Di fatto, oggi sono in voga delle teorie che collegano la psicopatologia grave dell'adulto all'incapacità del bambino nella fase preverbale di formulare o rappresentare le esperienze traumatiche. A questo proposito, vengono analizzati i lavori di Howard B. Levine e Donnel B. Stern, partendo dall'idea che i risultati delle ricerche empiriche siano decisamente rilevanti per la teorizzazione psicoanalitica. Da questi risultati emergono scarse evidenze a supporto dell'ipotesi di un neonato con stati mentali "primitivi e non rappresentati". Di fatto, i risultati delle ricerche suggeriscono proprio il contrario: l'idea di un "neonato competente", dotato di una capacità di discrimina-zione percettiva estremamente accurata e di una capacità innata di registrare e rappresentare l'esperienza soggettiva, a livello di memoria sia procedurale sia dichiarativa, persino nel periodo prenatale. Non sembra quindi plausibile sostenere che i deficit di rappresentazione siano il nucleo della psicopatologia grave nell'adulto, la quale invece è il frutto di manovre difensive nei confronti di verità inconoscibili e indicibili e non dell'assenza di una capacità rappresentativa preverbale. Le ricerche pongono un'importante sfida alle teorie psicoanalitiche che postulano cosiddetti "stati mentali primitivi", esperienze "non formulate", "non rappresentate", "non simbolizzate" o stati "non-consci".