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fotografia di copertina Maurizio Esposito, Vesuvio, 11 luglio 2017, 2020
progetto grafico greg olla
caratteri tipografici Capraia di Giulio Galli, Arkit di Erasmo Ciufo,
Sempione di Tipiblu; distribuiti da CAST Cooperativa
Anonima Servizi Tipografici [c-a-s-t.com]
TRAME
Ecologie politiche del presente
Pratiche e saperi per
un’ecologia politica situata
INDICE
Trame . Pratiche e saper i per un’ecologia politica situata
Collana: Ecologie politiche del presente
© TAMU EDIZIONI 2021
VIA SANTA CHIARA 10/H NAPOLI
tamuedizioni.com
TRAME. PRATICHE E SAPERI PER UN’ECOLOGIA POLITICA SITUATA
Introduzione
Giustizia ambientale
Capitalocene
Estrattivismi. Note dal margine meridionale
Ecologia operaia
Occupy Climate Change, città dopo città
Turistificazione
La cura del comune
Cosmotecnica
Camminare e/è cartografare. Beyond Eco*Walking
Compost. Abitiamo l’humus, rimestiamo l’umano
Autor e genesi dei capitoli
Crediti fotografici
Bibliografia
ecologiepolitiche.com
TRAME
PRATICHE E SAPERI PER UN’ECOLOGIA POLITICA SITUATA CAMMINARE E/È CARTOGRAFARE
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sariamente un attore professionista, e mostra solo la schiena
al pubblico che lo segue .
La sua andatura invita a uno stato di ricettività e di affon-
do nel paesaggio, non indica cosa guardare ma permette all
spettatric di ricostruire autonomamente i frammenti della
realtà percepita, istituendo i propri collegamenti all’interno
di una struttura in cui la narratività è quasi del tutto assente .
La collaborazione di persone e organizzazioni alleate dis-
seminate lungo il percorso, le apparizioni di performer mi-
metizzat nella città e di animali complici – gatti, piccioni,
pecore, coccodrilli –, la ricorrenza di motivi musicali che
provengono da fonti e luoghi diversi – un bar, poi lo stereo di
una macchina, un balcone – e una serie di tenui manomis-
sioni del reale, agiscono da enzimi insieme alle coincidenze,
hanno la funzione di far dubitare, di produrre una sfasatura
tra la realtà e l’artificio, fino al punto di una indecidibilità
tra le due dimensioni .
Tutti quegli assemblaggi materiali del qui e ora, allaccia-
ti tra loro nel « fuori » che si sta attraversando, sono così
convocati dallo sguardo che passa e non si ferma, senza di-
stinzioni gerarchiche tra animato e inanimato; vengono di-
scretamente invitati a rispondere (o a non rispondere) dai
corpi in cammino, ad autonarrarsi .15
Il teatro di paesaggio è dunque una pratica di relazione che
tenta di lasciar emergere la performatività di tutte le cose,
riconoscendo che il valore agentivo della materia oltrepassa
il disegno demiurgico dell’autore; uno spazio in movimento
che interroga la scena senza « dare per scontato che tutti gli
attori, le azioni e gli effetti siano umani
», per continuare ad
« abbattere le strutture arrugginite e tossiche delle classifica-
zioni antropocentriche
» .16
IDROCARTOGRAFIA – FORME DI CAMMINO
IN PAESAGGI ACQUATICI
di Paul Schweizer e Cristina Ribas17
I am not interested in an unknowability that shadows
knowledge of a colonized other, or a dangerous feminine one
either, but rather an unknowability that we can learn from
thinking with difference .18
Nel , in occasione di un talk sulle nostre pratiche di map-
patura19 ci siamo chiest come « diventare corpi d’acqua
» .20
Intendiamo la nostra pratica, creata dal dialogo multiscala-
re e, recentemente, dall’impegno in campagne di solidarietà
legate alla pandemia Covid-, una forma di « mappatura
con l’acqua
»: una idrocartografia . Pur vivendo in continenti
lontani, o distanziati a causa delle misure di sicurezza, ci
muoviamo e siamo moss da correnti comuni . La mappatura
con/dall’acqua può essere percepita come l’urgenza di vi-
sualizzare le relazioni che sono facilitatrici del cambiamento
e il cambiamento stesso . La prospettiva delle acque include
una riflessione emotiva e soggettiva . Così, abbiamo aperto
il talk invitando partecipant a una « passeggiata interna
meditativa
» e a un esercizio di mappatura corporale . Cos’è
stato che ci ha portato a supporre una mappatura con e dalle
acque, per ripensare la nostra pratica e noi stess?
