BookPDF Available

ACQUA TREKKING Teoria Tecnica e Didattica (TTD) Collana Turismo Attivo 2023

Authors:

Abstract

> ITA - Sempre più persone si appassionano alle escursioni dentro l’alveo dei corsi d’acqua e questa attività è stata chiamata con tanti nomi come ad esempio aquatrek, acquatrek, family trekking, river trekking, acqua trekking. Il numero dei professionisti che propongono l’Acqua trekking incrementa ogni anno e grazie anche alla divulgazione dei vari itinerari, un flusso sempre crescente di persone percorre i torrenti anche in autonomia, spesso in grandi gruppi. Da un lato quindi abbiamo un aumento della sua importanza, anche economica, nel ramo del Turismo Attivo, da un altro scarse conoscenze sulla sua gestione. Questa prima monografia italiana sulla teoria, tecnica e didattica dell’Acqua trekking non vuole essere un manuale tecnico ma fornire informazioni per comprendere questa attività outdoor e nel contempo fornire le basi per effettuare una valutazione della sua incidenza ambientale e individuare il metodo per mitigare i suoi impatti sul sistema ambientale. > EN - More and more people are passionate about hikes within the riverbed and this activity has been called by many names such as aquatrek, acquatrek, family trekking, river trekking, water trekking. The number of hiking-guides who propose the “Acqua trekking” increases every year and thanks to the easy divulgation of its itineraries, an ever-increasing flow of people walks in the streams also independently, often in large groups. On the one hand we therefore have an increase in its importance, including economic, in the branch of Outdoor Recreational Tourism, on the other we have little knowledge about its management. This first Italian monograph on the theory, technique and teaching of “Acqua Trekking” is not intended to be a technical manual but to provide information to understand this outdoor activity and at the same time provide the basis for carrying out an assessment of its environmental impact and identifying the method to mitigate its impacts on the environmental system.
3
ACQUA TREKKING
Teoria Tecnica e Didattica (TTD)
Collana Turismo Attivo
2023
G. Marco Marrosu e Teresa Balvis
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
1
ACQUA TREKKING
ACQUA TREKKING
Teoria Tecnica e Didattica (TTD)
Collana Turismo Attivo
G. Marco Marrosu e Teresa Balvis
Acqua trekking Teoria Tecnica e Didattica (TTD)
© 2023 Gian Marco Marrosu e Teresa Balvis
Testi e foto, se non specificato, di Gian Marco Marrosu e Teresa Balvis
Con il contributo della Dott.ssa Giovanna Chessa per la compilazione delle schede faunistiche Gambero rosso
della Louisiana e Testuggine dalle orecchie rosse
© 2023, Fotografie di:
Francesco Ruiu: nutria pp. 55-56; Gisella Madeddu: pp. 13, 45; Piero Manca: pp. 14, 31; Domenico Meloni:
ninfea pag. 25, pp. 12, 17, 22, foto di copertina; Cristina Isola: natrice viperina pag. 29, 30, nutria pag. 55,
girino pag. 43; Consuelo Melis: pp. 50-51; Edo Van Uchelen (Saxifraga free nature images): ululone
appenninico pag. 41; Associazione Naturalistica - Zirichiltaggi Sardinia Wildlife Conservation: chitridiomicosi
pag.21.
Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione dell’opera o di parte di essa con qualsiasi mezzo, se non
espressamente autorizzata dagli autori.
L’opera può essere citata come fonte bibliografica indicando G. Marco Marrosu & Teresa Balvis, 2023 Acqua
Trekking, Teoria Tecnica e Didattica Collana Turismo Attivo, ISBN 9791221049121
ISBN: 9791221049121
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
2
ACQUA TREKKING
Degli stessi autori:
Marrosu G. M., Balvis T., 2023 Arrampicata - Teoria Tecnica e Didattica (TTD) - Collana Turismo
Attivo, ISBN: 9791221049152
Marrosu G. M., Balvis T., 2023 Coasteering - Teoria Tecnica e Didattica (TTD) - Collana Turismo
Attivo, ISBN: 9791221049169
Marrosu G. M., Balvis T., Saba A., 2023 Escursionismo - Teoria Tecnica e Didattica (TTD) - Collana
Turismo Attivo, ISBN: 9791221049138
Marrosu G. M., Balvis T., Dotta G., 2023 Torrentismo - Teoria Tecnica e Didattica (TTD) - Collana
Turismo Attivo, ISBN: 9791221049145
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
3
ACQUA TREKKING
Sommario
Sommario .......................................................................................................................................................... 3
Introduzione degli autori ................................................................................................................................... 4
Cosa è una escursione di acqua trekking........................................................................................................... 5
L’acqua trekking in Italia .................................................................................................................................... 6
I materiali per l’acqua trekking .......................................................................................................................... 9
Come organizzare una uscita di acqua trekking .............................................................................................. 12
Pianificare una uscita ................................................................................................................................... 12
Il periodo e il corso d’acqua ideale .............................................................................................................. 12
Utilizzo di strumentazione per l’orientamento (GPS e cartografia) ............................................................. 13
Emergenze e uso di ricetrasmittenti PMR .................................................................................................... 14
Tabella deposizione uova di alcune specie .................................................................................................. 15
Esempio di periodo di divieto di cattura di alcune specie (Regione Sardegna) ........................................... 16
Vademecum per frequentare i torrenti ........................................................................................................... 17
L’ambiente in cui si svolge ............................................................................................................................... 22
Flora ............................................................................................................................................................. 22
Fauna ........................................................................................................................................................... 25
Sostenibilità ambientale dell’attività ............................................................................................................... 30
Riferimenti legislativi sulla protezione di specie e habitat .......................................................................... 31
Approfondimenti .......................................................................................................................................... 33
Schede di alcune specie a rischio .................................................................................................................... 40
Schede di alcune specie alloctone invasive ..................................................................................................... 47
Ringraziamenti e aggiornamenti ..................................................................................................................... 56
Bibliografia ....................................................................................................................................................... 57
Suggerimenti e Contatti ................................................................................................................................... 60
Note sugli autori .............................................................................................................................................. 61
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
4
ACQUA TREKKING
Introduzione degli autori
Sono veramente tanti i nomi che vengono indicati per definire questa pratica outdoor che altro non
è che un’escursione fluviale in cui si segue a piedi l’alveo dei fiumi. Per indicarla potreste perciò
trovare in varie parti d’Italia nomi diversi a cui spesso viene concesso un certo fascino anglosassone,
tra cui, solo per citarne alcuni: aquatrek, acquatrek, family trekking, acqua trekking, water walking,
river walking, river trekking. Pensate che ne esiste persino una forma che è stata depositata come
marchio registrato presso il Ministero dello Sviluppo Economico / Ufficio Italiano Brevetti e Marchi,
alla Camera di Commercio!
Noi abbiamo scelto “acqua trekking” e con questa prima guida italiana sulla teoria, tecnica e
didattica ci siamo proposti di fare un po' il punto della situazione e aiutare praticanti e curiosi a
comprendere bene non solo come seguirla ma anche le luci e ombre di questa attività,
inquadrandola in un contesto di sostenibilità e consapevolezza tanto caro ai giovani appassionati
delle nuove generazioni.
Dopo una prima parte sulla sua pratica e la pianificazione dell’escursione vengono presentati i
vademecum per una corretta fruizione, viene descritto l’ambiente in cui si svolge e presentate anche
alcune normative e specie faunistiche.
Non è stato facile e c’è voluto tempo per redare questa guida didattica, speriamo che vi piaccia e vi
invitiamo a inviarci senza timore eventuali suggerimenti per la prossima edizione. Ricordiamoci
sempre che l’ambiente naturale non è un parco giochi e che solo entrando in punta di piedi in questi
luoghi straordinari, potremo continuare a goderli e a convivere con coloro che li popolano: le specie,
l’acqua e la roccia.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
5
ACQUA TREKKING
Cosa è una escursione di acqua trekking
La parola trekking potrebbe essere fuorviante in quanto in escursionismo si intende con questa
definizione una escursione della durata superiore ad un giorno. In inglese si utilizza la parola hike
per indicare un’escursione giornaliera e forse, nel nostro caso, sarebbe stato più corretto indicarla
come acqua hiking ma ormai la definizione “acqua trekking” riteniamo sia entrata nel linguaggio
più comune.
L’escursione di acqua trekking è una forma di escursionismo che prevede normalmente una durata
giornaliera durante la quale l’escursionista/acquatrekker si avvicina per sentiero a un corso d’acqua
(un torrente o fiume) e inizia a percorrerlo seguendone il flusso. Normalmente, l’escursione procede
da monte verso valle anche se in taluni casi il percorso viene fatto a ritroso, sino a raggiungere un
punto da cui è possibile fuoriuscire e tornare con un giro ad anello verso l’auto, oppure verso una
seconda auto lasciata precedentemente per tornare al punto di partenza (navetta). In pratica è il
letto del corso d’acqua che svolge il ruolo di sentiero e di linea di percorrenza naturale, anche se a
volte ci si sposta attraverso le sponde per evitare ostacoli naturali e percorrere fuori dall’acqua le
sue anse.
Ovviamente non si cammina soltanto sulla terraferma ma a seconda del percorso e
dell’abbigliamento che si decide di utilizzare, è possibile nuotare, tuffare, camminare in acqua o
lungo le sponde. Durante la percorrenza si entra in uno scenario normalmente non visibile, di
estrema naturalità, in cui è possibile incontrare anche tante specie vegetali e animali come uccelli,
anfibi, rettili e pesci.
Non vengono utilizzate le corde e gli imbraghi è perciò un’escursione veramente alla portata di tutti,
adulti e bambini, anche se bisogna prestare attenzione a eventuali storte e scivolate visto che
spesso, sia le rocce che il fondale, sono in questi contesti estremamente scivolosi.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
6
ACQUA TREKKING
L’acqua trekking in Italia
La pratica dell’acqua trekking ha avuto origine intorno agli anni ’80 in Francia, in Provenza, lungo il
fiume Verdon. Fiume che nasce nei pressi del colle d'Allos nelle Alpi Marittime e si getta nella
Durance, nei pressi di Vinon-sur-Verdon, dopo aver percorso circa 175 chilometri. La parte più
interessante del suo corso si trova tra Castellane e il ponte del Galetas, in corrispondenza del lago
artificiale di Sainte-Croix. Il fiume si caratterizza per le profonde gole, raggiungono l’altezza di 1500
metri, che si estendono per 25 km spaccando la terra e creando il più impressionante e grande
canyon d’Europa. L’acqua trekking in Francia, indicato anche come Family canyoning, è praticato
non solo nella regione della Provenza ma anche nella parte orientale dei Pirenei e presso il Parco
Naturale Regionale dei Monti d'Ardechia (Parc Naturel Regional des Monts d’Ardèche).
Attualmente la pratica viene svolta anche in Spagna, in particolare nel parco di Sierra de Guara, una
delle mete più importanti per gli amanti del canyoning, dove numerose gole con torrenti mostrano
non solo tratti con cascate ma anche lunghi percorsi a debole pendenza dove questa attività si è
diffusa molto. In quest’area riveste un importante aspetto economico e sono stati svolti diversi studi
per valutarne l’impatto sull’ambiente portando importanti risultati e ad una attenta
regolamentazione.
In Italia, l’acqua trekking si è diffuso grazie a 4 guide escursionistiche del Parco Nazionale del Pollino
che nel 2010, come ogni anno, si accingevano a ripulire il sentiero in vista dell’imminente stagione
estiva. Il lungo inverno e le piene del torrente avevano incastrato un tronco di grosse dimensioni in
un punto preciso, ostruendo così il passaggio. Le quattro guide, non sapendo come fare,
indossarono i waders (tute con stivali utilizzate dai pescatori) e si calarono in acqua. Il contatto con
l’acqua della prima pozza regalò subito sollievo e così spinti dalla curiosità, iniziarono a risalire il
torrente controcorrente. Il loro mestiere li spinse a porsi una domanda: perché non farlo provare ai
turisti? Così, nell’estate del 2011 iniziò l’acqua trekking in Italia: partendo dal Fiume Mercure/Lao,
tra i Comuni di Viggianello (PZ) e Rotonda (PZ), all’interno del Parco Nazionale del Pollino, iniziò la
pratica di questo trekking in acqua controcorrente. Nel primo anno di attività oltre 100 turisti, nei
soli mesi di agosto e settembre, provarono l’acqua trekking: ognuno di loro rimase sorpreso e
affascinato nel risalire fiumi e torrenti, accompagnati dalle guide, alla scoperta della flora e della
fauna fluviale. Negli anni successivi l’attività si è diffusa un po' in tutta Italia, infatti grazie alla
conformazione orografica della nostra penisola si possono trovare diverse opportunità sia sulle Alpi
che sugli Appennini comprese le Isole. Qua sono presenti numerosi ambienti fluviali quasi
incontaminati lontani dalle rotte del turismo di massa dove poter praticare l’attività di acqua
trekking. Il Parco Nazionale del Pollino, tra la Basilicata e la Calabria è uno dei posti più conosciuti
dove praticare l’acqua trekking. Da Viggianello partono le escursioni alla scoperta di questo Parco:
si può scegliere tra vari tipi di percorsi, dal più semplice al più impegnativo, e permettono di
esplorare il fiume Mercure-Lao tra i Comuni di Viggianello e Rotonda. L’escursione più semplice è
l’acqua trekking easy, adatta a tutti, in particolare famiglie e bambini dai 3 anni in su, che hanno la
possibilità di stare a stretto contatto con la natura. Si percorre 1,5 km di fiume in totale sicurezza in
circa due ore. ll percorso intermedio invece è lungo 2,5 km, si snoda tra il fiume Mercure e i suoi
affluenti, ed è adatto a famiglie e bambini dai 6/7 anni in su. L’acqua trekking canyon invece è
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
7
ACQUA TREKKING
consigliato ai più esperti che abbiano compiuto i 14 anni, dura tre ore e si snoda tra forre, cascate,
pozze naturali e pareti rocciose nel cuore del Parco Nazionale del Pollino.
In Sardegna i primi tentativi conosciuti, senza però commercializzazione, sono avvenuti attorno al
2010 soprattutto da parte di speleologi (Enrico Seddone, Luca Sgualdini, Valeria Dessì dell’USC
Unione Speleologica Cagliaritana) lungo il fiume Flumendosa. Attorno al 2019/2020, nel periodo
dell’epidemia COVID e della limitazione geografica per gli spostamenti, le guide escursionistiche
della Sardegna hanno cominciato a proporre con successo nel periodo primaverile - estivo questo
tipo di attività. L’attività viene proposta purtroppo anche presso fiumi e torrenti che hanno un
regime stagionale, soggetto a siccità estiva, in cui il flusso idrico si riduce anche di molto. Le località
in cui si sta concentrando l’attività sono in particolare nel territorio frastagliato dell’Ogliastra o della
Gallura, ma soprattutto nella zona orientale dell’Isola: dal Rio Picocca al Rio Flumineddu, dal fiume
Flumendosa al Rio San Girolamo.
In Toscana si può fare acqua trekking nella Val di Lima, in località Bagni di Lucca dove si può esplorare
il torrente Lima, lasciandosi portare dalla corrente quando possibile, galleggiando piacevolmente
nelle acque cristalline per poi, magari fermarsi e divertirsi nelle pozze dai fondali più o meno
profondi. Toboga da brivido e tuffi animeranno l’escursione fino all’ingresso nel canyon delle Strette
di Cocciglia. La Val di Lima quindi offre un paesaggio suggestivo da scoprire in sicurezza. Il percorso,
disponibile da maggio a settembre, dura circa due ore ed è adatto a tutti, compresi i bambini a
partire dai 6 anni.
