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Le trasformazioni del commercio nell'atmosfera urbana. Ambiente sonoro e attrattività dello spazio pubblico nel centro storico di Mestre

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Abstract

L'articolo investiga le trasformazioni dello spazio pubblico del centro storico di Mestre (Venezia) alla luce dei cambiamenti del commercio al dettaglio e delle politiche promosse per il suo rilancio. L'obiettivo è analizzare i mutamenti dell'attrattività del centro storico in relazione alla sua atmosfera, ovvero al sistema simbolico e percettivo che lo caratterizza, ponendo particolare attenzione al ruolo giocato dall'ambiente sonoro.
LE TRASFORMAZIONI DEL COMMERCIO NELL’ATMOSFERA
URBANA. AMBIENTE SONORO E ATTRATTIVITÀ DELLO
SPAZIO PUBBLICO NEL CENTRO STORICO DI MESTRE
di Nicola Di Croce *
L’articolo investiga le trasformazioni dello spazio pubblico del centro
storico di Mestre (Venezia) alla luce dei cambiamenti del commercio al
dettaglio e delle politiche promosse per il suo rilancio. L’obiettivo è
analizzare i mutamenti dell’attrattività del centro storico in relazione alla
sua atmosfera, ovvero al sistema simbolico e percettivo che lo caratterizza,
ponendo particolare attenzione al ruolo giocato dall’ambiente sonoro.
Parole chiave: commercio al dettaglio; spazio pubblico; attrattività;
ambiente sonoro; politiche urbane.
!
Transformations in retail trade within urban atmosphere. Sonic
environment and public space attractiveness in the historical centre of
Mestre.
The article investigates the transformations of Mestre (Venice) inner city’s
public space by considering the changing of retail trade and the public
policies designed for its revitalizations. The aim is to analyze the variations
in historical centre’s attractiveness taking into account its atmosphere – its
symbolic and perceptual character and more particularly its sonic
environment.
Keywords: retail trade; public space; attractiveness; sonic environment;
urban policies
Introduzione
Le forme e le modalità del commercio al dettaglio sono profondamente
cambiate tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo. Le dinamiche
economiche urbane post-industriali hanno favorito la decentralizzazione
degli scambi, aprendo la strada alla diffusione dei centri commerciali, che
hanno spostato il baricentro degli acquisti fuori dai centri storici delle città,
facilitando la generale contrazione dei piccoli esercizi commerciali di
Nicola Di Croce, DCP - Università Iuav di Venezia, ndicroce@iuav.it
vicinato (Headd, Kirchhoff, 2009) tanto in Europa (Coca-Stefaniak et al.,
2005) quanto nel mondo (Ligthelm, 2008). L’ascesa delle consegne a
domicilio (home delivering) e più in particolare del commercio on line (e-
commerce) hanno poi modificato in maniera ancora più sensibile e capillare
gli usi dei consumatori, incidendo sulla domanda di una moltitudine di
attività commerciali (Zappala, 2006) e sulla precarizzazione dei lavoratori
impegnati nel settore delle consegne (Friedman, 2014).
Nel caso italiano la legislazione in materia commerciale, in stretto
rapporto con la pianificazione urbana (Cintioli, 2007), ha prestato
particolare attenzione allo stato dei centri storici, e sebbene seguendo un
approccio protettivo (segnato da un paradigma fortemente liberista) ha
cercato di innescare strategie orientate alla loro valorizzazione. Tuttavia, la
stagione delle liberalizzazioni , in mancanza di stabili condizioni di
1
sviluppo economico alla scala urbana e territoriale, non è riuscita a
garantire effetti sempre positivi sull’attrattività dei centri storici (Ferrucci,
2015). Vedendo intaccato il loro sviluppo economico e il loro valore
simbolico, molti centri italiani hanno adottato strategie nuove per
aumentare la loro attrattività, puntando tra gli altri sul settore turistico come
volano per la crescita del comparto della ristorazione e del commercio al
dettaglio (Grimmer; Vorobjovas-Pinta, 2019).
In generale l’apertura a nuovi settori e a nuovi attori urbani sconta
inevitabili problemi di compatibilità tra pratiche d’uso dello spazio spesso
in contrasto tra loro. Per questo motivo è interessante valutare in che
termini le misure di liberalizzazione del commercio dialogano con le
politiche urbane che, più o meno direttamente, influenzano l’attrattività
dello spazio pubblico o regolano le dinamiche di convivenza che prendono
forma al suo interno. Se infatti le forme di liberalizzazione si scoprono
insufficienti a inquadrare e indirizzare lo sviluppo dei centri storici, è
necessario valutare strategie di rilancio del commercio, e prima ancora
dello spazio pubblico, capaci di accogliere esigenze molteplici e spesso
sovrapposte spazialmente e temporalmente (Mareggi, 2011). Considerando
poi che nella crescente competitività del settore commerciale il
consumatore diviene prosumer, ovvero partecipa alle fasi del processo
produttivo (Degli Espositi, 2015) – il commercio contemporaneo non eroga
più semplici servizi ma propone esperienze sempre nuove (de Luca, 2009)
– i contesti meno capaci di stare al passo coi tempi sono e saranno
inevitabilmente i più penalizzati. In tal senso i centri storici italiani
mostrano oggi una forte vulnerabilità dovuta all’impatto dei cambiamenti
economici, culturali e commerciali, che merita di essere approfondita.
Le liberalizzazioni sono state avviate dal d.l. 114/1998 e successivamente dal d.l.
1
223/2006.
A fronte di queste premesse, l’articolo investiga le trasformazioni dello
spazio pubblico nel centro storico di Mestre (Venezia) alla luce dei
cambiamenti del commercio al dettaglio, individuando il contesto mestrino
come particolarmente rilevante per comprendere la vulnerabilità dei centri
storici di città di medie dimensioni. L’obiettivo è analizzare i mutamenti
dell’attrattività del centro storico in relazione alla sua atmosfera urbana,
ovvero al sistema percettivo e simbolico che lo caratterizza:
all’immaginario che lo dipinge come luogo movimentato o spoglio,
emozionante o monotono, piacevole o sgradevole, calmo o caotico. Questi
caratteri, che rientrano nel dominio emozionale, ma che ancora prima
partecipano a una dimensione affettiva (Thrift, 2004) – sono afferenti alla
percezione corporea che trascende l’attività cognitiva e la sua
rappresentabilità (Picarelli 2012, p.58) – si dimostrano molto utili per
l’implementazione delle politiche urbane (Di Croce, 2018) dedicate al
rilancio del commercio, e più in generale per l’analisi dell’attrattività e
della vivibilità dello spazio pubblico.
Si può definire una atmosfera urbana come il carattere distintivo di un
luogo percepibile nella relazione tra uomo e ambiente umano e non-umano
(Buser, 2014); una sfera che esprime una certa “influenza”, stabilisce un
grado di affettività, ovvero rivela l’insieme dei segnali che hanno la
capacità di attrarre, respingere, indirizzare e condizionare la fruizione dello
spazio pubblico (Thibaud, 2015). A tal proposito, la crescente attenzione
rivolta all’esperienza del consumatore conferma la centralità delle qualità
atmosferiche di un’area nel veicolare le preferenze dei suoi potenziali
acquirenti. Più in generale l’interesse verso l’atmosfera urbana – e in
particolare la sua dimensione affettiva si è sviluppato sensibilmente nel
dibattito legato alla pianificazione, alla geografia, alla sociologia urbana,
ma anche alla psicologia, alla filosofia della percezione, e all’economia .
