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TORBA (Va)
Scavi archeologici 2013-2019
24 PROGETTI DI ARCHEOLOGIA
a cura di
Alexandra Chavarría Arnau
Gian Pietro Brogiolo
SAP
Società
Archeologica
Sara Matilde Masseroli
Gian Pietro Brogiolo,
Alexandra Chavarría Arnau
Gian Pietro Brogiolo,
Alexandra Chavarría Arnau
Gian Pietro Brogiolo
Gian Pietro Brogiolo
Alexandra Chavarría Arnau,
Andrea Rivellino
Alessandro Deiana
Gian Pietro Brogiolo
Filippo Ceres
Guglielmo Strapazzon
Petra Urbanová
Giulia Ricci, Michele Secco,
Anna Addis, Anna Pistilli,
Fabio Marzaioli, Isabella
Passariello, Filippo Terrasi,
Gilberto Artioli
Andrea Rivellino
Maurizio Marinato,
Manuel Rigo
Barbara Proserpio, Mauro
Rottoli
Mirko Fecchio, Umberto
Tecchiati
7
9
21
55
67
85
113
121
135
139
147
155
165
187
195
203
INDICE
Presentazione
Torba tra fonti scritte e ricerche archeologiche
PARTE I: SCAVI E ARCHITETTURE
Le difese: le mura e la grande torre
La chiesa di Santa Maria
Il riuso della torre e la residenza delle monache
Gli spazi funerari del monastero
Le tombe della chiesa di Santa Maria scavate nel 1978
L’edificio altomedievale e l’edificio IV
Le attività metallurgiche dell’edificio IV
Le prospezioni georadar
Datazione con luminescenza otticamente stimolata dei campioni di malta
prelevati dalla torre
Le analisi archeometriche delle malte
PARTE II: POPOLAZIONE
Il cimitero di Santa Maria: studio osteologico
PARTE III: AMBIENTE E DIETA
La paleodieta degli inumati dell’annesso nord: i dati isotopici
Le analisi archeobotaniche
I resti faunistici altomedievali della torre
Paolo Vedovetto
Stefania Mazzocchin
Alexa Carbone,
Marina De Marchi
Alessandra Marcante
Francesco Muscolino
Michele Asolati
Gian Pietro Brogiolo
PARTE IV: MATERIALI
Le ceramiche comuni e la pietra ollare
Anfora San Lorenzo 7
I metalli
Il materiale vitreo
Un frammento di urna funeraria comense e altre iscrizioni romane presso
il Monastero di Torba
Una traccia di riuso (continuità d’uso) monetale (parzialmente monetale)?
CONCLUSIONI
Prospettive di ricerca
Bibliografia
227
271
273
283
287
293
297
301
1. Introduzione
L’area archeologica di Castel Seprio, con il castrum tardoantico e il borgo al limite del
quale sorge la chiesa di Santa Maria foris portas, si trova sui pianalti, a 357 m s.l.m., tra le
valli del torrente Tenore e del fiume Olona. Torba è cento metri più in basso, nel fondovalle
in prossimità del fiume (figg. 1-2).
Castel Seprio e Torba, gestiti, rispettivamente, dal MiC e dal FAI - Fondo per l’Ambiente
Italiano, appaiono oggi come due distinte entità, in quanto separati da un fitto bosco, senza
più un collegamento diretto a causa dell’abbandono del sentiero che le univa, ancora rico-
noscibile nelle foto aeree degli anni ’60 (fig. 3). Hanno soprattutto perso entrambi la relazione
con l’Olona. In futuro la ricerca sui due centri, finora sviluppata su percorsi paralleli, andrà
ricalibrata con nuove indagini in rapporto al fiume e alla viabilità lungo la sua sponda occi-
dentale, particolarmente importante per le vicende di Torba, il cui nome potrebbe essere
riferito alla condizione dell’acqua del fiume, “turba” alla fine del tratto di rapide.