Nel Lazio è il fiume Farfa, affluente del Tevere, elogiato da Ovidio, nelle sue “Metamorfosi”, la meta
ideale per l’acqua trekking a circa un’ora da Roma. Qui infatti si pesplorare il Monumento
Naturale del Lazio Gole del Farfa, un’area naturale protetta situata tra il territorio di Castelnuovo di
Farfa e quello di Mompeo. L’acqua trekking in questa zona è adatta a tutti, compresi i bambini dai 6
anni in su. Il percorso è di media difficoltà, con poco dislivello, e si snoda partendo dalla cittadina di
Castelnuovo di Farfa (358 m s.l.m.), per poi scendere fino al fiume omonimo. Camminando nel bosco
quindi si arriva alle Gole del Farfa, uno dei luoghi del Lazio più belli e interessanti dal punto di vista
naturalistico con la sua vegetazione lussureggiante e la sua acqua cristallina che ha formato anse e
canyon. Tuffatevi infine nelle pozze d’acqua fresca.
In Abruzzo si può praticare l’acqua trekking lungo il fiume Imele, che nasce nell’area di Verrecchie
in provincia de L’Aquila, segue successivamente un percorso sotterraneo per poi riemergere presso
il borgo di Tagliacozzo. Il fiume si trova all’interno di un parco geologico protetto. In questo territorio
l’acqua, che discende a tratti impetuosa dalle numerose rapide e cascatelle, veniva utilizzata in
passato nei mulini per ottenere la farina dai grani antichi locali come il grano Solina. La risorsa idrica
in seguito fu utilizzata anche per produrre l’energia elettrica. Oggi permette di inoltrarsi lungo
questo percorso di difficoltà media che dura un paio di ore ed è adatto anche ai bambini.
In Sicilia l’acqua trekking è praticato su tutto il territorio regionale dalle fredde e incessanti acque
del fiume Cantara, un modo per conoscere e ammirare dall’interno i famosi basalti colonnari delle
Gole dell’Alcantara alle limpide acque del fiume Sosio. Nel territorio siracusano presso la Riserva di
Vendicari, a Cavagrande del Cassibile con i suoi magnifici laghetti e tante insenature paradisiache
dove camminare e nuotare in alternanza e nella Valle del fiume Anapo nella riserva di Pantalica. Nel
territorio palermitano presso il fiume Eleuterio le cui limpide acque scorrono all'interno delle Gole
dello Stretto, tra piccole cascate, anse e scenografiche rocce sedimentarie.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
8
ACQUA TREKKING
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
9
ACQUA TREKKING
I materiali per l’acqua trekking
L’escursione normalmente prevede un tratto del percorso lungo un sentiero classico, di terra
battuta o poco segnato, e un altro dentro il corso d’acqua. I materiali dovranno essere pianificati in
base alla località in cui si svolge ma si può fare una sintesi dei più comuni e necessari.
In acqua è indispensabile avere un abbigliamento adeguato alla sua temperatura, pianificato per
proteggersi dal freddo, proteggersi da abrasioni ed aiutarsi nella galleggiabilità. Fondamentale
perciò l’utilizzo di una muta in neoprene che può essere completa o un mutino short (mezze gambe
e mezze maniche) e variare in spessore in base alle temperature (2-5 mm).
Per aiutare l’indossabilità è meglio optare per
dei modelli con la zip frontale, con neoprene
bifoderato, che resiste bene alla compressione
in profondità in modo da garantire il massimo
mantenimento del calore e della
galleggiabilità. In base al corso d’acqua che si
percorre, per aumentare la galleggiabilità e
aiutare la nuotata nei tratti più lunghi, può
essere utile indossare un gilet giubbotto
salvagente, come quelli comunemente
utilizzati per la nautica.
In alcune parti d’Italia viene usato per l’attività
anche il S.A.W. (Suit Acquatrekking
Waterproof), una tuta impermeabile con stivali simile ai waders utilizzati dai pescatori. Si tratta di
una tuta molto alta, che arriva al petto, che si indossa con le calze e munita di stivale con suoletta
anti-scivolo e di tasca a tenuta stagna per contenere eventuale materiale. Tuttavia con questo
abbigliamento sarebbe pericoloso tuffare e nuotare in quanto l’acqua vi può penetrare.
Le giuste calzature sono fondamentali per evitare gli incidenti più comuni che sono legati per lo più
a scivolate e brutte torsioni della caviglia. Sono perciò da preferire quelle che hanno un’ottima
aderenza sul bagnato e che proteggano adeguatamente le caviglie. Evitate calzature di diverso tipo
come sandali o scarpe da ginnastica. Le
migliori sono quelle in commercio progettate
per la pratica del canyoning o in alternativa
vengono utilizzate anche delle scarpe a
caviglia alta per l’escursionismo, in cordura,
ma con una suola morbida, più indicata per un
terreno scivoloso e bagnato. La scelta della
tomaia in cordura anziché in pelle o altri
materiali p rigidi, è dovuta al fatto che
quando ci sono lunghi tratti in cui si nuota una
scarpa più morbida non impedisce il
movimento del piede durante la progressione.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
10
ACQUA TREKKING
Considerato che durante la progressione si procede in acqua, tutte le attrezzature utilizzate per
l’avvicinamento vanno trasportate in zaini in pvc come quelli per il canyoning e al loro interno, per
sicurezza ed evitare che si bagnino, dovranno essere stipate in sacchi o bidoni stagni. Questi
materiali sono utilizzati comunemente nella nautica e nel canyoning e si possono acquistare in
negozi che forniscono attrezzature per queste attività. Può capitare che i bidoni o i sacchi possano
venire danneggiati durante la progressione o vengano chiusi male, perciò è sempre meglio che gli
oggetti di valore che non possono prendere acqua abbiano una loro ulteriore custodia: ad esempio
per il cellulare, la chiave dell’auto, il portafoglio. Gli zaini dovranno galleggiare proprio per aiutare
la progressione durante il nuoto e per ostacolarla il meno possibile.
Per tale motivo conviene mantenere le sacche
stagne un po' più gonfie rispetto al contenuto o, in
alternativa, disporre all’interno delle bottiglie di
plastica vuote.
Può essere utile portarsi almeno una maschera
subacquea / occhialini per gruppo in modo tale
che se si perde qualcosa nell’acqua profonda si
possa riuscire a recuperarla o anche solo per
osservare la vita che è presente sotto la superficie
dell’acqua.
In base alla durata dell’escursione converrà
portare sia il cibo che l’acqua da bere in base alle
proprie esigenze. In generale si predilige cibo
leggero che fornisce energie rapidamente, come
gli snack a base di cioccolato o anche la frutta
secca ma niente vieta di portare anche il classico
panino, ricordando sempre di metterlo nei
contenitori stagni e che è necessario attendere la
fine della digestione prima di immergersi in acqua
nuovamente.
Per precauzione è utile indossare un casco, omologato per attività montane, in quanto uno dei
pericoli maggiori di questa pratica sportiva è proprio quello di scivolare e sbattere la schiena o la
testa.
Gestire le emergenze vuole dire accettare anche l’eventualità di potersi perdere e di dovere
rientrare eventualmente anche di notte, perciò bisogna portare con sé/nel gruppo almeno una luce
frontale con le batterie cariche. Anche il cellulare, con la traccia, l’App cartografica e GeoResq
rientra tra i dispositivi indispensabili per gestire una emergenza ma ricordiamoci di metterlo sempre
in una sacca adeguata, completamente stagna, e che abbia le batterie belle cariche. Non sempre si
riesce ad avere una buona connessione e alcuni portano con anche un apparecchio radio PMR in
grado di sfruttare la Rete Radio Montana.
Per un primo soccorso bisogna portarsi dietro, per ciascun gruppo, un kit per il pronto soccorso e
un telo termico e accendino. Nel kit mettiamo tutto ciò che è necessario per bloccare una eventuale
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
11
ACQUA TREKKING
frattura o distorsione come le garze, ed inoltre disinfettante, antidolorifici, cerotti Compeed per
eventuali bolle e tutti i medicinali che si vuole integrare e si è soliti prendere e/o si ritengano utili.
Tabella dei MATERIALI da portare
UTILE
INDISPENSABILE
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
12
ACQUA TREKKING
Come organizzare una uscita di acqua trekking
Pianificare una uscita
È importante avere la consapevolezza che non si
possono eliminare completamente i pericoli
legati alla frequentazione degli ambienti naturali,
anche se una attenta pianificazione può aiutare a
prevenire problemi e limitare possibili imprevisti.
Ci si può informare su percorsi già esistenti
attraverso riviste di settore, siti web e blog, guide
attraverso i quali si cercheranno di avere dati sui
tempi e dove avverrà la marcia di avvicinamento,
le difficoltà, il dislivello, la quota, l’orientamento,
il ritorno, il tempo di percorrenza, l’esistenza di
eventuali punti di appoggio. In linea di massima
per una buona pianificazione più informazioni si
hanno e meglio è.
Bisogna prestare attenzione anche
all’attendibilità delle fonti, non sempre infatti chi
promuove o pubblica un itinerario si cura della
presenza di eventuali vincoli per la
frequentazione. Consultare quindi sempre anche
i siti web dei Comuni in cui si svolge, in quanto
capita che richiedano una autorizzazione, e valutare anche se il percorso si svolge dentro aree
militari o riserve di pesca, nelle quali di norma non è consentito. In alcuni corsi d’acqua è inoltre
presente l’infezione chitridiomicosi, una malattia fungina che attacca gli anfibi e in alcuni casi ne ha
portato alcune specie quasi all’estinzione, adottiamo perciò un principio di precauzione
disinfettando tutta l’attrezzatura o facendola asciugare in maniera totale prima di utilizzarla in un
altro corso d’acqua, per evitare il trasporto delle spore.
Una volta individuato l’itinerario ricordiamo sempre di consultare le previsioni meteo, per evitare
pericolose piene, e di scegliere i compagni giusti per l’avventura, per evitare inconvenienti.
Il periodo e il corso d’acqua ideale
Alcune guide indicano che il periodo migliore si concentra nel periodo estivo ma in realtà in alcune
regioni, soprattutto nel sud, Isole e centro Italia è proprio il periodo legato alla deposizione delle
uova da parte delle specie e la stagione critica a causa della siccità. Può essere sicuramente indicato
come il periodo migliore per i frequentatori in quanto durante l’estate si può trovare refrigerio
nell’acqua fresca, ma purtroppo questo spesso si coniuga male con le esigenze dell’ambiente.
Bisogna perciò in quella stagione seguire solo percorsi di corsi d’acqua perenni con un buon
scorrimento idrico e progredire preferenzialmente attraverso il nuoto o in cammino al di fuori
dell’alveo fluviale, seguendo comunque quanto indicato nei vademecum riportati in questa
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
13
ACQUA TREKKING
pubblicazione. Lo stesso dicasi per i mesi invernali durante i quali le trote depongono le uova nelle
aree con basso fondale e ghiaiose dove viene spontaneo camminare durante la percorrenza degli
alvei fluviali.
Utilizzo di strumentazione per l’orientamento (GPS e cartografia)
La base per spostarsi e conoscere i luoghi sono sicuramente le carte IGM o comunque le carte
topografiche in scala almeno 1:25.000 pubblicate anche da altri editori. Tuttavia nel tempo si sono
sempre più diffuse le App per i cellulari che consentono di gestire tracciati e riferimenti con
coordinate. È importante ricordare che ovviamente tutti i dispositivi che si portano dovranno essere
messi in sicurezza attraverso custodie completamente stagne ma che ne consentano
contemporaneamente l’utilizzo. L’utilizzo di cartografia digitale dovrà essere off-line in quanto i
corsi d’acqua si svolgono normalmente in aree dove la connessione al web è nulla o comunque
veramente limitata. Alcune delle migliori App gratuite (o quasi) sono OsmAnd, Google Maps,
MAPS.ME, Oruxmaps, Wikiloc.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
14
ACQUA TREKKING
Emergenze e uso di ricetrasmittenti PMR
Lungo il corso dei torrenti, trattandosi geograficamente di aree incassate, è spesso assente il segnale
telefonico perciò si dovrà cercare un luogo, in genere sopraelevato, in cui potere chiamare. Il
numero di riferimento è il 118 e il numero di chiamate unico europeo per le emergenze 112.
Preparatevi a rispondere a domande attinenti le vostre generalità, il luogo, eventuali coordinate
della località, tipologia di incidente, situazione attuale. Chiarite che si tratta di un intervento di
soccorso in un ambiente impervio e mantenete la posizione in modo tale da essere reperibili per le
successive comunicazioni.
Una utile applicazione è GeoResQ, l’App
gratuita che durante le attività outdoor ti
permette di inviare un allarme direttamente al
Corpo Nazionale Soccorso Alpino e
Speleologico, comunicando posizione e
percorso. GeoResQ memorizza i tuoi percorsi,
che vengono archiviati nella tua area personale
del sito georesq.it da dove sono esportabili su
altri software cartografici. La funzione Tracciami
è attiva solo in presenza della rete telefonica, in
mancanza di segnale l’App memorizza il tuo
percorso e lo invia appena il segnale ritorna
disponibile. Questo spesso avviene anche con
segnale debole, in alcuni casi quando la
conversazione telefonica non è possibile.
Un supporto potenzialmente utile in
determinate circostanze, ma che non
sostituisce i sistemi istituzionali di allertamento
degli organi deputati al soccorso, è
rappresentato dalla Rete Radio Montana
(www.reteradiomontana.it). Qualora non vi siano alternative si può tentare di diramare una
chiamata di emergenza a questa Rete attraverso l’utilizzo di apparati radio PMR-446 selezionando
il canale 8 e impostando allo stesso il codice CTCSS 16.
L'utente che riceverà la richiesta di aiuto, dovrà acquisire le informazioni sulla situazione di
emergenza (posizione esatta, tipo di emergenza, ecc.) ed inoltrarle telefonicamente al CNSAS.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
15
ACQUA TREKKING
Tabella deposizione uova di alcune specie
Introdotta o
Autoctona in
Sardegna
Nome
Periodo di riproduzione e deposizione uova 4*, estratto da
https://www.ibs.it/pesci-d-acqua-dolce-della-libro-
vari/e/9788861040267
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII
I
ALBORELLA
X
X
X
A
ALOSA
X
X
X
A
ANGUILLA
X
X
A
CAGNETTA
X
X
X
A
CARASSIO
X
I
CARPA
X
X
X
I
COBITE
X
X
X
I
GAMBUSIA
X
X
X
X
X
A
LAMPREDA
X
X
X
X
X
A
LATTERINO
X
X
X
I
PERSICO REALE
X
X
X
X
I
PERSICO TROTA
X
X
X
I
PESCE GATTO
X
X
X
I
SCARDOLA
X
X
X
A
SPINARELLO
X
X
X
I
TINCA
X
X
X
I
TROTA FARIO
X
X
X
X
X
I
TROTA IRIDEA1*
X
X
X
A
TROTA SARDA2*
X
X
X3*
X
X
1*= Popolazioni strutturate trovate in Sardegna fonte Carta Ittica della Provincia di Sassari -2014, Provincia di Sassari,
Zirichiltaggi
2*= S. T. macrostigma è inserito nell'Allegato II della Direttiva Habitat 92/43/CEE tra le 'specie animali e vegetali di
interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione'.
3*= https://www.lifestreams.eu/la-trota-mediterranea/
4*= Conti, G. Loddo, A. Cau, 2008 - Pesci d'acqua dolce della Sardegna - Aisara Ed.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
16
ACQUA TREKKING
Esempio di periodo di divieto di cattura di alcune specie (Regione Sardegna)
Introdotta o
Autoctona in
Sardegna
Nome
Periodo di divieto di cattura (DECRETO 412 /10-5-95 ASSESSORATO DIFESA
AMBIENTE)
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII
I
ALBORELLA
A
ALOSA
X
X
A
ANGUILLA
A
CAGNETTA
A
CARASSIO
I
CARPA
X
X
I
COBITE
I
GAMBUSIA
A
LAMPREDA
A
LATTERINO
I
PERSICO REALE
X
X
I
PERSICO TROTA
X
X
I
PESCE GATTO
I
SCARDOLA
A
SPINARELLO
I
TINCA
X
X
X
I
TROTA FARIO
X
X
X
I
TROTA IRIDEA
X
X
X
X
A
TROTA SARDA
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
Persico trota
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
17
ACQUA TREKKING
Vademecum per frequentare i torrenti
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
18
ACQUA TREKKING
L’attività dell’acqua trekking è una attività appassionante ma che esercitata senza precauzione, in
maniera continuativa e commerciale può avere un importante impatto sull’ambiente, per questo
alcune sezioni del Club Alpino Italiano (CAI) e l’Associazione Italiana Guide Ambientali ed
Escursionistiche (AIGAE) si sono mostrate sensibili al problema e hanno proposto dei vademecum
per responsabilizzare chi accompagna e sensibilizzare chi fruisce di questi ambienti molto delicati.