Prima di tutto c’è stata una connessione, una consape-
volezza di essere divers ma correlat nel modo in cui posi-
zioniamo la nostra pratica cartografico-artistico-militante,
nell’essere divis/conness tra America Latina ed Europa,
attraverso esperienze, amicizie e parentele… Ciò è rilevante,
se si considera l’effimerità del nostro incontro reale: ci siamo
incontrat solo una volta a Porto Alegre nel . Un’etica
delle acque mostra che non possiamo proiettare/controllare
gli effetti di un incontro . Questa parentela, sentiamo, non è
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(solo) qualcosa tra soggetti umani autonomi – punti delimi-
tati nello spazio – piuttosto è una condizione di condivisione
con innumerevolə altrə – linee tra punti . In effetti, più che
collegare « punti umani », questa stessa condizione, sentia-
mo, ci collega a entità more-than-human – punti multiformi
e aggregati . Il ricordo di un incontro può proiettarci come
macchie indistinte, più che come punti precisi in uno spa-
zio matematicamente e fisicamente misurato e rassicurante .
Corpi bagnati, zone umide . Ci accorgiamo che l’ambiente in
cui siamo conness – una base cartografica differenziata –
non è solo il « dove », ma anche il « cosa » e il « come » . Sia-
mo conness in, a e attraverso di esso . Noi ne facciamo parte
– ci sono ancora dei punti (linee e una base), o sono sfumati,
spalmati, smussati?
Ormai l’esperimento idrocartografico è in corso . Comincia-
mo a scrutare alcuni degli elementi grafici più elementari che
la maggior parte delle mappe contengono, per vedere cosa
possono dirci sull’idrocartografia .
IDROCARTOGRAFIA: MACCHIE, STRIATURE, SFUMATURE…
All’inizio, nella mappatura tradizionale, arida, c’è il nulla non
mappato: il bianco vuoto . Eppure, un’etica o una prospetti-
va delle acque suggerisce che il territorio stesso, di qualsia-
si argomento da mappare, sia tutt’altro che vuoto . A occhi
chiusi proviamo a immaginare il vuoto della mappa come
una densità intangibile: una molteplice corrente interferente,
un oceano di « pienezza, bellezza e vitalità
» pluriversale .21
L’idrocartografia realizza questo radicale cambiamento di
prospettiva: implica il diritto de cartograf e de utenti di
perdersi nella mappa, di fraintendere e di trarre da essa altri
significati, che vanno oltre quelli rappresentati nello strato
superiore della mappa .
Mappando dall’interno, dalla consapevolezza che i corpi
contengano acqua, l’idrocartografia rifiuta non solo il ri-
flesso cartografico imperialista di espandere il conosciuto
e cartografato su tutto il territorio contenuto nella map-
pa, cancellando i punti bianchi,22 ma anche le ambizioni di
semplificare e ridurre il tema rappresentato a una visualiz-
zazione tangibile e inequivocabile – punti e linee demar-
cate, superfici monocromatiche . Diversa dalla cartografia
arida, l’idrocartografia non è affatto utile agli scopi statali
di « leggibilità e semplificazione
»23 – demarcazioni chiare,
contrasti aspri, colorazioni inequivocabili . La cartografia
acquatica si dà il compito di visualizzare la complessità, la
multidimensionalità, lasciando spazio a comprensioni di-
vergenti – sfumature opache .24
L’idrocartografia è lontana dal cadere nella « trappola ter-
ritoriale
» dei confini nazionali e amministrativi . Per quanto
preziosa possa essere la demarcazione di certi territori per
le lotte di alcuni gruppi o popoli oppressi – per rivendicare
il diritto di definire i propri territori –,25 la linea di divisione
Mappa di Porto Alegre inondata accidentalmente
da tempera blu. Foto: Cristina Ribas
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netta come elemento grafico è estranea all’idrocartografia . I
confini delle mappe aride, di conseguenza, diventano con-
fluenze, « zone di contatto e parziale terreno comune
»,26 non
scontro di opposizioni binarie ma interconnessioni multiple,
dinamiche, rizomatiche27 – sovrapposizioni vorticose . Questo
converge con ciò che possiamo imparare dall’ontologia terri-
toriale mapuche, per la quale l’idea di frontiera non esiste . Il
concetto mapuche di Xawümen si basa sull’idea dell’incon-
tro, del venire insieme .28 Comprendere lo Xawümen come un
concetto territoriale del confluire apre una nuova prospettiva
sulla coesistenza e offre la possibilità di costruire un’alteri-
tà-somiglianza positiva . L’idrocartografia figura questa zona
di confluenza attraverso la nozione di « ecotono »:
[…] più che un marcatore di separazione o anche un marcatore
di connessione (anche se entrambe le cose sono importanti), un
ecotono è anche una zona di fecondità, creatività, trasformazione;
del diventare, assemblare, moltiplicare; del divergere, differen-
ziare, rinunciare. Qualcosa emerge.29
L’idrocartografia impegnata nella creazione di relazioni tra
diverse esperienze (territoriali), identità e immaginari ha bi-
sogno di dedicarsi allo sviluppo di nuove espressioni grafiche
per rappresentare questi ecotoni . In opposizione alla linea
che divide e racchiude, incoraggiamo a mappare « membrane
di differenziazione
»30 – striature sfocate, colorate, ondulate,
storte, interconnesse e intrecciate .31
Dal punto di vista della scrivania de cartograf, ciò può
essere difficile da visualizzare . Facciamo una passeggiata in
riva al fiume e chiediamo aiuto alla « figurazione » .32
DAL TERRENO SOLIDO ALLE CORRENTI FLUENTI:
MUOVENDOCI NEGLI ECOTONI
Camminando ai margini di un fiume potremmo renderci
conto della delicata zona di differenza tra l’acqua che scorre
e la terra che costruisce il suolo su cui camminiamo . I nostri
piedi spinti in basso dal peso dei nostri corpi acquatici liqui-
dano la zona di distinzione . Mentre il fiume scorre, portando
i nostri occhi a immergersi nel suo disegno di correnti, i no-
stri piedi portano il fango esponendosi alla novità di que-
sto contatto . Stiamo già mappando mentre camminiamo .
