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Abstract

L’opacità è la proprietà di un corpo di non lasciarsi attraversare dalla luce, è un velo che si posa sugli oggetti interrompendo la loro trasparenza. Per questo motivo l’opaco disorienta e allo stesso tempo spinge l’osservatore a cercare percorsi alternativi di conoscenza: ad abbandonare il primato della vista per avvicinarsi alla scoperta del mondo attraverso gli altri sensi, attraverso l’ascolto critico dell’ambiente. Il testo si interroga sulla difficoltà di guardare al mondo come a un oggetto sempre riconoscibile e rappresentabile, e dichiara la necessità di elaborare strategie di lettura dell’opaco inedite, capaci di interpretare gli effetti delle azioni umane e di inaugurare nuove ecologie politiche. In mancanza di coordinate visibili chiare, l’ascolto si presenta allora come un dispositivo particolarmente adatto a interpretare gli effetti e gli affetti, ovvero gli impatti dell’azione dell’uomo sul quotidiano.
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opaco agg. [dal lat. opacus] (pl. m. -chi). | 1. di corpo che non si lascia attraversare dalla luce, cioè di corpo
che, rinviando o assorbendo totalmente la luce che riceve, ha coefficiente di trasparenza nullo contrario
quindi di trasparente) | 2. usi estens.: a. che riflette la luce solo in modo diffuso, a causa della scabrosità della
sua superficie (contrario di lucido): marmo o.; carta o. | 3. fig. voce o., non squillante, dai toni bassi e smor-
zati; suono o., velato; uno sguardo o., smorto, quasi privo di espressione; intelligenza o., priva di vivacità.
Dizionario Treccani online, www.treccani.it, consultato il 19/04/2020.!
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Osservando la superficie opaca di un grande blocco di ghiaccio appare evidente come lo stato solido in cui si
trova impedisca all’oggetto di lasciar intravedere oltre di esso. Sciogliendosi però, l’opacità del blocco cede-
rà il passo a una crescente trasparenza: sarà possibile scrutare attraverso il fluido finché, aumentando la tem-
peratura, il suo stato gassoso, un vapore denso e impenetrabile, non impedirà nuovamente alla luce di attra-
versarlo. L’osservare è certamente condizionato dall’opacità di un oggetto: in una rigida giornata invernale le
lenti degli occhiali si appannano entrando in un ambiente caldo, e se la vista è pregiudicata dall’opacità delle
lenti, il compito di decifrare lo spazio è affidato agli altri sensi. Cosa succede allora quando l’opaco inibisce
il primato della vista? E ancora, in che misura ciascun osservatore, intervenendo sul grado di opacità del
mondo che ha di fronte, modifica il contesto della sua analisi? Come le lenti appannate riacquistano subito la
loro trasparenza una volta pulite con un panno ricevendo un intervento da parte dell’osservatore – così la
superficie opaca di un iceberg si scioglie a causa del riscaldamento globale, ovvero subisce gli effetti delle
pratiche antropiche sulla terra, di cui l’osservatore è parte attiva. In questo senso il blocco di ghiaccio galleg-
giante, sciogliendosi, acquista una trasparenza che paradossalmente non facilita per l’osservatore la com-
prensione dello spazio circostante; in altre parole la trasparenza non aiuta a decifrare gli effetti dell’Antropo-
cene che si fanno invece sfumati, elusivi, si manifestano in una dimensione intangibile e atmosferica (Mor-
ton 2018) – opaca, si direbbe. Dentro e fuori la metafora, l’opacità interroga la difficoltà di guardare al mon-
do come a un oggetto sempre riconoscibile e rappresentabile (soprattutto visivamente), e dichiara la necessità
di elaborare strategie di lettura dell’opaco inedite, capaci di interpretare gli effetti delle azioni umane, e di
inaugurare nuove ecologie politiche.!
Riconoscere la necessità di considerare il mondo come un oggetto opaco rappresenta un invito ad adottare
strumenti cognitivi adatti a favorire la deviazione dagli schemi ordinari di conoscenza (Serres 2016). Come
orientarsi di fronte all’opaco? Come leggere le tracce atmosferiche, invisibili, dell’impatto dell’uomo sul
mondo? Il legame tra un osservatore e la sua possibilità o impossibilità di osservazione dunque di altera-
zione rimanda allo stretto rapporto che si instaura tra i partecipanti di un sistema interconnesso, e rinvia
inevitabilmente all’ecologia della visione e allo scardinamento del suo primato epistemologico. In tal senso
per esplorare il mondo come selva opaca è possibile ricorrere all’ascolto critico dell’ambiente. In mancanza
di coordinate visibili chiare, l’ascolto si presenta infatti come un dispositivo particolarmente adatto a inter-
pretare gli effetti e gli affetti, ovvero gli impatti dell’azione dell’uomo sul quotidiano: ascoltare oltre i bordi
dell’opaco è una sfida che ammette ampi margini di scoperta. Seguendo questo orientamento l’ascolto sot-
tende un progetto analitico e politico capace di inaugurare nuove alleanze con l’altro – l’altro soggetto o l’al-
tro effetto che non era visibile perché immerso in una atmosfera opaca. Si tratta di un progetto dove l’ascolto
può facilitare la consapevolezza del sistema di relazioni, gerarchie, e dinamiche di potere che l’uomo conti-
nuamente stabilisce con l’altro uomo, così come col contesto vivente e non vivente con cui interagisce (La-
Belle 2018). Un progetto che, misurandosi con l’opacità dei sistemi di conoscenza, riverbera nella pianifica-
zione della città e del territorio.!