2
Per definire il concetto di atmosfera urbana il filosofo Böhme (2017)
descrive quei caratteri peculiari che formano l’individualità della città;
difficilmente comunicabili attraverso concetti generali e invece facilmente
accessibili attraverso i sensi (p. 128). In questa prospettiva la pianificazione
urbana si trova a dover riconfigurare radicalmente il suo modo di pensare e
di agire – adottando ad esempio un approccio non figurativo per leggere
l’esperienza spaziale dei cittadini (Buser, 2014, p. 236) – e diviene lo
strumento privilegiato per indirizzare il carattere di una città o di un
quartiere a partire dall’atmosfera urbana e dalle sue possibilità affettive
(Bohme 2017, p. 133).
! A partire dalla metà degli anni 90’ del novecento si fa riferimento prima in
2
fenomenologia poi negli studi urbani al cosiddetto atmospheric turn, ovvero alla svolta
segnata dalla crescente diffusione e teorizzazione riguardo l’atmosfera urbana e le sue
proprietà affettive. Si vedano in particolare Anderson, 2009; Gandy, 2017.
Riconoscendo il profondo legame tra atmosfera urbana e commercio, un
gran numero di studi ha poi identificato, anche nel panorama italiano, la
centralità dell’esperienza del consumatore, fornendo interessanti spunti per
il management dei centri urbani attraverso l’analisi delle preferenze degli
utenti (si veda il caso beneventano in De Nisco, 2010), per approfondire i
processi di ibridazione culturale (si veda il caso fiorentino in Surrenti,
2003), e per ribadire l’importanza del marketing urbano esperienziale nella
pianificazione e nell’agenda urbana (Amendola, 2015). Anche diversi studi
sui processi di trasformazione delle città italiane (si veda tra gli altri il caso
milanese in Faravelli, Clerici, 2012) hanno dimostrato come fenomeni quali
la gentrification corrispondono a una riformulazione dei parametri
atmosferici di un luogo dalla più o meno precisa identità (culturale, sociale,
architettonica, ecc.). In ciascuno di questi contesti il commercio è
“specchio della difficile convivenza fra vecchio e nuovo” (p. 176), arena
privilegiata attraverso cui indagare l’atmosfera urbana, il riflesso delle
trasformazioni urbane e sociali.
Nell’analizzare l’affettività dell’atmosfera urbana l’articolo pone
particolare attenzione al ruolo giocato dall’ambiente sonoro, dunque alla
dimensione acustica come elemento fondante della caratterizzazione
atmosferica di un luogo (LaBelle, 2010). In tal senso l’ambiente sonoro può
intendersi come l’universo dei suoni, dei rumori, delle voci, dei versi, e dei
segnali prodotti da umani, animali, e macchine, che è possibile ascoltare in
un contesto più o meno antropizzato (Atkinson, 2007). L’ascolto e la
registrazione di un ambiente si rivelano quindi strumenti molto importanti
per la ricerca in ambito urbano: attraverso di essi è possibile non solo
leggere gli usi dello spazio (la loro “impronta” acustica), ma approfondire
le loro qualità affettive. Dedicandosi allo studio dell’atmosfera urbana
attraverso la sua produzione acustica, l’articolo introduce e mette quindi in
relazione il campo dei sound studies con gli studi urbani (Rodríguez-Giralt
3
et al., 2009).
Così chiarito il compito dell’ascolto critico come strumento di supporto
all’analisi e al disegno di politiche urbane, l’articolo intende investigare
l’attrattività dello spazio pubblico attraverso l’analisi della sua atmosfera
sonora. A tal fine si esamina la situazione dell’area di Piazza Ferretto
(fulcro del centro storico di Mestre), che ha subito negli anni un forte calo
di attività dei suoi esercizi commerciali. Scopo dello studio è mettere in
relazione il tema dell’attrattività della piazza con la sua atmosfera sonora,
suggerendo come l’attuale crisi del commercio sia acuita dalla qualità
dell’ambiente sonoro. Si intende pertanto avanzare l’ipotesi che una nuova
Per un approfondimento sulla relazione tra sound studies e studi urbani si veda la terza
3
sezione dell’articolo.
attenzione all’atmosfera sonora possa contribuire allo sviluppo di quella
come di altre aree vulnerabili della città.
Nella prima sezione dell’articolo si illustra la metodologia della ricerca.
Il contributo procede presentando il caso di Mestre e approfondendo le
dinamiche commerciali del centro in relazione alla sua recente evoluzione.
Nella terza sezione si analizzano alcuni approcci teorici ed empirici che si
muovono tra studi urbani e sound studies (ovvero i soundscape studies), e
si indaga l’apporto delle politiche urbane alla costruzione di una atmosfera.
Rispetto al caso di Mestre, nella quarta sezione sono poi analizzate due
politiche urbane: una impegnata sul fronte del rilancio del commercio del
centro storico, l’altra sulla sua regolamentazione acustica. In conclusione
l’articolo riflette sul ruolo giocato dall’analisi e dal disegno di politiche
urbane nell’orientamento dell’atmosfera sonora urbana. Si intende pertanto
chiarire e indirizzare l’innesco di pratiche e politiche che collaborano al
processo di place-making, che contribuiscono all’identità di luogo, e che
sostengono la formazione e la trasformazione dell’immaginario urbano
soprattutto nelle aree più vulnerabili.
Immagine 1. Perimetro dell’area di indagine. In verde i punti d’ascolto selezionati, in viola
la distribuzione dei locali commerciali sfitti. Fonte Google Maps, elaborazione dell’autore.
Metodologia: L’uso strumentale della mappatura, delle interviste e
delle registrazioni audio
La ricerca si concentra sul centro storico di Mestre e segue un protocollo
suddiviso in tre fasi, a cui corrispondono metodologie diverse e
complementari. La prima fase riguarda la perimetrazione del campo di
studio, la mappatura degli esercizi commerciali sfitti o inutilizzati, e la
scelta di punti strategici di osservazione e di ascolto, che sono
successivamente utili per il rilevamento audio. Particolare attenzione è
posta alle caratteristiche generali dell’area, che include buona parte della
superficie pedonalizzata del centro città ed è tangente ad alcuni importanti
poli culturali (Teatro Toniolo, Centro Candiani, Museo M9). Il centro di
Mestre rappresenta storicamente il fulcro del commercio cittadino: un’area
che in passato accoglieva negozi di prima necessità e che solo di recente ha
assunto una veste più rappresentativa. Il perimetro di analisi è tracciato
quindi con l’obiettivo di analizzare la porzione urbana dove il calo degli
esercizi commerciali è più forte non solo numericamente, ma anche
simbolicamente, proprio perché ad essere interessato è il cuore della città.
La seconda fase interessa l’ingaggio di 10 attori chiave attraverso
interviste semi-strutturate. Gli intervistati appartengono alle principali
associazioni di categoria operanti sul territorio (Confesercenti,
Confcommercio, CNA), le istituzioni afferenti al settore commerciale
(Camera di Commercio, Sportello Unico Commercio del Comune di
Venezia, Mestre Shopping District) e alla pianificazione acustica (Ufficio
Autorizzazioni Rumore ed Emissioni del Comune di Venezia), oltre che
Pro-Loco e organizzazioni impegnate nella rigenerazione urbana del centro
città. Gli attori sono stati pertanto selezionati con l’obiettivo di ottenere un
ampio ventaglio di punti di vista e di approcci operativi. Si è scelta la
tecnica dell’intervista in profondità con traccia prestabilita (presentata in
maniera flessibile) ritenendola la più idonea a cogliere la molteplicità delle
opinioni e delle interpretazioni sul calo del commercio e sul carattere
dell’atmosfera urbana. Agli intervistati è stato chiesto, partendo dai
rispettivi ambiti professionali, di tracciare un quadro relativo al calo degli
esercizi commerciali, di sintetizzare le misure adottate o prospettate per
contrastare il problema, e di interpretare il ruolo giocato dall’atmosfera
(sonora) del centro di Mestre come chiave interpretativa per analizzare e
favorire l’attrattività dell’area. Le interviste restituiscono un panorama
molto articolato riguardo le misure adottate per il rilancio del centro in
rapporto alla pianificazione acustica e alla percezione dell’atmosfera
urbana, e si rivelano determinanti per indirizzare l’analisi delle politiche
urbane e per orientare e interpretare i risultati della ricerca .