La riva del fiume potrebbe essere solida, oppure franare nel
fiume stesso . Il fiume compone diverse forme di ecotoni . Il
suolo della riva, le piante che crescono, gli animali che lo
abitano, l’aria umida che soffia e noi che ci camminiamo so-
pra, siamo tutt corpi d’acqua . Nessuna linea impermeabile
divide dove la stessa acqua scorre .
Guardando le mappe con cui siamo cresciut, un mappa-
mondo scolastico, la cartografia arida potrebbe essere vi-
sta come la scienza che impone i continenti – terreni solidi,
chiaramente delimitati – sull’irrilevante intermezzo degli
oceani del mondo . L’assunto di Chen, MacLeod e Neima-
nis33 che « le acque sono troppo spesso rese quasi invisibili
»
è vero per la cartografia tradizionale . La cartografia sembra
essere ossessionata dalla materialità secca, statica e priva di
vita di rocce, metalli e cemento . La cartografia arida offre
esempi di visualizzazioni dell’acqua, ma la raffigura come un
elemento separato, conoscibile, racchiuso nel suo legittimo
dominio – fiumi, laghi, oceani, visualizzato attraverso punti
e linee statiche, superfici delimitate . Perché non coinvolgere
invece la materialità stessa dell’acqua come forza estetica
nell’idrocartografia? « Attingendo al serbatoio di inconosci-
bilità portato all’interno di tutte le acque, possiamo situar-
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ci in modi che sfidano i preconcetti di fissità basati sulla
terra
» .34 Prendere qualsiasi mappa per una passeggiata con
e attraverso i corpi acquatici può aiutarci a sperimentare il
potenziale liberatorio dell’idrocartografia – i nostri corpi su-
dati, gli improvvisi scrosci di pioggia, le nostre figlie amanti
dell’acqua sono potenziali complici in questa impresa .
CARTOGRAFƏ BAGNATƏ: CAMMINARE/MAPPARE
PAESAGGI ACQUATICI
Percepire noi stess come corpi d’acqua in divenire impli-
ca l’accettazione bella e sconvolgente che l’acqua dei nostri
corpi è la stessa che forma e circola attraverso altri corpi
umani e more-than-human: l’oceano Atlantico sulla costa di
Santa Catarina, le nuvole gelate nel cielo di Tübingen, la
neve sulla cima del Vesuvio… « Le acque scorrono letteral-
mente tra e dentro i corpi, attraverso lo spazio e il tempo,
in un sistema di circolazione planetaria che sfida le pretese
di un’individualità discreta
» .35 Prendere sul serio tutto ciò
comporta un radicale riallineamento della coscienza che
cartograf modern hanno di sé . Lo sguardo dell cartograf
su questi flussi d’acqua non può più aderire a una prospettiva
esterna, a volo d’uccello, che implica un approccio « astratto,
mentale e totalizzante
»36 – « una visione del mondo vista da
coloro che lo governano
» .37 Riconoscere sia la condizione
fluida del mondo che il divenire de cartograf (in) questi
flussi spinge l’idrocartografia a superare l’« arroganza della
lettura cartografica del mondo
» .38 Essa rifiuta di impegnarsi
nella produzione di presunte visualizzazioni statiche, cerca
pratiche cartografiche che siano « impegnate, incorporate,
incarnate; […] situate, implicate – nel tempo, nello spazio,
in altri corpidi altri esseri
» .39 Se le acque di cui è compo-
sto questo mondo scorrono attraverso, tra e tramite noi, lo
scorrere noi stess con esse non sarebbe allora l’unico modo
immaginabile di mappare il mondo? Come abbiamo bagnato
le mappe aride e i loro elementi grafici, ci impegneremo a
bagnare gli stessi soggetti cartografici . Cioè, rifiutare qual-
siasi pretesa di una visione distanziata e accettare che in
questo siamo insieme (in divenire) . Idrocartografia è fare una
passeggiata collettiva in riva al fiume . È quando né le mappe
né noi stess rimaniamo stess . L’idrocartografia ci chiama
a impegnarci nella « subject- and object-shaping dance of
encounters
»,40 ad andare alla deriva nelle mappe dentro di
noi, a diventare sfumature multicolori gocciolando, scorren-
do sulla mappa .
