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La politica degli affetti nell'atmosfera urbana. Ambiente sonoro e autenticità nei mercati storici di Palermo

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Abstract

Il saggio si propone di studiare la dimensione affettiva della città esplorando alcune caratteristiche rilevanti della sua atmosfera sonora. Definendo il concetto di atmosfera il contributo chiarisce come l’analisi dell’ambiente sonoro contribuisca alla lettura delle dinamiche urbane e sociali che concorrono all’attrattività dello spazio pubblico. A tal fine sono presentati gli esiti di una indagine condotta nei mercati storici di Palermo, dove è stata analizzata la diffusione della tradizionale produzione vocale dei suoi venditori. Il caso studio intende leggere la trasformazione delle pratiche d’uso dello spazio, e incoraggiare nuovi orizzonti di azione politica tesi a negoziare affettività in contrasto e strategie di sviluppo locale.
La politica degli affetti nell’atmosfera urbana. Ambiente sonoro e autenticità nei mercati storici di Palermo.
Introduzione
Questo saggio si propone di studiare il legame tra l’attrattività di uno spazio urbano e la sua atmosfera. A tal fine
individua l’ascolto come strumento di ricerca privilegiato per esplorare la dimensione immateriale e affettiva della
città – l’immaginario che essa produce attraverso gli usi dei suoi fruitori. Dopo aver definito il concetto di
atmosfera, e averlo inquadrato nella letteratura degli studi urbani e dei sound studies, il contributo intende chiarire
come l’analisi delle caratteristiche acustiche di un’area possa contribuire alla lettura inedita di alcune delle
trasformazioni urbane e sociali che più concorrono alla costruzione e all’evoluzione della sua immagine e della
sua dimensione affettiva. In tal senso saranno presi in esame quegli elementi di autenticità che, pur costituendo
importanti fattori di richiamo (cruciali ad esempio per lo sviluppo turistico), si dimostrano essere al centro di
dinamiche estrattive di stampo capitalista che incidono sensibilmente sull’atmosfera urbana.
Attraverso un’analisi comparativa dell’ambiente sonoro dei mercati storici di Palermo si intendono investigare
le pratiche quotidiane che maggiormente influenzano l’atmosfera cittadina, e analizzare le dinamiche di
trasformazione legate ai mutamenti e alla lenta scomparsa di tali pratiche. In particolare, obiettivo del saggio è
leggere la relazione tra la diffusione dei versi e dei richiami dei mercanti – le cosiddette abbanniate –, l’aumento o
la diminuzione di attrattività di specifiche aree, e la crescita di fenomeni di turisticizzazione (e la relativa
polarizzazione della domanda ricettiva). Il commercio su strada si dimostra non solo un’arena ideale per il
confronto tra usi dei consumatori, ma anche una efficace cartina al tornasole delle dinamiche d’uso dello spazio:
una lente attraverso cui leggere la trasformazione delle identità locali alla luce delle crescenti pressioni del settore
turistico, e della relativa ricerca di autenticità.
Sulla scorta delle evidenze empiriche emerse dallo studio di caso e dalle questioni teoriche sollevate il saggio
approfondirà il ruolo dell’autenticità di un’atmosfera sonora nella politica degli affetti. Tenterà pertanto di leggere
l’evoluzione degli elementi tradizionali del quotidiano dei patrimoni culturali, come dei beni comuni
immateriali alla luce delle pressioni del capitalismo contemporaneo, degli orizzonti di sviluppo locale, e della
sfera normativa che regola la dimensione affettiva di una atmosfera urbana, con l’obiettivo di suggerire nuove
alleanze tra pratiche d’uso dello spazio apparentemente inconciliabili. In questo quadro l’ascolto si presenta come
dispositivo adatto sia a leggere l’evoluzione delle pratiche quotidiane e delle identità locali – i caratteri di tipicità
ricercati da abitanti e turisti – come elementi essenziali di sense-making, che a interpretare gli impatti dei
fenomeni globali cui le città sono costantemente soggette. In tal senso, il saggio invita a una riflessione politica
sulla necessità di negoziare identità plurali, dimensioni affettive spesso contrastanti alla ricerca di nuove possibili
forme di coesistenza.
1. Atmosfera, affettività, e ascolto
Il filosofo tedesco Gernot Böhme (2000) introduce il concetto di atmosfera attribuendogli un significato estetico –
ovvero legato alla percezione sensoriale di natura intimamente ecologica. Rileggendo le ricerche della biologa
Rachel Carson (1962) egli rileva una crescente attenzione dell’uomo alla stretta relazione tra esso e il proprio
contesto di vita. Si tratta tuttavia di una attenzione spinta dal riconoscimento sensoriale dell’urgenza della sempre
più preoccupante crisi ambientale; l’uomo, afferma Böhme, inizierebbe a sviluppare un pensiero ecologico solo
trovandosi a immaginare una situazione fortemente destabilizzante: l’esempio formulato dall’autore riguarda
infatti l’atmosfera prodotta da una giornata di primavera priva del canto degli uccelli.
Questo pensiero riporta al centro del concetto di atmosfera la sua dimensione acustica e affettiva, la sua
capacità non solo di imprimersi nell’universo sensibile dell’uomo, ma anche di disegnare una specifica sensazione
che, parendo dai sensi, influenza e condiziona l’agire individuale e collettivo. Una atmosfera infatti è percepibile
proprio quando un accadimento la mette in discussione, ovvero quando è contraddetta da una voce non allineata
alle sue caratteristiche, come l’assenza del canto degli uccelli in una giornata primaverile. Con particolare
riferimento all’ambito acustico, per Böhme è fondamentale tanto svincolarsi dall’idea che le proprietà
atmosferiche siano insite in un oggetto, quanto soffermarsi sulla possibilità estatica (affettiva) di un oggetto
materiale o immateriale di uscire fuori da se stesso, e modificare il contesto in cui si trova così come il suo
fruitore .
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Da queste premesse, e a partire dalle ricerche seminali del Word Soundscape Project (WSP) iniziate durante gli
anni 60’ del novecento presso la Simon Fraser University (Vancouver, Canada), è stato possibile approfondire e
orientare verso una direzione ecologica indirizzata alla sfera acustica quello che fino ad allora era stato un
dibattito confinato all’ambito musicale. Le ricerche emerse da un team interdisciplinare composto, tra gli altri, da
compositori (Shafer, 1985) e sociologi (Truax, 1984), hanno infatti permesso di chiarire l’impatto della
dimensione acustica quotidiana nella costruzione di una particolare atmosfera. Con la nozione di ‘paesaggio
sonoro’ (soundscape) il WSP ha quindi indagato il profondo legame tra gli elementi che costituiscono un ambiente
umano, e i caratteri che determinano l’atmosfera acustica di un luogo (vedi anche: Augoyard e Torgue, 2006).
Seguendo le parole di Böhme: «Si tratta di leggere le caratteristiche come estasi, ovvero come modalità attraverso cui un oggetto esca fuori da se
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stesso e modifichi la sfera del suo ambiente, questo ciò che ci interessa.» (Böhme, 2000, p.15, traduzione dell’autore); «It is a matter of reading
characteristics as ecstasies, that is, ways in which a thing goes out of itself and modifies the sphere of its surroundings, that is of specific concern
here.» (Böhme, 2000, p.15)
Partendo da questi presupposti teorici, il presente contributo intende soffermarsi sulla nozione di atmosfera da
una prospettiva orientata all’affettività (affectivity) della dimensione sonora del quotidiano . L’idea di affettività è
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centrale nella caratterizzazione di una atmosfera per la sua capacità di esercitare una precisa influenza, un
richiamo, una attrazione, un condizionamento, che inevitabilmente si imprime nella dimensione affettiva
dell’uomo . Attraverso le parole del filosofo Steve Goodman (2010), e a partire dalla sua lettura di Spinoza,
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l’affetto è definito come: «il potere di un corpo di interagire con altri corpi. Il collante ontologico dell’universo.
