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TORRENTISMO
Teoria Tecnica e Didattica (TTD)
G. Marco Marrosu, Teresa Balvis e Gianluca Dotta
Collana Turismo attivo
2023
G.MARCO MARROSU, TERESA BALVIS & GIANLUCA DOTTA
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TORRENTISMO
TORRENTISMO
Teoria Tecnica e Didattica (TTD)
Collana Turismo Attivo
G. Marco Marrosu, Teresa Balvis e Gianluca Dotta
Torrentismo – Teoria Tecnica e Didattica (TTD)
© 2023 Gian Marco Marrosu, Teresa Balvis e Gianluca Dotta
Testi e foto, se non specificato, di Gian Marco Marrosu, Teresa Balvis e Gianluca Dotta
Con il contributo della Dott.ssa Giovanna Chessa per la compilazione delle schede faunistiche Gambero rosso
della Louisiana e Testuggine dalle orecchie rosse
© 2023, Fotografie di:
Francesco Ruiu: gallinella pag. 39; Domenico Meloni: ninfea pag. 34; Cristina Isola: natrice viperina pag. 38,
testuggine palustre europea pag. 39, testuggine dalle orecchie rosse primo piano pag. 55; Gisella Madeddu:
pag.50; Consuelo Melis: pp. 53-54; Mark Zekhuis (Saxifraga free nature images): lontra europea pag. 47;
Roberto Sindaco: ululone appenninico pag. 46; Associazione Naturalistica Zirichiltaggi Sardinia Wildlife
Conservation: chitidiomicosi pag. 31
Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione dell’opera o di parte di essa con qualsiasi mezzo, se non
espressamente autorizzata dagli autori.
L’opera può essere citata come fonte bibliografica indicando G. Marco Marrosu, Teresa Balvis & Gianluca
Dotta, 2023 – Torrentismo, Teoria Tecnica e Didattica – Collana Turismo Attivo, ISBN 9791221049145
ISBN: 9791221049145
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TORRENTISMO
Degli stessi autori:
Marrosu G. M., Balvis T., 2023 – Acqua trekking - Teoria Tecnica e Didattica (TTD) - Collana Turismo
Attivo, ISBN: 9791221049121
Marrosu G. M., Balvis T., 2023 – Arrampicata - Teoria Tecnica e Didattica (TTD) - Collana Turismo
Attivo, ISBN: 9791221049152
Marrosu G. M., Balvis T., 2023 – Coasteering - Teoria Tecnica e Didattica (TTD) - Collana Turismo
Attivo, ISBN: 9791221049169
Marrosu G. M., Balvis T., Saba A., 2023 – Escursionismo - Teoria Tecnica e Didattica (TTD) - Collana
Turismo Attivo, ISBN: 9791221049138
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TORRENTISMO
Sommario
Introduzione degli autori ................................................................................................................................... 4
Cosa è una escursione di torrentismo ............................................................................................................... 5
Il torrentismo in Italia e in Europa ..................................................................................................................... 7
I materiali per il torrentismo ........................................................................................................................... 10
Come progredisce il torrentista lungo le gole ................................................................................................. 14
La progressione in acqua ............................................................................................................................. 14
La progressione senza corda ....................................................................................................................... 16
La progressione con la corda ....................................................................................................................... 17
Il codice per le comunicazioni ...................................................................................................................... 19
Come organizzare una uscita di torrentismo .................................................................................................. 21
Una scala di difficoltà .................................................................................................................................. 21
Il periodo e la gola ideale............................................................................................................................. 24
Tabella deposizione uova delle principali specie ittiche .............................................................................. 25
Utilizzo di strumentazione per l’orientamento (GPS e cartografia) ............................................................ 26
Emergenze e l’uso di ricetrasmittenti PMR ................................................................................................. 26
Associazioni e figure di riferimento ............................................................................................................. 26
Vademecum per frequentare i torrenti ........................................................................................................... 28
L’ambiente in cui si svolge ............................................................................................................................... 32
Flora ............................................................................................................................................................. 32
Fauna ........................................................................................................................................................... 35
Sostenibilità ambientale dell’attività ............................................................................................................... 40
Riferimenti legislativi .................................................................................................................................... 42
Approfondimenti .......................................................................................................................................... 45
Schede di alcune specie a rischio .................................................................................................................... 46
Schede di alcune specie alloctone invasive ..................................................................................................... 52
Ringraziamenti e aggiornamenti ..................................................................................................................... 61
Bibliografia ....................................................................................................................................................... 62
Suggerimenti e Contatti ................................................................................................................................... 66
Note sugli autori .............................................................................................................................................. 67
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TORRENTISMO
Introduzione degli autori
La filosofia di questa Collana sul Turismo Attivo è quella non di creare dei manuali tecnici per i
praticanti ma di redigere dei testi informativi sulle discipline appartenenti a questo segmento del
turismo che riveste una grande importanza dal punto di vista economico e del benessere dell’uomo.
Il torrentismo è una di quelle discipline che in piccole realtà in giro per il mondo è riuscita a creare
un discreto flusso di persone che frequentano i corsi dei fiumi incassati in profonde gole dall’aspetto
inaccessibile. Scendere nei canyon può essere impegnativo e conoscere le tecniche per farlo è
indispensabile per avventurarsi tra i loro salti e le loro complesse pareti.
In questa monografia si forniranno le informazioni di base per comprendere questa intrigante
disciplina ricordando però che per poterla praticare è necessario seguire appositi corsi presso le
principali associazioni nazionali o i professionisti riconosciuti evitando di improvvisare. Si tratta di
luoghi inediti, preclusi e nascosti alla maggior parte delle persone, o almeno nascosti “sino a quel
momento” alla maggior parte delle persone. Ed è proprio su questa accezione che ci vogliamo infine
soffermare dopo aver descritto la teoria e la tecnica di base di questa coinvolgente pratica sportiva.
L’ambiente naturale non può essere considerato solo alla stregua di un parco giochi, c’è il
divertimento certo ma non è giusto assimilarlo ad un muro di cemento, un acquafun o una palestra.
Quando si entra in questi ambienti incontaminati è molto facile fare dei danni irreversibili. Sono
luoghi che raccolgono delle specie animali e vegetali particolarmente sensibili, selezionate nel
tempo o che hanno scelto quei luoghi proprio per la tranquillità e il senso di sicurezza che hanno
loro trasmesso. Questo aspetto, quello della sostenibilità e di una gentile attenzione verso i luoghi
che si amano, la affronteremo nella parte finale affinché si possa prendere consapevolezza di come
divertirsi ma anche di come fruire con rispetto dei luoghi, mantenendoli tali anche per il futuro.
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TORRENTISMO
Cosa è una escursione di torrentismo
Forra o Gola? Torrentismo o Canyoning? Attrezzata, armata o allestita? Il mondo del torrentismo è
ricco, per chi non ha padronanza con questa disciplina, di parole tecniche che spesso possono
portare a confondere il neofita. Bisogna intanto specificare che si tratta in questo caso di sinonimi
o comunque di parole veramente simili. Per forra si intende una gola con pareti verticali al cui
interno scorre un corso d’acqua. L’espressione “inforrata” sta proprio ad indicare come le pareti
siano alte e ravvicinate e il letto del torrente stretto. Mentre per gola si intende una valle
profondamente incisa, caratterizzata da pareti molto ripide, subverticali, sul cui fondo scorre
generalmente un corso d’acqua.
Canyoning invece è il termine inglese per indicare il Torrentismo e specifica il luogo di azione di
questa disciplina sportiva: i canyon e i torrenti. I torrentisti percorrono a piedi i corsi di strette gole
incassate tra pareti che possono possedere o meno corsi d’acqua al loro interno, occasionalmente
o permanentemente. Ciò che differenzia questa pratica sportiva da altre simili come l’acqua
trekking, il rafting o il kayak ad esempio è che la finalità è quella di superare i salti che si incontrano
all’interno della gola attraverso tuffi e calate con l’uso delle corde e gli imbraghi. Attività queste non
previste dalle altre discipline. Il fatto che si utilizzino corde e attrezzature specifiche rende il
torrentismo estremamente differente rispetto all’acqua trekking in quanto è necessaria una
preparazione tecnica decisamente superiore sia per le abilità nel muoversi in acqua sia nell’utilizzo
dei materiali alpinistici. Si tratta perciò di uno sport che non si può improvvisare senza prima avere
appreso degli importanti rudimenti di base.
Le gole vengono percorse da monte a valle. Sono in genere a forte pendenza e gli ostacoli sono
numerosi e possono essere dei sifoni, cascate, salti di roccia, laghi, scivoli su roccia, acque agitate e
correnti e, se questo non bastasse, una volta che il praticante si spinge avanti nella gola recupera
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TORRENTISMO
dal basso la corda per utilizzarla più avanti, tagliandosi a tutti gli effetti la possibilità di potere
progredire a ritroso. Per questo motivo l’uscita da una gola avviene solo una volta terminato il
percorso o dalle, in genere poche, scappatoie, tratti in cui la forra presenta punti deboli attraverso
i quali è possibile fuoriuscire prima della fine per una eventuale emergenza. Ma per potere inserire
le corde e superare i salti con le calate è indispensabile che siano presenti dei punti in cui ancorarle.
Questi vengono indicati come “ancoraggi” oppure (più di un ancoraggio utilizzati insieme) come
“attacchi/armi”. Nel realizzarli si può sfruttare quanto regalato da madre natura, come ad esempio
ancoraggi naturali di roccia o gli alberi, o in alternativa ancoraggi artificiali messi in posa in maniera
stabile sulle pareti, mediante l’uso di un trapano, dai primi torrentisti che esplorano la gola. Qualora
capiti questa seconda circostanza allora viene segnalato che la gola “è stata allestita” o anche che
“è stata attrezzata o armata”.
Assimilata per tanti anni all’alpinismo e alla speleologia, con la quale ha tanti aspetti in comune, in
realtà con il tempo se ne è distaccata, sviluppando tecniche apposite che si sono adeguate ad un
ambiente complesso dove l’acqua è padrona e richiede una grande acquaticità e padronanza di
tecniche. È una attività che normalmente viene praticata in gruppo (dai 4 partecipanti minimo, per
canyon semplici di breve percorrenza e con molte via di fuga, ai 8/10 nelle forre più complesse) e la
preparazione atletica è relativa in quanto esistono percorsi per tutte le difficoltà. Entrare in ambienti
isolati permette di vedere luoghi incontaminati e godere di una attività praticata all'aria aperta.
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TORRENTISMO
Il torrentismo in Italia e in Europa
In Italia il torrentismo è una attività outdoor abbastanza diffusa, infatti grazie alla presenza dei rilievi
alpini e della dorsale appenninica, che corre lungo il nostro stivale, sono presenti praticamente in
tutte le regioni, isole comprese, forre e gole di interesse sportivo. La grande varietà di aree
geologicamente e ambientalmente differenti, associate a percorsi che vanno dai più elementari ai
più complessi, ha fatto nascere, agli inizi degli anni ‘90 del secolo scorso, grande interesse per
l’esplorazione dell’ambiente forra da parte di tanti gruppi di appassionati. Grazie a quei piccoli
gruppi iniziali di esploratori, è nata la possibilità per tutti, dai neofiti ai più esperti, di praticare questa
disciplina in tutta la penisola. Iniziando dall’arco alpino, nelle sette regioni coinvolte, troviamo
grande densità e distribuzione di percorsi sportivi
ben attrezzati, con circa 600 canyon censiti, che
presentano durante tutto l’arco dell’anno uno
scorrimento idrico anche elevato. Questo ne fa
prediligere la fruizione nel periodo estivo,
soprattutto per i neofiti, perché durante il resto
dell’anno possono presentare portate troppo
impegnative o addirittura essere impraticabili.
Scendendo lungo la penisola, le restanti 13
regioni vantano oltre 500 forre censite. Andando
al sud, la stagionalità per la pratica torrentistica
cambia per motivi areali e climatici. Il periodo di
percorrenza delle forre diventa il periodo
autunnale, per la presenza delle precipitazioni
che permettono, nei momenti di calma meteorologica, di trovare portate divertenti in forre che, nei
periodi più caldi, possono essere anche in secca. I periodi siccitosi comunque non sono un fattore
limitante perché, con le dovute accortezze, è possibile percorrere i canyon in secca, e in tal caso
l’attività viene chiamata dry canyoning.
Spostandoci in Europa, troviamo ad ovest la Francia, di cui il patrimonio torrentistico e la gestione
dello stesso è un esempio per il mondo intero. Oltre ovviamente a tutto il lato alpino, ci sono alcune
Gestione del torrentismo in Spagna, zonizzazione
Cartello di fine percorso di torrentismo in Francia, Provenza
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TORRENTISMO
aree di grande interesse sportivo e ambientale come l’Alta Savoia, il Verdon e le sue gole e l’area
dell’Ardeche dove scorre l’omonimo fiume, che hanno una grande tradizione di accoglienza per gli
amanti del torrentismo e delle altre discipline acquatiche. Sempre in Francia spostandoci a sud ovest
troviamo l’area dei Pirenei, ricca di forre, con un ambiente meno antropizzato ma di selvaggia
bellezza. Stesso discorso vale per i Pre-pireni della Spagna, che hanno nell’area della Sierra de Guara
una delle mete più ambite del continente europeo con la presenza di percorsi estremamente lunghi
ed impegnativi. Andando verso nord ovest, troviamo le aree della Svizzera e dell’Austria, che
presentano percorsi bellissimi per tutti i gusti, ma che richiedono una buona esperienza, trattandosi
di forre con grandi verticalità, ambienti molto chiusi da pareti e portate importanti che, se novizi, è
meglio affrontare col supporto di una guida canyoning. Altra area estremamente interessante è
quella balcanica, in cui il torrentismo sta iniziando ad essere percepito come un ulteriore volano per
attirare il turismo. L’Albania, il Montenegro e la Macedonia hanno già attirato molti gruppi
torrentistici o guide che hanno iniziato ad esplorare e censire un discreto numero di forre.
Scendendo ulteriormente a sud, ultima ma non per questo meno importante, troviamo la Grecia e
le sue isole, che presentano alcune delle gole più belle e impegnative del panorama europeo.
Scegliere dove andare in un panorama così vasto non è facile per chi sta iniziando.
Attualmente per l’Italia, oltre alle varie pubblicazioni e ai siti dei singoli gruppi, esiste il catasto AIC
(Associazione Italiana di Canyoning), che è un buon punto di riferimento anche per il torrentismo
nazionale, ed in cui è possibile trovare anche continui aggiornamenti sulla percorribilità delle forre,
grazie alla collaborazione di tutta la comunità. Per quel che riguarda invece l’Europa, oltre ai singoli
siti nazionali, esiste il sito francese descente-canyon.com, con oltre 4000 schede di canyoning di
tutto il mondo, dove è possibile trovare molte delle informazioni necessarie quando si vuol fare
torrentismo fuori dai confini dall’Italia.
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TORRENTISMO
Barranco Barrasil (Rodellar) in Aragona, Spagna
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TORRENTISMO
I materiali per il torrentismo
L’escursione normalmente prevede un tratto del percorso lungo un sentiero classico, di terra
battuta o poco segnato, e un altro dentro il corso d’acqua. I materiali da trasportare dovranno essere
selezionati in base alla località in cui si svolge ma si può fare una sintesi dei più comuni e necessari.
Riguardo i materiali è d’obbligo distinguere subito tra le attrezzature personali e il materiale
collettivo, che verrà sfruttato da tutto il gruppo e il cui peso in genere viene condiviso.
Per quanto riguarda l’attrezzatura personale, in
acqua è indispensabile avere un abbigliamento
adeguato alla temperatura dell’acqua,
pianificato per proteggersi dal freddo,
proteggersi da abrasioni ed aiutarsi nella
galleggiabilità. Fondamentale perciò l’utilizzo di
una muta in neoprene che può variare in
spessore in base alle temperature (2-5 mm).
Le giuste calzature sono fondamentali per
evitare gli incidenti più comuni che sono legati
per lo più a scivolate e brutte torsioni della
caviglia. Sono perciò da preferire quelle che
hanno un’ottima aderenza sul bagnato e che
proteggano adeguatamente le caviglie. Evitate
le calzature di diverso tipo come sandali, scarpe
da scogli o scarpe da ginnastica. Le migliori sono
quelle in commercio progettate per la pratica
del torrentismo o in alternativa vengono utilizzate anche delle scarpe a caviglia alta per
l’escursionismo, in cordura, ma con una suola morbida, più indicata per un terreno scivoloso e
bagnato. La scelta della tomaia in cordura anziché in pelle o altri materiali più rigidi, è dovuta al fatto
che quando ci sono lunghi tratti in cui si nuota una scarpa più morbida non impedisce il movimento
del piede durante la progressione. Le scarpe vanno indossate con calzari in neoprene.
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TORRENTISMO
Sul capo si indossa un casco il cui compito è proteggere da eventuali urti. Ovviamente questi
dispositivi di sicurezza devono avere un’apposita certificazione, omologazione per alpinismo o
speleologia, European standard EN 12492. Si tratta di caschi che offrono una buona visibilità,
assorbono gli urti, non infastidiscono particolarmente durante la nuotata e sono rapidi da indossare
e levare.
Per discendere i salti rocciosi che si incontrano durante la progressione è indispensabile avere una
attrezzatura alpinistica omologata costituita da imbraghi, moschettoni e corde.