VADEMECUM CAI Gennargentu Sez. CAI Cagliari (Marrosu G. Marco, 2020)
1. Evito il ppossibile di calpestare e smuovere con i piedi il fondale preferendo nuotare o
camminare lungo le sponde.
2. Mi muovo in silenzio senza disturbare troppo la fauna.
3. Vado in piccoli gruppi per evitare di disturbare troppo l’ecosistema.
4. Posso fare foto agli animali ma evito di maneggiarli.
5. Se c’è un gruppo in acqua che mi precede attendo almeno una decina di minuti per evitare di
affollarci tutti nei medesimi luoghi.
6. Evito di andare o accompagnare persone dove l’euprotto potrebbe avere deposto le sue uova.
7. Nel caso in cui individuo la presenza dell’euprotto osservo le regole ancora più rigorosamente.
8. Non rilascio detergenti in acqua (sapone, olio ecc.).
9. Prima di passare da un torrente all’altro faccio asciugare tutto (attrezzature, vestiario e
calzature) perfettamente o disinfetto tutto, per evitare la trasmissione di malattie
(chitridiomicosi) alla fauna.
10. L’estate è forse il periodo più bello per praticarlo ma ricordiamoci che per gli animali è il
periodo più delicato in cui stanno cercando di sopravvivere a una stagione che è per loro
avversa.
VADEMECUM AIGAE - Associazione Italiana delle Guide Ambientali ed Escursionistiche per
l’accompagnamento in alveo fluviale (Commissione Tecnico- Scientifica e Formativa AIGAE,
2020)
1. Il percorso che organizzi si svolge in un territorio soggetto a vincolo ambientale di qualunque
ordine?
2. Che tipo di ecologia presenta il corso d’acqua scelto per il trekking?
3. Hai chiesto informazioni all’Ente e al faunista di riferimento?
4. In quale periodo vuoi svolgere l’attività?
5. Quali cicli bio-riproduttivi caratterizzano il corso d’acqua? sono attivi nel periodo scelto?
6. Ci sono altre interazioni inter-specifiche da considerare o preservare?
7. Ci sono tratti particolari da svolgere camminando fuori dall’alveo?
8. Come Guida Ambientale Escursionistica, quale motivazione ti porta a svolgere un intero
trekking nell’alveo di un corso d’acqua?
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
19
ACQUA TREKKING
9. Quale motivazione renderai condivisa con i tuoi accompagnati?
10. Fai una valutazione del tipo di impatto che il corso d’acqua avrà al termine dell’attività
antropica che proponi.
La Commissione Tecnica Scientifica determina che l’attività escursionistica svolta nell’alveo dei
fiumi con impatto da camminamento continuato sul fondale dell’alveo è consentita solo ed
esclusivamente laddove sussista il benestare degli enti preposti alla specifica tutela della zona su
cui insiste il corso d’acqua; qualora il corso d’acqua non sia protetto da alcun vincolo e dunque
non sia soggetto al controllo di alcun ente, la guida è tenuta a valutare, eventualmente in
collaborazione con FIPSAS o altri esperti o enti locali, lo stato del corso d’acqua secondo il
vademecum indicativo di seguito proposto in modo tale che l’attività non vada ad incidere
negativamente sull’ecosistema delicato del fiume e su quello ripariale, e pertanto possa essere
considerata a tutti gli effetti in linea con il profilo etico della Guida Ambientale Escursionistica.
Il Parco Nazionale di Sierra de Guara in Spagna, data l’importanza economica e il flusso turistico
legato a questa attività, ha regolamentato attentamente la fruizione dei suoi corsi d’acqua e attuato
una serie di studi e monitoraggi sull’area parco. Di seguito il Vademecum di Salamero, che invita sia
alla fruizione che a rispettare e tutelare la natura dei torrenti.
VADEMECUM per rispettare e tutelare la natura dei torrenti (Spagna, Parco Nazionale di
Sierra de Guara) (Salamero Enrique, 2002)
Ci sono alcuni atteggiamenti, facili da seguire, che migliorano la tua presenza e permettono di
tutelare maggiormente questi luoghi:
1. Non urlare inutilmente
Numerose sono le specie animali che possono vivere o nidificare nelle vicinanze: uccelli (merlo
acquaiolo, ballerine), rapaci notturni e diurni, piccoli mammiferi. Siamo nella natura e in essa
si respira tranquillità.
2. Evita di camminare dentro il fiume quando puoi farlo lungo le sponde.
Non c'è interesse a camminare dentro l’alveo e quindi non calpestiamo la vegetazione o la
microfauna acquatica (saranno così più stabili e si rigenereranno più facilmente). E non
intorbidimento inutilmente l'acqua.
3. Non calpestare inutilmente l'intero fondo del fiume. È preferibile nuotare nonostante si arrivi
a poggiare i piedi.
La microfauna che si deposita sulla superficie della roccia e sui massi va protetta. Alcuni anfibi
(tritoni, piccole rane) si nascondono tra i ciottoli e negli anfratti.
4. Fai attenzione nelle aree vegetate. Prenditene cura.
Durante la discesa cerca di non calpestarli o fallo delicatamente se non è evitabile.
5. Non raschiare le pareti di roccia (che presentino o meno delle piante) anche se è presente del
fango secco.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
20
ACQUA TREKKING
Ci sono licheni, muschi e piccole piante. E c che viene danneggiato è molto difficile da
ripristinare.
6. Cerca di andare in bagno lontano dall'acqua e in luoghi non rocciosi, lontano dalle zone di
sosta o di incontro.
Il classico punto d'incontro può diventare sgradevole e contagioso.
7. Porta via con te tutto ciò che hai trasportato, anche i resti di cibo.
Nessuno verrà a prenderti. Sebbene biodegradabili, possono richiedere molto tempo per
svanire. La plastica può essere ingerita dagli animali. Altri prodotti artificiali (come le batterie)
possono essere molto inquinanti.
8. Non fare discese notturne.
Ci sono molte specie che vivono di notte.
9. Non sradicare nessuna pianta.
Non è facile sopravvivere in luoghi così particolari. Alcune sono rare e crescono solo qui.
10. Evita le sviste.
Sii consapevole di dove sei e di cosa stai facendo.
11. Osserva dove stai per passare.
Così puoi renderti conto di cosa c'è e, di conseguenza, cosa devi fare.
L’attività dell’acqua trekking potrebbe trasmettere involontariamente la chitridiomicosi, una
malattia che colpisce, spesso con conseguenze letali, la cute degli anfibi. Riportiamo alcune
informazioni utili per evitare la sua diffusione e tutelare i nostri anfibi.
Chitridiomicosi
Come ormai accertato da più autori (Stagni G. et al., 2004) la chitridiomicosi è, assieme alle
infezioni di natura virale, uno dei più importanti fattori di natura patologica in grado di chiarire i
fenomeni di mortalità in massa di intere popolazioni di anfibi osservati negli ultimi decenni in
tutto il mondo. Anche il declino di intere specie può essere in diversi casi ricondotto all'incidenza
di queste forme patologiche (Stagni G. et al., 2004). L'infezione da Batrachochytrium
dendrobatidis avviene a causa di zoospore flagellate, solo attraverso il mezzo acquatico. È stato
dimostrato che le zoospore riescono a sopravvivere a lungo (fino a 3/4 settimane) anche in acqua
di rubinetto o deionizzata, e che in natura possono infettare gli anfibi anche 7 settimane dopo la
loro immissione in acqua (Johnson M.L. et al., 2003). Non si ritiene che il fungo abbia forme di
resistenza all'asciutto.
I primi casi di infezione da Batrachochytrium dendrobatidis in anfibi italiani sono stati diagnosticati
nell'estate 2001 su esemplari di ululone appenninico del territorio collinare della Provincia di
Bologna.
Passando da un torrente all’altro è facile diventare vettori di questa pericolosa malattia. Per
prevenire i rischi di una possibile diffusione sul territorio della chitridiomicosi, è necessaria
l'adozione di adeguate misure di profilassi. Tali misure corrispondono a quelle indicate nel DAPTF
- Declining Amphibian Populations Task Force, Fieldwork Code of Practice
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
21
ACQUA TREKKING
(https://www.fws.gov/sites/default/files/documents/declining-amphibian-task-force-fieldwork-
code-of-practice.PDF) (Stagni G. et al., 2004).
Nello specifico possono essere ricordate le seguenti norme di comportamento:
Pulizia e disinfezione sistematica delle attrezzature utilizzate. Meglio ancora sarebbe
l'utilizzo di materiali diversi per ogni sito visitato, in particolare qualora si tratti di siti molto
distanti tra loro, abitati da specie diverse o da popolazioni di specie rare, minacciate o
isolate tra loro.
Per la disinfezione delle attrezzature sono indicati l'ipoclorito di sodio (Amuchina al 5%) e
preparati con soluzione al 70% di alcool etilico. È necessario lasciare immersi gli attrezzi
da disinfettare per almeno 30 minuti.
Non maneggiare mai gli animali.
Evitare ogni traslocazione di esemplari da una località all'altra.
Lavarsi accuratamente con antibatterici a conclusione delle attività.
Lesioni e amputazioni causate dalla chitridiomicosi sul Tritone sardo
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
22
ACQUA TREKKING
L’ambiente in cui si svolge
Flora
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
23
ACQUA TREKKING
La vegetazione presente in prossimità dei corsi d'acqua è chiamata ripariale ed appartiene a quella
categoria definita azonale, influenzata non solo dal clima ma anche dalle condizioni pedologiche in
particolare dal gradiente di umidità del suolo, dai regimi idrologici e dal chimismo delle acque. Le
fasce di vegetazione riparia (arborea, arbustiva o erbacea) svolgono un ruolo talmente importante
da divenire inscindibili dal corso d'acqua. Se lasciati alle loro dinamiche naturali questi ambienti si
caratterizzano per il loro notevole dinamismo ed eterogeneità d’habitat in grado di supportare
un’elevata biodiversità. Le piante vengono selezionate soprattutto dal regime delle acque che
condiziona la tessitura dei suoli, la disponibilità idrica e il rifornimento di sostanze nutritive.
Le piante rivestono un ruolo fondamentale nel letto del torrente in quanto trattengono con le loro
radici la terra delle sponde, regimano il corso dell’acqua, ne modificano i microhabitat attraverso
l’ombreggiatura e sono rifugio e alimento per tutti i micro e macro vertebrati. Inoltre quelle piante
parzialmente o completamente sommerse dall’acqua, elofite ed idrofite (come papiri, canne,
giunchi, cannucce, le tife), hanno inoltre la capacità di filtrarla riducendone gli inquinanti, si parla
spesso infatti della capacità di un fiume di contenere l’inquinamento che l’uomo vi versa, più o meno
direttamente. Questa capacità è proprio dovuta a queste piante ed ha un punto critico oltre il quale
va in saturazione e non è più in grado di contenerla.
In Italia, la vegetazione ripariale è costituita soprattutto dalle Salicaceae, una grande famiglia che
include tutti i pioppi e i salici. Sul ciglio della riva, talvolta preceduti da popolamenti di piante
erbacee e canne palustri immerse nell'acqua come Fragmites, Tipha, Carex, Scirpus, troviamo quasi
sempre folti cespugli di salici arbustivi (Salix cinerea, Salix purpurea e Salix eleagnos) ai quali segue
un filare o due di pioppi (Populus nigra) e salici arborei (Salix alba). Ovviamente in questi luoghi non
troviamo solo Salicaceae: importante è la presenza, ad esempio, dell’ontano nero (Alnus glutinosa),
del sambuco (Sambucus nigra) e di diverse altre specie tra cui l’oleandro (Nerium oleander), che nei
fiumi del sud Italia e isole dà luogo a fioriture spettacolari. Man mano che ci allontaniamo dall’acqua
Ranuncolo di Baudot (Ranunculus baudotii)
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
24
ACQUA TREKKING
troviamo alberi a legname sempre più duro, passando per i frassini (Fraxinus excelsior e F. oxycarpa),
olmi (Ulmus minor), aceri campestri, fino ad arrivare, nelle zone oramai abbastanza asciutte, alle
querce, ai carpini, ai faggi e ad altre specie di habitat completamente diverso.
Durante le escursioni si possono incontrare
alberi come salice bianco (Salix alba), olmo
(Ulmus minor), rovo (Rubus sp), platano
(Platanus hybrida), ontano (Alnus
glutinosa), pioppo bianco (Populus alba),
gelso (Morus alba), tifa (Typha angustifolia),
oleandro (Nerium oleander). O anche fiori
particolarmente belli e colorati come quelli
dei ranuncoli acquatici (Ranunculus
baudotii) o le fantastiche ninfee (ad
esempio Nymphaea alba, Nymphaea
mexicana Nymphoides peltata, Nuphar
lutea), cosi come la menta acquatica
(Mentha aquatica L. subsp. aquatica) o l’alisma piantaggine-acquatica (Alisma plantago-aquatica).
Fiori e foglie di oleandro (Nerium oleander)
In senso orario ontano nero (Alnus glutinosa), fiori e foglie; lenticchia d'acqua (Lemna minor); ninfea (Nymphea alba)
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
25
ACQUA TREKKING
Fauna
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
26
ACQUA TREKKING
Gli esseri viventi di un corso d’acqua non solo aggiungono emozioni alla nostra escursione ma sono
anche in grado di fornire numerose informazioni sulla sua salute. Quando sulla superficie dell’acqua
tra i massi osserviamo delle macchie traslucide, quasi metalliche, queste ci informano della presenza
di batteri che proliferano quando vi è una carenza di ossigeno, o anche quando osserviamo
filacciature biancastre sul fondale, smosse dalla corrente, queste ci indicheranno la presenza di
colonie batteriche chiamate anche “funghi di fogna”.
Le comunità dei macroinvertebrati rappresentano l'80% della biodiversità di un corso d’acqua e
sono costituiti da tutti quegli organismi visibili ad occhio nudo, raramente inferiori al millimetro, che
svolgono almeno una parte del loro ciclo biologico in acqua e sono appartenenti ai gruppi degli
Insetti, Crostacei, Molluschi, Oligocheti, Irudinei, Platelminti, Poriferi, Celenterati, Briozoi.
Questi, assieme ai vegetali, rappresentano il fondamento di tutta la rete alimentare e la fonte di
sostentamento dei livelli trofici superiori e sono considerati “i registratori” della salute di un corso
d’acqua: uno scarico tossico saltuario
può forse sfuggire a un successivo
controllo chimico ma su queste
comunità, che vi vivono stabilmente,
lascerà una cicatrice evidente nella
struttura della loro composizione. Molti
di questi organismi sono larve (come i
plecotteri, gli efemerotteri, i tricotteri,
le libellule) altri invece sono coleotteri
acquatici, planarie, sanguisughe, piccole
conchiglie simili a lumache e patelle e
tanti altri.
Dal punto di vista ecologico i corsi
d’acqua vengono comunemente
suddivisi in base alla presenza di alcune
specie ittiche.
