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Val dei Mulini: Hotspot di biodiversità
Francesca Dall’Ora, Caterina Nicolis, Giovanni Bombieri1,2
1World Biodiversity Association - c/o Museo Civico di Storia Naturale Lungadige Porta Vittoria, 9 37129
Verona – Italia.
2Wildlife Initiative NGO - Khan Uul 15 Khoroo 30-10 Toot 17011 Mongolia Ulaanbaatar
Introduzione
La Val dei Mulini è una vallata incisa dal torrente Tesina tra le colline moreniche del Garda, a pochi
passi dal lago, inserita nei territori comunali di Garda e Costermano sul Garda. Ricchissima di storia,
per secoli ospitò numerosi mulini che utilizzavano la forza dell’acqua del torrente per macinare
cereali antichi coltivati nella campagna limitrofa. Ora dei mulini rimane solo il ricordo, ma la natura
in questa valle continua a regalarci scorci meravigliosi. Rappresenta un ambiente ad alta valenza
naturalistica, geologica e paesaggistica, oltreché storica, caratterizzato da un mosaico di habitat che
si intrecciano tra loro permettendo l’insediamento di una grande diversità vegetale e animale. Si
passa, infatti, in poche centinaia di metri da ambienti tipicamente acquatici, lungo il fondovalle, ad
ambienti xerotermici, localizzati sulla sommità dei versanti morenici. Questa vallata rappresenta un
corridoio fluviale ed ecologico ad altissima valenza, un piccolo hotspot di biodiversità compresso tra
aree estremamente urbanizzate della costa e dell’entroterra lacustre (Gaggia e Sala, 1990).
Fig.1 – Veduta panoramica della Val dei Mulini.
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Aspetti geografici
Il Tesina nasce dalle pendici meridionali del Monte Baldo, nel territorio del Comune di San Zeno di
Montagna. La profonda incisione indicata dai toponimi come Valle delle Sasse, nome che richiama
la presenza predominante di rocce affioranti e prive di copertura vegetale, scende verso SW e presso
località Pizzone (detta anche “Pison”) raccoglie l’acqua della Val Beione, in destra idrografica, e,
poco più a sud, quella della Val del Cotto in sinistra. Il tratto successivo, fino all’abitato di Castion
Veronese si presenta come una stretta gola, incassata tra rocce molto fratturate e con evidenti
deformazioni tettoniche. A livello della maestosa Villa Pellegrini il torrente Tesina prosegue verso
sud incidendo profondamente i depositi morenici dell’anfiteatro del Garda. Il tratto vallivo compreso
tra l’abitato di San Verolo e la strada statale Costermano- Garda, è chiamato Val dei Mulini, e qui il
Tesina riceve da destra il maggiore dei suoi affluenti proveniente dalla Val Strova. Allo sbocco della
Valle, a livello della strada sopraccitata, il corso d’acqua, completamente artificializzato e rettificato,
prende il nome di Gusa. Esso percorre la piana di Garda per circa 2,5 km e sfocia nel Lago di Garda
nei pressi del centro storico del paese omonimo.
In questo ultimo tratto il Gusa raccoglie l’acqua dei piccoli rii che scendono dall’anfiteatro morenico
(Val dell’Acqua, Val Mora, Valle di Marciaga) e quella della copiosa sorgente di San Bernardo.
Dalla sorgente (850 m s.l.m.) alla foce (66 m s.l.m.) il Tesina-Gusa ha uno sviluppo lineare di circa
8,8 km e un dislivello di 784 m. (Castellaccio, 1991).
Fig.2 –La Val dei Mulini
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Aspetti geologici e idrogeologici
I versanti della vallata si ergono ripidi e scoscesi e in alcuni tratti, dove la vegetazione non riesce ad
attecchire, lasciano intravedere la geologia della vallata costituita da ghiaie in matrice sabbiosa, talora
cementate, e livelli di sabbie con ciottoli in matrice limosa. Tale deposito morenico caratterizza tutta
questa fascia collinare lacustre. In particolare l’erosione fluviale nella vallata ha messo in luce ampie
finestre sulla successione dei conglomerati morenici, soggetti frequentemente a frane di diversa entità
(Dall’Ora e Braioni, 2007). La più ampia e recente è rappresentata da quella scesa la notte del 31
dicembre 2020 in corrispondenza della trattoria La Val, evidenziando il forte rischio geologico e il
delicato equilibrio idrologico di tutta la vallata.
Fig.3 – La frana del 31 dicembre 2020 in Val dei Mulini
Sito di Importanza Comunitaria (Sic) IT3210007
Il territorio della Val dei Mulini si inserisce all'interno del SITO Natura 2000, SIC IT3210007
denominato “Monte Baldo: Val dei Mulini, Senge di Marciaga, Rocca di Garda” (fig.4). Questo sito
di importanza comunitaria per la regione biogeografica alpina si estende su una superficie di 676 ha
all'interno dei Comuni di Garda, Costermano sul Garda, Torri del Benaco e Bardolino.