4
I risultati dell’indagine sono trattati nella seconda e nella quarta sezione dell’articolo.
4
La terza fase riguarda l’analisi degli usi dello spazio pubblico attraverso
registrazioni audio. Le registrazioni sono realizzate e analizzate per
indagare l’ambiente sonoro dell’area di piazza Ferretto in diversi momenti
della giornata e della settimana . Esplorare l’atmosfera urbana attraverso
5
l’ascolto rappresenta quindi una fase cruciale per comprendere l’attrattività
dello spazio pubblico e per approfondirne le caratteristiche. L’analisi delle
registrazioni propone un quadro di indagine che conferma molti degli
aspetti emersi dalle interviste, ma suggerisce anche chiavi di lettura inedite
che si rivelano di estrema importanza per i risultati del presente studio.
Nell’investigare la crisi del commercio nel centro storico di Mestre, la
metodologia mista impiegata conferma il ruolo cruciale svolto dall’ascolto
critico dell’ambiente sonoro nell’analisi urbana e nell’implementazione
delle sue politiche.
I dati raccolti nelle varie fasi registrano la situazione subito precedente
alla diffusione in Italia del Covid-19 (ottobre 2019 – febbraio 2020),
fornendo il ritratto di un momento molto interessante sia per comprendere
la situazione pre-crisi che per elaborare nuove strategie adatte ad affrontare
possibili future emergenze.
Il centro storico di Mestre e l’atmosfera sonora della contrazione
commerciale
Nel settembre 2019 Confesercenti Venezia (2019) pubblica un rapporto
sullo stato del commercio nel centro storico di Mestre, proseguendo una
raccolta dati iniziata nel 2012 attraverso cui è possibile analizzare
l’evoluzione delle categorie merceologiche, la distribuzione delle attività, e
la quantità di sfitto su fronte strada. I dati confermano una tendenza già
rilevata negli anni precedenti, che vede un sensibile calo del numero di
esercizi commerciali concentrato soprattutto nelle aree più centrali della
città . In particolare le tipologie commerciali più diffuse sono:
6
abbigliamento, agenzie e terziario, bar e ristoranti, alimentari, arredamento,
gioielleria, profumeria, telefonia, e tabaccheria; mentre tra le categorie più
colpite spiccano l’abbigliamento, l’arredamento e la profumeria. I dati
rilevati sono in linea con quelli presentati nel rapporto di Confesercenti
In particolare per ciascuno dei 7 punti selezionati in fase di mappatura, le registrazioni
5
(che si sommano alle numerose osservazioni sul campo) sono state effettuate giovedì 14
novembre e domenica 8 dicembre 2019 alle 10:00, alle 17:00, e alle 21:00.
Piazza Ferretto, che da sola conta 65 attività commerciali (e rappresenta l’8,2% del
6
totale dei negozi presenti nel centro storico) ha una quantità di sfitti pari a 15, che
corrispondono al 23,1% dei negozi presenti nella piazza e all’8,8% sul totale del centro.
Fonte Confesercenti Metropolitana Venezia Rovigo, Osservatorio su Mestre 2019.
Venezia, e confermano l’aumento del numero di negozi sfitti che da 11,2 %
nel 2012 salgono a quota 22,88% già nel 2016 . La flessione del
7
commercio rappresenta una questione molto dibattuta anche dalle parti
sociali interpellate nella ricerca, che concordano nel ritenere che il calo di
attrattività del centro di Mestre coincide con un sensibile impoverimento
della sua atmosfera urbana (e sonora). Gli intervistati interpretano il
decremento di attrattività commerciale sulla base di una serie di punti
deboli, e di possibili traiettorie di sviluppo che sono qui di seguito
sintetizzate.
Il primo fattore di debolezza rimanda alla recente evoluzione storica
dell’entroterra veneziano, laddove lo sviluppo di Mestre e il suo rapporto
con la Venezia insulare rappresentano elementi indispensabili per
contestualizzare l’attuale calo di attrattività. Alcuni degli intervistati
convengono che l’urbanizzazione di Mestre successiva al suo sviluppo nel
secondo dopoguerra abbia creato molti dei problemi legati all’accessibilità
del centro storico, e più in generale all’immagine che la città ha proposto
verso l’esterno. Secondo un testimone privilegiato il Comune non è stato
capace di sostenere con un piano coerente il secondo grande esodo di
Venezia centro storico (Castellani, 2011) – iniziato negli anni 50 del
Novecento e continuato con l’alluvione del 1966 – in seguito al quale
l’isola perse importanti servizi che furono riassorbiti dalle città limitrofe
maggiori. Da questo processo Mestre resta esclusa perché non considerata
pronta a diventare il fulcro della “Grande Venezia” policentrica (Zucconi,
2002). Così, la municipalità di Mestre ha sviluppato negli ultimi decenni
un’identità debole e ambigua, slegata dal suo territorio comunale (Casarin,
2003), e di conseguenza il suo centro non si impone oggi come realtà
attrattiva nella fornitura di servizi di tipo avanzato, malgrado le sue attuali
dimensioni e la sua centralità in un territorio molto dinamico (Romano,
2014). L’area centrale di Mestre presenta infatti le caratteristiche tipiche di
una cittadina di provincia: la sua vita quotidiana, le pratiche d’uso dello
spazio, dunque l’atmosfera che ne scaturisce conferma questo quadro.
Analizzando le registrazioni audio risulta evidente come i principali
utenti di piazza Ferretto siano i gruppi di anziani che passeggiano o siedono
sulle panchine a conversare tra loro. Il chiacchiericcio di fondo è uno degli
elementi sonori distintivi della piazza, a cui si aggiungono le sonorità
prodotte dai giochi dei bambini. Le risate, le urla, e i loro scalpiccii
conferiscono una particolare tonalità sonora all’area soprattutto durante il
pomeriggio e nei fine settimana. Nelle ore serali gruppi di giovani
attraversano il centro senza mai imprimere la loro presenza nell’atmosfera
sonora, che risulta spoglia e monotona anche a causa dell’assenza di locali
! Nella sola piazza Ferretto il dato rilevato nel 2019 si attesta sul 23,1%. Fonte
7
Confesercenti Metropolitana Venezia Rovigo, Osservatorio su Mestre 2019.
aperti oltre la chiusura dei negozi. Gli intervistati concordano sul forte
segno sonoro lasciato dai bambini, ricordando che: “Il suono di una piazza
viva è il suono dei bambini”, ma ammettendo nel caso specifico che a
Piazza ferretto “manca quell’aspetto che dovrebbe essere di una piazza,
cioè il fatto che a orari diversi, per esempio, cambia l’atmosfera, mentre
invece la piazza è frequentata ora da bambini e pensionati”. In sintesi, dalle
interviste e dalle registrazioni è possibile considerare il calo di complessità
del clima acustico di Piazza Ferretto come un fattore deterrente per
l’attrattività e il potenziale insediamento di nuove attività commerciali.
