco di successo, o
furto.
16
3. Biologia della specie
3.1 Grillaio
3.1.1 Descrizione
Il grillaio (Falco naumanni; Fleischer, 1818) è un rapace appartenente all’ordine dei
Falconiformi, più precisamente rientra nella famiglia dei Falconidae (Clements et al.,
2018). Si traa di un falco di piccole dimensioni, sessualmente dimorco, con
lunghezza totale del corpo di 27-33 cm, apertura alare di 63-72 cm (Svensson, 2010)
e peso, che dierisce tra i due sessi, rispevamente pari a 90-172 g per il maschio e
138-208 g per la femmina (Briche & Fracasso, 2010). Come anche altre specie di
rapaci, il grillaio presenta un dimorsmo sessuale evidente in dimensioni e
piumaggio. Nel primo caso si parla di dimorsmo inverso, dato che le femmine sono
più grandi dei maschi (~15% più pesan) (Newton, 2010). Le dierenze nel piumaggio
sono essenzialmente aribuibili all’età e al sesso. Nel maschio adulto riproduvo, le
par superiori sono di colore rosso maone completamente prive di macchie. Il capo
è grigio puro sia sul verce che sui la, senza un neo mustacchio che li separa dalla
gola chiara. Rispeo al gheppio (Falco nnunculus), le par inferiori appaiono con
macchie scure più piccole e rade su un fondo fulviccio più intensamente colorato,
quasi rossiccio sul peo che contrasta piuosto neamente con la gola biancastra.
Solo in ome condizioni di visibilità si nota il caraerisco disegno a tre colori del
sopra-ala, con una banda grigio-bluastra sulle grandi copritrici che separa le copritrici
mediane e minori rosso maone dalle remigan esterne (Figura 1). In volo, il soo-
ala appare molto chiaro e poco macchiato. Le moniere sono grigio omogeneo con
banda subterminale nera. Iride bruno scuro; cera, anello palpebrale e zampe gialle
con unghie chiare; becco bluastro, più scuro all’apice e giallastro alla base. La femmina
adulta è molto simile per colorazione alla femmina di gheppio ed in mol casi
impossibile da separare con certezza. Il capo è più chiaro con area pallida sulle guance
estesa anche dietro l’occhio ed il mustacchio ridoo ad una macchia; manca la stria
oculare scura. Par superiori e moniere rosso maone nemente macchieate, nel
primo caso prive della banda grigiastra del maschio. Iride di solito gialla, ma talvolta
anche aranciata (Figura 2). Facilmente riconoscibile è il maschio del secondo anno di
17
calendario (2CY) per cui il grigio delle copritrici del sopra-ala è mancante e le
secondarie più interne sono barrate (Briche & Fracasso, 2010).
Figura 1. Maschio adulto di grillaio. Foto di Federica Purgato.
Figura 2. Femmina adulta di grillaio. Foto di Federica Purgato.
18
Altro elemento di disnzione, menzionato da Forsman (1999), tra F. naumanni e F.
nnunculus è la formula alare. In F. naumanni la remigante primaria n. 10,
denominata P10, è signicavamente più lunga della remigante primaria n. 7 (P7),
mentre in F. nnunculus P10 e P7 si equivalgono in lunghezza. Le dierenze nel
rapporto di lunghezza tra le remigan più esterne conferiscono al grillaio un’ala p
strea ed appunta e al gheppio un’ala più rotondeggiante. Come evidenziato da
(Corso, 2001) si traa di un caraere labile, soggeo a variabilità individuale e di
muta, perciò non sempre univoco. Alcuni autori deniscono la coda del grillaio come
cuneiforme, per le moniere centrali leggermente più lunghe che conferiscono un
aspeo più pronunciato all’intera coda (Figura 3), rispeo a quella del gheppio più
regolare nel prolo (Porter et al., 1981). Secondo altri, i faori lega all’età, muta e
variabilità individuale impediscono di considerare questo caraere come
inequivocabilmente diagnosco (Corso, 2001).
Normalmente silenzioso al di fuori del periodo riproduvo; più vocale nel sito e in
periodo di nidicazione, quando fa udire delle caraerische brevi serie di note
rauche e tra loro legate, dei penetran “ciiee cee-cee” (Briche & Fracasso, 2010).
Figura 3. Maschio adulto di grillaio, formula alare e moniere ben eviden. Foto di
Federica Purgato.
19
3.1.2 Distribuzione
Il grillaio è una specie monopica a distribuzione eurocentroasiaco-mediterranea
(Briche & Fracasso, 2010), con un areale molto ampio che si estende a sud del 55°
parallelo N (Figura 4). È presente in Europa meridionale, Nord Africa e Asia centrale.
Nidica in Spagna, Portogallo, Gibilterra, Francia, Italia, Bosnia-Erzegovina, FYRO
Macedonia, Albania, Grecia, Turchia, Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Israele, Territori
dell’Autorità Palesnese, Giordania, Iran, Iraq, Armenia, Azerbaigian, Georgia, Russia,
Ucraina, Afghanistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakistan, Cina e Mongolia
(LIFEFalkon, 2024). Sebbene alcuni individui rimangano a svernare in Spagna, Italia
meridionale, Turchia meridionale e Malta, la specie è picamente migratrice a lungo
raggio con quareri di svernamento nell’Africa sub-Sahariana, nella regione del Sahel
(La Gioia et al., 2017; Sarà et al., 2019, 2021). Le maggiori concentrazioni invernali
della specie si osservano in Mauritania, Niger (Sarà & Bondì, 2016), Senegal, Mali,
Botswana, Namibia e Sudafrica (LIFEFalkon, 2024).
Figura 4. Distribuzione globale del grillaio. Realizzata su QGIS 3.28.13. (IUCN, 2021a).
20
In Italia è migratrice nidicante (esva). Arriva in Italia dai quareri di svernamento a
parre da ne febbraio inizio di marzo, ma con numeri più consisten da metà marzo-
inizi di aprile. Le colonie vengono abbandonate tra ne luglio e agosto ma la
migrazione inizia dopo la metà di agosto, raggiunge un massimo in seembre-oobre,
e si protrae no a novembre (Briche & Fracasso, 2010; Sarà et al., 2014).
Facilmente contaabile nelle regioni meridionali e insulari, con massime
concentrazioni in Puglia, Basilicata e Sicilia (Palumbo et al., 1997; Briche & Fracasso,
2010). Dal 2000 sono state accertate le prime nidicazioni in diverse aree della
Pianura Padana centrale, nella bassa pianura parmense (Roscelli & Ravasini, 2009),
nella bassa pianura modenese (Giannella & Gemmato, 2007), no ad estendersi nelle
aree connan del bolognese (Farioli, 2013) e in Lombardia, nell’Oltrepò mantovano
(Grani et al., 2016) (Figura 5). La specie è svernante regolare localizzata in Italia, con
circa 50 individui sma in Sicilia sud-orientale (Morgan et al., 2017) e alcune
segnalazioni tra Basilicata, Calabria, Sardegna, Abruzzo, Molise e Campania (Palumbo
et al., 1997; Briche & Fracasso, 2010).
Figura 5. Distribuzione delle colonie di grillaio in Italia. Ogni
punto rappresenta una località in cui almeno una coppia si è
riprodoa tra il 200 e il 2014 (n = 298). Le colonie sono
classicate in 3 classi sulla base del numero di coppie
nidican (Morgan et al., 2017).
21
3.1.3 Habitat
Il grillaio frequenta aree aperte, calde, secche, pseudo-steppiche generalmente al di
soo dei 1000 metri, evitando le aree umide, forestate e le aree intensivamente
colvate in quanto necessita di elevate densità di inse di grosse dimensioni
(Donazar et al., 1993; Tella et al., 1998; Franco & Sutherland, 2004). È una specie
gregaria che nidica, formando colonie da poche decine di coppie a cennaia, in
centri storici di piccoli e grandi centri urbani ricchi di cavità e anfra, localmente in
ambien aper, con zone rupestri e alberi sparsi, circonda da aperte aree di
alimentazione, incolte o colvate in modo estensivo (Briche & Fracasso, 2010).
Nella Pianura Padana centro-orientale, la specie sembra preferire aree di nidicazione
con una bassa densità urbana e colvi a base di cereali, erba medica e sorgo (Pazhera
et al., 2019; Cioccarelli, 2020), i più simili agli habitat pseudo-steppici mediterranei
originari. In realtà, le percentuali di preferenza delle diverse pologie di colvo
possono variare considerevolmente a seconda del periodo considerato. Il faore
determinante nel predire l’habitat di foraggiamento del grillaio in queste aree è
l’altezza della vegetazione che condiziona la visibilità e quindi l’accesso alle prede
(Cioccarelli, 2020; Cioccarelli et al., 2019, 2022). L’accesso alle prede è inuenzato
enormemente, di conseguenza, dalle avità agricole che si susseguono durante il
periodo riproduvo, come ad esempio l’aratura e la mietura (Rodríguez et al., 2014)
(Figura 6). La preferenza per i campi sfalcia o trebbia riee la ricerca di una
maggiore disponibilità di prede: il picco di ortoeri si registra durante e
immediatamente dopo il raccolto, ma persiste ad al livelli anche nelle semane
successive in presenza di stoppie (Donazar et al., 1993; Catry et al., 2014).
22
Figura 6. Gruppo di grillaio in foraggiamento su un campo di frumento durante il
passaggio di una mietrebbia.
23
3.1.4 Dieta e comportamento di alimentazione
Il grillaio caccia grossi inse, principalmente ortoeri e coleoeri, che costuiscono
la porzione preponderante della dieta, sia come numero di prede sia come biomassa
(La Gioia et al., 2017); la dieta include anche piccoli vertebra (arvicole e toporagni
(Figura 7), ma anche piccoli passeriformi e lucertole) solitamente nel primo periodo
della riproduzione (Cramps & Simmons, 1980).
Come mol altri rapaci coloniali, segue il teorema del foraggiamento centrale:
partendo dalla colonia, si sposta verso le aree di caccia e ritorna dopo aver caurato
la preda (Franco & Sutherland, 2004; García et al., 2006). Il foraggiamento avviene a
distanza variabile dal sito riproduvo. Gli adul possono percorrere anche diversi
chilometri dal nido per raggiungere un territorio di caccia considerato idoneo (Cecere
et al., 2018), tuavia la maggior parte dei tentavi di caura da parte degli adul
avviene nelle immediate vicinanze della colonia (Negro et al., 1991; Donazar et al.,
1993; Franco & Sutherland, 2004). La caccia viene eseguita sia in gruppo sia da singoli
individui, i quali individuano le prede rimanendo sospesi in aria (“spirito santo” o
hovering) (Figura 8) o osservando da un posatoio (pali, linee eleriche, edici), per
poi discendere in una breve picchiata (La Gioia et al., 2017). Talvolta, gli inse
vengono caura anche in volo (Brown & Amadon, 1968). Cecere et al. (2020)
individuano il grillaio come specie altamente essibile nel foraggiamento, in grado di
modulare tra due estremi di strategie di caccia dieren secondo le condizioni
meteorologiche. Il volo veleggiato che sfrua le corren ascensionali termiche, a
minor spesa di energia, è impiegato maggiormente rispeo al volo bauto quando la
radiazione solare è elevata, mentre la caccia da posatoio è più frequentemente
ulizzata quando vento e radiazione solare sono bassi (Hernández-Pliego, Rodríguez,
Dell’Omo, et al., 2017), condizioni ben note per inuenzare il volo dei rapaci (Klaassen
et al., 2011). Durante il corteggiamento e l’incubazione si osservano dierenze nei
movimen di foraggiamento tra i due sessi della coppia, suggerendo una
specializzazione dei ruoli. I maschi foraggiano numerose volte vicino alla colonia, ciò
permee di incrementare il grado di approvvigionamento di cibo alle femmine in
modo da assisterle in uno dei momen più energecamente stressan. Le femmine
24
foraggiano poche volte su distanze maggiori (Hernández-Pliego, Rodríguez, &
Bustamante, 2017).