Nella sua definizione più stringente, esso diverge dalle definizioni psicoanalitiche che lo impiegano come
sinonimo di emozione, e denota invece quelle dinamiche collettive che si relazionano all’umore, all’atmosfera,
così come registrati dai sistemi nervosi tra loro in connessione.» (p.195, traduzione dell’autore). L’affetto è
dunque una energia relazionale: è strettamente connesso al senso di intimità e più in generale alla specifica
tonalità di un’atmosfera urbana. In tal senso il sociologo francese Jean Paul Thibaud (2015) descrive come
tonalità affettive quelle qualità ambientali che contribuiscono a caratterizzare una atmosfera, sottolineandone il
grado di coinvolgimento sensoriale, dunque affettivo e corporeo: «Regolare l’ambiance di uno spazio corrisponde
a giocare con le sue caratteristiche affettive. In termini strettamente urbani ciò interroga le tipologie di tonalità
affettive a cui gli ambienti urbani contemporanei si prestano.» (p. 42, traduzione dell’autore).
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Da queste premesse, la connotazione sensoriale e corporea di una tonalità affettiva, legandosi a quella culturale
rilevabile in un suono ambientale (Chattopadhyay, 2017), porta una atmosfera affettiva a rivelarsi come strumento
di grande interesse per indagare la dimensione politica e sociale dello spazio urbano. L’atmosfera non è mai
neutra, allo stesso modo «L’aria non è mai ‘la stessa’, una messa in scena quantificabile al cui interno si muovono
umani e non umani.» (Feigenbaum e Kanngieser, 2015, p.83, traduzione dell’autore). L’atmosfera è invece
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sempre mutevole, è recepita in maniera differente da uomini diversi, ed è leggibile in termini prettamente
qualitativi . Questo aspetto giustifica il ruolo di secondo piano giocato negli studi urbani dalle ricerche sulla
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percezione sensoriale e corporea, che in seguito al fondamentale contributi di teorici interessati alla dimensione
sensibile degli ambienti di vita quotidiana (Lynch, 1960), hanno ad ogni modo avvicinato discipline come
l’urbanistica a considerare l’importanza della dimensione sensoriale dell’uomo nella ricerca e nel progetto urbano
(Radicchi, 2018).
Il carattere mutevole di una atmosfera, e la pluralità di prospettive sensoriali e affettive dei suoi fruitori/
attivatori non hanno trovato un largo consenso nel campo dalle scienze sociali e più in particolare nella sociologia
urbana. A tal proposito Oliver Gaudin (2018), rileva la necessità di studiare la pluralità di abitudini e
comportamenti, ovvero la molteplicità delle percezioni e delle interazioni quotidiane tra cittadini nello spazio
pubblico, come risorsa per «chiarire la connessione tra spazio pubblico e pluralismo, vita civile, e forse, le
condizioni concrete di cosmopolitismo» (p. 186, traduzione dell’autore). Questo perché: «Le percezioni
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individuali e collettive sono eterogenee, varie, e spesso contraddittorie. A differenza di depositi passivi, esse
servono da risorse interpretative e portatrici di normatività.» (p. 184, traduzione dell’autore). L’aspetto
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normativo , e la relazione che esso instaura con la relatività delle tonalità affettive (ovvero la possibilità di
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concordare o discordare su una qualsivoglia esperienza sensibile) sottolinea l’importanza di indagare il ruolo delle
interazioni sociali nel contesto urbano, e di fronteggiare la pluralità di abitudini e culture con l’obiettivo di creare
quelle «condizioni concrete di cosmopolitismo» a cui allude Gaudin .
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La prospettiva sociologica sembra pertanto molto promettente per affrontare la ricerca sociale in campo urbano
attraverso l’ascolto critico delle atmosfere affettive. Alla luce di questa prospettiva d’indagine lo spazio urbano,
Nel presente saggio si eviterà l’uso del termine paesaggio sonoro (soundscape) e si preferirà quello di atmosfera sonora, o ambiente sonoro, per
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marcare la componente esperienziale dell’ascolto dei contesti urbani, ovvero per rilevare il ruolo dell’ascolto nella percezione di una atmosfera
urbana. Cfr. Ingold (2007)
Per questo motivo si sceglie di utilizzare la parola affetto e affettività per recepire quella che negli studi urbani e nei sound studies (soprattutto di
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matrice anglosassone) è definita come affect, e affectivity. Cfr. Gallagher et al. 2016
«Setting the ambiance of a space consequently means playing on its affective value. In strictly urban terms this raises the question of the types of
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affective tonalities to which contemporary urban spaces lend themselves.» (Thibaud, 2015, p. 42)
«Air is never ‘the same’, a quantifiable mise en scène that humans and non-humans move in and through.» (Feigenbaum e Kanngieser, 2015, p.83)
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Decifrare questo sistema affettivo e sensoriale in termini quantitativi è uno degli oggetti dei soundscape studies, che si stanno avvicinando alla
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ricerca dei principali modelli di valutazione di un ambiente sonoro (Aletta et al. 2016), con l’obiettivo di generare ricadute innovative soprattutto nel
campo della pianificazione urbana.
«Accordingly, more work on the observation of diverse but comparable perceptual habits should help us to clarify the connections between urban
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public space and pluralism, civic life and, perhaps, the concrete conditions of cosmopolitanism.» (Gaudin, 2018, p. 186)
«Individual and collective perceptions are heterogeneous, various, and often contradictory. Unlike passive repositories, they serve as interpretative
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resources and as bearers of normativity.» (Gaudin, 2018, p. 184)
Per un approfondimento sul rapporto tra affettività e quadro normativo vedi paragrafo 6.
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In altre parole «[…] è importante chiedersi cosa significhi avere percezioni pubbliche o collettive, e a quali condizioni esse possono svolgere
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azioni collettive.» (Gaudin, p. 186, traduzione dell’autore). «[…] it matters to ask what it means to have public or collective perceptions and on what
conditions they might serve collective actions.» (Gaudin, 2018, p. 186)
inteso come arena plasmata dalle relazioni sociali e dalle politiche che ne regolano gli usi, si può leggere
criticamente attraverso la sua dimensione acustica e vibrazionale, con il preciso obiettivo di interpretare
l’atmosfera urbana, e il relativo sistema di affetti, nel suo senso più intimamente sociale e politico (Thrift, 2004).
2. Metodologia
L’indagine svolta a Palermo (a cavallo tra il 2014 e il 2018) inquadra l’ascolto come strumento di ricerca
essenziale per l’analisi di un’atmosfera urbana, e propone una metodologia di ricerca qualitativa di tipo misto, che
ottiene risultati empirici attraverso sessioni di registrazione audio sul campo (field recording), brevi interviste
semi-strutturate, e una passeggiata sonora (soundwalk). L’ibridazione tra ricerca scientifica e esperienze artistiche
qui di seguito descritte è funzionale alle successive elaborazioni utili a un avanzamento della ricerca negli Studi
urbani, e costituisce quindi un orientamento metodologico essenziale per i risultati della ricerca stessa (Davies et
al., 2013).