Riguardo l’attrezzatura individuale:
ELENCO A – ATTREZZATURA INDIVIDUALE
1 moschettone porta discensore di generose dimensioni del tipo con tripla chiusura di
sicurezza (tri-lock), magnetron o a ghiera + 1 moschettone con ghiera;
1 discensore (in genere si usa il discensore a otto, il pirana o l’oka con un distanziatore in
fettuccia);
1 discensore a otto supplementare, completo di moschettone con ghiera a vite;
1 cordino di autosicura (longe) creato con 3 m di corda dinamica omologata, diametro
9/10 mm, dotata di 2 tratti muniti di moschettone con ghiera chiusa sul ponte dell’imbrago
con nodo “trilonge” o in alternativa longe doppia a Y asimmetrica omologata CE in
fettuccia cucita (tipo Petzl Spelegyca);
1 imbragatura da canyoning (certificata EN 12277) munita di protezione nel posteriore;
1 cesoia sistemata in modo da essere sempre prontamente disponibile. Le lame devono
essere in grado di tagliare una corda statica omologata come corda intera, tipologia A al
primo colpo;
1 fischietto per le comunicazioni.
Considerato che durante la progressione si procede in acqua, tutte le attrezzature utilizzate per
l’avvicinamento vanno trasportate in zaini in pvc appositamente creati per il canyoning e al loro
interno, per sicurezza ed evitare che si bagnino, dovranno essere stipate in sacchi o bidoni stagni.
Questi materiali sono utilizzati comunemente nella nautica e nel canyoning e si possono acquistare
in negozi che forniscono attrezzature per queste attività. Può capitare che i bidoni o i sacchi possano
venire danneggiati durante la progressione o vengano chiusi male, perciò è sempre meglio che gli
oggetti di valore che non possono prendere acqua abbiano una loro ulteriore custodia: ad esempio
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TORRENTISMO
per il cellulare, la chiave dell’auto, il portafoglio.
Gli zaini dovranno galleggiare proprio per aiutare
la progressione durante il nuoto e per ostacolarla
il meno possibile. Per tale motivo conviene
mantenere le sacche stagne un po' più gonfie
rispetto al contenuto o, in alternativa, disporre
all’interno delle bottiglie di plastica vuote. Può
essere utile portarsi almeno una piccola maschera
subacquea per gruppo in modo tale che se si
perde qualcosa nell’acqua profonda si possa
riuscire a recuperarla, verificare la sicurezza prima
di un tuffo o anche solo per osservare la vita che è
presente sotto la superficie dell’acqua. In base alla
durata dell’escursione converrà portare sia il cibo
che l’acqua da bere in base alle proprie esigenze.
In generale si predilige cibo leggero che fornisce
energie rapidamente, come gli snack a base di
cioccolato o anche la frutta secca ma niente vieta
di portare anche il classico panino, ricordando
sempre di metterlo nei contenitori stagni e che è
necessario alimentarsi in maniera moderata ma
continua per evitare affaticamenti digestivi che
possano portare ad una eventuale congestione.
ELENCO B – ATTREZZATURA COLLETTIVA
2 corde semistatiche omologate tipo A o B, da utilizzarsi una per la progressione e una di
scorta in caso di emergenza, entrambe lunghe abbastanza per superare la verticale più
alta che si affronterà nel canyon;
1 safety bag, in questa è presente 1 sacca da lancio, cellulare, kit per il pronto soccorso,
2/3 teli termici e accendino. Nel kit è inserito tutto ciò che è necessario per bloccare una
eventuale frattura o distorsione come le garze, ed inoltre disinfettante, antidolorifici,
cerotti Compeed per eventuali bolle e tutti i medicinali che si vuole integrare e si è soliti
prendere e/o si ritengano utili;
1 sacca per armare la gola in caso di emergenza (martello, spit, piantaspit, 2 chiodi da
roccia, 2 placchette e 2 maglie rapide da 8 mm di diametro);
1 chiave da 13 e 17;
1 cordino in kevlar, lungo circa 1,7 metri, completo di moschettone (meglio di tipo D o
parallelo);
3 moschettoni a base larga HMS con ghiera a vite;
1 moschettone a grande apertura senza ghiera;
1 coppia di bloccanti meccanici adatti per risalita su corda singola (ventrale tipo Croll e
maniglia tipo Basic completa di pedale) e 1 carrucola a flange fisse per tendere una
eventuale teleferica;
1 rinvio in fettuccia di lunghezza media con moschettoni con ghiera;
Attrezzatura individuale: 1 cesoia, 2 imbrago, 3
protezione posteriore in pvc, 4 fettuccia pettorale, 5
bloccante di emergenza, 6 cordino di autosicura con
nodo trilonge, 7 moschettone tri-lock, 8 distanziatore
di fettuccia, 9 discensore pirana
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TORRENTISMO
1 longe multichain o spezzone ausiliario sosta (spezzone di corda singola di c.a. 2 mt e due
moschettoni a ghiera di piccole dimensioni).
Gestire le emergenze vuole dire accettare
anche l’eventualità di potersi perdere e di
dovere rientrare eventualmente anche di
notte, perciò bisogna portare con sé/nel
gruppo almeno una luce frontale con le
batterie cariche. Anche il cellulare, con la
traccia, l’App cartografica e GeoResq rientra
tra i dispositivi indispensabili per gestire una
emergenza ma ricordiamoci di metterlo
sempre in una sacca adeguata,
completamente stagna, e che abbia le
batterie belle cariche. Non sempre si riesce ad avere una buona connessione e alcuni portano con
sé anche un apparecchio radio PMR in grado di sfruttare la Rete Radio Montana.
Tabella dei MATERIALI da portare
ATTREZZATURA
UTILE
INDISPENSABILE
Muta in neoprene
X
Scarpe alte antisdrucciolo
X
Zaino in pvc
X
X
Sacche e bidoni stagni
X
Sacca da lancio
X
X
Custodia stagna per il cellulare
X
Cellulare
X
Casco
X
Maschera subacquea / occhialini
X
Cibo
X
X
Acqua
X
Kit pronto soccorso, telo termico, accendino
X
Luce frontale
X
GPS
X
Macchina fotografica subacquea
X
Cartine topografiche e testi sul percorso
X
Costume da bagno
X
Asciugamano
X
Apparecchio Radio PMR
X
Attrezzatura alpinistica individuale (Elenco
A)
X
Attrezzatura alpinistica collettiva (Elenco B)
X
Fischietto
X
Bottiglie di plastica vuote per fare
galleggiare lo zaino
X
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TORRENTISMO
Come progredisce il torrentista lungo le gole
La discesa delle gole non sempre prevede la presenza dell’acqua al suo interno. Esistono diversi
percorsi in cui l’acqua non scorre più da tempo o solamente in casi eccezionali. Rimangono gli
ostacoli come i salti da superare, saltuari laghetti e i passaggi di arrampicata lungo le rocce levigate.
Ma il torrentista sa bene quanto la presenza dell’acqua possa invece renderne insidiosa e pericolosa
la percorrenza e in questi casi è molto importante che impari bene le dinamiche dell’elemento
acquatico all’interno di ambienti cosi ristretti e plasmati dal tempo.
La progressione in acqua
Per praticare il torrentismo acquatico, benché la nuotata sia agevolata dal galleggiamento garantito
dalla muta, bisogna comunque sapere nuotare e avere
una buona acquaticità. Muoversi nella corrente e tra la
schiuma nel flusso dell’acqua richiede capacità e
conoscenze delle dinamiche del moto che non si possono
improvvisare e gli errori possono condurre verso trappole
mortali. La regola di base per muoversi nelle correnti è che
bisogna mantenere la calma, evitare di perdere energie, e
nuotare tenendo conto del flusso dell’acqua che conduce
verso la direzione voluta.
Come accennato precedentemente indossare una muta
garantisce un minimo di galleggiamento ma svolge anche
l’importante funzione di proteggere da abrasioni e dal contatto con gli ostacoli. Nel caso di correnti
e acque bianche si utilizza la tecnica indicata come flotting, altrimenti detto nuoto difensivo. In
pratica si galleggia sul dorso disponendosi con i piedi verso i potenziali ostacoli. Durante la spinta
della corrente si tengono le punte dei piedi in superficie per evitare che si possa rimanere incastrati
con le gambe in eventuali ostacoli sott’acqua o in caso di ostacoli superficiali come scogli o pareti di
roccia ammortizzare l’impatto con i piedi. L’eventuale zaino si trattiene con le mani. Per contrastare
la corrente e dirigersi in zone più sicure, ad esempio in quelle definite “le zone morte”, la posizione
si modifica per permettere di raggiungere il punto scelto attraverso vigorose bracciate.
Lo zaino va portato tra le mani, su un lato, mai collegato all’imbrago per evitare che impigliandosi
vincoli all’ostacolo anche il praticante.
Una volta raggiunti dei pulpiti o comunque una sommità rocciosa, una delle attività più divertenti e
utili per superare una cascata è quella del tuffo. Il tuffo in sicurezza prevede prima di tutto che
Flotting
Sequenza del tuffo
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TORRENTISMO
scenda una persona calandosi con la corda per verificare che non vi siano ostacoli nel fondale. Viene
fatto da una persona alla volta e prevede ovviamente che l’acqua sottostante sia abbastanza
profonda ma riveste una grande importanza anche la zona di partenza, che deve essere su una
superficie orizzontale e piana, il meno scivolosa possibile. Molti tuffi infatti vengono fatti in maniera
errata e si trasformano in cadute scomposte perché in fase di lancio i piedi hanno perso aderenza.
Lo slancio avviene senza rincorsa, con un
piede avanti rispetto all’altro. La spinta
inizia col piede anteriore, spostando il
baricentro che inizialmente sta sul piede
posteriore, e va effettuata spingendo su
un piede solo. Durante il volo ci si deve
raccogliere in modo da entrare in acqua
in posizione eretta (a candela), con lo
sguardo rivolto in avanti. Quest’ultima
attenzione è dovuta al fatto che con la
testa china che guarda verso il basso il
corpo si sposta dall’asse e il viso potrebbe
ricevere un forte colpo dall’acqua. Il tuffo
prevede anche che le braccia siano lungo
i fianchi oppure piegate davanti al torace.
Bisogna sempre prestare attenzione
perché il corpo si può sbilanciare e c’è il
rischio di sbattere con violenza il viso o la
schiena sulla superficie. Al momento del
contatto con la superficie, la bocca deve
essere tenuta chiusa, si espira
leggermente, come se si compensasse
con una maschera subacquea, per evitare
l’ingresso dell’acqua dalle narici e le
gambe vanno flesse leggermente per
ammortizzare, mantenendole ben unite.
È utile in caso di correnti veloci e vasche
con rulli attuare il tuffo planare, un tipo
di tuffo che permette di non scendere
troppo in profondità e rimanere in
superficie, pronti per nuotare. Ci si lancia
massimo da un metro ed è in pratica un tuffo in cui si arriva in acqua con la testa in avanti, le braccia
aperte e si atterra sulla superficie con il petto, come in una “spanciata”.
Si ricorre invece ad un'altra variante, il tuffo frenato, quando si vuole limitare la penetrazione in
profondità nell’acqua, ad esempio in caso di vasche con poca profondità. Ci si lancia in posizione
simile al tuffo a candela ma in questa situazione si effettua durante il volo una parabola e poco prima
di raggiungere la superficie si allargano braccia e gambe per offrire maggiore resistenza in fase di
penetrazione, in modo tale da frenare la caduta.
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TORRENTISMO
ALTEZZA DEL TUFFO
PROFONDITA RAGGIUNTA
3 m
2,3 m
5 m
2,7 m
7 m
3,1 m
10 m
3,4 m
15 m
3,9 m
Stima calcolata per una persona alta 1,7 m del peso di 70 kg, con tuffo in posizione eretta (a candela) in
acque calme; per profondità raggiunta si intende quella dei piedi (da Scuola Nazionale Tecnici Soccorso in
Forra, 2013).
Nel caso in cui la cascata da superare si manifesti non come un salto verticale ma come uno scivolo
naturale creato dall'azione levigante dell'acqua sulla roccia (toboga), allora in quel caso viene
superato con quella tecnica definita “tecnica di toboga”. Questo scivolo nel quale scorre l’acqua,
spesso un canale, viene affrontato scivolando distesi supini, con lo sguardo e i piedi rivolti verso
valle. Il primo del gruppo lo affronta sempre senza lo zaino ma rimane sempre comunque una buona
norma lasciarlo scendere con la corrente anziché trasportarlo, per evitare che impedisca i
movimenti al praticante. In caso di bassa portata è accettato tenerlo sopra, tra le gambe, mai legato.
Con portate elevate invece lo zaino non si porta con sé e si cerca di affrontare il toboga alla massima
velocità per superare eventuali correnti di non ritorno e rulli sotto cascata, tenendo le braccia
incrociate sul petto a X per proteggersi da eventuali urti. In queste situazione è utile tenere sempre
a portata di mano la sacca da lancio che può aiutare ad uscire da brutte situazioni.
La progressione senza corda
Muoversi senza l’uso della corda normalmente presuppone il superamento degli ostacoli attraverso
le tecniche di arrampicata. Ognuno di noi durante il proprio sviluppo impara schemi motori di base
che permettono di superare la maggior parte degli ostacoli. Normalmente la memoria corporea
risveglia subito l’arrampicata frontale, la più naturale e che viene sfruttata nel torrentismo nella
marcia in alveo in terreno accidentato come caos di blocchi o tratti esposti con appigli e appoggi.
Tuttavia laddove le rocce sono particolarmente lisce e la gola è stretta, ci sono alcune tecniche che
vengono utilizzate particolarmente. La più comune è la tecnica di opposizione: questa tecnica viene
sfruttata quando le pareti di roccia si avvicinano a tal punto da permettere di toccarne entrambi i
lati con le mani e i piedi. A questo punto le gambe vengono disposte in spaccata, con un piede che
spinge verso un lato della spaccatura e l’altro nell’altra. In questa posizione di equilibrio, le mani
poggiano anch’esse ognuna in un lato e servono per sostenere questa posizione spingendo sulle
pareti anch’esse. Esercitando la pressione con arti opposti viene mantenuta la posizione anche su
pareti verticali e lisce. La progressione avviene alternando la pressione degli arti superiori con quelli
superiori. La pressione degli arti dà la stabilità necessaria per spostare un piede o una mano alla
volta per cambiare la posizione, in discesa o in salita.
Una variante a questa posizione è rappresentata dall’opposizione schiena/arti inferiori superiori.
Questa tecnica viene invece attuata quando le pareti sono ancora più vicine ed è possibile
appoggiare la schiena ad un lato della parete e raggiungerne l’altro appoggiando entrambi i piedi in
quella opposta. In pratica si rimane come seduti nel vuoto. Lo spostamento avviene spostando la
schiena, scaricandone la pressione poggiando le mani nella parete o poco sotto il sedere per
contrastare la spinta delle gambe. In questo caso lo zaino viene trasportato su un solo spallaccio o
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17
TORRENTISMO
appeso sotto l’imbrago, nel lato opposto al senso di progressione. Comunemente va’ trasportato
con gli spallacci larghi, in modo tale da poterlo sfilare velocemente in caso di necessità, e sulla sua
maniglia superiore viene inserito un moschettone facilmente apribile, sprovvisto di alcun tipo di
blocco.
La progressione con la corda
La tecnica per superare i salti di una cascata, ove non sia possibile tuffare, è quella della calata con
corda svincolabile. Esistono vari sistemi per creare una calata con corda svincolabile, ma tutte con
lo stesso principio: la corda viene inserita a monte in un ancoraggio naturale o artificiale già
predisposto e deve essere regolata in altezza in maniera tale che arrivi sempre almeno a 50 cm sopra
la superficie dell’acqua. Questo per evitare pericolose abbondanze che potrebbero avvinghiarsi al
corpo di chi si cala una volta raggiunta l’acqua. Tale regolazione però implica la necessita di evitare
pericolosi sfregamenti localizzati fra la corda e la roccia. Per ovviare a questo problema un
torrentista esperto, definito attrezzista, resta a presidio della sosta e tramite un sistema definito
svincolabile, dopo la calata del primo e la messa a misura della corda, recupera un 10% della misura
della stessa per poi gestirlo ridandolo
lentamente alla calata della persona
successiva. La discesa dei praticanti avviene
attivamente su corda singola mediante
l’ausilio del discensore: questo attrezzo è un
dissipatore che permette di rallentare lo
scorrere della corda e, a chi si cala, di
scendere senza difficoltà tenendo anche solo
con una singola mano la corda a valle. Quelli
comunemente utilizzati in torrentismo sono
l’otto, il pirana e l’oka. Nella progressione il
discensore viene utilizzato bloccato su un
fusibile con un moschettone base larga con
tripla sicurezza/blocco. Il discensore può
essere utilizzato in varie configurazioni ma
sempre rispettando le modalità di utilizzo
indicate dal produttore. La parte della corda
che fuoriesce dal discensore e si dirige a
monte è collegata alla sosta mentre quella
che fuoriesce a valle va mantenuta e fatta
scorrere con le mani tenute non troppo
vicine al discensore. Mediante lo scorrere di
questa parte il corpo inizia lentamente a scendere. Il peso deve stare sull’imbrago, la posizione flessa
sul bacino, quasi seduta, con le gambe che spingono verso l’esterno, quasi perpendicolarmente
rispetto alla superficie verticale della roccia. In prossimità dell’ingresso in acqua bisogna darsi un
leggero slancio e lasciare la corda, in modo tale che scorra dal discensore e lasci liberi di nuotare
una volta in acqua. L’ultima persona che si cala è normalmente la più esperta ed effettua la calata
sempre sul medesimo ramo della corda degli altri ma svincolandola ed evitandone lo scorrimento
La discesa con corda svincolabile e l’estremità della corda 50
cm sopra la superficie dell’acqua
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18
TORRENTISMO
mediante un nodo tampone realizzato sulla corda, dalla parte opposta della sosta. La restante parte
della corda la porta con sé nello zaino e deve avere ovviamente la stessa lunghezza della cascata.