Un secondo punto di debolezza riguarda il forte sviluppo della grande
distribuzione nella terraferma del Comune di Venezia. In particolare,
Mestre si trova in prossimità di numerosi ipermercati (“Nave de Vero” a
Marghera; “Porte di Mestre” a Mestre; “Valecenter” a Marcon), che negli
anni hanno spostato la centralità del commercio ai margini dei confini
comunali, indebolendo ulteriormente il tessuto dei piccoli negozi del
centro. Una simile densità di centri commerciali sembra peraltro destinata
ad aumentare, sia considerando i nuovi centri previsti nel comune , sia
8
guardando alla situazione nazionale, dove il valore delle vendite al
dettaglio per la grande distribuzione è in costante crescita mentre
diminuiscono le vendite per le imprese operanti su piccole superfici . Da
9
questo quadro è facile desumere come l’impoverimento del centro di
Mestre riverberi nell’uso degli spazi pubblici, che scontano una limitata
frequentazione degli esercizi commerciali, e si popolano prevalentemente
grazie alle attività ricettive (bar e ristoranti) e le sporadiche attività
culturali. Piazza Ferretto è considerata lo snodo delle attività culturali della
città, un punto di riferimento per manifestazioni di vario genere che negli
ultimi anni non sono tuttavia riuscite a invertire il calo del commercio e
l’affluenza quotidiana nel centro.
Dalle registrazioni audio emerge come i bar dell’area di piazza Ferretto
giochino un ruolo decisivo per l’atmosfera generale anche grazie alla
presenza di tavolini e plateatici dove è possibile sedersi a ridosso dei
porticati lungo il perimetro della piazza. In generale, la frequentazione dei
bar conferisce all’atmosfera sonora un interessante grado di complessità,
Si veda: Mitia Chiarin, La Nuova di Venezia e Mestre, 6/8/2019, “Mestre, è boom di
8
supermercati Al Terraglio arriva Iperlando”. Testo disponibile al sito: https://
nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2019/08/06/news/mestre-e-boom-di-supermercati-
al-terraglio-arriva-iperlando-1.37308058?refresh_ce
«Rispetto a novembre 2018, il valore delle vendite al dettaglio aumenta del 3,3% per la
9
grande distribuzione e diminuisce dell’1,4% per le imprese operanti su piccole superfici. In
aumento il commercio elettronico (+4,1%).» Fonte Istat, dati sul commercio al dettaglio
novembre 2019. Testo disponibile al sito: https://www.istat.it/it/files//2020/01/
CS_Commercio_al_dettaglio_11_2019.pdf
favorito anche dalla diffusione di musica all’esterno dei locali, impiegata
per attrarre la clientela più giovane e per vivacizzare le strade meno
frequentate. Le registrazioni confermano poi come gli eventi organizzati in
Piazza Ferretto segnino sensibilmente l’atmosfera sonora del centro. La
diffusione di musica così come le rappresentazioni dal vivo, oltre a saturare
completamente l’ambiente, costituiscono fattori di grande richiamo di
pubblico. Infatti, il brusio di fondo risultato degli assembramenti gioca un
ruolo di primo piano nel caratterizzare l’immagine sonora della piazza
durante gli eventi. Persino nelle strade vicine a piazza Ferretto si può
avvertire l’atmosfera di festa che filtra distante: una potente “segnaletica
affettiva” (affective tonality) che invita i passanti a raggiungere la piazza.
Durante le festività natalizie la filodiffusione tra i mercatini, così come
l’organizzazione di manifestazioni e concerti, regalano al centro una
atmosfera molto peculiare, che tende però a dissolversi non appena la
giornata volge al termine. Il carattere effimero di queste pratiche d’uso
dello spazio confermano una crescente strumentalizzazione del centro, che
lascia poco spazio agli usi non mediati da attività istituzionalizzate. Dalle
interviste emerge come gli eventi che mettono al centro la musica rischiano
spesso di “colonizzare” lo spazio urbano, sostituendosi alle pratiche d’uso
più spontanee senza supportare la qualità atmosferica della piazza.
Un ulteriore fattore di debolezza rilevato attraverso le interviste riguarda
la trasformazione della composizione demografica dell’entroterra
veneziano , che ha portato diversi commercianti a considerare la crescente
10
multietnicità come un potenziale rischio per il mantenimento dell’identità
locale e del “decoro urbano”. Dal contributo di un intervistato emerge come
nel centro storico di Mestre, a differenza degli altri quartieri della città, si
assiste a una forte resistenza all’insediamento di esercizi non-italiani.
Questa resistenza è favorita dal fatto che la maggior parte dei negozi sfitti
sono di proprietà di un numero molto limitato di soggetti che preferiscono
limitare l’utilizzo dei locali appellandosi al mantenimento dell’identità
locale e del decoro, evitando così di affittare i propri locali a cittadini non-
italiani. Dalle registrazioni effettuate è possibile notare la grande presenza
di residenti stranieri, che occupano Piazza Ferretto conversando tra loro o
accompagnando i propri figli a giocare. Insieme agli anziani, gli stranieri
sembrano infatti utilizzare molto lo spazio pubblico, arricchendo
l’atmosfera sonora del centro proprio nei momenti in cui esso sembra meno
frequentato (soprattutto durante la mattina). Un intervistato ricorda, a tal
I cambi di residenza tra municipalità del Comune di Venezia registrano un bilancio
10
positivo per il centro storico di Mestre, mentre il Comune segna un costante aumento di
popolazione straniera (il 13,8% della popolazione al 31/12/2017), proveniente in prevalenza
da Bangladesh, Romania, Moldova e Cina. Dati Comune di Venezia, Servizio statistica e
ricerca 2018. Testo disponibile al sito: https://www.comune.venezia.it/it/content/studi-e-
approfondimenti
proposito, come i “nuovi abitanti” di origine straniera abbiano dato nuova
linfa all’atmosfera del centro che tuttavia si arricchisce a fatica di nuovi
attori, nuove voci, e nuove lingue.
A fronte dell’evidente calo di attrattività commerciale la situazione del
centro di Mestre non è di facile risoluzione ma presenta alcune possibili
traiettorie di sviluppo. Alcuni intervistati concordano sulla scarsa efficacia
del dialogo e dell’interazione tra commercianti, associazioni di categoria, e
amministrazione locale. A prevalere sembra essere una visione
assistenzialista per cui i commercianti cercano sostegni istituzionali,
chiedono una programmazione di eventi culturali su lungo periodo, e
lamentano la mancanza di una regia dedicata allo sviluppo del commercio.
Per cercare una risposta a queste problematiche è nato a maggio 2019 il
Mestre Shopping District: distretto commerciale che si propone di mettere
in rete le realtà commerciali dell’area di Piazza Ferretto per favorirne il
rilancio . L’idea di “clusterizzazione” dell’offerta commerciale che muove
11
il distretto (Zanderighi, 2001) riprende una forma molto peculiare
dell’organizzazione dello spazio pubblico del centro di Mestre, che vede la
presenza di numerosi porticati e gallerie commerciali (Galleria Barcella, e
Galleria Matteotti) la cui architettura facilita l’aggregazione di negozi e
funzioni diverse. Le registrazioni audio testimoniano come la forma delle
gallerie amplifichi tanto la vitalità del continuo passaggio di persone quanto
la loro assenza. Il riverbero generato dalle sue coperture esalta infatti il
passeggio e il chiacchiericcio, e per contro rimarca il silenzio nei momenti
della giornata in cui i negozi sono chiusi e il passaggio è meno frequente.
Anche dalle interviste appare evidente come le gallerie riescano a
catalizzare i flussi dei passanti con molta più efficacia dello spazio aperto.
A tal proposito un intervistato ricorda che “difficilmente si è attratti da
ambienti in cui non c’è gente”, e ancora che “a volte di Piazza Ferretto a
sorprende è il silenzio”.
Un’altra traiettoria di sviluppo è rappresentata dal turismo e dal settore
ricettivo. Mestre ha infatti sensibilmente aumentato il numero dei suoi posti
letto e conta un crescente numero di visite turistiche . Come testimoniano
12
alcuni degli intervistati, l’aumento del flusso di turisti e di nuovi
consumatori potrebbe consentire a Piazza Ferretto di affermarsi come polo
della ristorazione – unico settore capace di contrastare il crescente sviluppo
Le strategie adottate dal distretto sono approfondite nella quarta sezione dell’articolo.