Le registrazioni audio sono il risultato di un periodo di residenza artistica svolto a Palermo nel settembre del
2014 presso l’organizzazione Dimora OZ, impegnata sul fronte dell’arte contemporanea, dove è stato portato
avanti il progetto Urban Sampling attraverso cui si intendeva esplorare la dimensione acustica dei luoghi più
rappresentativi e attrattivi della città. I materiali registrati provengono quindi da un’indagine puntuale eseguita nei
tre mercati storici di Palermo (Capo, Vucciria, Ballarò); negli stessi luoghi sono state condotte delle brevi
interviste semi-strutturate ad alcuni dei venditori attivi .
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Una nuova occasione per studiare le evoluzioni degli ambienti sonori dei mercati storici di Palermo si è
presentata a novembre del 2018. Nella cornice del festival Liminaria e all’interno del cartellone degli eventi
collaterali di Manifesta 12 (biennale nomade d’arte e cultura contemporanea) è stata organizzata in collaborazione
con l’associazione Sguardi Urbani una passeggiata sonora tra i mercati storici precedentemente analizzati nel
2014 . Attraverso l’ascolto guidato di particolari aree urbane o ambienti naturali, i partecipanti sono invitati a
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decifrare le tracce acustiche del paesaggio, le identità sonore, i patrimoni culturali intangibili, e le trasformazioni
dei contesti attraversati . In questa occasione, circa 30 tra cittadini, artisti, e turisti in visita a Palermo hanno
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partecipato alla passeggiata, seguendo in silenzio il percorso precedentemente definito che attraversava i mercati
di Ballarò, della Vucciria, e del Capo. Tra un mercato e l’altro erano previste delle soste durante le quali si è
avviata una discussione tra i partecipanti. Da queste due esperienze è stato possibile avviare un’analisi
comparativa dell’atmosfera dei mercati storici, e delle relative dinamiche turistiche e sociali nell’arco dei quattro
anno trascorsi tra i due studi.
3. Ricercando l’abbanniata tra i mercati storici di Palermo: la residenza presso Dimora OZ
La città di Palermo ha attraversato nell’ultimo decennio profondi cambiamenti economici e sociali legati
soprattutto al numero crescente di presenze turistiche. A titolo di esempio, nel 2015 il sito seriale “Palermo arabo-
normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale” è stato inserito dall’Unesco nella lista dei patrimoni dell’umanità,
mentre la città è stata nominata nel 2018 Capitale italiana della cultura e ha ospitato la dodicesima edizione della
biennale nomade d’arte contemporanea Manifesta. Oltre ai suoi siti archeologici, ai suoi monumenti, e alle sue
architetture, la città esprime un forte carattere mediterraneo soprattutto nei suoi mercati storici, che fin dal
medioevo si sono insediati in vari punti della città e ne hanno segnato il legame col porto e col commercio
marittimo. Tra essi, i più caratteristici rimangono la Vucciria, Ballarò, e Il Capo: il primo è il più vicino al porto e
si estende nel quadrante nord orientale del centro storico; il secondo è il più antico e si sviluppa nel quadrante sud
occidentale; mentre il terzo si sviluppa all’interno dell’omonimo quartiere nel quadrante nord occidentale.
Nel leggere criticamente le trasformazioni e le identità culturali dei mercati a partire dall’analisi della loro
atmosfera sonora, l’elemento su cui si concentra la prima parte della ricerca (condotta nel 2014) è il tipico
richiamo dei mercanti: un canto performato per presentare ai passanti la merce in vendita, che nel dialetto
siciliano è descritto come abbanniata. Questa tecnica di imbonimento rievoca una antica tradizione vocale, e
risuona nei mercati storici conferendo ad essi una particolare atmosfera mediterranea. La pratica infatti,
esclusivamente maschile, identifica ciascuna figura del commercio su strada (pescivendoli, fruttivendoli ecc.), e
marca il territorio del mercato attraverso un sistema di vocalizzazioni melodico-verbali «non sempre riducibile a
schematizzazioni rigide» (Bonanzinga, 2011, p 22). Si tratta pertanto di codici promozionali spesso improvvisati
attraverso cui i venditori stabiliscono un vero e proprio dialogo coi potenziali clienti o con i mercanti dei banchi
vicini, in una dinamica performativa decisamente peculiare.
Parendo dall’enorme rilevanza dell’abbanniata nella costruzione dell’atmosfera sonora del cuore di Palermo,
l’indagine si propone di studiare la presenza e la diffusione di questa pratica orale nei vari mercati del suo centro
storico. Per investigare i caratteri dell’atmosfera dei mercati si realizzano una serie di registrazioni audio, mentre
per meglio comprendere la diffusione e l’uso dell’abbanniata dalla prospettiva degli esecutori si conducono una
serie di brevi interviste ai venditori nei diversi mercati (Di Croce, 2018). Dalle registrazioni e dalle interviste
emerge come l’abbanniata sia un elemento intimamente legato alla storia commerciale della città, un
Una sintesi dei risultati del progetto Urban Sampling è descritta nel volume “Suoni a Margine” (Di Croce, 2018, pp. 187-193).
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Per ulteriori sulla passeggiata sonora, si veda: http://m12.manifesta.org/collateral-event/liminaria/?lang=it
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La pratica della passeggiata sonora (soundwalk) è stata introdotta dall’artista e teorica canadese Hildegard Westerkamp negli anni 70’ del
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novecento come strumento di conoscenza intimamente connesso alle dinamiche politiche e sociali della città e del territorio. Cfr. Westerkamp, 2007.
appuntamento quotidiano messo in atto come buon auspicio per la vendita dei prodotti. Tra i mercanti intervistati
uno conferma: «Io inizio alle sette e mezza, alle otto, e finisco alle due di fare l’abbanniata. Perché si dice che la
merce abbanniata è mezza venduta.» (p. 188). La ripetizione di canti, urla e richiami sonori contribuisce con forza
a caratterizzare l’atmosfera del centro storico, partecipa alla connotazione spaziale, e sottolinea la costante
articolazione delle dinamiche interattive tra gli abitanti.
Da questa prima indagine sonora è stato possibile rilevare come la distribuzione delle abbanniate non è
certamente omogenea tra un mercato e l’altro: in alcuni di essi le voci dei mercati sono solo raramente percepibili,
mentre in altri esse sono decisamente più presenti. Ascoltando con attenzione l’ambiente sonoro dei diversi
mercati emerge con evidenza quanto difficile sia incontrare l’abbanniata in corrispondenza dei mercati che
insistono nelle aree del centro più problematiche (soggette as esempio ad abbandono, pericolo crolli, micro-
criminalità, ecc.). In tali contesti alla contrazione dei banchi del mercato segue l’irreversibile calo di una pratica
quotidiana così stratificata nei vissuti dei suoi abitanti. Come evidenziato dai un venditore: «L’abbanniata si
faceva perché c’era concorrenza, ora la concorrenza dov’è? non c’è più nessuno... c’è un fruttivendolo, un
carnezziere, e un salumiere, perciò con chi la dobbiamo fare questa concorrenza?» (p. 189).