Una volta alla base della cascata, tirando dal basso il ramo trasportato nello zaino, il nodo tampone
scorre e si sposta permettendo all’altro ramo di scorrere e di recuperarlo. Nella successione di calata
del gruppo una parte molto importante è rappresentata dalla gestione delle comunicazioni che
avviene, come si vedrà nell’apposito paragrafo, attraverso segnali gestuali e sonori.
Lo zaino si può portare in spalla sul terreno inclinato con forte corrente solo all’altezza dei piedi,
mentre durante le calate su corda in cascata, nel caso la parte superiore del corpo sia investita
dall’acqua, viene tenuto agganciato mediante il moschettone della sua maniglia superiore ad un
altro moschettone (sprovvisto di alcun blocco della leva) posizionato nell’anello porta materiale
dell’imbrago. In caso di forte pericolo di essere trascinati a valle a causa del flusso d’acqua che preme
su uno zaino agganciato, si sceglie sempre di lanciarlo a valle anziché trasportarlo fisicamente.
Qualora la sosta per calarsi sia distante ed esposta, un attrezzista allestisce un mancorrente /
corrimano con una corda. Il mancorrente viene realizzato svincolabile, con tecniche particolari, con
una persona che procede in arrampicata e l’altra che fa una sicura con la corda. Si raccomanda di
dubitare sempre di eventuali mancorrenti fissi perché non si può sapere mai a cosa siano stati
sottoposti precedentemente, piene e usura del tempo.
La progressione del gruppo avviene uno
alla volta, ancorandosi al corrimano con
entrambi i moschettoni delle longe che
vengono spostati uno alla volta nel caso si
debba passare da un ramo del corrimano
ad un altro. Esattamente come avviene
nella progressione su via ferrata.
Un’altra tecnica che si utilizza è quella
della teleferica. Questa viene attuata per
superare degli ostacoli non affrontabili con
una calata diretta sulla verticale. Una
estremità della corda, detta portante,
viene ancorata da un capo all’altro di un
tratto di gola, e si rivela necessaria per
superare ostacoli come ad esempio acque
particolarmente turbolente e rischiose. In
questi casi per realizzarla vengono allestite
delle soste per ancorare i capi della corda.
Per realizzarla si utilizza normalmente una
seconda corda (anche se, nel caso sia
abbastanza lunga, si può realizzare con la
stessa corda con la quale ci si cala): una per
realizzare la “portante” (la corda tesa tra i
due punti) e l’altra per scendere lungo la
portante. La corda portante ha un capo della corda che è situato “a monte” e un altro “a valle” e
deve possedere fra i due ancoraggi una inclinazione tale da garantire una idonea velocità di discesa.
Progressione lungo la teleferica
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19
TORRENTISMO
I due capi della portante vengono fissati in entrambi i lati con sistemi svincolabili bloccato con chiave
apposita per il sistema di blocco utilizzato, in genere otto a contrasto a monte e mezzo barcaiolo a
valle. Dal lato a valle viene effettuato il tensionamento della corda: qua la corda viene inserita nel
moschettone posto in sosta con un nodo mezzo barcaiolo. L’estremità uscente dal nodo viene
utilizzata per tensionarla attraverso un paranco semplice. Quest’ultimo è realizzato con l’ausilio di
un attrezzo bloccante e un moschettone che viene inserito qualche metro a monte del mezzo
barcaiolo, rinviando la
corda al suo interno.
Una volta che la corda
ha raggiunto la giusta
tensione il nodo mezzo
barcaiolo viene bloccato
in posizione di rilascio e
chiuso con asola e
contro asola di
bloccaggio.
I torrentisti scendono
uno per volta, calandosi
in autonomia col
discensore posizionato
in modalità otto veloce
con una seconda corda
(o con la corda
rimanente), scorrendo
lungo la portante della teleferica solo una volta dopo avervi collegato i moschettoni della longe.
Il codice per le comunicazioni
Con il fragore dell’acqua o anche a causa dell’ampia distanza tra la parte a monte e a valle di un
salto roccioso è estremamente difficile riuscire a comunicare. Le ricetrasmittenti possono essere
utili ma devono essere contenute in contenitori stagni e i rumori e le interferenze non danno
garanzia che funzionino adeguatamente. È per tale motivo che il codice di comunicazione nel
torrentismo si basa soprattutto su pochi ed essenziali segnali sonori attraverso un fischietto e
attraverso la gestualità visibile dall’alto, un po' come avviene per l’elicottero. Il fischietto è quindi
un elemento indispensabile del materiale da portare e il torrentista lo fissa generalmente al casco
attraverso un cordino sottile, anche elastico, con carico di rottura inferiore ai 20 DaN (Scuola
Nazionale Tecnici Soccorso in Forra, 2013). Questo perché è importante che sia sempre a portata di
mano ma che nel caso si imbrigli accidentalmente sia possibile strapparlo senza grande sforzo. Nei
canyon acquatici viene utilizzato rivolto al contrario, rovesciato, in modo da avere il foro superiore
rivolto verso il basso, per evitare che vi entri dentro l’acqua e non lo faccia funzionare
adeguatamente.
Discensore a otto con corda per la calata inserita: in configurazione da calata standard
(a sinistra) e in modalità otto veloce (a destra) per la discesa lungo la teleferica
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20
TORRENTISMO
SIGNIFICATO
GESTUALE
FISCHIETTO
Si
Braccia e corpo devono disegnare la Y di yes, braccia
aperte alzate e gambe unite
3 FISCHI
No
In posizione eretta si alza solo un braccio e l’altro sta
leggermente discosto dal corpo
1 FISCHIO
STOP
(1 sillaba)
1 FISCHIO
Corda libera, Puoi scendere
(LI-BE-RA, 3 sillabe)
3 FISCHI
Dammi/Cala corda
(CA-LA, 2 sillabe)
Battere ripetutamente tra loro i pugni stretti, dall’alto
verso il basso
2 FISCHI
Recupera corda
(RE-CU-PE-RA, 4 sillabe)
Un solo braccio alzato rotea sul capo con pugno chiuso
e un dito indice rivolto verso l’alto
4 FISCHI
Persona bloccata
A mano aperta ci si afferra il collo come per pinzarlo
ATTENZIONE Scivoloso
Tenendo una mano con il palmo rivolto verso l’alto lo si
sfrega più volte con le nocche dell’altra
Fine manovra
Si incrociano i polsi all’altezza del viso
Crea / tendi Teleferica
Si brandeggia il braccio a pugno chiuso, avanti e
indietro
ATTENZIONE
Oggetto pericoloso in acqua
Unite le mani con il palmo, in posizione di preghiera, si
stacca una delle due ad indicare la direzione in cui è
presente l’ostacolo. Effettuarlo più volte.
Dai Corda RAPIDAMENTE
Battere ripetutamente e rapidamente con il palmo sulla
calotta del casco
1 FISCHIO LUNGO
Taglia Corda
Con le palme delle mani rivolte verso l’alto mimare il
movimento del taglio della cesoia, avvicinandole e
allontanandole simultaneamente
Fonte: Comunicazioni del codice visivo e sonoro del CNSAS (Scuola Nazionale Tecnici Soccorso in
Forra, 2013)
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21
TORRENTISMO
Come organizzare una uscita di torrentismo
È importante avere la consapevolezza che non si possono eliminare completamente i pericoli legati
alla frequentazione degli ambienti naturali, anche se una attenta pianificazione può aiutare a
prevenire problemi e limitare possibili imprevisti.
Ci si può informare su percorsi già esistenti attraverso riviste di settore, siti web e blog, guide
attraverso i quali si cercheranno di avere dati sui tempi e dove avverrà la marcia di avvicinamento,
le difficoltà, presenza di dighe o altri interventi artificiali a monte del torrente che possano alterare
improvvisamente le portate, il dislivello, la quota, l’orientamento, il ritorno, eventuali punti
intermedi di uscita per emergenza, il tempo di percorrenza, l’esistenza di eventuali punti di
appoggio. In linea di massima per una buona pianificazione più informazioni si hanno e meglio è.
Bisogna prestare attenzione anche all’attendibilità delle fonti, non sempre infatti chi promuove o
pubblica un itinerario si cura della presenza di eventuali vincoli per la frequentazione. Consultare
quindi sempre anche i siti web dei Comuni in cui si svolge, in quanto capita che richiedano una
autorizzazione, e valutare anche se il percorso si svolge dentro aree militari, aree protette o riserve
di pesca, nelle quali di norma non è consentito svolgere il torrentismo. In alcuni corsi d’acqua è
inoltre presente l’infezione chitridiomicosi, una malattia fungina che attacca gli anfibi e in alcuni casi
ne ha portato alcune specie quasi all’estinzione, o altre specie alloctone che possono essere
facilmente diffuse in altri torrenti, adottiamo perciò un principio di precauzione disinfettando tutta
l’attrezzatura o facendola asciugare in maniera totale prima di utilizzarla in un altro corso d’acqua,
per evitare il trasporto delle spore.
Una volta individuato l’itinerario ricordiamo sempre di consultare le previsioni meteo, non solo del
giorno ma anche dei giorni precedenti, per evitare pericolose piene o incorrere di situazioni di
portate eccessive. La valutazione dell’impatto di una potenziale piena va’ sempre effettuata
riflettendo sul tratto più stretto dell’alveo che si andrà a percorrere. Ultimo ma non per questo
meno importante, ricordarsi di scegliere i compagni giusti per l’avventura, per evitare inconvenienti.
Una scala di difficoltà
La scala di difficoltà più diffusa è quella della Associazione Italiana Canyoning (AIC) che indica con le
proprie norme di classificazione tecnica le differenti tipologie di percorsi. È una scala di difficoltà
condivisa con altre importanti associazioni sportive come la FFP e FFME - Fédération française de la
montagne et de l'escalade. D’altronde abbiamo già visto come può essere difficile descrivere tali
percorsi e come la presenza dell’acqua nei canyon può non risultare scontata: la discesa delle gole
può avvenire in canyon che presentano salti anche importanti, ma che rimangono completamente
asciutti per la maggior parte dell’anno, come capita spesso nelle regioni italiane più siccitose. Ma la
differenza tra la presenza o meno dell’acqua può rendere il percorso più o meno complesso da
percorrere.
La prima distinzione che l’AIC indica è tra “terreno d'avventura" e “terreno sportivo”. Si intende con
il primo un canyon non allestito completamente o semplicemente lasciato all’inventiva e abilità dei
ripetitori che non troveranno niente di veramente stabile in posto. Contribuiscono alla
classificazione anche caratteristiche generali del bacino, il fatto che sia difficilmente accessibile o
qualora la forra sia soggetta ad eventi distruttivi (piene, frane, valanghe, ecc.) che possono
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22
TORRENTISMO
pregiudicare la persistenza degli ancoraggi o anche l’eventuale inutilità nel mettere in posa qualcosa
di fisso. Invece per “terreno sportivo” si comprendono quei canyon attrezzati con criteri conformi
alla Associazione Italiana Canyoning e gli altri in modo non conforme, in entrambi i casi siamo
comunque di fronte a percorsi che presentano attacchi e ancoraggi fissi e sono frequentati
regolarmente durante la giusta stagione. Per potere però definire in maniera sintetica la difficoltà
di un percorso la soluzione adottata è stata quella di una simbologia codificata in più parametri che
indichi le principali caratteristiche che lo contraddistinguono:
la verticalità dei salti da affrontare (lettera "v" seguita da una cifra da 1 a 7, lasciando la scala
aperta verso l'alto) per le difficoltà;
la difficoltà legata all’acquaticità (lettera "a" seguita da una cifra da 1 a 7, lasciando la scala
aperta verso l'alto);
l'impegno globale e la durata (cifra romana da I a VI, lasciando la scala aperta verso l'alto).
La valutazione viene fatta in periodo di pratica normale con una portata di acqua media o ordinaria
ed è calibrata su un gruppo di 5 persone, in situazione di scoperta del canyon ("a vista") ed il cui
livello di capacità sia adeguato al livello tecnico del canyon.
TABELLA SCALA DI DIFFICOLTA’ – VERTICALITA’ E ACQUATICITA’
DIFFICOLTA'
V: CARATTERE VERTICALE
A: CARATTERE ACQUATICO
1
Molto Facile
Nessuna calata, corda normalmente inutile
per la progressione.
Nessun passaggio di
arrampicata/disarrampicata.
Assenza d'acqua o marcia in acqua
calma. Nuotate facoltative.
2
Facile
Presenza di calate aventi accesso ed
esecuzione facili inferiori ai 10 m.
Passaggi di arrampicata/disarrampicata facili
e non esposti.
Nuotate non più lunghe di 10 m in
acque calme.
Salti semplici inferiori a 3 m.
Scivoli corti o in leggera pendenza.
3
Poco Difficile
Verticali con portata debole.
Presenza di calate aventi accesso ed
esecuzione facili inferiori ai 30 m, separate, da
terrazzini che consentano il raggruppamento.
Posa di mancorrenti semplici. Progressione
tecnica che richiede attenzione (posa su
appoggi precisi e la ricerca di un itinerario su
un terreno che può essere scivoloso o
instabile o accidentato o nell'acqua.
Passaggi di arrampicata/disarrampicata fino al
3c, non esposti che possono richiedere l'uso di
una corda.
Nuotate non più lunghe di 30 m in
acque calme.
Progressione in corrente debole.
Salti semplici da 3 m a 5 m.
Scivoli lunghi o con pendenza
media.
4
Abbastanza
Difficile
Verticali con portata debole o media che
possono cominciare a porre problemi di
squilibrio o bloccaggio.
Presenza di calate aventi accesso difficile e/o
superiori ai 30 m.
Concatenamento di calate in parete con soste
confortevoli.
Necessaria gestione degli sfregamenti.
Immersioni prolungate
comportanti una perdita di calore
piuttosto consistente.
Corrente media. Salti semplici da 5
m a 8 m.
Salti con difficoltà di partenza, di
traiettoria o di ricezione inferiori ai
5 m.
Sifoni larghi, ma inferiori a 1 m per
lunghezza e/o profondità.
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23
TORRENTISMO
TABELLA SCALA DI DIFFICOLTA’ – VERTICALITA’ E ACQUATICITA’
DIFFICOLTA'
V: CARATTERE VERTICALE
A: CARATTERE ACQUATICO
Posa di mancorrenti delicati, calate o arrivi di
calate non visibili dall'armo, ricezione in vasca
in cui nuotare.
Passaggi di arrampicata/disarrampicata fino al
4c o A0, esposti e/o che possono richiedere
l'uso di tecniche di assicurazione e
progressione.
Scivoli molto lunghi o a forte
pendenza.
5
Difficile
Verticali con portata media o forte,
superamento difficile che necessita una
gestione della traiettoria o dell'equilibrio.
Concatenamento di calate in parete con soste
aeree.
Superamento di vasche durante la discesa.
Superficie scivolosa o presenza di ostacoli.
Recupero della corda difficoltoso (in posizione
di nuoto...).
Passaggi di arrampicata/disarrampicata
esposti fino al 5c o A1.
Immersioni prolungate in acqua
fredda comportanti una perdita
notevole.
Progressione in corrente
abbastanza forte, tale da incidere
sulla traiettoria del nuoto, sulle
possibilità di sosta, sugli ingressi in
corrente.
Difficoltà obbligatorie legate a
fenomeni di acqua bianca (rulli,
nicchie, vortici...) che possono
provocare un bloccaggio
temporaneo del torrentista.
Salti semplici da 8 m a 10 m.
Salti con difficoltà di partenza, di
traiettoria o di ricezione inferiori da
5 m a 8 m.
Sifoni larghi, ma inferiori a 2 m per
lunghezza e/o profondità.
6
Molto Difficile
Esposto
Verticali con portata forte o molto forte.
Cascata consistente.
Superamento difficile che necessita una
efficace gestione della traiettoria o
dell'equilibrio.
Installazione delle soste difficile: messa in
opera delicata di armi naturali (blocchi
incastrati...).
Accesso alla partenza della calata difficile
(installazione di mancorrenti delicati...).
Passaggi di arrampicata/disarrampicata
esposti fino al 6a o A2.
Superficie molto scivolosa o instabile.
Vasca di ricezione fortemente turbolenta.
Progressione in corrente forte, tale
da rendere difficoltosi il nuoto, la
sosta, l'ingresso in corrente
Movimenti di acqua marcati (rulli,
nicchie, controcorrenti, onde,
vortici...) che possono provocare
un bloccaggio prolungato del
torrentista.
Salti semplici da 10 m a 14 m.
Salti con difficoltà di partenza, di
traiettoria o di ricezione inferiori da
8 m a 10 m.
Sifoni larghi, ma inferiori a 3 m per
lunghezza e/o profondità.
Sifone tecnico fino a 1 m
eventualmente con corrente o
cheminement.
7
Estremamente
Difficile
Molto Esposto
Verticali con portata molto forte o
estremamente forte.
Cascata molto consistente.
Superamento molto difficile che necessita
l'anticipo e la gestione specifica della corda,
della traiettoria, dell'equilibrio e del ritmo di
Progressione in corrente forte, tale
da rendere molto difficoltosi il
nuoto, la sosta, l'ingresso in
corrente.
Movimenti di acqua violenti (rulli,
nicchie, controcorrenti, onde,
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24
TORRENTISMO
TABELLA SCALA DI DIFFICOLTA’ – VERTICALITA’ E ACQUATICITA’
DIFFICOLTA'
V: CARATTERE VERTICALE
A: CARATTERE ACQUATICO
discesa.
Passaggi di arrampicata/disarrampicata
esposti superiori al 6a o A2.
Visibilità limitata ed ostacoli frequenti.
Possibili passaggi in corso o alla fine della
calata in una o più vasche con movimenti
d'acqua potenti.
Controllo della respirazione, passaggi in
Apnea.
vortici...) che possono provocare
un bloccaggio prolungato del
torrentista.
Salti semplici superiori a 14 m.
Salti con difficoltà di partenza, di
traiettoria o di ricezione superiori a
10 m.