Proposto già nel 1995, è stato confermato tale il 22 dicembre 2003 (GU 2004/69/CE). Il territorio
compreso nel SIC si estende attorno ad una quota media di 208 m s.l.m. e si compone di tre unità
geomorfologiche distinte:
1. Rocca di Garda, rilievo collinare (291 m) collocato a dominio dell’inarcatura del golfo di Garda.
La sua caratteristica è data dalle pareti erte, verticalizzate nella parte superiore, costituita dalle
formazioni calcaree oligoceniche e mioceniche, e dalle falde sottostanti ammantate di bosco.
2. Val dei Mulini, incisione valliva scavata tra le colline moreniche ad opera del torrente Tesina.
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3. Senge di Marciaga, pareti verticali del fianco sud-orientale del M. Lenzino, a monte di Marciaga.
Queste senge sono costituite da Calcari oolitici di San Vigilio, masse rocciose molto compatte, ideali
per compiere esercizi di climbing. (Rizzotto,1990).
A causa della vicinanza alla riviera gardesana, il territorio in questione è molto vulnerabile. Il
problema maggiore è legato alla perdita di habitat a causa dello sviluppo edilizio selvaggio che a
partire dagli anni ‘50 ha trasformato notevolmente prima i centri lacustri e negli ultimi anni anche
l’entroterra. L’arrivo del turismo di massa ha determinato un insediamento umano rapido,
incontrollato e senza buon gusto che ha danneggiato un territorio di rara bellezza.
Altro pericolo per quest’area (e per molte altre, purtroppo) deriva da un eccessivo numero di visitatori,
non tutti rispettosi dell’ambiente, e talvolta addirittura interessati a raccogliere esemplari di flora
protetta. Soggetto alle medesime problematiche è il sito SIC IT3210004 denominato Monte Luppia e
Punta San Vigilio, che confina ad est col SIC in questione (Dall’Ora e Braioni, 2007).
Fig.4 - Localizzazione geografica del SIC IT3210007, confinante con il SIC IT3210004. (Tratto dalla Cartografia “Perimetro dei siti
della Rete Natura 2000 del Veneto in Provincia di Verona”).
Gli habitat presenti nel SIC e le specie contenute nel Formulario Standard
Il SIC IT3210007 denominato “Monte Baldo: Val dei Mulini, Senge di Marciaga, Rocca di Garda” è
caratterizzato:
- per il 40% della sua copertura da “pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica” (codice
habitat 8210 in base all’Allegato I della Direttiva 92/43/CEE)
- e per il 30% da “formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato
calcareo (Festuco Brometalia)” (codice habitat 6210).
Questo secondo habitat è segnalato come prioritario quando è arricchito da stupende fioriture di
orchidee.
Gli uccelli segnalati dal formulario standard del SIC IT3210007 sono:
Caprimulgus europaeus (Succiacapre)
Lullula arborea (Tottavilla) Uccelli migratori elencati nell’Allegato I
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Lanius collurio (Averla piccola) della Direttiva 79/409/CEE
Sylvia melanocephala (Occhiocotto)
Ptyonoprogne rupestris (Rondine montana)
Otus scops (Assiolo) Uccelli migratori non elencati
Emberiza cirlus (Zigolo nero) nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE
Hippolais poliglotta (Canapino)
Saxicola torquata (Saltimpalo)
Nel formulario non è indicata alcuna specie di mammiferi, anfibi, rettili e invertebrati compresi
nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE. Tra i pesci invece è segnalata la presenza di Salmo
marmoratus.
Per la flora le specie segnalate appartenenti all’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE sono:
Gypsophila papillosa, endemismo puntiforme limitato solamente a ristrette zone dell’anfiteatro
morenico di Garda e Himatoglossum adriaticum, rara e localizzata orchidea. Altre specie floristiche
importanti indicate nel formulario sono: Argyrolobium zanonii, una leguminosa dal fiore giallo,
Helleborus niger, chiamato comunemente Rosa di Natale, Ophrys apifera, Ophrys bertolonii,
attraenti orchidee spontanee.
Scopo del presente lavoro è aggiornare le conoscenze di tale sito alla luce degli studi eseguiti
negli anni da naturalisti locali.
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Vegetazione e flora, le ultime indagini condotte in Val dei Mulini.
L’area è di notevole interesse naturalistico: presenta molti ambienti importanti ancora non
sufficientemente sottoposti ad azioni di conservazione, in particolare il bosco collinare, prati e incolti
ove insistono muretti a secco e zone umide ove è rilevante la presenza dell’habitat 7220 “Sorgenti
pietrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion)”, non indicato nel Formulario Standard.
Di seguito vengono analizzati i diversi ambienti alla luce di indagini condotte da naturalisti locali,
attività di bioblitz, didattica e specifiche ricerche sul campo. Per i diversi habitat si è cercato di fornire
un’inquadratura basata sulla tipologia vegetazionale.