Soprattutto nei mercati in fase di contrazione, la scomparsa dell’abbanniata corrisponde alla crisi delle vendite
degli stessi mercati: è il caso della Vucciria, situato nel quartiere più colpito dai bombardamenti della Seconda
Guerra Mondiale, e mai completamente ricostruito. La crisi dell’abbanniata riverbera nell’atmosfera e nelle voci
dei mercanti, che riconoscono la perdita di un saper fare connaturato alla propria cultura, così come alle vicende
familiari. A tel proposito un mercante ricorda: «Mio padre nemmeno, mio nonno la faceva, ma io non la saprei
fare né ora né mai...ormai è una cosa passata» (p. 189).
Una esperienza completamente diversa emerge invece dal mercato di Ballarò, dove è possibile immergersi in
un’atmosfera incredibilmente vitale. L’area è infatti tra le più multiculturali della città: è infatti densamente
popolata e frequentata a qualsiasi ora del giorno da cittadini di generazioni e classi sociali diverse. A differenza
della Vucciria, e a conferma della stretta relazione tra vitalità del mercato e quartiere di riferimento, a Ballarò
l’abbanniata è regolarmente eseguita dai mercanti. Le interviste ai venditori e le registrazioni audio realizzate tra i
banchi dei vari mercati restituiscono la dimensione affettiva dell’abbanniata così come rilevata tanto dagli utenti
quanto dagli stessi venditori. Benché molti dei mercanti si dicano consapevoli della graduale scomparsa di una
simile tradizione, essi si mostrano indifesi: a prescindere dalla loro abilità, la trasformazione dei mercati di strada
inficia la possibilità di continuare a far risuonare l’abbanniata.
Gli esiti delle registrazioni convergono in due installazione audio che rielaborano le interviste e le registrazioni
ambientali effettuate riportando una prima riflessione sulla nozione di affettività e di atmosfera sonora nel
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quadro delle produzioni vocali del centro storico di Palermo, delle diverse fortune dei suoi mercati, e più in
generale delle questioni urbane che ne influenzano la vitalità e l’attrattività. Le installazioni sono esibite a cittadini
e istituzioni con lo scopo di mettere in discussione il concetto di bene comune immateriale (Di Croce, 2016), il
declino di una pratica quotidiana così caratterizzante, e la potenziale salvaguardia di un patrimonio culturale
intangibile (Di Croce, 2017). Alla luce di questa esperienza, lo studio individua un profondo legame tra calo
dell’abbanniata, crisi del commercio su strada, e trasformazioni urbane, e suggerisce un avvicinamento delle
politiche urbane locali all’analisi e al governo dell’atmosfera (e delle sue espressioni sonore), per inaugurare
traiettorie di rigenerazione urbana sensibili alla dimensione affettiva del quotidiano.
4. Una passeggiata sonora tra i mercati di Palermo: Manifesta 12
La seconda fase della ricerca (sviluppata a novembre del 2018) consiste nella realizzazione e nell’analisi di una
soundwalk tra i mercati storici della città. Il percorso, che si svolge a piedi nel corso di circa due ore, invita il
gruppo di partecipanti ad ascoltare criticamente e riflettere sulle principali differenze tra le atmosfere sonore delle
aree oggetto di studio. L’attraversamento dei mercati è documentato da tre registrazioni audio, che permettono una
successiva analisi degli ambienti sonori incontrati .
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Il percorso è iniziato con il mercato di Ballarò, dove l’abbanniata è percepibile in ogni angolo, e alimenta una
complessa tessitura di domande e risposte tra venditori e compratori. Con i loro versi i mercanti invitano i passanti
a fermarsi al proprio banco e assaggiare i loro prodotti, mentre alcuni ristoratori propongono ai turisti di entrare
nei propri locali. In sottofondo un fitto intreccio di lingue asiatiche e africane provenienti dai venditori stranieri si
impone raramente sui concorrenti locali. Interessante notare come alcuni venditori utilizzino l’abbanniata per
imbonire i turisti di passaggio, presentando loro prodotti della tradizione siciliana, evitando l’uso del dialetto
locale, anzi adottando un italiano spesso forzato.
La discussione emersa all’uscita durante la prima sosta mette in evidenza, prima di tutto, la presenza di
venditori provenienti da altre nazionalità. Infatti, le sonorità dei mercanti africani e asiatici, e l’uso poco
ostentativo della loro voce pone spesso in secondo piano la loro presenza sonora nel panorama generale del
mercato, pur arricchendolo di una pluralità di sfumature difficilmente rinvenibile altrove. Un altro aspetto emerso
Come risultato finale della residenza, l’autore ha presentato due installazioni sonore negli spazi espositivi dell’organizzazione Dimora OZ. La
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prima, nella forma di un audio-documentario, conteneva le interviste ai mercanti, e intendeva approfondire la scomparsa dell’abbanniata cercando di
iscriverla nel quadro dei patrimoni culturali intangibili da salvaguardare. La seconda, nella forma di una composizione sonora nata dall’assemblaggio
di registrazioni ambientali, ricreava l’atmosfera dei mercati storici e delle sue caratteristiche intonazioni vocali. Le tracce sono disponibili al seguente
link: https://nicoladicroce.cargo.site/urban-sampling
Le registrazioni sono disponibili ai seguenti link: Ballarò https://soundcloud.com/ricerche-sonore/looking-for-abbanniata-ballaro;
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Mercato del Capo https://soundcloud.com/ricerche-sonore/looking-for-abbanniata-capo; Vucciria https://soundcloud.com/ricerche-sonore/looking-for-
abbanniata-vucciria
dalla discussione riguarda inoltre la diffusione di merci evidentemente orientate al consumo turistico (prodotti pre-
confezionati, ecc.); molti partecipanti alla passeggiata infatti rilevano come la vendita di prodotti forzatamente
tradizionali difficilmente attirerebbe un compratore locale.
Presso il mercato del Capo, l’atmosfera fortemente residenziale mostra caratteristiche completamente diverse
dalla precedente. La grande presenza turistica è sottolineata dall’avvicendarsi di lingue straniere di passaggio, e
dalle voci di guide turistiche impegnate a radunare i gruppi o a mostrare loro la strada da percorrere. Qui
l’abbanniata è eseguita solo raramente, mentre la maggior parte dei venditori evita il dialetto perché è
evidentemente interessata al pubblico di visitatori e turisti. La discussione emersa tra i partecipanti al termine
della seconda tappa evidenzia le differenze tra i mercati di Ballarò e del Capo. In particolare, i partecipanti
provenienti da Palermo e dintorni confermano i rapidi cambiamenti vissuti dall’area e la sua crescente
turisticizzazione, mettendo in evidenza come in pochi anni nel mercato molti venditori abbiano iniziato a proporre
ai visitatori prodotti di consumo come alimenti e bevande pronte (spremute d’arancia fresche, ecc.). Il mercato del
Capo si articola lungo una strada stretta e lunga, ed è stato per anni il luogo scelto dai palermitani per le loro
spese. Il suo carattere – ancora ricco di elementi peculiari, benché meno frequentato e chiassoso di Ballarò – e la
sua conformazione lineare, dunque meno dispersiva, lo hanno quindi reso molto appetibile dalle guide turistiche.
L’ultima area attraversata dalla passeggiata sonora è la Vucciria, il cui mercato ha ormai perso gran parte dei
suoi banchi, e si è tramutato negli anni in uno dei ritrovi serali e notturni più popolari della città, specialmente per
le giovani generazioni. Il mercato, visitato durante il giorno, regala invece una atmosfera malinconica e silente, in
cui è molto difficile riuscire ad ascoltare l’abbanniata. Abbondano invece le lingue straniere parlate dai turisti di
passaggio, a cui fanno eco gli imbonimenti dei venditori locali, che in italiano o inglese tentano di attrarre nuovi
avventori. Oltre ai banchi dei mercanti solo pochi negozi sono aperti (le abitudini dell’area sono profondamente
cambiate negli anni, e gran parte dei locali hanno ritenuto più utile aprire nelle ore serali), mentre i pescivendoli
sopravvissuti accennano timidamente l’abbanniata solo al passaggio di potenziali clienti.
