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Archeologia Barbarica 7
SAP Società Archeologica s.r.l.
Mantova, agosto 2024
Furto e ritualità?
Riaprire le sepolture nell’alto medioevo
VI Incontro Internazionale per l’Archeologia barbarica
Milano, Università Cattolica (da remoto), 9 dicembre 2022
a cura di Caterina Giostra, Edeltraud Aspöck, Daniel Winger
Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano
Österreichische Akademie der Wissenschaften - Wien
Universität Rostock
in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli
Composizione e impaginazione:
Francesca Benetti, per SAP Società Archeologica s.r.l.
2024, © SAP Società Archeologica s.r.l.
Strada Fienili 39a - 46020 Quingentole (Mn)
Tel. 0386 42591
www.saplibri.it | www.archeologica.it
In copertina: Croce in lamina d’oro dalla tomba 14 di Trezzo sull’Adda,
Cascina San Martino (scavi 1989-91), su concessione e in collabora-
zione con il Ministero della Cultura – Soprintendenza Archeologia
belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Milano.
ISSN 2532-3202
ISBN 978-88-99547-97-4
Collana: Archeologia Barbarica
Responsabile scientifico:
Caterina Giostra, Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano
Membri del Comitato scientifico:
Ermanno A. Arslan, Accademia Nazionale dei Lincei - Roma;
Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo - Spoleto
Angela Borzacconi, Museo Archeologico Nazionale di Cividale
del Friuli
Gian Pietro Brogiolo, già Università degli Studi di Padova
Andreji Buko, University of Warsaw; Polish Academy of Sciences
Federico Cantini, Università di Pisa
Neil Christie, University of Leicester
Carlo Citter, Università degli Studi di Siena
Vincenzo Gheroldi, Storico dell’Arte
Michel Kazanski, Centre National de la Recherche Scientifique,
Paris
Vasco La Salvia, Università degli Studi “G. d’Annunzio” - Chieti
Silvia Lusuardi Siena, già Università Cattolica del Sacro Cuore -
Milano
Federico Marazzi, Università degli Studi “Suor Orsola Benin-
casa” - Napoli
Egle Micheletto, già Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e
Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo
Elisa Possenti, Università degli Studi di Trento
Dieter Quast, Zentrum für Baltische und Skandinavische
Archäologie - Schleswig
Philipp von Rummel, Deutsches Archäologisches Institut -
Berlin
Marco Sannazaro, Università Cattolica del Sacro Cuore -
Milano, Brescia
Francesca Romana Stasolla, Sapienza Università di Roma;
Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo - Spoleto
Tivadar Vida, ELTE - Eőtvős Loránd University - Budapest
Marco Valenti, Università degli Studi di Siena
Luca Villa, Archeologo
Daniel Winger, Universität Rostock
La collana viene sottoposta a peer review.
Coordinamento Incontri per l’Archeologia barbarica:
Caterina Giostra, Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano
La collana e le altre iniziative scientifiche del gruppo di ricerca
“Archeologia Barbarica” sono promosse e sostenute dall’Uni-
versità Cattolica del Sacro Cuore, Dipartimento di Storia,
Archeologia e Storia dell’Arte, e dal Museo Archeologico
Nazionale di Cividale del Friuli.
Il VI Incontro Internazionale per l’Archeologia barbarica ha
avuto il patrocinio di:
Università Cattolica del Sacro Cuore - Dipartimento di Storia,
Archeologia e Storia dell’Arte;
Österreichische Akademie der Wissenschaften, Wien (OeAW) -
Österreichisches Archäologisches Institut (OeAI), Austrian Cen-
tre for Digital Humanities and Cultural Heritage (ACDH-CH);
Universität Rostock - Heinrich Schliemann-Institut für Altertum-
swissenschaften, Lehrstuhl Ur- und Frühgeschichte.
La pubblicazione rientra nei seguenti progetti di ricerca:
PRIN - Progetti di Rilevante Interesse Nazionale 2022 (prot.
2022ZYTJLX), MUR Ministero dell’Università e della Ricerca:
“Migration, social organization and material culture of the Lon-
gobards in Italy: Archaeology, Archaeogenetics, Archaeome-
try”, principal investigator Caterina Giostra.
ERC - European Research Council (101089324): “The Present
Dead: Investigating Interactions with the Dead in Early Medie-
val Central and Eastern Europe from 5th to 8th Centuries CE”,
principal investigator Edeltraud Aspöck.
Il volume è stato pubblicato con i fondi ministeriali Prin 2022:
PNRR per la Missione 4, Componente 2, investimento 1.1.Avviso
104/2022 Finanziato dall’Unione europea - Next Generation EU.
MiLongA - Prot. 2022ZYTJLX - CUP J53D23019590008.
La traduzione dei testi originali in inglese e tedesco è di Cate-
rina Giostra e Caterina Vergine (fondi dell’Università Cattolica
del Sacro Cuore, linea D.3.1 destinata alle traduzioni).
La revisione redazionale è stata curata da Simona Sironi.
archeologiabarbarica.it
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Sommario
Prefazione dei curatori
Caterina Giostra, Edeltraud Aspöck, Daniel Winger
Interagire con la morte nell’Europa altomedievale: approcci archeologici alla riapertura delle tombe
Alison Klevnäs, Astrid A. Noterman
Analizzare la riapertura delle tombe di età merovingia: la necropoli di VI secolo di Brunn am Gebirge
in Austria nell’ambito delle attuali ricerche
Edeltraud Aspöck
Tombe depredate? Ricerche sulla riapertura delle sepolture di età merovingia presso Regensburg, in
Baviera
Stephanie Zintl
Riaperture a confronto: uno sguardo sulle necropoli di Müngersdorf e Junkersdorf a Colonia
Thomas Belling, Daniel Winger
La riapertura delle sepolture in Transilvania tra V e VII secolo: una panoramica
Alpár Dobos
Whodunnit ? Alcune osservazioni sulle tombe (non) disturbate di Szólád, in Ungheria
Daniel Winger
Prime considerazioni sulla riapertura delle sepolture di cultura longobarda in Italia: la necropoli di
Povegliano Veronese
Caterina Giostra, Ileana Micarelli, Caterina Vergine
La profanazione di defunti e tombe nella legislazione franca e i suoi aspetti economici
Frank Siegmund
Interessi regi e familiari sul saccheggio delle tombe nelle leggi longobarde
Thom Gobbitt
Uno sguardo oltre il tracciato... La riapertura delle tombe del periodo di Hallstatt nella Baviera nord-
orientale
Melanie Augstein
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1. INTRODUZIONE
Nell’estate del 1997, partecipai agli scavi della necro-
poli altomedievale di Brunn am Gebirge, in Bassa
Austria. Ogni tomba che scavavamo veniva trovata
disturbata, con manufatti e resti umani in disordine o
mancanti. Con la progressione dello scavo delle
tombe, il team sperava di trovare finalmente una tomba
indisturbata, possibilmente ricca di manufatti. Tuttavia,
ogni volta c’era delusione quando comparivano i limiti
di una fossa scura, che indicava che qualcuno aveva
scavato lì prima degli archeologi. In alcuni casi, l’ap-
prensione cresceva dal momento che sembrava che
una tomba fosse ‘indisturbata’, ma sul fondo della
fossa non veniva trovato uno scheletro in connessione,
bensì un livello di resti umani mescolati e alcuni manu-
fatti superstiti erano sparsi. Ancora una volta, un segno
sicuro che la tomba a inumazione era stata riaperta
dopo la sepoltura.
A quel tempo, ero una studentessa del master all’Uni-
versità di Vienna ed era la prima volta che vedevo
tombe a inumazione così ‘disturbate’. Ci fu spiegato
che il saccheggio nelle tombe, il ‘furto in tomba’, era
molto diffuso nel periodo altomedievale e che, nel caso
dei Longobardi, l’asportazione dei manufatti di corredo
era stata compiuta dalle popolazioni che si erano inse-
diate nell’area dopo la partenza dei Longobardi nel
568: o gli Slavi o gli Avari. La questione di quale gens
fosse responsabile dei furti era uno dei principali temi
di discussione. Le interpretazioni a quell’epoca inclu-
devano molte convinzioni di buon senso, come ad
esempio che toccare le tombe e i resti umani dopo la
deposizione fosse moralmente inaccettabile e proibito
in tutti i periodi e le regioni; che l’importanza dei manu-
fatti recuperati dalle tombe derivasse principalmente
dal loro valore materiale; che il disordine lasciato sul
posto rappresentasse chiaramente la dimostrazione
della mancanza di rispetto per i defunti.
Mi chiedevo se queste idee fossero adeguate a descri-
vere e comprendere il modo in cui le persone dell’alto
medioevo interagivano con le tombe e i resti dei
defunti. Tra noi e le comunità altomedievali potevano
esserci differenze di mentalità e di abitudini che avreb-
bero potuto portare a interpretazioni errate. Ho comin-
ciato a pensare anche che poteva essere necessario
cercare di capire se i rientri nelle tombe riguardassero
davvero ‘solo’ la rimozione di oggetti: cosa avremmo
osservato di diverso se avessimo guardato con atten-
zione ed effettuato un’analisi dettagliata della docu-
mentazione archeologica?
In questo articolo ho sintetizzato i temi delle mie pre-
cedenti pubblicazioni sulla riapertura delle tombe, che
ho, dove necessario, rapportato alle conoscenze
attuali. Dopo questa introduzione (1), il secondo para-
grafo sarà più teorico e fornirà una panoramica delle
pratiche storicamente ed etnograficamente documen-
tate che includono la riapertura di una tomba. Discu-
terà se e come queste pratiche si manifestino nella
documentazione archeologica e valuterà gli approcci
interculturali all’interpretazione delle tombe riaperte.
Analizzare la riapertura delle tombe di età merovingia:
la necropoli di VI secolo di Brunn am Gebirge in Austria
nell’ambito delle attuali ricerche
* Austrian Academy of Sciences, Austrian Centre for Digital Humani-
ties and Cultural Heritage and Austrian Archaeological Institute;
Edeltraud.Aspoeck@oeaw.ac.at. Questa pubblicazione rientra nel
progetto di ricerca finanziato dall’Unione Europea: PresentDead,
101089324.
Edeltraud Aspöck*
Furto e ritualità? Riaprire le sepolture nell’alto medioevo
La terza sezione tratterà lo stato della ricerca sulla ria-
pertura delle sepolture altomedievali, alias furto in
tomba, intorno al 2000; conterrà un paragrafo che rias-
sume come ciò che sappiamo sia cambiato da allora
ed espone quali idee e interpretazioni siano state nel
frattempo rigettate. Il quarto paragrafo ripropone la
mia raccolta del 2005 di fonti scritte altomedievali sul
rientro nelle tombe1. La quinta sezione contiene una
sintesi dell’analisi della necropoli di VI secolo di Brunn
am Gebirge. Infine, l’ultimo paragrafo riguarda i nuovi
sviluppi metodologici dopo il caso di studio di Brunn
am Gebirge, individua le attuali lacune della ricerca e
introduce il nuovo progetto da me coordinato “The
Present Dead: Ear The Present Dead: Investigating
Interactions with the Dead in Early Medieval Central
and Eastern Europe from 5th to 8th Centuries CE”.
2. QUALI SONO LE RAGIONI PER ACCEDERE DI NUOVO ALLE TOMBE
E COME SI MANIFESTANO NELL’EVIDENZA ARCHEOLOGICA?
In generale, le ragioni per cui le tombe possono essere
riaperte sono molteplici. Nella mia tesi di laurea del
2002 sulle tombe altomedievali riaperte2, intitolata
“Graböffnungen im Frühmittelalter und das Fallbeispiel
der langobardenzeitlichen Gräber von Brunn am
Gebirge, Flur Wolfholz, Niederösterreich”, ho affrontato
i contesti del periodo merovingio da una prospettiva
più ampia e ho discusso una serie di scenari documen-
tati nelle fonti storiche e antropologiche in relazione alle
testimonianze archeologiche del periodo in esame3.
All’epoca si trattava di un approccio piuttosto nuovo.
Nel 2015 ho discusso l’uso sistematico di casi di studio
storici ed etnografici per identificare modelli intercultu-
rali che potrebbero essere utilizzati per interpretare le
tombe riaperte in un articolo intitolato “Cross-cultural
interpretations and archaeological context. A
reopened Early Bronze Age grave in Weiden am See,
Austria”4. Il seguente paragrafo riprende quest’ultimo
documento, che inizia con una sintesi dei punti princi-
pali del mio articolo del 2005.
1 ASPÖCK 2005, pp. 230-235.
2 ASPÖCK 2002.
3 ASPÖCK 2005, pp. 226-230.
4 ASPÖCK 2015, pp. 22-24.
5 METCALF, HUNTINGTON 1991.
6 ASPÖCK 2005, pp. 226-227.
7 HERTZ 1907; METCALF, HUNTINGTON 1991.
8 GEARY 1994, pp. 49-67.
9 LECOUTEUX 1987, pp. 31-35, 66-80.
10 GEARY 1994, pp. 49-67. Si discute anche il significato dell’episodio
narrato da Paolo Diacono circa la riapertura della tomba del re
Alboino da parte del duca Giselberto di Verona, che asporta spada
e altre armi (cfr. contributo di Thom Gobbitt in questo volume).
11 MEYER-ORLAC 1982, pp. 156-157.
12 RICHARDSON 1987.
13 BAHN, PATERSON 1986.
14 “Charlie Chaplin’s Body Snatched from His Grave – Archive, 12
December 1978”, 2019, The Guardian, https://www.theguardian.
com/film/2019/dec/12/charlie-chaplins-body-snatched-from-his-
grave-archive-1978 [ultimo accesso 30/07/2024].
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Nelle tombe riaperte troviamo i resti archeologici di due
tipi di pratiche: quelle funerarie, che hanno portato alla
realizzazione della sepoltura5; inoltre, un secondo tipo
di pratica, che non conosciamo e che ha portato alla ria-
pertura della tomba6. In generale, le ragioni per cui una
tomba è stata riaperta sono numerose. Si comincia con
i funerali, che spesso sono a più fasi e comportano il
recupero dei resti umani a distanza di tempo7. Le tombe
possono essere riaperte anche quando, durante un
funerale successivo di un altro individuo, questo
secondo defunto viene sepolto nello stesso spazio. Ci
sono molti altri rituali che implicano la riapertura delle
tombe: al contenuto può essere stato attribuito un signi-
ficato speciale e i corpi possono essere stati rimossi
come reliquie8 o ‘uccisi di nuovo’ perché ritenuti morti
inquieti o revenants9. Le reliquie possono essere parti
del corpo oppure manufatti; inoltre, ci sono prove che
agli oggetti siano state attribuite qualità speciali, ad
esempio per la legittimazione del potere10. Ci sono casi
in cui i resti umani sono stati recuperati per proteggerli11
e, naturalmente, ci sono molti rimandi anche nelle fonti
scritte ai furti nelle tombe: il saccheggio era rivolto agli
oggetti ma anche ai corpi, ad esempio per rubare cada-
veri per la dissezione nelle scuole di medicina del XIX
secolo12. Le sepolture possono essere state manipolate
accidentalmente nel corso della costruzione di edifici e
oggi, in Austria e in altri Paesi dell’Europa centrale, le
tombe (o i luoghi ad esse destinati) vengono affittate
solo per un periodo di tempo limitato, dopodiché i resti
umani vengono rimossi per seppellire un’altra persona.