11
A fronte di una costante crescita del settore turistico nell’intero Comune di Venezia,
12
Mestre si è dotata di nuovi alberghi e ha registrato nel 2019 numeri in costante crescita. Si
veda: Marta Artico, La Nuove di Venezia e Mestre, 23/4/2019, “Alberghi pieni al 90 per
cento a Mestre: «Serve un ufficio turistico»”. Testo disponibile al sito: https://
nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2019/04/24/news/alberghi-pieni-al-90-per-cento-
serve-un-ufficio-turistico-1.30215877
dell’e-commerce e la fuga verso i centri commerciali. A detta di un
testimone privilegiato questa sarebbe l’unica prospettiva di sviluppo del
centro, che necessita un deciso aumento del suo bacino d’utenza (ora
limitato soprattutto ad anziani e bambini). Le registrazioni confermano
lungo tutto l’arco della giornata la presenza di turisti provenienti da
molteplici nazionalità. Le loro voci si differenziano dal chiacchiericcio
della popolazione locale, e la presenza di gruppi di passaggio donano
all’atmosfera un carattere internazionale che si combina alle sonorità della
vita quotidiana. A tal proposito un intervistato ricorda che “la città prima
del turismo era morta, ora dalle 19:00 in poi c’è gente che anima la piazza”.
Questo fattore, ancora non consolidato e fortemente limitato dagli orari dei
negozi, a detta di diversi intervistati può aumentare anche la percezione di
sicurezza dell’area, favorendone potenzialmente l’attrattività.
Come evidenziato dalle registrazioni audio e dai molteplici riferimenti
all’atmosfera sonora emersi nelle interviste, molti degli aspetti critici e dei
potenziali fattori di sviluppo del commercio nel centro di Mestre si legano
alla sua dimensione acustica. In sintesi, le pratiche d’uso dello spazio,
l’atmosfera sonora e la sua capacità affettiva compongono un quadro
estremamente rilevante per orientare l’attrattività del centro storico. A
fronte di questo inquadramento, l’articolo si propone di mostrare come
l’attrattività del centro sia intimamente legata al rilancio della sua
atmosfera sonora. Non ci si limita dunque a considerare le potenzialità
offerte dalla musica e dai piccoli eventi come fattori di trasformazione
dell’atmosfera, ma di approfondire soprattutto le sonorità emergenti dalle
diverse pratiche d’uso dello spazio e dalla loro coesistenza. In tal senso
nella prossima sezione si approfondisce il legame tra studi urbani e cultura
sonora (sound studies), e si chiariscono gli approcci che possono rivelarsi
più utili per analizzare il contributo e il ruolo dell’ambiente sonoro nel
veicolare il gradimento di un’area.
Dai soundscape studies all’analisi e al disegno di politiche urbane
I sound studies sono un corpo di studi interdisciplinari che approfondiscono
la produzione e la fruizione non solo della musica, ma anche dei suoni, dei
rumori e in generale degli elementi udibili del quotidiano. Lo scopo è
quello di valutare la percezione che la società ha di tali sonorità, e di
analizzare la loro trasformazione nel tempo (Sterne, 2003). All’interno dei
sound studies molte ricerche, allontanandosi dall’analisi musicale, si sono
interessate negli ultimi decenni a studiare il ruolo del suono ambientale
nella composizione di una particolare atmosfera, soffermandosi sulle
dinamiche sociali e sulle trasformazioni urbane e territoriali rilevabili
attraverso l’analisi dell’ambiente sonoro (Augoyard, Torgue, 2006). Tra
queste i soundscape studies hanno proposto una diretta applicazione delle
ricerche dedicate all’ambiente sonoro nel campo della progettazione urbana
(Brown, 2012), cercando di desumere dall’esperienza percettiva dei
cittadini indicazioni adatte a informare il progetto dello spazio pubblico
(Kang, Schulte-Fortkamp, 2016). In generale, il tentativo di sistematizzare
il quadro percettivo e l’apprezzamento dell’ambiente sonoro ha aperto la
strada a importanti ricerche . Attraverso l’uso di metodi misti (qualitativi e
13
quantitativi) che integrano l’analisi di questionari, interviste, e passeggiate
sonore si sono elaborate strategie di progetto dell’ambiente sonoro sulla
base del tipo di effetto percettivo desiderato, intervenendo dunque sulle
caratteristiche “fisiche” – sull’ambiente costruito – in grado di ricrearlo
(Aletta et al. 2016).
Questo approccio ha mostrato importanti innovazioni rispetto alle
modalità di rilevazione e controllo dell’inquinamento acustico più
consolidate – di tipo prevalentemente quantitativo (Alsina-Pagès et al.
2020) e ha proposto applicazioni inedite nel campo della progettazione
urbana e del paesaggio. Così, la sistemazione del verde in un area trafficata
può migliorare la percezione sonora, quindi la fruibilità dello spazio, e
l’introduzione di misure di assorbimento o schermatura da sorgenti
rumorose può rendere più attrattive aree prima meno praticabili (Lacey et
al., 2017). Tuttavia un simile orientamento sembra suggerire un
atteggiamento determinista che inserisce la valutazione dell’ambiente
sonoro in un meccanismo univoco di causa-effetto. Una logica che evita di
approfondire la relazione tra corpi e ambiente, e considera solo come
ciascun suono rimandi a una sorgente a cui si imputa un disturbo o una
fonte di gradevolezza. Portare in primo piano l’aspetto valutativo
l’emozione e l’interpretazione di un ambiente sonoro (Engels et al., 2020) –
pur avvicinando i soundscape studies allo studio dei fattori socio-culturali
che influenzano il senso uditivo, li allontana dalla dimensione affettiva. Se
un affetto si presenta nella forma di un segnale privo di significato
implicito (Massumi, 2002), se precede le codificazioni cognitive e riverbera
tra i corpi e l’ambiente rilevandosi determinante nell’influenzarne le azioni,
è allora necessario leggere l’ambiente sonoro anche oltre le sue proprietà
emozionali direttamente rappresentabili. Seguendo questa linea teorica il
saggio sottolinea i rischi legati a una eccessiva parametrizzazione e
semplificazione delle sfumature percettive della collettività, e invita a non
intervenire sullo spazio pubblico meccanicamente, ovvero individuando nei
suoni meno apprezzati la causa della mancata attrattività di un’area, senza
risalire alle dinamiche urbane (alla relazione tra pratiche sociali e politiche
urbane) che hanno contribuito a produrli.
Si veda l’ERC Advanced Grant “Soundscape Indices”, del prof. Jean Kang, UCL,
13
Testo disponibile al sito: https://cordis.europa.eu/project/id/740696/it
Nel tentativo di proporre un quadro alternativo agli esiti più “formali”
promossi dai soundscape studies (che sfociano nel progetto architettonico e
urbanistico), l’articolo invita a considerare la relazione tra ambiente sonoro
e politiche urbane. Tenta dunque di leggere l’indeterminatezza delle
pratiche quotidiane (e delle sonorità che esse generano) rispetto al loro
grado di risposta a una politica urbana (Crosta, 2009). Un simile approccio
mira ad approfondire il legame tra politiche urbane e atmosfera sonora
analizzando quelle politiche che concorrono a dare forma a una atmosfera,
e a veicolare di conseguenza l’attrattività dello spazio pubblico (Di Croce,
2020). In tal senso l’analisi e il disegno di politiche urbane diventano
strumenti “relazionali” indispensabili per innescare una trasformazione
nell’atmosfera di un’area vulnerabile.