Figura 7. Maschio adulto con preda, un piccolo roditore, verso il sito di nidicazione.
Foto di Federica Purgato.
Figura 8. Maschio adulto in "spirito santo" (hovering). Foto di Federica Purgato.
25
3.1.5 Riproduzione
Il grillaio è una specie coloniale monogama (Iñigo & Barov, 2011; Serrano et al., 2005),
che nidica in cavità dei muri, soote, anfra e mensole di vecchie costruzioni
(chiese, castelli, masserie, palazzi anchi), prevalentemente nei centri storici di abita
di dimensioni medio piccole, ma anche in casolari rurali ed isola (Figura 9), e su
pare rocciose naturali (Cramps & Simmons, 1980). Mostra una spiccata fedeltà al
sito riproduvo (Briche & Fracasso, 2010). Al ritorno dai quareri di svernamento,
i maschi, i primi ad arrivare, occupano le cavità scelte come nido, le difendono dagli
altri conspecici e corteggiano le femmine con richiami e oerte di prede, spesso
lucertole e piccoli mammiferi (Cauli & Genero, 2018). Le uova vengono deposte
dall’ulma semana di aprile alla ne di maggio con intervalli di 24-48 ore. La cova
inizia subito dopo la deposizione del terzo o quarto uovo. La covata media è di 3-5
uova. L’incubazione dura in media 28-29 giorni ed è eeuata, così come le altre fasi
della riproduzione, da entrambi i genitori (La Gioia et al., 2017). L’involo avviene a
circa 30-37 giorni di età (Bustamante & Negro, 1994; Briche & Fracasso, 2010). La
maturità sessuale può essere raggiunta già al primo anno di vita, ma mol individui
ritardano la riproduzione no al secondo anno di età (Hiraldo et al., 1996; Serrano et
al., 2004, 2005).
26
Figura 9. Accoppiamento sul teo di un casolare abbandonato divenuto colonia. Foto di
Chiara Padovani.
27
3.1.6 Popolazione e stato di conservazione
Una delle prime sme di popolazione mondiale di grillaio fu faa da Cade (1982) che
individuò tra le 650.000-800.000 coppie. A parre degli anni ‘60 fu evidenziato un
forte declino di popolazione che contrasse il numero a 10.000-17.000 coppie (Biber,
1994). La più recente sma di dimensione della popolazione di grillaio nell’Unione
Europea risulta in 30.500-38.000 coppie con un trend posivo (BirdLife Internaonal,
2017). Nonostante i da ineren l’entà delle popolazioni di alcuni paesi siano
corrisponden o anteceden il 2012, la situazione del grillaio in Europa risulta
decisamente migliorata. La specie è ora considerata solo SPEC 3, ovvero specie
meritevole di misure di conservazione ma non concentrata in Europa, rispeo al 2004
quando era considerata SPEC 1, ovvero specie minacciata globalmente (Iñigo & Barov,
2011; BirdLife Internaonal, 2017). A livello europeo la specie è considerata a “Least
Concern” nella Red-List della IUCN (BirdLife Internaonal, 2021).
Anche in Italia la specie ha subito un declino nella seconda metà del ‘900.
Biber (1996) e Palumbo et al. (1997) evidenziano l’esistenza di tre disnte popolazioni:
(1) apulo-lucana (500-1.000 coppie), (2) siciliana (320 coppie) e (3) sarda (100 coppie),
per un totale nazionale di 1.300-1.500 coppie. Come accaduto anche in altre par
d’Europa, dagli anni 2000 la popolazione italiana si è ripresa, passando a 3.640-3.840
coppie (BirdLife Internaonal, 2004). Inoltre, sono state accertate nidicazioni al di
fuori dell’areale precedentemente conosciuto (vedi Paragrafo Distribuzione).
Recentemente Morgan et al. (2017) riportano 298 colonie conosciute in Italia per gli
anni 2000-2015, mentre BirdLife Internaonal (2017) sma la popolazione italiana nel
2012 in 5.500-6.700 coppie, pari a circa il 18% di quella europea, con un andamento
posivo che dal 2000 fa registrare un incremento del 45-50%. Le sme di La Gioia et
al. (2017), per il periodo 2009-2017, valutano la popolazione di grillaio nidicante in
Italia in circa 6.673-9.115 coppie, distribuite su 402 colonie, intese come centri abita
o si isola in ambiente agricolo/naturale.
Alcune convenzioni sooscrie dall’Italia e alcune direve comunitarie
considerano questa specie e/o il suo habitat meritevoli di interven di conservazione.
Il grillaio viene dunque considerata specie protea inserita in: (1) Allegato I e II della
28
Convenzione sulla Conservazione delle Specie Animali Selvache Migratrici
(Convenzione di Bonn), (2) Categoria 2 del Memorandum of Understanding sulla
Conservazione delle specie di uccelli rapaci migratori di Africa e Eurasia, (3) Allegato
III della Convenzione di Berna, (4) Allegato I della Direva “Uccelli” (2009/147/CE),
(5) Allegato II della Convenzione sul Commercio internazionale delle specie animali e
vegetali in via di esnzione (CITES), (6) Specie europea di interesse comunitario (SPEC)
di po 3 (BirdLife Internaonal, 2017) e inne, a livello nazionale, è specie
parcolarmente protea di cui all’art. 2 della legge n. 157/92. Da recen per l’Italia
individuano la specie inserita nella categoria di minaccia IUCN “Least Concern”
(Rondinini et al., 2022). La tutela del grillaio è promossa sul territorio nazionale da
diversi proge. Spicca, data la sua copertura anche in Pianura Padana centro-
orientale, il Progeo LIFE FALKON, di caraere transnazionale, che prevede azioni di
conservazione mirate al raorzamento delle popolazioni localizzate al margine
seentrionale-orientale della specie. Tali azioni di conservazione contribuiranno
pertanto a favorire l’espansione verso nord del grillaio (LifeFalkon, 2024).
29
3.2 Falco cuculo
3.2.1 Descrizione
Il falco cuculo (Falco vespernus, Linnaeus 1766) è un rapace di dimensioni analoghe
al grillaio, ma in termini di struura e proporzioni più simile al lodolaio (Falco
subbuteo) con il quale condivide ali più appunte e coda più lunga (Porter et al.,
1981). Le caraerische piche da falco di piccole dimensioni (L: 28-34 cm; WG: 65-
76 cm; PM: 115-190 g; PF: 100-195 g) suggeriscono l’appartenenza di questa specie
all’ordine dei Falconiformi e alla famiglia dei Falconidae (Briche & Fracasso, 2010;
Svensson, 2010; Clements et al., 2018).
Si traa di una specie sessualmente dimorca. Nel maschio adulto
riproduvo la colorazione complessiva è grigio-cenere scuro, leggermente più chiara
sul peo; i calzoni, ventre e soocoda mostrano invece colori fortemente rossicci
(Figura 10). In volo, osservato da sopra, il vessillo esterno delle primarie molto chiaro
mostra un eeo quasi argentato sulla mano, contrastante con il resto della
colorazione omogeneamente scura e che permee una comoda idencazione anche
ad ampie distanze. Visto da soo, le copritrici alari appaiono decisamente più scure
delle remigan, che mantengono tonalità più grigiastre (Figura 12). Iride bruno scuro;
cera, anello palpebrale e zampe arancione rosso; becco grigio, più scuro all’apice e
aranciato alla base. La femmina mostra par inferiori fulvo-rossiccio più o meno
intenso, con una ne ed impercebile striatura scura, appena più marcata sui anchi.
Caraerisco è il disegno del capo composto da verce fulvo, più chiaro verso la
fronte, gola, mento e guance pallide ed una mascherina scura formata dall’area
aorno allocchio e dal breve mustacchio nero. Le restan par superiori e le copritrici
si sviluppano lungo le tonalità del grigio-grigio scuro, neamente barrate di nero
(Figura 11). In volo, osservata da sopra, spicca la testa chiara sul restante piumaggio
grigio a barre scure; da soo, si notano il fulvo del corpo e delle copritrici, il grigio
chiaro a barre scure di remigan e moniere, quest’ulme con band subterminale
nera, e soprauo un ampio e neo bordo d’uscita scuro sull’ala (Figura 13).
Facilmente riconoscibile è il maschio del secondo anno di calendario (2CY) per il
30
piumaggio transizionale, dato dall’ala con aanca tra adul ad altri ancora
giovanili e il corpo omogeneo grigio-cenere scuro (Briche & Fracasso, 2010).
31
Molto rumoroso soprauo presso le colonie ed i dormitori. Il verso di volo è
rappresentato nel maschio da un rapido chìu- chìu- chìu …”, simile a quello di F.
subbuteo ma meno secco, e nella femmina da una serie più lenta di quii-quii …”
(Briche & Fracasso, 2010).
32
3.2.2 Distribuzione
Il falco cuculo è una specie monopica a distribuzione eurosiribica (Briche &
Fracasso, 2010). Si riproduce nell'Europa orientale e nell'Asia occidentale, centrale e
centro-seentrionale, con un areale che si estende dalla Bielorussia a sud no
all'Ungheria, alla Serbia e Montenegro seentrionali, alla Romania, alla Moldavia e
alla Bulgaria orientale, a est araverso l'Ucraina e la Russia nordoccidentale e
meridionale e il Kazakistan seentrionale no all'estremo nord-ovest della Cina e al
ume Lena superiore (Russia) (Figura 14). Il cuore della popolazione europea nidica
nel Bacino Pannonico (Austria orientale, Ungheria, Romania occidentale e Serbia
seentrionale) che forma il limite occidentale dell’areale della specie (Palatz et al.,
2018). Occasionalmente si ritrova in periodo riproduvo in piccoli numeri in Francia
(Genoud, 2002) e Finlandia (Palatz et al., 2009).