Per quanto ci raccontano oggi le fonti scritte e i dati archeologici la storia di Torba si di-
stingue in cinque principali periodi. Del primo non abbiamo informazioni certe, in quanto non
conosciamo la provenienza dei materiali dell’età del Ferro rinvenuti da Alessandro Deiana in
giacitura secondaria davanti alla torre. Le nostre ricerche vi hanno messo in luce uno strato
(US 6022) di consolidamento del piano di cantiere con ciottoli e frammenti di tegole che po-
trebbero forse provenire da un precedente edificio di epoca romana, demolito per far spazio
alle opere di difesa. Il secondo periodo inizia con la costruzione, in età tardoantica, del si-
stema difensivo e si conclude con la fondazione del monastero femminile (terzo periodo) che
ha un termine ante quem nella prima attestazione scritta nel 1049 e si conclude con il trasfe-
TORBA TRA FONTI SCRITTE
E RICERCHE ARCHEOLOGICHE
Gian Pietro Brogiolo, Alexandra Chavarría Arnau
Fig. 1. Castel Seprio e
Torba nelle immagini Goo-
gle (a) e Lidar (b): 1. ca-
strum, 2. Torba, 3. il fiume
Olona.
9
10
Fig. 2. Planimetria del sito di Castel Seprio con Torba.
Fig. 3. Castel Seprio con Torba, nella foto aerea del 1963: si notano l’andamento delle mura e dei sentieri che dal fondovalle salivano
al castello.
1 In un edificio donato dallo zio paterno di Margherita il 10 maggio 1481 e a seguito dell’autorizzazione, nel 1482,
dell’arcivescovo Nardini e della successiva conferma pontificia del 1509 (Deiana 2012; Lucioni 2018).
2 Nel 1570 (Visita pastorale di Carlo Borromeo in Deiana 2012) la rendita è di 13 moggi bladorum e 51 lire, oltre a
nonnulla appenditia.
3 Giulini 1760, p. 698 dell’edizione del 1855.
4 Ravennatis Anonymi Cosmographia et Guidonis Geographica, IV, 30 (Anonimo Ravennate: Sibrium) e 15 (Gui-
done: Sibrie), rispettivamente a pp. 67 e 116.
5 ChLA 1988, n. 844.
6 Anche in un documento dell’11 settembre 807 (In territorio civitatis sebriense: ChLA 2015, n. 5).
7 ChLA 2015, n. 31. Cfr. Lucioni 2017, note 4-5.
8 I comitati sarebbero stati istituiti in Italia dai figli di Ludovico il Pio (Castagnetti 2017, pp. 165-167).
9 A. 844: ChLA 2015, n. 33.
10 Velate 2005, n. 17, p. 32.
11 Lucioni 2017, pp. 76-77.
rimento delle monache a Tradate alla fine del XV secolo1. Nel quarto, pur rimanendo proprietà
del monastero, diviene cascina abitata dai massari2, condizione che mantiene anche dopo
la soppressione del monastero, quando l’area venne venduta a privati. Abbandonato negli
anni ’50 del secolo scorso, subisce infine un progressivo degrado fino all’acquisizione da
parte di Giulia Mozzoni Crespi e alla donazione, nel 1978, al FAI - Fondo per l’Ambiente Ita-
liano che lo rende visitabile al pubblico (attuale quinto periodo della storia di Torba).
Queste vicende, almeno per i primi tre periodi, vanno confrontate con quanto accade nel
castrum, dove, dopo una diffusa fase protostorica – testimoniata da frammenti ceramici nel-
l’area centrale e da due sepolture ad incinerazione presso Santa Maria foris portas – e una più
sporadica frequentazione di età romana, viene fondato il castrum attorno al 400 d.C. Distrutto
nel 1287 dai Milanesi che inserirono negli statuti comunali la prescrizione perpetuo destructum
teneatur3, dopo quella data le vicende del castrum si riducono alle sue chiese, progressiva-
mente abbandonate e demolite, con la sola eccezione di Santa Maria foris portas.
2. Le fonti scritte
Su Castel Seprio le fonti scritte forniscono informazioni a partire dal VII secolo d.C.4. Un
documento del 12 maggio 721 ricorda due fratelli, viri devoti, che si dichiarano civis Se-
priasca5. Al pari di altri castelli prealpini, è a capo di un distretto con la qualifica di civitas,
termine che compare nei documenti affiancando quelli di castrum, finis e judiciaria6. L’ori-
gine del distretto potrebbe risalire alla fine del VI secolo quando i re Autari (584-590) e Agi-
lulfo (590-616) fondarono il regno longobardo assicurandosi, dopo aver estromesso duchi,
il diretto controllo del territorio attorno a Milano. La civitas venne dapprima amministrata da
un gastaldo – lo era Rhothenus, citato in un documento del 26 agosto dell’8427 – poi da un
conte8: Giovanni, figlio del conte Leone, forse di origine longobarda ma legato alla corte
carolingia, qui tunc comitatum Sepriense abebat
9.