Sifoni superiori a 3 m per lunghezza
e/o profondità.
Sifone tecnico superiore a 1 m con
corrente o cheminement o senza
visibilità.
Da Norme di classificazione tecnica AIC
(https://www.aic-canyoning.it/images/doc/procanyon/aic_norme_classificazione_tecnica-2003-2.pdf)
TABELLA SCALA DI DIFFICOLTA’ – IMPEGNO COMPLESSIVO
IMPEGNO /
DURATA
CRITERI
I
Possibilità di porsi fuori dalla piena facilmente scappatoie facili presenti su tutte le parti
del percorso.
Tempo di percorrenza del canyon (avvicinamento, discesa, rientro) inferiore a 2 ore.
II
Possibilità di porsi fuori dalla piena in al massimo in 15 minuti di progressione.
Scappatoia/e raggiungibili in meno di 1 ora di progressione.
Tempo di percorrenza del canyon fra 2 e 4 ore.
III
Possibilità di porsi fuori dalla piena in al massimo in 30 minuti di progressione.
Scappatoia/e raggiungibili in al massimo 1 ora di progressione.
Tempo di percorrenza del canyon fra 4 e 8 ore.
IV
Possibilità di porsi fuori dalla piena in al massimo in 1 ora di progressione.
Scappatoia/e raggiungibili in al massimo 2 ore di progressione.
Tempo di percorrenza del canyon fra 8 ore e 1 giornata.
V
Possibilità di porsi fuori dalla piena in al massimo in 2 ora di progressione.
Scappatoia/e raggiungibili in al massimo 4 ore di progressione.
Tempo di percorrenza del canyon fra 1 e 2 giornate.
VI
Possibilità di porsi fuori dalla piena in più di 2 ore di progressione.
Scappatoia/e raggiungibili in un tempo superiore a 4 ore di progressione.
Tempo di percorrenza del canyon superiore a 2 giorni.
Da Norme di classificazione tecnica AIC
(https://www.aic-canyoning.it/images/doc/procanyon/aic_norme_classificazione_tecnica-2003-2.pdf)
Il periodo e la gola ideale
Alcuni libri indicano che il periodo migliore si concentra nel periodo estivo ma in realtà in alcune
regioni, soprattutto nel sud, Isole e centro Italia è proprio il periodo legato alla deposizione delle
uova da parte delle specie e la stagione critica a causa della siccità. Durante l’estate perciò
bisognerebbe seguire solo percorsi con flussi d’acqua perenni con un buon scorrimento idrico e
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25
TORRENTISMO
progredire preferenzialmente attraverso il nuoto o in cammino al di fuori dell’alveo fluviale,
seguendo comunque quanto indicato nei vademecum riportati in questa pubblicazione. Lo stesso
dicasi per i mesi invernali durante i quali le trote depongono le uova nelle aree con basso fondale e
ghiaiose dove viene spontaneo camminare durante la percorrenza degli alvei fluviali.
Sarebbe opportuno per un Torrentismo Sostenibile valutare il percorso da seguire anche in base al
periodo di deposizione e attuare le opportune attenzioni e scelte.
Il periodo migliore per i frequentatori in realtà varia da regione a regione come il percorso ideale,
che deve sempre essere legato alla propria esperienza. Le scelte del percorso non si basano solo
sull’estetica o la sportività del tracciato ma vengono valutati anche fattori ambientali fondamentali
per la sicurezza come le condizioni meteo o la presenza di dighe o captazioni artificiali a monte.
Entrare dentro una gola quando piove nel proprio bacino idrografico o nell’area a valle vuole dire
rischiare di rimanere intrappolati da una piena o esserne travolti. La pioggia smuove i massi dalle
pareti del canyon e questi possono precipitare al suo interno o essere trasportati dal flusso
dell’acqua, lanciati sui malcapitati come proiettili. Per potere percorrere in sicurezza una forra
acquatica la portata del corso d’acqua deve essere quella media, quella ordinaria e l’attrezzatura
deve essere adeguata anche alla temperatura della sua acqua per evitare la pericolosa ipotermia.
Tabella deposizione uova delle principali specie ittiche
Introdotta o
Autoctona in
Sardegna
Nome
Periodo di riproduzione e deposizione uova 4*, estratto da
https://www.ibs.it/pesci-d-acqua-dolce-della-libro-
vari/e/9788861040267
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII
I
ALBORELLA
X
X
X
A
ALOSA
X
X
X
A
ANGUILLA
X
X
A
CAGNETTA
X
X
X
A
CARASSIO
X
I
CARPA
X
X
X
I
COBITE
X
X
X
I
GAMBUSIA
X
X
X
X
X
A
LAMPREDA
X
X
X
X
X
A
LATTERINO
X
X
X
I
PERSICO REALE
X
X
X
X
I
PERSICO TROTA
X
X
X
I
PESCE GATTO
X
X
X
I
SCARDOLA
X
X
X
A
SPINARELLO
X
X
X
I
TINCA
X
X
X
I
TROTA FARIO
X
X
X
X
X
I
TROTA IRIDEA1*
X
X
X
A
TROTA SARDA2*
X
X
X3*
X
X
1*= Popolazioni strutturate trovate in Sardegna – fonte Carta Ittica della Provincia di Sassari -2014, Provincia di Sassari, Zirichiltaggi
2*= S. T. macrostigma è inserito nell'Allegato II della Direttiva Habitat 92/43/CEE tra le 'specie animali e vegetali di interesse
comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione'.
3*= https://www.lifestreams.eu/la-trota-mediterranea/
4*= Conti, G. Loddo, A. Cau, 2008 - Pesci d'acqua dolce della Sardegna - Aisara Ed.
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TORRENTISMO
Utilizzo di strumentazione per l’orientamento (GPS e cartografia)
La base per spostarsi e conoscere i luoghi sono sicuramente le carte IGM o comunque le carte
topografiche in scala almeno 1:25.000 pubblicate anche da altri editori. Tuttavia nel tempo si sono
sempre più diffuse le App per i cellulari che consentono di gestire tracciati e riferimenti con
coordinate. È importante ricordare che ovviamente tutti i dispositivi che si portano dovranno essere
messi in sicurezza attraverso custodie completamente stagne ma che ne consentano
contemporaneamente l’utilizzo. L’utilizzo di cartografia digitale dovrà essere off-line in quanto i
corsi d’acqua sono situati normalmente in aree dove la connessione al web è nulla o comunque
veramente limitata. Alcune delle migliori App gratuite (o quasi) sono OsmAnd, Google Maps,
MAPS.ME, Oruxmaps, Wikiloc.
Emergenze e l’uso di ricetrasmittenti PMR
Lungo le gole, trattandosi geograficamente di aree incassate, è spesso assente il segnale telefonico
perciò si dovrà cercare un luogo, in genere sopraelevato, in cui potere chiamare. Il numero di
riferimento è il 118 e il numero di chiamate unico europeo per le emergenze 112. Preparatevi a
rispondere a domande attinenti le vostre generalità, il luogo, eventuali coordinate della località,
tipologia di incidente, situazione attuale. Chiarite che si tratta di un intervento di soccorso in un
ambiente impervio e mantenete la posizione in modo tale da essere reperibili per le successive
comunicazioni.
Una utile applicazione è GeoResQ, l’App gratuita che durante le attività outdoor ti permette di
inviare un allarme direttamente al Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, comunicando
posizione e percorso. GeoResQ memorizza i tuoi percorsi, che vengono archiviati nella tua area
personale del sito georesq.it da dove sono esportabili su altri software cartografici. La funzione
Tracciami è attiva solo in presenza della rete telefonica, in mancanza di segnale l’App memorizza il
tuo percorso e lo invia appena il segnale ritorna disponibile. Questo spesso avviene anche con
segnale debole, in alcuni casi quando la conversazione telefonica non è possibile.
Un supporto potenzialmente utile in determinate circostanze, ma che non sostituisce i sistemi
istituzionali di allertamento degli organi deputati al soccorso, è rappresentato dalla Rete Radio
Montana (www.reteradiomontana.it). Qualora non vi siano alternative si può tentare di diramare
una chiamata di emergenza a questa Rete attraverso l’utilizzo di apparati radio PMR-446
selezionando il canale 8 e impostando allo stesso il codice CTCSS 16. L'utente che riceverà la richiesta
di aiuto, dovrà acquisire le informazioni sulla situazione di emergenza (posizione esatta, tipo di
emergenza, ecc.) ed inoltrarle telefonicamente al CNSAS.
Associazioni e figure di riferimento
Le più importanti scuole sportive nazionali di torrentismo in Italia sono rappresentate dalla S.N.S.
CAI - Scuola Nazionale del Club Alpino Italiano, dalla S.N.C. - Scuola della associazione sportiva
nazionale AIC - Associazione Italiana Canyoning e dalla UISP SdA Montagna - Unione Italiana Sport
per Tutti, settore Torrentismo.
La UISP (UISP, 2022) forma un Tecnico di Disciplina che dopo 66 ore di formazione (unità didattica
di base, formazione specifica, tirocinio ed esame scritto, orale e pratico) può condurre gruppi
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TORRENTISMO
valutando preventivamente il profilo di Risk Management (ad esempio meteo, itinerario, pericoli
oggettivi, difficoltà tecniche, stagionalità, composizione dei partecipanti).
La didattica delle altre due scuole invece è simile e prevede corsi di introduzione, avanzamento
tecnico e perfezionamento. Entrambe le associazioni si dedicano alla diffusione della loro attività
sportiva anche attraverso manifestazioni e divulgazione di informazioni riguardo le tecniche e la
sicurezza per affrontare una discesa in forra.
Dal punto di vista sportivo AIC (Associazione Italiana Canyoning) UISP e CAI (Club Alpino Italiano)
organizzano corsi per principianti e livelli avanzati.
Per quanto riguarda l’accompagnamento con la professione di guida invece, in Italia esiste un po' di
tutto con persone che spesso sono prive di ogni titolo o di ogni titolo abilitante che si propongono
per portare clienti. Allo stato attuale le uniche figure professionali abilitate legalmente a svolgere
questa professione sono:
- Guida Alpina (L.36/1989) con formazione specifica per accompagnamento con attrezzature
alpinistiche e una specializzazione sul torrentismo di circa 2 settimane.
- Guida Canyon Maestro di Torrentismo AIGC (Associazione Italiana Guide Canyon) e ENGC
(Ente Nazionale Guide Canyoning), associazioni di professionisti inserite nell’elenco del MISE
(Ministero Italiano per lo Sviluppo Economico) ai sensi dell’art. 2 comma 7, L.4/2013. Sono
le uniche figure a livello nazionale ad avere una formazione specifica solo ed esclusivamente
per il torrentismo e che quindi hanno come ambiente operativo con le corde esclusivamente
gole e forre.
- Guida Speleologica con specializzazione per il Canyoning. Figura istituita in alcune regioni che
ne detengono anche l’albo professionale (Friuli Venezia Giulia, l’Abruzzo e le Marche).
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TORRENTISMO
Vademecum per frequentare i torrenti
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TORRENTISMO
L’attività del torrentismo è una attività appassionante ma che esercitata senza precauzione, in
maniera continuativa e commerciale può avere un importante impatto sull’ambiente. Infatti quando
esistono avidità, pressioni ed interessi economici è veramente difficile dare importanza al
mantenimento a lungo termine di un luogo e al rispetto dell’ambiente che si frequenta. Le
associazioni nazionali che promuovono ormai da tanto questa attività hanno redato nel tempo una
serie di regole che hanno messo a frutto le riflessioni e l’esperienza acquisita in tanti anni di
frequentazione. Si riportano di seguito le regole etiche e le considerazioni di quello che l’AIC
(Associazione Italiana Canyoning, 2015) ha definito il suo manifesto ambientale, in cui cioè esplicita
il concetto di promozione del torrentismo e di rispetto dell’ambiente che frequenta.
VADEMECUM AIC - Associazione Italiana Canyoning, 2015
PREMESSA
Una forra (o gola) è un ecosistema che sotto certe condizioni presenta un’estrema delicatezza e
vulnerabilità, e che in ogni caso, essendo uno degli ultimi ambienti della superficie terrestre che
mantiene una certa inaccessibilità, presenta caratteristiche di naturalità che vanno di per sé
conservate come valore.
Il mantenimento di un buon stato di salute dell'ecosistema forra è sempre e comunque prevalente
rispetto alla sua fruizione turistica e/o ludico-sportiva, essendo compresa in questi casi la pratica
del torrentismo, sia sotto forma amatoriale che commerciale.
CONSIDERAZIONI GENERALI
La forra è un ambiente in cui chiunque senta il bisogno di ambienti incontaminati può ancora
sperimentare un incontro diretto con la natura e viverne in libertà la solitudine, i silenzi, i fragori,
le dimensioni, le leggi naturali, i pericoli. Il valore dell’attività torrentistica risiede anche nella sua
potenziale capacità di stimolare un rapporto tra l'uomo e l’ambiente naturale in grado di dare un
senso non effimero all'avventura torrentistica.
Il desiderio di diffondere la conoscenza dell’ambiente forra e del torrentismo attraverso la messa
in opera di vie ferrate o percorsi attrezzati, nonché l’adozione di sistemi di accompagnamento
commerciale “usa e getta”, rischia di produrre gravi danni sia alle forre che ai praticanti a livello
amatoriale, in quanto trascura il valore della natura selvaggia come cardine della qualità del
torrentismo. Hanno preso piede approcci all’ambiente forra che, per il loro predominante
carattere consumistico-spettacolare, diffondono messaggi ambigui e favoriscono l'affermarsi di
una mentalità incline a considerare la gola come un semplice supporto per attività sportivo-
ricreative.
L’unicità dei luoghi circostanti le gole è inoltre compromessa dalla penetrazione dei mezzi di
trasporto meccanici. Riteniamo elementi che possano degradare il fascino ambientale sia l'uso di
mezzi aerei per depositare torrentisti in quota, sia l’utilizzo di mezzi meccanici laddove non ne sia
normalmente consentita la circolazione.
L’ASSOCIAZIONE ITALIANA CANYONING SI IMPEGNA A PROMUOVERE LE SEGUENTI NORME
COMPORTAMENTALI
1. Rinunciare alla percorrenza di itinerari torrentistici, sempre e comunque ovvero in alcuni
particolari periodi dell'anno, qualora questa possa determinare danni gravi all'ecosistema
presente nella gola interessata.
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TORRENTISMO
2. Non effettuare trasformazioni permanenti del livello di accessibilità di una forra, mettendo in
opera presidi fissi quali cavi di acciaio. Ausili di questo genere potranno essere utilizzati
esclusivamente:
a. in forre già soggette a trasformazione turistica;
b. in forre il cui livello di accessibilità è di tipo escursionistico e dove un numero limitato
di presidi fissi, tranne dove sia vietato per l'esistenza di norme di protezione
ambientale, serva solo ad eliminare punti di pericolo senza danneggiare l'ecosistema;
c. in forre di tipo escursionistico dove, fermo restando la verifica di compatibilità
ambientale dell'intervento, per le particolari caratteristiche morfologiche sia possibile
realizzare percorsi attrezzati adatti a soggetti che presentano handicap psico-fisici.
3. In sede di esplorazione di un nuovo itinerario torrentistico, non essendo certo il suo valore e
non potendosi quindi escludere la mancanza di interesse e quindi l'assenza di successive
ripetizioni, utilizzare il meno possibile materiali artificiali per la posa in opera temporanea di
corde di progressione, sfruttando laddove possibile ancoraggi naturali. Si intende che il
mantenimento della sicurezza di progressione è un principio non derogabile, per cui tutto il
materiale necessario e sufficiente ad assicurarla va comunque utilizzato.
4. In sede di armo stabile di un itinerario di torrentismo interessante, e quindi soggetto a
ripetizioni anche frequenti, mettere in opera solo ed esclusivamente presidi fissi atti a
vincolare alla roccia corde mobili di progressione che verranno rimosse al termine della
percorrenza della gola. I presidi fissi ritenuti necessari e sufficienti sono:
a. punti di ancoraggio per corde mobili di progressione, relative sia al superamento di
verticali che di traversi orizzontali;
b. punti di ancoraggio per corde mobili destinate ad operazioni di soccorso;
c. punti di ancoraggio accessori, definendo con questo termine quei presidi fissi arretrati
rispetto alle verticali, necessari a mettere in opera corde mobili destinate a favorire la
progressione di soggetti poco esperti.
5. L'utilizzo di qualsiasi altro tipo di presidio fisso che non sia funzionale alla sicurezza ma solo
alla comodità, quali ad esempio gradini o cavi metallici, è da ritenersi assolutamente
incompatibile con le suddette norme di comportamento.
L’attività del torrentismo potrebbe trasmettere involontariamente la chitridiomicosi, una malattia
che colpisce, spesso con conseguenze letali, la cute degli anfibi. Riportiamo alcune informazioni utili
per evitare la sua diffusione e tutelare i nostri anfibi.
Chitridiomicosi
Come ormai accertato da più autori (Stagni G. et al., 2004) la chitridiomicosi è, assieme alle
infezioni di natura virale, uno dei più importanti fattori di natura patologica in grado di chiarire i
fenomeni di mortalità in massa di intere popolazioni di anfibi osservati negli ultimi decenni in
tutto il mondo. Anche il declino di intere specie può essere in diversi casi ricondotto all'incidenza
di queste forme patologiche (Stagni G. et al., 2004). L'infezione da Batrachochytrium
dendrobatidis avviene a causa di zoospore flagellate, solo attraverso il mezzo acquatico. È stato
dimostrato che le zoospore riescono a sopravvivere a lungo (fino a 3/4 settimane) anche in acqua
di rubinetto o deionizzata, e che in natura possono infettare gli anfibi anche 7 settimane dopo la
loro immissione in acqua (Johnson M.L. et al., 2003). Non si ritiene che il fungo abbia forme di
resistenza all'asciutto.