La passeggiata termina con un dibattito finale, nel quale si chiede ai partecipanti di raccontare la propria
esperienza di ascolto durante l’attraversamento dei mercati. Tra di essi, i palermitani si rivelano utilissimi nel
confermare come alcune delle considerazioni emerse dall’ascolto (come la trasformazione degli usi dello spazio e
il calo di attrattività alla Vucciria, o l’aumento del turismo al Capo) trovano effettivamente una conferma nel
vissuto quotidiano dei partecipanti locali. In generale, il percorso è letto come un susseguirsi di episodi e di
atmosfere tra loro molto diverse, segnate da un crescente livello di attrattività turistica, e da un parallelo calo
dell’abbanniata, come del numero di avventori residenti. Infatti, nel mercato più attivo e vissuto del centro
Ballarò – i segni della trasformazione sono certamente evidenti (turismo, multiculturalità, ecc.) ma riescono
sorprendentemente a integrarsi nella trama sonora complessiva. Questo equilibrio tra elementi sonori tradizionali
(l’abbanniata), e linguaggi contemporanei (la diffusione dell’inglese e dell’italiano non dialettale tra i venditori) è
invece difficile da identificare nel mercato del Capo e nella Vucciria, dove l’orientamento turistico lascia poco
spazio di espressione alle identità locali.
Le profonde trasformazioni dell’atmosfera sonora dei mercati storici di Palermo riflettono il crescente trend
turistico verso cui il capoluogo siciliano si sta orientando negli ultimi anni. In linea con questa tendenza, l’evento
Manifesta 12 ha certamente contribuito all’aumento del numero di visitatori. Nei cinque mesi di eventi ed
esibizioni organizzate dalla biennale d’arte in diversi punti della città l’attrattività del centro storico si è
certamente consolidata, grazie all’affluenza di artisti, curatori e turisti interessati al mondo dell’arte e della cultura
contemporanea. Tuttavia, questo specifico pubblico sembra aver aggredito le aree storiche alla ricerca del volto
più autentico dei quartieri centrali di Palermo, provocandone un considerevole aumento di presenze. Nei mercati
più interessati dal transito turistico, questo aumento non coincide con un aumento di acquirenti, dal momento che
la maggior parte dei passanti sceglie l’itinerario dei mercati solo per immergersi in una atmosfera a suo avviso
autentica – sebbene in fase di profonda trasformazione proprio a causa della stessa presenza turistica (Zukin,
2010). Questo nuovo ruolo dei mercati, trattati al pari di vere e proprie attrazioni turistiche, ha dunque
profondamente contribuito al cambiamento del loro ambiente sonoro, e più in generale dell’atmosfera affettiva
propria dei luoghi simbolo del commercio palermitano.
È allora lecito chiedersi cosa sia rimasto delle tradizionali abbanniate. Le due ricerche mostrano un arco di
tempo relativamente breve (4 anni) eppure sufficientemente rappresentativo per cogliere la direzione del
cambiamento che sta interessando il centro storico di Palermo, e che ricade sulla diminuzione e trasformazione
delle vocalizzazioni dei venditori, dunque sulla qualità complessiva dell’ambiente sonoro e dell’atmosfera stessa
dei mercati. Il fenomeno di turisticizzazione delle città contemporanee (Sequera e Nofre, 2018; Colomb e Novy,
2017) sta infatti colpendo quelle aree che più di altre esprimono, attraverso le pratiche quotidiane consolidate nel
tessuto sociale, un valore di autenticità che è da una parte oggetto del desiderio dei turisti e dall’altra soggetto al
cambiamento della composizione del pubblico di riferimento. Così, il mercante che non ha più motivo di
performare l’abbanniata a causa del calo di acquirenti, elabora una tattica di sopravvivenza reinventandosi
venditore di prodotti tipici, e modificando di conseguenza il suo linguaggio per essere comprensibile da un più
vasto pubblico (italiano e straniero). Adattandosi alle richieste turistiche i mercati mettono in discussione la
propria identità storica, e corrono il rischio di diventare simulacri di se stessi, accettando un compromesso
destinato a durare finché i visitatori saranno disposti a credere negli elementi di autenticità ancora superstiti.
Questo genere di cambiamento, rilevabile attraverso l’analisi dell’ambiente sonoro dei mercati a cavallo dei
quattro anni trascorsi tra le due indagini, interroga profondamente la definizione di autenticità, e l’evoluzione dei
parametri di tipicità e attrattività cruciali per comprendere, indirizzare, e governare lo sviluppo urbano. Partendo
dall’esempio offerto dai mercati storici di Palermo sarà quindi opportuno approfondire la questione
dell’autenticità nella cornice delle atmosfere affettive e degli elementi sonori che contribuiscono a disegnarle.
5. Il ruolo dell’autenticità nella politica degli affetti
A Palermo la nozione di autenticità fornisce interessanti spunti di riflessione riguardo la profonda trasformazione
degli elementi acustici identitari registrata negli ultimi anni tra i banchi dei mercati. Essa riguarda più in generale
la dimensione politica degli affetti, degli immaginari, ovvero dell’atmosfera capace di attrarre turisti e residenti, di
condizionare le loro pratiche d’uso dello spazio, di imprimersi nella percezione e nella valutazione che essi
attribuiscono all’esperienza quotidiana dell’urbano. In questo quadro l’abbanniata non è da intendersi come una
proprietà immutabile del patrimonio culturale orale – una pratica da riconoscere e salvaguardare automaticamente
bensì come un elemento sonoro peculiare dell’atmosfera urbana, che attraversa una fase di profonda
riconfigurazione, e in alcuni casi di contrazione o declino. Per questo motivo analizzare le trasformazioni della
produzione orale dei venditori di strada risulta indispensabile per interpretare l’evoluzione delle identità culturali
di una città ovvero la parabola di un patrimonio culturale che, sebbene in declino, può esser elevato a bene
comune immateriale (Di Croce, 2015). Non si cerca, pertanto, di incoraggiare il rifiorire dell’abbanniata, quanto
di esplorare la dimensione affettiva di un «bene comune sonoro» (Auinger e Odland, 2009) nel quadro delle
politiche urbane interessate a promuovere lo sviluppo dell’immaginario urbano.
Trattare l’abbanniata come un bene comune è qui funzionale a leggere in che termini tale pratica è utilizzata
strumentalmente dal settore turistico per richiamare un pubblico interessato a vivere «La vivace atmosfera del
vero mercato palermitano» . La dinamica estrattiva è infatti evidente analizzando, ad esempio il messaggio di un
16
tour operator: «Non potere non visitare almeno un mercato durante la vostra vacanza a Palermo, è questo il modo
migliore per entrare in contatto con l’anima profonda di questa città storicamente multietnica». Simili inviti non
trascurano la dimensione acustica dei mercati, anzi ricordano che un: «elemento caratterizzante della vivacità dei
mercati sono i suoni, tra cui il più tipico è sicuramente costituito dalle grida dei venditori che con la potenza della
loro voce e il colorito accento locale attirano i clienti, riuscendo a sovrastare ogni altro rumore.» Il quadro
tracciato da messaggi di questo tipo sembra esaltare l’autenticità dei mercati – «luoghi in cui la tradizione rimane
viva ma allo stesso tempo in cui la città si evolve al passo con i tempi» – senza tuttavia mettere in discussione gli
impatti del turismo sulla loro effettiva sopravvivenza. Allora, sebbene durante gli anni 90’ del XX secolo
l’etnomusicologo Sergio Bonanzinga rilevava che «L’efficacia comunicativa dell’abbanniata pare […] resistere al
mutare dei tempi e delle sempre più sofisticate tecnologie di comunicazione.» (Bonanzinga, 2011, p. 45) , la
17
ricerca presentata in questo saggio sembra suggerire che tale ipotesi non prende in considerazione gli effetti della
turisticizzazione che Palermo ha subito nei primi anni del XXI secolo.