Dopo una lacuna che si protrae per oltre un secolo, nel marzo del 961, in un atto siglato
sull’isola Comacina, compare un altro conte del Seprio. Si tratta di Natelmo, figlio di Ro-
stanno, morto prima del 31 maggio 990 e padre di personaggi che ebbero un ruolo impor-
tante: Guglielmo, al quale trasmise il titolo di conte; Olderico, vescovo a Cremona e forse
anche del conte Vifredo, il cui figlio omonimo è a sua volta conte del Seprio nel febbraio
101310. Il potere di questa famiglia, che manterrà per secoli il titolo di conti del Seprio, de-
cade non solo a causa del loro sostegno a Arduino di Ivrea, ma soprattutto per l’emergere
di un’aristocrazia locale che nel XII secolo si organizza in un consolato del Seprio, lasciando
ai conti la sola capacità giudiziaria, senza peraltro un effettivo potere signorile11.
Le fonti scritte ci permettono dunque di delineare, pur a maglie larghe, l’evoluzione del
potere a Castel Seprio: dai monarchi di epoca longobarda ai conti carolingi, pur se non è
11
sempre semplice attribuire ad una o altra autorità gli interventi sulle architetture. Emblema-
tica, a questo proposito, l’interpretazione degli affreschi di Santa Maria foris portas, attribuiti
prima da Carlo Bertelli al conte carolingio Giovanni12 o ad Autprando, fratello di Garibaldo,
vescovo di Bergamo nonché vassallo e familiaris di Ludovico II (IX secolo) o più recente-
mente, in base alle nuove datazioni13 al vescovo Olderico proprietario nel X secolo di beni
in curte castri Sebrii14, espressione che potrebbe riferirsi ad una curtis (azienda) nei pressi
del castello all’interno della quale sorgeva la chiesa di Santa Maria foris portas. Di fronte a
questo ventaglio di interpretazioni, avanzate per il monumento più importante di Castel Se-
prio risulta evidente la difficoltà di proporre una ricostruzione storica, se non indiziaria.
Difficoltà ancora più grave per Torba, dove le fonti scritte15 iniziano con un atto del 22
dicembre 1049, con il quale l’arcivescovo Guido da Velate dona alle monache di Santa
Maria del Monte di Varese un terreno che confina con una proprietà di Santa Maria de Mo-
nasterio qui dicitur Turba16. Solo da una donazione del 18 luglio del 1204, che ha per pro-
tagonista Aderaxia habatisa eclexie Sancte Marie de Turba, abbiamo notizia dei membri
della comunità monastica: oltre alla badessa e nove monache – otto delle quali indicate
come dominae (domina Richelda et domina Tarsilla et domina Mariana et domina Ferbonia
et domina Aica et domina Illana et Cosina et domina Nova et domina Maria, sorores ipsius
domine Aderaxie) – comprendeva anche quattro donne (Nova et Garitia et Garitia et Berta)
e quattro uomini (Iohannes et Bonus et Otto et Albertus) converse et conversi suprascripte
eclexie17.
Nel 1204 a Torba vi erano dunque due distinti gruppi di religiosi per un totale di 18 resi-
denti nel monastero. Non è dunque un caso che nell’affresco della parete ovest della cap-
pella al secondo piano della torre, non posteriore all’XI secolo, siano rappresentate otto
monache. I due gruppi avevano ciascuno un proprio ruolo e una vita religiosa che neces-
sitavano di spazi distinti sia residenziali sia funerari (per le badesse, le monache, i conversi),
oltre che di ambienti dedicati ad attività produttive e per la conservazione dei prodotti che
dalle proprietà affluivano al monastero.