Viene inoltre riportata una prima analisi della composizione floristica.
Il bosco collinare
Fig.5 – Bosco collinare in Val dei Mulini
I boschi collinari rientrano nell’area veronese nella tipologia dell’Orno-ostrieto. La categoria degli
orno-ostrieti comprende quelle formazioni in cui prevalgono il carpino nero e l’orniello, mentre la
roverella vi partecipa in modo minoritario o manca del tutto. I boschi rientranti in questa categoria
sono, nel complesso, piuttosto eterogenei a causa dell’esistenza di molte specie arboree che
potenzialmente potrebbero parteciparvi, dei frequenti contatti e contaminazioni fra formazioni
diverse e del notevole disturbo antropico (Del Favero, 2004).
Nel caso specifico della Val dei Mulini, la tipologia che assume questa particolare formazione è
quella dell’Ostrio-querceto a scotano. Tale tipologia è caratterizzata da uno strato arboreo in cui a
dominare sono la Roverella (Quercus pubescens) e il Carpino nero (Ostrya carpinifolia)
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accompagnati dall’Orniello (Fraxinus ornus) e dal Ciliegio selvatico (Prunus avium), mentre nello
strato arbustivo troviamo una dominanza di Scotano (Cotinus coggygria) a cui si affianca il
Caprifoglio (Lonicera caprifolium), il Citiso (Cytisus sessilifolium) e il Ginepro (Juniperus
communis). La gestione storica di questa tipologia forestale è il ceduo matricinato che viene tuttora
applicato per la produzione di legna da ardere (Del Favero et al., 1991).
Specie di pregio dell’Ostrio querceto
Famiglia
Specie
Allegati
direttiva
Habitat
lista rossa piante del Veneto
(per Verona)
Orchideaceae
Cephalanthera damasonium (Mill.) Druce
LC
Orchis purpurea Huds.
NT
Orchis simia Lam.
NT
Specie di pregio ai margini dei boschi o sui sentieri che li attraversano
Famiglia
Specie
Allegati
direttiva
Habitat
lista rossa piante del Veneto
(per Verona)
Orchideaceae
Himantoglossum adriaticum
H. Baumann
II-IV
NT
Orchis ustulate (L.) R.M. Bateman,
Pridgeon & M.W. Chase
-
Spiranthes spiralis (L.) Chevall.
NT
Anacamptis piramidalis L.
NT
Epipasctis helleborine (L.) Moench.
LC
Limodorum abortivum (L.) Sw.
LC
Neottia nidus-avis (L.) Rich.
LC
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I prati aridi e i muretti a secco
Fig. 6 – Prato arido con stupenda fioritura di orchidee
Fig. 7 – Seraopias vomeracea
I prati aridi sono costituiti da praterie polispecifiche perenni dominate dalle graminacee. Si possono
trovare tali prati anche dove il bosco dominerebbe; essi sono detti secondari perché non sono di
origine naturale, ma ricavati dall’eliminazione dei vari tipi di bosco che erano presenti nelle diverse
fasce altitudinali. Essi verrebbero riconquistati sicuramente dal bosco se il continuo brucare del
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bestiame o lo sfalcio periodico non impedissero lo sviluppo delle nuove plantule. In alcune zone,
dove il pascolo è cessato oppure è stato proibito per motivi protezionistici, si assiste alla spontanea
chiusura delle radure ad opera del bosco che riconquista il territorio che gli era stato precedentemente
sottratto.
L’azione dell’uomo sui prati da fieno e sui pascoli ha agito e continua ad agire come una sorta di
fattore ecologico che seleziona le specie che vivono in questi ambienti: la composizione floristica di
queste formazioni erbacee risulta, infatti, abbastanza simile anche in zone geograficamente lontane.
I prati aridi sono costituiti perlopiù da graminacee diverse, da cui prendono il nome. Per esempio il
seslerieto, il festuceto, il nardeto derivano il loro nome rispettivamente dai generi Sesleria, Festuca,
Nardus. Nell’area prealpina l’habitat xerofilo è legato alla presenza di substrati calcarei e dolomitici
carsici che non trattengono pertanto l’acqua. Si segnalano nelle zone circostanti i grandi laghi ove
spesso il clima mite favorito da questi ultimi consente l’esistenza di specie termofile anche su alcune
colline dei grandi anfiteatri morenici affacciati sulla pianura tra Piemonte e Veneto. (Minelli et al.,
2005).
È bene segnalare che, su cartografia ufficiale scaricabile dal Portale della Regione Veneto, gli habitat
prioritari a prato arido per la Val dei Mulini (Fig. 9), per dimensione e quantità, sono molto
sottostimati; nella realtà risultano, invece, diffusi su tutto il versante del Monte Bran e in località
Pignoi, sebbene a causa dell’abbandono del territorio si stiano rimboschendo.