In archeologia, le tombe sono l’evidenza di vite umane
passate e di pratiche funerarie e vengono riaperte (sca-
vate) per la ricerca, che non è sempre indiscussa, in
particolare nelle aree in cui i resti relativi a una popola-
zione indigena vengono ricercati da estranei o da un
altro gruppo etnico13. Tuttavia, ci sono anche molti com-
portamenti individuali che implicano la riapertura di
tombe: ad esempio il corpo di Charlie Chaplin è stato
riesumato e la sua famiglia ricattata per denaro14.
È importante notare che spesso ci può essere più di
una ragione dietro la riapertura di una tomba: per
Analizzare la riapertura delle tombe di età merovingia: la necropoli di VI secolo di Brunn am Gebirge in Austria 47
esempio, un tombarolo può fare il suo lavoro per gua-
dagnare denaro, ma per il destinatario dei beni gli
oggetti possono avere un significato speciale. Ciò che
differisce è la natura del rapporto tra i vivi e i morti: la
riapertura di una tomba può essere effettuata quando
c’è ancora uno stretto legame personale tra i vivi e i
morti, ad esempio durante un funerale o altre pratiche
rituali. Oppure, c’è solo un coinvolgimento personale
distante o non c’è alcun rapporto, come di solito
accade con gli scavi di ricerca, in particolare di resti
umani del passato più remoto. Tutte le altre attività si
collocano in un continuum tra questi estremi di rela-
zione stretta o assente. Questi due estremi sono solita-
mente correlati anche al tempo trascorso tra la morte di
un individuo e la riapertura della tomba (fig. 1).
Nelle testimonianze archeologiche, motivi molto diversi
per la riapertura delle tombe possono lasciare tracce
simili: ad esempio, la rimozione di oggetti può segna-
lare un saccheggio o un’attività magica; viceversa, gli
stessi motivi possono portare a testimonianze archeo-
logiche molto differenti: durante le attività magiche
possono essere rimossi corpi interi o solo alcune parti.
Piuttosto, le riaperture per sepolture consecutive o i
danni accidentali alle tombe nell’ambito di attività edili-
zie sono più facilmente rilevabili.
Dopo la mia tesi di laurea del 2002, ci sono stati altri
lavori in cui evidenze socio-antropologiche (e storiche)
sono state incluse in modo più sistematico nella
discussione sulla riapertura delle tombe15. La più
ampia raccolta di fonti si trova nel libro di Christoph
Kümmel, che ha applicato un approccio interculturale
alla riapertura delle tombe attraverso le testimonianze
del periodo preistorico e storico in Europa centrale16.
Nel mio articolo del 2015 sopra citato ho riassunto e
rivisto l’approccio di Christoph Kümmel17. Le mie criti-
che al suo lavoro includevano, in primo luogo, il fatto
che egli prendesse le interpretazioni degli archeologi
(cioè il pensiero odierno) come punto di partenza per i
suoi “tipi ideali di manipolazione delle tombe”, invece
delle innumerevoli testimonianze storiche e antropolo-
giche che aveva raccolto; in secondo luogo, che dopo
un elaborato sviluppo dei suoi modelli interpretativi, la
sua opinione su quanto essi sarebbero stati identifica-
bili nella documentazione archeologica era eccessiva-
mente scettica.
Tuttavia, l’ampia prospettiva comparativa rende il libro
di Kümmel del 2009 un’enorme risorsa per tutte le
testimonianze storiche, etnografiche e archeologiche
relative alla riapertura delle tombe. La sua analisi
quantitativa dei documenti etnografici ha prodotto
anche alcuni importanti risultati interculturali che
voglio qui ribadire. In primo luogo, i rientri nelle tombe
sono stati documentati molto frequentemente e sono
più comuni di quanto molti archeologi prevedano. In
particolare, la riapertura di tombe per sepolture
secondarie è stata documentata molto spesso; in altri
scenari rituali, a parti di cadaveri e scheletri veniva
attribuito un valore magico ed economico18. A livello
interculturale, il tempo trascorso tra la sepoltura e la
riapertura, così come la relazione sociale tra coloro
15 KÜMMEL 2009; VAN HAPEREN 2010; VAN HAPEREN 2017.
16 KÜMMEL 2009.
17 ASPÖCK 2015, pp. 24-28.
18 KÜMMEL 2009, p. 225.
Fig. 1. I motivi per riaprire le tombe possono riguardare legami molto stretti tra i vivi e i morti (pratiche funerarie) o, all’estremo
opposto, quasi nulli. Il periodo trascorso tra la morte di un individuo e la riapertura della sua tomba varia da tempi molto brevi a
tempi estremamente lunghi: 1. Riapertura coeva, 2. Breve intervallo tra sepoltura e riapertura, 3. Tempo molto lungo tra sepoltura
e riapertura, di una tomba anonima (rielaborato da ASPÖCK 2015).
Furto e ritualità? Riaprire le sepolture nell’alto medioevo
che riaprivano le tombe e l’individuo sepolto, hanno
senz’altro giocato un ruolo importante. Le disamine
storiche ed etnografiche hanno mostrato che, dopo un
certo periodo di tempo, l’attenzione prestata a una
tomba diminuisce e, con essa, a volte cambia radical-
mente il rapporto dei sopravvissuti con i resti umani e
con la dotazione della tomba. Le descrizioni mostrano
che i gesti rituali e le ragioni pratiche a volte vanno di
pari passo, senza che nessuno riconosca o noti con-
traddizioni. In ogni caso, non ci sono prove che la ria-
pertura delle tombe sia un ‘tabù’, un assunto diffuso e
solitamente indiscusso tra gli archeologi. L’analisi di
Kümmel mostra che la riapertura delle tombe avviene
di solito subito dopo la sepoltura e le ragioni rituali
sono le più frequenti, seguite dalla rimozione lecita e
illecita dei beni19. Per una discussione approfondita
dello studio di Kümmel si rimanda anche alla recen-
sione critica di Stephanie Zintl20.
3. STUDIARE E INTERPRETARE IL ‘FURTO IN TOMBA’ IN ETÀ MERO-
VINGIA
La presente sezione scaturisce dalla mia revisione del
2002 della ricerca sui ‘furti nelle tombe’ in età merovin-
gia21. Copre la ricerca fino alla fine degli anni Novanta.
Per un’altra rassegna dettagliata della ricerca si veda il
libro di Alison Klevnäs “Whodunnit”22 e anche il capi-
tolo introduttivo di Alison Klevnäs e Astrid A. Noterman
a questo volume per le ricerche fino ad oggi.
A causa della sua elevata diffusione, a lungo è stata
consuetudine trattare il ‘furto nelle tombe’ in sezioni
separate delle pubblicazioni sui cimiteri altomedie-
vali. Tuttavia, fino al 2000 circa, lo studio di Helmut
Roth intitolato “Archäologische Beobachtungen zum
Grabfrevel im Merowingerreich”23 è stato l’unico
lavoro di ricerca completo sulla riapertura delle
tombe in età merovingia. Presentava un’ampia storia
della ricerca e indagava le tombe ‘depredate’ in circa
60 necropoli dell’Europa centrale. I risultati sono stati:
l’intensità delle riaperture varia nelle diverse fasi di
utilizzo dei sepolcreti del regno merovingio centrale.
Nelle necropoli più antiche, la prima fase di sepolture
viene derubata solo raramente. Nella maggior parte
dei cimiteri della Franconia del Reno e della Mosella e
in quelli degli Alamanni occidentali e dei Bavari, la
violazione inizia lentamente nel VI secolo e raggiunge
19 KÜMMEL 2009, p. 224.
20 ZINTL 2017.
21 ASPÖCK 2005, pp. 235-240.
22 KLEVNÄS 2013.
23 ROTH 1978.
24 LORENZ 1982.
25 ROTH 1978, p. 67.
26 ROTH 1977, pp. 287-290.
48
il massimo nel VII secolo. La rapina nelle tombe si
verifica prima nelle necropoli della Turingia alla fine
del V secolo e nei cimiteri nord-danubiani dei Longo-
bardi. L’intensità del fenomeno può variare enorme-
mente tra le regioni e persino tra cimiteri vicini. La per-
centuale media di tombe depredate nei cimiteri si
aggira intorno al 39%, ma il fenomeno è più frequente
nella Franconia e presso i Longobardi orientali ed è
invece solo sporadico tra gli Anglo-Sassoni. Nella sua
recensione al contributo di Roth negli atti del collo-
quio di Grabfrevel, Herbert Lorenz sottolinea che la
datazione di Roth non considerava l’intervallo di
tempo intercorso tra la sepoltura e la riapertura: i
manufatti sono stati utilizzati per datare la deposi-
zione e la riapertura24. Ciò significa che le date fornite
da Roth sono corrette solo se la riapertura avviene
subito dopo la sepoltura.
Helmut Roth sosteneva che non vi è alcun dubbio sul
fatto che la violazione delle tombe – e lo dimostrereb-
bero soprattutto le fonti scritte – fosse effettuata a
scopo di lucro. Tuttavia, riteneva tangibile anche un
livello spirituale25. In seguito, affermò che, a differenza
delle tombe femminili, quelle maschili contengono soli-
tamente meno metallo prezioso e la ricerca del profitto
sarebbe stata più in secondo piano, mentre alcune
idee spirituali entravano in gioco con la rimozione di
una spatha, di uno scramasax o di una cintura26.
Notava che alcuni oggetti del corredo funebre erano
tabù. Tra questi: nelle tombe maschili la lancia, in
quelle femminili le perline e, in generale, amuleti e
oggetti decorati con motivi cristiani e i vasi. Oltre al
saccheggio delle tombe, egli dichiarò di aver trovato
chiare evidenze di tentativi di sopraffazione dei reve-
nants e accenni all’estrazione di pozioni magiche, ad
esempio da tombe di animali. Helmut Roth suggerì che
il furto di tombe poteva essere un’usanza più o meno
tollerata. Sulla sua idea che il saccheggio delle tombe
potesse essere un indicatore dell’imminente avvento
del cristianesimo si tornerà più avanti.
Interpretazioni e modelli esplicativi
La maggior parte degli archeologi ritiene che la ricerca
di un profitto materialistico fosse l’obiettivo primario dei
furti nelle tombe. Tuttavia, è ancora necessaria una
spiegazione sulle circostanze specifiche che porta-
rono all’elevato numero di furti nel periodo in oggetto:
ne sono state proposte diverse nel corso del tempo.
Analizzare la riapertura delle tombe di età merovingia: la necropoli di VI secolo di Brunn am Gebirge in Austria 49
Legge sull’eredità
Nel 1948, Clara Redlich27 suggerì che un cambia-
mento nel diritto di successione portò all’aumento dei
furti nelle tombe nel VII secolo. La proprietà personale
divenne ereditabile e quindi i clan dissotterrarono gli
oggetti che, secondo la legge precedentemente in
vigore, erano stati lasciati ai morti.
Carenza di metallo
Un modello molto popolare è stato quello di Joachim
Werner28, che riteneva che la carenza di bronzo,
argento e oro nel corso del VII secolo fosse la causa
principale dell’elevato numero di furti nelle tombe.
Questa idea è stata ripresa da molti archeologi e fino
agli anni Settanta sono state espresse poche altre
spiegazioni. In una tesi di dottorato del 200129 sono
state esposte evidenze della scarsità di metallo, con-
fermando le idee di Werner; tuttavia, Heiko Steuer si è
opposto a questa tesi, affermando che non esistevano
prove della scarsità di metallo nell’alto medioevo30.
Cambiamento della popolazione
Nel 1962, Werner presentò la sua tesi secondo la quale
l’immigrazione di Slavi in aree popolate da Germani
poteva spiegare il saccheggio delle tombe di età lon-
gobarda nella Bassa Austria; ricercatori ungheresi e
altri si sono espressi contro questa tesi (vedi discus-
sione sotto).
Avvento del cristianesimo
Un’altra idea molto popolare vedeva la rapina nelle
tombe come il risultato dell’ascesa del cristianesimo; si
basava sulle osservazioni di Ursula Koch31, successi-
vamente ampliate da Helmut Roth32. Essi sostenevano
che, con la diffusione della fede cristiana nel periodo
merovingio, i corredi funerari erano diventati obsoleti e
le usanze pagane superflue. Di conseguenza, il cristia-
nesimo avrebbe offerto una legittimazione al furto nelle
sepolture. Un argomento a sostegno di questa inter-
pretazione era che gli oggetti con decorazioni di tipo
cristiano non venivano rimossi dalle tombe. Questa tesi
fu adottata da molti e divenne una delle spiegazioni più
popolari33. Heiko Steuer ha obiettato che le necropoli a
righe si sono diffuse insieme al cristianesimo e che,
come la legge germanica, anche la normativa della
Chiesa proibiva il furto nelle tombe. Pertanto, né il
declino della deposizione di beni funerari né la diffu-
sione del furto di tombe potevano essere spiegati con
la diffusione del cristianesimo.
Tempi senza legge e di guerra
Per Hermann F. Müller34, l’alta percentuale di tombe
depredate può indicare un saccheggio sistematico in
tempi di guerre e faide, quando la validità delle leggi
veniva meno e la popolazione abbandonava le tombe
senza poterle più proteggere. Anche Peter Sachenba-
cher vedeva un collegamento tra l’alta incidenza di furti
di tombe nei sepolcreti dell’età delle migrazioni in Turin-
gia tra il 500 e il 650 e i disordini politici dell’epoca35.
Ristrutturazione sociale
Secondo Heiko Steuer, la violazione di un tabù come la
distruzione dell’integrità delle tombe è possibile solo in
situazioni eccezionali, come i disordini politici, religiosi
o sociali36. Egli mise in relazione l’aumento del sac-
cheggio delle tombe alamanne verso la fine del VII
secolo con il cambiamento nella struttura sociale che si
verificò con l’emergere della nobiltà. Suggerì che il
saccheggio delle tombe potrebbe essere servito a
distruggere simbolicamente le posizioni delle vecchie
famiglie. Con la rimozione della spada, non solo il guer-
riero sepolto, ma anche la sua famiglia potrebbe aver
perso il diritto di portare la spada.
Indipendenza attraverso il riciclaggio dei metalli
Martin Baumeister ha interpretato il recupero di materiali
dalle tombe come un modo per la popolazione di
rimanere indipendente attraverso il riciclaggio, mentre il
divieto di furto nelle tombe nelle leggi sarebbe un tenta-
tivo della classe più elevata di rafforzare il controllo37.
Tuttavia, egli suggeriva che i ‘vecchi’ oggetti provenienti
dalle tombe potevano avere anche una valenza psico-
logica e uno scopo sociale, oltre al loro valore materiale.
Circolazione delle armi
Heinrich Härke ha studiato la circolazione delle armi
nell’Inghilterra anglosassone38. Ha scoperto che le armi
cambiavano spesso proprietario e che c’era un ciclo di
donazione, ricezione, prestito e, infine, deposito in
tombe o fiumi. Le tombe con armi venivano derubate
27 REDLICH 1948.
28 WERNER 1953, p. 7.
29 BAUMEISTER 2001.
30 STEUER 1998.
31 KOCH 1973.
32 ROTH 1978.
33 STORK 1997; DONIE 1999.
34 MÜLLER 1976.
35 SACHENBACHER 1993.
36 STEUER 1998.
37 BAUMEISTER 2001.
38 HÄRKE 2000.
Furto e ritualità? Riaprire le sepolture nell’alto medioevo
più spesso di quelle senza armi ed egli suggerì che,
oltre alla produzione di nuove armi, la rimozione dalle
tombe era un modo per mettere in circolazione più armi.