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TORRENTISMO
I primi casi di infezione da Batrachochytrium dendrobatidis in anfibi italiani sono stati diagnosticati
nell'estate 2001 su esemplari di ululone appenninico del territorio collinare della Provincia di
Bologna.
Passando da un torrente all’altro è facile diventare vettori di questa pericolosa malattia. Per
prevenire i rischi di una possibile diffusione sul territorio della chitridiomicosi, è necessaria
l'adozione di adeguate misure di profilassi. Tali misure corrispondono a quelle indicate nel DAPTF
- Declining Amphibian Populations Task Force, Fieldwork Code of Practice
(https://www.fws.gov/sites/default/files/documents/declining-amphibian-task-force-fieldwork-
code-of-practice.PDF) (Stagni G. et al., 2004).
Nello specifico possono essere ricordate le seguenti norme di comportamento:
► Pulizia e disinfezione sistematica delle attrezzature utilizzate. Meglio ancora sarebbe
l'utilizzo di materiali diversi per ogni sito visitato, in particolare qualora si tratti di siti molto
distanti tra loro, abitati da specie diverse o da popolazioni di specie rare, minacciate o
isolate tra loro.
► Per la disinfezione delle attrezzature sono indicati l'ipoclorito di sodio (Amuchina al 5%) e
preparati con soluzione al 70% di alcool etilico. È necessario lasciare immersi gli attrezzi
da disinfettare per almeno 30 minuti.
► Non maneggiare mai gli animali.
► Evitare ogni traslocazione di esemplari da una località all'altra.
► Lavarsi accuratamente con antibatterici a conclusione delle attività.
Lesioni e amputazioni causate dalla chitridiomicosi sul Tritone sardo
Nel Parco di Sierra de Guara, in Spagna, una delle mecche del torrentismo europeo, hanno attuato
un regolamento interessante che cerca di tutelare questa attività economica importante per le
comunità locali e sostenere l’ambiente. I limiti che hanno imposto sono in realtà piccole accortezze
come: evitare di fare il percorso in gruppi di più di 10 persone; ogni gruppo progredisce 10’ di
distanza dall’altro; la frequentazione dei torrenti è normalmente consentita in una fascia oraria che
non comprendere le prime ore dall’alba e le ultime prima del tramonto, per dare respiro alla fauna.
A queste vanno aggiunte altre come è preferibile nuotare anziché calpestare inutilmente il fondale,
evitare di maneggiare e toccare gli animali che si incontrano, evitare di gridare se non è necessario,
prendersi cura delle aree vegetate, andare in bagno al di fuori del torrente.
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TORRENTISMO
L’ambiente in cui si svolge
Flora
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TORRENTISMO
La vegetazione presente in prossimità dei corsi d'acqua è chiamata ripariale ed appartiene a quella
categoria definita azonale, influenzata non solo dal clima ma anche dalle condizioni pedologiche in
particolare dal gradiente di umidità del suolo, dai regimi idrologici e dal chimismo delle acque. Le
fasce di vegetazione riparia (arborea, arbustiva o erbacea) svolgono un ruolo talmente importante
da divenire inscindibili dal corso d'acqua. Se lasciati alle loro dinamiche naturali questi ambienti si
caratterizzano per il loro notevole dinamismo ed eterogeneità d’habitat in grado di supportare
un’elevata biodiversità. Le piante vengono selezionate soprattutto dal regime delle acque che
condiziona la tessitura dei suoli, la disponibilità idrica e il rifornimento di sostanze nutritive.
Le piante rivestono un ruolo fondamentale nel letto del torrente in quanto trattengono con le loro
radici la terra delle sponde, regimano il corso dell’acqua, ne modificano i microhabitat attraverso
l’ombreggiatura e sono rifugio e alimento per tutti i micro e macro vertebrati. Inoltre quelle piante
parzialmente o completamente sommerse dall’acqua, elofite ed idrofite (come papiri, canne,
giunchi, cannucce, le tife), hanno inoltre la capacità di filtrarla riducendone gli inquinanti, si parla
spesso infatti della capacità di un fiume di contenere l’inquinamento che l’uomo vi versa, più o meno
direttamente. Questa capacità è proprio dovuta a queste piante ed ha un punto critico oltre il quale
va in saturazione e non è più in grado di contenerla.
In Italia, la vegetazione ripariale è costituita soprattutto dalle Salicaceae, una grande famiglia che
include tutti i pioppi e i salici. Sul ciglio della riva, talvolta preceduti da popolamenti di piante
erbacee e canne palustri immerse nell'acqua come Fragmites, Tipha, Carex, Scirpus, troviamo quasi
sempre folti cespugli di salici arbustivi (Salix cinerea, Salix purpurea e Salix eleagnos) ai quali segue
un filare o due di pioppi (Populus nigra) e salici arborei (Salix alba). Ovviamente in questi luoghi non
troviamo solo Salicaceae: importante è la presenza, ad esempio, dell’ontano nero (Alnus glutinosa),
del sambuco (Sambucus nigra) e di diverse altre specie tra cui l’oleandro (Nerium oleander), che nei
fiumi del sud Italia e isole dà luogo a fioriture spettacolari. Man mano che ci allontaniamo dall’acqua
Ranuncolo di Baudot (Ranunculus baudotii)
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TORRENTISMO
troviamo alberi a legname sempre più duro, passando per i frassini (Fraxinus excelsior e F. oxycarpa),
olmi (Ulmus minor), aceri campestri, fino ad arrivare, nelle zone oramai abbastanza asciutte, alle
querce, ai carpini, ai faggi e ad altre specie di habitat completamente diverso.
Durante le escursioni si possono incontrare
alberi come salice bianco (Salix alba), olmo
(Ulmus minor), rovo (Rubus sp), platano
(Platanus hybrida), ontano (Alnus
glutinosa), pioppo bianco (Populus alba),
gelso (Morus alba), tifa (Typha angustifolia),
oleandro (Nerium oleander). O anche fiori
particolarmente belli e colorati come quelli
dei ranuncoli acquatici (Ranunculus
baudotii) o le fantastiche ninfee (ad
esempio Nymphaea alba, Nymphaea
mexicana Nymphoides peltata, Nuphar
lutea), cosi come la menta acquatica
(Mentha aquatica L. subsp. aquatica) o l’alisma piantaggine-acquatica (Alisma plantago-aquatica).
Fiori e foglie di oleandro (Nerium oleander)
In senso orario da sinistra,: ontano nero (Alnus glutinosa), fiori e foglie; lenticchia d'acqua (Lemna minor); ninfea
(Nymphea alba)
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TORRENTISMO
Fauna
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TORRENTISMO
Gli esseri viventi di un corso d’acqua non solo aggiungono emozioni alla nostra escursione ma sono
anche in grado di fornire numerose informazioni sulla sua salute. Quando sulla superficie dell’acqua
tra i massi osserviamo delle macchie traslucide, quasi metalliche, queste ci informano della presenza
di batteri che proliferano quando vi è una carenza di ossigeno, o anche quando osserviamo
filacciature biancastre sul fondale, smosse dalla corrente, queste ci indicheranno la presenza di
colonie batteriche chiamate anche “funghi di fogna”.
Le comunità dei macroinvertebrati rappresentano l'80% della biodiversità di un corso d’acqua e
sono costituiti da tutti quegli organismi visibili ad occhio nudo, raramente inferiori al millimetro, che
svolgono almeno una parte del loro ciclo biologico in acqua e sono appartenenti ai gruppi degli
Insetti, Crostacei, Molluschi, Oligocheti, Irudinei, Platelminti, Poriferi, Celenterati, Briozoi.
Questi, assieme ai vegetali, rappresentano il fondamento di tutta la rete alimentare e la fonte di
sostentamento dei livelli trofici superiori e sono considerati “i registratori” della salute di un corso
d’acqua: uno scarico tossico saltuario
può forse sfuggire a un successivo
controllo chimico ma su queste
comunità, che vi vivono stabilmente,
lascerà una cicatrice evidente nella
struttura della loro composizione. Molti
di questi organismi sono larve (come i
plecotteri, gli efemerotteri, i tricotteri,
le libellule) altri invece sono coleotteri
acquatici, planarie, sanguisughe, piccole
conchiglie simili a lumache e patelle e
tanti altri.
Dal punto di vista ecologico i corsi
d’acqua vengono comunemente
suddivisi in base alla presenza di alcune
specie ittiche.
Questo ordine si basa sul fatto che la struttura del popolamento ittico varia in base alla pendenza
dei corsi d’acqua, che ne influenza numerosi parametri chimico-fisici. Le zone sono cinque e per la
loro praticità sono usate dalla Direttiva comunitaria “La qualità delle acque dolci superficiali che
richiedono protezione o miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci” (78/659/CEE):
1. zona dei Salmonidi superiore / zona a Trota, (con acque fredde e ben ossigenate a corrente
molto veloce. Substrato eterogeneo a massi o ghiaia grossolana con temperatura fino a 16°C
e assenza di vegetazione acquatica). Qua la specie guida è rappresentata dalla trota fario e
lo scazzone mentre in Appennino e nelle isole è presente la trota macrostigma;
2. zona dei Salmonidi inferiore / zona a Temolo, con acque meno veloci, fredde e ben
ossigenate, vegetazione sommersa algale e muscinale, con piante superiori presenti nelle
zone con meno corrente. Ha come specie caratteristiche il temolo, la trota marmorata (area
prealpina e padana), la trota macrostigma (Appennini e isole) e alcuni ciprinidi che
prediligono acque correnti (vairone, barbo canino, ecc.), ma anche il cobite e la cagnetta;
Macroinvertebrati, da sinistra verso destra: una planaria (Tricladi),
e due gasteropodi polmonati (genere Planorbis e Theodoxus)
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TORRENTISMO
3. zona dei Ciprinidi a deposizione litofila, in cui la pendenza diminuisce e si ha una copertura
da parte delle piante vascolari maggiore (con corrente veloce o rallentata, acque limpide o
torbidità di breve durata, discretamente ossigenata; ha maggiore profondità con ghiaia fine
e sabbia e temperature raramente superiori ai 19- 20°C). Le specie caratteristiche sono i
barbi, la lasca, i cavedani e altri ciprinidi che prediligono acque correnti ma anche il cobite e
la cagnetta;
4. zona dei Ciprinidi a deposizione fitofila / zona a Tinca, con pendenza più dolce (con
vegetazione vascolare, acque molto torbide a bassa velocità di corrente, fondo fangoso). Le
specie caratteristiche sono la tinca, la scardola, l’alborella, la carpa;
5. zona dei Mugilidi (con acqua salmastra e il mescolamento delle acque fluviali con quelle
marine a bassa velocità della corrente con fondo fangoso) in cui le specie guida sono i
ghiozzetti dei generi Pomatoschistus e Knipowitschia e in cui possiamo trovare specie
eurialine come il branzino e i cefali.
In base a questa zonazione siamo quindi in grado di comprendere, in base alla pendenza e alla
tipologia individuata, quali specie possiamo incontrare durante le nostre escursioni acquatiche.
Tra i più interessanti che si possono incontrare nei torrenti italiani, vi sono di sicuro i migratori
obbligati come la cheppia (Alosa fallax) che migra, come fanno i salmoni nell’oceano, per riprodursi
dal mare verso i fiumi (specie anadrome) o come l’anguilla (Anguilla anguilla) che migra invece dalle
acque dolci per riprodursi in mare (specie catadrome).
La carpa, famiglia Ciprinidi, nel suo ambiente naturale
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TORRENTISMO
Gli anfibi sfruttano tutti i corsi d’acqua per la loro
riproduzione e come rifugio e sono tra le specie che si
incontrano più facilmente durante l’acqua trekking.
Depongono le uova ancorandole al substrato, spesso in
glomeruli o altre volte in lunghi cordoni come collane. Le
larve sono completamente dipendenti dalla componente
acquatica e crescono alimentandosi con alghe e
macroinvertebrati, sino a subire la metamorfosi e
svolgere anche attività terrestre. Molte specie sono
particolarmente rare o in pericolo di estinzione come ad
esempio l’ululone appenninico, il discoglosso sardo,
l’euprotto sardo. Le loro larve sono nutrimento anche
per le altre classi di vertebrati tra cui i rettili e gli uccelli.
Tra i rettili più comuni si possono incontrare la natrice
viperina (Natrix maura), la natrice del Cetti (Natrix cettii)
e la testuggine palustre europea (Emys orbicularis).
Quest’ultima è una specie tutelata dalla Direttiva
europea “Habitat” e considerata in pericolo a causa della
riduzione del suo habitat e dell’introduzione nei corsi
d’acqua della testuggine palustre americana (Trachemys scripta). Questa specie invasiva,
abbandonata a migliaia ogni anno nei corsi d’acqua, è particolarmente aggressiva. Si è riprodotta in
modo incontrollato e concorre con successo per le risorse alimentari e per il territorio di quella
europea, mettendola in minaccia per la sua conservazione.
Natrice viperina (Natrix maura) in caccia
La distribuzione delle specie ornitiche lungo l’asta fluviale segue le modifiche legate alle pendenze
e alle specie che vi vivono (anfibi, rettili, macroinvertebrati, pesci, mammiferi, piante vascolari) che
costituiscono nutrimento per le varie specie. La concorrenza alimentare è ammortizzata dal fatto
Rana verde (Rana klepton esculenta)
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che le singole specie prediligono nutrimenti diversi, che ricercano in vari modi e in diverse località:
alcuni cacciano gli insetti, altri pesci, anfibi, rettili. Nelle aree in cui la copertura boschiva chiude il
torrente possiamo trovare specie tipiche delle zone arbustive come il fringuello (Fringilla coelebs),
la cinciallegra (Parus major) ma anche il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) e la ballerina gialla
(Motacilla cinerea).
Quando il corso si allarga e compare anche più
vegetazione vascolare allora incominciamo ad incontrare
la gallinella d’acqua (Gallinula chloropus), le garzette
(Egretta garzetta) e gli aironi (Ardea spp.) (bianco,
cenerino, rosso ecc.). I tratti fluviali con maggiore sezione
trasversale e profondità diventano invece ideali per gli
uccelli tuffatori come il tuffetto (Tachybaptus ruficollis), gli
svassi (Podiceps ssp.), le folaghe (Fulica atra), oltre a
svolgere il ruolo di zone di sosta delle specie migratrici. I
mammiferi legati in senso stretto agli ambienti d’acqua
dolce sono pochi. Bisogna sicuramente citare le specie dei
Chirotteri, protette da numerose Direttive europee e
nazionali, in quanto si cibano degli insetti che trovano
presso la superficie. Oltre a queste bisogna segnalare la
lontra (Lutra lutra), a forte rischio di estinzione ed in Italia
sopravvive solo in alcune zone del centro, e le specie
esotiche invasive come il visone americano (Neogale
vison), che si nutre di pesci, e la nutria (Myocastor coypus), specie esotica che per la sua elevata
capacità di adattamento ha colonizzato tutti gli ambienti fluviali nazionali ed europei, per la quale
esistono specifici Piani per il controllo e l’eradicazione.
La gallinella d’acqua
La testuggine palustre europea Emys orbicularis
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Sostenibilità ambientale dell’attività
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TORRENTISMO
I problemi che affliggono i corsi d’acqua frequentati dai torrentisti sono sempre tanti e spesso sono
proprio loro ad indicarli. Un ponte sopra un torrente è sicuramente molto comodo per gettare
indisturbati rifiuti ingombranti come materassi, sacchi, rottami e plastica di vario tipo. Alle volte
sono invece le abitazioni o i comuni che riversano a monte i loro liquami, modificando il chimismo
dell’acqua e distruggendo gli habitat. In altri casi vengono impiastricciate le rocce dell’alveo solo per
smania di esibizionismo (Tv Centro Marche
1
, 2020) o si generano attività, anche commerciali ed
economiche estremamente dannose per il letto dei torrenti come il passaggio di mezzi motorizzati
al loro interno.
Bisogna sicuramente affrontare anche questi problemi che a nostro avviso sono spesso culturali e
in ogni caso vengono considerati illegali dal nostro quadro giuridico.
Il torrentista in questo senso si può porre in un’ottica di custode dell’ambiente che frequenta, ed è
per questo che deve porre attenzione ad alcune esuberanze che caratterizzano spesso il loro
ambiente, isolando e condannando eventi e allestimenti che nulla hanno a che fare con il rispetto
dei luoghi e dell’attività. Giusto per citare alcuni esempi:
Nel 2020 i quotidiani mettono in luce come siano comparsi fune metalliche e gradini che
zigzagando attraversavano la gola calcarea creata del Riu Flumineddu in Supramonte. Tra i titoli
quello “Ponti tibetani d'acciaio sopra il canyon, uno sfregio al Supramonte” (YouTG.NET, 2020)
aiuta a comprendere come all’interno di questa canyon fosse stato installato un impianto
1
https://www.youtube.com/watch?v=cT_8ZS4nbZk
G.MARCO MARROSU, TERESA BALVIS & GIANLUCA DOTTA
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alpinistico, trasformando un ambiente naturale in un parco giochi. Il percorso è risultato
completamente privo di ogni tipo di studio progettuale e di autorizzazioni e con l’intervento della
Procura della Repubblica, del Corpo Forestale Regionale di Vigilanza Ambientale e del Comune di
Dorgali (Nuoro) è scattata la denuncia per gli autori e il percorso è stato completamente
smantellato.