Per quanto riguarda Gypsophila papillosa, tale Caryophyllacea endemica del Veneto, indicata
nell’Allegato II della Direttiva Habitat, nel Libro Rosso delle piante d’Italia e nella Legge Regionale
53/1974- mod. D.G.R. 3365/1982 è fra le 8 specie censite di cui è vietata la raccolta in Veneto (L.R.
53/1974- mod. D.G.R. 3365/1982)
La principale minaccia alla sua sopravvivenza è la preoccupante pressione antropica (lottizzazioni,
impianti da golf, motocross, pascolo, recinzioni, ecc.). Vista la sua importanza e unicità -che denota
quanto sia ricco il patrimonio naturalistico gardesano, unico per la sua ricchezza- risulta importante
raccogliere dati sulla distribuzione e sull’ecologia di questa specie, per utilizzarli in sede di
pianificazione e di gestione territoriale prima che sia troppo tardi (Zanini, 1991; Zanini, 2001).
Fig. 8 – Gypsophila papillosa in Val dei Mulini.
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Specie di pregio dei prati aridi
Famiglia
Specie
Allegati direttiva
Habitat
lista rossa
piante del
Veneto (per
Verona)
Orchideaceae
Gypsophila papillosa P.Porta
II E IV
EN
Anacamptis berica Doro
-
-
Anacamptis coriophora (L.) R. M. Bateman,
Pridgeon & M.W. Chase
-
NT
Anacamptis morio (L.) R.M. Bateman, Pridgeon &
M.W. Chase
-
NT
Anacamptis pyramidalis (L.) Rich.
-
NT
Cephalanthera damasonium (Mill.) Druce
-
LC
Cephalanthera longifolia (L.) Fritsch
-
LC
Cephalanthera rubra (L.) Rich.
-
LC
Epipactis helleborine subsp. Orbicularis (K. Richt.)
E. Klein
-
DD
Listera ovata (L.) Bluff & Fingerh.
-
LC
Neottia nidus-avis (L.) Rich.
-
LC
Ophrys apifera Huds.
-
NT
Ophrys insectifera L.
-
LC
Ophrys sphegodes Mill.
-
NT
Ophrys tetraloniae W.P. Teschner
-
EN
Orchis militaris L.
-
NT
Orchis simia Lam.
-
NT
Serapias vomeracea (Burm. f.) Briq.
-
VU
Ophrys benacensis (Reisigl) P. Delforge
-
Scorzonera austriaca (Willd.) Zaika, Sukhor. & N.
Kilian
-
LC
Orchis morio L.
-
-
Orchis coriophora (L.) R.M.Bateman, Pridgeon &
M.W.Chase
-
-
Poaceae
Stipa pennata L.
-
-
Asteraceae
Centaurea deusta Ten.
-
VU
Caryophyllaceae
Dianthus seguieri Vill.
-
-
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Fig. 9 – Distribuzione delle Orchideaceae e della Gypsophila papillosa all’interno del SIC Val dei Mulini.
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I muretti a secco
Fig. 10 – Muretti a secco in Val dei Mulini.
Nei secoli l’uomo ha modellato sapientemente il paesaggio collinare che circonda il lago di Garda,
realizzando, con il duro lavoro manuale, estesi terrazzamenti. Per riuscire a coltivare viti e olivi anche
sui terreni più acclivi ha sbancato i versanti e costruito muretti a secco utilizzando la pietra che trovava
in loco. Nella zona delle colline moreniche i muretti venivano costruiti con grandi massi arrotondati
detti “seregni”, mentre più a nord, sopra la contrada di Pizzon, resistono al tempo e all’abbandono
splendidi muretti formati da lastre appiattite di scaglia rossa.
Oltre alla funzione idrogeologica, tali strutture permettono, attraverso gli interstizi che si formano tra
le pietre che li costituiscono, la presenza di rifugi per animali e nicchie per specie vegetali che trovano
il loro habitat solo grazie all’operosità dell’uomo (Boni et al., 2009; Pappalardo et al., 2019).
Specie di pregio dei muretti a secco
Famiglia
Specie
Allegati
direttiva
Habitat
IUCN
Aspleniaceae
Ceterach officinarum Willd.
-
-
Aspleniaceae
Asplenium thricomanes L.
-
LC
Aspleniaceae
Asplenium ruta-muraria L.
-
-
Scrophulariaceae
Cymbalaria muralis G. Gaertn., B. Mey. &
Scherb.
-
-
Urticaceae
Parietaria diffusa Mert. & W. D.J. Koch
-
-
13
Le zone umide e le sorgenti pietrificanti
Fig. 11 – Sorgente pietrificante in Val dei Mulini
Le zone umide all’interno della Val dei Mulini sono numerose e molto diverse fra loro, partendo
dall’alveo del torrente Tesina, passando per i prati umidi e infine per le sorgenti pietrificanti (Fig. 11,
12, 13 e 14). Questa varietà di ambienti caratterizzati da una forte presenza di acqua, corrente e
stagnante, ospita numerose specie floristiche, alcune delle quali molto localizzate e particolari.