Ragioni rituali
Aspetti rituali o simbolici della violazione di tombe sono
stati spesso considerati in aggiunta alla ‘spiegazione
principale’ del furto come ricerca materialistica: in parti-
colare nella rimozione delle spade è stato visto spesso
un significato che va oltre il valore materiale. Tuttavia,
alcuni erano più propensi a interpretazioni non materia-
listiche. Per esempio, Hertha Ladenbauer-Orel ha
messo in dubbio lo scopo materialistico della rimozione
dei beni funerari perché durante i nuovi accessi veni-
vano rimossi solo oggetti selezionati39; l’autrice riteneva
che prelevare una spada fosse un tentativo di accedere
al coraggio e all’onore di una persona morta. Christoph
Grünewald ha sostenuto che i processi distruttivi
durante il rientro in una tomba potevano servire anche a
spezzare il potere dei revenants40.
Andrzej Kokowski ha evidenziato la complessità delle
testimonianze di rientri nelle tombe del gruppo
Masłomęcz41. Egli identifica tombe saccheggiate e
diverse varianti di riaperture rituali che includono: la
rimozione di parte del cadavere e la successiva sepol-
tura di resti cremati nel riempimento della tomba; la
rimozione di ossa da tombe di adulti, aggiunte a tombe
di bambini; successive sepolture di bambini in tombe
di adulti; tombe con successive deposizioni di animali
o vasi. In molte tombe sono state trovate evidenze di
aperture di tombe multiple.
Nel 2020, Stephanie Zintl ha scritto un importante arti-
colo, intitolato “Things we knew about grave robbery:
reassessing ideas on how and why graves were
reopened in the Merovingian period”42, nel quale ha
risposto in modo puntuale a molte delle idee e interpre-
tazioni proposte in letteratura e sopra descritte. Il suo
articolo si è basato sui risultati dell’analisi dei cimiteri
altomedievali in Baviera, oltre che in primo luogo sulle
ricerche di Alison Klevnäs (2013) e Martine Van Hape-
ren (2017) nel Kent e nei Paesi Bassi. Ha fornito argo-
menti basati su evidenze materiali per negare alcune
opinioni consolidate che si leggono spesso nella lette-
ratura archeologica. Ad esempio, poiché le tombe di
solito mostrano tracce di riapertura solo in settori speci-
39 LADENBAUER-OREL 1960.
40 GRÜNEWALD 1988, pp. 42-43.
41 KOKOWSKI 1991.
42 ZINTL 2020b.
43 Così anche ASPÖCK 2002.
44 GÜTERMANN 2011.
45 KLEVNÄS et al. 2021.
46 KLEVNÄS 2013.
47 VAN HAPEREN 2017; ZINTL 2019.
50
fici (quelli nei quali erano stati collocati i manufatti
rimossi), ciò ha portato all’opinione che coloro che
hanno riaperto le tombe conoscessero il sesso dell’indi-
viduo sepolto prima di iniziare a scavare. Zintl ha dimo-
strato che in molti cimiteri le tombe maschili e femminili
venivano riaperte nella stessa misura e che coloro che
riaprivano le tombe potevano semplicemente aver
adattato la loro procedura di scavo in base a ciò che
incontravano nella tomba. Per ipotesi, all’inizio potreb-
bero aver scavato solo una piccola fossa nella tomba e,
una volta riconosciuto che si trattava di una tomba
maschile o femminile, potrebbero aver allargato il taglio
per raggiungere l’area in cui erano collocati gli oggetti
desiderati43. Zintl ha anche smontato l’argomentazione
secondo cui le aste di ferro trovate nelle tombe riaperte
rappresenterebbero “uncini da rapina”, cioè strumenti
utilizzati da coloro che hanno riaperto le tombe e che
sono stati lasciati. Tali aste di ferro sono state talvolta
utilizzate per avvalorare la tesi che chi ha riaperto le
tombe aveva molta fretta durante l’‘atto’; invece, ritrova-
menti più recenti hanno dimostrato che tali ganci pro-
vengono da sgabelli pieghevoli in legno44. L’idea che il
furto di tombe sia legato all’avvento del cristianesimo è
consolidata da tempo, ma i dati disponibili non hanno
mostrato alcuna prova che oggetti di tipo amuletico o
con decorazioni cristiane fossero tabù e venissero
lasciati. Inoltre, l’autrice ha fornito dati sostanziali contro
l’idea che gli oggetti venissero rimossi principalmente
per ottenere un guadagno materiale. Al contrario, i
manufatti erano tanto più interessanti quanto più erano
stati vicini al corpo (vivo e/o morto).
Allo stesso modo, l’articolo del 2021 intitolato “Reopen-
ing graves in the early Middle Ages: from local practice
to European phenomenon”45 e scritto da Klevnäs,
Aspöck, Noterman, Van Haperen e Zintl ha riunito le
prove per fornire una sintesi dei risultati dei casi di stu-
dio regionali sulla riapertura delle tombe e ha smontato
allo stesso tempo molti dei modelli e delle interpreta-
zioni precedenti basandosi su un insieme di dati
ancora più ampio. Le conclusioni delle autrici sono
state che le coerenze osservate nella pratica della
rimozione degli oggetti rendono sempre più chiaro che
il fenomeno è legato alle usanze funerarie. Tuttavia,
non si è raggiunta una visione unitaria sul fatto che ciò
avvenisse come atto trasgressivo46 o come parte di
“interazioni produttive tra i vivi e i morti”47.
Analizzare la riapertura delle tombe di età merovingia: la necropoli di VI secolo di Brunn am Gebirge in Austria 51
4. FONTI SCRITTE ALTOMEDIEVALI SULLA RIAPERTURA DELLE
TOMBE
Questa sezione si basa su una rassegna di fonti scritte
(legislative e letterarie) contenuta nel mio articolo del
200548 e raccoglie le dichiarazioni sui diritti di sepol-
tura e sugli eventi che si verificavano sulle tombe e al
loro interno dopo la sepoltura. Vengono citati anche
casi di studio archeologici.
4.1. Le testimonianze legislative sulla morte e sulla
sepoltura
Le disposizioni su sepoltura e morte nelle leggi germa-
niche sono spesso riadattamenti da importanti norme
del diritto romano e canonico. È quindi necessario deli-
neare la situazione nelle leggi romane ed ecclesiasti-
che prima di discutere le Leges germaniche stesse.
Fonti legislative romane
Il reato di base era quello della profanazione di un
luogo di sepoltura, in seguito noto come sepulchri vio-
latio (profanazione di tomba), che avveniva in diversi
modi. La forma più comune era la demolizione di vec-
chie tombe da parte di grandi proprietari terrieri, che
vendevano il materiale da costruzione, lo reimpiega-
vano o ci alimentavano i forni da calce. Secondo il
diritto romano, una sepoltura regolare era consentita
solo su terreno privato; con la sepoltura, il terreno
diventava res religiosa e non poteva più essere usato.
Altri reati includevano abitare in una delle grandi
necropoli o la sepoltura secondaria non autorizzata. Un
altro caso specifico di profanazione tombale era il sac-
cheggio. Gli atti concreti della profanazione include-
vano la cancellazione dell’iscrizione funebre, la spolia-
zione o la distruzione del monumento funerario e l’esu-
mazione e la spoliazione dei corpi49. L’aspetto più
grave di questi ultimi reati era il fatto che i corpi veni-
vano esposti alla luce del sole, annullando quindi l’ef-
fetto concreto di una sepoltura valida, cioè quello di
liberare la famiglia in lutto dagli effetti contaminanti
della morte50.
Diritto canonico
Anche scrittori e dottori della Chiesa si sono espressi
contro la profanazione delle tombe e in favore del
rispetto della pace dei defunti. Nel IV secolo, Gregorio
Nazianzeno scrisse oltre 60 epigrammi contro chi trafu-
gava i corpi, alla ricerca soprattutto di oggetti di valore.
Giovanni Crisostomo predicava contro il dissotterra-
mento e la dispersione delle bare, come contro il furto
di oggetti che erano stati offerti ai defunti. Gregorio di
Nissa era particolarmente ostile ai saccheggiatori di
tombe che frugavano tra i corpi dopo la sepoltura e
alteravano la posizione delle ossa nella speranza di
ottenere un profitto dagli oggetti che avrebbero tro-
vato. Chierici identificati come profanatori costituivano
un grave problema per la Chiesa, che è stato affrontato
dal IV Concilio di Toledo (633 d.C.). La profanazione
delle tombe compare molto spesso nei libri penitenziali
e nelle liste di peccati con corrispondenti penitenze
ecclesiastiche. Incmaro di Reims (806-882) descriveva
il gettare il corpo fuori dalla tomba per avidità come
sacrilegium51. In un sermone, San Giovanni Criso-
stomo paragonava la sorte di coloro che erano soggio-
gati dal denaro a quella di un cane incatenato a una
tomba (per custodirla)52. Le iscrizioni funerarie cri-
stiane si rivolgevano alla coscienza dei profanatori cri-
stiani, facendo riferimento ai castighi divini e spesso
minacciandoli di sanzioni pecuniarie. Tuttavia, le somi-
glianze formali dei testi mostrano che queste iscrizioni
erano già delle continuazioni della precedente tradi-
zione di epigrafi pagane53.
Leggi germaniche
L’opinione prevalente nella ricerca, già dal XIX secolo,
era basata principalmente su un passo della Lex Salica
(§55.4): la spoliazione di un cadavere sepolto, nelle
leges germaniche, costituiva un crimine meritevole di
morte, un Kultverbrechen [reato contro il culto], che
rendeva l’autore del misfatto un nemico del popolo54.
Hermann Nehlsen dimostrò che la norma entrava in
vigore solo se il violatore voleva eludere le conse-
guenze legali55. L’esecutore diventava un ‘senza
pace’, cioè era escluso dalla comunità finché non
avesse ripagato il suo debito. Nehlsen enfatizzò anche
il confronto tra le norme sulle sepolture nelle Leges ger-
maniche e le leggi romane e canoniche. Egli era del-
l’opinione che le prescrizioni sui furti tombali entrarono
in vigore solo al momento della stesura per iscritto delle
Leges e che prima non esisteva alcun tipo di regola-
mentazione al riguardo, come se il problema delle vio-
48 ASPÖCK 2005, pp. 230-235.
49 BEHRENDS 1978, pp. 85-105. Le basi di questa analisi si trovano in:
MOMMSEN 1899, pp. 812-821.
50 BEHRENDS 1978, p. 90.
51 MÜLLER 1901, pp. 828-831; NEHLSEN 1978, pp. 114-118.
52 CHRYSOSTOMUS 1916, p. 372.
53 MÜLLER 1901, pp. 828-831.
54 NEHLSEN 1978, pp. 107-168. Su questo passo della Lex Salica si
veda anche il contributo di Frank Siegmund in questo volume.
55 NEHLSEN 1978, pp. 108-168.
Furto e ritualità? Riaprire le sepolture nell’alto medioevo
lazioni tombali fosse sorto solo dal contatto con la reli-
gione cristiana56.
Il crimine della spoliazione dei corpi e della profana-
zione delle tombe era condiviso da tutti i codici di leggi
germanici, ad eccezione delle Leges di Turingi e Sas-
soni e della Lex Francorum Chamavorum (Ewa Chama-
vorum). Distruzione e profanazione delle tombe (sepul-
chrorum violatricem) erano punite. In aggiunta alla pro-
fanazione, le Leges visigote57 e franche punivano
anche il saccheggio di una persona morta non sepolta.
Il reato di plodraub o rairaub (saccheggio di un cada-
vere, che la persona ha ucciso o dissotterrato) era trat-
tato in modo ancora più differenziato nell’Edictus
Rothari58, mentre il termine crapworfin o grapuuorf era
usato quando una tomba veniva scassinata e il corpo
derubato o anche gettato fuori dalla sepoltura59. Una
distinzione simile è presente anche nei testi legislativi
degli Alamanni e similarmente nella Lex Frisionum. Nel
Pactus Legis Salicae, la distruzione di tumuli era punita
con una pena vistosamente bassa di 15 solidi, mentre
la profanazione di una tomba che prevedeva anche
una sepoltura secondaria era punibile con 45 solidi60.
Le sepolture secondarie e il riuso delle bare erano con-
siderati come una profanazione della tomba anche
nella legge romana; allo stesso modo, la Chiesa non
permetteva sepolture secondare e affrontò il problema
in due concili nel VI secolo61.
4.2. Testimonianze letterarie sulla manipolazione delle
sepolture
Al di fuori dell’ambito dei testi legislativi, gli interventi
nelle tombe sono stati descritti in molti modi diversi. Il
quadro di riferimento è costituito dai vari generi di fonti:
autori diversi con differenti intenzioni, che hanno por-
tato a rappresentazioni e valutazioni diverse dei furti,
delle aperture e delle manipolazioni tombali. Questo
capitolo è suddiviso in base alle motivazioni e ai conte-
sti delle azioni.
Avidità e desiderio iniquo
Ci sono otto esempi di saccheggi di tombe che pos-
sono essere individuati in testi narrativi scritti nell’alto
medioevo62. Gli autori altomedievali, in questi casi tutti
56 NEHLSEN 1978, pp. 114-168.
57 Leges Visigothorum §11.2.1, 1902, p. 80.
58 Edictum Rothari, §14. Le Leggi dei Longobardi 2005, pp. 20-21;
Edictus Langobardorum 1868, p. 15. FRANCOVICH ONESTI 2000, pp.
111-113.
59 Edictum Rothari, §15. Le Leggi dei Longobardi 2005, pp. 20-21;
Edictus Langobardorum 1868, p. 15. FRANCOVICH ONESTI 2000, p. 74.
60 Pactus Legis Salicae, §55.5, 1962, pp. 208-209.
61 NEHLSEN 1978, pp. 107-168.
62 KRÜGER 1978, pp. 169-187.
63 PAULI DIACONI, Historia Langobardorum, 4, 47, 1878, p. 136; HEINE,
ABEL 1992, pp. 168-169.
64 EUGIPPIUS, Vita Severini, 40, 5 (trad. NOLL 1947, p. 132).
65 CASSIODORI, Variae. IV, n. 34, 129 (trad. MOMMSEN 1894, p. 129).
52
chierici, condannavano le rapine nelle tombe, che
erano giudicate come saccheggi e furti in modo simile
alle Leges. L’avidità è citata due volte come motivo del
reato. Il furto in tomba è menzionato indirettamente nei
resoconti di Giordane sulla sepoltura del re visigoto
Alarico e su quella del capo unno Attila. In entrambi i
casi, i becchini furono uccisi perché non rivelassero il
segreto del luogo di sepoltura. Tre racconti di Gregorio
di Tours e un resoconto anonimo nella Vita Gaugerici
del VII secolo riguardano furti di tombe nelle chiese. Le
narrazioni di violazioni sepolcrali servono anche a
enfatizzare il potere dei santi in questione. La storia più
nota è quella del furto di una tomba da parte di Boso
Gunthramn: in un momento in cui tutti gli abitanti della
città (Metz) erano fuori per celebrare la festa di un
santo, Boso Gunthramn mandò i suoi servi a derubare
il parente di sua moglie, che era stato sepolto in una
chiesa pochi giorni prima: un familiare cercava di
impadronirsi di tesori che non poteva ereditare.