Nel 2019 su segnalazione di associazioni ambientaliste e una presa di posizione della Associazione
Italiana Canyoning (AIC), la vigilanza edilizia della Provincia di Sassari interviene sulla realizzazione
di una teleferica a fune metallica e via ferrata progettata e costruita dentro il percorso di
canyoning del torrente Neulavè / Canale di Iserno in Comune di Padru (Sassari). Con una lettera
del 2014 l’AIC (Associazione Italiana Canyoning, 2014) già spiegava al Comune come tra i suoi
scopi abbia quello di operare nel campo della protezione ambientale con particolare riguardo
all'ambiente canyon ed a tutto quanto concerne la sua salvaguardia ed esprimeva parere
contrario “all’utilizzo di qualsiasi altro tipo di presidio fisso che non sia funzionale alla sicurezza
ma solo alla comodità, quali ad esempio gradini o cavi metallici, che è da ritenersi assolutamente
incompatibile con le suddette norme di comportamento” trattandosi di una trasformazione
permanente del livello di accessibilità di una forra. Le successive indagini del Comune misero in
luce come tutto l’impianto sportivo fosse stato costruito in area demaniale e completamente
privo di ogni tipo di studio e autorizzazione. Questo portò (Comune di Padru, 2020) ad una
ordinanza di demolizione delle opere e al sanzionamento per opere abusive dell’associazione
sportiva dilettantistica che le aveva messe in posa.
A questi problemi senz’altro si aggiunge la possibilità di immettere (anche involontariamente) specie
aliene e di trasmettere epidemie o malattie nel passaggio da un corso d’acqua ad un altro. Sono
nemici invisibili che si annidano anche nelle acque più cristalline e mentre di alcuni si è a conoscenza
di altri un po' meno. Tra quelli conosciuti vi sono la malattia chitridiomicosi che ha colpito decine di
specie di anfibi e si propaga attraverso spore o altri ecologici come quelli dovuti alla medusa di acqua
dolce che riesce a sopravvivere sotto forma di cisti anche per 40 anni. Sciacquando le attrezzature,
le calzature e il vestiario con leggerezza in un'altra acqua corrente, magari di un altro torrente, è
facile trasformarsi in vettori di queste malattie. Occorre essere consapevoli e adottare un principio
di precauzione, disinfettando le attrezzature regolarmente dopo avere effettuato la propria
escursione, cosi come indicato nei vademecum del paragrafo precedente.
Riferimenti legislativi
In questo paragrafo riportiamo alcune delle convenzioni e norme di tutela legate all’acqua, alla flora
e fauna.
Convenzioni
Convenzione di Washington (Convention on International Trade in Endangered Species of WildF
auna and Flora) sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di
estinzione (CITES). È stata adottata a Washington nel marzo del 1973 ed è entrata in vigore nel
luglio del 1975. Ha lo scopo di regolare il commercio internazionale delle specie minacciate o
che possono diventare minacciate di estinzione a causa di uno sfruttamento non controllato.
Convenzione di Bonn - Convenzione sulla Conservazione delle Specie Migratrici (CMS). E’ stata
adottata a Bonn nel 1979, ratificata nel 1985 e recepita dall'Italia con la Legge n. 42 del 25
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TORRENTISMO
gennaio 1983. Si prefigge la salvaguardia delle specie migratrici con particolare riguardo a quelle
minacciate e a quelle in cattivo stato di conservazione.
Convenzione di Berna - Convenzione sulla Conservazione della Fauna e Flora selvatica e degli
Habitat naturali: È stata adottata a Berna, nel 1979 ed è entrata in vigore nel 1982 con Legge 5
agosto 1981, n. 503. Gli scopi sono di assicurare la conservazione e la protezione di specie
animali e vegetali ed i loro habitat naturali (elencati nelle Appendici I e II della Convenzione).
Direttive
Direttiva 2009/147/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009
concernente la conservazione degli uccelli selvatici. Ha come finalità l’individuazione di azioni
atte alla conservazione e alla salvaguardia degli uccelli selvatici.
Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat
naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Prevede la creazione della Rete
Natura 2000 e ha come obiettivo la tutela della biodiversità
La Direttiva 92/43/CEE Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della
fauna selvatiche detta Direttiva Habitat insieme alla Direttiva 79/409/CEE Uccelli, successivamente
abrogata e sostituita integralmente dalla versione codificata della Direttiva 2009/147/CE, sono le
Direttive del Consiglio Europeo che
costituiscono il cuore della politica
comunitaria in materia di conservazione
della biodiversità e sono la base legale su
cui si fonda la Rete Natura 2000. Scopo
della Direttiva Habitat è "salvaguardare
la biodiversità mediante la conservazione
degli habitat naturali, nonché della flora
e della fauna selvatiche nel territorio
europeo degli Stati membri al quale si
applica il trattato" (art 2). Per il
raggiungimento di questo obiettivo la
Direttiva stabilisce misure volte ad
assicurare il mantenimento o il ripristino,
in uno stato di conservazione
soddisfacente, degli habitat e delle
specie di interesse comunitario elencati
nei suoi allegati. Il recepimento della
Direttiva è avvenuto in Italia nel 1997
attraverso il Regolamento D.P.R. 8
settembre 1997 n. 357.
Direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque – DQA) che istituisce un quadro per l’azione
comunitaria in materia di acque. La direttiva persegue obiettivi ambiziosi: prevenire il
deterioramento qualitativo e quantitativo, migliorare lo stato delle acque e assicurare un utilizzo
sostenibile, basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili. La direttiva
2000/60/CE si propone di mantenere uno stato buono di tutti i corpi idrici comunitari e richiede
Modifiche del fondale in seguito al calpestio
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TORRENTISMO
di esaminare a livello di distretto idrico l’impatto provocato dalle attività umane sullo stato delle
acque superficiali e sotterranee.
Normativa nazionale e qualcuna regionale
Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 Codice dei beni culturali e del paesaggio. Il codice
individua la necessità di preservare il patrimonio culturale italiano. Definisce tra i beni culturali
anche i beni naturalistici quali i beni mineralogici, petrografici, paleontologici e botanici, e
storico scientifici.
Legge nazionale 11 febbraio 1992, n.157. Norme per la protezione della fauna selvatica
omeoterma e per il prelievo venatorio. Questa legge è poi stata ripresa dalle singole Regioni,
non solo regolamenta l’attività venatoria ma indica anche il divieto di disturbo della fauna
selvatica, in particolare modo in periodo riproduttivo.
R.D. 22 novembre 1914, n. 1486. Regolamento per la pesca fluviale e lacuale.
R. D. 8 ottobre 1931, n.1604. Approvazione del testo unico delle leggi sulla pesca.
Decreto Legislativo 9 gennaio 2012, n. 4. Misure per il riassetto della normativa in materia di
pesca e acquacoltura, a norma dell’articolo 28 della legge 4 giugno 2010, n.96.
Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n.152. Norme in materia ambientale. La disciplina in materia
di tutela delle acque è presente nella Parte terza del D.Lgs. 152/2006 (cd. Codice ambientale) in
cui è stata recepita, anche la Direttiva Quadro sulle acque 2000/60/CE, la sezione è dedicata
appunto alla tutela delle acque dall’inquinamento e alla gestione delle risorse idriche. L’intero
territorio nazionale, ivi comprese le isole minori, è ripartito in distretti idrografici; in ciascun
distretto idrografico è istituita l’Autorità di bacino distrettuale ed adottato il Piano di bacino
distrettuale, che è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale
sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso finalizzate alla conservazione, alla
difesa e alla valorizzazione del suolo ed alla corretta utilizzazione della acqua, sulla base delle
caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio interessato.
Piano Paesaggistico Regionale della Regione Autonoma della Sardegna, aree naturali e
subnaturali, art.24, secondo cui la pianificazione settoriale e locale deve regolamentare (punti
1,2,7)
o 1. le attività escursionistiche e alpinistiche nelle falesie, scogliere, isole disabitate e
negli ambienti rocciosi ospitanti siti di nidificazione di rapaci, di uccelli marini coloniali
e di altre specie protette di interesse conservazionistico e nei siti di importanza
biogeografica per la flora e la fauna endemica;
o 2. le attività turistiche e i periodi di accesso agli scogli e alle piccole isole, compresa
la fascia marittima circostante ed altri siti ospitanti specie protette di interesse
conservazionistico in relazione ai loro cicli riproduttivi;
o 7. con riferimento ai sistemi fluviali e alle relative formazioni riparali con elevato
livello di valore paesaggistico, l’attività ordinaria di gestione e manutenzione
idraulica in modo da (f.) disciplinare le attività di torrentismo, della caccia e della
pesca sportiva.
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TORRENTISMO
Approfondimenti
Il Club Alpino Italiano, nei suoi documenti programmatici affronta il tema della sostenibilità delle
sue attività, compresa quella del torrentismo. Pur ammettendo il fatto che attività ricreative
sportive che non richiedono una pesante infrastrutturazione appaiono meno impattanti, specifica
che “tuttavia, anche arrampicata, escursionismo estivo e invernale, sci alpinismo, free ride, sci di
fondo, mountain bike, kayak e torrentismo possono avere alcuni effetti negativi sulla biodiversità, se
la frequentazione e numericamente eccessiva e se non si osservano le buone pratiche per la tutela
delle singole specie. Tali attività possono allontanare la fauna dalle zone dove sono praticate e
possono disturbare determinate specie animali nelle stagioni della riproduzione e dello svernamento
o durante la loro alimentazione” (Commissione Centrale Tutela Ambiente Montano, 2022).
Nel Nuovo Bidecalogo 2013 riguardo alla speleologia e al torrentismo, si afferma:
L’ambiente ipogeo (grotte, cavità naturali, gole, forre) e carsico (doline, inghiottitoi, altipiani,
altro) costituisce, nel suo complesso, al pari dell’alta montagna, uno degli ambienti naturali
meglio conservati. È un ambiente unico per quanto riguarda aspetti geologici, faunistici,
vegetazionali, paleontologici, antropici e storici; infatti, molte cavità costituirono rifugio e dimora
per l’Uomo, dai tempi della preistoria a tempi molto più recenti.
L’ambiente ipogeo è strettamente in relazione al ciclo dell’acqua e costituisce spesso da secoli
fonte di approvvigionamento idrico per intere comunità.
L’ambiente ipogeo è strettamente in relazione al ciclo dell’acqua e costituisce spesso da secoli
fonte di approvvigionamento idrico per intere comunità. (…)
LA NOSTRA POSIZIONE
Il CAI è pienamente conscio della importanza e della fragilità di tale ambiente. Attraverso i propri
Gruppi Speleo ed il Comitato Scientifico è impegnato da lungo tempo in attività di studio,
esplorazione e frequentazione dell’ambiente ipogeo. Purtroppo l’impatto sull’ambiente ipogeo,
causato da attività umane, a cominciare dagli speleologi stessi e/o da frequentatori occasionali,
nonché da cattive abitudini (utilizzo di forre, doline, cavità, quali discariche di reflui e solidi) è
risultato spesso devastante.
Il CAI manifesta la propria contrarietà allo sfruttamento turistico delle cavità, con la creazione di
itinerari attrezzati per la frequentazione di non speleologi, di zone illuminate artificialmente per
favorire la visita, ecc.
Il CAI, attraverso i propri Organi Tecnici Centrali e Territoriali, le proprie scuole ed istruttori, è
impegnato in un’opera costante di formazione tecnica, conoscenza ed educazione ambientale,
mirata ad una corretta frequentazione di tale ambiente (...)
IL NOSTRO IMPEGNO
► Sostenere provvedimenti legislativi finalizzati alla tutela integrale dell’ambiente ipogeo;
sostenere studi e ricerche rivolti all’ambiente ipogeo, anche in collaborazione con enti,
istituzioni ed associazioni aventi scopi simili;
► sostenere la valorizzazione di tale ambiente per scopi didattici e scientifici;
► sostenere il libero accesso al mondo ipogeo, nel pieno rispetto della legislazione e/o di
ordinanze specifiche vigenti;
► porre la massima attenzione mirata alla conservazione di tale ambiente ed alla
minimizzazione dell’impatto ambientale, nella programmazione ed effettuazione di
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TORRENTISMO
attività singola ed organizzata in proprio di ricerca, esplorazione, studio, avvicinamento a
tale ambiente (didattica, corsi, altro).
Schede di alcune specie a rischio
Ululone Appenninico
Bombina pachypus Bonaparte, 1838
Descrizione - Piccolo rospo dal dorso di colore
grigio brunastro con verruche spinose. La
lunghezza massima è di 6 cm. Pupilla cuoriforme o
triangolare.
Biologia - Animale prevalentemente diurno che si
riproduce in primavera (tra aprile e maggio) con
accoppiamento lombare. La femmina depone 40 -
100 uova per ovodeposizione, ancorandole in
acqua a piante o rami sommersi. Le uova si
schiudono dopo circa una settimana dalla
deposizione e la vita larvale dura due mesi. I girini sono risultati oggetto di predazione da parte di
numerosi invertebrati acquatici. È una specie gregaria che conduce prevalentemente vita
acquatica, convivendo quando capita anche con altre specie di anfibi, nutrendosi di vari
invertebrati che cattura anche sott'acqua. Una volta disturbato emette una sostanza irritante per
le mucose che svolge una funzione difensiva. Contemporaneamente, al medesimo scopo, inarca
il corpo, talvolta anche a ventre rivolto verso l'alto, per mettere in evidenza la vivace colorazione
ventrale, significato di avvertimento della tossicità dell'animale.
Habitat – È possibile incontrare la specie in ambienti collinari e medio montani. Frequenta
un'ampia gamma di raccolte d'acqua di modeste dimensioni, che possono andare dagli
abbeveratoi ma anche ruscelli, fiumi, soleggiati e poco profondi in boschi ed aree aperte.
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TORRENTISMO
Distribuzione - Molti autori considerano B. pachypus una sottospecie di B. variegata (Hofman et
al. 2007, Zheng et al. 2009, Fijarczyk et al. 2011). Specie endemica dell'Italia, dove è presente
sull'Appennino dalle province di Genova e Parma fino alla Calabria. È tipico dell’Appennino in una
fascia altitudinale preferenziale tra i 300 e i 1000 m di quota, diffuso nell'Italia peninsulare a sud
del Po, dalla Liguria orientale fino alla Calabria meridionale.
Minacce - La specie è indicata nelle Liste Rosse d’Italia come
minacciata di estinzione (EN), in grave pericolo. Tra le
minacce si ipotizza che è la chitridiomicosi e la sua
trasmissione una delle cause responsabili dei recenti e gravi
declini della popolazione. Altre importanti sono la modifica
del suo habitat a causa di captazione dell'acqua per scopi
agricoli e lo scarso successo riproduttivo degli ululoni
appenninici a causa della distruzione delle ovature / larve e della siccità.
Curiosità - Il genere Bombina comprende diverse specie di rospi acquatici noti anche come rospi
bombinatori o rospi pancia-gialla. Queste specie sono spesso caratterizzate da pelle vivacemente
colorata e vistose macchie o strisce sul loro corpo, che possono servire da segnale di avvertimento
per i predatori.
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TORRENTISMO
Lontra europea
Lutra lutra Linnaeus, 1758
Descrizione - Il corpo della lontra europea ha una forma slanciata ed affusolata, con zampe corte
e palmatura interdigitale ben sviluppata.
Narici e meati acustici esterni dotati di
chiusure valvolari per impedire l’entrata
dell’acqua e occhi con aggiustamento del
cristallino che consente di migliorare la
visione in acqua. Le vibrisse sul muso sono
presentano grossi bulbi piliferi attorno alle
labbra, e costituiscono un importante
apparato tattile che consente alla lontra di
individuare oggetti anche in condizioni di
scarsa visibilità subacquea. La coda ha una
sezione rotondeggiante con una base appiattita molto spessa utilizzata come timone direzionale
durante il nuoto. La pelliccia è folta e funge da importante isolante termico idrorepellente. I peli
della borra leggermente ingrassati costituiscono una barriera impenetrabile all’acqua. Le dita
sono particolarmente sensibili al tatto e vengono utilizzate dalla lontra per intercettare le prede
nel fondo melmoso e sotto i sassi (Panzacchi M. et al., 2010).
Biologia - Si tratta di una specie essenzialmente solitaria, ma con un’organizzazione sociale
complessa. Come in molte specie poliginiche i maschi difendono un territorio che si sovrappone
tipicamente all’area di attività di una o più femmine riproduttive. Le femmine adottano una forma
più flessibile di territorialità, indotta dalla disponibilità e distribuzione delle risorse trofiche. In
alcuni casi le femmine adulte imparentate possono difendere un “territorio di gruppo”, anche se
i centri di attività (core areas) individuali restano esclusivi, specialmente nel periodo riproduttivo
utilizzano aree di attività (home range) lineari comprendenti i corpi idrici e le aree riparali
contigue, di ampiezza tale da garantire sufficiente disponibilità di risorse durante tutto il corso
dell’anno. Le dimensioni medie delle aree di attività sono approssimativamente comprese tra 10
e 40 km e sono più ampie nel caso dei maschi, specialmente dopo il raggiungimento della maturità
sessuale: si va da un minimo di 21 km a un massimo di 67 km per i maschi, e da 12 a 30 km per le
femmine. I gruppi familiari occupano aree di attività di dimensioni ridotte comprese tra circa 1
km (in Spagna), e 10 km (in Svezia). La specie evita le acque profonde, con flusso intenso,
irregolare, o ad elevata torbidità. La caccia è favorita in corsi d’acqua di piccole o medie
dimensioni con substrato roccioso o ghiaioso, in prossimità delle rive, in aree con abbondanza di
risorse ittiche e vegetazione ripariale. La tipologia delle aree di alimentazione dipende però dalle
specie ittiche presenti. In Scozia la lontra preda salmonidi nei bassofondi e nei tratti di fiume con
substrati rocciosi, e predilige le sezioni del corso d’acqua con alveo bagnato ampio, ricco di massi,
e con abbondanza di vegetazione sulle rive. In Danimarca sono utilizzati corsi d’acqua di
profondità superiore al metro e, soprattutto, da un pH > 7, che favorisce la presenza di pesci. I
tratti terminali dei bacini idrografici sono generalmente ottime aree di alimentazione per l’elevata
biomassa di anguille, ciprinidi e percidi, così come i bacini utilizzati per l’allevamento di specie
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TORRENTISMO
ittiche e per la pesca sportiva. Fossi, pozze, stagni, e terreni paludosi ed acquitrinosi in prossimità
di fiumi forniscono importanti fonti supplementari di cibo quali anfibi ed insetti, specialmente
quando i fiumi sono in secca o in piena (Panzacchi M., et al., 2010).