Analogamente al grillaio, il falco cuculo è una specie migratrice transahariana
ad ampio fronte, la cui migrazione può avvenire in gruppi o singolarmente (Forsman,
1999). La migrazione prenuziale avviene tra marzo e giugno, con il grosso degli
individui che raggiungono l’Europa tra aprile, maggio e no la prima metà di giugno.
Movimen post-nuziali si svolgono tra agosto e ne oobre (Palatz et al., 2009). Ben
no sono i raggruppamen di migliaia di individui in autunno nei dormitori pre-
migratori in Europa centrale e nella regione seentrionale del Mar Nero (Palatz et
al., 2018). Sverna in Africa meridionale (Palatz et al., 2009; Billerman et al., 2020),
dal Sudafrica araverso Botswana, Namibia, Zimbawe, Zambia verso nord no
all'Angola (del Hoyo et al., 1994; Palatz et al., 2018).
In Italia è migratrice nidicante (esva) di recente immigrazione. La prima
nidicazione accertata è avvenuta in Emilia-Romagna, provincia di Parma, nel 1995
(Ravasini, 1995; Sponza et al., 2001; Sgorlon & Panzarin, 2012), ripetuta negli anni
seguen con espansione territoriale in provincia di Ferrara, Modena (Tinarelli, 1997),
Piacenza (Ambrogio et al., 2001) e in Veneto, in provincia di Treviso (Nardo &
Mezzavilla, 1997). Aualmente il nucleo in Pianura Padana rappresenta il limite più
occidentale dell’areale di riproduzione delle specie (Calabrese et al., 2020) e, benché
ridoo, è considerato stabile (Palatz et al., 2009).
33
Figura 14. Distribuzione globale del falco cuculo. Realizzata su QGIS 3.28.13. (IUCN, 2021b).
34
3.2.3 Habitat
Il falco cuculo è una specie legata a steppe, pseudo-steppe e habitat agricoli estensivi
(Palatz et al., 2009). Frequenta ambien relavamente aper, anche colva, ma
per la nidicazione (quasi sempre su nidi abbandona di Corvidi) rimane legata ad
un’adeguata presenza di alberature o bosche (Briche & Fracasso, 2010). Più nel
deaglio, gli ambien rurali seleziona vengono deni dalla predominanza e
alternanza di colvazioni cerealicole intensive, pra stabili ed erba medica, con
presenza di lari albera e alberi sparsi, canali irrigui e zone umide, naturali o arciali
(Nardelli et al., 2015). In Pianura Padana, il falco cuculo caccia prevalentemente in
campi colva ad erba medica (Calabrese et al., 2020). In altre aree dell’Europa, come
in Ungheria, la specie seleziona all’inizio della riproduzione colture come il mais e il
girasole, data la ridoa altezza della vegetazione che garansce un facile accesso alle
prede (Yosef & Grubb, 1993; Sheeld et al., 2001; Palatz et al., 2015), e
successivamente colture cerealicole ed erba medica (Palatz et al., 2011). Lo studio
di individui radiomarca mostra l’indipendenza da parcelle fortemente boscate
(Palatz et al., 2015). Il legame del falco cuculo con gli agroecosistemi è noto e
studiato in alcuni aspe, come quello del foraggiamento (Fülöp & Szlivka, 1988;
Fehérvári, 2009; Palatz et al., 2015); ciò potrebbe suggerire tali ambien come
alternavi, no ad un certo grado, ai tradizionali habitat, similmente al caso del
grillaio (Tella et al., 1998).
35
3.2.4 Dieta e comportamento di alimentazione
Come evidenziato nel grillaio, il falco cuculo segue la teoria del foraggiamento
centrale (Orians & Perason, 1979), secondo la quale dopo ogni evento di
foraggiamento di successo, l’individuo ritorna alla colonia (Palatz et al., 2015). La
caccia viene eeuata da posatoi (cavi aerei, tralicci, alberi), spesso direamente da
terra, oppure in volo avo, nel qual caso dimostra grande agilità, con alternanza di
rapide baute poco ampie e di scivolate con ali piegate a falce. La specie adoa
frequentemente lo “spirito santo” (hovering) (Palatz et al., 2015; Gusn & Ferrarini,
2021). Tra queste strategie, il volo avo è più costoso dal punto di vista energeco,
ma produce maggiori risulta per unità di tempo (Rudolph, 1982). Risulta
preliminari di Gusn & Ferrarini (2021) evidenziano come le avità di foraggiamento
del falco cuculo in provincia di Parma presenno due picchi nell’arco di una giornata,
precisamente poco dopo l’alba e prima del tramonto, e come la distanza dal nido
aumen durante i foraggiamen svol durante le ore di luce.
Le abitudini alimentari del falco cuculo, da predatore generalista (Cramps &
Simmons, 1980), si concentrano principalmente su invertebra, come ortoeri,
odona e coleoeri, ma non mancano prede vertebrate come anbi (Horváth, 1963)
e piccoli mammiferi (Keve & Szijj, 1957; Cramps & Simmons, 1977; Haraszthy et al.,
1994; Purger, 1998). Alcuni autori evidenziano predazioni su lucertole e piccoli
passeriformi (e.s. Sylvia sp. e Alauda sp.) (Fülöp & Szlivka, 1988).
36
3.2.5 Riproduzione
Il falco cuculo è un rapace coloniale, talvolta solitario, che nidica su alberi in nidi
dismessi di altri uccelli (più comunemente Corvus frugilegus, Corvus corone cornix e
Pica pica) (Figura 15). A volte sfrua pare rocciose o buchi di alberi, in siepi o
cespugli isola (Ferguson-Lees & Chrise, 2001; Billerman et al., 2020). Il successo
riproduvo è perciò streamente connesso alla presenza di nidi abbandona e alla
protezione dei si di nidicazione da potenziali competori, come gheppio (Falco
nnunculus), gufo comune (Asio otus) e colombaccio (Columba palumbus) (Lebedeva
& Ermolaev, 2012).
Le uova vengono deposte dalla seconda decade di maggio a metà giugno, con
una spiccata sincronia nelle deposizioni. La covata media è di 3-4 uova. L’incubazione
dura in media 22-23 giorni ed è eeuata, così come le altre fasi della riproduzione,
da entrambi i genitori. La schiusa è asincrona e l’involo avviene a circa 27-30 giorni di
età (Palatz et al., 2009; Briche & Fracasso, 2010). Nonostante gli individui al
secondo anno di calendario di età vengano considera maturi, raramente si
riproducono (Palatz et al., 2009).
Oltre il 90% della popolazione nazionale è concentrata in Emilia-Romagna
(circa 50 coppie nella sola provincia di Parma nel 2013). L’installazione di cassee nido
e la protezione delle piccole colonie riproduve o delle singole coppie, araverso il
costante controllo dei si di nidicazione, hanno contribuito all’incremento numerico
e al consolidamento dell’area come sorgente dal quale si sono diuse negli ulmi anni
le poche coppie nidican nelle regioni limitrofe (Figura 16) (Sgorlon & Panzarin,
2012; Nardelli et al., 2015; Calabrese et al., 2020).
37
Figura 15. Vecchio nido di Corvide, aualmente ulizzato da una coppia nidicante di
falco cuculo.
Figura 16. Nido arciale installato prima della stagione di campo 2022 lungo i lari
albera del Canale di Burana (MN).
38
3.2.6 Popolazione e stato di conservazione
Sme della popolazione mondiale di falco cuculo ammontano tra i 300.000 e gli
800.000 individui (Ferguson-Lees & Chrise, 2001), in declino in alcune par del suo
areale. La popolazione europea di 26.000-39.000 coppie ha soerto un ampio declino
durante il periodo 1970-1990 (Tucker & Heath, 1994) e ha connuato a diminuire nel
periodo 1990-2000, soprauo nelle popolazioni chiave in Russia e Ucraina, con cali
complessivi superiori al 30% in dieci anni (BirdLife Internaonal, 2004). Segnalazioni
di questo trend negavo sono riportate per la Siberia orientale, dove la specie
potrebbe essere scomparsa come nidicante dalla regione Baikal (Popov, 2000). In
Ungheria le sme di popolazione mostrano un declino da 2.000-2.500 coppie alla ne
degli anni ’80 a 600-700 nel 2003-2006 (Palatz et al., 2009), contrastato da azioni di
conservazione che hanno assicurato 1.200-1.300 coppie nidican nell’ulma decade
(Palatz et al., 2018).
La piccola popolazione isolata stabilita negli anni '90 in Italia è stabile. A parre
da 2 coppie nel 1995 (Ravasini, 1995; Sponza et al., 2001; Sgorlon & Panzarin, 2012)
no a 50-70 coppie nel 2000 che si riproducono in provincia Parma in nidi arciali
(BirdLife Internaonal, 2004; Palatz et al., 2009; Calabrese et al., 2020). Nonostante
le ridoe dimensioni della popolazione, l’aumento connuo in Italia negli ulmi anni
rende ipozzabile che l'immigrazione di nuovi individui da fuori regione connui
anche nel prossimo futuro; per ques movi la specie è inserita nella categoria di
minaccia Vulnerable (Rondinini et al., 2022), come avviene per la situazione
europea (BirdLife Internaonal, 2021).
Alcune convenzioni sooscrie dall’Italia e alcune direve comunitarie
considerano il falco cuculo come specie protea: (1) Allegato II della Convenzione
sulla Conservazione delle Specie Animali Selvache Migratrici (Convenzione di Bonn),
(2) Allegato III della Convenzione di Berna, (3) Allegato I della Direva “Uccelli”
(2009/147/CE), (4) Allegato I della Convenzione sul Commercio internazionale delle
specie animali e vegetali in via di esnzione (CITES), (5) Specie europea di interesse
comunitario (SPEC) di po 1 (BirdLife Internaonal, 2017) e inne, a livello nazionale,
è specie parcolarmente protea di cui all’art. 2 della legge n. 157/92.
39
4. Area di studio
4.1 Inquadramento generale
Larea di studio è situata in Nord Italia, all’interno della Pianura Padana centro-
orientale (45.0 °N, 11.5 °E), tra le provincie di Parma, Mantova, Reggio-Emilia,
Modena, Ferrara e Bologna. Tale contesto geograco, che si estende per circa 4,000
km2, rappresenta il limite più seentrionale dell’areale di riproduzione del grillaio e il
limite più occidentale dell’areale di riproduzione del falco cuculo (Calabrese et al.,
2020).
La Pianura Padana può essere suddivisa in due contes paesaggisci dieren,
quello collinare montuoso a sud-ovest e quello pianeggiante a nord-est. L’area di
pianura, in cui si è svolto lo studio, si denota come un territorio a vocazione
streamente agricola in cui spiccano colvazioni a erba medica, frumento e mais.
Domina da un punto di vista idrograco il ume Po’, che la araversa da est a ovest,
e i suoi auen. La rete idrograca si riconosce molto alterata in seguito agli
interven antropici, soprauo per la costruzione di argini, canali arciali per la
bonica e per l’approvvigionamento idrico agricolo/industriale e struure di
protezione delle sponde (Castaldini et al., 2019).