In particolare, l’habitat 7220 “Sorgenti pietrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion)” è
costituito da comunità a prevalenza di briofite, che si sviluppano in prossimità di sorgenti e pareti
stillicidiose e che danno origine alla formazione di travertini o tufi per deposito di carbonato di calcio
sulle fronde. Si tratta quindi di formazioni vegetali spiccatamente igro-idrofile che prediligono pareti,
rupi, muri normalmente in posizioni ombrose, prevalentemente calcarei, ma che possono svilupparsi
anche su vulcaniti, scisti, tufi, ecc. Questa vegetazione, che presenta un’ampia diffusione nell’Europa
meridionale, è costituita da diverse associazioni che in Italia esprimono una notevole variabilità, a
seconda della latitudine delle stazioni.
Le criticità per questo habitat sono legate alla scarsa superficie occupata, alla variazione del sistema
idrologico complessivo e a cambiamenti climatici (es.: innalzamento temperatura, diminuzione
piovosità); in determinate situazioni, principalmente nelle cascate, anche alla pressione antropica
dovuta ai flussi turistici. Come tutte le aree sorgentizie, il rischio maggiore è rappresentato da
captazioni e intercettazioni della falda acquifera e, nelle aree montane, dalla trasformazione in
fontanili cementificati per l’abbeveraggio, dal pascolo di transito (nel caso le sorgenti siano utilizzate
per l’abbeverata), che può determinare eutrofizzazione e quindi l’impoverimento e la banalizzazione
della flora (Angeli et al., 2016).
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Specie caratterizzanti gli alvei e le ripe dei torrenti
Famiglia
Specie
Allegati
direttiva
Habitat
IUCN
Typhaceae
Typha latifolia L.
-
LC
Poaceae
Arundo donax L.
LC
Juncaceae
Juncus articulates L.
LC
Scrophulariaceae
Veronica anagallis-acquatica L.
LC
Brassicaceae
Nasturtium officinale W.T. Aiton
LC
Betulaceae
Alnus glutinosa (L.) Gaertn.
LC
Lythraceae
Lytrum salicaria L.
LC
Asteraceae
Pulicaria dysenterica (L.) Bernh.
-
LC
Cyperaceae
Holoschoenus australis (L.) Soják
-
LC
Specie caratterizzanti le sorgenti pietrificanti
Famiglia
Specie
Allegati
direttiva
Habitat
IUCN
Amblystegiaceae
Cratoneuron filicinum (Hedw.) Spruce [det.
Scortegagna S., 2022]
-
LC
Adiantaceae
Adiantum capillus-veneris L.
-
LC
Aspleniaceae
Phyllitis scolopendrium L.
-
LC
Equisetaceae
Equisetum telmateia Ehrh.
-
LC
Fig. 12–Sorgente pietrificante in Val dei Mulini
15
Fig. 13–Particolare di Cratoneurion in Val dei Mulini
16
Fig. 14 – Distribuzione dell’Habitat 7220 Sorgenti pietrificanti all’interno del SIC Val dei Mulini.
Fauna delle zone umide
Decapodi
La specie più importante dal punto di vista faunistico della Val dei Mulini è senza dubbio il gambero
di fiume europeo, Austropotamobius pallipes (Lereboullet, 1858). Esso è tra le specie più minacciate
in Europa e pertanto incluso nella lista rossa IUCN sotto la categoria “endangered”. Il suo areale di
distribuzione è europeo e sebbene siano ancora presenti abbondanti popolazioni in alcune aree
limitate, nel complesso la densità di A. pallipes è diminuita drasticamente, infatti diverse popolazioni
risultano estinte. Cause della riduzione sono da imputare all’azione congiunta di più fattori, tra i quali
spiccano l’inquinamento delle acque e la diffusione di specie invasive di gamberi alloctoni come
Procambarus clarkii (Girard, 1852) e Orconectes limosus (Rafinesque, 1817), entrambe di origine
nordamericana e diffusori della peste del gambero (Aphanomyces astaci Schikora, 1906), che ha
recentemente causato drammatiche estinzioni delle popolazioni di gamberi europei. Altri fattori di
minaccia per A. pallipes sono i prelievi idrici, la modifica della funzionalità dei corsi d’acqua, gli
sbarramenti, oltre all’introduzione di specie ittiche come la trota. Austropotamobius pallipes è una
specie di interesse comunitario ai sensi della Direttiva 92/43/CEE e inserito nell’Allegato II (“Specie
animali e vegetali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di Zone
Speciali di Conservazione”). Inoltre è considerato un buon bioindicatore per la qualità delle acque,
avendo bassa tolleranza verso i prodotti fitosanitari impiegati in agricoltura.
Austropotamobius pallipes attualmente risulta presente su tutta l’asta del torrente Tesina (Fig. 15 e
16), nella Val dei Mulini (Bombieri et al., 2022; Boni et al., 2009; Dall’Ora e Braioni, 2007).