Nel 1426 le monache, essendo badessa Beltramina da Velate, decisero propter bellorum
turbines di lasciare il convento di Torba, pericoloso in quanto in loco valde solitario, videlicet
in valle castriseprij inter nemora, e di aggregarsi alle monache di Sant’Antonino di Luvinate
appartenenti allo stesso ordine benedettino. Contro questa decisione Francesco Sforza in-
tervenne presso il papa Callisto III, accusando le suore di condotta scandalosa e chiedendo
che venisse ricostituito il monastero di Torba. Il che avvenne, ma negli anni ’70 del mede-
simo secolo uno zio della badessa Margherita Pusterla donava alle monache di Torba una
casa in Tradate, di circa 4 pertiche ubi dicitur ad domum Sancti Sepulcri, ben costrutta,
cinta di muro, e posta in luogo e clima salubre, vicino alla chiesa del Santo Sepolcro. Otte-
nuto l’assenso dal vicario generale Romano da Barni con la motivazione che «dictum mo-
nasterium vetustate colapsum est et ineptum … et in loco solitario et in vale padulosa (sic)
situm et propterea saluti anime et corporis vestrum omnium redditur contrarium» le monache
vi si trasferirono, mantenendo però, come si è detto, la proprietà di Torba fino alla soppres-
sione del 1799. Nel 1571, al tempo della visita pastorale di s. Carlo Borromeo, vi risiedevano
12
12 Bertelli 1988a, pp. 896-897.
13 Basate sul wiggle-matching: due datazioni 14C alla distanza di cinquanta anelli di accrescimento della pianta
dalla quale è stato estratto la trave (cfr. Martinelli, Pignatelli 2013).
14 Ottonis III Diplomata, n. 97, pp. 508-509, datato 992. Per l’attribuzione Brogiolo 2013.
15 Fonti parzialmente indagate a partire da Giuseppe Rotondi (1922) e riprese nel recente contributo di Alfredo Lu-
cioni (2017 e 2018).
16 Velate 2005, n. 32, p. 60. Nei documenti successivi, sempre relativi a coerenze di proprietà distribuite tra Barasso,
Bizzozero e Vedano Olona, un territorio abbastanza ampio che suggerisce l’importanza del monastero (Lucioni
2018, pp. 627-628), i notai distinguono i beni di Santa Maria (1124, 1203), dell’ecclesie de Turba (1198), da quello
della abatisse de Turba (1198).
17 ASMi, Fondo di Religione, cart. 165, relativo all’acquisto di un sedime e di tre terreni nei pressi del monastero con
il denaro ottenuto dalla vendita di alcuni appezzamenti a Tradate; edizione parziale in Rotondi 1922, pp. 126-127.
18 Deiana 2012, p. 37.
19 ASMi, Fondo Religione, cart. 265 Tradate, Santo Sepolcro in Rotondi 1922.
20 Magistretti 1900, pp. 262-263.
21 Della Gasperina, Mastorgio 1994; Brogiolo 2018.
22 Ad un ridotto allude anche Bombognini, 1856, p. 100: “antica torre con una chiesa diruta e stallo [sic] chiuso
quadrato, ed era il monastero di s. Biagio detto Turba, trasferito poi a Tradate” (citato da Tibilettti 2013, nota 208).
23 Sulla quale si veda Tamborini 1987.
otto nuclei familiari per complessivi 24 individui18. In un contratto
d’affitto del 1753 tali beni vengono indicati come una «casa da mas-
saro, detta “al Monastero Vecchio”, consistente in «stanze inferiori
n. 8 compreso cucina, stalla etc., superiori n. 2, con cassina et corte,
orto e chiesa detta del Monastero Vecchio»19.
Delle chiese e degli altari di Torba abbiamo notizia da alcuni
passi del Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, compilato probabil-
mente da Goffredo da Bussero alla fine del ‘200: «ecclesia sancti
Blasii in monasterio de Turba, plebis de castro Seprio» (col. 54 D);
«in plebe de castro Seprio, loco Torba, altare sancti Kalocori (sic),
in ecclesia sancte Marie» (col. 196 B); «ad Torbam ecclesia sancte
< Marie» (col. 256 B); «ad Torbam in monasterio. altare sancti petri»
(col. 291 D); «in plebe Castroseprio, ad Torbam, altare sancti Quirici,
in ecclesìa santi Blasii» (col. 326 D). Due erano dunque le cappelle:
Santa Maria con un altare dedicato a s. Calogero; San Biagio con
un altare di s. Quirico. Vi era inoltre, all’interno del monastero, in analogia con l’altare dedi-
cato allo stesso santo esistente nella canonica di castro Seprio (col. 291 D), un ulteriore al-
tare dedicato a s. Pietro. Un secolo più tardi, nella Notitia cleri mediolanensis (1398), sono
ricordate ancora, pur senza titolo, due capellae (presumibilmente Santa Maria e San Biagio)
e il monasterium de Torba20.