40
4.2 Clima
Larea è localizzata ad un’altudine media di 13 m s.l.m. Risulta essere compresa nella
macroregione a bioclima temperato subconnentale con termopo supratemperato
e ombropo subumido (Carta Fitoclimaca d’Italia 1:250.000; Geoportale Nazionale
del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, 2024).
Secondo i da raccol da ARPA Emilia-Romagna tra il 1960 e il 1990 sul
territorio regionale la temperatura media minima e massima annuale oscillano
rispevamente intorno a 8 e 17 °C (Arpa, 2004). Le temperature minime e massime
medie mostrano un trend di innalzamento connuo dagli anni 1960 e il segnale di
crescita è maggiore per le temperature massime; i cambiamen del periodo 1991-
2015 confronta con il trentennio di riferimento (1961-1990) evidenziano un
aumento delle temperature medie regionali di 1.1 °C (+ 1.4 °C le massime, + 0.8 °C le
minime) (Arpae, 2017).
Per quanto riguarda le precipitazioni, la media annuale tra gli anni 1960 e 1990
risulta essere pari a circa 950 mm (Arpa, 2004), ma il trend delle piogge si evidenzia
in calo, con una generale diminuzione delle precipitazioni annue negli anni: nel 2017
sono sta registra circa 220 mm di precipitazioni in meno rispeo al trentennio di
riferimento (1961-1990), diminuzione dovuta soprauo alla mancanza di
precipitazioni esve, ma anche alla riduzione registrata durante l’inverno e la
primavera (Arpae, 2020).
41
4.3 Uso del suolo
Lagricoltura è uno dei seori produvi fondamentali per l’economia della regione
Emilia-Romagna. I territori agricoli occupano il 55% della regione (Arpae, 2020). La
riforma della PAC (Polica Agricola Comune) del 2003 ha modicato l’ambiente
agricolo. Confrontando i valori medi delle diverse colvazioni degli anni 2000-2003
(pre-riforma PAC) con quelli del 2004-2005 (post-riforma PAC), si registra una
riduzione complessiva della SAU (Supercie Agricola Ule) e dei seminavi,
rispevamente del - 3% e del - 5%. Confrontando poi i valori medi degli anni 2000-
2004 (pre-riforma) con quelli del 2005-2006 (post-riforma) si registra: una riduzione
del 10% nelle colvazioni di grano tenero (da 162.593 ha a 146.393 ha), del 23.5% in
quelle di mais (da 136.007 ha a 104.020 ha) e del 12.5% la barbabietola (da 62.076 ha
a 54.306 ha); un aumento del 19.6% delle colture di erba medica (da 190.510 ha a
227.783 ha), del 130.8% dei pra permanen (da 19.826 ha a 45.766 ha) e del 58.2%
dei pascoli (da 5.792 ha a 9.164 ha) (Regione Emilia-Romagna, 2009). La dinamica
prevalente (1954-2003) nei suoli della pianura alluvionale è la diminuzione dei
seminavi, a favore delle colture arboree e delle aree urbanizzate. Il 56,7%
dell’incremento neo della supercie urbanizzata è avvenuto sui suoli dove si
localizza anche il 41,9% della perdita nea regionale di seminavi (Gruppo di lavoro
“Suoli e Pianicazione”, 2010). La crescita delle cià ha quindi modicato
radicalmente il paesaggio agrario tradizionale, semplicato dalla meccanizzazione
dell’agricoltura araverso una riduzione della diversità delle colvazioni e una
progressiva scomparsa di elemen caraerizzancome siepi, lari e alberi isola.
Lomogeneizzazione del paesaggio deriva anche della progressiva espansione delle
monocolture, con una parcolare diusione dei seminavi e delle colture cerealicole,
che richiedono una minore manutenzione e gesone rispeo alle colvazioni
specializzate dei frue e dei vigne (Regione Emilia-Romagna, 2010).
42
Figura 17. Distribuzione delle principali colture nella pianura emiliano-romagnola tramite
telerilevamento (Esri, 2014).
43
5. Materiali e metodi
5.1 Raccolta da
I da per il presente studio sono sta raccol in tre stagioni di campo (2020, 2021,
2022), da aprile a luglio, periodo di nidicazione di entrambe le specie (Tabella 1).
Come passaggio preliminare sono state censite le colonie di grillaio e i nidi di falco
cuculo nell’area di studio, realizzando una mappa con i si riproduvi ulizzando il
soware QGIS (QGIS Development Team, 2024) (Berlusconi et al., 2022) (Figura 18).
Per valutare la frequenza dei comportamen di cleptoparassismo, le osservazioni
sono state concentrate sui gruppi di grillaio in foraggiamento e gli individui
interagen, in caso ci fossero. È stato ulizzato il metodo “Focal Scan Sampling, con
il quale viene campionato il comportamento di tu i membri visibili di un gruppo o
di un soogruppo per un breve periodo di tempo (Altmann, 1974). Il foraggiamento
di uno o più gruppi di grillaio avviene solitamente nelle aree limitrofe alla colonia di
Figura 18. Distribuzione delle colonie di grillaio e i si di nidicazione (colonie e nidi singoli) di falco
cuculo nell'area di studio per il periodo indagato (2020-2022). Realizzata su QGIS 3.28.13.
44
riferimento, con possibilità di copertura di un’area relavamente più ampia. Le aree
di foraggiamento sono principalmente costuite da campi colva, talvolta arricchi
di posai naturali o arciali. Gli even di cleptoparassismo avvengono in queste
condizioni ambientali. Sono sta seleziona pun di vantaggio di osservazione in
prossimità dei si di riproduzione, dai quali poter osservare gli individui a circa 50-500
m senza interferire con la loro normale avità (Figura 19). Le osservazioni sono state
eeuate tra le 06:00 e le 21:00 (UTC + 2).
Le osservazioni sono state eeuate in modo bilanciato in tua l’area di studio
a seconda della distribuzione dei si riproduvi. Sono state fae 15 osservazioni in
provincia di Bologna, 36 in provincia di Ferrara, 204 in provincia di Parma e 222 in
provincia di Mantova. Le osservazioni sono state eeuate con l’ausilio di un binocolo
(8-10 x 42), un cannocchiale (20-70x) e una macchina fotograca (Nikon P950).
Un’osservazione inizia quando viene individuato un o più gruppi di grillaio in
foraggiamento. La durata massima di ogni sessione è stata ssata a 15 minu; al
termine del tempo prestabilito l’osservazione termina. Se il foraggiamento del gruppo
di grillaio prosegue oltre il tempo prestabilito, l’osservazione viene prolungata a sua
volta.
45
Tabella 1. Sforzo di campionamento per anno e mese delle stagioni di campo eettuate.
2020
2021
2022
Aprile
4h 51min
Maggio
9h 27min
29h 41min
Giugno
17h 28min
9h 11min
22h 23min
Luglio
6h 48min
6h 11min
7h 18min
Figura 19. Sessioni di osservazione presso colonia di grillaio. In alto, osservazione presso
la colonia “Fienil del vento (Podere Abbondanza)”. In basso, valutazione di un’eventuale
compresenza presso la colonia “Savonuzza_1”.
46
Le osservazioni, svolte a scala due scale dieren, hanno permesso di raccogliere i
da circa la natura del cleptoparassismo tra le due specie. I da sono sta riporta
durante l’osservazione su una scheda di rilevamento (vedi Allegato, Figura 26).
La prima scala indagata è quella del gruppo di grillaio in foraggiamento. La
raccolta da si concentra alcune variabili ecologiche potenzialmente inuenzan gli
aacchi di cleptoparassismo. Più in deaglio è la scala a individuo, in cui l’aenzione
è rivolta ai singoli individui interagen per comprendere quali possono essere i faori
che comportano i fur.
Per descrivere il gruppo di grillaio in foraggiamento sono sta raccol i seguen da:
1. ID punto;
2. “Data”: indicata con il formato gg/mm/aaaa;
3. “Ora”: ora solare;
4. “Meteo”: condizioni meteorologiche durante l’osservazione. Si è scelto di
ulizzare le categorie meteorologiche standard proposte ed indicate dal sito
hps://www.3bmeteo.com in modo da rendere confrontabili i da meteo
delle tre stagioni di campionamento;
5. Altezza”: altezza media (in cm) della vegetazione dell’area in cui è avvenuto il
foraggiamento del gruppo di grillai. Risultante dalla media di quaro
misurazioni dieren.
6. “N. MAX individui GRILLAI”: numero massimo di grillai costuen il gruppo in
foraggiamento, ovvero il numero totale degli individui osserva
contemporaneamente su uno stesso campo o in campi limitro. Anche un
singolo grillaio in foraggiamento è stato considerato come un gruppo;
7. “N. even foraggiamento con successo”: numero di even di foraggiamento
di successo. Un foraggiamento è stato denito di successo se l’individuo è
stato osservato nutrirsi in volo o su un posatoio di una preda caurata o
ritornare al sito di nidicazione (colonia) con una preda tra le zampe. Spesso i
grillai sono sta osserva caurare prede di piccole dimensioni e consumarle
direamente in volo, questa pologia di caccia non è stata registrata come
evento di foraggiamento. Per questo movo solo le prede caurate a terra
47
sono state considerate nel conteggio degli even di foraggiamento di
successo;
In caso di un’interazione interspecica di cleptoparassismo sono sta raccol i
seguen da relavi agli individui interagen.
8. Sesso della vima (“Sesso”);
9. Tipologia di alimentazione della vima: disnta in individuale (“0”) o
imbeccata (“1”). Con alimentazione individuale si intende il consumo
individuale della preda su un posatoio quest’ulma denita come il ritorno
dell’individuo verso la colonia con la preda appena caurata;
10. Dimensione della preda (“Dimensione preda”): categorizzata in base alla
dimensione delle zampe della vima (minore, uguale o maggiore). La
categorizzazione della preda sulla base delle caraerische dell’individuo in
caccia è stata svolta in numerosi studi sul cleptoparassismo (García et al.,
2010; Marchowski & Neubauer, 2019; Busniuk et al., 2020);
11. Numero di falchi cuculo partecipan all’aacco (“N individui ATTACCANTI”);
12. Sesso dell’individuo aaccante (“Sesso”);
In caso di aacco mulplo di più individui di falco cuculo, le caraerische individuali
da annotare si riferiscono all’individuo che iniziato l’aacco di cleptoparassismo.
48
Inne, è stato registrato l’eventuale aacco di cleptoparassismo e il suo esito.