In questo quadro la nozione di affetto e la sua dimensione politica
risultano determinanti. Considerare l’atmosfera sonora come un agente
affettivo particolarmente influente nelle dinamiche urbane può allora
rivelarsi decisivo per veicolare – attraverso l’analisi e il disegno di politiche
urbane – l’attrattività di aree vulnerabili o in fase di declino, e per favorire
nuove pratiche sociali e nuove possibilità economiche. A partire da queste
riflessioni la prossima sezione analizza due politiche urbane che
interessano l’attrattività e l’ambiente sonoro del centro di Mestre con
l’obiettavo di suggerire un disegno di politiche urbane capace di favorire
l’attrattività delle aree che vivono una fase di contrazione commerciale.
Piani e politiche a confronto
Dopo aver illustrato l’apporto dei sound studies allo studio delle dinamiche
di trasformazione urbana, e in particolare ai cambiamenti del commercio, è
interessante chiedersi quali politiche urbane contribuiscono a dare forma
all’atmosfera sonora del centro di Mestre. Seguendo questa domanda la
sezione analizza due politiche apparentemente distanti tra loro: il Piano di
Classificazione Acustica (PCA) del Comune di Venezia, e il Distretto del
Commercio nato a Mestre nel 2019. Obiettivo di questa indagine è offrire
una prospettiva inter-disciplinare che integri le attuali modalità di lettura e
misurazione dell’ambiente sonoro con gli strumenti strategici avviati per
promuovere l’attrattività commerciale del centro.
I distretti del commercio rappresentano una politica attiva di supporto
14
al commercio nei centri storici (Brunetta, 2012), e sono definiti dalla
La Regione Veneto, dopo l’esperienza positiva dei progetti pilota nati per individuare
14
i distretti (finanziati dal bando approvato con deliberazione di Giunta regionale n. 1912 del
14 ottobre 2014), approva i criteri e le modalità per l’individuazione dei distretti con
deliberazione n. 1531 del 25 settembre 2017.
Regione Veneto come «gli ambiti di rilevanza comunale o intercomunale
nei quali i cittadini e le imprese, liberamente aggregati, qualificano il
commercio come fattore di innovazione, integrazione e valorizzazione di
tutte le risorse di cui dispone il territorio, al fine di accrescere l'attrattività e
sostenere la competitività delle sue polarità commerciali» (legge regionale
50 del 2012). Da questi presupposti nel maggio 2019 il Comune di Venezia,
in accordo con le associazioni di categoria lancia il Mestre Shopping
District. Al distretto aderiscono inizialmente 14 negozianti, che arrivano a
170 al termine del 2019 .
15
Tra i principali obiettivi del distretto c’è la volontà di costruire una
nuova identità per il centro storico di Mestre, ovvero di valorizzare i luoghi
storici del suo commercio creando una regia unitaria capace di
promuoverne l’offerta. Se quindi il Mestre Shopping District tenta di
evitare l’esodo dei consumatori verso i centri commerciali, di fatto riprende
la logica che li caratterizza, proponendosi di organizzare un vero e proprio
“centro commerciale all’aperto” e coordinando azioni e progetti capaci di
competere con i colossi del commercio all’ingrosso e on-line. Nascono così
una serie di iniziative quali: il marchio e l’App “Fai Centro!”, per la
cartellonistica, la pubblicizzazione, e la messa a sistema dei contenuti
multimediali dei commercianti (eventi, foto, ecc.); il progetto “Miglio
digitale” orientato al supporto innovativo nei servizi ai consumatori e nella
comunicazione digitale dei negozi; il coinvolgimento degli hotel per
migliorare la visibilità del distretto in ambito turistico; e la valorizzazione
estetica degli esercizi sfitti. Questo insieme di strategie nate per aumentare
l’offerta e stimolare il volume e la qualità del commercio nel centro storico
si prospettano di creare consapevolezza tra gli aderenti al distretto circa la
necessità di operare come un gruppo coeso di fronte alle difficoltà poste dal
calo di attrattività dell’area. In tal senso, la dimensione condivisa di
intervento è essenziale per la continuazione del progetto, che parte col
sostegno di fondi pubblici, ma si pone l’obiettivo di esprimere una
governance interna attraverso cui auto-finanziarsi. Le misure adottate dal
distretto sembrano tuttavia concentrarsi solo sulle attività commerciali,
considerando lo spazio pubblico come un semplice sfondo per l’attività dei
negozi. Le poche iniziative deputate a riattivare l’atmosfera del centro
(come la promozione del “Natale in piazza” o l’organizzazione mensile di
un happy hour di distretto) si limitano a eventi puntuali che ricalcano la
scia delle pratiche sociali già culturalmente consolidate, e non si presentano
quindi come nuove occasioni di rivitalizzazione dell’area. In tal modo il
distretto evita di affrontare il problema del calo del commercio in maniera
Si prospetta che il numero aumenti grazie al coinvolgimento delle 770 imprese
15
commerciali radicate nel centro. Dati emersi durante l’intervista con un testimone
privilegiato.
integrata, ovvero non esprime una visione articolata per il rilancio dello
spazio pubblico.
Dalle interviste agli attori privilegiati emerge l’auspicio che il distretto
riesca a reagire congiuntamente alle trasformazioni degli usi dello spazio
pubblico, e a lavorare sulla user experience del consumatore, a cominciare
dalla gestione collaborativa del piano di aperture. Quest’ultimo aspetto è
essenziale per assecondare le esigenze dei consumatori e per diversificare
l’offerta e i tempi di fruizione dell’area, stimolando l’economia serale e
notturna. A fronte di un considerevole numero di vuoti commerciali è
soprattutto Piazza Ferretto, in qualità di punto nevralgico del centro storico,
a doversi fare portavoce di una nuova immagine – di un ambiente sonoro
più complesso e meno polarizzato aprendosi a una pluralità di usi dello
spazio potenzialmente problematica. In tal senso è interessante considerare
il ruolo giocato della regolamentazione acustica, ovvero dalle norme
riguardanti l’inquinamento sonoro con particolare riferimento al perimetro
del centro storico di Mestre.
La zonizzazione acustica rappresenta lo strumento di pianificazione
dell’inquinamento sonoro alla scala comunale, e si propone di tutelare i
cittadini dall’esposizione prolungata ad agenti rumorosi tracciando un
quadro della situazione auspicabile a cui il territorio dovrebbe tendere. Il
piano suddivide il perimetro urbano in aree o classi omogenee, (dalla classe
1 per parchi, scuole, ospedali, ecc. fino alla classe 6 destinata alle attività
esclusivamente industriali). A ciascuna classe è prescritto un livello di
pressione sonora massimo ammissibile misurato in decibel (db) per le ore
diurne (6:00-22:00) e notturne (22:00-6:00). Ciascuna attività commerciale
è tenuta a rispettare questi limiti, mentre la stima del suo impatto sul “clima
acustico” generale è calcolata in base alle ore effettive di apertura
dell’esercizio (distribuendo quindi la pressione sonora generata nell’arco
delle 16 ore diurne prescritte dal piano). Il Comune di Venezia si è dotato
del PCA nel 2005 e la sua relativa obsolescenza è sottolineata da un
16
intervistato, che rileva come esso non risponda ormai alle recenti
trasformazioni urbane e che non sia mai stato seguito da un Piano di
Risanamento Acustico, che avrebbe dovuto occuparsi di quelle aree
destinatarie di specifiche misure di limitazione e contenimento dell’impatto
acustico alla fonte.