Questo ordine si basa sul fatto che la struttura del popolamento ittico varia in base alla pendenza
dei corsi d’acqua, che ne influenza numerosi parametri chimico-fisici. Le zone sono cinque e per la
loro praticità sono usate dalla Direttiva comunitaria La qualità delle acque dolci superficiali che
richiedono protezione o miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci” (78/659/CEE):
1. zona dei Salmonidi superiore / zona a Trota, (con acque fredde e ben ossigenate a corrente
molto veloce. Substrato eterogeneo a massi o ghiaia grossolana con temperatura fino a 16°C
e assenza di vegetazione acquatica). Qua la specie guida è rappresentata dalla trota fario e
lo scazzone mentre in Appennino e nelle isole è presente la trota macrostigma;
2. zona dei Salmonidi inferiore / zona a Temolo, con acque meno veloci, fredde e ben
ossigenate, vegetazione sommersa algale e muscinale, con piante superiori presenti nelle
zone con meno corrente. Ha come specie caratteristiche il temolo, la trota marmorata (area
prealpina e padana), la trota macrostigma (Appennini e isole) e alcuni ciprinidi che
prediligono acque correnti (vairone, barbo canino, ecc.), ma anche il cobite e la cagnetta;
Macroinvertebrati, da sinistra verso destra: una planaria (Tricladi),
e due gasteropodi polmonati (genere Planorbis e Theodoxus)
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
27
ACQUA TREKKING
3. zona dei Ciprinidi a deposizione litofila, in cui la pendenza diminuisce e si ha una copertura
da parte delle piante vascolari maggiore (con corrente veloce o rallentata, acque limpide o
torbidità di breve durata, discretamente ossigenata; ha maggiore profondità con ghiaia fine
e sabbia e temperature raramente superiori ai 19- 20°C). Le specie caratteristiche sono i
barbi, la lasca, i cavedani e altri ciprinidi che prediligono acque correnti ma anche il cobite e
la cagnetta;
4. zona dei Ciprinidi a deposizione fitofila / zona a Tinca, con pendenza più dolce (con
vegetazione vascolare, acque molto torbide a bassa velocità di corrente, fondo fangoso). Le
specie caratteristiche sono la tinca, la scardola, l’alborella, la carpa;
5. zona dei Mugilidi (con acqua salmastra e il mescolamento delle acque fluviali con quelle
marine a bassa veloci della corrente con fondo fangoso) in cui le specie guida sono i
ghiozzetti dei generi Pomatoschistus e Knipowitschia e in cui possiamo trovare specie
eurialine come il branzino e i cefali.
In base a questa zonazione siamo quindi in grado di comprendere, in base alla pendenza e alla
tipologia individuata, quali specie possiamo incontrare durante le nostre escursioni acquatiche.
Tra i più interessanti che si possono incontrare nei torrenti italiani, vi sono di sicuro i migratori
obbligati come la cheppia (Alosa fallax) che migra, come fanno i salmoni nell’oceano, per riprodursi
dal mare verso i fiumi (specie anadrome) o come l’anguilla (Anguilla anguilla) che migra invece dalle
acque dolci per riprodursi in mare (specie catadrome).
La carpa, famiglia Ciprinidi, nel suo ambiente naturale
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
28
ACQUA TREKKING
Gli anfibi sfruttano tutti i corsi d’acqua per la loro
riproduzione e come rifugio e sono tra le specie che si
incontrano più facilmente durante l’acqua trekking.
Depongono le uova ancorandole al substrato, spesso in
glomeruli o altre volte in lunghi cordoni come collane. Le
larve sono completamente dipendenti dalla componente
acquatica e crescono alimentandosi con alghe e
macroinvertebrati, sino a subire la metamorfosi e
svolgere anche attività terrestre. Molte specie sono
particolarmente rare o in pericolo di estinzione come ad
esempio l’ululone appenninico, il discoglosso sardo,
l’euprotto sardo. Le loro larve sono nutrimento anche
per le altre classi di vertebrati tra cui i rettili e gli uccelli.
Tra i rettili più comuni si possono incontrare la natrice
viperina (Natrix maura), la natrice del Cetti (Natrix cettii)
e la testuggine palustre europea (Emys orbicularis).
Quest’ultima è una specie tutelata dalla Direttiva
europea “Habitat” e considerata in pericolo a causa della
riduzione del suo habitat e dell’introduzione nei corsi
d’acqua della testuggine palustre americana (Trachemys scripta). Questa specie invasiva,
abbandonata a migliaia ogni anno nei corsi d’acqua, è particolarmente aggressiva. Si è riprodotta in
modo incontrollato e concorre con successo per le risorse alimentari e per il territorio di quella
europea, mettendola in minaccia per la sua conservazione.
Natrice viperina (Natrix maura) in caccia
La distribuzione delle specie ornitiche lungo l’asta fluviale segue le modifiche legate alle pendenze
e alle specie che vi vivono (anfibi, rettili, macroinvertebrati, pesci, mammiferi, piante vascolari) che
costituiscono nutrimento per le varie specie. La concorrenza alimentare è ammortizzata dal fatto
Rana verde (Rana klepton esculenta)
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
29
ACQUA TREKKING
che le singole specie prediligono nutrimenti diversi, che
ricercano in vari modi e in diverse località: alcuni
cacciano gli insetti, altri pesci, anfibi, rettili. Nelle aree
in cui la copertura boschiva chiude il torrente possiamo
trovare specie tipiche delle zone arbustive come il
fringuello (Fringilla coelebs), la cinciallegra (Parus
major) ma anche il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) e
la ballerina gialla (Motacilla cinerea). Quando il corso si
allarga e compare anche più vegetazione vascolare
allora incominciamo ad incontrare la gallinella d’acqua
(Gallinula chloropus), le garzette (Egretta garzetta) e gli
aironi (Ardea spp.) (bianco, cenerino, rosso ecc.). I tratti
fluviali con maggiore sezione trasversale e profondità
diventano invece ideali per gli uccelli tuffatori come il
tuffetto (Tachybaptus ruficollis), gli svassi (Podiceps
ssp.), le folaghe (Fulica atra), oltre a svolgere il ruolo di
zone di sosta delle specie migratrici. I mammiferi legati
in senso stretto agli ambienti d’acqua dolce sono pochi.
Bisogna sicuramente citare le specie dei Chirotteri, protette da numerose Direttive europee e
nazionali, in quanto si cibano degli insetti che trovano presso la superficie. Oltre a queste bisogna
segnalare la lontra (Lutra lutra), a forte rischio di estinzione ed in Italia sopravvive solo in alcune
zone del centro, e le specie esotiche invasive come il visone americano (Neogale vison), che si nutre
di pesci, e la nutria (Myocastor coypus), specie esotica che per la sua elevata capacità di
adattamento ha colonizzato tutti gli ambienti fluviali nazionali ed europei, per la quale esistono
specifici Piani per il controllo e l’eradicazione.
Gli incredibili incisivi della nutria
Un germano reale nel laghetto di un corso d’acqua a carattere stagionale
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
30
ACQUA TREKKING
Sostenibilità ambientale dell’attività
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
31
ACQUA TREKKING
Riferimenti legislativi sulla protezione di specie e habitat
In questo paragrafo riportiamo alcune delle convenzioni e norme di tutela legate all’acqua, alla flora
e fauna.
Convenzioni
Convenzione di Washington (Convention on International Trade in Endangered Species of WildF
auna and Flora) sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di
estinzione (CITES). È stata adottata a Washington nel marzo del 1973 ed è entrata in vigore nel
luglio del 1975. Ha lo scopo di regolare il commercio internazionale delle specie minacciate o
che possono diventare minacciate di estinzione a causa di uno sfruttamento non controllato.
Convenzione di Bonn - Convenzione sulla Conservazione delle Specie Migratrici (CMS). E’ stata
adottata a Bonn nel 1979, ratificata nel 1985 e recepita dall'Italia con la Legge n. 42 del 25
gennaio 1983. Si prefigge la salvaguardia delle specie migratrici con particolare riguardo a quelle
minacciate e a quelle in cattivo stato di conservazione.
Convenzione di Berna - Convenzione sulla Conservazione della Fauna e Flora selvatica e degli
Habitat naturali: È stata adottata a Berna, nel 1979 ed è entrata in vigore nel 1982 con Legge 5
agosto 1981, n. 503. Gli scopi sono di assicurare la conservazione e la protezione di specie
animali e vegetali ed i loro habitat naturali (elencati nelle Appendici I e II della Convenzione).
Direttive
Direttiva 2009/147/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009
concernente la conservazione degli uccelli selvatici. Ha come finalità l’individuazione di azioni
atte alla conservazione e alla salvaguardia degli uccelli selvatici.
Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat
naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Prevede la creazione della Rete
Natura 2000 e ha come obiettivo la tutela della biodiversità
La Direttiva 92/43/CEE Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della
fauna selvatiche detta Direttiva Habitat insieme alla Direttiva 79/409/CEE Uccelli, successivamente
abrogata e sostituita integralmente dalla versione codificata della Direttiva 2009/147/CE, sono le
Direttive del Consiglio Europeo che costituiscono il cuore della politica comunitaria in materia di
conservazione della biodiversità e sono la base legale su cui si fonda la Rete Natura 2000. Scopo
della Direttiva Habitat è "salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat
naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale
si applica il trattato" (art 2). Per il raggiungimento di questo obiettivo la Direttiva stabilisce misure
volte ad assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli
habitat e delle specie di interesse comunitario elencati nei suoi allegati. Il recepimento della
Direttiva è avvenuto in Italia nel 1997 attraverso il Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357.
Direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro sulle Acque DQA) che istituisce un quadro per l’azione
comunitaria in materia di acque. La direttiva persegue obiettivi ambiziosi: prevenire il
deterioramento qualitativo e quantitativo, migliorare lo stato delle acque e assicurare un utilizzo
sostenibile, basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili. La direttiva
2000/60/CE si propone di mantenere uno stato buono di tutti i corpi idrici comunitari e richiede
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
32
ACQUA TREKKING
di esaminare a livello di distretto idrico l’impatto provocato dalle attività umane sullo stato delle
acque superficiali e sotterranee.
Normativa nazionale e qualcuna regionale
Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 Codice dei beni culturali e del paesaggio. Il codice
individua la necessità di preservare il patrimonio culturale italiano. Definisce tra i beni culturali
anche i beni naturalistici quali i beni mineralogici, petrografici, paleontologici e botanici, e
storico scientifici.
Legge nazionale 11 febbraio 1992, n.157. Norme per la protezione della fauna selvatica
omeoterma e per il prelievo venatorio. Questa legge è poi stata ripresa dalle singole Regioni,
non solo regolamenta l’attività venatoria ma indica anche il divieto di disturbo della fauna
selvatica, in particolare modo in periodo riproduttivo.
R.D. 22 novembre 1914, n. 1486. Regolamento per la pesca fluviale e lacuale.
R. D. 8 ottobre 1931, n.1604. Approvazione del testo unico delle leggi sulla pesca.
Decreto Legislativo 9 gennaio 2012, n. 4. Misure per il riassetto della normativa in materia di
pesca e acquacoltura, a norma dell’articolo 28 della legge 4 giugno 2010, n.96.
Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n.152. Norme in materia ambientale. La disciplina in materia
di tutela delle acque è presente nella Parte terza del D.Lgs. 152/2006 (cd. Codice ambientale) in
cui è stata recepita, anche la Direttiva Quadro sulle acque 2000/60/CE, la sezione è dedicata
appunto alla tutela delle acque dall’inquinamento e alla gestione delle risorse idriche. L’intero
territorio nazionale, ivi comprese le isole minori, è ripartito in distretti idrografici; in ciascun
distretto idrografico è istituita l’Autorità di bacino distrettuale ed adottato il Piano di bacino
distrettuale, che è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale
sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso finalizzate alla conservazione, alla
difesa e alla valorizzazione del suolo ed alla corretta utilizzazione della acqua, sulla base delle
caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio interessato.
Piano Paesaggistico Regionale della Regione Autonoma della Sardegna, aree naturali e
subnaturali, art.24, secondo cui la pianificazione settoriale e locale deve regolamentare (punti
1,2,7)
- 1. le attività escursionistiche e alpinistiche nelle falesie, scogliere, isole disabitate e
negli ambienti rocciosi ospitanti siti di nidificazione di rapaci, di uccelli marini coloniali
e di altre specie protette di interesse conservazionistico e nei siti di importanza
biogeografica per la flora e la fauna endemica;
- 2. le attività turistiche e i periodi di accesso agli scogli e alle piccole isole, compresa
la fascia marittima circostante ed altri siti ospitanti specie protette di interesse
conservazionistico in relazione ai loro cicli riproduttivi;
- 7. con riferimento ai sistemi fluviali e alle relative formazioni riparali con elevato
livello di valore paesaggistico, l’attività ordinaria di gestione e manutenzione
idraulica in modo da (f.) disciplinare le attività di torrentismo, della caccia e della
pesca sportiva.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
33
ACQUA TREKKING
Approfondimenti
Nel corso di questi ultimi anni l’attività dell’acqua trekking ha avuto un grande sviluppo ma ha
portato con sé anche alcuni problemi che possono derivare dalla pratica di questa attività. In questi
riquadri vi riportiamo l’opinione di alcune associazioni delle guide ambientali escursionistiche e del
CAI e delle attività che hanno intrapreso per la tutela dell’ambiente.
LAGAP - Libera Associazione Guide Ambientali-escursionistiche Professioniste
La LAGAP e Il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università di Cagliari hanno
stipulato una convenzione per un progetto di studio degli impatti sugli ecosistemi delle acque
interne derivato da attività turistiche in Sardegna. Il progetto sarà curato dal professor Andrea
Sabatini dell’Università di Cagliari e dal suo staff, in stretta collaborazione con le guide afferenti a
LAGAP. L’obiettivo principale del progetto sarà quello di valutare in maniera scientifica ed
oggettiva l’impatto delle attività turistiche sugli ecosistemi delle acque interne, con particolare
riferimento alla frequentazione di corsi d’acqua con portate d’acqua variabili nel tempo e con
momenti di forte scarsità, soprattutto nei periodi estivi, nei periodi di massimo carico turistico. A
seguito del rilancio del turismo di prossimità, in conseguenza del Covid, con la ricerca di momenti
turistici esperienziali, i corsi d’acqua sono stati riscoperti e sono sempre più utilizzati per attività
ludico ricreative; tutto questo attualmente avviene senza nessuna esperienza diretta di buone
prassi e senza nessuna regolamentazione. Senza dati e considerazioni scientifiche, si rischia di
lasciar danneggiare delicati ecosistemi, letteralmente stravolti da visioni e spinte lobbystiche
squisitamente commerciali, ad esempio ad opera di tour operator poco sensibili ai temi naturali,
attratti dalla novità e dalla conseguente remunerabilità, o frutto di visioni basate sul mero
sfruttamento sportivo, come nel caso del settore pesca, con ben note conseguenze fortemente
impattanti, come si può riscontrare in alcune acque interne italiane. L’obiettivo specifico è
pertanto quello di creare dei modelli scientifici a supporto di una fruizione realmente sostenibile
e indicazioni basate su valutazioni scientifiche e senza preconcetti del territorio.
Altri progetti simili a quello che riguarda i corsi d’acqua sardi sono in fase di avvio: ad esempio,
quello sviluppato a febbraio del 2022 con il Comitato Parchi Italia e l’Ente Parco Fluviale
dell’Alcantara in Sicilia. Le parti si sono impegnate reciprocamente a sviluppare rapporti di
collaborazione nel campo della fruizione, protezione, conservazione e difesa del paesaggio e
dell’ambiente naturale. Il Comitato, secondo le proprie disponibilità, ha messo a disposizione
dell’Ente Parco il suo patrimonio storico di conoscenze e di esperienza organizzativa, ecologica,
naturalistica e scientifica, e i servizi di collegamento con le altre aree protette coinvolte, con gli
organismi sopranazionali e con i gruppi di ricerca attivi nello specifico.
Attività di ricerca di questo tipo, sia quella che riguarda la Sardegna che l’Ente Parco Fluviale
dell’Alcantara, hanno lo scopo di far parlare tra loro istituzioni scientifiche, di attivare
collaborazioni tra diversi enti (di ricerca e di protezione ambientale) e LAGAP, al fine di diffondere
buone prassi e rendere sempre più fruibili in modo consapevole e responsabile le risorse
ambientali; sempre secondo un’ottica di eco-sostenibilità e di protezione dell’ambiente.