13. Aacco del falco cuculo ai danni del grillaio (“1”) o assenza dell’aacco (“0”).
Nel primo caso viene denito come l’inseguimento del cleptoparassita
successivamente alla caura di una preda del grillaio;
14. Richiamo di allarme del grillaio (“1”) o nessun allarme (“0”). Nel primo caso
viene denito allarme qualsiasi vocalizzo o richiamo emesso dal grillaio
successivamente alla caura della preda e l’inizio dell’inseguimento o
confronto sico da parte del falco cuculo;
15. Furto, avvenuto con successo (“1”) o fallito (“0”). Un aacco viene denito “di
successo” quando il falco cuculo compie il furto della preda dalle zampe o dal
becco del grillaio o quando il grillaio aaccato fa cadere volontariamente o
involontariamente la preda. Viceversa, un aacco viene classicato “fallito” se
la vima riesce a scappare con la preda verso la colonia o un posatoio, in
aggiunta all’abbandono dell’inseguimento da parte del cleptoparassita.
49
5.2 Digitalizzazione dei da
I da raccol su campo sono sta successivamente digitalizza in Microso Excel. Si
è scelto di semplicare l’organizzazione dei da raccol e le successive analisi
costruendo due database a scala dierente. Più precisamente, i da relavi alle
caraerische dei gruppi in foraggiamento sono sta inseri in un primo database,
denominato “Database Gruppi”, ulizzato per indagare quali fossero i faori ecologici
scatenan gli aacchi di cleptoparassismo. I da esplicavi delle caraerische degli
individui interagen sono sta inseri nel cosiddeo “Database Individui”, indagato
per evidenziare i faori individuali lega al successo degli aacchi di
cleptoparassismo, ovvero i fur. Le analisi sono state svolte separatamente sulla
base delle due domande sperimentali.
5.2.1 Database “Gruppi”
Tra le diverse variabili raccolte in campo, elencate in precedenza, solo alcune sono
state selezionate per le analisi dei gruppi.
Data: trasformata in data giuliana, cioè una data in cui il primo giorno
dell’anno assume il valore di 1 e l’ulmo giorno dell’anno il valore di 365;
Ora: modicata in Numero di ore dopo l’alba. Ciò permee interrogare i
comportamen di cleptoparassismo in funzione dell’orario della giornata;
Condizioni meteorologiche: categorizzate inizialmente in 7 valori discre, da
soleggiato (1) a pioggia/temporale (7) e modicate in una scala da 0
(sereno/soleggiato) a 1 (pioggia/temporale);
Altezza della vegetazione (in cm);
Tempo totale di osservazione (in min): derivato dall’ora di inizio e ne
dell’osservazione;
Tasso di caura delle prede: calcolato come il rapporto tra gli even di
foraggiamento del grillaio e il tempo totale di osservazione, correo per il
numero di individui osserva. È un indice di ecienza di foraggiamento del
50
grillaio, che esprime il numero di prede caurate nell’unità di tempo. Può
interpretato, dal punto di vista del cleptoparassita come la disponibilità di
prede potenzialmente oggeo di furto;
Numero di individui di grillaio costuen il gruppo in foraggiamento.
5.2.2 Database “Individui”
Tra le variabili relave alle caraerische individuali sono state scelte per le analisi:
Tipologia di alimentazione;
Dimensione della preda;
Numero di individui di falco cuculo partecipan all’aacco;
Aacco;
Allarme;
Furto.
51
6. Analisi dei da
Le analisi sono state condoe mediante il soware R (R Core Team, 2023; v4.3.2).
Per quancare il successo degli aacchi di cleptoparassismo sono state
calcolate frequenza di aacco (FA), frequenza di successo (FS) e frequenza di furto (FF)
del falco cuculo.
La frequenza di aacco (FA = ARFF / CLK+RFF) è stata ricavata come il rapporto tra
il numero di aacchi complessivi del falco cuculo (ARFF) sul totale dei momen di
compresenza tra grillaio e falco cuculo (CLK+RFF). La frequenza di successo di un aacco
(FS = SRFF / ARFF) si denisce come il rapporto tra il numero di aacchi di successo (o
fur, SRFF) e il numero di aacchi complessivi (ARFF). Inne, la probabilità che un grillaio
subisca un furto in un momento di compresenza nel sito di foraggiamento è stata
denominata come frequenza di furto, calcolata come il prodoo tra frequenza di
aacco e frequenza di successo del cleptoparassita (FF = FA * FS).
Per le analisi dei gruppi di grillaio in foraggiamento sono sta considera i
momen di compresenza tra grillaio e falco cuculo. In questo modo è stato indagato
l’eeo delle variabili che possono inuenzare la probabilità di aacco di
cleptoparassismo nei soli momen in cui entrambe le specie si osservano in
alimentazione nella stessa area.
È stato costruito un modello lineare generalizzato misto (GLMM) binomiale
che considerasse l'inuenza di faori ambientali (variabili sse), quali il numero di
individui di grillaio costuen il gruppo in foraggiamento, il tasso di caura delle
prede, l’altezza della vegetazione, le condizioni meteorologiche, la data giuliana
(giorno 1 = 1 gennaio) e inne anno (faore a 3 livelli) e ora dopo l’alba, queste ulme
considerate con ee quadraci, sulla variabile dipendente binomiale di risposta
Aacco” (non aacco = 0; aacco = 1). Gli assun del modello sono sta verica
tramite il paccheo performance (Lüdecke et al., 2021).
52
Per analizzare i faori inuenzan il successo degli aacchi è stato costruito un GLMM
binomiale considerando, come variabile dipendente di risposta, la variabile binomiale
“Successo” (aacco fallito = 0; aacco di successo = 1) e come prediori, il numero di
individui di falco cuculo aaccan, la pologia di alimentazione della vima (faore
a 2 livelli), il richiamo di allarme (faore a 2 livelli), la dimensione della preda caurata
(faore a 3 livelli) e l’anno (faore a 3 livelli). Gli assun del modello sono sta
verica tramite il paccheo performance (Lüdecke et al., 2021).
53
7. Risulta
Il cleptoparassismo del falco cuculo ai danni del grillaio è un fenomeno frequente e
ben distribuito in tua l’area di studio. Le interazioni di cleptoparassismo sono state
osservate in 21 su 25 colonie di grillaio censite. Su 462 sessioni di osservazione di
gruppi di grillaio in foraggiamento, il falco cuculo è stato registrato con una presenza
del 71.9%, pari a 332 even di compresenza tra le due specie. Il numero medio di
individui di grillaio osserva nelle sessioni di osservazione risulta pari a 4.76 (± 2.99),
valore molto simile riscontrato anche nei momen di compresenza (4.59 ± 3.06). Il
numero medio di individui di falco cuculo osserva nei momen di compresenza
corrisponde a 1.53 1.54), mentre il numero medio di individui di falco cuculo
partecipan in un aacco di cleptoparassismo è 1.38 (± 0.67).
Durante la compresenza delle due specie (n = 332), un aacco di
cleptoparassismo avviene nel 45.8% dei casi (n = 152), picamente composto da un
singolo aacco per sessione di osservazione di gruppo di grillaio in foraggiamento. Il
numero di aacchi di cleptoparassismo complessivi, dato che alcuni gruppi di grillaio
hanno subito più interazioni aggressive, risulta pari a 176. Nel 28.4% dei casi, il
numero di aaccan è maggiore di un individuo (n = 50). Gli aacchi risultano andare
a buon ne nel 34.7% dei casi (n = 61). Complessivamente, la probabilità che, in un
momento di compresenza, un grillaio subisca un aacco dal falco cuculo e che il
cleptoparassita riesca a compiere il furto è pari al 15.9%.
Nella metà dei casi (56.3%) gli aacchi di cleptoparassismo coinvolgono solo
i maschi di entrambe le specie (n = 99), mentre il 18.2% e il 15.3% delle volte gli
aacchi coinvolgono rispevamente maschio di falco cuculo su femmina di grillaio (n
= 32) e femmina di falco cuculo su maschio di grillaio (n = 27). Nel minore dei casi
(10.2%) gli aacchi comprendono solo le femmine di entrambe le specie (n = 18).
54
7.1 Faori ecologici inuenzan gli aacchi di cleptoparassismo
I risulta delle analisi dei gruppi di grillaio in foraggiamento mediante GLMM, per
individuare quali variabili inuenzano l’insorgenza degli aacchi, sono riporta in
Tabella 2. Si nota come il tasso di caura delle prede risulta stascamente
signicavo, con eeo posivo e coeciente elevato, nello spiegare la probabilità di
aacco. La stagione di campionamento, espressa come data giuliana e
rappresentava della fenologia delle due specie in esame, risulta anch’essa
stascamente signicava con eeo negavo. Si nota inne una dierenza
stascamente signicava tra il primo anno di campionamento, il 2020, e i due anni
successivi, il 2021 e il 2022. Le altre variabili analizzate, come il numero di individui di
grillaio in foraggiamento, l’altezza della vegetazione, le condizioni meteorologiche e
l’ora rispeo all’alba, non risultano stascamente signicave; si esclude perc
l’inuenza di tali variabili sulla probabilità di aacco.
Tabella 2. Risulta del GLMM che indaga l’inuenza delle variabili ambientali sulla probabilità di
aacco del falco cuculo.
Variabili
Coefficiente
Errore Standard
Z
P
Intercetta
1.321
0.467
2.825
< 0.001
Numero di grillai
0.190
0.134
1.422
0.154
Tasso di cattura
0.762
0.178
4.260
< 0.001
Altezza
0.116
0.262
0.443
0.657
Altezza2
-0.008
0.120
-0.072
0.942
Data giuliana
-0.548
0.156
-3.499
< 0.001
Data giuliana2
-0.293
0.171
-1.717
0.086
anno2021 vs 2020
-1.268
0.472
-2.684
< 0.001
anno2022 vs 2020
-1.438
0.478
-3.005
< 0.001
Meteo
-0.063
0.134
-0.471
0.637
Ora
-0.048
0.124
-0.386
0.699
55
In Figura 20 viene mostrata in forma graca la relazione posiva tra probabilità di
aacco di cleptoparassismo e il tasso di caura delle prede del grillaio.
Il graco in Figura 21 mostra una dierenza tra gli anni di campionamento; il 2020 è
l’anno con il maggior numero di aacchi di cleptoparassismo. Non c’è dierenza tra
l’anno 2021 e l’anno 2022.
Figura 20. Rappresentazione graca della relazione tra la probabilità di
aacco e il tasso di caura delle prede del grillaio.
Figura 21. Rappresentazione graca della relazione tra probabilità di
aacco e i tre anni di campionamento (variabile a 3 livelli).
56
Con eeo inverso viene mostrata in Figura 22 la relazione tra probabilità di aacco
e data giuliana. Quest’ulma raggiunge i valori eleva in corrispondenza dell’inizio del
periodo di campionamento.
Figura 22. Rappresentazione graca della relazione lineare tra probabilità
di aacco e la data giuliana.