LETTURE CONSIGLIATE
Careri Francesco
Walkscapes: Camminare come pratica estetica, Einaudi, Torino
Clément Gilles
Breve trattato sull’arte involontaria, Quodlibet, Macerata []
James C. Scott
Lo sguardo dello Stato, elèuthera, Milano []
kollektiv orangotango
This is not an Atlas, Transcript Verlag, Bielefeld
Lefebvre Henri
Rhythmanalysis . Space, Time and Everyday Life, S . Elden §
e G . Moore (a cura di), Continuum, Londra-New York
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1 Bishop, 2021, p. 94
2 Braidotti, 2014, p. 112
3 Careri, 2002
4 Lefebvre, 2004
5 Bachelard, 1975, p. 25
6 Isvarakrsna, 2014. Il Samkhya immagina che dalla prakriti la
manifestazione emerga dapprima con lo spazio (Aakash), che poi il dinamismo
dei guna generi il vento (Vayu) il quale con il suo attrito favorisce il fuoco
(Agni) che addensando la prakriti conduce all’acqua (Ap/Jala), e questa infine
alla terra (Prithvi). I panchamahabhuta costituiscono le stesse strutture
anatomico-fisiologiche degli organismi viventi: la struttura fisica della forma
umana considera l’elemento terra nel sistema anatomico e fisiologico come
sistema scheletrico, struttura e fondamento del corpo umano. Terra è tutto ciò
che è solido, concentrato e stabile. Fisicamente la stabilità nel nostro corpo è
rappresentata dal sistema scheletrico, la struttura che ci sostiene
7 Berry, 1977, p. 65
8 Barad, 2020, p. 105
9 Castelli, 2019
10 Clément, 2019
11 Freud, 1993
12 Haraway, 2019b
13 Il termine ruinazione (di cui per ora non si è trovato riscontro in letteratura,
se si eccettua l’opera del Boccaccio Filocolo), è qui proposto per indicare
l’azione del farsi rovina; da ruinare, variante antica di rovinare
14 Taniguchi, 1999
15 Il riferimento è al termine inglese respons-ability nel senso di «parlare con
responsabilità, ossia in modo da far sì che l’altro/a possa rispondere», in Barad,
2020, p. 67
16 Barad, 2020, pp. 66, 76. Per approfondimenti, video, foto e rassegna
stampa relativi al progetto L’uomo che cammina, si veda casadom.org
17 Ringraziamo Michela Carbone per i preziosi commenti sulla versione
italiana di questo testo
18 Neimanis, 2017, p. 144. Tutte le traduzioni dall’inglese presenti nel testo
sono a cura dell’autore/autrice
19 Si ringrazia Laura Pregger per l’invito a parlare di «Mapping
Hydrosolidarity» per «Interact: On Becoming a Body of Water», all’Istituto
HyperWerk, Basilea, Svizzera
20 Neimanis, 2012
21 Escobar, 2020, p. 133
22 Glissant, 2013, p. 51
23 Scott, 2019, p. 21
24 Glissant, 2007, p. 190
25 Zibechi, 2012; Bartholl, 2018
26 Escobar, 2018, p. 83
27 Oslender, 2019, p. 12
28 Mansilla Quiñones e Pehuen, 2019, p. 42
29 Neimanis, 2017, p. 107
30 Neimanis, 2017, p. 131
31 Non c’è bisogno di ricordare la passeggiata/mappatura di Napoli di
Walter Benjamin in cui egli formula la nozione di «porosità». Benjamin era un
idrocartografo a suo modo. Benjamin, 1994
32 Haraway, 2008, p. 4
33 Chen, MacLeod e Neimanis, 2013, p. 3
34 Chen, MacLeod e Neimanis, 2013, p. 8
35 Chen, MacLeod e Neimanis, 2013, p. 12
36 Morris e Voyce, 2015
37 Escobar, 2018, p. 82
38 Spivak, 2003, p. 73
39 Neimanis, 2017, p. 145
40 Haraway, 2008, p. 4