Inevitabilmente un simile approccio quantitativo sconta una grande
difficoltà nell’affrontare gli aspetti qualitativi legati al clima acustico di
un’area, e l’assenza di informazioni sulle componenti acustiche da
Il Piano è stato approvato con D.C.C. n. 39 del 10/02/2005. Più in generale gli
16
strumenti normativi che prevedono l’obbligo per i Comuni di eseguire la suddivisione del
territorio in classi acustiche sono la Legge Quadro (L. 447/95) e la Legge Regionale n. 21
del 10/5/1999. Il PCA è correlato al Piano Regolatore Generale (PRG) e ai Piani di Assetto
del Territorio (PAT e PATI).
preferire, valorizzare o mettere in discussione, rende il piano uno strumento
di indirizzo insufficiente che necessiterebbe di essere profondamente
implementato. Gli uffici dedicati alle pratiche di inquinamento acustico
rilevano che le due categorie di lamentele più diffuse interessano da un lato
esercizi commerciali che utilizzano macchinari rumorosi (impianti di
ventilazione, ecc.), o che lavorano in orari notturni (panettieri, ecc.), e
dall’altro esercizi commerciali e locali che richiamano una clientela
rumorosa, soprattutto quando questa si intrattiene all’esterno dei locali nelle
ore serali/notturne. In risposta a questa situazione un intervistato del
Comune di Venezia riconosce che “non bisogna considerare la componente
acustica come una seccatura, ma come una possibilità da integrare nei
discorsi di piano”, e ammette che “Siamo talmente oberati dall’emergenza
che non riusciamo ad affrontare l’aspetto preventivo/qualitativo”.
Interessante inoltre che l’intervistato rilevi come la maggior parte degli
esposti derivi dalle attività dei commercianti, con cui non si riesce tuttavia
a trovare modalità di dialogo proficue.
Gestire il clima acustico di un’area risulta allora un compito molto
difficile, proprio perché da un lato sono i commercianti ad animare un’area
urbana, e dall’altro la loro presenza è continuamente messa alla prova dalle
lamentele dei cittadini residenti nelle vicinanze. Per far fronte a questa
situazione, e per evitare di danneggiare eccessivamente le attivi
commerciali e ricettive, il Comune ha redatto il “Regolamento comunale
per la disciplina delle emissioni rumorose in deroga ai limiti acustici
vigenti” attraverso cui un locale può presentare un programma di attività
temporanee (fino a 20 all’anno) che possono andare in deroga ai limiti
prescritti dal piano. Ancora una volta quindi misure isolate e non a sistema
con le strategie e le politiche orientate ad aumentare l’attrattività di
particolari aree, che ribadiscono come la gestione della qualità del suono in
ambiente urbano sia completamente assente dalle priorità del legislatore.
Il centro storico di Mestre si trova in una situazione ambigua. L’area che
insiste su Piazza Ferretto ha il grande vantaggio di essere quasi interamente
pedonale, e nella piazza la cortina di edifici che la cingono protegge lo
spazio dai rumori del traffico veicolare circostante. Si tratta quindi, anche a
detta di alcuni intervistati, di un’area dal clima acustico potenzialmente
piacevole, che sconta però un “silenzio disperante” amplificato dalla crisi
del commercio, a cui sarebbe auspicabile far seguire un “rumore
rigenerante” dato da nuovi usi dello spazio . Guardando al PCA l’area che
17
insiste su Piazza Ferretto rientra nella classe IV (aree di intensa attività
umana), che comprende porzioni urbane interessate da intenso traffico
veicolare, alta densità di popolazione, ed elevata presenza di attività
commerciali e uffici. L’area sarebbe quindi nella posizione di accogliere un
Si tratta di espressioni usate da un intervistato del Comune di Venezia.
17
eventuale incremento di attività antropiche, ma paradossalmente un
maggiore flusso di persone, e un aumento di attività commerciali e
ricettive, aumenterebbe i conflitti prima citati. A tal proposito non è un caso
se molti giovani abbiano scelto come punto di ritrovo serale i locali di
piazza Donatori di Sangue (poco distante dal perimetro del centro storico),
trascurando invece piazza Ferretto, dove non si sperimentano orari di
apertura e chiusura alternativi per favorire una potenziale domanda. Da
queste analisi l’idea di considerare il calo di complessità del clima acustico
di piazza Ferretto come un fattore deterrente per l’attrattività e il potenziale
insediamento di nuove attività commerciali sembra meritare ulteriori
approfondimenti.
Rilanciare l’attrattività del centro storico di Mestre attraverso una nuova
considerazione dell’atmosfera e in particolare dell’ambiente sonoro è una
sfida che mette in relazione visioni e competenze tra loro molto distanti.
Una sfida che dovrebbe accettare l’importanza del “disordine” (Sennett,
1999) come stimolo per un ambiente vivace, capace di accogliere le
diversità della società contemporanea, e di non imbrigliare gli usi dello
spazio col pretesto di fare del centro il “salotto” della città (espressione
spesso usata dalla retorica politica). Guardando agli obiettivi del Distretto
del Commercio di Mestre, e alle regolamentazioni del PCA – guardando in
altre parole alle aspirazioni circa il rilancio delle attività commerciali e alle
difficoltà di gestione dei potenziali conflitti che un simile sviluppo
suggerisce – è possibile rilevare una mancanza di sinergia di intenti. Si
tratta non solo di una assenza di dialogo tra strumenti normativi
interdipendenti, ma di una più generale assenza di visione strategica sul
ruolo dello spazio pubblico come spazio di relazioni sociali prima ancora
che commerciali. Uno spazio animato dalle pratiche d’uso dei suoi abitanti,
la cui atmosfera e il cui ambiente sonoro testimoniano una perdita di
complessità che ne limita lo sviluppo e l’attrattività economica.
5. Conclusioni
L’articolo propone la lettura del calo degli esercizi commerciali in un’area
urbana vulnerabile a partire dall’analisi delle trasformazioni della sua
atmosfera, a cui l’ambiente sonoro concorre in maniera determinante.
Seguendo questa linea di ricerca l’attrattività dello spazio pubblico è
interpretata attraverso le dinamiche affettive che legano un cittadino alla
fruizione dello spazio; dinamiche che non tengono conto soltanto della
presenza o assenza di attività commerciali, ma che sono invece largamente
influenzate dalle diverse pratiche d’uso operanti nello spazio stesso. In tal
senso l’ambiente sonoro – specchio di tali pratiche – è un agente essenziale
da considerare per promuovere una nuova atmosfera urbana in grado di
sostituire lo stigma che rallenta o paralizza gli usi dello spazio e lo sviluppo
della sua economia. L’articolo riconosce pertanto un ruolo essenziale alle
politiche interessate alla gestione dell’ambiente sonoro urbano,
denunciando l’importanza di introdurre un approccio qualitativo all’analisi
del clima acustico di un’area. Seguendo questa prospettiva, il contributo
suggerisce come gli stessi piani urbanistici dedicati alla regolamentazione
acustica potrebbero implementare un approccio qualitativo che superi la
zonizzazione, e si dispongano in costante dialogo con gli altri strumenti di
regolamentazione urbana, a cominciare dai piani e programmi di sviluppo
del commercio.
Rilanciare l’attrattività dello spazio pubblico – tanto in seguito a una
contrazione delle attività commerciali, quanto in seguito agli effetti del
distanziamento dovuto all’emergenza Covid-19 – è certamente un obiettivo
centrale per le politiche urbane. Sebbene il motore economico e produttivo
delle città sia spesso distante dal centro, e risulti difficile promuovere un
aumento della sua attrattività anche a fronte di investimenti diretti
(Ferrucci, 2015), è tuttavia interessante rivolgersi alla capacità affettiva
dell’atmosfera urbana come a un motore alternativo capace di veicolare
l’attrattività dello spazio pubblico anche in assenza (o come presupposto
all’attivazione) di nuove dinamiche economiche. Il contributo rappresenta
pertanto un invito a riconoscere e coltivare la complessità e la coesistenza
tra pratiche d’uso dello spazio, e di considerare lo spazio pubblico come il
fulcro del confronto sociale, attorno a cui dovrebbe ruotare qualsiasi
programma o strategia di rilancio del commercio.