57
7.2 Faori individuali inuenzan il successo degli aacchi di
cleptoparassismo
I risulta del secondo GLMM evidenziano solo alcune delle variabili indagate come
inuen della dinamica del furto (aacco di successo) (Tabella 3). Il numero degli
aaccan risulta stascamente signicavo nello spiegare la probabilità di successo
del furto, con eeo posivo (Figura 23). La pologia di alimentazione risulta
anch’essa stascamente signicava, con eeo negavo (Figura 24). Inne, la terza
variabile indagata che spiega la probabilità di successo di un aacco è la dimensione
della preda: vi è una dierenza ben evidente tra la dimensione della preda minore
delle zampe, non stascamente signicava, e la preda di dimensioni pari e maggiori
delle zampe del grillaio (Figura 25). Il richiamo di allarme del grillaio e l’anno non
inuenzano in modo signicavo il successo dell’aacco.
Tabella 3. Risulta del GLMM che indaga l’inuenza di faori individuali di grillaio e falco cuculo sulla
probabilità di furto del cleptoparassita.
Variabili
Coefficiente
Errore Standard
Z
P
Intercetta
-2.108
0.549
-3.838
< 0.001
Numero di attaccanti
0.812
0.268
3.027
< 0.001
Tipo di alimentazione
-0.780
0.389
-2.002
< 0.001
Allarme
-0.489
0.372
-1.315
0.188
Dimensione preda2
1.182
0.423
2.790
< 0.001
Dimensione preda3
1.687
0.454
3.710
< 0.001
anno2022
0.032
0.365
0.089
0.929
58
Figura 23. Rappresentazione graca della relazione tra probabilità di
furto e numerosità degli aaccan.
Figura 24. Rappresentazione graca della relazione tra probabilità di
aacco pologia di alimentazione del grillaio (variabile a 2 livelli:
alimentazione individuale = 0; imbeccata = 1).
59
Figura 25. Rappresentazione graca della relazione tra probabilità di
aacco e la dimensione della preda (variabile a 3 livelli: preda di
dimensione inferiore alle zampe = 1; preda uguale alle zampe = 2;
preda più grande delle zampe = 3).
60
8. Discussione
Al ne di comprendere le interazioni tra cleptoparassi e vime, è necessario
indagare il fenomeno di cleptoparassismo e quancare quali faori potrebbero
inuenzare il rischio di furto di cibo (Brockmann & Barnard, 1979; Iyengar, 2008). In
questa tesi è stato indagato il comportamento di cleptoparassismo tra due specie di
falconiformi simpatrici in Pianura Padana centro-orientale. Tale rapporto
interspecico, di caraere sistemaco, è stato qui descrio per la prima volta tra le
due specie. Ampie sovrapposizioni delle nicchie ecologiche, come la dieta, la
selezione dell’habitat di foraggiamento e nidicazione, potrebbero essere
determinan nell’insorgenza del cleptoparassismo.
L’indagine del cleptoparassismo tra falco cuculo e grillaio ha previsto la
descrizione quantava del fenomeno e l’analisi dei faori ecologici e individuali
inuenzan gli aacchi e i fur. Nel primo caso, la frequenza di aacco, ule per
denire la percentuale di casi in cui avviene un’interazione aggressiva sul totale di
momen di compresenza, risulta pari al 45.8%; il cleptoparassismo emerge quindi
in quasi la metà dei casi in cui le due specie foraggiano insieme. Sul totale di aacchi,
i cleptoparassi hanno successo, ovvero soraggono la preda alla vima, circa 1 volta
su 3; la frequenza degli aacchi di successo risulta pari a 34.7%. Complessivamente,
la probabilità che, in un momento di compresenza, un grillaio subisca un aacco dal
falco cuculo e che il cleptoparassita riesca a compiere il furto è pari al 15.9%. Wood
et al. (2015) evidenziano come, sul totale di osservazioni (N = 997), la probabilità che
una beccaccia di mare subisca un furto sia pari al 16.4% (N = 164); valore simile a
quello trovato nel nostro studio. García et al. (2010) mostrano valori molto bassi in
termini di aacco per due specie di cleptoparassi considera (17.7%, N = 1152; 5.6%,
N = 805), ma valori comparabili in termini di ecienza di cleptoparassismo
(percentuale di aacchi di successo sul totale di aacchi) (41.9% e 42.2%). Il
cleptoparassismo del falco cuculo rappresenta quindi una strategia di foraggiamento
alternava al foraggiamento individuale indipendente (Iyengar, 2008). Numerosi studi
hanno ipozzato il cleptoparassismo come una strategia evoluva a frequenza
dipendente stabile, limitando le interazioni aggressive solo ad alcuni individui della
61
popolazione o in alcuni periodi limita dell’anno o della stagione riproduva
(Brockmann & Barnard, 1979; Holmgren, 1995).
8.1 Faori ecologici inuenzan gli aacchi di cleptoparassismo
Negli uccelli, il cleptoparassismo facoltavo si verica comunemente in colonie
miste e in gruppi in foraggiamento dove più individui cacciano simultaneamente la
stessa risorsa alimentare (Brockmann & Barnard, 1979; Furness, 1987). In ques
raggruppamen, la probabilità che un individuo sfru le risorse alimentari di un
conspecico o di un individuo di un’altra specie è elevata (Iyengar, 2008). L’ecienza
di foraggiamento delle vime, espressa come tasso di caura delle prede,
rappresenta, nel nostro caso studio, un faore scatenante gli aacchi di
cleptoparassismo. I cleptoparassi si concentrano maggiormente su gli individui più
ecien nel foraggiamento (Temeles & Wellicome, 1992; Shealer et al., 1997), poiché
il guadagno neo, dato dalla possibilità di compiere un numero elevato di fur, è
maggiore (Brockmann & Barnard, 1979).
La probabilità di aacco risulta maggiore nel primo anno di campionamento
(2021) rispeo ai seguen (2022 e 2023). Dierenze annuali nelle proporzioni di
cleptoparassismo vengono spesso spiegate dalla variabilità nella disponibilità di
fon di cibo alternave più procue per il cleptoparassita (Ratclie et al., 1997). In
Dekker & Drever (2015), l’aumento del cleptoparassismo in alcuni anni rispeo
all’intero periodo è legato alle uuazioni demograche delle vime.
Mol uccelli cleptoparassi soraggono risorse alimentari esclusivamente
durante la stagione riproduva, quando le vime si aggregano in si ben deni e
portano elevate quantà di cibo ad un luogo facilmente idencabile (Furness, 1987).
Il cleptoparassismo in Pianura Padana centro-orientale si osserva in questa delicata
fase fenologica, ma con una distribuzione temporale non omogenea. La maggiore
concentrazione, in termini di probabilità di aacco, è per valori di data giuliana tra
125 e 145, corrispondente al mese di maggio. Il periodo considerato si riferisce alla
fase di insediamento nell’area del falco cuculo e alle iniziali fasi riproduve del
62
grillaio, come la deposizione, solitamente tra l’ulma semana di aprile e la ne di
maggio. Il risultato oenuto potrebbe evidenziare un legame tra le dinamiche
riproduve del grillaio, impegnato nell’alimentazione del partner e successivamente
della prole, e la necessità del falco cuculo di insediarsi ecacemente nell’area e
riprodursi. Il falco cuculo, come cleptoparassita, potrebbe sfruare il foraggiamento
del grillaio in questo dato momento per acquisire risorse alimentari più
ecacemente. Shealer & Spendelow (2002) evidenziano come alcune specie di uccelli
acquaci dipendono dal cleptoparassismo durante la fase di allevamento dei pulli,
quando le vime che trasportano le prede per la prole sono abbondan, e foraggiano
indipendentemente durante il resto dell’anno, quando le vime che trasportano il
cibo sono meno.
Laltezza della vegetazione è un faore ecologico che talvolta mostra un eeo
posivo sull’insorgenza del cleptoparassismo. Senzaki et al. (2014) riscontrano la
comparsa del comportamento in habitat con copertura vegetazionale bassa o nulla,
poiché essa riee l’elevato grado di visibilità dell’ambiente circostante. La condizione
di visibilità viene spesso menzionata sia da Brockmann & Barnard (1979), come
esplicava di risorse alimentari o prede visibili, e da Paulson (1985) come
interpretazione di un habitat aperto. L’indagine di questa variabile come prediore
degli aacchi di cleptoparassismo del falco cuculo non mostra signicavità
stasca. Il movo potrebbe ricercarsi nelle preferenze di habitat di foraggiamento
del grillaio. In Pianura Padana, la specie è legata maggiormente alla struura più che
pologia della vegetazione, preferendo però colvi di bassa altezza (Cioccarelli et al.,
2019; Cioccarelli, 2020; Cioccarelli et al., 2022). In questo modo, la selezione
dell’habitat di foraggiamento del grillaio verte su ambien con bassa vegetazione.
Un’altra condizione ecologica nota per facilitare l’evoluzione del
cleptoparassismo è il numero delle vime (Brockmann & Barnard, 1979). Alcuni
studi riportano come il rischio di cleptoparassismo aumenta con la numerosità delle
vime (Brockmann & Barnard, 1979; Garrido et al., 2002; Mahendiran & Ur, 2010;
Wood et al., 2015). Tale relazione non viene mostrata dai risulta oenu in questo
studio, come evidenziato anche in Woodall (1984) e Varpe (2010).
63
Le condizioni meteorologiche sono risultate anch’esse ininuen. La prima
viene evidenziata molto spesso come innesco del cleptoparassismo o un suo
aumento: basse temperature (Jorde & Lingle, 2022), siccità (Herremans & Herremans-
Tonnoeyr, 1997), grosse nevicate (Temeles & Wellicome, 1992) o, più in generale,
condizioni di bruo tempo (St. Clair et al., 2001) sono note per avere un eeo sulla
disponibilità di prede e quindi sull’aumento delle dinamiche aggressive. Inne,
l’eeo dell’ora del giorno non è presente. Ciò è in contrasto con Ratclie et al. (1997)
che soolineano even di cleptoparassismo con maggiore frequenza la mana
presto e il tardo pomeriggio e sera, similmente a Dunn (1973) e Vickery & Brooke
(1994).
8.2 Faori individuali inuenzan il successo degli aacchi di
cleptoparassismo
In accordo con Furness (1987), la vima deve procurarsi il cibo in modo tale che il
cleptoparassita possa sorarlo. Se la preda viene immediatamente ingerita, il
cleptoparassita non ha possibilità di intercearla. Animali con lunghi tempi di
manipolazione delle prede, che trasportano o accumulano risorse alimentari (per uso
individuale o per le cure della prole), sono soggee ad un rischio maggiore di
cleptoparassismo (Iyengar, 2008). Un esempio nel rapporto di cleptoparassismo tra
le due specie in esame è rappresentato dalla dimensione della preda. Il successo del
cleptoparassita è più spiccato quando parassita una vima che trasporta prede di
dimensioni uguali o maggiori delle zampe. Il risultato rispea una delle condizioni
ecologiche che facilitano l’evoluzione del cleptoparassismo proposte da Brockmann
& Barnard (1979): la presenza di una preda grossa, visibile e di buona qualità. Queste
caraerische implicano un guadagno energeco neo maggiore rispeo ad una
preda piccola, secondo la teoria del foraggiamento omale (MacArthur & Pianka,
1966; Schoener, 1971). L’indagine di Marchowski & Neubauer (2019) ha portato a
risulta simili, evidenziando una maggiore avità di cleptoparassismo quando le
vime manipolano prede medio-grosse. La selezione delle vime sulla base della
dimensione della preda è stata documentata in altri studi (Arnason & Grant, 1978;
64
Ratclie et al., 1997; Ridley & Child, 2009; Spencer et al., 2017; Gaglio et al., 2018;
Busniuk et al., 2020), ma non è chiaro se il cleptoparassita scelga vime con prede
grosse o individui che rimangono più vulnerabili per il maggiore tempo di
manipolazione. In alternava, è possibile che il carico della grossa preda limi i
movimen e rallen il tempo di reazione della vima rendendolo più esposto
(Busniuk et al., 2020).