Pur essendo evidente che il carattere di unicità di un ambiente urbano come quello dei mercati di Palermo si
stia trasformando sotto la pressione di forze globali, di desideri generalizzati alimentati dalla velocità crescente
delle transazioni e degli spostamenti – in altre parole da alcuni degli effetti più dirompenti del capitalismo – è
cruciale ricercare i termini di tali trasformazioni, e comprendere di conseguenza il ruolo dell’affettività nello
spazio urbano. In altre parole prendere in esame quegli elementi immateriali che donano un carattere di unicità a
uno specifico contesto urbano, e che rientrano nelle dinamiche degli affetti personali e inter-soggettivi, può
rivelarsi un esercizio particolarmente utile per gli studi urbani che intendono suggerire traiettorie di policy
sensibili agli impatti delle trasformazioni globali. È allora interessante indagare il senso di unicità, e di tipicità di
una atmosfera urbana il senso di luogo – quindi la sua attitudine a modificarsi, a compromettersi, o il suo
tentativo disperato di non ibridarsi, di affermare la sua identità, la sua resistenza alla compromissione.
L’idea di non compromissione è calzante per analizzare una molteplicità di pratiche quotidiane assorbite nelle
maglie del capitalismo proprio perché espressioni di autenticità. A questo proposito il filosofo e sociologo Mark
Fisher (2018) fornisce un esempio molto peculiare prendendo spunto dallo sviluppo e dalla diffusione della
cultura hip-hop. Dalle sue parole: «proprio l’esibizione che l’hip-hop ha fornito di una realtà ‘senza compromessi’
ha fatto si che venisse infine cooptato dall’altra realtà: quella dell’instabilità economica tardo capitalista, dove lo
sfoggio di autenticità si è dimostrato un valore particolarmente redditizio.» (p. 40). Dal momento che l’autenticità
di una scena musicale, così come quella di uno spazio pubblico, è altamente commercializzabile, essa diventa uno
dei principali vettori del capitalismo realista, così come definito da Fischer. Un capitalismo che: «È più
un’atmosfera che pervade e condiziona non solo la produzione culturale ma anche il modo in cui vengono regolati
il lavoro e l’educazione, e che agisce come una specie di barriera invisibile che limita tanto il pensiero quanto
l’azione.» (p. 50).
Partendo dalla prospettiva di Fisher, il capitalismo può essere descritto come un’atmosfera pervasiva e ubiqua
che si alimenta di autenticità, e ne riproduce le principali caratteristiche fino a esaurimento scorte. Ogni meta di
attrazione per il turismo di massa è allora corrotta da quella che può essere definita una «ipercompetitiva
economia dell’attenzione» (Goodman 2010, p.192, traduzione dell’autore). Un’economia dove ciascun elemento
di unicità è estratto e messo a valore, e dove l’atmosfera urbana che lo ospita – l’ambiente sonoro che lo esprime
– diviene un dispositivo chiave per indirizzare le attrazioni e i desideri degli utenti, in altre parole la loro
affettività.
A fronte di questo modello estrattivo, cosa rimane di autentico nei mercati storici di Palermo così come
altrove? A questa domanda si può rispondere dando all’ascolto uno specifico ruolo nella ricerca urbana: quello di
È interessante notare in che modo portali dedicati al turismo in Sicilia propongano ai visitatori la visita ai mercati di Palermo. Le citazioni che
16
seguono sono tratte dal portale Sicilia Info, una guida online per organizzare viaggi in Sicilia. Il portale è accessibile al seguente link: https://
www.sicilia.info/palermo/cosa-vedere-palermo/mercati-palermo/
Bonanzinga si riferisce qui a un articolo apparso su “La Repubblica” del 5 settembre 1996 (in Cronaca, p. 18).
17
leggere l’affettività di una atmosfera sonora, e di orientare criticamente l’immaginario di cui essa è portavoce.
L’ascolto può allora affermarsi come strumento di ricerca capace di cogliere il sistema di relazioni immateriali che
le pratiche quotidiane stabiliscono con lo spazio pubblico: con il carattere intimo e collettivo che cittadini, turisti e
city user decodificano negli elementi tipici e identitari della quotidianità. In tal senso ricercare attraverso l’ascolto
i residui di autenticità nel mondo contemporaneo corrisponde a interpretare le «tonalità affettive» che il
capitalismo irradia (ovvero sottrae o modifica) nell’atmosfera urbana, e proporre di conseguenza traiettorie
analitiche adatte alla formulazione di una inedita politica degli affetti.
Muovendo dalla definizione di autenticità e dalle sue implicazioni macroscopiche e microscopiche, il prossimo
paragrafo tenterà di approfondire la dimensione affettiva di una atmosfera sonora. Saranno pertanto proposti una
serie di strumenti interpretativi che fanno capo al ruolo dell’ascolto nell’analisi del ritmo delle dinamiche urbane,
delle pratiche quotidiane, e della relativa cornice normativa.
6. L’invenzione del quotidiano nella dimensione degli affetti e delle alleanze
Ascoltare criticamente le aree urbane soggette alle trasformazioni indotte dall’aumento del turismo rappresenta
una pratica cruciale per cogliere i ritmi della vita quotidiana. A tal proposito, attraverso le parole di Henri
Lefebvre (2004) i ritmi «esprimono la complessità delle società contemporanee» (p. 44, traduzione dell’autore), e
la loro analisi può contribuire a comprendere «quando relazioni di potere prevalgono su relazioni di alleanza,
quando il ritmo ‘degli altri’ rende impossibile il ritmo ‘del sé’.» (p. 99, traduzione dell’autore). Seguendo questa
interpretazione, i ritmi si presentano come misuratori delle atmosfere affettive, preziosi indicatori adatti a
decifrare nuove potenziali alleanze tra usi dello spazio diversi e potenzialmente in conflitto tra loro – quelli
dell’acquirente di un mercato e dalla sua intima relazione con l’abbanniata, e quelli del turista, che attraversa lo
stesso mercato non certo per comprare ma per coglierne l’autenticità, per immergersi nel suo immaginario. A tal
proposito l’autore francese introduce la figura del ritmanalista, un analista dei ritmi urbani capace di individuare:
«relazioni di potere nelle relazioni sociali e relazioni di alleanza» (p. 68, traduzione dell’autore).