17
Fig. 15–Gambero di fiume europeo (Austropotamobius pallipes ) in Val dei Mulini
Fig. 16 – Distribuzione del Gambero di fiume europeo all’interno del SIC Val dei Mulini.
18
Odonati e Anfibi
Fig. 17– Bombina variegata in Val dei Mulini
Le zone umide presenti nell’area della Val dei Mulini sono rappresentate dal corso del torrente Tesina
e dai suoi affluenti di cui, da destra, il maggiore proviene dalla Val Strova, da un sistema di piccole
sorgenti che ne mantengono il deflusso minimo superficiale anche in periodi siccitosi e da vasche in
cemento o pietra, in prossimità delle vecchie contrade, per la raccolta dell’acqua piovana.
Questa complessa rete di corpi idrici costituisce l’ambiente ideale per l’insediamento di diverse specie
di invertebrati e vertebrati (in particolare Odonati e Anfibi), che per completare il loro ciclo biologico,
necessitano, quindi, di habitat acquatici e terrestri in buono stato, ed in quanto predatori hanno
bisogno di una solida ed integra base alimentare. (Dall’Ora e Braioni, 2007). Negli anni sono stati
individuati diversi siti riproduttivi di Rana dalmatina (Fig. 18) e futuri studi mirati consentiranno di
stimarne la densità di popolazione (Bombieri et al, 2016), mentre dal 2021 in località Madonna del
Soccorso (Costermano del Garda, VR) si stanno svolgendo le attività di salvataggio anfibi
dell’Associazione SOS Anfibi Verona, essendo presente un sito di migrazione riproduttiva di Bufo
bufo (Golfieri et al., 2022 in corso di pubblicazione).
Odonati
Famiglia
Specie
Allegati direttiva
Habitat
IUCN
Calopterygidae
Calopteryx splendens (Harris, 1782)
-
LC
Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758)
-
LC
Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776)
-
LC
Ceriagrion tenellum (Villers, 1789)
-
LC
Coenagrion puella (Linnaeus, 1758)
-
LC
Ischnura elegans (Van der Linden, 1820)
-
LC
19
Aeshna cyanea (Müller, 1764)
-
LC
Aeshnidae
Aeshna mixta (Latreille, 1805)
-
LC
Anax imperator (Leach, 1815)
-
LC
Cordulegastridae
Cordulegaster boltoni (Donovan, 1807)
-
LC
Libellulidae
Libellula depressa (Linnaeus, 1758)
-
LC
Orthetrum coerulescens (Fabricius, 1798)
-
LC
Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758)
-
LC
Sympetrum striolatum (Charpentier, 1825)
-
LC
Anfibi
Famiglia
Specie
Allegati direttiva
Habitat
IUCN
Salamandridae
Salamandra salamandra (Linnaeus, 1758)
-
LC
Discoglossidae
Bombina variegata (Linnaeus, 1758)
II-IV
LC
Bufonidae
Bufo bufo (Linnaeus, 1758)
-
LC
Bufotes balearicus (Boettger, 1880)
IV
LC
Rana dalmatina (Bonaparte, 1840)
IV
LC
Ranidae
Pelophylax kl. Esculentus (Linnaeus, 1758)
V
LC
!
Fig. 18 – Distribuzione delle specie di anfibi all’interno del SIC Val dei Mulini.
20
Fauna dei boschi collinari, prati aridi e muretti a secco
Il ricco mosaico di ambienti che caratterizza la Val dei Mulini permette la permanenza di ben 7 specie
di rettili, dal più adattabile, il comunissimo Biacco (Hierophis carbonarius) che trova il suo ambiente
ideale nelle aree ecotonali di confine tra il bosco e il coltivo, al Ramarro (Lacerta bilineata), che
necessita di ampi spazi a prato o ad arbusteti per poter cacciare e mimetizzarsi, risultando invisibile
ai predatori (Bombieri et al., 2022).
Famiglia
Specie
Allegati direttiva
Habitat
IUCN
Colubridae
Zamenis longissimus (Laurenti, 1789)
IV
LC
Hierophis carbonarius (Lacépède, 1789)
IV
LC
Natrix Helvetica (Lacépède, 1789)
LC
Natrix tessellata (Laurenti, 1768)
IV
LC
Lacertidae
Lacerta bilineata (Daudin, 1802)
IV
LC
Anguis veronensis (Pollini, 1818)
LC
Podarcis muralis (Laurenti, 1768)
IV
LC
Lepidotteri
Fig. 19– Iphiclides podalirius fotografata nel 2013 in Val dei Mulini
Il gruppo dei lepidotteri, costituito da specie di notevole bellezza, si presenta molto ricco vista la
notevole presenza di specie vegetali, che superano le 235, appartenenti a 69 famiglie diverse, di cui
diverse nutrici (Dall’Ora, 2007). L’entità che può essere più facilmente individuata anche da non
esperti è Gonepteryx cleopatra, una farfalla vistosa, specie mediterranea diffusa in Italia soprattutto
nelle aree costiere del centro-sud e della Liguria, ma presente anche in stazioni calde del margine
meridionale delle Alpi, in particolare lungo il Lago di Garda. Le larve sono legate all’Alaterno
(Rhamnus alaternus), specie arbustiva tipica dell’habitat Natura 2000 cod. 9340 (Foreste di Quercus
ilex) (Caoduro et al, 2011).