Paolo Diacono riferisce del saccheggio della tomba di
Rotari in una basilica di Pavia. Un esecutore anonimo
(“un tale infiammato da malvagia cupidigia”63) riaprì la
sepoltura del re e gli fu poi impedito da San Giovanni di
entrare in chiesa.
La Vita Severini descrive come il santo, di fronte all’av-
vicinarsi della morte, si fosse rivolto ai suoi seguaci
affinché portassero via le sue ossa: “Dio vi visiterà; por-
tate via le mie ossa da qui. Questo non gioverà a me,
ma a voi. Infatti, i luoghi ora densamente popolati
saranno trasformati in una landa così desolata che i
nemici, credendo di trovare dell’oro, scaveranno
anche le tombe dei morti”64.
Circolazione di beni di valore
Cassiodoro riferisce che Teodorico il Grande ordinò al
saio Duda (507-511) di requisire l’oro e l’argento sco-
perti o ancora presunti in determinate tombe in un
certo luogo a beneficio delle casse pubbliche65. La
riapertura delle tombe da parte del funzionario di Teo-
dorico avrebbe avuto luogo “sub publica testifica-
tione” e si chiedeva anche con una certa insistenza
che i resti dei defunti non venissero toccati in nessuna
circostanza, così da non ottenere un profitto da qual-
cosa che sarebbe stato acquisito attraverso “funesta
Analizzare la riapertura delle tombe di età merovingia: la necropoli di VI secolo di Brunn am Gebirge in Austria 53
scelera”. Cassiodoro giustifica la procedura dicendo
che, sebbene i morti debbano essere coperti da belle
tombe, coloro “che si sono lasciati alle spalle le attività
della vita” non devono possedere denaro; la ricchezza
viene giustamente presa dalle tombe “dove non c’è un
proprietario”, e questa non è avidità. Tuttavia, in altre
lettere che sono giunte fino a noi sempre nelle Variae
di Cassiodoro, Teodorico condanna fermamente il
saccheggio delle tombe o dà istruzioni per una spe-
ciale protezione delle sepolture, sia per i monumenti
funerari che per le ceneri dei defunti66. Dall’VIII al XV
secolo sono documentate benedizioni ecclesiastiche
per vasi scavati o ritrovati in luoghi precedentemente
abitati da pagani: “Benedictio super vasa reperta in
antiquis locis”67.
Riuso degli oggetti di corredo
Gregorio di Nissa descriveva la rimozione di materiale
da una tomba al fine di costruire qualcosa di onore-
vole (senza recare danno ai corpi o esporli alla luce
del sole) come un saccheggio di tomba ‘perdonabile’
(tymborychia). Inoltre, dato che ci sono evidenze di
riuso di vecchi sarcofagi, questo suggerisce che non
si trattava di una pratica rara68. Non vi erano problemi
se il sarcofago di un defunto pagano veniva riusato
per una sepoltura cristiana. Un esempio in proposito lo
si ritrova in una descrizione del Venerabile Beda, che
riporta il fatto che la comunità di Ely (Inghilterra) per
onorare la sua ex badessa Ethelthryth, riesumò il suo
corpo qualche tempo dopo la sua morte (679 d.C.) e lo
dotò di un sarcofago migliore proveniente da Gran-
tchester, un antico insediamento romano: “E quando
lei (Ethelthryth) era sepolta da sedici anni, la badessa
decise di disseppellire le sue ossa, di rideporle in un
nuovo contenitore e di trasferirle nella chiesa; e ordinò
ad alcuni confratelli di cercare una pietra con la quale
avrebbero potuto costruirle una bara”69. Essi presero
una barca, andarono in cerca di ciò e giunsero nella
piccola cittadina vicina, “che in lingua inglese è chia-
mata Grantacaestir, e subito trovarono nelle mura
della città un bel sarcofago fatto di marmo bianco, che
era anche sigillato da un coperchio di una pietra
simile. Da questo capirono che il loro cammino era
stato favorito dal Signore, lo ringraziarono e portarono
il sarcofago al monastero”70.
Riesumazione e traslazione di reliquie
La prima traslazione documentata delle reliquie di un
santo ebbe luogo nella metà del IV secolo presso Antio-
chia; Ambrogio fu il primo ad operare in tal senso in
Occidente. Nonostante il divieto imperiale sulle trasla-
zioni, interi corpi furono rideposti nelle chiese da
Ambrogio71. Le reliquie per la venerazione dei Santi
includevano parti della veste, oggetti che erano entrati
in contatto con il santo durante la sua vita o anche parti
del suo stesso corpo. Queste parti – o anche il corpo
intero – erano le reliquie più ambite. Tali reliquie assomi-
gliavano in realtà a migliaia di altri corpi e resti schele-
trici e provenivano da un luogo normalmente conside-
rato impuro: le tombe. L’apertura delle tombe, come il
corpo morto, era considerata impura e un atto abomine-
vole. Per rendere una reliquia preziosa, si dovette pas-
sare per una transizione sociale e culturale che le tra-
sformasse da normali resti umani in venerabili reliquie di
santi. Le reliquie spesso cambiavano destinazione
attraverso furti e donazioni, raramente attraverso il com-
mercio, come se quest’ultimo mezzo fosse considerato
meno prestigioso72. Oltre a sollevare le bare dei santi e
a collocarle nelle chiese, anche altri corpi morti veni-
vano riesumati e rideposti in chiesa. La pratica della tra-
slazione è attestata anche nella famiglia reale franca73.
Alcune camere funerarie altomedievali completamente
vuote da Aesch-Steinacker permisero a Retro Marti di
pensare a riesumazioni e traslazioni in un altro luogo per
una sepoltura secondaria, “ad sanctos”74. Peter Paul-
sen anche interpreta una camera funeraria alamanna
vuota a Niederstotzingen, distretto di Heidenheim,
come l’esito di una traslazione per trasferire la sepoltura
in una chiesa privata in legno75. Anche in quattro tombe
di un cimitero a Kirchheim, vicino Monaco, mancavano
gli scheletri: sulla base degli oggetti di corredo dalla
contestuale deposizione equina, le tombe sono state
datate intorno al 700 d.C. I ricercatori hanno concluso
che gli uomini sono stati riesumati e rideposti altrove,
presso una chiesa esistente76.
Riapertura simbolica delle tombe
Paolo Diacono racconta dell’apertura della tomba di
Alboino da parte del duca di Verona Giselperto: “Ai
nostri giorni Giselperto, attuale duca di Verona, ha
aperto la sua tomba e ha prelevato da questa la spada
66 NEHLSEN 1978, pp. 112–113.
67 KRÄMER 1965, p. 328.
68 NEHLSEN 1978, pp. 68-69, 116.
69 BEDA, Historia Ecclesiastica, 4, 19/17; SPITZBART 1997, p. 377.
70 BEDA, Historia Ecclesiastica, 4, 19/17.
71 Indicativamente, BAUMEISTER 1988, pp. 132-135.
72 GEARY 1986, pp. 174-179.
73 BURNELL 1998, fig. 86.
74 MARTI 2000, pp. 44-45.
75 PAULSEN 1967, pp. 17-18.
76 CHARLIER, CHRISTLEIN, KELLER 1983.
Furto e ritualità? Riaprire le sepolture nell’alto medioevo
e tutti i gioielli che vi ha trovato, e poi con la sua solita
vanagloria si vantava con gli stolti di aver visto
Alboino”77. D’accordo con Patrick J. Geary, ciò signi-
fica che Giselperto entra in un altro mondo, dove incon-
tra il re defunto e poi ritorna come suo successore. Con
la spada di questo importante sovrano, egli rivendica
la leadership dei Longobardi, un riferimento all’impor-
tanza della spada come espressione di legittimazione
del potere e di continuità78.
Il tema dell’haugbrot dei testi della letteratura norrena
racconta l’effrazione di un tumulo funerario. “Haugr” è il
“rigurgito della terra”, mentre “brot” indica (in maniera
neutra, in contrasto con il significato negativo della
parola “saccheggio”) l’attività di “rompere”, “riaprire”. Il
motivo dell’haugbrot è sempre solo una parte di una
narrazione: può trattarsi di una prova di resistenza, di
un incontro con il mondo dell’aldilà, dell’ottenimento di
potenti gioielli o dell’espressione di uno stile di vita
avventuroso. Il percorso di un haugbrot presenta
poche variazioni: in parte con l’aiuto di forze sopranna-
turali, il tumulo viene sfondato e i protagonisti si spin-
gono fino alla camera sepolcrale; il più coraggioso tra
loro si cala nella camera e poi combatte contro l’abi-
tante del tumulo, dotato di poteri demoniaci; l’abitante
del tumulo viene reso inoffensivo impalandolo e ruotan-
dogli la testa; nel tumulo vengono trovati grandi tesori,
che a volte possiedono poteri soprannaturali/magici;
l’impresa porta una fama straordinaria al demolitore del
tumulo. L’abitante del tumulo non è un demone ostile in
tutti i racconti; può invece essere una persona dell’altro
mondo dotata di poteri speciali.
Comune a tutte queste storie è l’idea che il defunto
viva nel suo luogo di sepoltura e che vi si possano
recuperare ricchi tesori. Spesso tali beni di valore
hanno poteri soprannaturali/magici, o possono essere
armi uniche e famose, costituendo la motivazione per
la quale viene compiuto l’haugbrot. Questi poteri
soprannaturali/magici preesistono alla sepoltura del-
l’oggetto e non si presentano nella tomba. Tuttavia, gli
oggetti del tumulo possono anche essere carichi delle
maledizioni dell’abitante del tumulo e causare disastri.
L’origine di tali tesori dal regno della morte, sia che si
tratti di fama in senso positivo o di maledizione, rap-
77 PAULI DIACONI, Historia Langobardorum, 4, 47, 1878, p. 136; HEINE,
ABEL 1992, pp. 101-102.
78 GEARY 1994, pp. 63-65.
79 BECK 1978, pp. 211-228.
80 LECOUTEUX 1987.
81 LECOUTEUX 1987, pp. 19-26.
82 Le misure contro i revenants nelle fonti altomedievali sono artico-
late. Per neutralizzare un revenant, è necessario ucciderlo ancora una
volta. Tra le misure adottate vi sono la decapitazione, l’impalamento e
il rogo, oppure l’impedimento a lasciare la tomba tramite catene o
seppellendo sotto un cumulo di pietre: GEIGER 1927-42; GEIGER 1938-
41; KLANICZAY 1991, p. 86; LECOUTEUX 1987, pp. 23, 30, 31-35, 66-80.
83 AMMIANUS MARCELLINUS, Res gestae, XVI, 2, 12; MEYER-ORLAC 1982,
pp. 77-80.
84 DE SÈDE 1967, p. 166; LECOUTEUX 1987, pp. 23, 30-35, 66-80.
85 MEYER-ORLAC 1982, p. 80.
54
presenta una qualità aggiuntiva che può poi conti-
nuare ad avere effetti per generazioni. In genere, un
haugbrot avviene in un regno straniero, con gli eventi
localizzati principalmente nell’est dell’Islanda. L’av-
ventura ha anche luogo in un lontano passato, nel
‘passato islandese’, che significa che ha luogo in
un’era culturale diversa con costumi stranieri. I rac-
conti in cui un territorio è liberato da un revenant grazie
ad un haugbrot sono un’eccezione79.
Revenants
Tutte le popolazioni indo-europee hanno idee riguardo
revenants e fantasmi nel caso di morti anomale. Nei
testi romani, i defunti pericolosi erano chiamati larvae
ed erano ritenuti responsabili di molte malattie. Le lar-
vae erano morti che non avevano raggiunto l’aldilà, i
deceduti prematuramente, ma anche coloro che non
erano stati sepolti o le vittime di crimini violenti o ogni
individuo che non aveva ricevuto una sepoltura
secondo il rito. In aggiunta alla sepoltura rituale, pote-
vano essere prese alcune misure di protezione contro
potenziali revenants durante i giorni infausti dei Lemuria
(cerimonia annuale per placare gli spiriti dei defunti) e
durante la festa annuale dei Compitalia o Laralia (in
onore dei Lari)80. Sermoni e scritti della Chiesa tra VI e
VIII secolo erano rivolti contro queste pratiche (‘incante-
simi’) alle stazioni processionali e provano che usanze
in questa forma continuarono ad esistere nell’alto
medioevo81. Non sono state trovate prove nei testi alto-
medievali della riapertura delle tombe per annientare i
revenants. Il motivo si ritrova invece frequentemente
nelle fonti etnografiche e nelle saghe norrene82. Lo sto-
rico tardo-romano Ammiano Marcellino, in una rasse-
gna sulla sicurezza dei confini imperiali nel 356 d.C.,
scrive che gli Alamanni eludevano le città (cinte da
mura) come le tombe recintate83. Un cartulario tardo
carolingio menziona la perforazione rituale dei crani dei
morti per prevenire i fantasmi84. Burcardo di Worms
dice che, quando una madre moriva di parto, veniva
posta in un feretro con il bambino e trafitta da un paletto.
Egli riporta anche che, se moriva un bambino non bat-
tezzato, la madre prendeva il corpo, lo nascondeva in
un luogo appartato e lo trafiggeva con un paletto85.
Analizzare la riapertura delle tombe di età merovingia: la necropoli di VI secolo di Brunn am Gebirge in Austria 55
Usando fonti folcloristiche, Milan Hanuliak interpreta le
sepolture in posizioni inusuali rinvenute nei cimiteri slo-
vacchi di IX-XII secolo, così come le tombe disturbate
successivamente, come rinvenimenti che testimoniano
le ‘pratiche contro i vampiri’86. Tombe con una diffe-
rente posizione del corpo, di solito senza oggetti di cor-
redo, sono viste come sepolture di persone che già si
segnalavano fisicamente o mentalmente in vita, consi-
derate streghe o stregoni. Il secondo caso riguarda i
disturbi che erano effettuati tempo dopo la deposizione
(“pratiche a carattere anti-vampiro successivo alla
deposizione”87). I disturbi successivi colpivano il
sistema muscoloscheletrico e importanti organi vitali e
di senso. Matthias Knaut associa tre sepolture in posi-
zioni inusuali nei cimiteri alamanni di Neresheim e di
Kösingen, come anche tumuli di pietre o singole pietre
collocate nelle tombe, al bando di corpi morti ritenuti
pericolosi88. Roth si chiede se l’aver lasciato nelle
tombe merovinge amuleti, anelli d’oro e pezzi singoli
delle parures di quattro fibule non sia da associare alla
paura dei revenants89. Nella sua interpretazione del
cimitero alamanno di Unterthürheim, Christoph Grüne-
wald collega la rottura di parti dello scheletro o di
reperti del corredo con funzione di amuleto, la riaper-
tura delle tombe nelle quali gli scheletri erano disturbati
ma non saccheggiati e la riapertura di tombe senza o
con pochi oggetti di corredo all’annientamento di reve-
nants. Gli oggetti-amuleto non avrebbero perso la loro
funzione di proteggere il defunto, anche nella tomba.