Solo dopo il trasferimento del monastero a Tradate, Torba inizia ad essere descritta nelle
fonti letterarie per la sua antica funzione militare. Nel 1541 Bonaventura Castiglioni la cita
come un vero e proprio tertium castrum del sistema difensivo, un fortilizio quadrato lapide
structum, Turbinis titulo, che sarebbe stato distrutto dopo la conversione in cenobio («in
coenobitarum virginum usus pios conversum. Arce demum eversa nomen tantum turbinis
retinuit»).
Nello schizzo di Pietro Mazzucchelli degli inizi del XIX secolo21 (fig. 4), ai piedi del ver-
sante orientale del dosso di Castel Seprio, compreso tra le “vallate” di “mezzogiorno” (10),
di “tramontana” (11) e dell’Olona, il complesso Torba è rappresentato all’interno di un recinto
quadrangolare22, costituito per tre lati dalla cinta, mentre il quarto (a mezzacosta con anda-
mento est ovest) non è chiaro se sia da riconoscere nella possente muratura costruita a
monte della facciata di Santa Maria, alla distanza di ca. un metro, per contenere lo smotta-
mento del versante, ovvero nel limite della particella (n. 44) del catasto lombardo veneto
(fig. 5). Questa ampia particella, ai piedi del versante fino ai due torrenti che delimitano a
nord e a sud il dosso di Castel Seprio, potrebbe corrispondere all’originaria proprietà del
monastero. Di Torba, nella didascalia che accompagna lo schizzo, vengono indicati: la
“torre alle falde” (7), la “chiesa del monastero detto Torba” (8) e lo “stallo quadrato di detto
monastero”.
In una litografia di Matteo Benvenuti (1857) gli edifici allora esistenti sono rappresentati con
notevole dettaglio, ma da due distinte prospettive23 (fig. 6). Visti da sud, sono collocati su piani
diversi: un rudere coperto da vegetazione (il tratto di cinta che risaliva il versante); un secondo
rudere antistante la chiesa di Santa Maria; la chiesa stessa con il portale in prossimità dell’ab-
side che l’ha trasformata in deposito agricolo; il rustico sullo sfondo del cortile (destinato alla
bachicoltura) e il fienile con il portico. Visti da ovest, riconosciamo la residenza delle suore ad-
dossata alla torre e la parte alta di un terzo edificio con finestre che si intravvede ad ovest della
Fig. 4. Castel Seprio con
Torba nello schizzo di Pietro
Mazzuchelli (da Della Ga-
sperina, Mastorgio 1994).
13
14
Fig. 5. Castel Seprio con Torba, mappa del catasto lombardo-
veneto. Si notino: i due torrenti che delimitano verso est il
dosso di Castel Seprio e il mappale 44 all’interno del quale vi
è il complesso di Torba. È stato anche sovrapposto il disegno
archeologico.
Fig. 6. Castel Seprio con Torba, disegno del Benvenuti
(1857).
24 Deiana 2012, pp. 35-36.
25 Francovich Onesti 1999, p. 219.
26 Magni 1904, p. 140; Tibiletti 2013, nota 212.
27 Sulle fortificazioni di Castel Seprio e Torba, in generale: Sironi 1950, 2002; Mirabella Roberti 1979-1980; Brogiolo,
Lusuardi 1980; Surace 1993; Surace, De Michelis 2003-2004; De Marchi 2013; Brogiolo 2016.
28 Sironi 1968, pp. 125-127, nn. 15-16.
29 Scavo condotto da Luisa Rotondi Secchi Tarugi e Fabrizia Soliani Raschini del quale è stata pubblicata una re-
lazione preliminare (Rotondi Secchi Tarugi 1973).
torre. Viene citato nella visita pastorale del 1571 come la casa del
massaro alla quale si accedeva da una porta a sinistra dell’abside24.
A questo edificio, probabilmente in origine sacrestia e canonica, po-
trebbe appartenere la muratura, parallela alle mura, fotografata nel
1979 a nord del piccolo edificio della bachicoltura (fig. 7).
3. Ritrovamenti e ricerche archeologiche a Torba, dal XIV
secolo ad oggi
L’archeologia a Torba ha vissuto finora cinque stagioni, la prima
con ritrovamenti casuali, le altre frutto di ricerche in parte sistema-
tiche, in parte occasionali.