21
Famiglia
Specie
Allegati
direttiva
Habitat
IUCN
Hesperiidae
Ochlodes sylvanus (Esper, 1777)
-
LC
Lycaenidae
Lycaena phleas (Linnaeus, 1761)
-
LC
Leptotes pirithous (Linnaeus, 1767)
-
LC
Nymphalidae
Hipparchia statilinus (Hufnagel, 1766)
-
LC
Coenonympha pamphilus (Linnaeus, 1758)
-
LC
Issoria lathonia (Linné, 1758)
-
LC
Limenitis reducta Staudinger, 1901
-
LC
Maniola jurtina (Linnaeus, 1758)
-
LC
Melitaea didyma (Esper, 1778)
-
LC
Argynnis paphia (Linnaeus, 1758)
-
LC
Minois dryas (Scopoli, 1763)
-
LC
Papilionidae
Iphiclides podalirius (Linnaeus, 1758)
-
LC
Papilio machaon (Linnaeus, 1758)
-
LC
Pieridae
Pieris mannii (Mayer, 1851)
-
LC
Gonepteryx cleopatra (Linnaeus, 1767)
-
LC
Colias crocea (Geoffroy, 1785)
-
LC
Gonepteryx rhamni (Linnaeus, 1758)
-
LC
Leptidea sinapis (Linné, 1758)
-
LC
Avifauna e teriofauna
Da monitoraggi recenti non sono ancora emerse specie nell’Allegato I della Direttiva Uccelli e negli
Allegati II e IV della Direttiva Habitat; studi futuri e mirati permetteranno di approfondire le
conoscenze su questi due importanti gruppi, per poter poi mettere in atto strategie di gestione che ne
favoriscano la conservazione.
Avifauna
Famiglia
Specie
Allegati direttiva
Uccelli
IUCN
Accipitridae
Buteo buteo (Linnaeus, 1758)
-
LC
Accipiter nisus (Linnaeus, 1758)
-
LC
Acrocephalidae
Hippolais polyglotta (Vieillot, 1817)
-
LC
Hippolais icterina (Vieillot, 1817)
-
LC
Aegithalidae
Aegithalos caudatus (Linnaeus, 1758)
-
LC
Ardeidae
Ardea cinerea (Tunstall, 1771)
-
LC
Columbidae
Columba palumbus (Linnaeus, 1758)
-
LC
Columba livia (Gmelin, 1789)
-
LC
Streptopelia decaocto
(Frivaldszky, 1838)
-
LC
Streptopelia turtur (Linnaeus, 1758)
-
VU
Corvidae
Corvus cornix (Linnaeus, 1758)
-
LC
Pica pica (Linnaeus, 1758)
-
LC
22
Garrulus glandarius (Linnaeus, 1758)
-
LC
Cuculidae
Cuculus canorus (Linnaeus, 1758)
-
LC
Emberizidae
Emberiza cirlus (Linnaeus, 1766)
-
LC
Fringillidae
Carduelis carduelis (Linnaeus, 1758)
-
LC
Fringilla coelebs (Linnaeus, 1758)
-
LC
Serinus serinus (Linnaeus, 1766)
-
LC
Hirundinidae
Hirundo rustica (Linnaeus, 1758)
-
LC
Motacillidae
Motacilla alba (Linnaeus, 1758)
-
LC
Motacilla cinerea (Tunstall, 1771)
-
LC
Muscicapidae
Erithacus rubecula (Linnaeus, 1758)
-
LC
Muscicapa striata (Pallas, 1764)
-
LC
Oriolidae
Oriolus oriolus (Linnaeus, 1758)
-
LC
Paridae
Parus major (Linnaeus, 1758)
-
LC
Cyanistes caeruleus (Linnaeus, 1758)
-
LC
Passeridae
Passer italiae (Vieillot, 1817)
-
LC
Regulidae
Regolus regulus (Linnaeus, 1758)
-
LC
Sylviidae
Sylvia atricapilla (Linnaeus, 1758)
-
LC
Sylvia melanocephala (Gmelin, 1789)
-
LC
Sylvia communis (Latham, 1787)
-
LC
Troglodytidae
Troglodytes troglodytes
(Linnaeus, 1758)
-
LC
Turdidae
Turdus merula (Linnaeus, 1758)
-
LC
Upupidae
Upupa epops (Linnaeus, 1758)
-
LC
Teriofauna
Famiglia
Specie
Allegati direttiva
Habitat
IUCN
Canidae
Vulpes vulpes (Linnaeus, 1758)
LC
Cervidae
Capreolus capreolus (Linnaeus, 1758)
LC
Muridae
Apodemus flavicollis (Melchior, 1834)
LC
Mustelidae
Martes foina (Erxleben, 1777)
LC
Mustelidae
Meles meles (Linnaeus, 1758)
LC
Sciuridae
Sciurus vulgaris (Linnaeus, 1758)
LC
Talpidae
Talpa europaea (Linnaeus, 1758)
LC
Invertebrati d’interesse comunitario
Tra i coleotteri saproxilici, negli anni sono risultati presenti due specie negli Allegati II e IV della
Direttiva Habitat. Il Cervo volante (Lucanus cervus), un tempo molto comune, come altri coleotteri
che vivono nel legno, è oggi in declino. La specie si deve considerare potenzialmente minacciata per
la riduzione o la distruzione del suo habitat, in particolare per le pratiche forestali che tendono a
eliminare gli alberi morti in piedi e il legname morto a terra. E il Cerambice della quercia (Cerambix
cerdo) per il quale l’impoverimento dell’habitat forestale (incendi e rimozione di piante morte o
malate) determina una minaccia per la sua sopravvivenza (Caoduro et al, 2011; Boni et al., 2009).