Per maggiori dettagli:
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
34
ACQUA TREKKING
https://www.lagap.org/parte-dalle-isole-italiane-la-protezione-delle-acque-interne/
AIGAE - Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche
Già nel 2019 AIGAE iniziò a porre il problema sull’"acqua trekking" o "river trekking" con un post
sui social network (https://www.facebook.com/italiaguide/posts/3399412250084407), per poi
approfondirlo nel 2020 con un dettagliato documento elaborato dalla Commissione Tecnica e
Formativa inviato a tutti i soci e re - inoltrato nell’agosto del 2021. Infatti durante la stagione
estiva soprattutto nel centro-sud Italia, a un proliferare di proposte di escursioni "dentro" i fiumi,
i cosiddetti "acqua trekking" o "river trekking": attività sicuramente attraenti e di gran
soddisfazione, che però rischiano di danneggiare, a volte in modo irreparabile, ecosistemi fragili
e delicati. Il documento elaborato dalla Commissione Tecnica e Formativa esprime un parere
valutativo e contiene un vademecum indicativo per le attività cosiddette di “acqua trekking”,
affinché le Guide aderenti possano valutare (caso per caso) la fattibilità delle proprie proposte,
anche alla luce del Codice Deontologico e della legislazione vigente. Il documento è stato redatto
nella speranza di fare un po’ di chiarezza sull’argomento, di fornire informazioni utili e offrire un
motivo di riflessione sulle attività estive.
L’argomento è stato ripreso anche nel 2022, dove AIGAE comunicava il nuovo regolamento
emesso dalla Riserva di Nazzano Tevere-Farfa, un'area naturale della provincia di Roma che
include un tratto del fiume Farfa che negli ultimi anni è stato pesantemente frequentato in modo
indiscriminato dai turisti. Dopo un lungo lavoro di confronto con gli stakeholder della zona e della
Regione, a cui ha partecipato anche AIGAE, è stato presentato lo scorso 22 maggio (2022) un
nuovo regolamento per la fruizione Escursionistica del Farfa, decisamente innovativo nel
panorama italiano, che da un lato continua a consentire l'accesso ad alcuni tratti del fiume per
non penalizzare una attività turistico comunque importante, ma dall'altro ne fissa regolamenti e
limiti in modo da ridurre per quanto possibile l'impatto sull'ambiente.
Per maggiori informazioni:
https://www.facebook.com/italiaguide
https://www.facebook.com/italiaguide/posts/pfbid0MriVfePqgiVURPuXmyZLsZm9BCZKQU1xHZ
j3eWRg8Cv9tsTBM7sTfBgKssXqdwRnl
Post del 05/06/2022, del 20/08/2021 e del 18/07/2019
Disposizione del 2022 sull’Acqua Trekking da parte del Direttore della Riserva Naturale
Regionale Nazzano, Tevere - Farfa
Nazzano Tevere. REGISTRO UFFICIALE.0000605. Int. 23-05-2022
Disposizione ex art. 28, co. 3. l.r. Lazio 29/97 e DGR Lazio 498/2019
Il Direttore
considerato che:
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
35
ACQUA TREKKING
la Riserva Naturale Regionale Nazzano, Tevere - Farfa è stata istituita con Legge Regionale n. 21
del 04 aprile 1979, modificata con L.R. n. 27 del 5 ottobre 1999;
con il decreto del Presidente della Giunta Regionale del Lazio n. T00301 del 09/12/2019, l’avv.
Pierluigi Capone è stato nominato Direttore della Riserva Naturale Regionale Nazzano Tevere-
Farfa, ai sensi dell’art. 24 comma 1 della legge regionale n. 29 del 06/10/1997;
in data 17/12/2019 n. rep. 222/2019 è stato stipulato tra il Presidente dellEnte, dott. Dario
Esposito, e l’avv. Pierluigi Capone, il contratto di diritto privato per il conferimento dell’incarico
di Direttore della Riserva Naturale Regionale Nazzano, Tevere-Farfa;
viste:
la legge 6 dicembre 1991, n. 394;
la legge regionale Lazio del 6 ottobre 1997, n. 29, in particolare gli artt. 6, commi 5 e 5 bis,
28, co. 3, e 38, co. 3bis, 4ter e 4 quater;
il D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357, artt. 4, co. 3 e 8, co. 1. (Attuazione Direttiva 92/43/CEE);
la Deliberazione di Giunta Regionale del Lazio n. 161 del 14 aprile 2016, recante Adozione
delle Misure di Conservazione finalizzate alla designazione delle Zone Speciali di
Conservazione (ZSC), ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (Habitat) e del DPR 357/97 e s.m.i.
- codice IT60200 (Rieti)”;
la Deliberazione di Giunta Regionale del Lazio n. 498 del 23 luglio 2019, recante
“Individuazione, ai sensi del DM 17 ottobre 2007 del Ministro dell'Ambiente e della Tutela
del Territorio e del Mare, di enti gestori di aree naturali protette regionali come soggetti
affidatari della gestione di 38 siti della rete Natura 2000, designati ai sensi della Direttiva
92/43/CEE "Habitat" e della Direttiva 2009/147/CE "Uccelli";
premesso che:
Il fiume Farfa dalla foce fino al ponte in località Granica nei comuni di Montopoli Sabina e
Castelnuovo di Farfa è compreso nel perimetro della Riserva Naturale Regionale Nazzano Tevere
Farfa, gestita da questo Ente parco, nel quale il sottoscritto esercita la funzione di direttore;
con la citata Deliberazione della Giunta Regionale n. 23 luglio 2019, n. 498, emanata ai sensi
dellarticolo 6, comma 5 bis. L.R. 29/97, è stata affidata dalla Regione Lazio allEnte parco Riserva
Naturale Regionale Nazzano, Tevere-Fara” la gestione del sito IT6020018 Fiume Farfa (corso
medio - alto) che comprende il restante corso del fiume Farfa, (a monte del ponte di Granica) ben
oltre le sorgenti delle Capore e buona parte del torrente Montenero, affluente del Fiume Farfa;
con la medesima Deliberazione 498/2019 sono state affidate a questo Ente parco all’interno del
suddetto sito IT6020018, tra le altre:
- le “attività di vigilanza, ai sensi dell’art. 25 della L.R. n. 29/97;
- l’adozione di specifici provvedimenti e direttive per la migliore attuazione delle misure di
conservazione deliberate dalla Giunta regionale;
- l’adozione di misure sito-specifiche per rendere il prelievo nell'ambiente naturale degli
esemplari delle specie di fauna e flora selvatiche di cui all'allegato E del DPR n. 357/97,
nonché il loro sfruttamento, compatibile con il mantenimento delle suddette specie in uno
stato di conservazione soddisfacente
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
36
ACQUA TREKKING
preso atto che:
nelle ultime stagioni abbiamo assistito ad un aumento esponenziale della presenza di visitatori ed
escursionisti lungo il Fiume Farfa, attratti dalla bellezza incontaminata dei luoghi e dalla possibilità
di trovare sollievo dalla calura estiva mediante la balneazione nelle acque del fiume e che tale
fenomeno ha assunto proporzioni tali da rendere necessaria la regolamentazione degli accessi,
dei flussi turistici e delle attività di fruizione, fondata sulle caratteristiche di vulnerabilità degli
habitat e sugli andamenti dei cicli vitali delle popolazioni animali;
considerato che, in particolare, la pratica dell’acqua trekking definito quale “forma di
escursionismo che prevede la risalita dei fiumi o dei torrenti controcorrente, alternando
camminate in acqua a camminate sui sentieri” risulta essere, se non regolamentata, gravemente
dannosa per l’ecosistema segnatamente per gli organismi bentonici, quali il Ghiozzo di ruscello e
la Lampreda di ruscello entrambe riportate nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE;
Dispone:
Il divieto di esercitare, nell’alveo del fiume Farfa e del fosso di Montenero, la pratica ricreativa
denominata Acqua Trekking, o qualsiasi tipo di attività che prevede escursioni all’interno dei corsi
d’acqua con impatto da camminamento continuato sul fondale dell’alveo;
É consentito svolgere le attività escursionistiche e di trekking a cavallo percorrendo il sentiero
lungo il Farfa ovvero il greto stagionale asciutto del corso d'acqua e attraversando il corso d'acqua
a guado nei soli tratti individuati nella cartografia allegata.
L’attività di torrentismo nelle gole del Farfa è consentita nel tratto indicato nella cartografia
allegata.
Non è consentito modificare il regime delle acque del corso del Farfa e del fosso di Montenero
anche tramite dighe occasionali di sassi o di altro materiale in genere.
Non è consentito danneggiare la vegetazione ripariale;
Nel fiume Farfa è consentita la balneazione dallalba al tramonto;
La presente disposizione entra in vigore dalla data di pubblicazione e resta valida fino al
31.12.2023, durante questo periodo di tempo con specifici monitoraggi e studi ambientali ne
saranno valutati gli effetti anche al fine della conferma o della eventuale modificazione e rinnovo;
gli eventi e le manifestazioni sportive o culturali che prevedano modalità di attuazione in
contrasto con la presente disciplina dovranno essere autorizzate singolarmente dalla Riserva
Naturale Regionale Nazzano Tevere Farfa;
Ai trasgressori si applicano le disposizioni previste in caso di violazione delle norme della citata
legge 29/97;
E’ fatto obbligo a chiunque spetti di far rispettare il presente provvedimento. Nazzano, 23 maggio
2022
Il Direttore Avv. Pierluigi Capone
Si riporta di seguito l’articolo che conia il termine Acquatrekking Sostenibile pubblicato sulla rivista
Gennargentu - Anno 50 - N. 110 (2020) del Club Alpino Italiano che mette in evidenza luci e ombre
della pratica di questa attività e suggerisce un Vademecum per renderla più sostenibile.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
37
ACQUA TREKKING
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
38
ACQUA TREKKING
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
39
ACQUA TREKKING
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
40
ACQUA TREKKING
Schede di alcune specie a rischio
Ululone Appenninico
Bombina pachypus Bonaparte, 1838
Descrizione - Piccolo rospo dal dorso
di colore grigio brunastro con
verruche spinose. La lunghezza
massima è di 6 cm. Pupilla
cuoriforme o triangolare.
Biologia - Animale prevalentemente
diurno che si riproduce in primavera
(tra aprile e maggio) con
accoppiamento lombare. La
femmina depone 40 - 100 uova per
ovodeposizione, ancorandole in
acqua a piante o rami sommersi. Le
uova si schiudono dopo circa una settimana dalla deposizione e la vita larvale dura due mesi. I
girini sono risultati oggetto di predazione da parte di numerosi invertebrati acquatici. È una specie
gregaria che conduce prevalentemente vita acquatica, convivendo quando capita anche con altre
specie di anfibi, nutrendosi di vari invertebrati che cattura anche sott'acqua. Una volta disturbato
emette una sostanza irritante per le mucose che svolge una funzione difensiva.
Contemporaneamente, al medesimo scopo, inarca il corpo, talvolta anche a ventre rivolto verso
l'alto, per mettere in evidenza la vivace colorazione ventrale, significato di avvertimento della
tossicità dell'animale.
Habitat E’ possibile incontrare la specie in ambienti collinari e medio montani. Frequenta
un'ampia gamma di raccolte d'acqua di modeste dimensioni, che possono andare dagli
abbeveratoi ma anche ruscelli, fiumi, soleggiati e poco profondi in boschi ed aree aperte.
Distribuzione - Molti autori considerano B. pachypus una sottospecie di B. variegata (Hofman et
al. 2007, Zheng et al. 2009, Fijarczyk et al. 2011). Specie endemica dell'Italia, dove è presente
sull'Appennino dalle province di Genova e Parma fino alla Calabria. È tipico dell’Appennino in una
fascia altitudinale preferenziale tra i 300 e i 1000 m di quota, diffuso nell'Italia peninsulare a sud
del Po, dalla Liguria orientale fino alla Calabria meridionale.
Minacce - La specie è indicata nelle Liste Rosse d’Italia come minacciata di estinzione (EN), in
grave pericolo. Tra le minacce si ipotizza che è la chitridiomicosi e la sua trasmissione una delle
cause responsabili dei recenti e gravi declini della popolazione. Altre importanti sono la modifica
del suo habitat a causa di captazione dell'acqua per scopi agricoli e lo scarso successo riproduttivo
degli ululoni appenninici a causa della distruzione delle ovature / larve e della siccità.
Curiosità - Il genere Bombina comprende diverse specie di rospi acquatici noti anche come rospi
bombinatori o rospi pancia-gialla. Queste specie sono spesso caratterizzate da pelle vivacemente
colorata e vistose macchie o strisce sul loro corpo, che possono servire da segnale di avvertimento
per i predatori.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
41
ACQUA TREKKING
Discoglosso sardo
Discoglossus sardus Tschudi, 1837 Discoglosso sardo
Descrizione - Rospo lungo 7-8 cm con
aspetto di rana ma pupilla rotondeggiante
(invece che orizzontale) e lingua discoidale
(invece che biforcuta posteriormente), pelle
del dorso prevalentemente liscia.
Biologia - La specie appartiene alla famiglia
di Anuri arcaici Discoglossidae
rappresentata ormai solo dai generi Alytes,
Baleophryne, Bombina, Discoglossus,
Barbourula (due specie in Asia
sudorientale). Il nome del genere
Discoglossus, fa riferimento alla lingua
caratteristica di questa specie in quanto presenta una forma discoidale. È una specie poco
resistente alla salinità dell’acqua e le sue larve muoiono quando contiene 5 gr/l di NaCl. Questo
anfibio è già attivo a terra quando il grado igrometrico supera il 45%, con una temperatura
dell’aria di 7°. Si tratta di una specie prevalentemente acquatica che se deve rifugiarsi in
spaccature o sotto terra, preferisce sempre farlo in prossimità dell’acqua. Non è invece
altrettanto eliofilo. In Corsica raggiunge una quota di 1740 m (Alta Valle di Tavignano) e circa la
stessa anche in Sardegna, sul Gennargentu.
Durante l’inverno o l’estate la specie va’ in latenza
rifugiandosi a terra alle volte anche insieme ad
altri esemplari. Questa strategia viene adottata
per superare un periodo avverso a causa di
temperature troppo basse o troppo alte. La
latenza però non comporta il totale arresto di
qualsiasi attività o dell’alimentazione della specie,
infatti se le condizioni ambientali migliorano la
specie è in grado di interrompere questa fase. Il
discoglosso si muove agilmente sia a terra che in
acqua ed è attivo sia di giorno che di notte, ma soprattutto al crepuscolo e nelle ore notturne
d’estate. Predilige cacciare sul fondo o nascosto tra sassi e la vegetazione acquatica, piuttosto che
in superficie. I girini sono prevalentemente erbivori mentre gli adulti adottano una dieta
carnivora. L’adulto si ciba di macroinvertebrati ma anche di vertebrati come rane o esemplari
della propria specie. Questa specie voracissima è in grado di ingoiare anche le lucertole. Esistono
testimonianze documentate di esemplari di Podarcis muralis o di Algyroides fitzingeri trovati nel
loro stomaco. Può essere parassitata dalla sanguisuga e tra i suoi predatori ci sono mammiferi di
piccola e media taglia, uccelli come gli aironi, l’Euproto sardo (che preda prevalentemente uova
e girini), la Rana verde. Le larve sono anche alimento per vari insetti acquatici e i pesci, i piccoli
possono essere anche prede dei ragni. La strategia riproduttiva prevede un periodo riproduttivo
dura più volte all’anno, tra la primavera e la tarda estate e un successivo autunnale, e la durata
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
42
ACQUA TREKKING
dello sviluppo della larva è di circa 1-2 mesi. Gli accoppiamenti avvengono in acqua e in questa
occasione il maschio abbraccia la femmina disponendosi dorsalmente e feconda le uova che
vengono deposte. La deposizione è correlata alla temporaneità degli habitat lentici e lotici
presenti nell’areale mediterraneo della specie. Le uova, da 300 a 1000, sono nerastre e lasciate
libere di deporsi nella vegetazione acquatica, nel fondo del corso d’acqua. Dopo 2/6 giorni si
schiudono e inizia la fase larvale che porta a una metamorfosi completa in circa due mesi. Ci si
può trovare facilmente davanti alla presenza contemporanea di metamorfosati e di girini in stadio
iniziale di sviluppo, indicativa anche di possibile doppia deposizione da parte delle stesse femmine
oppure di una deposizione non sincrona da parte di femmine diverse. È possibile comprendere
l’età dei discoglossi in maniera empirica, infatti sono non più lunghi di 8 mm alla metamorfosi e
raggiungono approssimativamente la lunghezza di 16, 30 e 45 mm rispettivamente a 1, 2, 3 anni
mesi di età. La longevità supera sicuramente i 9 anni.