Habitat - Strettamente legata all' ambiente acquatico, la lontra vive prevalentemente in
prossimità di fiumi, ruscelli e laghi di montagna fino a 1500 m s.l.m. ma è possibile incontrarla
anche in bacini stagionalmente in secca. Utilizza sporadicamente le zone costiere quali paludi,
lagune, estuari e foci dei fiumi, canali di irrigazione e bacini artificiali (C. Prigioni & L. Boitani in
Boitani et al. 2003). Necessita di una buona alternanza di acque più o meno profonde, a corso
medio-lento. Gli ambienti frequentati debbono essere caratterizzati da una buona disponibilità di
risorse trofiche (soprattutto pesce, ma anche crostacei e anfibi) e da abbondante vegetazione
riparia o pareti rocciose scoscese con presenza diffusa di massi e cavità (M. Spagnesi in Spagnesi
& Toso, 1999).
Distribuzione - Originariamente diffusa in tutta l’Italia attualmente la popolazione è confinata in
Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia e Calabria in due nuclei nei corsi d'acqua. Nelle
indagini del 2003 non sono state ritrovate nei nuclei minori che interessavano (inizio anni 90)
rispettivamente la Toscana meridionale e l'alto Lazio (fiumi Fiora, Farma, Merse, Albegna, lago di
Burano) e l’Abruzzo (fiumi Orta, Orfento, Vella) (M. Spagnesi in Spagnesi & Toso 1999; C. Prigioni
& L. Boitani in Boitani et al. 2003). È del 2007 la ricolonizzazione del Sangro in Abruzzo (De Castro
e Loy, 2007), probabilmente dal nucleo molisano. Recentissimi il ritorno in Trentino (dall'Austria)
e Friuli (dalla Slovenia). Un esemplare investito ritrovato investito in Valtellina nel 2012 suggerisce
la necessità di approfondire l'eventuale presenza di nuclei residui in Svizzera che potrebbero
espandersi nei bacini italiani. Areale stimato di 38000 km2 (Fusillo et al. 2003). Nella scheda IUCN
l’areale viene indicato in aumento, anche se con segni di rarefazioni locali. Sebbene la lontra sia
diffusa in tre continenti (Europa, Asia e Africa) la popolazione italiana meridionale è isolata dal
resto delle popolazioni europee (Loy et al., 2004). Popolazione stimata in 230-660 individui
(Prigioni 2006) con recenti ritrovamenti indicano una progressiva ricolonizzazione di fiumi trentini
e friulani dai bacini limitrofi di Austria e Slovenia. Alcuni indici raccolti in aree campione e la lenta
rioccupazione di parte dell'areale storico sembrano indicare che la popolazione sia in crescita
(Fusillo et al. 2003).
Minacce - Inclusa nell'appendice I della CITES e indicata come Quasi Minacciata (NT) dalla Red List
of Threatened Species della IUCN (Temple & Terry 2007). La specie è legalmente protetta in Italia
dal 1977, tuttavia buona parte del territorio che occupa non gode di nessuna forma di tutela (C.
Prigioni & L. Boitani in Boitani et al. 2003). Il piano d'azione nazionale è stato pubblicato di recente
(Panzacchi et al. 2011). Le principali minacce per la specie sono il disturbo antropico,
l'inquinamento delle acque da composti polifenolici, il depauperamento della fauna (biomassa)
ittica, la cementificazione degli argini, le collisioni con gli autoveicoli e le uccisioni illegali dovute
anche al conflitto con la pesca e l'allevamento ittico (C. Prigioni & L. Boitani in Boitani et al. 2003,
Loy et al., 2010). Le recenti estinzioni di alcune popolazioni isolate (delta del Po negli anni 1970,
più recentemente il nucleo del Farma-Merse) potrebbero essere state causate da fattori
demografici e stocastici.
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TORRENTISMO
Trota sarda
Salmo cettii, Rafinesque 1810 / Trota macrostigma
Descrizione - Salmonide di taglia piccola (lunghezza media 15-20 cm, dimensioni massime in
natura di circa 40 cm) caratterizzato da corpo massiccio e allungato coperto di piccole squame
cicloidi. Il dorso ha colore scuro (bruno-verdastro) mentre i fianchi e il ventre sono più chiari:
grigio con tonalità a volte mattone-ocra i primi e biancastro il secondo. La linea laterale è poco
evidente e decorrente sui fianchi in posizione mediana. La trota sarda presenta una macchia nera
circolare dietro l’occhio, macchie “parr” (grosse macchie ovali, frammentate nella parte inferiore)
persistenti negli adulti in numero compreso tra 9 e 13 distribuite lungo i fianchi, macchie nere e
rosso scuro su tutto il corpo in numero compreso tra 20 e 60. Come in altri salmonidi il dimorfismo
sessuale diventa più evidente in fase riproduttiva, quando le mascelle del maschio tendono ad
incurvarsi.
Biologia - Appartiene alla famiglia dei Salmonidi, genere Salmo. Il periodo riproduttivo può
concludersi, in base a variazioni di temperatura dell’acqua, climatiche e geografiche, sino a marzo-
aprile ed è compreso tra novembre e febbraio. S. cettii raggiunge la maturità sessuale al 2° anno
nei maschi e al 3° anno nelle femmine. La taglia riproduttiva è variabile, con forti oscillazioni a
seconda delle popolazioni considerate, ma in linea generale i maschi presentano una taglia di
prima maturità di circa 17-19 cm e le femmine di 20-25 cm. Una volta che la femmina depone le
uova, il maschio le feconda e le nasconde sotto la ghiaia del fondo con vigorosi colpi di coda. Lo
sviluppo embrionale si completa in circa 30/60 giorni in funzione della temperatura dell’acqua.
Dopo la schiusa, gli avannotti sostano quasi immobili sul fondo sino al completo assorbimento del
sacco vitellino e fino a quando non sono in grado di alimentarsi autonomamente. È un predatore
molto attivo, la sua dieta varia dalle larve agli adulti di insetti, piccoli crostacei e piccoli pesci.
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51
TORRENTISMO
Habitat - La trota sarda vive in corsi d’acqua
di tipo “Mediterraneo”, con lunghezza e
portata limitate, soggetti a consistenti
magre estive e conseguente innalzamento
della temperatura. Vive per lo più nei tratti
alti dei corsi d’acqua di sistemi montuosi e
collinari e nelle risorgive carsiche di
pianura. Predilige acque fresche, limpide e
correnti, temperature fra 10-20 °C e
relativamente ricche di macrofite. Mostra
una spiccata rusticità, trova rifugio in buche
profonde e nell’intrico radicale della
vegetazione riparia. In Sardegna sono state
registrate catture in condizioni estreme di
temperatura dell’acqua (circa 31°C) e
tenore di ossigeno inferiore al 20% (Riu
Picocca). Durante la stagione estiva risiede
nelle pozze e la si rinviene in zone proibitive
per gli altri Salmonidi.
Distribuzione - L’areale di distribuzione di
S. cettii comprende Corsica, Sardegna,
Sicilia e il versante tirrenico dal bacino del
Magra verso nord.
Minacce - La trota sarda è un endemismo ormai presente in pochissime popolazioni relitte, è
considerata specie in pericolo critico (CR) dall’Unione Internazionale per la Conservazione della
Natura (IUCN) e per questo inserita nella Lista Rossa Italiana. Le cause che hanno portato a questa
situazione sono differenti sia di tipo ambientale che antropico. Il degrado ambientale e
l’impoverimento idrico, di cui risentono in modo particolare i corsi d’acqua di tipo mediterraneo,
hanno limitato il suo areale distributivo e questo fenomeno è stato accentuato anche dal prelievo
di acqua a fini irrigui. Ma la problematica maggiore riguarda l’introduzione nei fiumi e torrenti
sardi di trote domestiche di origine nord atlantica. Sono stati infatti effettuati ripopolamenti
incontrollati con queste specie alloctone sia per la pesca produttiva che per quella sportiva,
causando gravi effetti di competizione e di inquinamento genetico (ibridazione).
Curiosità - È una specie polimorfica con caratteri differenti in funzione dell’area di origine. Per
questo motivo non è possibile distinguere, attraverso l’osservazione dei caratteri fenotipici, un
individuo puro da uno ibrido, ma occorre un approccio genetico, considerato l’unico in grado di
discriminare con certezza l’appartenenza al taxon (gruppo) indigeno. Da studi condotti su diverse
popolazioni sarde e da confronti effettuati anche attraverso numerose immagini fotografiche su
vari individui nei singoli bacini, si possono riconoscere alcuni caratteri comuni che riconducono
alle caratteristiche peculiari della specie. Si deve comunque tenere presente che i fattori di stress
e le differenze di habitat possono accentuare o rendere meno evidenti questi caratteri. Le livree
mimetiche, le taglie e le colorazioni di fondo sono variabili tra popolazioni di diversi bacini.
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52
TORRENTISMO
Schede di alcune specie alloctone invasive
Gambero della Lousiana, gambero rosso di palude; gambero killer
Procambarus clarkii Girard, 1852
Descrizione – Il gambero della Lousiana
ha dimensioni medio - grandi, misura
dai 10 cm fino ad un massimo di 20 cm
di lunghezza totale (mediamente tra
10,5-11,8 cm). La forma del corpo è
cilindrica. Il cefalotorace è granuloso
con un solo paio di creste post-orbitali e
numerose spine laterali. L’adulto
presenta colorazione rossa con bande
scure nella porzione dorsale
dell’addome mentre i giovani sono di
colore grigiastro, a volte sovrastati da
linee ondulate scure.
Biologia - Appartiene alla famiglia dei
Cambaridae, genere Procambarus.
Si tratta di una specie molto aggressiva dal comportamento territoriale ma a vita breve: in
condizioni naturali vivono infatti dai 12 ai 18 mesi. È un bentico onnivoro, si nutre di insetti, larve,
detriti, con preferenza per la materia vegetale e ha l’abitudine di scavare la propria tana nei
periodi di siccità o freddo. La riproduzione è, nelle zone di origine, a tarda primavera-inizio estate,
periodo in cui le femmine scavano tane in zone aride. Presenta elevata fecondità (la fecondità
delle femmine è mediamente di circa 500 uova) e crescita rapida. È una specie che sopporta anche
ampie escursioni termiche e che abita tutti i tipi di acqua, con preferenza per l'acqua dura.
Sopravvivendo per lunghi periodi fuori dall’acqua, in condizioni di umidità. È vettore della peste
del gambero e di patogeni e tossine
nocive anche per l’uomo.
Habitat - È in grado di vivere bene in
ambienti fortemente degradati con
acque poco ossigenate, salmastre e
inquinate. Lo si trova in habitat
lentici e lotici di acqua dolce: ruscelli
pigri, paludi, fossati, scarichi, stagni,
ecc. Specialmente nella
vegetazione, lettiera, ecc. Evita
ruscelli e fossati con forte flusso,
dove viene sostituito da altre specie
(es. il gambero di fiume Bianco
Procambarus acutus). Predilige
ambienti caratterizzati da substrati
melmosi, in cui esercita un’intensa attività di scavo per la costruzione delle tane.
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TORRENTISMO
Distribuzione - Proviene dall’America centro-settentrionale e dal nord-est del Messico ed è stato
introdotto in Europa per la prima volta in Spagna nel 1972. La specie venne introdotta in Italia nel
1989 per scopi di acquacoltura e allevamento e in Sardegna è stata segnalata per la prima volta
nel 2005 nel bacino del Coghinas.
Minacce - La specie è considerata una Specie Aliena Invasiva (IAS) ai sensi del D.Lgs. 230/2018,
pertanto deve essere assoggettata a speciali misure gestionali finalizzate al suo contenimento.
Data la minaccia è stato redatto a livello nazionale un piano per la gestione della specie sul
territorio italiano (Tricarico E., Zanetti M., maggio 2021). Esistono a livello regionale linee guide
per la gestione della specie e diverse aree protette che ne sono affette hanno introdotto delle
azioni. Il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università degli Studi di Cagliari
ha condotto uno studio con il sostegno di Fondazione CON IL SUD e in collaborazione con l’Ente
Parco Naturale Regionale Molentargius-Saline per la definizione di piani di contenimento della
specie.
Curiosità - P. clarkii è il gambero commerciale nordamericano dominante ed è economicamente
importante in un certo numero di stati USA per il consumo umano e anche come esche per pesci.
A causa della sua capacità di percorrere lunghe distanze anche via terra, di resistere ad ampie
oscillazioni di temperatura e adattarsi a condizioni ambientali estreme, ha gradualmente invaso
quasi tutte le aree dove è stato introdotto per scopi di acquariofilia e allevamento. Può avere gravi
impatti sull’equilibrio degli ecosistemi invasi causando la drastica riduzione di vegetazione,
invertebrati acquatici e anfibi e, di conseguenza, alcune specie di uccelli acquatici. Inoltre la sua
abitudine di scavare per la costruzione di tane causa gravi problemi di instabilità delle sponde e
danni alle coltivazioni aggravati anche dall’intensa attività di foraggiamento.
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TORRENTISMO
Visone americano
Neovison vison Schreber, 1777
Descrizione - Questo mammifero della
famiglia dei Mustelidi è un formidabile
cacciatore carnivoro. Ha una taglia media
con dimensioni del corpo contenute tra i 31
e 47 cm, simili a quelle di un gatto
domestico, con una lunghezza della coda
compresa tra i 17 e i 28 cm. Può pesare tra
i 400 g e il 1,5/2 kg in base all’età, al periodo
dell’anno e al sesso, esiste infatti un netto
dimorfismo sessuale in quanto i maschi
sono in media il 25 % più grandi delle
femmine. Generalmente il colore è
uniforme con colorazioni più scure
invernali che vanno dal marrone al nero
con una stria più scura sul dorso. Il pelo è lucido e folto d’inverno, mentre si accorcia nelle stagioni
più calde. La testa è piccola con aree biancastre attorno alla bocca ma più sporgente rispetto a
quella del visone europeo. La macchia biancastra aiuta a distinguerlo dal visone europeo, infatti
manca sul labbro superiore mentre è presente in quello inferiore e nella gola.
Biologia - Sono animali solitari, estremamente territoriali con i maschi che possono comprendere
nel proprio territorio anche parte di quello delle femmine. Per il controllo ed evitare conflitti
marcano i confini con un secreto di odore muschiato che secernono dalle ghiandole sottocaudali.
È possibile osservarli in gruppo solamente verso la fine dell’inverno e l’inizio della primavera
quando ha inizio il periodo dell’accoppiamento, che avviene con vari partner, per poi tornare a
vivere da soli. L’ambiente preferito è lungo i corsi d’acqua, sulle sponde con cataste di blocchi
rocciosi, pareti protette da vegetazione che gli consente di nascondersi e fare agguati. In queste
zone si rifugia scavando, o preferibilmente occupando, una o più tane. La posizione dei rifugi
dipende dall’estensione del territorio ma soprattutto dalla disponibilità di risorsa trofica.
Preferisce cacciare di notte ma è possibile incontrarlo anche di giorno. Essenzialmente carnivoro,
è una specie opportunista e generalista che si adatta a quanto è presente sul suo territorio. Preda
preferibilmente anfibi, pesci ma anche mammiferi non più grandi della sua stazza e uccelli
acquatici. Hanno una scarsa capacità visiva sott’acqua ma sono ottimi nuotatori che riescono ad
arrivare sino a cinque metri di profondità e a percorrere in apnea un percorso di trenta metri.
Inseguono però senza problemi le prede anche sugli alberi, arrampicandosi senza apparente
difficoltà. In cattività vivono oltre i dieci anni ma in ambiente tra i tre e quattro anni.
Habitat - La specie predilige gli ambienti legati all’acqua come fiumi e torrenti con sponde
protette da vegetazione e rocce. Il suo territorio comprende zone adatte alla pesca anche
intercalate da tratti con acque lentiche. Trattandosi di una specie che è stata allevata a contatto
con l’uomo, è possibile ritrovarla anche in vicinanza di agglomerati urbani nelle aree dove è stata
liberata.
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TORRENTISMO
Distribuzione - Originario del nord America (Stati Uniti, Canada) venne cacciato sin dal XIX secolo
e poi allevato a causa del valore commerciale della sua pelliccia. Diffuso in allevamenti europei,
della Russia e del Sud America si può ritrovare in natura anche in queste regioni in seguito a fughe
accidentali o liberazioni indiscriminate da parte dell’uomo. In Italia la specie è comparsa in seguito
agli allevamenti iniziati attorno agli anni cinquanta. Esistono piccoli nuclei di popolazione
rinselvatichite soprattutto nel nord e centro Italia in particolare vi sono alcune popolazioni
consolidate come quelle in Provincia di Forlì-Cesena o quella nei Monti Sibillini e Simbruini. In
Sardegna la specie si manifesta in popolazioni rinselvatichite nel fiume Tirso (da Sedilo sino a
Benetutti) / Lago Omodeo, nel bacino idrografico del fiume Flumendosa (Gadoni / Seui /Seulo).
Minacce - L’Unione Europea considera il visone una delle 10 specie presenti in Italia più pericolose
per il mantenimento della biodiversità.