Un primo ritrovamento fortuito è stato raccontato in modo fan-
tasioso da Galvano Flamma nel seguito del Chronicon majus: nel
1339 «sub castro seprij in monasterio de torbeth stante quodam
vento terribili quedam magna arbor divinitus est evulsa radicibus
sub qua inventa fuit sepultura ex marmore multe pulcritudinis. In
hoc sepulcro iacebat rex galdanus de turbeth rex longombardorum
(sic)». Il defunto aveva sul capo una corona d’oro, nella mano sini-
stra unum pomum sempre in oro e l’iscrizione «Ze su Galdi de turbigez Roy de lombars in-
coronez. Soles altres barons aprexiez. Zo che vos veez en portez. Por deo vos pri no me
robez»; lungo il fianco una spada «habens dentem in azie satis magnum qui fuerat tristantis
de lyonos cum quo interfecerat lamorath dyrlanth». Questa narrazione fantasiosa, come ri-
leva Giuseppe Rotondi (1922), potrebbe essere stata suggerita dal “ritrovamento effettivo”
di una sepoltura di armato con spada, del tutto plausibile in un castello sede di iudiciaria
longobarda. Oltretutto Gualdanus è nome derivato dal termine longobardo walda, “domi-
nare”25, nome che poteva essere inciso sul suo anello sigillo. Verosimili appaiono anche le
modalità del rinvenimento: un sarcofago venuto in luce al di sotto di un grande albero divelto
da un forte vento.
Ad altra cronologia rimanda un ritrovamento nel sagrato della chiesa di Santa Maria, ef-
fettuato agli inizi del Novecento nel corso degli scavi per realizzare le fondamenta di un por-
tico: sepolture e venti monete, quattro delle quali di Gian Galeazzo Visconti (1351-1402)26.
L’interesse archeologico per Torba inizia negli anni sessanta del XX secolo, venti anni
dopo la scoperta degli affreschi di Santa Maria foris portas, con la prospettiva di indagare
un’appendice fortificata del castrum27. Dopo l’individuazione, ad opera di Pier Giuseppe Si-
roni28 nel 1967, di 25 metri di mura, nel 1968-69, l’allora soprintendente Mario Mirabella Ro-
berti, interessato al collegamento con le difese sommitali, ha promosso lo scavo del tratto
nord della cinta fino ad una torre diroccata29. Veniva in tal modo confermato quanto sugge-
rivano le ricognizioni di superficie, ovvero che il muro difensivo, dopo aver contornato il
dosso sommitale, scendeva ai piedi del colle fino ad inglobare Torba.
A seguito dell’acquisizione del complesso da parte del FAI - Fondo per l’Ambiente Ita-
liano, gli scavi sono ripresi per fornire informazioni utili agli interventi di restauro diretti dal-
15
Fig. 7. Torba nel 1979
(foto di Alessandro De-
iana).
l’architetto Renato Bazzoni30. Alessandro Deiana ha scavato, nel 1977, una ventina di metri
di mura31, nel 1978 davanti alla torre, nel 1979, ha parzialmente indagato l’interno della
chiesa di Santa Maria, mettendo in luce la cripta e i resti di una seconda chiesa, più piccola,
scavo completato all’interno nel 1981-198232 e proseguito poi nel 1983 nell’area cimiteriale
a sud della chiesa33.
Dopo queste indagini si sono susseguiti alcuni scavi di emergenza in occasione di minori
interventi: nel 1984 nel settore nord del portico dell’edificio addossato alla torre34; nel 2001-
2002 nel cortile per una trincea di sottoservizi collegata a tre saggi di scavo35; nel 2009 da-
vanti alla facciata della chiesa di Santa Maria per creare un drenaggio36.
4. Un nuovo progetto di ricerca (2010-2019)
Un nuovo, sistematico, progetto di ricerca, promosso da Marina De Marchi, allora ispet-
trice della Soprintendenza archeologica e affidato all’Università di Padova, è iniziato nel
Fig. 8. Ricostruzione ipote-
tica dell’area di Torba nel
VII secolo (disegno di
Paolo Vedovetto e Shao-
min Xie).