È stata trovata una dierenza tra le modalità di alimentazione del grillaio. La
probabilità di furto è maggiore per vime che foraggiano individualmente, rispeo
ad individui che trasportano la preda al partner o alla prole alla colonia. Consumare
la preda individualmente, nelle aree di caccia condivise con i cleptoparassi,
comporterebbe una maggiore vulnerabilità. L’avvicinamento al sito riproduvo
potrebbe rappresentare una strategia di avoidance(Le Corre & Jouvenn, 1997),
più precisamente una risposta di evasione al possibile furto di cibo (Iyengar, 2008).
Ciò è in accordo con Arnason & Grant (1978), in cui più lontano dalla colonia della
vima il labbo cleptoparassita inizia l’aacco, maggiori saranno le opportunità di
rubare il pesce dal becco della pulcinella.
Inoltre, il nostro studio ha rivelato come gli aacchi di cleptoparassismo
compiu da più cleptoparassi abbiano un maggior successo rispeo ad aacchi
individuali. Gli individui che partecipano in un aacco mulplo potrebbero
beneciare della cooperazione degli altri. In uno studio sull’interazione tra gipeto
(Gypaetus barbatus) e corvo imperiale (Corvus corax) nei si di nidicazione, i corvi
imperiali sono più ecaci nel cleptoparassismo quando gli aacchi vengono svol
da un gruppo (Bertran & Margalida, 2004). Risulta simili sono evidenzia da Senzaki
et al. (2014): le vime perdono le prede più spesso se aacca da più individui. Il
successo per ogni inseguimento aumenta, tuavia il guadagno medio per individuo
diminuisce con la partecipazione di altri cleptoparassi (Arnason & Grant, 1978).
Inoltre, la compezione per la preda rubata potrebbe insorgere (Ratclie et al., 1997).
Nel nostro caso studio, successivamente al furto, non sono tuavia mai sta osserva
comportamen compevi tra i partecipan all’aacco. Ciò potrebbe suggerire una
sorta di cooperazione intraspecica. Casi di cleptoparassismo cooperavo sono
65
molto rari e segnala aneddocamente in leeratura (Yosef et al., 2011, 2012; Eakle
et al., 2014; Camiña, 2017). Ulteriori studi sono necessari per comprendere meglio
questa dinamica e avanzare ipotesi su un’eventuale forma di cooperazione tra i
cleptoparassi, similmente al fenomeno della caccia cooperava (Ellis et al., 1993).
Un faore importante da indagare è sicuramente il grado di parentela tra gli individui
che, insieme al coordinamento durante la caccia e la condivisione della preda,
deniscono alcuni casi di cooperazione negli uccelli (Ellis et al., 1993).
Inne, il richiamo di allarme emesso dal grillaio, ipozzato come segnale di
buona qualità dell’individuo, e l’anno non mostrano un eeo signicavo sul
successo dell’aacco.
66
9. Conclusioni
Il cleptoparassismo è stato a lungo oggeo di interesse da parte degli ornitologi e
numerosi esempi all'interno delle comunità orniche sono sta sono sta
documenta. Tuavia, ques casi studio non hanno permesso ai ricercatori di
raggiungere una comprensione più generale e soprauo completa delle condizioni
che modulano il rischio di cleptoparassismo, un fenomeno interspecico
estremamente variabile. In un quadro così dinamico e complesso si inserisce questo
studio in Pianura Padana. Il presente lavoro di tesi ha contribuito ad ampliare le
conoscenze sulle interazioni aggressive asimmetriche tra le due specie e, in
parcolare, sui faori che promuovono il rischio e il successo del furto. Le sme delle
frequenze relave del cleptoparassismo permeono di denire questa dinamica
interspecica come un fenomeno sistemaco, ben presente nell’area di interesse. Lo
studio dei faori ecologici ha messo in luce come l’insorgenza del cleptoparassismo
sia streamente legata all’ecienza di foraggiamento del grillaio, mentre prede di
dimensioni medio-grandi, l’alimentazione individuale della vima e il numero di
cleptoparassi risultano faori signicavi nel successo di un furto.
Complessivamente, i risulta oenu sono concordi con altri lavori svol in
Europa e a scala globale. Sarebbe opportuno proseguire gli studi indagando
l’inuenza dell’età degli individui interagen, per valutare se il cleptoparassismo
dierisca tra giovani e adul di cleptoparassi e vime, e la prevedibilità degli
spostamen delle vime, dinamica in alcuni casi studio fortemente inuenzante gli
aacchi.
Per comprendere nel deaglio se la partecipazione negli aacchi di più
cleptoparassi possa ascriversi ad una forma di cleptoparassismo cooperavo, un
faore importante da indagare è sicuramente il grado di parentela tra gli individui e
di coordinamento durante gli aacchi.
Studi futuri sono necessari per indagare l’impao del cleptoparassismo del
falco cuculo sulla tness del grillaio e le possibili conseguenze demograche. La
diminuzione dell’apporto energeco in relazione al calo delle prede consumate dalla
vima può portare alla riduzione della sopravvivenza individuale o del successo
67
riproduvo. Contrariamente, l’ulizzo di una strategia di alimentazione alternava,
meno costosa, può portare, nel caso del falco cuculo, ad un aumento del successo
riproduvo. È pertanto ipozzabile che la presenza del falco cuculo nelle aree di
nidicazione del grillaio, e la sua espansione, possa essere considerata un potenziale
faore limitante per la popolazione di questa specie.
68
Figura 26. Scheda di campo ulizzata per la raccolta da sulle interazioni di cleptoparassismo.
69
Ringraziamen
Ringrazio il mio professore e relatore Diego Rubolini per l’opportunità di svolgere
questa bellissima ricerca. Ringrazio Alessandro Berlusconi per avermi seguito
nuovamente come correlatore, per avermi accompagnato e assisto durante
l’avità di campo e le fasi di analisi e compilazione della tesi. Un ringraziamento va
anche a Michelangelo Morgan per l’aiuto, i preziosi consigli e per avermi coinvolto
in alcune avità del progeo LIFE FALKON (LIFE 17 NAT / IT / 000586). Grazie
innite ai miei compagni di avventure, Licia, Federica, Ludovico, Chiara, Emanuela e
Alessandra, con i quali sono sta condivisi momen indimencabili. Grazie a Sara,
Luca e Raaele per l’intesa che si è subito creata e la forte passione che mi hanno
trasmesso per la materia.
Un doveroso ringraziamento va anche a tu gli agricoltori che ci hanno permesso di
accedere alle loro proprietà: Reale Collegio di Spagna, Cooperava “Andrea Costa”,
Società Agricola “Marni”, Società Agricola “Valleo”, Società Agricola “Arrivabene”
e Società Agricola “Brondolin Luca”. Grazie a Nunzio Grani e a tu i soci della
SOM per il supporto e per l’aiuto fornito durante le indagini sul campo. Grazie anche
a Marco Gusn e Andrea Zanichelli di LIPU sezione Parma.
Ringrazio tu i miei amici e la mia famiglia, sempre presente e di fondamentale
sostegno.
70
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Habitat selection in animals is a fundamental ecological process with key conservation implications. Assessing habitat selection in endangered species and populations occupying the extreme edges of their distribution range, or living in highly anthropized landscapes, may be of particular interest as it may provide hints to mechanisms promoting potential range expansions. We assessed second-and third-order foraging habitat selection in the northernmost European breeding population of the lesser kestrel (Falco naumanni), a migratory falcon of European conservation interest, by integrating results obtained from 411 direct observations with those gathered from nine GPS-tracked individuals. The study population breeds in the intensively cultivated Po Plain (northern Italy). Direct observations and GPS data coincide in showing that foraging lesser kestrels shifted their habitat preferences through the breeding cycle. They positively selected alfalfa and other non-irrigated crops during the early breeding season, while winter cereals were selected during the nestling-rearing phase. Maize was selected during the early breeding season, after sowing, but significantly avoided later. Overall, vegetation height emerged as the main predictor of foraging habitat selection, with birds preferring short vegetation, which is likely to maximise prey accessibility. Such a flexibility in foraging habitat selection according to spatio-temporal variation in the agricultural landscape determined by local crop management practices may have allowed the species to successfully thrive in one of the most intensively cultivated areas of Europe. In the southeastern Po Plain, the broad extent of hay and non-irrigated crops is possibly functioning as a surrogate habitat for the pseudo-steppe environment where most of the European breeding population is settled, fostering the northward expansion of the species in Europe. In intensive agricultural landscapes, the maintenance of alfalfa and winter cereals crops and an overall high crop heterogeneity (deriving from crop rotation) is fundamental to accommodate the ecological requirements of the species in different phases of its breeding cycle.
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To analyze species count data when detection is imperfect, ecologists need models to estimate relative abundance in the presence of unknown sources of heterogeneity. Two candidate models are generalized linear mixed models (GLMMs) and hierarchical N-mixture models. GLMMs are computationally robust but do not explicitly separate detection from abundance patterns. N-mixture models separately estimate detection and abundance via a latent state but are sensitive to violations in assumptions and subject to practical estimation issues. When one can assume that detection is not systematically confounded with ecological patterns of interest, these two models can be viewed as sharing a heuristic framework for relative abundance estimation. Model selection can then determine which predicts observed counts best, for example by AIC. We compared four N-mixture model variants and two GLMM variants for predicting bird counts in local subsets of a citizen science dataset, eBird, based on model selection and goodness-of-fit measures. We found that both GLMMs and N-mixture models—especially N-mixtures with beta-binomial detection submodels—were supported in a moderate number of datasets, suggesting that both tools are useful and that relative fit is context-dependent. We provide faster software implementations of N-mixture likelihood calculations and a reparameterization to interpret unstable estimates for N-mixture models.