Habitat - La specie utilizza una ampia varietà di habitat acquatici e terrestri incluse acque lentiche
in aree aperte, boscate o a macchia. In Sardegna è possibile trovarlo più facilmente nei torrenti
montani anche se viene saltuariamente rinvenuto anche nei primi metri di cavità naturali e
artificiali (pozze o corsi d’acqua di grotte, acquedotti, domus de janas ecc.) ma anche in altri
ambienti umidi naturali. In Corsica si riproduce in stagni retrodunali, che di solito sono almeno un
po' salmastri. Resta quasi sempre in prossimità dell'acqua, spesso nascosto sotto pietre ed altri
rifugi durante il giorno, e frequenta piccoli stagni.
Distribuzione - Il discoglosso sardo è un endemismo tirrenico diffuso nelle Isole di Hyères (Port-
Cros e Ile du Levant), in Corsica e l’isola Lavezzi (Corsica), nelle isole Giglio e Montecristo
(Arcipelago Toscano), in Sardegna. L’unica stazione continentale è rappresentata dall’isola fossile
dell’Argentario (Toscana).
Minacce - La specie è sensibile alla chitridiomicosi, e sono noti casi di moria (popolazione sarda).
Questa malattia non è ancora diffusa in tutti i torrenti della Sardegna ma una delle potenziali fonti
di diffusione può essere quella degli sport acquatici, soprattutto l’acqua trekking. Le spore della
chitridiomicosi sono infatti facilmente trasportabili inavvertitamente nelle attrezzature dei
praticanti da un corso d’acqua all’altro.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
43
ACQUA TREKKING
Trota sarda
Salmo cettii, Rafinesque 1810 / Trota macrostigma
Descrizione - Salmonide di taglia piccola (lunghezza media 15-20 cm, dimensioni massime in
natura di circa 40 cm) caratterizzato da corpo massiccio e allungato coperto di piccole squame
cicloidi. Il dorso ha colore scuro (bruno-verdastro) mentre i fianchi e il ventre sono più chiari:
grigio con tonalità a volte mattone-ocra i primi e biancastro il secondo. La linea laterale è poco
evidente e decorrente sui fianchi in posizione mediana. La trota sarda presenta una macchia nera
circolare dietro l’occhio, macchie “parr” (grosse macchie ovali, frammentate nella parte inferiore)
persistenti negli adulti in numero compreso tra 9 e 13 distribuite lungo i fianchi, macchie nere e
rosso scuro su tutto il corpo in numero compreso tra 20 e 60. Come in altri salmonidi il dimorfismo
sessuale diventa più evidente in fase riproduttiva, quando le mascelle del maschio tendono ad
incurvarsi.
Biologia - Appartiene alla famiglia dei Salmonidi, genere Salmo. Il periodo riproduttivo può
concludersi, in base a variazioni di temperatura dell’acqua, climatiche e geografiche, sino a marzo-
aprile ed è compreso tra novembre e febbraio. S. cettii raggiunge la maturità sessuale al 2° anno
nei maschi e al anno nelle femmine. La taglia riproduttiva è variabile, con forti oscillazioni a
seconda delle popolazioni considerate, ma in linea generale i maschi presentano una taglia di
prima maturità di circa 17-19 cm e le femmine di 20-25 cm. Una volta che la femmina depone le
uova, il maschio le feconda e le nasconde sotto la ghiaia del fondo con vigorosi colpi di coda. Lo
sviluppo embrionale si completa in circa 30/60 giorni in funzione della temperatura dell’acqua.
Dopo la schiusa, gli avannotti sostano quasi immobili sul fondo sino al completo assorbimento del
sacco vitellino e fino a quando non sono in grado di alimentarsi autonomamente. È un predatore
molto attivo, la sua dieta varia dalle larve agli adulti di insetti, piccoli crostacei e piccoli pesci.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
44
ACQUA TREKKING
Habitat - La trota sarda vive in corsi d’acqua
di tipo “Mediterraneo”, con lunghezza e
portata limitate, soggetti a consistenti
magre estive e conseguente innalzamento
della temperatura. Vive per lo più nei tratti
alti dei corsi d’acqua di sistemi montuosi e
collinari e nelle risorgive carsiche di
pianura. Predilige acque fresche, limpide e
correnti, temperature fra 10-20 °C e
relativamente ricche di macrofite. Mostra
una spiccata rusticità, trova rifugio in buche
profonde e nell’intrico radicale della
vegetazione riparia. In Sardegna sono state
registrate catture in condizioni estreme di
temperatura dell’acqua (circa 31°C) e
tenore di ossigeno inferiore al 20% (Riu
Picocca). Durante la stagione estiva risiede
nelle pozze e la si rinviene in zone proibitive
per gli altri Salmonidi.
Distribuzione - L’areale di distribuzione di
S. cettii comprende Corsica, Sardegna,
Sicilia e il versante tirrenico dal bacino del
Magra verso nord.
Minacce - La trota sarda è un endemismo ormai presente in pochissime popolazioni relitte, è
considerata specie in pericolo critico (CR) dall’Unione Internazionale per la Conservazione della
Natura (IUCN) e per questo inserita nella Lista Rossa Italiana. Le cause che hanno portato a questa
situazione sono differenti sia di tipo ambientale che antropico. Il degrado ambientale e
l’impoverimento idrico, di cui risentono in modo particolare i corsi d’acqua di tipo mediterraneo,
hanno limitato il suo areale distributivo e questo fenomeno è stato accentuato anche dal prelievo
di acqua a fini irrigui. Ma la problematica maggiore riguarda l’introduzione nei fiumi e torrenti
sardi di trote domestiche di origine nord atlantica. Sono stati infatti effettuati ripopolamenti
incontrollati con queste specie alloctone sia per la pesca produttiva che per quella sportiva,
causando gravi effetti di competizione e di inquinamento genetico (ibridazione).
Curiosità - È una specie polimorfica con caratteri differenti in funzione dell’area di origine. Per
questo motivo non è possibile distinguere, attraverso l’osservazione dei caratteri fenotipici, un
individuo puro da uno ibrido, ma occorre un approccio genetico, considerato l’unico in grado di
discriminare con certezza l’appartenenza al taxon (gruppo) indigeno. Da studi condotti su diverse
popolazioni sarde e da confronti effettuati anche attraverso numerose immagini fotografiche su
vari individui nei singoli bacini, si possono riconoscere alcuni caratteri comuni che riconducono
alle caratteristiche peculiari della specie. Si deve comunque tenere presente che i fattori di stress
e le differenze di habitat possono accentuare o rendere meno evidenti questi caratteri. Le livree
mimetiche, le taglie e le colorazioni di fondo sono variabili tra popolazioni di diversi bacini.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
45
ACQUA TREKKING
Euprotto sardo, Tritone sardo
Euproctus platycephalus Gravenhorst, 1829
Descrizione - Si tratta di un anfibio
munito di coda (urodelo) con testa
molto depressa e una coda provvista
di una bassa cresta mediana
margine intero che in avanti si
spinge dorsalmente sino alla cloaca
e ventralmente sino a metà coda. Di
aspetto è simile a una lucertola e
alla salamandra, la colorazione è
bruno verdastra anche se si possono
trovare esemplari con colorazioni
dal bruno al rossastro. Talvolta è
possibile trovare esemplari con una linea mediana dorsale che segue longitudinalmente il corpo
dalla coda alla testa.
Biologia - L’euprotto si ciba di invertebrati come anellidi, larve o insetti mentre viene invece
predato da pesci e rettili acquatici. Predilige acque correnti e ben ossigenate e a differenza di altri
anfibi sembra non sia presenza una latenza invernale / estiva in quanto esistono osservazioni che
mostrano come la specie rimane attiva tutto l’anno. Rimane sommerso a lungo tempo e respira
attraverso la pelle e la mucosa della bocca. Il suo periodo riproduttivo va da primavera all’estate
durante il quale assumono comportamenti territoriali con i loro simili. Durante l’accoppiamento
il maschio trattiene la femmina con le zampe posteriori e con una apposita protuberanza cloacale
inserisce la spermatofora nella spermatoteca femminile. La femmina ancora al substrato del
fondale da 60 a 220 uova. Dopo un mese fuoriescono le larve che raggiungeranno lo stadio adulto
dopo 11-15 mesi.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
46
ACQUA TREKKING
Habitat - Vive sia in acque permanenti che temporanee, sia correnti sia stagnanti. Si può trovare
anche in stagni artificiali. Le larve svolgono vita esclusivamente acquatica e sia gli adulti che lo
stadio larvale si possono trovare concentrati nelle pozze dei torrenti stagionali. Gli habitat
terrestri preferiti sono la macchia mediterranea mista su rocce granitiche, vulcaniche o calcaree,
e il bosco.
Distribuzione - La specie è rappresentata da popolazioni frammentate, spesso localizzate nelle
parti più inaccessibili dei ruscelli sardi. Si tratta di una specie endemica esclusiva della Sardegna,
presente nelle zone montane per lo più nella regione compresa tra i massicci montuosi Limbara a
nord e Sette Fratelli a sud. Attualmente presente in almeno 14 siti con popolazioni più o meno
abbondanti.
Minacce - La specie è indicata nelle Liste Rosse Italiane minacciata per la sua conservazione (EN).
Le principali minacce sono la predazione da parte delle trote introdotte per favorire la pesca
sportiva, l'inquinamento dei corsi e corpi d'acqua, i prolungati periodi di asciutta dovuti alla
captazione dell'acqua, il turismo eccessivo legato alle aree di frequentazione e le infezioni da
chitridiomicosi.
Curiosità - La specie si chiama “platycephalusper indicare come la testa sia piatta. Grazie alla
forma della testa e del corpo la specie riesce a nascondersi dentro fenditure estremamente
strette e resistere tra i massi a forti correnti dell’acqua.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
47
ACQUA TREKKING
Schede di alcune specie alloctone invasive
Gambero della Lousiana, gambero rosso di palude; gambero killer
Procambarus clarkii Girard, 1852
Descrizione Il gambero della Lousiana
ha dimensioni medio - grandi, misura dai
10 cm fino ad un massimo di 20 cm di
lunghezza totale (mediamente tra 10,5-
11,8 cm). La forma del corpo è cilindrica.
Il cefalotorace è granuloso con un solo
paio di creste post-orbitali e numerose
spine laterali. L’adulto presenta
colorazione rossa con bande scure nella
porzione dorsale dell’addome mentre i
giovani sono di colore grigiastro, a volte
sovrastati da linee ondulate scure.
Biologia - Appartiene alla famiglia dei
Cambaridae, genere Procambarus.
Si tratta di una specie molto aggressiva dal comportamento territoriale ma a vita breve: in
condizioni naturali vivono infatti dai 12 ai 18 mesi. È un bentico onnivoro, si nutre di insetti, larve,
detriti, con preferenza per la materia vegetale e ha l’abitudine di scavare la propria tana nei
periodi di siccità o freddo. La riproduzione è, nelle zone di origine, a tarda primavera-inizio estate,
periodo in cui le femmine scavano tane in zone aride. Presenta elevata fecondità (la fecondità
delle femmine è mediamente di circa 500 uova) e crescita rapida. È una specie che sopporta anche
ampie escursioni termiche e che abita tutti i tipi di acqua, con preferenza per l'acqua dura.
Sopravvivendo per lunghi periodi fuori dall’acqua, in condizioni di umidità. È vettore della peste
del gambero e di patogeni e tossine
nocive anche per l’uomo.
Habitat - È in grado di vivere bene in
ambienti fortemente degradati con
acque poco ossigenate, salmastre e
inquinate. Lo si trova in habitat
lentici e lotici di acqua dolce: ruscelli
pigri, paludi, fossati, scarichi, stagni,
ecc. Specialmente nella
vegetazione, lettiera, ecc. Evita
ruscelli e fossati con forte flusso,
dove viene sostituito da altre specie
(es. il gambero di fiume Bianco
Procambarus acutus). Predilige ambienti caratterizzati da substrati melmosi, in cui esercita
un’intensa attività di scavo per la costruzione delle tane.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
48
ACQUA TREKKING
Distribuzione - Proviene dall’America centro-settentrionale e dal nord-est del Messico ed è stato
introdotto in Europa per la prima volta in Spagna nel 1972. La specie venne introdotta in Italia nel
1989 per scopi di acquacoltura e allevamento e in Sardegna è stata segnalata per la prima volta
nel 2005 nel bacino del Coghinas.
Minacce - La specie è considerata una Specie Aliena Invasiva (IAS) ai sensi del D.Lgs. 230/2018,
pertanto deve essere assoggettata a speciali misure gestionali finalizzate al suo contenimento.
Data la minaccia è stato redatto a livello nazionale un piano per la gestione della specie sul
territorio italiano (Tricarico E., Zanetti M., maggio 2021). Esistono a livello regionale linee guide
per la gestione della specie e diverse aree protette che ne sono affette hanno introdotto delle
azioni. Il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università degli Studi di Cagliari
ha condotto uno studio con il sostegno di Fondazione CON IL SUD e in collaborazione con l’Ente
Parco Naturale Regionale Molentargius-Saline per la definizione di piani di contenimento della
specie.
Curiosità - P. clarkii è il gambero commerciale nordamericano dominante ed è economicamente
importante in un certo numero di stati USA per il consumo umano e anche come esche per pesci.
A causa della sua capacità di percorrere lunghe distanze anche via terra, di resistere ad ampie
oscillazioni di temperatura e adattarsi a condizioni ambientali estreme, ha gradualmente invaso
quasi tutte le aree dove è stato introdotto per scopi di acquariofilia e allevamento. Può avere gravi
impatti sull’equilibrio degli ecosistemi invasi causando la drastica riduzione di vegetazione,
invertebrati acquatici e anfibi e, di conseguenza, alcune specie di uccelli acquatici. Inoltre la sua
abitudine di scavare per la costruzione di tane causa gravi problemi di instabilità delle sponde e
danni alle coltivazioni aggravati anche dall’intensa attività di foraggiamento.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
49
ACQUA TREKKING
Visone americano
Neovison vison Schreber, 1777
Descrizione - Questo mammifero della
famiglia dei Mustelidi è un formidabile
cacciatore carnivoro. Ha una taglia media
con dimensioni del corpo contenute tra i 31
e 47 cm, simili a quelle di un gatto
domestico, con una lunghezza della coda
compresa tra i 17 e i 28 cm. Può pesare tra
i 400 g e il 1,5/2 kg in base all’età, al periodo
dell’anno e al sesso, esiste infatti un netto
dimorfismo sessuale in quanto i maschi
sono in media il 25 % più grandi delle
femmine. Generalmente il colore è
uniforme con colorazioni più scure
invernali che vanno dal marrone al nero
con una stria più scura sul dorso. Il pelo è lucido e folto d’inverno, mentre si accorcia nelle stagioni
più calde. La testa è piccola con aree biancastre attorno alla bocca ma più sporgente rispetto a
quella del visone europeo. La macchia biancastra aiuta a distinguerlo dal visone europeo, infatti
manca sul labbro superiore mentre è presente in quello inferiore e nella gola.