È possibile quindi ascoltare attraverso il ritmo urbano le relazioni di potere e quelle di una possibile alleanza
tra usi dello spazio apparentemente inconciliabili? Ogni relazione di potere implica ritmi insorgenti quelli del
turista e della sua ricerca di autenticità, quelli dell’acquirente e della sua fruizione quotidiana dello spazio
pubblico, quelli del mercante e dei suoi richiami tradizionali – e disegna atmosfere complesse dove si confrontano
affettività molteplici in cerca di una negoziazione. Secondo Michel de Certeau (1984) ritmi emergenti e
disallineati echeggiano nelle «pratiche della vita quotidiana», si dispiegano attraverso operazioni tattiche – o
azioni di sopravvivenza promosse da quegli attori urbani marginalizzati in risposta alle operazioni strategiche
portate avanti dagli accentratori di potere. Seguendo il filo tracciato da de Certeau le pratiche quotidiane mettono
in discussione: «[…] il felice rapporto che il sistema vorrebbe avere con le operazioni che pretende di gestire» (p.
280) manifestando una «sovversione diffusa e silenziosa, quasi gregaria» (p. 281). Da questa lettura si potrebbe
dire che operazioni tattiche come l’abbanniata cercherebbero una rivincita rispetto al penalizzante status quo in
cui si trovano ad agire, dimostrando una attitudine a resistere (o a modificarsi, e spesso a cedere) al ritmo del
capitalismo e della turisticizzazione, che si impongono con prepotenza sugli altri ritmi urbani.
Il tentativo di convivenza (l’alleanza, la negoziazione) tra l’abbanniata e le dinamiche di potere che sembrano
pregiudicarne la sopravvivenza (o modificarne considerevolmente l’espressione) pone la pratica quotidiana dei
venditori di fronte a un interrogativo: accettare (e fino a che punto) un cambiamento che appare inevitabile,. Le
dinamiche estrattive del capitalismo contemporaneo, alla disperata ricerca di autenticità, producono effetti non
certo irrilevanti sull’atmosfera urbana: segnano il sottile scivolamento di una tonalità affettiva verso un orizzonte
impoverito e commercializzato, ma invitano tuttavia a stabilire nuove alleanze tra corpi sociali e materiali, nuove
ecologie. Per questo motivo ascoltare in profondità la trasformazione delle atmosfere affettive rappresenta il
primo passo verso la formulazione di nuove alleanze (LaBelle, 2018).
Formulare alleanze inedite e intimamente politiche richiede un orientamento all’affettività e una comprensione
delle trasformazioni dell’atmosfera anche da una prospettiva normativa. Se da un lato piani urbanistici, politiche
urbane, e dinamiche macroeconomiche formulano strategie capaci di plasmare le dinamiche d’uso dello spazio,
dall’altro i cittadini elaborano costantemente tattiche adattive in risposta alle norme che regolano quegli stessi
spazi. Si può dire allora che l’atmosfera incorpora ogni forma di regolamentazione e ogni tipo di conflitto, sia esso
visibile o invisibile, e che essa si relaziona profondamente al modo in cui ogni grado di affettività può essere
condizionato o indirizzato. Infatti: «la legge controlla gli accadimenti affettivi regolando la proprietà delle
stimolazioni sensoriali. Allo stesso tempo, la legge guida i corpi in corridoi sensoriali costrittivi – un aspetto
proprio del consumismo nella società capitalista» (Philippopoulos-Mihalopoulos, 2012, p. 1, traduzione
18
dell’autore).
La nozione di paesaggio normativo (lawscape) definita dal giurista Philippopoulos-Mihalopoulos – vale a dire
«l’interpolazione di legge e città in senso tanto materiale quanto immateriale» (p. 1, traduzione dell’autore) – aiuta
a re-inquadrare il concetto di atmosfera, e ad approfondire il nesso che muove dall’affettività ai «corridoi
sensoriali costrittivi» propri del capitalismo. Così: «L’atmosfera prodotta dai paesaggi normativi è perfettamente
concepita al pari di una città che è guidata da preferenze, scelte, opportunità e libertà. Grattando la superficie si
può percepire la legge spingere questo insieme di preferenze in canali e movimenti affettivi, atmosfere dall’impeto
«The law controls affective occurrences by regulating property of sensory stimulation. At the same time, the law guides bodies into corridors of
18
sensory compulsion–an aspect of which is consumerism in capitalist societies.» (Philippopoulos-Mihalopoulos, 2012, p.1)
legale che sono concrete in tutto e per tutto, pur mostrandosi rassicuranti nel loro essere distanti e astratte.» (p. 8,
19
traduzione dell’autore).
Dalla prospettiva del lawscape l’atmosfera prodotta dall’abbanniata può essere allora letta, al pari di una
legge, come un dispositivo capace di indirizzare un sistema di «preferenze in canali e movimenti affettivi», ovvero
di riprodurre il linguaggio di quella stessa autenticità che muove le preferenze di quanti – dai normali acquirenti ai
turisti – ne sono quotidianamente attratti. Da tali presupposti, così come i messaggi pubblicitari mobilitano
attraverso un controllo sensoriale i desideri degli utenti secondo i modelli dell’economia contemporanea, allo
stesso modo la strumentalizzazione dell’abbanniata per mezzo della sua autenticità mobilita e influenza i desideri
dei turisti, che rispondono al richiamo di una atmosfera come a quello degli oggetti sul mercato, regolati dalle
stesse dinamiche capitaliste.
Indagare le preferenze e gli orientamenti sensoriali degli utenti – l’affettività rilevata dagli attori urbani –
risulta dunque un’operazione determinante per stabilire nuove ecologie, alleanze inedite tra pratiche quotidiane e
politiche orientate allo sviluppo locale (nel caso di Palermo invogliate dalla crescita dal settore turistico). In
conclusione il prossimo paragrafo tenterà di mettere a sistema le speculazioni teoriche e le evidenze empiriche
finora riportate per avanzare una serie di ipotesi e per tracciare alcune prospettive di ricerca orientate a definire gli
orizzonti di una politica degli affetti nell’atmosfera urbana.
7. Conclusioni: verso un’alleanza tra affettività plurali
L’articolo ha messo in luce la dimensione affettiva dell’atmosfera urbana indagando alcune caratteristiche
rilevanti del suo ambiente sonoro. Analizzando i ritmi espressi dalle relazioni sociali nello spazio urbano
l’abbanniata è stata definita come una pratica quotidiana, ovvero operazione tattica messa in crisi dalle dinamiche
turistiche (espressioni del capitalismo). Una pratica che al pari di un «paesaggio normativo» esprime delle
profonde capacità affettive, regola le preferenze e gli orientamenti sensoriali di un turista, come dell’utente
abituale di un mercato. Dall’indagine sulla sua diffusione nei mercati storici di Palermo si evince infatti come
l’abbanniata sia senz’altro un linguaggio, un codice elaborato dai venditori per finalità commerciali, tuttavia il
suo ruolo nell’ambiente sonoro è tale da sottolineare «il primato della dimensione affettiva su quella
simbolica» (Brighenti, 2013, p. 140). In altre parole l’imbonimento dei venditori trascende la funzione meramente
simbolico/comunicativa (il messaggio promozionale), per affermare la sua natura affettiva, ovvero la sua capacità
di imprimersi nell’atmosfera urbana, di conferire al mercato uno specifico senso di luogo (Ujanga, Zakariya,
2014): un’aura di autenticità che ne favorisce l’attrattività. Attraverso le parole del sociologo urbano Rowland
Atkinson (2007): «Il nostro impegno verso l’esperienza uditiva delle città può essere significativo nella misura in
cui formi, escluda o altrimenti influenzi il nostro coinvolgimento emozionale, psicologico e sociale con una ampia
serie di spazi, connessi dalla relativa presenza o assenza di differenti scenari sonori.» (p. 1915, traduzione
20
dell’autore).