Curiosità - La specie è alloctona ed è considerata come un grave inquinamento faunistico che
porta ingenti squilibri ambientali. Negli ambienti da lei colonizzati esercita una forte azione
predatoria su tutte le specie legate agli ecosistemi acquatici e controlla con aggressività il suo
territorio. In Europa è considerato tra le dieci specie alloctone più impattanti sulla conservazione
della biodiversità del continente. Questa specie invasiva provoca gravi danni al patrimonio
faunistico autoctono e occupa velocemente le nicchie ecologiche di specie europee a rischio e
protette come il visone europeo e la puzzola. Grazie alla sua abilità predatoria può mettere in crisi
anche la sopravvivenza di popolazioni di uccelli acquatici come la folaga, la gallinella d’acqua o
l’arvicola d’acqua.
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TORRENTISMO
Testuggine palustre americana, Testuggine dalle orecchie rosse
Trachaemys scripta spp Schoepff, 1792
Descrizione - Appartenente all’ordine dei Testudinati
come tutte le testuggini presenta uno scudo dorsale
(carapace) e uno scudo ventrale (piastrone). Il carapace,
come il piastrone non presenta cerniere ed ha una
superficie liscia e una forma ovale moderatamente
convessa. Il colore del carapace più scuro, verde oliva /
marrone negli esemplari adulti mentre nei giovani è
verde. Nella specie è presente dimorfismo sessuale,
infatti le femmine possono raggiungere una lunghezza
di 30 cm, mentre i maschi in genere arrivano a 20 cm. I
maschi adulti, oltre ad avere dimensioni inferiori delle
femmine, presentano una coda larga alla base e più
lunga e una apertura cloacale sporgente presso la coda oltre il bordo degli scuti cornei.
Le femmine hanno aspetto generale più massiccio, con unghie più corte dei maschi ma con testa
più grossa. Il carattere melanico compare spesso nei maschi più anziani.
Biologia - La specie è onnivora con una grande capacità di adattamento si alimenta di invertebrati
e piccoli vertebrati, animali morti e macrofite. Sono abili nuotatrici che possono raggiungere i 20
m di profondità ma possono anche spostarsi sulla terraferma alla ricerca di nuovi corsi d’acqua da
colonizzare. Diventano aggressive nei casi di sovrappopolazione e competizione alimentare e
questo è uno dei casi di conflitto con la specie Emys orbicularis, autoctona e più piccola, con la
quale condivide la medesima nicchia
ecologica. Gli esemplari più giovani
occupano le acque basse e sono
prevalentemente carnivori, mentre gli
adulti si trovano in acque più profonde,
dove possono rimanere sino a sei
minuti in immersione e si alimentarsi
prevalentemente di vegetali. Le prede
di dimensioni maggiori vengono
lacerate con l’uso delle unghie delle
zampe e in seguito ingoiate. È più facile
contattare la specie durante la mattina
durante la quale è possibile vederli a
caccia o nuotare a pelo d’acqua con la bocca aperta per ingerire le particelle di cibo galleggianti.
Come per tutti gli animali a sangue freddo la temperatura gioca un ruolo fondamentale per questa
specie che si iberna durante i periodi per lei critici come l’inverno e diviene attiva a temperature
comprese tra i 10 e i 37°. Il letargo avviene dentro o sotto tronchi, in vecchie tane anche di altri
animali, tra fango e sedimenti, ma può essere interrotto e ripreso in base all’innalzamento o
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TORRENTISMO
abbassamento delle temperature. Verso la fine della mattinata si espone all’irradiazione solare
(basking) galleggiando sull’acqua o su rocce, tronchi o la riva. Una pratica comune anche all’Emys
orbicularis, che permette alle specie il raggiungimento della temperatura corporea ottimale e di
pulire il carapace da alghe e parassiti. Durante la stagione riproduttiva, tra marzo a
luglio/settembre in certe aree fino a settembre, il corteggiamento avviene in acqua dove il
maschio carezza la testa e il collo della femmina con le unghie degli arti anteriori e con piccoli
morsi sul collo o in alternativa minacciandola con la bocca spalancata. Durante la copula il maschio
si aggrappa sopra la femmina per 15-20 minuti. In seguito all’accoppiamento la femmina produce
delle uova che si mantengono fertili anche dopo 3-4 anni (anfigonia ritardata) e che vengono
deposte normalmente dopo un mese, tra giugno e agosto, in un nido scavato presso la riva a poca
profondità.
Habitat - La specie è in grado di colonizzare le più disparate raccolte d’acqua. La si può trovare
più facilmente in stagni, canali d’acqua sia naturali che artificiali, brevi corsi d’acqua come anche
anse di grandi fiumi. La presenza di colonie stabili è estremamente legata a condizioni climatiche
di temperatura e alla presenza della risorsa trofica.
Distribuzione - L’areale geografico originario è il continente nordamericano sud-orientale fino alla
Florida ed al Messico ma in seguito è stata commercializzata a livello mondiale per scopi
alimentari e come animale da compagnia in Europa a partire dal secondo dopoguerra. Sia i
frequenti casi di fuga dalla cattività che i rilasci intenzionali da parte delle persone ne ha
comportato un’ampia diffusione in natura, incrementata dalla grande plasticità di questa specie.
Allo stato attuale è presente in tutta Italia, comprese le isole maggiori. La specie risulta
maggiormente diffusa soprattutto nel centro (soprattutto Toscana, Lazio) e nord Italia. La
distribuzione nel sud Italia e nelle isole invece risulta puntiforme e più localizzata.
Minacce - La specie è considerata estremamente dannosa e invasiva ai danni delle specie
autoctone, una minaccia in particolare per gli anfibi e per la tartaruga palustre europea, Emys
orbicularis. La sua importazione è vietata nei paesi dell'Unione Europea dalla Regolamentazione
UE (All. B, Reg. CE n° 338/97 del 09.12.96) ed è consentita la detenzione in cattività di soggetti
importati prima dell’entrata in vigore della legge previa denuncia/segnalazione di possesso. È
indicata nella regolamentazione CITES per i danni all’ecosistema che vengono provocati dalla sua
liberazione in natura. In caso di nascite in cattività, se si intende cederle, si è tenuti alla
compilazione del Registro di detenzione (Decreto ministeriale del 22.02.01) e denunciarle al
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TORRENTISMO
Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale. Normative che la riguardano e ne confermano la
pericolosità per l’ambiente sono il DL 230/15 dicembre 2017, Decreto nazionale per le specie
invasive e il Regolamento UE n.1143/2014 Disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e
la diffusione delle specie esotiche invasive. Le minacce per la specie sono le medesime di quelle
per la Emys orbicularis, avendo abitudini simili e occupando la medesima nicchia ecologica.
Curiosità - La prima segnalazione conosciuta di individui avvistati in natura sul territorio italiano
risale all’inizio del 1970, in Molise, ma è soltanto dalla metà del 1980 che la specie ha iniziato ad
essere segnalata con una certa frequenza e ad essere oggetto di interventi gestionali. Con il
Regolamento 2551/97 la UE ha sospeso l'introduzione nel territorio europeo di T. s. elegans e
infine ne è stata definitivamente vietata l’importazione, anche di ibridi, con il Regolamento CE n.
2087/2001. Diverse Regioni italiane (Lombardia, Emilia Romagna, etc.) hanno redatto dei Piani di
gestione della testuggine palustre americana. In ottemperanza al D.L. 230/2017 la Regione
Sardegna ha predisposto un “Piano Regionale di eradicazione della Trachemys scripta“, e
mantiene aggiornati i dati sulla presenza di questa specie invasiva sul territorio regionale. Si può
contribuire alla raccolta di informazioni comunicandone tempestivamente gli avvistamenti
(magari allegando una foto) all’ufficio faunistico della Provincia o anche al Corpo Forestale di
Vigilanza Ambientale (115) o ai Centri di Recupero Faunistico dell’Agenzia Forestas.
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TORRENTISMO
Medusa di acqua dolce
Craspedacusta sowerbyi Lankester, 1880
Descrizione – La medusa di acqua dolce ha
une diametro di lunghezza variabile tra i 5 e 22
cm ed e traslucida con sfumature bianche o
verdastre. Sono presenti 4 canali radiali e uno
circolare che formano la cavita
gastrovascolare. I tentacoli sono massicci e di
lunghezza variabile. Gruppi composti da 3 o 7
tentacoli corti atti all’alimentazione si
alternano a tentacoli più lunghi utilizzati per il
nuoto. Quattro tentacoli molto lunghi
sporgono dal velo. Il numero totale dei
tentacoli varia da 50 a 500. Alla base dei
tentacoli sono presenti macchie oculari. La
specie può presentarsi anche sotto altre forme, quali podocisti (cisti dormienti di polipi), frustule
(larve prodotte per gemmazione), planule (larve prodotte sessualmente dalle meduse) o polipi
sessili di 1 mm che possono formare colonie di dimensioni tra i 5 e gli 8 mm formate da 2-4
individui. La forma polipoide è la più diffusa (Gherardi F., Aquiloni L., Cianfanelli S. e Tricarico E.,
2013; Ciutti et al., 2017).
Biologia - Questa specie è originaria di Cina e Giappone, ha un diametro di lunghezza variabile
attorno ai 5/25 mm ed è altamente invasiva grazie alla possibile sopravvivenza in uno stadio di
vita latente (cisti) fino a 40 anni, con resistenza al completo disseccamento. Ha un ciclo dimorfico
bentonico-pelagico, con i polipi poco sviluppati che non formano grandi colonie, e la medusa, con
apparizione irregolare e di breve durata. La specie sopravvive tutto l’anno in una forma sessile,
legata al substrato, e sviluppa la forma natante medusoide quando le condizioni si presentano
favorevoli. Le segnalazioni sulla presenza della specie sono sempre riferite all’osservazione della
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TORRENTISMO
medusa, mentre la presenza del polipo è assai meno studiata, anche se lo stadio di medusa si
osserva sporadicamente e in occasioni ambientali particolari generalmente riferibili a
temperature dell’acqua ottimali intorno ai 19-25 °C (Ciutti et al., 2017). Questo innalzamento
della temperatura dell’acqua avviene più comunemente in Italia durante l’estate e in quei corsi
d’acqua stagionali, dove il deficit idrico porta piccoli laghi o pozze ad un innalzamento della
temperatura.
Lo stadio pelagico (medusa) attua una predazione selettiva sullo zooplancton, con potenziali
effetti “a cascata” sulle specie autoctone esistenti anche se maggior attenzione andrebbe posta
allo stadio bentonico (polipo), che è in grado di predare organismi bentonici e planctonici, così
come larve di pesci. Entrambe le forme, medusoide e polipoide, utilizzano le nematocisti per
catturare le prede. Si presenta solitamente con popolazioni tutte maschili o tutte femminili. Si
riproduce molto frequentemente per via asessuale (gemmazione) allo stadio di polipo, la forma
sessile, e più raramente per via sessuale con la produzione di gameti allo stadio medusoide.
Habitat - Ampia varietà di habitat d’acqua dolce, dagli ambienti naturali e artificiali lentici ai grandi
fiumi, con una predilezione per i corpi d’acqua ferma o a lento scorrimento.
Distribuzione - La specie, originaria della zona dello Yangtze River in Cina, ed è l’unica medusa di
acqua dolce con distribuzione cosmopolita (è assente solo nel continente Antartide) ed è
considerata fra le specie non indigene più diffuse a livello globale, seppur non sia mai stata
introdotta intenzionalmente (Ciutti et al., 2017). Si è diffusa in tutte le zone temperate del mondo,
in particolare in America, Eurasia e Australia. La specie è giunta in Italia nel 1990 e nel 2017 i siti
in cui veniva indicata la sua presenza sul territorio nazionale erano 40, a cui si è aggiunto nel 2023
anche quella nel canyon Rio Pitrisconi (Fossu Frate di Ghirru), affluente del Rio San Teodoro (SS)
(Ciutti et al., 2017; Lecca S., 2023, Marrosu et al., 2023). La maggior parte degli ambienti (80%) è
posta ad altitudine inferiore ai 500 m s.l.m. Fanno eccezione 3 ambienti posti nella fascia
altitudinale 500-1000 m (Lago di Gerosa, Lago dei Poiani e Lago Brissogne) e 2 sopra i 1000 m di
quota (Lago Santo Cembra e Lago di Lavarone) (Ciutti et al., 2017).
Minacce - Grazie alle sue caratteristiche si può diffondere velocemente in tutti i corsi d’acqua. La
specie può essere introdotta accidentalmente attraverso vettori come piante acquatiche
ornamentali (come il giacinto d’acqua Eichhornia crassipes), partite di pesce da semina, attraverso
gli uccelli acquatici (Gherardi F., Aquiloni L., Cianfanelli S. e Tricarico E., 2013) e una
frequentazione attiva del corso d’acqua da parte dell’uomo.
Curiosità - Si ipotizza che C. sowerbyi possa causare impatti sulla comunità planctonica e
aumentare il consumo dell’ossigeno disciolto con conseguenze per le altre componenti
dell’habitat in caso di alte densità (piu di 30 individui/m3) (Gherardi F., Aquiloni L., Cianfanelli S. e
Tricarico E., 2013)
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TORRENTISMO
Ringraziamenti e aggiornamenti
La raccolta di informazioni e dei materiali necessari a questa prima edizione è avvenuta grazie al
contributo di tanti amici e colleghi che ci hanno fornito supporto, delucidazioni e informazioni utili.
I nostri ringraziamenti vanno a Carla Mannu per l’assistenza e revisione, alla dottoressa Giovanna
Chessa per il contributo ad alcune schede descrittive sulle specie, al biologo Dr Giuseppe Sotgiu per
la preziosa consulenza sulla chitridiomicosi e a Consuelo Melis, Cristina Isola, Gisella Madeddu,
Domenico Meloni, Francesco Ruiu, Roberto Sindaco, Mark Zekhuis, Associazione Naturalistica -
Zirichiltaggi Sardinia Wildlife Conservation che hanno messo a disposizione gratuitamente i loro
splendidi scatti fotografici per questa pubblicazione.
G.MARCO MARROSU, TERESA BALVIS & GIANLUCA DOTTA
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TORRENTISMO
Bibliografia
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G.MARCO MARROSU, TERESA BALVIS & GIANLUCA DOTTA
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TORRENTISMO
Sitografia:
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TORRENTISMO
Suggerimenti e Contatti
Questo testo nasce con il desiderio di fornire una idea di questa pratica sportiva in ambiente, la
condivisione di informazioni o di suggerimenti da parte dei lettori è sicuramente utile per aggiornare
e rivedere alcune parti, nell’ottica di una successiva e condivisa edizione.
Vi ringraziamo sin da ora per le segnalazioni e gli aggiornamenti sulle tematiche da noi affrontate e
che potranno essere inviate agli autori scrivendo a marcomarrosu@tiscali.it, balvisteresa@tiscali.it
o lucadotta51@gmail.com.
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TORRENTISMO
Note sugli autori
Teresa Balvis, laureata in Scienze Naturali con Dottorato di ricerca in Scienze della Terra, è una
libera professionista specializzata in Telerilevamento e Sistemi Informativi Geografici (GIS) che
applica allo studio del territorio in particolare nella progettazione di itinerari escursionistici e
nella redazione di relazioni naturalistiche. Nel corso degli anni ha lavorato per l’Assessorato
Regionale per la Difesa dell’Ambiente della Regione Sardegna e l’ARPAS, si è occupata di Piani
di gestione per aree protette, dello studio di aree minerarie dismesse, di cartografia tecnica e
tematica, di monitoraggio, pianificazione e Valutazione di Incidenza Ambientale. Autrice di
pubblicazioni inerenti l’utilizzo del telerilevamento, l’impatto delle attività alpinistiche sui
geositi e patrimonio geologico e la valorizzazione dei geositi. Si occupa di progettazione
formativa e sociale per bandi europei, nazionali e regionali, ha coordinato ed è stata docente
in numerosi corsi formativi. Non riesce mai ad andare in ferie quanto vorrebbe. Socia della
SIGEA – Società Italiana di Geologia Ambientale.
Gian Marco Marrosu, dottore in Scienze Naturali e Agrotecnico laureato, è ricercatore
presso l’Agenzia di Ricerca Regione Sardegna AGRIS. Specializzato in progettazione di
sentieristica, analisi dello stato ecologico delle acque, biodiversità e valutazione
ambientale si è occupato da sempre di monitoraggio, pianificazione e valutazione di
incidenza ambientale. Presidente Regionale della Commissione Tutela Ambiente
Montano del CAI Sardegna, pratica la speleologia, l’arrampicata e l’escursionismo dal
1986, fa parte del Registro Esperti e Consulenti dell’Associazione Italiana Professionisti
del Turismo e Operatori Culturali e dal 1993 è membro del Corpo Nazionale del
Soccorso Alpino e Speleologico dove ha rivestito numerose cariche. A causa delle tante
esperienze e degli eterni ritardi, si assicura sempre di avere con sé la fida luce frontale.
autore di libri e articoli sulle attività outdoor. www.ambiente360.it
Gianluca Dotta, frequenta il suo primo corso di speleologia nel 1984. Si appassiona in
seguito anche al torrentismo, frequentando corsi AIC e CAI, per poi
diventare istruttore, arrivando a ricoprire il ruolo di segretario della neonata Scuola
Nazionale di Torrentismo del CAI. Attualmente è istruttore di torrentismo CONI e
opera nella formazione, organizzando corsi sia tecnici che tematici nell'ambito
dell'associazionismo ASC e AICS. È direttore editoriale di “Gennargentu”, rivista del CAI
Cagliari e partecipa con il team Vertical Water nell'organizzazione di raduni e
esplorazioni internazionali, fra cui il Progetto EWA per le esplorazioni e la misurazione
delle cascate più alte del mondo, in collaborazione con il World Waterfall Database.
Da sempre appassionato di tematiche ambientali promuove, sia nell’ambito dei suoi
corsi che nell’impronta editoriale della rivista che dirige, un approccio al torrentismo
e alle