Questa aura del revenant poteva essere annullata dalla
riapertura della tomba e dai suoi processi distruttivi90.
Magia
Nella cultura germanica, venivano attribuiti poteri
magici ai morti e agli oggetti che erano stati in contatto
con essi91. Un passo nelle Leges Visigothorum92 stabi-
lisce la pena per chi ruba il feretro di un defunto per
avere un remedium93. La traduzione del termine reme-
dium come ‘rimedio’, ‘a scopo curativo’, e dunque la
connessione con la stregoneria è controversa, ma in
ogni caso la credenza nel potere magico del feticismo
da cadaveri può essere presunta tra i Visigoti. È possi-
bile che la frequenza di questo motivo abbia indotto
Burcardo di Worms a classificare la profanazione delle
tombe sotto la voce “de arte magica” nel XIX volume
del Liber Decretorum Secundus (1007-1022)94.
Secondo la legge funeraria romana, i criminali non rice-
vevano una sepoltura rituale, ma venivano gettati nel
Campus Esquilinus e Orazio riferisce che le streghe
scavavano sottoterra per recuperare ossa e tessuti per
le loro pozioni magiche e gli unguenti95. Nel folklore, si
credeva che anche gli oggetti che erano stati in con-
tatto con i defunti avessero poteri magici, specialmente
quelli che erano stati in contatto con i suicidi96.
Ammiano Marcellino menziona nel suo rapporto su un
grande processo per stregoneria celebrato sotto
Costanzo II nel 359 d.C. che semplicemente riferire che
qualcuno aveva camminato su una tomba di sera fosse
sufficiente “perché uno fosse messo a processo come
persona che sfruttava i tremori delle tombe e le figure
evanescenti di ombre erranti per i propri scopi”97.
Joachim Werner descrive il palco delle corna di cervo
trovato nella tomba 3 di Posydorf come un misterioso
‘corno da incantesimo’ deposto dai violatori della
tomba nell’alto medievo; cita quattro identici ritrova-
menti di tombe riaperte con corna di cervo deposte al
loro interno98. Helmut Roth associa le deposizioni di
animali di età merovingia riaperte con l’estrazione di
materiale per incantesimi99.
5. LA RIAPERTURA DELLE TOMBE NELLA NECROPOLI DI VI
SECOLO DI BRUNN AM GEBIRGE, FLUR WOLFHOLZ, AUSTRIA
5.1. Le necropoli di VI secolo in Austria
Nel nord-est dell’Austria (che comprende la Bassa
Austria, Vienna e il nord del Burgenland) sono noti
circa trenta siti con evidenze dal V al VI secolo, la mag-
gior parte dei quali includono tombe e necropoli100. Tali
sepolcreti condividono le pratiche funerarie e la cultura
materiale con quelli del sud della Repubblica Ceca,
della Slovacchia occidentale e dell’Ungheria occiden-
tale e sono connessi con la presenza della gens alto-
medievale dei Longobardi, come descritto nella Histo-
ria Langobardorum di Paolo Diacono (tardo VIII
86 HANULIAK 1999.
87 HANULIAK 1999, p. 580.
88 KNAUT 1993, pp. 39-40.
89 ROTH 1978, p. 73.
90 GRÜNEWALD 1988, pp. 42-44.
91 NIEDERHELLMANN 1983, p. 104.
92 Leges Visigothorum, §11. 2.2, 1902, p. 403.
93 NEHLSEN 1978, p. 121.
94 NEHLSEN 1978, pp. 121-122.
95 QUINTUS HORATIUS FLACCUS, Satyrae, I, 8; 66: LECOUTEUX 1987, p. 21.
96 MEYER-ORLAC 1982, pp. 63-64, 96-97.
97 AMMIANUS M ARCELLINUS, Res gestae, XIX 19: MEYER-ORLAC 1982, p. 78.
98 WERNER 1962, pp. 87-88.
99 ROTH 1977, p. 289.
100 BENEDIX 2015.
Furto e ritualità? Riaprire le sepolture nell’alto medioevo
secolo)101. Tipicamente, le aree funerarie del VI secolo
in questa regione sono più piccole delle successive
necropoli a righe, avendo di solito solo 30-40 tombe; ci
sono però eccezioni, come il sito di Maria Ponse con
quasi 100 tombe. Le sepolture sono note per essere
molto profonde, alle volte oltre 3 metri, e solitamente si
applica la regola che più profonda è la tomba più
‘ricco’ dovrebbe essere il corredo; la notevole profon-
dità delle sepolture è stata spesso spiegata come una
misura contro il saccheggio. Un’altra caratteristica
delle tombe del periodo in questa regione è che sono
spesso sontuosamente fornite. Gli uomini vengono
ritrovati in genere con uno scramasax o una spada,
punta di lancia, punte di freccia, un umbone di scudo e
gli accessori e il contenuto di borse che erano sospese
alla cintura. Il contenuto di una borsa poteva includere
molti oggetti come selci, spilloni in ferro, cesoie, mole e
frammenti di vetro. Le ricche tombe femminili potevano
contenere un gran numero di oggetti, come un paio di
piccole fibule all’altezza del petto e un paio di fibule ad
arco come parte della chiusura della gonna, trovate
insieme a coltelli in ferro, chiavi e pendenti in vetro o
altri materiali. Le donne e le ragazze sono spesso
sepolte con indosso collane di perle in pasta vitrea.
Spesso si trovano anche fusaiole e ‘spade da telaio’.
Vasellame, cinture, pettini, coltellini e ossa animali si
ritrovano in tombe sia maschili che femminili.
Nelle necropoli associate ai Longobardi la proporzione
di tombe riaperte e nelle quali le offerte sono state
rimosse è molto alta, al punto che, in passato, tombe con
ossa mescolate venivano interpretate come evidenza
della deposizione di corpi disarticolati102. Tuttavia, suc-
cessivamente gli archeologi hanno identificato le buche
che erano state scavate nelle fosse delle tombe103 ed è
diventato evidente che il mescolamento, il danneggia-
mento, la rimozione e la deposizione delle ossa erano in
realtà il risultato della riapertura delle sepolture104.
Negli anni ‘70 i disturbi delle necropoli di VI secolo del-
l’Austria nord-orientale sono stati studiati sistematica-
mente per la prima volta da Horst Adler105, il quale trovò
che l’intensità del disturbo delle sepolture variava tra le
regioni: nel sud-est non era stata interessata nemmeno
la metà delle tombe, mentre nella valle del Danubio e a
nord di questo quasi tutte le tombe avevano subito inter-
venti post deposizionali. Inoltre, le sepolture nelle aree
101 HEINE, ABEL 1992.
102 BENINGER 1931.
103 SERACSIN 1936.
104 BENINGER, MITSCHA MÄRHEIM 1966; BÓNA 1956, p. 223.
105 ADLER 1970.
106 WERNER 1962, pp. 113-114.
107 MITSCHA-MÄRHEIM 1953, p. 203; STADLER et al. 2005.
108 BÓNA 1993, pp. 124-125; SÁGI 1964, p. 392; TOMKA 2005.
109 FRIESINGER 1988, p. 59.
110 HAMPL 1965, p. 136.
111 MITSCHA-MÄRHEIM 1966, pp. 135-136.
56
marginali mostravano evidenze del fatto che i corpi non
erano ancora completamente decomposti quando le
tombe furono riaperte, così come del fatto che le stesse
erano rimaste aperte e le ossa rideposte nelle sepolture
vicine. Adler concluse che un ‘saccheggio sistematico’
di queste sepolture aveva avuto luogo nel giro di un paio
di giorni, pur sapendo che alcune inumazioni potevano
essere state riaperte prima. Egli rigettò la possibilità di
una riapertura ‘legale’, organizzata su larga scala, di
tutte le sepolture da parte dei Longobardi stessi, perché
in tal caso i resti dei familiari sarebbero stati trattati con
più rispetto: secondo lo studioso, il disordine delle
sepolture escluderebbe tale interpretazione.
Suggerì che popolazioni slave che si spostarono in
questa regione nel VI secolo potessero aver saccheg-
giato le sepolture che vi trovarono. Con questa inter-
pretazione, Adler seguiva Joachim Werner106, che
era stato il primo a collegare il saccheggio sistema-
tico delle sepolture longobarde a nord del Danubio e
nel bacino viennese con il cambiamento di popola-
zione documentato alla metà del VI secolo. Werner
sosteneva che anche in Boemia le sepolture erano
state ampiamente saccheggiate e anche lì all’insedia-
mento germanico era seguita l’immigrazione slava.
Tuttavia, altri incolparono gli Avari107, che si erano
spostati nell’area dopo che i Longobardi l’avevano
lasciata, o una parte della popolazione longobarda,
come gli ex schiavi108. Il fatto che la discussione si
incentrasse fermamente su quale gens fosse respon-
sabile della riapertura delle sepolture è qualcosa di
specifico del dibattito sui disturbi tombali in questa
regione, dove i movimenti dei popoli sono noti attra-
verso le fonti scritte. Ciò non compare altrove nell’in-
terpretazione delle riaperture delle sepolture altome-
dievali in Europa (o almeno non è così accentuato).
Altre spiegazioni sono state proposte: per esempio,
che ci fosse una carenza di metalli preziosi dietro le
intrusioni109. Franz Hampl esaminò se ci fosse una
connessione tra i saccheggi e la profondità delle
sepolture nella necropoli di Rohrendorf e non riuscì a
scoprire nulla di rilevante110. Nel 1966 Herbert
Mitscha-Märheim notò che nella necropoli di Poy-
sdorf, così come in altri siti, gli oggetti realizzati in
metalli non ferrosi erano il principale obiettivo dei re-
ingressi, mentre le armi erano raramente rimosse111.
Analizzare la riapertura delle tombe di età merovingia: la necropoli di VI secolo di Brunn am Gebirge in Austria 57
Commentò anche che la rimozione dei crani, che era
molto frequente, era connessa a motivi di supersti-
zione o di usanze e non al saccheggio.
Le osservazioni archeologiche più precise sui disturbi
delle tombe, specialmente riguardo alla stima del
periodo intercorso tra sepoltura e riapertura della
tomba, furono elaborate da Károly Sági durante lo
scavo della necropoli di età longobarda di Vörs (com.
Somogy, Ungheria)112. Sági suppose che tutte le
sepolture a Vörs fossero state depredate nello stesso
momento, nel 568. Suggerì che erano stati gli schiavi,
che vivevano nei dintorni dell’insediamento di Vörs e
che erano rimasti dopo la partenza dei Longobardi, a
riaprire le sepolture.
István Bóna trattò il saccheggio delle sepolture di peri-
odo longobardo più in dettaglio nel 1993113. Secondo
lui, le riaperture in Pannonia mostrerebbero un quadro
piuttosto variegato, al contrario delle tombe completa-
mente depredate a nord del Danubio. La sua interpre-
tazione dei furti in tomba conteneva una dura critica
alla ricerca austriaca114. Soprattutto, si oppose all’idea
di Avari e Slavi quali saccheggiatori e lamentò il fatto
che gli archeologi austriaci non fossero in grado di
immaginare la propria popolazione come violatrice di
tombe. Egli pensò che l’evidenza dei Longobardi come
saccheggiatori di tombe fosse fornita dalle fonti scritte:
i passi sul furto in tomba nell’Editto di Rotari e la men-
zione del saccheggio della sepoltura di Rotari da parte
di Paolo Diacono (vedi supra). Bóna pensò che il sac-
cheggio delle sepolture fosse un’attività regolare per
alcuni Longobardi. Tuttavia, saccheggi sistematici
possono aver avuto luogo durante le fasi di migrazione
(la prima negli anni intorno al 550 a nord del Danubio e
la seconda nella primavera del 568 in Pannonia).
5.2. L’analisi della riapertura delle tombe nella necro-
poli di Brunn am Gebirge
La necropoli di VI secolo di Brunn am Gebirge, Flur
Wolfholz, si trova in bassa Austria, poco a sud di
Vienna (fig. 2). Con una eccezione (incerta), tutte le 42
inumazioni mostravano segni di riapertura115. Nella mia
analisi delle sepolture, il mio obiettivo principale è stato
quello di rispondere alle seguenti domande di ricerca:
quando sono state riaperte le tombe? Al momento della
riapertura, quali modifiche sono state apportate al con-
tenuto delle tombe? Quali oggetti sono stati rimossi? Si
trattava realmente solo della rimozione di manufatti o
possiamo trovare prove anche di altre pratiche?
Il mio metodo di analisi dei disturbi funerari era basato
sul lavoro degli archeologi austriaci Johannes-Wol-
fgang Neugebauer e Christine Neugebauer-Maresch
sulle estese necropoli della prima Età del Bronzo di
Gemeinlebarn e di Franzhausen I116. Ho modificato le
categorie di disturbo e ho aggiunto ulteriori tipi di ana-
lisi117. La sezione seguente è una sintesi dei risultati
che sono stati pubblicati in un successivo articolo118.
Segni di riapertura
Buche scavate nelle sepolture. Durante lo scavo, dopo
la rimozione dello strato di coltivo, buche scure con un
più alto contenuto di materiale organico erano visibili in
molte delle fosse funerarie (fig. 2). Quando le sepolture
furono riaperte, il riempimento si sarebbe mischiato
con materiale organico presente sulla superficie prima
di venire usato per riempire nuovamente la sepoltura,
oppure, se la buca fu lasciata aperta, materiale orga-
nico potrebbe aver riempito la tomba lentamente e
naturalmente durante un lungo periodo di tempo119.
Due o più riempimenti diversi in una buca (per esempio
nella tomba 15, fig. 4) potrebbero essere il risultato di
una rapida erosione iniziale delle pareti del taglio,
seguita da un lento riempimento naturale. Le tombe di
Brunn am Gebirge furono scavate in un terreno che,
come il löss, tende a conservare bene le forme dei
tagli. Nella ghiaia, le pareti dei tagli tendono a erodersi
velocemente e la forma originaria raramente si con-
serva120. Alcune sepolture non mostravano alcun
disturbo in superficie: potrebbero essere state riempite
subito con il terreno originario della tomba. Circa due
terzi delle buche di riapertura si estendevano più o
meno per l’intera fossa di sepoltura; con un’eccezione,
gli altri tagli di riapertura erano localizzati verso il lato
occidentale della fossa della tomba.
Disturbo dei resti umani. In tre sepolture (9, 20 e 24a) la
posizione anatomica dello scheletro era solo lieve-
mente disturbata (fig. 3); in undici sepolture (26%) solo
il comparto corrispondente alla parte superiore del
corpo era disturbato (le ossa erano ammucchiate
soprattutto alla terminazione ovest della fossa; per es.
tomba 28). In circa il 55% delle sepolture non sono
state rinvenute ossa in situ. La quantità di ossa che
112 SÁGI 1964, p. 137.
113 BÓNA 1993, pp. 121-125.
114 BÓNA 1993.
115 ASPÖCK, STADLER 2005.
116 NEUGEBAUER 1991; NEUGEBAUER-MARESCH, NEUGEBAUER 1997.
117 ASPÖCK 2002; ASPÖCK 2005.
118 ASPÖCK 2011, pp. 302-313.
119 NEUGEBAUER 1991, pp. 124, 489-490.
120 CHROPOVSKY 1960, pp. 55-59; NEUGEBAUER 1991, pp. 124, 489-490.
Furto e ritualità? Riaprire le sepolture nell’alto medioevo58
Fig. 2. La necropoli di VI secolo di Brunn am Gebirge, Flur Wolfholz in Bassa Austria, poco a sud di Vienna (rielaborato da ASPÖCK,
STADLER 2005). Le buche scure all’interno delle tombe sono diventate visibili dopo la rimozione del suolo.