L’indagine portata avanti a Palermo rivela, in sintesi, come l’atmosfera sonora sia in grado di delimitare e
affermare la rappresentatività di un luogo (Grüning, 2013), di conferirgli un grado di riconoscibilità che si
sostanzia in specifiche configurazioni sonore. La dimensione affettiva e quella identitaria hanno portato a riflettere
sulla necessità di implementare l’analisi delle percezioni molteplici dell’atmosfera urbana da parte di cittadini e
utenti. Una simile analisi (di cui il saggio ha approfondito un aspetto particolare, quello dell’ascolto, che si è visto
svolgere una importanza strategica) porta infatti l’affettività dell’atmosfera sonora a rivelarsi come strumento
politico cruciale per cogliere la pluralità degli usi e delle letture dello spazio pubblico, dunque per negoziare
forme di alleanza e cosmopolitismo tra attori urbani portatori di valori e orientamenti spesso distanti, o tra loro in
contrasto. In altre parole una politica degli affetti è necessaria per sperimentare gli orizzonti di azione politica
richiesti dall’incontro e dallo scontro tra percezioni individuali e collettive, verso una nuova considerazione
estetica del vivere in comune e dello sviluppo locale.
Se il suono media il rapporto affettivo tra attori sociali, l’ascolto dell’ambiente sonoro rappresenta una chiave
interpretativa cruciale per negoziare identità plurali, e per valutare il sistema normativo che condiziona una
atmosfera urbana. Alla luce di queste riflessioni l’articolo invita a proseguire l’indagine sulle trasformazioni
dell’atmosfera urbana attraverso l’ascolto critico, e a considerare i risultati di tali studi come validi supporti
all’analisi e al disegno delle politiche urbane, e più in generale alla sperimentazione di nuove ecologie politiche.
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19
surface and you feel the law pushing all these preferences into corridors of affective movement, atmospherics of legal passion that are material
through and through yet appear reassuringly distant and abstract.» (Ivi, 2012, p.8)
«[…] our engagement with the auditory experience of the city can be significant in ways that shape, exclude and otherwise affect our emotional,
20
physiological and social engagement with a differentiated series of spaces connected by the relative presence or absence of different sound sceneries.»
(Atkinson 2007, p.1915)
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How are terror threats and counterterrorism measures experienced in everyday urban spaces? We argue that thinking atmospherically about the spaces of urban encounters with (counter)terrorism is important, firstly, to identify and question feelings and dispositions shaped by discourses, practices, and infrastructures of (counter)terrorism; secondly, to contribute spatial perspectives of felt experience to literatures on security and (counter)terrorism in geography and beyond; thirdly, to connect official understandings of (counter)terrorism with its everyday felt experiences and materialities. We highlight two conceptual and empirical arenas – the crowd and the question of difference – where atmospheric approaches to urban (counter)terrorism can be developed.
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Urban conflict literature has attempted new comparisons between contested cities in conflict zones and cities with no armed conflict. This literature tends to use representational frameworks around defensive planning and normative government discourses. In this article, I propose to expand these frameworks and to engage with epistemologies of lived experience to produce new relational accounts linking “conflict cities” with “ordinary cities”. The article accounts for the lived, sensory and atmospheric in exploring the legacies of conflict on the everyday urban environments. It then reflects on the everyday and experiential effects of counterterrorism in ordinary cities. While this is designed to minimize threat, it also alters urban spatiality in a way reminiscent of urban conflict zones. It then explores the unequal impacts of counterterrorism across urban publics, and their experiential connections with practices of counterinsurgency. The article is structured around two ‘shockwaves’ entwining lived experiences across seemingly unrelatable urban settings.
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The essay deals with the notion of soundscape from an historical perspective in the framework of the "Sensuous Urbanism", which definition is released to discuss of practices related to experiential and sensory approaches to the city. This definition may seem frivolous at first sight when we think of the numerous and muddled definitions of urbanism that have been proposed in the past years. Instead, we aim at framing the Sensuous Urbanism within a cultural revolution in the study of the perception that occurred in the Humanities over the last two decades and led to the emergence of the Sensory Studies.
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Urban regeneration within traditional settings has transformed places and constructed meanings embedded in the existing social and cultural settings. Thus, the social and emotional meanings, attached to or evoked by the elements of the urban environment were at least as important, often more so than the structural and the physical aspects of people imagery. This paper reviews the definitions and concept of place in establishing a conceptual framework for urban regeneration in light of the sense of place and environmental psychology (place attachment) principles. The reviews highlight the importance of place-based approach and principles in the era of urban regeneration and its implication on the continuity of place meaning and identity in the Asian context. This paper advocates the importance of the psychological dimension of place in regenerating urban setting for psychological well-being of the inhabitants.
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A rise in social science scholarship on atmospheres has raised questions on how to articulate complex material and imperceptible events and encounters. Responding to Peter Adey’s Air Affinities, this review proposes the need to traverse geopolitics and geopoetics to more fully engage these. Going further, it argues that such traversals are key to approaching specific situations and devices of what we call ‘atmospheric policing’. Exploring recent examples of tear gas and sound warfare deployment in occupied Palestine, the review shows how discourses on atmospheres may be used to bring accountability into ecologies of violence.
«Soundscape descriptors and a conceptual framework for developing predictive soundscape models
  • F Aletta
  • J Kang
  • Ö Axelsson
F. Aletta, J. Kang, Ö. Axelsson (2016), «Soundscape descriptors and a conceptual framework for developing predictive soundscape models», Landsc. Urban Plan., vol. 149, pp. 65-74, May 2016. DOI: 10.1016/j.landurbplan.2016.02.001 R. Atkinson (2007), «Ecology of Sound: The Sonic Order of Urban Space», Urban Studies, Vol. 44, No. 10, 1905-1917, September 2007. https://doi.org/10.1080/00420980701471901
Sonic Experience: a Guide to Everyday Sounds, Montreal, McGill-Queen's University Press
  • J F Augoyard
  • H Torgue
J.F. Augoyard, H. Torgue (2006), Sonic Experience: a Guide to Everyday Sounds, Montreal, McGill-Queen's University Press. S. Auinger, B. Odland (2009), Reflections on the Sonic Commons, Leonardo Music Journal, Vol. 19, pp. 63-68, MIT Press. https://doi.org/10.1162/lmj.2009.19.63
«La dimensione aurale Nota per un'urbanistica sensoriale
  • A Brighenti
A. Brighenti (2013), «La dimensione aurale Nota per un'urbanistica sensoriale», Studi Culturali, 1/2013, pp. 135-141, DOI: 10.1405/73210
  • G Böhme
G. Böhme (2000), «Acoustic Atmospheres A Contribution to the Study of Ecological Aesthetics» (transl. Norbert Ruebsaat), Soundscape. The Journal of Acoustic Ecology 1/1: 14-18.
Suoni a margine. La territorialità delle politiche nella pratica dell'ascolto, Meltemi
  • M De Certeau
  • Edizioni Lavoro
M. De Certeau (1984), The practice of everyday life, Berkeley, Los Angeles, London, University of California Press; tr. it L'invenzione del quotidiano, Roma, Edizioni Lavoro, 2001. N. Di Croce (2018), Suoni a margine. La territorialità delle politiche nella pratica dell'ascolto, Meltemi, Milano. N. Di Croce (2017), Paesaggi inguardabili. Verso una ridefinizione di patrimonio acustico tra identità e comunità, in A. Calanchi;