16
30 Bazzoni 1986, 1990.
31 ATS, lettera del 28 ottobre 1977, citata da Tibiletti 2013, nota 219.
32 Brogiolo 1981 e 1996.
33 White 1983.
34 Cazorzi 1984.
35 Binahi, Mella Pariani 2001-2002.
36 De Marchi, Motto 2009 e De Marchi in questo volume.
37 Angela Scillia nel 2010 ha eseguito, come tesi di specializzazione in archeologia all’Università di Padova e grazie
ad una borsa del Rotary Club di Tradate, l’analisi stratigrafica delle murature esterne della grande torre e della
chiesa di Santa Maria (Scillia 2013).
38 Brogiolo 2013; Mitchell 2013; Gheroldi 2013.
2010 con lo studio delle architetture della torre e della chiesa di Santa Maria37, è proseguito
nel 2012 con l’analisi stratigrafica dei rivestimenti interni della torre38 e nel 2013 con quelli
di Santa Maria. Tra 2013 e 2019, su richiesta del FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano, sono
state svolte sette campagne di scavo, dirette da Gian Pietro Brogiolo fino al 2016 e poi da
Alexandra Chavarría Arnau. L’obbiettivo era quello di affrontare i numerosi problemi aperti,
in particolare la sequenza e le attività sia della fortificazione sia del monastero in relazione
alla residenza delle monache e dei conversi, alla differente cronologia e destinazione delle
aree funerarie, nonché alle attività produttive e ai luoghi dove venivano realizzate per ri-
costruire i vari edifici e la sequenza dell’insediamento di Torba principalmente in due mo-
menti della sua storia: nel VII secolo quando fa parte di una fortificazione e viene dotato
da una piccola chiesa funeraria (fig. 8) e poi con la trasformazione della torre in parte di
un monastero, l'ampliamento della chiesa e la costruzione di una serie di edifici tra cui
quello che poteva ospitare i conversi che abitavano nel monastero insieme alle suore e
alla badessa (fig. 9).
Obiettivo solo in parte raggiunto perché la scelta di dove scavare è stata condizionata,
da una parte, dal rischio smottamenti e, dall’altra, dalle esigenze di un sito aperto al pub-
blico che richiedevano l’agibilità del cortile e dei percorsi attorno alla chiesa di Santa Maria.
L’entità dei finanziamenti ha consentito poi campagne annuali di circa un mese con una
17
Fig. 9. Ricostruzione ipote-
tica dell’area di Torba
nell’XI secolo (disegno di
Paolo Vedovetto e Shao-
min Xie).
decina di operatori ospitati in paese grazie alla generosità della famiglia Biolo. In una prima
fase il FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano ha finalizzato le ricerche alla realizzazione di un
percorso esterno alle mura; in un secondo momento si è invece puntato sul recupero del-
l’ambiente al di sotto del ristorante e del primo livello della torre, entrambi seminterrati; in-
fine, in una terza fase, alla sistemazione del rustico in prossimità dell’accesso al sito.
Una preliminare valutazione archeologica, condotta tramite prospezioni georadar (Stra-
pazzon in questo volume), ha riscontrato la presenza di murature a nord della chiesa e oltre
le mura, verso nord, dove era previsto il nuovo percorso di visita. Conseguentemente, nella
prima campagna condotta dal 28 maggio al 12 luglio 2013, si è deciso di avviare lo scavo
in tre distinti settori a nord e a ovest della chiesa di Santa Maria (fig. 10):
-il primo (Area 1000) si estendeva all’esterno del perimetrale nord della chiesa fino alla
trincea del 1978 e ha messo in luce un tratto est-ovest della cinta difensiva. Lo scavo
si è dovuto poi restringere, per salvaguardare la radice di un maestoso ciliegio, ad un
ambiente funerario attiguo alla chiesa, indagine proseguita nel 2014 ma senza poter
raggiungere, per problemi di sicurezza, la stratigrafia anteriore alla chiesa stessa;
-il secondo settore (Area 2000), a cavallo del tratto est-ovest delle mura, ha messo in luce
due distinte sequenze. La prima, anteriore ad una frana che ha distrutto parte della cinta,
ha evidenziato ad ovest della stessa cinta, un piano di calpestio di una capanna associato
ad un elemento di cintura del VII secolo. La seconda, posteriore al crollo delle mura, un
grande edificio del quale nel 2014, 2015 e 2017 si è potuto compiutamente indagare il
solo settore a valle su una superficie di ca. 130 mq;
-il terzo settore (Area 3000), per i problemi di stabilità del versante, che non hanno per-
messo di estendere lo scavo, si è dovuto limitare alla pulizia di una sezione esposta ad
ovest della chiesa di Santa Maria che ha documentato due possenti murature e a due
piccoli saggi di scavo, il primo a monte delle due murature, il secondo a sud delle
stesse.