23
Fig. 20– Cervo volante (Lucanus cervus) in Val dei Mulini
Famiglia
Specie
Allegati direttiva Habitat
IUCN
Lucanidae
Lucanus cervus (Linnaeus, 1758)
II e IV
LC
Cerambycidae
Cerambix cerdo (Linnaeus, 1758)
II e IV
VU
Specie negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat potenzialmente presenti
Le specie seguenti, di cui è potenziale la presenza nella Val dei Mulini, sono segnalate in Caoduro et
al., (2011), per il SIC IT3210004 Monte Luppia e Punta San Vigilio, essendo i due SIC in continuità
e dotati di ambienti similari.
Famiglia
Specie
Allegati II – IV Direttiva
Habitat/ allegato I
Direttiva Uccelli
IUCN
Accipitridae
Pernis apivorus (Linnaeus, 1758)
I
LC
Accipitridae
Milvus migrans (Boddaert, 1783)
I
LC
Falconidae
Falco peregrinus (Tunstall, 1771)
I
LC
Caprimulgidae
Caprimulgus europaeus (Linnaeus,
1758)
I
LC
Picidae
Dryocopus martius (Linnaeus, 1758)
I
LC
Sylvidae
Sylvia nisoria (Linnaeus, 1758)
I
LC
Laniidae
Lanius collurio (Linnaeus, 1758)
I
LC
Sphingidae
Proserpinus proserpina (Pallas, 1772)
IV
-
Tettigonidae
Saga pedo (Pallas, 1771)
IV
VU
Rhinolophidae
Rhinolophus ferrumequinum (Schreber,
1774)
II-IV
NT
Vespertilionidae
Pipistrellus kuhlii (Kuhl, 1817)
II-IV
LC
Vespertilionidae
Pipistrellus pipistrellus (Schreber, 1774)
II-IV
LC
Vespertilionidae
Plecotus auritus (Linnaeus, 1758)
II-IV
NT
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Fig. 21– Il Mulino Ferri in Val dei Mulini
Conclusioni
La Val dei Mulini risulta un vero gioiello di biodiversità, e le sue peculiarità naturalistiche ed
ecologiche vanno tutelate e conservate in linea con le linee guida di gestione della Rete Natura 2000.
La mancanza di un vero Piano di Gestione ne rende vulnerabile il territorio che in futuro potrebbe
essere oggetto di forme di gestione che poco si conciliano con la conservazione di habitat e specie
così preziosi e rari.
Si auspica che gli enti gestori si facciano promotori di azioni volte in questo senso favorendo un
turismo dolce e rispettoso della vulnerabilità dei luoghi e delle forme di vita che li abitano e che
investano in ricerca finalizzata a migliorarne la conoscenza per garantirne al meglio la tutela.
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Ringraziamenti
Michele Dall’O e Ernesto Cavallini di WWF Verona per i dati sui Ropaloceri, Massimino Ovatoli di
G.I.R.O.S. (Gruppo Italiano per la Ricerca sulle Orchidee Spontanee) Verona per i dati sulle
Orchideae, Mario Spezia di Associazione Il Carpino Aps per i dati sulla Gypsophila papillosa,
Giacomo Sighele e Sonia Gaetani di Verona Birdwatching per i dati sull’avifauna, Silvio Scortegagna
di World Biodiversity Association Onlus per l’identificazione delle briofite delle sorgenti pietrificanti
e tutte le 64 Associazioni che si sono mobilitate per salvaguardare la Val dei Mulini.
Per le foto si ringraziano gli autori: Gaetano Berzacola, Francesca Dall’Ora, Silvia Morati.
Bibliografia
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2016. Atti 7° Convegno Faunisti Veneti. Boll. Mus.St. Nat. Venezia, 66, suppl.: pp. 292.
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