Analizzare la riapertura delle tombe di età merovingia: la necropoli di VI secolo di Brunn am Gebirge in Austria 59
rimanevano nei settori disturbati variava da scheletri
completi (tombe 13 e 15; fig. 4) fino all’assenza totale di
ossa. Furono rinvenute cinque sepolture vuote; tre di
queste erano probabilmente sepolture infantili. La
tomba 24 conteneva una doppia deposizione e
potrebbe essere l’unica tomba a non essere stata ria-
perta in precedenza. Sfortunatamente, venne distur-
bata durante la rimozione meccanica dello strato di
humus superficiale121.
Tempo trascorso tra la deposizione dei resti umani e
la riapertura delle tombe. Ci sono diversi modi per
datare la riapertura di una tomba. In qualche raro
caso, sono stati trovati reperti databili che potrebbero
essere entrati nella tomba al momento della riaper-
tura122. In molti più casi, le testimonianze funerarie for-
121 ASPÖCK, STADLER 2005, pl. 19.
122 DRIEHAUS 1978, pp. 25–27; VON FREEDEN 1987, pp. 511–512.
123 SÁGI 1964; NEUGEBAUER 1991; NEUGEBAUER 1994; si veda anche il
contributo di A. Klevnäs e A.A. Noterman in questo volume.
124 HENDERSON 1987; GARLAND, JANAWAY 1989; JANAWAY 1996; FORBES
2008; HOPKINS 2008; DUDAY 2009.
125 STEUER 1982; AMENT 2001; EFFROS 2003.
126 ROKSANDIC 2002, p. 102.
niscono indizi circa lo stato di disfacimento della
tomba e del corpo al momento della riapertura: que-
sto può aiutare gli archeologi a stimare approssimati-
vamente la datazione della riapertura stessa123. Il pro-
cesso di decomposizione inizia immediatamente
dopo la morte, con il corpo fresco che si trasforma
gradualmente in resti scheletrici124. Nelle necropoli a
inumazione del periodo merovingio, nelle sepolture
non disturbate vengono rinvenuti scheletri in posi-
zione anatomica125. L’analisi seguente è quindi
basata sull’assunto che a Brunn am Gebirge i corpi
freschi e completi venivano sepolti poco dopo la
morte. La disarticolazione dei corpi – la completa
decomposizione dei tessuti molli che tengono le ossa
insieme126 – avrà quindi avuto luogo dopo il seppelli-
mento nella fossa terragna.
Fig. 3. Brunn am Gebirge, tomba 9 (da ASPÖCK 2011). L’intera fossa (sepoltura di una donna di 20-30 anni) è stata scavata di
nuovo. Una volta raggiunta la bara, questa è stata sfondata nella zona delle gambe. Un cranio aggiuntivo (maschio, 30-45 anni) è
stato inserito nella tomba durante il processo di riapertura; è stato deposto nel settore delle gambe. Le 25 perline di collana erano
sparse in tutta la zona del petto. La tomba è stata riaperta probabilmente quando il corpo non era ancora decomposto.
Furto e ritualità? Riaprire le sepolture nell’alto medioevo60
Fig. 4. Brunn am Gebirge, tomba 15 (ASPÖCK 2011). La buca scavata nella tomba (una delle più profonde del cimitero) si riduceva
verso il fondo. Conteneva due diversi tipi di riempimento (materiale organico e limo). A 38-52 cm di profondità sono stati rinvenuti
un cranio, due femori, ceramica e carbone. A 123-127 cm di profondità vi erano altri due femori, ossa mascellari, costole, clavi-
cola e vertebre, una fibbia in ferro e un frammento di guarnizione in argento decorato, nella nuova colmatura della fossa di ria-
pertura. Sul fondo della tomba, i resti dell’inumazione sono stati rideposti verso l’estremità della fossa. Ciò significa che la bara
è stata probabilmente sfondata all’estremità della testa e poi il suo contenuto è stato frugato con un attrezzo, spostando le ossa
e il corredo funerario nel punto in cui si è penetrati nella bara. I pochi danni alle ossa indicano che nella tomba c’era ancora uno
spazio vuoto. Nel cumulo di ossa all’estremità della testa sono stati trovati un cucchiaio d’argento (2), 22 perline (3-9, 13-19, 25,
26, 28-30) e una guarnizione d’argento decorato (22). Altre perline (10-12) e frammenti di oggetti in ferro (20, 21, 23) sono stati
rinvenuti nella zona centrale del fondo della tomba, un pettine d’osso (27) all’altra estremità della tomba, e una grande lama di
ferro (31) e un anello in lega di rame (32), entrambi con resti di legno, sono stati trovati un po’ più in profondità.
Analizzare la riapertura delle tombe di età merovingia: la necropoli di VI secolo di Brunn am Gebirge in Austria 61
(A) La tomba è stata riaperta poco dopo la deposi-
zione (0-7%). Se la sepoltura viene aperta subito
dopo la deposizione, il corpo generalmente non
avrà ancora iniziato a disarticolarsi. Esso può
quindi essere spostato senza che necessaria-
mente si disarticoli. Le evidenze che risultano da
ciò possono essere una sepoltura vuota o una
nella quale il corpo è stato parzialmente tirato
fuori dalla tomba o giace in una posizione inu-
suale127. A Brunn am Gebirge, non sono stati tro-
vati resti scheletrici nella tomba 27, nonostante
elementi del corredo funerario fossero sparsi sul
fondo della tomba (fig. 5). Anche altre due tombe
(16 e 22) sono state trovate vuote. Tuttavia, date
le condizioni precarie di preservazione delle ossa
a Brunn am Gebirge, è ugualmente possibile che
queste si siano completamente erose.
(B) La tomba è stata riaperta mentre il corpo era in
processo di disarticolazione (14%). Se al
momento della riapertura della tomba il corpo è
ancora tenuto insieme dai legamenti, dai tendini o
dagli indumenti, parti del corpo si possono disar-
ticolare a causa della manomissione (con il risul-
tato di avere ossa mescolate), mentre altre parti
potrebbero conseguentemente essere dislocate
dalla posizione originaria. In sei delle tombe esa-
minate, lo scheletro è stato trovato parzialmente
in posizione originaria, indicando che al momento
della riapertura la disarticolazione del corpo
poteva essere a uno stadio iniziale. La posizione
dello scheletro nella tomba 9 (fig. 3), per esem-
pio, mostra un disturbo limitato.
(C) La tomba è stata riaperta mentre il corpo era com-
pletamente scheletrizzato, ma ancora circondato
dallo spazio vuoto della bara o di altre strutture
(33-54%). Nella tomba 15 (una delle più profonde
della necropoli) sono state ritrovate ossa mesco-
late agli oggetti di corredo sparse su tutto il fondo
della fossa (fig. 4). Questo indica che, al
momento della riapertura, il corpo era già com-
pletamente scheletrizzato, ma ancora circondato
da spazio vuoto. Questo potrebbe essere stato
determinato da una bara o altra struttura non
ancora decomposta. In questo spazio, i resti
scheletrici e i manufatti potevano essere spostati
facilmente e senza maggiore danno. Il contenuto
della tomba poteva essere indagato attraverso un
buco praticato nel coperchio della bara con uno
strumento (fig. 6). Questo tipo di evidenza è la
prova indiretta della presenza di una bara o di
127 TOMKA 2005, pp. 253, 264.
un’altra struttura di contenimento in almeno 14
delle tombe (durante lo scavo, tracce organiche
di bare sono state osservate in 4 sepolture). La
presenza di spazio vuoto è più difficile da distin-
guere nelle sepolture poco profonde, nelle depo-
sizioni infantili e in quelle di individui anziani, a
causa del pessimo stato di conservazione delle
ossa. In alternativa, questi individui potevano
essere stati sepolti direttamente nel terreno senza
alcuna struttura di contenimento.
(D) La tomba è stata riaperta mentre il corpo era com-
pletamente scheletrizzato e tutte le strutture nella
tomba erano collassate (10%). In quattro sepol-
ture di adulti, rimaneva solamente una piccola
Fig. 5. Brunn am Gebirge, tomba 27 (da ASPÖCK, STADLER
2005). La fossa scavata nella tomba è diventata visibile solo
a 50 cm di profondità. In essa non sono stati trovati resti sche-
letrici, ma sul fondo sono stati sparsi un pezzo di lama d’ar-
gento fissata al legno con quattro chiodi d’argento (1), piccoli
resti in lega di rame (2) e una fusaiola (3). Sul fondo della
tomba è stata trovata una piccola depressione, riempita con
lo stesso materiale della colmatura della tomba.
Furto e ritualità? Riaprire le sepolture nell’alto medioevo62
quantità di ossa e di oggetti. Le ossa presenti
avevano subìto un forte danneggiamento. La
tomba 33, per esempio, aveva piccole concen-
trazioni di resti in due lievi depressioni sul fondo
della tomba (fig. 7). Questo potrebbe indicare
che le strutture nella sepoltura erano già collas-
sate al momento della riapertura, ma potrebbe
ugualmente significare che non ci sono mai stati
apprestamenti intorno al corpo.
Stima del lasso temporale. Generalmente, la deposi-
zione di un corpo nel terreno rallenta notevolmente la
velocità di decomposizione128. La natura e il tempo di
decomposizione nel terreno sono ancora altamente
variabili e dipendono da una varietà di fattori129. Le
esumazioni di vittime della II Guerra Mondiale hanno
mostrato che lo stadio della decomposizione è forte-
mente influenzato dallo stato fisico del corpo alla
morte; dalla presenza di una bara e dalla sua dimen-
sione; dalla presenza di indumenti; da materiale orga-
nico presente nella tomba; dalla profondità della fossa
e, infine, dal tipo di suolo130. L’accesso di ossigeno
nella sepoltura dopo la deposizione velocizza in
maniera cruciale la decomposizione; è chiaro, quindi,
che riaprire una sepoltura accelera il processo di
decomposizione. Dato che la velocità di decomposi-
zione dipende da una così grande varietà di fattori, il
tempo necessario perché gli stadi di decadimento
siano completati varia notevolmente. Questa variabilità
può manifestarsi all’interno di una singola necropoli ma
potenzialmente anche entro una singola sepoltura.
Lo scavo del cimitero a inumazione romano-cattolico di
Brunn am Gebirge (che si trova solo a poche centinaia
di metri dal sito della necropoli di VI secolo) conferma
128 TIBBETT, CARTER 2008, p. 40.
129 MANT 1987; DIX, GRAHAM 2000.
130 MANT 1987.
Fig. 6. Ricostruzione della riapertura di una tomba in cui la
bara è ancora intatta (da THRANE 1978, p. 16, ASPÖCK 2011),
sulla base dei ritrovamenti nei tumuli dell’Età del Bronzo dello
Jutland, dove sono stati rinvenuti bastoni uncinati di 65-110
cm di lunghezza e bare di legno con piccole aperture (fino a
24 x 13 cm).
Fig. 7. Brunn am Gebirge, tomba 33 (da ASPÖCK, STADLER
2005, p. 220). Non è stata riconosciuta alcuna fossa scavata
nella tomba. Nel riempimento sono stati trovati tre gusci di
lumaca, carbone, frammenti della parte inferiore del braccio,
frammenti di spungiosa ossea e denti. Il cranio giaceva sul
fondo della tomba in una piccola depressione insieme a una
selce (1) e a tre perline (2). In un’altra depressione al centro
della tomba sono stati trovati i femori e ossa di braccia e
mani.
Analizzare la riapertura delle tombe di età merovingia: la necropoli di VI secolo di Brunn am Gebirge in Austria 63
la possibile ampia variabilità tra le tombe in termini di
stadio di decomposizione. Mentre la presenza di
acqua nel terreno alle volte può ritardare la decompo-
sizione, nel terreno secco di Brunn am Gebirge la
disarticolazione normalmente dovrebbe aver luogo
entro 10 anni. Le bare sarebbero rimaste intatte per più
di 10 anni, con quelle in legno di faggio che duravano
oltre 35 anni. Tenendo a mente ciò, le evidenze sugge-
riscono la seguente scansione cronologica relativa: al
tempo della riapertura, i corpi in tre tombe apparivano
ancora completamente articolati (meno di un anno
dalla deposizione); in sei tombe i corpi erano in fase di
disarticolazione (fino a un massimo di 10 anni dalla
deposizione); in quattordici tombe i tessuti molli erano
completamente decomposti e solo le ossa scheletriz-
zate erano rimaste all’interno di uno spazio vuoto dato
dalla bara o da altro apprestamento (fino a 35 anni
dalla sepoltura); infine, solo in quattro inumazioni le
strutture erano già completamente decomposte e la
tomba riempita di terra (oltre 35 anni). Questo potrebbe
riflettere la naturale distribuzione nel tempo delle
sepolture in un cimitero dove tutte le tombe furono ria-
perte all’incirca nello stesso momento, dopo quaran-
t’anni circa da quando la necropoli era stata fondata.
131 SÁGI 1964.
132 ASPÖCK, STADLER 2005, pp. 196-224.
133 ROKSANDIC 2002, p. 102.
134 GRÜNEWALD 1988, p. 34.
135 ROKSANDIC 2002, p. 102.
L’analisi di Sági su una necropoli ungherese del
periodo longobardo ha mostrato un quadro simile131.
Resti umani: distruzione, asportazione e aggiunta di
ossa
I rilievi delle sepolture mostrano che tutti i crani furono
danneggiati e che le mandibole furono spesso dislo-
cate o sono mancanti del tutto132. Le mandibole e il
cranio sono spesso le prime ossa a separarsi dal resto
dello scheletro133: le mandibole potrebbero essere
state spostate quando il contenuto della tomba venne
indagato con l’uso di uno strumento134. In due tombe,
le teste dei femori sono state ritrovate nel riempimento
del taglio di riapertura (tombe 4 e 36) e in altre due gli
avambracci furono tagliati di netto (tombe 21 e 18): ciò
potrebbe essere il risultato di parti del corpo strappate
o dello scavo con una vanga. Generalmente, il cranio
è il distretto scheletrico mancante con più frequenza
(38% delle tombe) e spesso furono lasciate pochis-
sime ossa del tronco (29%). Gli arti superiori e inferiori
erano quasi sempre presenti, anche se alle volte par-
zialmente: le gambe in genere si preservano più a
lungo delle braccia, specialmente se coperte da
vestiti135. La più alta percentuale di parti scheletriche
Fig. 8. Frequenza delle parti scheletriche mancanti in base allo stadio di decomposizione delle tombe riaperte (Brunn am
Gebirge) (da ASPÖCK 2011).
mancanti è stata registrata nelle tombe che erano
state riaperte molto tempo dopo la sepoltura (fig. 8).