Nel 2017, in ottemperanza alle nuove esigenze del FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano,
sono stati avviati lo scavo all’interno della torre (Area 4000) e – per quanto compatibile con
le condizioni di sicurezza – nell’ambiente seminterrato dell’edificio addossato alla torre,
identificabile con la residenza delle monache (Area 5000). Nel 2018 e 2019 (con due cam-
pagne) è proseguito lo scavo della torre ed è stato riaperto lo scavo di Deiana all’esterno
(Area 6000). Inoltre, nel febbraio 2019, abbiamo fornito assistenza ad un intervento di emer-
genza presso l’ingresso al sito archeologico, mettendo in luce un altro tratto della cinta di-
fensiva.
Oltre allo studio dei manufatti (ceramica, vetri, metalli, monete ed epigrafi), sono state
condotte analisi geoarcheologiche sulla stratificazione sia all’esterno delle mura (edificio
IV) sia in relazione alla torre e uno studio dei resti vegetali e dei pollini (Barbara Proserpio
e Mauro Rottoli). Lo studio degli inumati è stato svolto da Andrea Rivellino e quello degli
isotopi stabili da Maurizio Marinato. I resti animali sono stati studiati da Mirko Fecchio e Um-
berto Tecchiati.
Consistenti risorse sono state investite nella datazione delle murature del sistema di di-
fesa – torri e mura, dei quali si discute da tempo la contemporaneità o meno rispetto alle di-
fese sommitali del castrum e degli edifici più antichi del monastero. A tal fine sono state
eseguite due sistematiche campionature delle malte: la prima, nel 2017, ad opera di un
gruppo diretto da Gilberto Artioli (Università di Padova, Dipartimento di Geoscienze) ha for-
nito una cronologia per la chiesa di Santa Maria (con una prima fase datata tra metà VII e
metà VIII secolo) e del terzo piano della torre (chiesa di San Biagio) datato al X secolo; la
seconda, centrata ancora sulle mura e sulla torre è stata condotta nel 2018-2019 da Petra
Urbanová (assegnista Seal of Excellence presso l’Università di Padova) con un altro metodo
(Optical Stimulated Luminiscence) ha restituito per le mura due distinte determinazioni, ri-
spettivamente di 551±95 e di 743±83.
18
19
Fig. 10. Torba, posizione degli scavi 2013-2019.
Seguendo, per quanto possibile, un ordine cronologico, in questo volume pubblicato
in occasione del decennale della dichiarazione del sito di Castel Seprio-Torba come pa-
trimonio UNESCO, verranno dapprima presentate le ricerche sulla cinta e sulla grande
torre, poi sulla chiesa di Santa Maria, infine sui due edifici del monastero: la residenza delle
monache con le cappelle ricavate nella grande torre e l’edificio a cavallo delle mura attri-
buito ai conversi.
Non vogliamo chiudere questa introduzione senza ringraziare, oltre alle istituzioni che
hanno consentito e finanziato lo scavo (MiC, FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano, Regione
Lombardia, Rotary Club, Università degli Studi di Padova) soprattutto le persone che nel
corso di questi anni ci hanno sostenuto e hanno collaborato alle ricerche: la famiglia Biolo,
la famiglia Sironi, Alessandro Deiana e l’amica Marina De Marchi, che ci hanno anche
permesso di collegare il passato di questo sito con il nostro presente e magari anche fu-
turo.
20
299
ABBREVIAZIONI
ASDMi = Archivio Storico Diocesano di Milano
ASMi = Archivio di Stato di Milano
ATS = Archivio Topografico della Soprintendenza Archeologica
ChLA = Chartae latinae antiquiores
CNI = Corpus Nummorum Italicorum
NSAL = Notiziario della soprintendenza archeologica della
Lombardia
RAC= Rivista archeologica Comense poi rivista archeologica
dell’antica Provincia e Diocesi di Como
RGSA = Rassegna Gallaratese di Storia e Arte
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