Biologia - Sono animali solitari, estremamente territoriali con i maschi che possono comprendere
nel proprio territorio anche parte di quello delle femmine. Per il controllo ed evitare conflitti
marcano i confini con un secreto di odore muschiato che secernono dalle ghiandole sottocaudali.
È possibile osservarli in gruppo solamente verso la fine dell’inverno e l’inizio della primavera
quando ha inizio il periodo dell’accoppiamento, che avviene con vari partner, per poi tornare a
vivere da soli. L’ambiente preferito è lungo i corsi d’acqua, sulle sponde con cataste di blocchi
rocciosi, pareti protette da vegetazione che gli consente di nascondersi e fare agguati. In queste
zone si rifugia scavando, o preferibilmente occupando, una o più tane. La posizione dei rifugi
dipende dall’estensione del territorio ma soprattutto dalla disponibilità di risorsa trofica.
Preferisce cacciare di notte ma è possibile incontrarlo anche di giorno. Essenzialmente carnivoro,
è una specie opportunista e generalista che si adatta a quanto è presente sul suo territorio. Preda
preferibilmente anfibi, pesci ma anche mammiferi non più grandi della sua stazza e uccelli
acquatici. Hanno una scarsa capacità visiva sott’acqua ma sono ottimi nuotatori che riescono ad
arrivare sino a cinque metri di profondità e a percorrere in apnea un percorso di trenta metri.
Inseguono però senza problemi le prede anche sugli alberi, arrampicandosi senza apparente
difficoltà. In cattività vivono oltre i dieci anni ma in ambiente tra i tre e quattro anni.
Habitat - La specie predilige gli ambienti legati all’acqua come fiumi e torrenti con sponde
protette da vegetazione e rocce. Il suo territorio comprende zone adatte alla pesca anche
intercalate da tratti con acque lentiche. Trattandosi di una specie che è stata allevata a contatto
con l’uomo, è possibile ritrovarla anche in vicinanza di agglomerati urbani nelle aree dove è stata
liberata.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
50
ACQUA TREKKING
Distribuzione - Originario del nord America (Stati Uniti, Canada) venne cacciato sin dal XIX secolo
e poi allevato a causa del valore commerciale della sua pelliccia. Diffuso in allevamenti europei,
della Russia e del Sud America si può ritrovare in natura anche in queste regioni in seguito a fughe
accidentali o liberazioni indiscriminate da parte dell’uomo. In Italia la specie è comparsa in seguito
agli allevamenti iniziati attorno agli anni cinquanta. Esistono piccoli nuclei di popolazione
rinselvatichite soprattutto nel nord e centro Italia in particolare vi sono alcune popolazioni
consolidate come quelle in Provincia di Forlì-Cesena o quella nei Monti Sibillini e Simbruini. In
Sardegna la specie si manifesta in popolazioni rinselvatichite nel fiume Tirso (da Sedilo sino a
Benetutti) / Lago Omodeo, nel bacino idrografico del fiume Flumendosa (Gadoni / Seui /Seulo).
Minacce L’Unione Europea considera il visone una delle 10 specie presenti in Italia più
pericolose per il mantenimento della biodiversità.
Curiosità - La specie è alloctona ed è considerata come un grave inquinamento faunistico che
porta ingenti squilibri ambientali. Negli ambienti da lei colonizzati esercita una forte azione
predatoria su tutte le specie legate agli ecosistemi acquatici e controlla con aggressività il suo
territorio. In Europa è considerato tra le dieci specie alloctone più impattanti sulla conservazione
della biodiversità del continente. Questa specie invasiva provoca gravi danni al patrimonio
faunistico autoctono e occupa velocemente le nicchie ecologiche di specie europee a rischio e
protette come il visone europeo e la puzzola. Grazie alla sua abilità predatoria può mettere in crisi
anche la sopravvivenza di popolazioni di uccelli acquatici come la folaga, la gallinella d’acqua o
l’arvicola d’acqua.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
51
ACQUA TREKKING
Testuggine palustre americana, Testuggine dalle orecchie rosse
Trachaemys scripta spp Schoepff, 1792
Descrizione - Appartenente all’ordine dei
Testudinati come tutte le testuggini
presenta uno scudo dorsale (carapace) e
uno scudo ventrale (piastrone). Il carapace,
come il piastrone non presenta cerniere ed
ha una superficie liscia e una forma ovale
moderatamente convessa. Il colore del
carapace più scuro, verde oliva / marrone
negli esemplari adulti mentre nei giovani è
verde. Nella specie è presente dimorfismo
sessuale, infatti le femmine possono
raggiungere una lunghezza di 30 cm, mentre
i maschi in genere arrivano a 20 cm. I maschi adulti, oltre ad avere dimensioni inferiori delle
femmine, presentano una coda larga alla base e più lunga e una apertura cloacale sporgente
presso la coda oltre il bordo degli scuti cornei. Le femmine hanno aspetto generale più massiccio,
con unghie più corte dei maschi ma con testa più grossa. Il carattere melanico compare spesso
nei maschi più anziani.
Biologia - La specie è onnivora con una
grande capacità di adattamento si
alimenta di invertebrati e piccoli
vertebrati, animali morti e macrofite.
Sono abili nuotatrici che possono
raggiungere i 20 m di profondità ma
possono anche spostarsi sulla
terraferma alla ricerca di nuovi corsi
d’acqua da colonizzare. Diventano
aggressive nei casi di
sovrappopolazione e competizione
alimentare e questo è uno dei casi di
conflitto con la specie Emys orbicularis,
autoctona e più piccola, con la quale condivide la medesima nicchia ecologica. Gli esemplari più
giovani occupano le acque basse e sono prevalentemente carnivori, mentre gli adulti si trovano
in acque più profonde, dove possono rimanere sino a sei minuti in immersione e si alimentarsi
prevalentemente di vegetali. Le prede di dimensioni maggiori vengono lacerate con l’uso delle
unghie delle zampe e in seguito ingoiate. È più facile contattare la specie durante la mattina
durante la quale è possibile vederli a caccia o nuotare a pelo d’acqua con la bocca aperta per
ingerire le particelle di cibo galleggianti. Come per tutti gli animali a sangue freddo la temperatura
gioca un ruolo fondamentale per questa specie che si iberna durante i periodi per lei critici come
l’inverno e diviene attiva a temperature comprese tra i 10 e i 37°. Il letargo avviene dentro o sotto
tronchi, in vecchie tane anche di altri animali, tra fango e sedimenti, ma può essere interrotto e
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
52
ACQUA TREKKING
ripreso in base all’innalzamento o abbassamento delle temperature. Verso la fine della mattinata
si espone all’irradiazione solare (basking) galleggiando sull’acqua o su rocce, tronchi o la riva. Una
pratica comune anche all’Emys orbicularis, che permette alle specie il raggiungimento della
temperatura corporea ottimale e di pulire il carapace da alghe e parassiti. Durante la stagione
riproduttiva, tra marzo a luglio/settembre in certe aree fino a settembre, il corteggiamento
avviene in acqua dove il maschio carezza la testa e il collo della femmina con le unghie degli arti
anteriori e con piccoli morsi sul collo o in alternativa minacciandola con la bocca spalancata.
Durante la copula il maschio si aggrappa sopra la femmina per 15-20 minuti. In seguito
all’accoppiamento la femmina produce delle uova che si mantengono fertili anche dopo 3-4 anni
(anfigonia ritardata) e che vengono deposte normalmente dopo un mese, tra giugno e agosto, in
un nido scavato presso la riva a poca profondità.
Habitat - La specie è in grado di colonizzare le più disparate raccolte d’acqua. La si può trovare
più facilmente in stagni, canali d’acqua sia naturali che artificiali, brevi corsi d’acqua come anche
anse di grandi fiumi. La presenza di colonie stabili è estremamente legata a condizioni climatiche
di temperatura e alla presenza della risorsa trofica.
Distribuzione - L’areale geografico originario è il continente nordamericano sud-orientale fino alla
Florida ed al Messico ma in seguito è stata commercializzata a livello mondiale per scopi
alimentari e come animale da compagnia in Europa a partire dal secondo dopoguerra. Sia i
frequenti casi di fuga dalla cattività che i rilasci intenzionali da parte delle persone ne ha
comportato un’ampia diffusione in natura, incrementata dalla grande plasticità di questa specie.
Allo stato attuale è presente in tutta Italia, comprese le isole maggiori. La specie risulta
maggiormente diffusa soprattutto nel centro (soprattutto Toscana, Lazio) e nord Italia. La
distribuzione nel sud Italia e nelle isole invece risulta puntiforme e più localizzata.
Minacce - La specie è considerata estremamente dannosa e invasiva ai danni delle specie
autoctone, una minaccia in particolare per gli anfibi e per la tartaruga palustre europea, Emys
orbicularis. La sua importazione è vietata nei paesi dell'Unione Europea dalla Regolamentazione
UE (All. B, Reg. CE 338/97 del 09.12.96) ed è consentita la detenzione in cattività di soggetti
importati prima dell’entrata in vigore della legge previa denuncia/segnalazione di possesso. È
indicata nella regolamentazione CITES per i danni all’ecosistema che vengono provocati dalla sua
liberazione in natura. In caso di nascite in cattività, se si intende cederle, si è tenuti alla
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
53
ACQUA TREKKING
compilazione del Registro di detenzione (Decreto ministeriale del 22.02.01) e denunciarle al
Corpo Forestale di Vigilanza Ambientale. Normative che la riguardano e ne confermano la
pericolosità per l’ambiente sono il DL 230/15 dicembre 2017, Decreto nazionale per le specie
invasive e il Regolamento UE n.1143/2014 Disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e
la diffusione delle specie esotiche invasive. Le minacce per la specie sono le medesime di quelle
per la Emys orbicularis, avendo abitudini simili e occupando la medesima nicchia ecologica.
Curiosità - La prima segnalazione conosciuta di individui avvistati in natura sul territorio italiano
risale all’inizio del 1970, in Molise, ma è soltanto dalla metà del 1980 che la specie ha iniziato ad
essere segnalata con una certa frequenza e ad essere oggetto di interventi gestionali. Con il
Regolamento 2551/97 la UE ha sospeso l'introduzione nel territorio europeo di T. s. elegans e
infine ne è stata definitivamente vietata l’importazione, anche di ibridi, con il Regolamento CE n.
2087/2001. Diverse Regioni italiane (Lombardia, Emilia Romagna, etc.) hanno redatto dei Piani di
gestione della testuggine palustre americana. In ottemperanza al D.L. 230/2017 la Regione
Sardegna ha predisposto un “Piano Regionale di eradicazione della Trachemys scripta“, e
mantiene aggiornati i dati sulla presenza di questa specie invasiva sul territorio regionale. Si può
contribuire alla raccolta di informazioni comunicandone tempestivamente gli avvistamenti
(magari allegando una foto) all’ufficio faunistico della Provincia o anche al Corpo Forestale di
Vigilanza Ambientale (115) o ai Centri di Recupero Faunistico dell’Agenzia Forestas.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
54
ACQUA TREKKING
Nutria
Myocastor coypus Molina, 1782 Nutria
Descrizione - Roditore di aspetto intermedio tra un
castoro e un ratto, appartenente alla famiglia dei
Miocastoridi e con un corpo coperto di fitto pelo e di
lunghezza compresa tra i 40 e 65 cm e la coda di 30-
45 cm. Capo con orecchie piccole, largo con lunghe
vibrisse bianche e occhi piccoli e allungati. Il colore
varia dal nocciola al marrone scuro, quasi nero,
soprattutto quando la pelliccia è bagnata. La pelliccia
presenta una sotto-pelliccia corta e vellutata di
colore grigio. Le zampe anteriori sono più corte di
quelle posteriori, queste ultime sono palmate. La
specie può arrivare a pesare tra i 5 e 10 kg ed è
presente dimorfismo sessuale con maschi più grandi
delle femmine.
Biologia La nutria ha abitudini diurne, non sopporta
i climi freddi ed è attiva soprattutto al tramonto.
Scava tane e costruisce piattaforme vegetate lungo le
sponde dei corsi d’acqua, laghi, nei canali artificiali. La tana è costituita da un tunnel che possono
arrivare a quindici metri, con camere terminali di riposo e uscite secondarie, ricavato scavando
con le zampe lungo le sponde a pelo d’acqua o più all’interno. Sulle arginature di corsi d’acqua e
canali la presenza di questi tunnel contribuisce ad innalzare il pericolo di rotta idraulica. Si sposta
in ambiente terrestre sino a quasi 200 m dalle sponde anche se l’elemento acquatico rimane
quello suo di elezione dove può rimanervi in immersione sino a 10 minuti. La sua alimentazione è
vegetariana, caratterizzata da 1,2/2,5 kg di alimento fresco al giorno costituito da radici, foglie,
tuberi, germogli e altri parti vegetali che recupera preferibilmente dalle aree limitrofe al suo corso
d’acqua. La specie ha la tendenza ad alimentarsi anche a colture agricole nel caso queste siano
situate in prossimità delle sponde oppure non sia presente cibo nel letto del fiume. In
quest’ultimo caso si sposta a terra alla ricerca di ortaggi (radicchio, carota), cereali (granoturco,
riso, frumento), cortecce di piante arboree, barbabietola da zucchero, soia. È soggetta a
predazione da parte di diversi predatori come rapaci, mustelidi e canidi. In acqua nuota spingendo
avanti il capo mantenendolo a pelo d’acqua, alternando la propulsione con le zampe anteriori e
posteriori. Quando la specie non è impegnata ad alimentarsi la si può trovare al sole mentre si
scalda al sole e si pulisce e sistema il pelo della pelliccia in maniera accurata, utilizzando le zampe
anteriori, seduta sulle posteriori. Vive in coppie o piccoli gruppi di femmine, mentre i maschi sono
più solitari. Questo mammifero si accoppia due volte l’anno, in inverno e autunno. La femmina dà
vita a 5/6 cuccioli di circa 100 g dopo una gravidanza di 4 mesi. Ha 4/5 mammelle disposte nella
porzione toracica, lateralmente in alto in modo da consentire l’allattamento dei piccoli anche
durante il nuoto. I piccoli diventano indipendenti già a cinque giorni dalla nascita, tuttavia
rimangono con la madre per due/tre mesi. In cattività la specie vive sino a 10 anni mentre in
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
55
ACQUA TREKKING
natura è stata riscontrata una elevata mortalità entro il primo anno di vita e una longevità di tre
anni.
Habitat - Fiumi, laghi artificiali ma anche aree salmastre come le lagune e gli stagni. Predilige
sponde terrose protette da vegetazione e specchi d’acqua lentica ricca di vegetazione acquatica
come elofite ed idrofite.
Distribuzione - Specie originaria del Sud America (Bolivia, Argentina, Brasile) è stata importata in
Italia a scopo d’allevamento alla fine del 1920, per sfruttarne commercialmente le pelli e ricavare
quella che veniva chiamata “pelliccia di castorino”. A partire dagli anni ’70, venuto meno
l’interesse commerciale per questo tipo di pelliccia, furono smantellati gli allevamenti e alcuni
esemplari riuscirono a fuggire introducendosi nell’ambiente naturale. Attualmente in Italia la
specie si può definire rinselvatichita con naturalizzazione di nuclei popolativi che si sono
dimostrati auto-riproduttivi e hanno causato una crescita demografica esponenziale,
conquistando ampie porzioni di territorio nazionale (Italia centrale e settentrionale).
Minacce - La specie è stata inclusa dalla Comunità Europea nel primo elenco delle Specie esotiche
invasive di rilevanza unionale entrato in vigore nel luglio 2016 (Regolamento di esecuzione (UE)
2016/1141 del 13 luglio 2016). Questa norma comunitaria ha introdotto diversi obblighi per l’Italia
che si è dotata di un piano nazionale di gestione della nutria per adottare misure efficaci per
contenere l’invasività della specie adottando azioni di eradicazione o contenimento.