Se una tomba viene riaperta dopo che gran parte della
struttura interna è collassata, deve essere stata com-
pletamente scavata per accedere alla deposizione.
Questo si riflette in un’ampia distruzione (per esempio
la tomba 33, fig. 7). Le sepolture che al momento della
riapertura contenevano solamente ossa scheletriz-
zate, che potrebbero essere state ‘cercate’ e movi-
mentate ancora in spazio vuoto, generalmente
mostrano molte poche parti scheletriche mancanti;
tuttavia, un’alta percentuale è data dai crani (36%).
In quattro tombe sono state trovate le ossa in
aggiunta. In due sepolture, dei femori in più sono stati
rinvenuti nello strato superiore del riempimento della
fossa di riapertura (tombe 8 e 15, fig. 4): questi
potrebbero essere stati ridepositati nelle buche che
rimasero aperte in superficie e ciò potrebbe essere
avvenuto molto tempo dopo l’effettiva riapertura. Al
contrario, i crani aggiunti ritrovati nelle tombe 9 e 20
sono stati scoperti all’interno della sepoltura origina-
ria, sul fondo del taglio della fossa: questo suggerisce
che con ogni probabilità furono deposti quando la
sepoltura fu riaperta. Nella tomba femminile 9, la
struttura era chiaramente disturbata e un altro cranio
maschile fu trovato all’interno (fig. 3). Nella tomba
maschile 20, il cranio del primo individuo e un cranio
femminile aggiunto furono entrambi collocati nell’area
del petto del corpo deposto per primo. Altre due delle
sei tombe che furono probabilmente riaperte quando
il corpo non era completamente decomposto
mostrano peculiarità riguardo la manipolazione dei
crani. Nella tomba 5 questo era dislocato e collocato
nell’area del petto e nella tomba 26 il cranio è stato
completamente rimosso.
Ritrovamenti nei livelli superiori delle tombe
Un significativo gruppo di ritrovamenti è stato identifi-
cato negli strati superiori di molte tombe che sono
state riaperte quando i corpi erano già completamente
disarticolati. Tali evidenze suggeriscono che le sepol-
ture non furono completamente colmate di nuovo
dopo la riapertura e che in superficie rimasero delle
fosse, nelle quali furono ridepositati e accumulati
oggetti. Negli strati superiori di nove fosse tombali
sono stati trovati gusci di lumache delle specie
Cepaea vindobonnensis e Chondrula tridens; questi
erano spesso sotto o vicino a crani riposizionati. Que-
ste specie di lumache, tuttavia, non sono in grado di
scavare in profondità nel terreno, confermando
l’azione secondaria136.
In tre sepolture sono stati trovati frammenti ceramici
rideposti e provenienti dal vicino insediamento neoli-
tico137. Un laterizio romano e ceramica del più recente
periodo avaro138 erano in altre due sepolture. Parti di
deposizioni, inclusi i frammenti di oggetti in metallo e
ossa umane, sono state scoperte anche nei livelli supe-
riori delle fosse di sepoltura; in sei tombe il cranio fu tro-
vato nella fossa sopra la sepoltura.
Quando una tomba viene lasciata aperta, un periodo di
rapido e naturale riempimento dovuto all’erosione del
taglio potrebbe essere seguito da un periodo di più
lenta e naturale colmatura della parte superiore della
fossa139. In alternativa, la sepoltura potrebbe essere
stata riempita parzialmente e la porzione che rimaneva
fu poi soggetta a un lento e naturale riempimento. Un
considerevole periodo di tempo potrebbe quindi inter-
correre tra la riapertura della tomba e la deposizione di
reperti durante l’ultima fase del naturale riempimento.
Di conseguenza, gusci di lumaca e altri rinvenimenti
nei livelli superiori delle fosse tombali non possono
essere usati per datare la riapertura delle tombe. La
datazione al radiocarbonio delle lumache trovate nelle
parti superiori delle fosse tombali e di un frammento di
ceramica è stata usata per suggerire che gli Avari, che
si stanziarono vicino alla necropoli dalla metà del VII
secolo in poi, aprirono le tombe140. L’analisi delle evi-
denze archeologiche descritte sopra, tuttavia, indica
che la riapertura delle tombe ebbe luogo molto prima,
probabilmente entro pochi decenni dall’originaria
deposizione, nel VI secolo.
Ricostruire la modalità di riapertura delle tombe
Con un’eccezione (tomba 8), a Brunn am Gebirge le
buche di riapertura erano posizionate esattamente
entro i limiti della fossa della tomba. È stato frequente-
mente sostenuto che ciò indica che chi riaprì le sepol-
ture fosse in possesso di conoscenze dettagliate sulle
tombe e su chi vi fosse sepolto141. Inoltre, l’uso di diffe-
renti metodi per riaprire le tombe è stato visto come un
segno di conoscenza di cosa si sarebbe trovato all’in-
terno. Tuttavia, è ugualmente possibile che il modo in
cui una tomba è stata scavata e indagata possa
essersi evoluto in accordo a quello che si trovava den-
136 Comunicazione personale di H. Sattmann, Department of Zool-
ogy, Natural History Museum, Vienna, del 2000.
137 STADLER et al. 2005.
138 HEROLD 2002.
139 NEUGEBAUER 1994, p. 134.
140 HEROLD 2002; STADLER, HEROLD 2003; STADLER et al. 2005.
141 ROTH 1978, pp. 65-67; SÁGI 1964, p. 391.
Furto e ritualità? Riaprire le sepolture nell’alto medioevo64
Analizzare la riapertura delle tombe di età merovingia: la necropoli di VI secolo di Brunn am Gebirge in Austria 65
tro ogni singola tomba142. Quindi, inizialmente solo pic-
coli tagli potevano essere stati scavati all’interno delle
tombe; poi, a seconda della profondità e dello stato nel
quale erano rinvenute, le fosse potevano essere allar-
gate. A Brunn am Gebirge, le tombe che sono state
completamente scavate erano in media più profonde
delle altre (fig. 9). Se la bara o qualsiasi altra struttura
all’interno di una particolare tomba non era ancora col-
lassata, sarebbe stato possibile scavare un piccolo
tunnel per cercare all’interno dello spazio vuoto
usando uno strumento (fig. 5). In alternativa, se una
sepoltura era già completamente collassata, sarebbe
stato necessario allargare il taglio per accedere all’in-
tera tomba.
142 ASPÖCK 2005, p. 244.
143 ROTH 1978, p. 67.
144 LADENBAUER-OREL 1960, p. 122; ROTH 1978, p. 67.
145 ASPÖCK 2005, p. 249.
Oggetti prelevati dalle sepolture e oggetti lasciati
È stato argomentato che la rimozione di spade, sax e
cinture dalle tombe maschili potrebbe essere con-
nessa al desiderio di acquisire speciali attributi e poteri
che questi oggetti rappresentavano143. D’altra parte,
lance, perle, amuleti, vasi e oggetti decorati con sim-
boli cristiani sono stati frequentemente lasciati e que-
sto ha portato alla suggestione che tali oggetti fossero
tabù o che i saccheggiatori delle tombe fossero cri-
stiani144. A volte, parti di oggetti erano lasciate acci-
dentalmente: per esempio, nella tomba 13 vi erano
lastrine di granati che erano state parti di una fibula.
Anelli in argento e in bronzo nelle tombe indicano che
c’erano anche pendagli145. Il modo in cui una tomba è
Fig. 9. Nella tomba 28, la punta di lancia (2) è stata trovata al di fuori della fossa di riapertura e quindi non era raggiungibile
quando la tomba è stata riaperta (da ASPÖCK, STADLER 2005). L’umbone dello scudo (1) è stato trovato al margine della fossa di
riapertura e potrebbe essere stato lasciato di proposito. Con le ossa mescolate presenti nella zona della testa sono stati trovati
sei chiodi in lega di rame (8). Anche il pettine (7) nella zona delle gambe probabilmente non era raggiungibile. Il riempimento
della fossa di apertura conteneva molti reperti, tra cui 12 gusci di lumaca, il cranio (a 23-30 cm di profondità) e frammenti di
oggetti in lega di ferro e rame (3-5), a indicare che la tomba non è stata completamente riempita dopo l’apertura.
stata riaperta può anche dare indizi sul fatto che
oggetti completi siano stati lasciati o depositati inten-
zionalmente o accidentalmente. Se il contenuto di una
bara era indagato con uno strumento (fig. 5), la scelta
poteva essere limitata e alcuni oggetti potevano essere
lasciati involontariamente146. Le tombe 13 e 15 furono
probabilmente indagate in questo modo e contene-
vano un gran numero di oggetti di corredo, tra cui un
cucchiaio d’argento (fig. 4). In modo simile, quando
veniva fatta solo una piccola buca, alcuni beni pote-
vano non essere raggiungibili: per esempio, le punte di
lancia che sono state trovate deposte sul fondo ai lati in
quattro tombe. Una di queste era la tomba 28, dove è
stato rinvenuto anche un umbone di scudo entro l’area
riaperta che sembra essere stato lasciato di proposito
(fig. 9).
La pratica che emerge a Brunn am Gebirge suggeri-
sce che dalle tombe femminili venissero prelevate
fibule, pendenti e collane, mentre fibbie, frammenti di
pendagli e perline singole venivano lasciati, probabil-
mente in maniera accidentale147. Armi e cinture erano
asportate dalle tombe maschili e borse contenenti
selci, pinzette e acciarini venivano lasciate. Sembra
che anche le punte di lancia siano state lasciate invo-
lontariamente in alcune tombe maschili. Sia in quelle
maschili che femminili, vasi e pettini non sono stati
rimossi; questi oggetti erano usualmente posizionati
nel settore delle gambe. In molte tombe il comparto dei
piedi è rimasto indisturbato. Ciò potrebbe dipendere,
come nel caso delle punte di lancia descritte sopra, dal
fatto che questi oggetti erano fuori portata o semplice-
mente non interessavano. Tale modello è leggermente
differente da quello identificato in altre necropoli di
periodo merovingio148, dove le collane venivano di
solito lasciate nelle tombe femminili, insieme a una
delle quattro fibule o agli amuleti.
5.3. Discussione
L’analisi delle evidenze archeologiche rivela regolarità
nella pratica del ‘saccheggio delle tombe’ a Brunn am
Gebirge. Una volta riaperta, il trattamento di una sepol-
tura sarebbe dipeso dallo stato di decomposizione del
corpo. Corpi che non erano completamente decompo-
sti mostrano spesso una manipolazione del cranio e,
dopo la riapertura, le tombe venivano subito completa-
mente colmate di nuovo; tombe dove il corpo si trovava
ridotto a ossa scheletrizzate tendevano invece a non
essere colmate dopo la riapertura oppure ad essere
riempite solo parzialmente. I crani erano frequente-
mente o rimossi o lasciati nelle parti superiori delle
fosse. Gli oggetti erano asportati da tutte le tombe: la
selezione era deliberata, ma poteva anche essere
influenzata dalle condizioni nella tomba e da ciò che era
raggiungibile. Il differente trattamento delle tombe si
accorda con il loro stadio di decadimento, ma potrebbe
essere relativo alle idee riguardo al passaggio del
defunto a un altro mondo o condizione. Corpi non sche-
letrizzati potrebbero essere associati a riti funerari non
conclusi, dove il passaggio del defunto era ancora in
corso149. Questo potrebbe spiegare perché il cranio
veniva manipolato e poi la tomba veniva completa-
mente riempita. Inoltre, l’odore dei tessuti in decompo-
sizione potrebbe essere stato un fattore per il riempi-
mento di queste tombe. Inumati che erano già comple-
tamente disarticolati potrebbero essere stati visti come
un segno che il defunto aveva completato il suo pas-
saggio. In questi casi, la riapertura potrebbe aver rap-
presentato in maniera minore un disturbo per il defunto
e riempire completamente la fossa poteva non essere
considerato necessario. Tuttavia, la frequente rimo-
zione del cranio da queste tombe potrebbe mostrare
una qualche forma di precauzione, forse contro reve-
nants, che era ritenuta ancora necessaria. In alterna-
tiva, i crani potrebbero essere stati rimossi e conservati
come reliquie quando i Longobardi si spostarono. La
pratica di riaprire le tombe e di rimuovere i beni funerari
– o ‘furto in tomba’ – a Brunn am Gebirge indica quindi
che, quando si trattava dei morti e della loro vita ultrater-
rena, e forse per proteggere i vivi e coloro che riapri-
vano le tombe, chi eseguiva le riaperture prestava
attenzione. Tale aspetto delle pratiche identificate a
Brunn am Gebirge contraddice la caratterizzazione
usuale del ‘furto in tomba’ di età merovingia come un’at-
tività motivata da interessi materiali, praticato da crimi-
nali, stranieri ed estranei alla comunità. Questo, quindi,
suggerisce che a un certo punto dopo la deposizione i
beni di corredo fossero rimossi dalle stesse persone
che avevano praticato le sepolture originarie.
Le fonti scritte altomedievali testimoniano che la riaper-
tura delle tombe per ‘saccheggio’ o altre pratiche era
contro la legge e, in generale, l’interferenza con le
tombe era condannata150. Eccezionalmente, può
essere osservata un’attitudine più ambivalente: le fonti
indicano che in talune circostanze la riapertura della
tomba non era necessariamente condannata, come
146 GRÜNEWALD 1988, pp. 38-39.
147 ASPÖCK 2005, pp. 256-260.
148 ROTH 1978, pp. 73-74.
149 HERTZ 1960 [1907].
150 ASPÖCK 2005, pp. 230-235.
Furto e ritualità? Riaprire le sepolture nell’alto medioevo66
Analizzare la riapertura delle tombe di età merovingia: la necropoli di VI secolo di Brunn am Gebirge in Austria 67
mostrano certe pratiche. Tuttavia, la frequenza dei
passi che si riferiscono alla riapertura delle tombe sug-
gerisce che questo era relativamente comune. Per
riassumere, le fonti scritte indicano che idealmente le
tombe non potessero essere riaperte, ma che cionono-
stante accadeva molto frequentemente (e questo cor-
risponde alle evidenze archeologiche). Guy Halsall151
scrive che l’esposizione competitiva dei beni di cor-
redo durante il funerale era un elemento importante
delle pratiche funerarie merovinge. Da questa prospet-
tiva, è plausibile che la comunità rientrasse in pos-
sesso dei beni di corredo anni dopo che questi erano
serviti al loro scopo durante il funerale152.
6. NUOVI RISULTATI E PROSPETTIVE METODOLOGICHE
Lo studio delle tombe riaperte nella necropoli di Brunn
am Gebirge è stato solo il primo di una serie di detta-
gliate analisi archeologiche della riapertura di sepol-
ture153. Queste si sono concentrate sulla ricostruzione
precisa dei tempi e delle azioni di chi ha riaperto ogni
singola tomba come chiave per capirne i motivi. I risul-
tati di tutte le analisi sono stati recentemente sintetizzati
e contestualizzati per definire la cronologia, l’esten-
sione e la natura delle pratiche di riapertura del periodo
merovingio (V-VIII secolo)154. I risultati in altre regioni
hanno confermato alcuni dei ritrovamenti chiave da
Brunn am Gebirge. A Brunn, tuttavia, sembra esserci
un’incidenza relativamente alta di tombe riaperte prima
del completamento della decomposizione (un feno-
meno segnalato anche in altri cimiteri della regione) e
anche la frequente rimozione dei crani è più tipica dei
cimiteri della regione. Solo a Brunn am Gebirge, tutta-
via, è stato osservato il modello secondo il quale le
tombe che furono riaperte mentre la decomposizione
era ancora in corso furono riempite immediatamente,
mentre tutte le altre furono lasciate aperte e soggette a
un riempimento naturale.