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London: Routledge. DOI: 10.4324/9781351156004
Zucconi G., a cura di, (2002). La grande Venezia: una metropoli incompiuta tra
Otto e Novecento. Venezia:Marsilio.
Article
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The effect of urban policies on the atmosphere of urban areas is rarely documented. Mobilizing the concept of atmosphere, this article takes a sonic lens to put forward a sensorial understanding of how urban policies shape city users’ sonic experiences and impact the perceived liveliness and attractiveness of public spaces. Reporting on a case study in Mestre (Venice, Italy), we study the effect of two urban policies on the sonic environments in the historic center and on the uses of public space within its pedestrianized area. Through surveys, interviews and recordings, we show how urban policies contribute to the formation of atmosphere.
Article
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“Urban atmosphere,” which concerns the intangible features that give “life” to everyday environments, provi- des an important means of appreciating the self-image and narratives of marginalized towns and localities. This paper posits listening critically to sonic environments as a means of exploring and reframing urban atmosphere. Listening practices with a sound art-oriented approach can empower local inhabitants and municipalities by inspiring the collaborative governance of immaterial commons. Sonic urban design, which converges sound art and planning, is presented as a tool for developing awareness of the “uniqueness” and fragility of urban atmo- sphere through listening activities and proposed community-based sonic guidelines. The initial outcomes of my participation as an artist in residence during the sound art festival Liminaria 2018 provides a recent example of sonic urban design in practice.
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Il testo si propone di indagare le connessioni tra ambiente sonoro e questioni urbane e territoriali attraverso la pratica dell’ascolto. L’obiettivo è elaborare un approccio inedito di ricerca per reinquadrare quelle particolari trasformazioni legate a fenomeni come lo spopolamento, la gentrificazione, il turismo, le sperequazioni, la scomparsa di identità locali e di patrimoni culturali intangibili. Questioni che passano spesso “inosservate”, e che l’attenzione all’ambiente sonoro può far emergere e portare al centro del dibattito pubblico.
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This study aim is to understand the socio-cultural aspects of urban soundscapes through the users’ profile. A systemic overview of the urban environment realised with questions related to location, soundscape, noise control perception and soundscape wish from three study areas in Aachen, Germany. To achieve this aim, subjective responses collected through soundwalks with invited participants (90 participants evaluated three spots generating 270 evaluations). Furthermore, interviews with residents and workers (97 participants) will be analysed with the use of a Two-Step Cluster Analysis in five steps, which analysed in each step clusters resulted from the four investigated topics and summarised in the fifth step, a user’s profile. The main findings showed that residents and soundwalks participants have different priorities related to the location and sonic environment, which could influence socio-cultural aspects such as nationality, time and motivation for the participants live in the investigated area or the city of Aachen.
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The revised edition of Acoustic Territories: Sound Culture and Everyday Life offers an expansive reading of auditory life. It provides a careful consideration of the performative dynamics inherent to sounding and listening, and discusses how sound studies may illuminate understandings of contemporary society. Combining research on urbanism, popular culture, street life and sonic technologies, Acoustic Territories opens up a range of critical perspectives--it challenges debates surrounding noise pollution and charts an "acoustic politics of space" by engaging auditory experience as found within particular cultural histories and related ideologies. Brandon LaBelle traces sound culture through a topographic structure: from underground territories to the home, and further, into the rhythms and vibrations of streets and neighborhoods, and finally to the sky itself as an arena of transmitted imaginaries. The new edition includes an additional "global territory" of the relational, positioning acoustics as a range of everyday practices that rework dominant tonalities. Questions of orientation and emplacement are critically raised, reframing listening as multi-modal and intrinsic to resistant socialities and what the author terms "acts of compositioning." The book is fully updated to include new relevant research and references surfacing since 2010, as well as a new preface to the second edition. Acoustic Territories continues to uncover the embedded tensions and potentialities inherent to sound as it exists in the everyday spaces around us.
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Purpose: The visitor economy is increasingly being recognised by local authorities, governments and destination marketing managers as having a significant effect on local retail precincts. This research note proposes that there is a link between the rise of the sharing economy (notably Airbnb) and the growing awareness and appreciation of the impact of the visitor economy. The purpose of this paper is to provide an example of the marketing efforts of a specific retail precinct to attract visitors engaged in the sharing economy. Design/methodology/approach: The approach taken involves a review of the literature pertaining to the sharing and visitor economies. Using an example from an Australian tourist city – Hobart, Tasmania, this research reviews a collaborative marketing campaign undertaken by retailers in a city precinct designed to appeal to stakeholders in the visitor economy. Findings: Shopping at local stores and retail precincts form an integral part of the travel experience. This research note offers an overview of the nexus between the sharing and visitor economies. In particular, it presents the potential implications of collaborative marketing efforts to attract visitors to a retail precinct. It is suggested that the development of new marketing and branding strategies, specifically retailer-led collaborative efforts, are a positive approach to attract stakeholders involved in the sharing and visitor economies. Originality/value: This research note is one of the first to recognise the relationship between the rise of the sharing economy and the subsequent conceptualisation of a visitor economy. This note recognises the particular importance of the nexus between the sharing and visitor economies for retail precincts.
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Soundscape Basics and Practical Implications Soundscape research represents a paradigm shift, as it involves human and social sciences and physical measurements to account for the diversity of soundscapes across countries and cultures. Moreover, it treats environmental sounds as a resource rather than a waste. Soundscape and the Built Environment is the first book to systematically discuss soundscape in the built environment. It begins with a presentation of theory and basic background, answering questions such as: what is soundscape, how is it important, and how does it affect people in terms of their health and perception on the acoustic environment. The book then sets out tools for implementing a soundscape approach, with measurement techniques, mapping, and good soundscape practices. It also delivers a series of examples of the application of the soundscape approach in planning, design, and assessment. Discusses soundscape and environmental noise Explores cultural variations and the way they influence soundscape Introduces binaural measurement technology and psychoacoustics Examines the physical, psychological, and physiological restorative mechanism of high-quality acoustic environments Presents soundscape mapping based on human perception of sound sources Includes real-world examples and case studies highlighting the key issues in soundscape intervention Soundscape and the Built Environment is written by a group of leading international figures and derives from a four-year EU COST project on Soundscapes of European Cities and Landscapes. It presents a consensus on the current state of the art and is not merely a collection of different views. It is written for acoustic consultants, urban planners, designers and policy makers, as well as for graduate students and researchers.
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Interest in sensory atmospheres and architectural and urban ambiances has been growing for over 30 years. A key figure in this field is acclaimed German philosopher Gernot Böhme whose influential conception of what atmospheres are and how they function has been only partially available to the English-speaking public. This translation of key essays along with an original introduction charts the development of Gernot Böhme's philosophy of atmospheres and how it can be applied in various contexts such as scenography, commodity aesthetics, advertising, architecture, design, and art. The phenomenological analysis of atmospheres has proved very fruitful and its most important, and successful, application has been within aesthetics. The material background of this success may be seen in the ubiquitous aestheticization of our lifeworld, or from another perspective, of the staging of everything, every event and performance. The theory of atmospheres becoming an aesthetic theory thus reveals the theatrical, not to say manipulative, character of politics, commerce, of the event-society. But, taken as a positive theory of certain phenomena, it offers new perspectives on architecture, design, and art. It made the spatial and the experience of space and places a central subject and hence rehabilitated the ephemeral in the arts. Taking its numerous impacts in many fields together, it initiated a new humanism: the individual as a living person and his or her perspective are taken seriously, and this fosters the ongoing democratization of culture, in particular the possibility for everybody to participate in art and its works.