Curiosità - Vivendo nel medesimo habitat, la nutria entra in competizione spaziale con l’avifauna
acquatica delle zone umide. Questo avviene sia mediante una azione diretta, distruggendo i nidi
e predando le uova, che indiretta, provocando l’allontanamento delle specie a causa del disturbo
prolungato. Esistono recenti studi che hanno evidenziato come la nutria utilizzi le piattaforme
vegetate sfruttate dall’avifauna per la creazione del nido, provocandone l’affondamento o la
distruzione delle uova contenute. L’incremento demografico di questo mammifero è stato infine
correlato alla contrazione delle popolazioni di specie come la gallinella d’acqua, la folaga, lo svasso
maggiore ed il germano reale.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
56
ACQUA TREKKING
Ringraziamenti e aggiornamenti
La raccolta di informazioni e dei materiali necessari a questa prima edizione, trattandosi tra l’altro
di un argomento nuovo, non è stata facile ed è nata con il contributo di altri amici e colleghi che ci
hanno fornito delucidazioni e informazioni utili.
I nostri ringraziamenti vanno alla professoressa Rocìo Lopez Flores docente dell’Università di
Saragoza e a Enrique Salamero per le informazioni sulla situazione spagnola; allo speleologo Enrico
Seddone per gli approfondimenti sulla Sardegna; al Dott. Giuseppe Sotgiu per la preziosa consulenza
sulla chitridiomicosi; all’assistenza di Carla Mannu, alla dottoressa Giovanna Chessa per il contributo
ad alcune schede sulle specie e a Maria Giovanna Deroma, Gisella Madeddu, Piero Manca, Cristina
Isola, Consuelo Melis, Domenico Meloni, Francesco Ruiu, Edo Van Uchelen e l’Associazione
Naturalistica - Zirichiltaggi Sardinia Wildlife Conservation che hanno messo a disposizione
gratuitamente i loro splendidi scatti fotografici per questa pubblicazione.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
57
ACQUA TREKKING
Bibliografia
AAVV, 2021 - Piano di eradicazione della Trachemys scripta spp. in Sardegna RAS Direzione
Generale Difesa Ambiente Servizio tutela della natura e politiche forestali
AAVV, 2021 Carta Ittica della Sardegna RAS Assessorato della Difesa dell’Ambiente
Direzione Generale della Difesa dell’Ambiente Servizio Tutela della natura e politiche
forestali; Università degli Studi di Cagliari Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente
Sezione di Biologia Animale ed Ecologia
AAVV, 2021 Piano di gestione del gambero di fiume in Trentino Azione C10 Progetto
LIFE11/NAT/IT/000187 ”T.E.N.” (Trentino Ecological Network) - www.lifeten.tn.it
AAVV, 2005 - Macroinvertebrati dei corsi d’acqua italiani - APPA Trento
Bertolino S. & Cocchi R., 2018 - Piano di gestione nazionale della Nutria Myocastor coypus
Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare; ISPRA
Bovero S. & Sotgiu G., 2014 - Carta Ittica della Provincia di Sassari - Provincia di Sassari Settore
Ambiente e Agricoltura-Servizio Pianificazione Gestione Faunistica / Associazione
Naturalistica Zirichiltaggi Sardinia Wildlife Conservation
Bovero S., Bielby J., Garner T.W.J., Angelini C., Doglio S., Favelli M., Gazzaniga E., Sotgiu G. e
Tessa G., 2008 The emergence of Batrachochytrium dendrobatidis in Sardina Convegno
Società Herpetologica Italiana, Oristano
Caredda S. & Isoni T., 2005 - Gli animali della Sardegna-Anfibi, rettili e mammiferi Ed. Il
Maestrale
Colomo S., 2008 - Collana Fauna della Sardegna - Vol.1-16, Anfibi e
Rettili/Pesci/Uccelli/Invertebrati, Ed. Archivio Fotografico Sardo-Nuoro / L’Unione Sarda SpA
Commissione Tecnico- Scientifica e Formativa AIGAE, 2020, Parere Relativo alla pratica
escursionistica negli alvei fluviali, AIGAE, 20-8-2020
Dessì V., 2010, Acqua-Trek sul Flumendosa, Unione speleologica cagliaritana 22-9-2010
http://www.usc-sardegna.org/acqua-trek-sul-flumendosa/
http://maps.google.it/maps/ms?hl=it&ie=UTF8&msa=0&msid=106203467183147216012.0
0048da02c80811c1d075&t=h&z=12
Fijarczyk, A., Nadachowska, K., Hofman, S., Litvinchuk, S.N., Babik,, W., Stuglik, M., Gollmann,
G., Choleva, L.S., Cogalniceanu, D., Vukov, T., Uki , G.D. and Szymura J.M, 2011. Nuclear and
mitochondrial phylogeography of the European fire-bellied toads Bombina bombina and
Bombina variegata supports their independent histories. Molecular Ecology n.20 pp. 3381-
3398
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
58
ACQUA TREKKING
Hofman, S., Spolsky, C., Uzzell, T., Cogalniceanu, D., Babik, W. and Szymura, J.M., 2007.
Phylogeography of the fire-bellied toads Bombina: independent Pleistocene histories
inferred from mitochondrial genomes. Molecular Ecology n.16: pp. 2301-2316
Johnson M.L., Berger L., Philips L., Speare R., 2003 - Fungicidal effects of chemical
disinfectants, UV light, desiccation and heat on the amphibian chytrid Batrachochytrium
dendrobatidis - DAO 57:255-260 (2003) - doi:10.3354/dao057255
Lanza B., 1983 - Anfibi e Rettili (Amphibia, Reptilia) in Ruffo Sandro, 1983 - Guide per il
riconoscimento delle specie animali delle acque interne italiane - Consiglio Nazionale delle
Ricerche AQ/1/205
Macchi S., Scali S., Bisi F, Martinoli A., Alonzi A. e Carnevali L., 2020 - Piano nazionale per la
gestione della testuggine palustre americana (Trachemys scripta) - Ministero Dell’ambiente
e della Tutela Del Territorio E Del Mare, ISPRA e Sistema Nazionale per la Protezione
dell’Ambiente
Marrosu G. M., 2020 Acqua trekking sostenibile, proteggiamo i nostri torrenti! - Rivista
Gennargentu, n.110, 2 sem. 2020, anno 50 Club Alpino Italiano Sez. Cagliari
Massidda P., Conti G., Loddo G., 2008 - Pesci d'acqua dolce della Sardegna - Ed. Aisara
Mazzotti S. & Stagni G., 1993 - Gli Anfibi e i Rettili dell'Emilia-Romagna - Museo Civico di
Storia Naturale di Ferrara - Regione Emilia-Romagna, IBACN
Minelli A., 2012 - Fiumi e boschi ripari - Quaderni Habitat - Ministero dell’Ambiente e della
Tutela del Territorio e del Mare, Museo Friulano di Storia Naturale Comune di Udine
Rondinini, C., Battistoni, A., Teofili, C. (compilatori). 2022 - Lista Rossa IUCN dei vertebrati
italiani 2022 Comitato Italiano IUCN e Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica,
Roma
Rondinini, C., Battistoni, A., Peronace, V., Teofili, C. (compilatori). 2013 - Lista Rossa IUCN dei
Vertebrati Italiani. - Comitato Italiano IUCN e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del
Territorio e del Mare, Roma
Salamero E., 2009 - Sierras de piedra y agua guìa de barrancos de la Sierra de Guara. Ed.
Camping Mascùn
Stagni G., Dall'Olio R., Ferri V., 2004 - La Chitridiomicosi negli anfibi italiani, La Chitridiomicosi
e il declino degli Anfibi, Conservation News 2/2004 Università di Pavia, Commissione
Conservazione S.H.I., http://www-9.unipv.it/webshi/pubb/monitor/ConservNEWS2.pdf
Stoch F., 2012 - Torrenti montani, Quaderni Habitat, Ministero dell’Ambiente e della Tutela
del Territorio e del Mare, Museo Friulano di Storia Naturale Comune di Udine
Stoch F., 2012 - Gli habitat italiani espressione della biodiversità, Quaderni Habitat,
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Museo Friulano di Storia
Naturale Comune di Udine
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
59
ACQUA TREKKING
Tricarico E., Zanetti M., maggio 2021 - Piano di gestione nazionale del gambero rosso della
Louisiana (Procambarus clarkii), ISPRA - Dipartimento per il Monitoraggio e la Tutela
dell’Ambiente e per la Conservazione della Biodiversità. Servizio BIO CFS, Ministero della
Transizione Ecologica, Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente
https://www.mase.gov.it/sites/default/files/archivio/allegati/biodiversita/PG_Procambaru
s_clarkii_maggio2021.pdf
Viaroli P. et al., 2008, Sintesi delle conoscenze ecologiche nel bacino del Po, Atti del
convegno, Parma - 1-3 settembre 2008
Viaroli P., Puma F. e Ferrari I., 2010, Atti XVIII congresso S.It.E., Parma 1-3 settembre 2008,
sessione speciale “Aggiornamento delle conoscenze sul bacino idrografico Padano”, Biologia
Ambientale, 24 (1): 7-19, 2010.
Viaroli P., Bartoli M., 2009. Ricerca Ecologica e riqualificazione fluviale. Riqualificazione
fluviale, 2: 15-22
Zheng, Y., Jinzhong Fu, J. and Li, S., 2009. Toward understanding the distribution of Laurasian
frogs: A test of Savage's biogeographical hypothesis using the genus Bombina. Molecular
Phylogenetics and Evolution n.52: pp. 70-83
Sitografia:
https://www.acquatrekking.it/
http://alessandrobelleseveterinario.eu/a131_trachemys-scripta.html
https://web.georesq.it/
http://www.iucn.it/scheda.php?id=588747686
http://www.iucn.it/scheda.php?id=-291037272
http://www.iucn.it/scheda.php?id=-181940494
https://www.lifetrota.eu/it/content/la-trota-macrostigma-0;
https://www.lifestreams.eu/la-trota-mediterranea/
https://www.manawa.com/en-GB/destinations/country/europe/western-
europe/france/3406
https://www.nnb.isprambiente.it/vegetazioneriparia/
https://www.reteradiomontana.it/
https://www.sardegnaforeste.it/fauna/trota-sarda
https://www.sardegnaforeste.it/notizia/progetto-trota-sarda-iniziate-le-fasi-di-ripopolo
https://www.simbiosimagazine.it/ecologia-forestale/la-vegetazione-ripariale/
https://travel.thewom.it/italia/acquatrekking.html
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
60
ACQUA TREKKING
Suggerimenti e Contatti
Questo testo nasce con il desiderio di fornire una idea di questa pratica sportiva in ambiente
naturale, la condivisione di informazioni o di suggerimenti da parte dei lettori è sicuramente utile
per aggiornare e rivedere alcune parti, nell’ottica di una successiva e condivisa edizione.
Vi ringraziamo sin da ora per le segnalazioni e gli aggiornamenti sulle tematiche da noi affrontate e
che potranno essere inviate agli autori scrivendo a marcomarrosu@tiscali.it o
balvisteresa@tiscali.it.
G. MARCO MARROSU E TERESA BALVIS
61
ACQUA TREKKING
Note sugli autori
Gian Marco Marrosu, dottore in Scienze Naturali e Agrotecnico laureato, è ricercatore
presso l’Agenzia di Ricerca Regione Sardegna AGRIS. Specializzato in progettazione di
sentieristica, analisi dello stato ecologico delle acque, biodiversità e valutazione
ambientale si è occupato da sempre di monitoraggio, pianificazione e valutazione di
incidenza ambientale. Presidente Regionale della Commissione Tutela Ambiente Montano
del CAI Sardegna, pratica la speleologia, l’arrampicata e l’escursionismo dal 1986, fa parte
del Registro Esperti e Consulenti dell’Associazione Italiana Professionisti del Turismo e
Operatori Culturali e dal 1993 è membro del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e
Speleologico dove ha rivestito numerose cariche. Ha un’eterna difficoltà a svegliarsi presto
per vedere un’alba, mentre nessuna per godersi appieno un tramonto. È autore di libri e
articoli sulle attività outdoor. www.ambiente360.it
Teresa Balvis, laureata in Scienze Naturali con Dottorato di Ricerca in Scienze della Terra, è
una libera professionista specializzata in Telerilevamento e Sistemi Informativi Geografici
(GIS) che applica allo studio del territorio in particolare nella progettazione di itinerari
escursionistici e nella redazione di relazioni naturalistiche. Nel corso degli anni ha lavorato
per l’Assessorato Regionale per la Difesa dell’Ambiente della Regione Sardegna e l’ARPAS, si
è occupata di Piani di gestione per aree protette, dello studio di aree minerarie dismesse, di
cartografia tecnica e tematica, di monitoraggio, pianificazione e Valutazione di Incidenza
Ambientale. Autrice di pubblicazioni inerenti l’utilizzo del telerilevamento, l’impatto delle
attività alpinistiche sui geositi e patrimonio geologico e la valorizzazione dei geositi. Si occupa
di progettazione formativa e sociale per bandi europei, nazionali e regionali, ha coordinato
ed è stata docente in numerosi corsi formativi. Non riesce mai ad andare in ferie quanto
vorrebbe. Socia della SIGEA Società Italiana di Geologia Ambientale.
ResearchGate has not been able to resolve any citations for this publication.
Article
Several anuran groups of Laurasian origin are each co-distributed in four isolated regions of the Northern Hemisphere: central/southern Europe and adjacent areas, Korean Peninsula and adjacent areas, Indo-Malaya, and southern North America. Similar distribution patterns have been observed in diverse animal and plant groups. Savage [Savage, J.M., 1973. The geographic distribution of frogs: patterns and predictions. In: Vial, J.L. (Ed.), Evolutionary Biology of the Anurans. University of Missouri Press, Columbia, pp. 351-445] hypothesized that the Miocene global cooling and increasing aridities in interiors of Eurasia and North America caused a southward displacement and range contraction of Laurasian frogs (and other groups). We use the frog genus Bombina to test Savage's biogeographical hypothesis. A phylogeny of Bombina is reconstructed based on three mitochondrial and two nuclear gene fragments. The genus is divided into three major clades: an Indo-Malaya clade includes B. fortinuptialis, B. lichuanensis, B. maxima, and B. microdeladigitora; a European clade includes B. bombina, B. pachypus, and B. variegata; and a Korean clade contains B. orientalis. The European and Korean clades form sister-group relationship. Molecular dating of the phylogenetic tree using the penalized likelihood and Bayesian analyses suggests that the divergence between the Indo-Malaya clade and other Bombina species occurred 5.9-28.6 million years ago. The split time between the European clade and the Korean clade is estimated at 5.1-20.9 million years ago. The divergence times of these clades are not significantly later than the timing of Miocene cooling and drying, and therefore can not reject Savage's hypothesis. Some other aspects of biogeography of Bombina also are discussed. The Korean Peninsula and the Shandong Peninsula might have supplied distinct southern refugia for B. orientalis during the Pleistocene glacial maxima. In the Indo-Malaya clade, the uplift of the Tibetan Plateau might have promoted the split between B. maxima and the other species.
Nuclear and mitochondrial phylogeography of the European fire-bellied toads Bombina bombina and Bombina variegata supports their independent histories
  • A Fijarczyk
  • K Nadachowska
  • S Hofman
  • S N Litvinchuk
  • , Babik
  • W Stuglik
  • M Gollmann
  • G Choleva
  • L S Cogalniceanu
  • D Vukov
  • T Uki
  • G D Szymura
 Fijarczyk, A., Nadachowska, K., Hofman, S., Litvinchuk, S.N., Babik,, W., Stuglik, M., Gollmann, G., Choleva, L.S., Cogalniceanu, D., Vukov, T., Uki, G.D. and Szymura J.M, 2011. Nuclear and mitochondrial phylogeography of the European fire-bellied toads Bombina bombina and Bombina variegata supports their independent histories. Molecular Ecology n.20 pp. 3381-3398
Sintesi delle conoscenze ecologiche nel bacino del Po, Atti del convegno
  • P Viaroli
Viaroli P. et al., 2008, Sintesi delle conoscenze ecologiche nel bacino del Po, Atti del convegno, Parma -1-3 settembre 2008