Comunque, metodologicamente, le cose si sono evo-
lute dalla mia analisi di Brunn am Gebirge. L’adozione
dell’archeo-tanatologia ha costituito un enorme passo
in avanti, grazie all’analisi basata sulla tafonomia delle
pratiche post-deposizionali155. L’approccio archeo-
tanatologico procede dalla documentazione detta-
gliata della posizione degli elementi dello scheletro
151 HALSALL 1995.
152 ASPÖCK 2005, p. 254.
153 KLEVNÄS 2013; NOTERMAN 2015; NOTERMAN 2016; VAN HAPEREN
2017; ZINTL 2017; VAN HAPEREN 2018; ZINTL 2019.
154 KLEVNÄS et al. 2021.
155 DUDAY et al. 1990; DUDAY 2006; DUDAY 2009; ASPÖCK, GERDAU-
RADONIC, NOTERMAN 2022; GLEIZE 2020; si veda anche l’articolo di A.
Klevnäs e A.A. Noterman in questo volume.
156 ASPÖCK, GERDAU-RADONIC, NOTERMAN 2022; ASPÖCK 2018; NOTER-
MAN 2021.
durante lo scavo all’analisi dei processi che hanno for-
mato il deposito funerario e alla ricostruzione del-
l’aspetto originario della tomba. Le analisi archeo-tana-
tologiche erano inizialmente concentrate sui depositi
funerari indisturbati, ma più recenti studi sono stati
dedicati a tombe riaperte156. In particolare, l’archeo-
tanatologia ha mostrato di contribuire alle seguenti
questioni in genere poste quando si studiano le tombe
riaperte (tab. 1). Attraverso osservazioni dettagliate
delle articolazioni dei resti umani, l’archeo-tanatologia
consente una valutazione più sistematica dello stato di
decomposizione dei resti dopo la riapertura rispetto
alle ricerche precedenti. In più, consente un approccio
metodologico alla ricostruzione dell’aspetto originario
della tomba prima della riapertura, qualcosa che non
era possibile con i tradizionali metodi archeologici, o
almeno non in maniera sistematica. Questo permette di
rispondere alle domande cruciali sulle ragioni della ria-
pertura delle tombe. Un altro importante ambito al
quale contribuisce l’archeo-tanatologia è la distinzione
tra processi naturali e umani in una tomba riaperta.
Ulteriori nuovi scavi e tecniche di documentazione
hanno permesso osservazioni più dettagliate sui pro-
cessi di riapertura di una tomba. In uno studio pilota, ho
scavato una tomba riaperta dell’Età del Bronzo antico a
Weiden am See, in Austria, con un protocollo micro-
archeologico, utilizzando la registrazione di singoli
reperti, la setacciatura a umido dei sedimenti e un
campionamento estensivo per la micro-morfologia del
1. Qual era l’aspetto originario della tomba prima della
riapertura?
2. Quando e come è avvenuta la riapertura della tomba?
3. Che tipo di manipolazioni della tomba sono avvenute
al momento della riapertura?
4. Quali oggetti e parti del corpo sono stati prelevati e
quali sono stati lasciati?
5. Quando e come è avvenuto il riempimento della tomba?
6. In che modo i processi di formazione naturale hanno
influenzato l’evidenza archeologica finale della tomba
riaperta?
Tab. 1. Domande che vengono poste di solito sulle tombe ria-
perte, nelle quali è stato rimosso il corredo.
suolo157. Le sepolture a inumazione dell’Età del Bronzo
antico in questa regione sono tafonomicamente com-
parabili con le tombe a inumazione altomedievali nel
modo in cui i corpi, provvisti di corredo, sono deposti in
contenitori lignei, all’interno di fosse scavate nel ter-
reno: esse costituiscono quindi un prezioso riferimento
per l’analisi delle tombe altomedievali. Basandosi su
questa dettagliata documentazione, può essere rico-
struita un’immagine ‘ad alta definizione’ dei processi
naturali o umani che hanno contribuito alla formazione
del deposito funerario158. La micro-morfologia ha per-
messo di identificare l’estensione del taglio di riaper-
tura, che era difficile da distinguere visivamente
durante lo scavo; ha mostrato che la tomba è stata
riempita immediatamente dopo la riapertura; è stato
possibile identificare i processi di trasformazione post-
deposizionale (per es. gli effetti della decomposizione
del corpo sulla formazione dei sedimenti); infine, è
stata ottenuta una sequenza stratigrafica dettagliata
dei processi di formazione (p.e. mostrando che super-
fici erano state esposte per un certo tempo)159. La
modellazione tridimensionale delle superfici e la loro
analisi ci ha aiutato a identificare le connessioni tra i
processi di formazione dei due depositi della tomba160.
In questo caso lo studio di dettaglio, la descrizione e la
documentazione archeo-tanatologica sono state
estese ai resti umani disturbati: è stata registrata
l’esatta posizione di tutte le ossa manipolate e la loro
dislocazione in relazione a quella del corpo originaria
stimata è stata usata per creare una ricostruzione dei
movimenti delle ossa161. I risultati mostravano che solo
una persona alla volta poteva stare nella tomba e che
la bara doveva essere ancora intatta per consentire il
movimento delle ossa senza danneggiamenti, dal
momento che non ci sono fratture o lesioni connesse
con la riapertura e la perdita di ossa è stata minima. Chi
ha riaperto la tomba ha rotto la bara nella zona del cra-
nio. Per prima cosa, vennero messi da parte il cranio e
la mandibola, poi si procedette verso la cintura pelvica,
spostando le ossa da un lato e dall’altro e rimuovendo
allo stesso tempo gli oggetti in bronzo, che sono
ancora indicati dai segni verdi sul materiale schele-
trico, anche se nella tomba è rimasto solo un fram-
mento di uno spillo in bronzo. Alcune delle ossa erano
ancora articolate, forse per una preservazione differen-
ziata all’interno della bara o per del materiale organico
che teneva gli elementi scheletrici insieme. È stato pos-
sibile operare la riapertura senza alcuno strumento,
dato che tutte le ossa e gli oggetti dovevano essere
raggiungibili. È stata prestata attenzione a evitare
danni alle ossa, cosa che contraddice la visione preva-
lente che stranieri ed estranei alla comunità, incuranti
dei costumi locali, devono essere stati responsabili
della rimozione degli oggetti.
Studi ad alta definizione come questo esempio sono
importanti perché offrono punti di riferimento per ana-
lisi future delle tombe a inumazione riaperte dove sono
disponibili pochi dati (cioè nella maggioranza dei casi).
Tali indagini lunghe e costose possono essere appli-
cate solo a un piccolo numero di tombe, che illustrano
il potenziale delle evidenze. Tuttavia, diverse impor-
tanti osservazioni sulle pratiche post-deposizionali
possono essere fatte durante ogni scavo, sia che sia
effettuato a fini di ricerca che di tutela. Recenti buone
pratiche di scavo mostrano che, quando le riaperture
sono trattate come parte integrante delle attività in una
necropoli, possono essere osservate e registrate
tracce considerevoli rispetto agli scavi tradizionali162. È
importante porre particolare attenzione ad ogni traccia
di disturbo tombale sul campo e documentare in modo
esaustivo tali evidenze. I protocolli di scavo devono
includere la registrazione delle tracce di riapertura,
come i tagli di intrusione, i reperti nei riempimenti delle
tombe e la disposizione degli elementi scheletrici. L’in-
formazione sui processi post-deposizionali deve
essere pubblicata nei cataloghi delle necropoli e nei
database per permettere ai ricercatori di analizzare e
interpretare queste pratiche.
Nella nostra sintesi sui risultati di tutti gli studi regionali
di riaperture tombali nelle necropoli a righe altomedie-
vali, concludevamo così: “Quando si osserva che la
riapertura delle tombe era praticata per un certo
numero di generazioni, diventa sempre più chiaro che
il fenomeno era connesso ai costumi funerari, o come
atto trasgressivo (Klevnäs 2013) o come parte di
feconde interazioni tra i vivi e i morti (van Haperen
2017; Zintl 2019)”163.
Quindi, mentre i modelli che sono stati identificati ren-
dono le riaperture delle tombe chiaramente parte di un
costume funerario, deve ancora essere stabilito quale
fosse il significato di questa prassi e come si relazio-
nasse con le pratiche rituali e il funerale in generale.
Ostacoli alla ricerca sono, innanzitutto, il fatto che le
157 ASPÖCK, FERA 2015; ASPÖCK, BANERJEA 2016; ASPÖCK 2018.
158 ASPÖCK 2018, p. 143.
159 ASPÖCK, BANERJEA 2016.
160 ASPÖCK, FERA 2015; WILHELMSON, DELL’UNTO 2015.
161 ASPÖCK 2018, pp. 140-142.
162 ZINTL 2019.
163 KLEVNÄS et al. 2021.
Furto e ritualità? Riaprire le sepolture nell’alto medioevo68
Analizzare la riapertura delle tombe di età merovingia: la necropoli di VI secolo di Brunn am Gebirge in Austria 69
tracce archeologiche delle tombe riaperte sono com-
plesse e difficili da interpretare. Inoltre, frequente-
mente non sono state documentate in maniera appro-
priata e molte informazioni si sono perse al momento
dello scavo. In secondo luogo, le indagini finora si sono
concentrate sulla riapertura per la rimozione degli
oggetti in piccole regioni situate principalmente nel-
l’Europa occidentale, mentre mancano lavori su larga
scala, comprese analisi di altre pratiche che includano
la riapertura delle tombe (ad esempio la sepoltura
secondaria) a scopo di confronto. Terzo, le fonti scritte
hanno fortemente influenzato il modo in cui le riaper-
ture sono state interpretate, ma mancano nuovi studi
nel campo storico. Per l’interpretazione, gli archeologi
continuano a riferirsi alle solite datate letture dei testi
legislativi degli anni ‘70: gli atti della conferenza del
1978 “Zum Grabfrevel in vor- und frühgeschichtlicher
Zeit” è ancora il libro di riferimento principale sulla
materia.
Il progetto dal titolo “The Present Dead: Investigating
Interactions with the Dead in Early Medieval Central and
Eastern Europe from 5th to 8th Centuries CE”164 si pro-
pone di superare le sfide e i problemi della ricerca
sopra menzionati. Nel complesso, l’obiettivo del pro-
getto è investigare le dimensioni pratiche, concettuali
ed emozionali delle interazioni umane con ciò che
appartiene ai defunti (tombe, resti umani e manufatti
provenienti dalle tombe) nell’Europa altomedievale,
164 Finanziato dall’Unione Europea (ERC, PresentDead,
101089324): https://cordis.europa.eu/project/id/101089324?isPre-
viewer=1.
basandosi su fonti archeologiche e storiche. Gli obiettivi
sono: identificare la portata delle pratiche con le quali i
vivi interagivano con ciò che riguardava i defunti, inclusi
tutti i tipi di re-ingressi nelle tombe come sepolture
secondarie; esplorare come le varie attività erano colle-
gate l’una all’altra e ad altre pratiche della vita e della
morte; esaminare comportamenti connessi con le prati-
che e le evidenze materiali in questione; comprendere il
ruolo delle pratiche post-deposizionali in relazione ai
funerali altomedievali e nei rapporti tra i vivi e i morti.
L’attenzione sarà rivolta a quattro regioni dell’Europa
centro orientale che mostrano differenti interrogativi di
ricerca: gran parte dei cimiteri nell’attuale Austria
orientale, Ungheria e Romania forniranno più informa-
zioni sulla rimozione di oggetti, ma anche su altre pra-
tiche; le evidenze nel sud dell’Austria e in Slovenia
daranno informazioni sulle differenti pratiche, incluso
un sito di pellegrinaggio cristiano.
Metodologicamente, il progetto sarà costruito sugli svi-
luppi precedenti con metodi di analisi basati in primo
luogo sulla tafonomia, includendo ulteriori casi studio
ad alta risoluzione di tombe a inumazione riaperte, ma
anche con il proposito di creare una panoramica a
bassa risoluzione delle pratiche su larga scala. Il pro-
getto avrà una forte componente digitale e sperimen-
terà soluzioni tecniche innovative, per esempio l’inte-
grazione semantica dei dati per la sintesi delle pro-
spettive materiali e testuali.
Furto e ritualità? Riaprire le sepolture nell’alto medioevo70
Analizzare la riapertura delle tombe di età merovingia: la necropoli di VI secolo di Brunn am Gebirge in Austria nell’ambito delle
attuali ricerche
Questo contributo offre una sintesi critica delle precedenti ricerche dell’autrice sulla riapertura delle tombe a inumazione. Si tratta
di una raccolta di articoli precedenti, o di loro sintesi, che, dove necessario, vengono rapportati al contesto delle nuove cono-
scenze. Il contributo inizia con una parte più teorica in cui si discutono le pratiche storicamente ed etnograficamente documen-
tate che comportano la riapertura di tombe, riflettendo su come queste si manifestino nella documentazione archeologica.
Lavora inoltre su un approccio interculturale all’argomento in senso più ampio. Segue una sezione che passa in rassegna le
ricerche sulla riapertura delle tombe altomedievali e un’altra sezione contenente una raccolta delle fonti scritte altomedievali
sull’argomento. La parte successiva riassume i metodi di analisi e i risultati del cimitero del VI secolo a.C. di Brunn am Gebirge,
nell’Austria orientale, che è diventato un caso di studio piuttosto importante. Infine, una sezione è dedicata ai nuovi sviluppi meto-
dologici e agli studi pilota dopo il caso Brunn am Gebirge, alle attuali lacune della ricerca e a come il nuovo progetto “The Present
Dead: Investigating Interactions with the Dead in Early Medieval Central and Eastern Europe from 5th to 8th Centuries CE” le
affronterà.
Analysing Merovingian period grave reopening: the 6th century CE cemetery Brunn am Gebirge in Austria in the context of
today’s research
This paper provides a critical summary of the author’s previous research on reopened inhumation graves. It puts together a col-
lection of previous papers, or summaries thereof, which, when necessary, are presented in the context of up-to-date knowledge.
The article starts with a more theoretical part, discussing historically and ethnographically documented practices that involve the
reopening of graves, reflecting on how these would be seen in the archaeological record. It also reflects on a broader cross-cul-
tural approach to the topic. This is followed by a section reviewing research on the reopening of Early Medieval graves and
another section containing a compilation of the Early Medieval sources on the matter. The next part summarises the analytical
methods used at and results from the 6th century CE Brunn am Gebirge cemetery in eastern Austria, as this has become a quite
important case study. Finally, there is a section on new methodological developments and pilot studies since the Brunn am
Gebirge study, current research gaps and how the new project ‘The Present Dead: Investigating Interactions with the Dead in
Early Medieval Central and Eastern Europe from the 5th to 8th Centuries CE’ will address them.
Abstract
Analizzare la riapertura delle tombe di età merovingia: la necropoli di VI secolo di Brunn am Gebirge in Austria 71
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