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Background Interspecific competition is known to be strongest between those species that are both closely related and sympatric. Egrets are colonially nesting wetland birds that often overlap and can therefore be expected to compete in roosting and nesting habitat as well as in diet. According to the niche partitioning hypothesis, it is to be expected that these similar species would show differentiation in at least one of the main niche dimensions to reduce competition. We tested niche partitioning between the colonially nesting Little Egret ( Egretta garzetta ) and Cattle Egret ( Bubulcus ibis ) in temporal, spatial and trophic dimensions. Methods Field study was conducted in three mixed egret colonies in Yangxian County, southwest Shaanxi Province, central China. For each nest colony we recorded its spatial location, the height of nesting trees and of nests, the height of roosting trees and of roosting individuals within the trees. We determined the first egg-laying and first hatching dates of the two species. Craw dissection of storm-killed egret nestlings was used to measure the diet. Six transects were surveyed to study foraging habitat selection. Results We found that hatching time of Little Egrets peaked earlier (by about 1 month) than that of Cattle Egrets. Cattle Egrets nested and roosted higher than Little Egrets. The foraging habitats used by Little Egrets were dominated by river banks (73.49%), followed by paddy fields (13.25%) and reservoirs (10.84%), whereas Cattle Egret foraging sites were characterized by grasslands (44.44%), paddy fields (33.33%) and river banks (22.22%). Little Egrets consumed more fishes (65.66%) and Odonata larvae (13.69%) than Cattle Egrets, while Cattle Egrets were found feeding mainly on Coleoptera (29.69%) and Orthoptera (23.29%). Little Egrets preyed on larger mean biomasses of food items than Cattle Egrets. Conclusions Our results confirm the niche partitioning hypothesis as a mechanism for coexistence among ecologically similar species. In two coexisting egret species, niche partitioning is multidimensional, such that the two coexistent species occupy differing ecological space based on all three temporal, spatial and trophic niche dimensions.
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A crucial part of statistical analysis is evaluating a model's quality and fit, or performance. During analysis, especially with regression models, investigating the fit of models to data also often involves selecting the best fitting model amongst many competing models. Upon investigation, fit indices should also be reported both visually and numerically to bring readers in on the investigative effort. The performance R-package (R Core Team, 2021) provides utilities for computing measures to assess model quality, many of which are not directly provided by R's base or stats packages. These include measures like R 2 , intraclass correlation coefficient (ICC), root mean squared error (RMSE), or functions to check for vexing issues like overdispersion, singularity, or zero-inflation. These functions support a large variety of regression models including generalized linear models, (generalized) mixed-effects models, their Bayesian cousins, and many others. Statement of Need While functions to build and produce diagnostic plots or to compute fit statistics exist, these are located across many packages, which results in a lack of a unique and consistent approach to assess the performance of many types of models. The result is a difficult-to-navigate, unorganized ecosystem of individual packages with different syntax, making it onerous for researchers to locate and use fit indices relevant for their unique purposes. The performance package in R fills this gap by offering researchers a suite of intuitive functions with consistent syntax for computing, building, and presenting regression model fit statistics and visualizations. performance is part of the easystats ecosystem, which is a collaborative project focused on facilitating simple and intuitive usage of R for statistical analysis (Ben-Shachar et al., performance package offers functions for checking validity and model quality systematically and comprehensively for many regression model objects such as (generalized) linear models, mixed-effects models, and Bayesian models. performance also offers functions to compare and test multiple models simultaneously to evaluate the best fitting model to the data.
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The Red-footed Falcon ( Falco vespertinus ) is a species of high international conservation interest. We analyzed its hunting behavior at the two largest colonies in Italy during the nestling period. Using accurate data-loggers, we tracked three adult Red-footed Falcons in June and July, 2019 and collected 4703 GPS points. We detected clear patterns of hovering and perching activity (HPA) in both time and space. HPA occupied one-third of the Red-footed Falcons’ day, and showed two peaks just after sunrise (between 35 and 40% of the monitoring time) and just before sunset (50‒60%) in both June and July, and minimum (20‒30%) at night and during the hottest time interval (10:00 a.m.‒4:00 p.m.). Almost 40% of HPA occurred within 50 m from nests. Our findings, although preliminary, have important implications for the conservation of these two colonies that are located within two Natura 2000 sites. The detected spatio-temporal patterns of Red-footed Falcons’ hunting behavior suggests the creation of two nested protection belts: the inner one is a narrow belt (up to 50 m from the two rows of trees that host the two colonies) with integral conservation, and hopefully increase the alfalfa crops and fallow land, and the outer belt (50 m‒2 km) with optimized agricultural activities.
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The contribution of interspecific competition to structuring population and community dynamics remains controversial and poorly tested. Interspecific competition has long been thought to influence the structure of migrant–resident bird communities in winter, yet experimental evidence remains elusive. The arrival of billions of songbirds into Neotropical habitats, where they co‐exist with residents, provides a unique opportunity to assess interspecific competition and its consequences. Working in 15 ha of Jamaican black mangrove forest, we used removal experiments to test whether dominant resident Yellow Warblers compete interspecifically with subordinate wintering American Redstarts; we also used observational evidence (interspecific territorial overlap) to understand whether this coexistence influences physical condition, spring departure dates or annual return rates. Consistent with interspecific competition, after experimental removal of the resident, yearling male Redstarts (but not females or adult males) immediately moved into vacated Yellow Warbler territories, increasing their overlap with the space by 7.3%. Yearling Redstarts also appeared to adjust their territorial space use by actively avoiding Yellow Warblers; for example, Redstarts departing the wintering grounds as yearlings and returning the following winter shifted such that their territories overlapped 32% less with those of Yellow Warblers. Adult Redstarts showed no such territorial flexibility. Adult male Redstarts also showed evidence supporting the consequences of coexistence: territorial overlap with Yellow Warblers was negatively correlated with body condition and annual return rates. Adult male Redstarts with <25% territorial overlap with Yellow Warblers were more than three times as likely to return between seasons than those with 100% overlap. We propose that the territorial inflexibility of adult male Redstarts produces these consequences, which may be due to their years‐long investment in that particular territory. More generally, the temporary nature of migrant–resident interspecific competition is likely what allows coexistence during winter, the most resource‐poor time of year. Interspecific competition and the consequences of coexistence are likely age‐ and sex‐specific and the product of intraspecific dominance hierarchy in Redstarts. Our observations suggest that interspecific coexistence has measurable consequences, and our experiments support the long‐held, but previously untested belief that resident birds compete interspecifically with wintering migrants.
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The red-footed falcon is a near threatened species, which breeds mainly in agricultural landscapes, typically nesting in empty corvid nests on trees. In Europe, this species is declining due to habitat degradation and agriculture intensification. The aim of our study was to determine the reproductive success and the increase in the number of nesting pairs after the installation of nest boxes. This study took place in the Italian province of Parma, the southernmost part of the red-footed falcon's breeding range. Nest boxes were provided in four locations, where falcons were already breeding in corvid nests, to assess if this action could increase the falcon population and breeding success in the study area. After the deployment of 117 nest boxes from 2010 to 2018 the Parma population increased from 25 to 82 pairs, occupying up to 50% of available boxes in 2018. The breeding success remained unvaried over the study period with an average of 2.06 and 2.37 chicks fledged per pair in corvid nests and nest boxes respectively. It also did not differ between the two nest categories. These results could indicate that a lack of suitable nesting sites is a major limiting factor for the falcon population in the Parma province rather than lack of food.
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Background: Consistent inter-individual differences in behavioural phenotypes may entail differences in energy efficiency and expenditure, with different fitness payoffs. In colonial-breeding species, inter-individual differences in foraging behaviour may evolve to reduce resource use overlap among conspecifics exploiting shared foraging areas. Furthermore, individual differences in foraging behaviour may covary with individual characteristics, such as sex or physiological conditions. Methods: We investigated individual differences in foraging tactics of a colonial raptor, the lesser kestrel (Falco naumanni). We tracked foraging trips of breeding individuals using miniaturized biologgers. We classified behaviours from GPS data and identified tactics at the foraging trip level by cluster analysis. We then estimated energy expenditure associated to each tactic from tri-axial accelerometer data. Results: We obtained 489 foraging trips by 36 individuals. Two clusters of trips were identified, one (SF) characterized by more static foraging behaviour and the other (DF) by more dynamic foraging behaviour, with a higher proportion of flying activity and a higher energy expenditure compared to SF. Lesser kestrels showed consistent inter-individual differences in foraging tactics across weather condition gradients, favouring DF trips as solar radiation and crosswind intensity increased. DF trips were more frequent during the nestling-rearing than during the egg incubation stage. Nestlings whose tracked parent was more prone to perform DF trips experienced higher daily mass increase, irrespective of nestling feeding rates. Conclusions: Our study provided evidence that breeding lesser kestrels flexibly adopted different foraging tactics according to contingent weather landscapes, with birds showing consistent inter-individual differences in the tendency to adopt a given tactic. The positive correlation between the tendency to perform more energy-demanding DF trips and nestling growth suggests that individual differences in foraging behaviour may play a role in maintaining key life-history trade-offs between reproduction and self-maintenance.
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The Lesser Kestrel (Falco naumanni) is a migratory raptor, which population have been confined to Mediterranean southern Europe since a wide population collapse in the 19th century. Only after 2000, the species partially recovered and expanded northward its distribution, colonizing the Po Plain, up to 45°N. We explored the foraging habitat selection of the species in this intensively cultivated area based on over 500 observations of foraging trips performed during spring and summer 2018 and 2019. For each foraging attempt, we sampled a series of crop and vegetation features of both the field used to forage and of a neighbour field randomly selected, in order to obtain a use vs availability analytical framework. We found that Lesser Kestrel positively select alfalfa, cereals crops and bare roads to forage, while avoiding maize, sugar beet and other crops types. We also found that Lesser Kestrel exclusively forage on crops with vegetation height below 96-100 cm, preferring those with a vegetation height of 35-50 cm. Our findings suggest that increasing the extent of alfalfa and cereals cultivations, especially in the immediacy of the colonies, may be a valuable conservation strategy to foster the Po Plain population of Lesser Kestrels.
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Kleptoparasitism is a foraging strategy where one individual steals a procured food item from another individual. Individual kleptoparasites can optimize their foraging strategy by targeting more profitable hosts or by modifying their behaviour to expend less energy than they would by foraging independently. Herring gulls, Larus argentatus, kleptoparasitize Atlantic puffins, Fratercula arctica, by intercepting adults as they return to their burrows with fish for their chicks. While this system has been studied extensively, much remains unknown, particularly from the herring gull's perspective. We tested predictors of herring gull host choice and the probability of success during kleptoparasitic attacks by conducting 73 30-minute focal samples of individual herring gulls at a breeding colony in Newfoundland, Canada. We recorded each puffin that approached the focal gull, categorizing them according to prey type carried, whether or not they landed, and whether or not they were attacked. For those puffins that were attacked, we also noted whether the gull succeeded in obtaining prey. Herring gulls did not attack puffins at random, but, rather, preferentially attacked puffins that carried larger prey, had already completed their landing, and landed closer to and/or in front of the gull. Gulls tended to be more successful at stealing a puffin's food when they attacked landed puffins and made physical contact with the puffin, but not when the puffin landed closer to them or when they were oriented towards the puffin. These findings suggest that herring gulls optimize their kleptoparasitic foraging strategy by targeting more profitable hosts.