Ascoltare oltre la superficie opaca di un iceberg che attraversa un lago glaciale porta l’attenzione a concen-
trarsi sull’ambiente circostante: sugli otturatori dei turisti che fotografano lo sciogliersi di una parete di
ghiaccio, sul frangersi di una enorme scheggia che precipita in acqua con un tonfo sordo. Ascoltare il vociare
e le urla dei turisti rapiti da un simile spettacolo, i richiami degli autobus che li aspettano, pronti a ripartire
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verso la prossima attrazione, i ronzii dei droni sospesi a mezz’aria che tentano di riprendere la scena da una
nuova prospettiva, e contemporaneamente i versi degli uccelli che si impongono con forza sul contesto. Cia-
scuno di questi accadimenti riverbera con forza nell’ambiente sonoro, si impone nella dimensione acustica
del lago glaciale. Per le orecchie che lo ascoltano ciascun suono è eco di una presenza, ovvero descrive un
segno umano e non umano che si imprime nell’ambiente e ne influenza i caratteri, rimanda alle parti di un
insieme, a una ecologia acustica. Ascoltare una simile atmosfera condiziona quindi la capacità di rivolgersi
all’opacità del ghiaccio che si scioglie, alle pratiche che si relazionano a questa trasformazione di stato, alle
politiche in grado di orientare il rapporto tra questi elementi, tra questi attori umani e non umani. Allora
ascoltando oltre la superficie opaca del mondo è possibile inaugurare nuove alleanze tra umano e non-uma-
no: negoziare con essi una nuova ecologia politica. Così, interrogare l’ascolto come strumento conoscitivo
dell’opaco spinge ad adottare un approccio profondamente ecologico: un orientamento che suggerisce la ma-
turazione di una acuta consapevolezza della complessa rete di connessioni dissonanti tra corpi animati e ina-
nimati. Si tratta di un indirizzo che permette di approfondire gli orizzonti di una ecologia lungimirante (Ben-
nett 2010, p. 4), pronta ad accettare la coesistenza con ciò che ha perso la sua riconoscibilità.!
Accettare l’opaco corrisponde all’inevitabilità di perdere il controllo. In una simile situazione ascoltare lo
scioglimento di un blocco di ghiaccio alla luce delle trasformazioni culturali e territoriali contemporanee in-
vita a una riflessione critica sul ruolo dell’opaco come luogo della crisi del prendersi cura, e sollecita un pro-
fondo cambio di prospettiva sulla definizione stessa di paesaggio: “Poiché il paesaggio contiene le opere del-
l’uomo, i segni del suo agire, è legittimo aspettarsi che esso comunichi all’uomo il significato di quei segni,
di quell’agire” (Turri 2004, p. 85). Se infatti un paesaggio è portavoce di un progetto di territorio in cui eco-
sistemi e comunità cercano una alleanza e in cui i segni impressi dall’uomo sono tangibili e controllabili,
quando l’impatto antropico è tale da imprimere tracce di misura non più quantificabile, allora la nozione di
paesaggio deve includere i caratteri intangibili del non previsto, del non progettabile. Anche il paesaggio si
avvolge di una atmosfera opaca, riflette la luce solo in maniera diffusa, le sue orme accolgono eco immate-
riali.!
La superficie opaca del mondo evapora ora formando una nube inespugnabile. Una coltre luminosa e impre-
vedibile, che mette in discussione la dimensione temporale ed esperienziale, sovverte le coordinate che lega-
vano l’uomo al mondo. In questa nube “Si tratta […] di ammettere che il presente si è sganciato dalla tempo-
ralità lineare, e che diverge in modo confuso ma sostanziale dall’idea stessa che abbiamo della storia. Nulla è
più chiaro né può esserlo. A essere cambiata non è la natura dimensionale del futuro, ma la sua prevedibilità”
(Bridle 2019, p. 84). Come i contorni del nostro rapporto col mondo, che pensavamo sempre più definiti con
l’avanzare di tecnologie e scoperte scientifiche, appaiono ora inesorabilmente sfumati, così gli strumenti di
interpretazione a nostra disposizione vacillano proprio perché paradossalmente il quadro (il modello o il cor-
po di informazioni a nostra disposizione) si è allargato a tal punto da rendere impossibile una visione d’in-
sieme, una sintesi. Per muoverci all’interno dell’opaco ci resta l’ascolto; e ascoltare questa atmosfera, questa
foschia, questa selva in un momento di profonda crisi ecologica e di disparità sociale ci avvicina a sperimen-
tare nuove alleanze tra umano e non-umano, nuove ecologie politiche.!
Ascoltare l’altro nell’opaco – l’altro uomo, l’altro oggetto, l’altro animale, il suo stare nel mondo, il suo tes-
sere relazioni ricorda l’impossibilità di avere il controllo della situazione, spinge a elaborare strategie a
bassa definizione, opache anch’esse. Orientarsi nell’opaco corrisponde all’ascolto dell’altro, e definire l’opa-
co attraverso l’ascolto è forse il primo passo per decifrare l’atmosfera che ingloba e condiziona il vivere con-
temporaneo.
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Vesper 3 Nella selva | Wildness!
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Bibliografia
Bennett J., Vibrant Matter: A Political Ecology of Things, Duke University Press, Durham 2010 | Bridle J.,
New Dark Age: Technology and the End of the Future, Verso Books, London, New York 2018; tr. it. Nuova
era oscura, Nero, Roma 2019 | LaBelle B., Sonic Agency. Sound and Emergent Forms of Resistance, Gold-
smiths Press, London 2018 | Morton T., Hyperobjects: Philosophy and Ecology After the End of the World,
University of Minnesota Press, Minneapolis, London 2013; tr. it. Iperoggetti, Nero, Roma 2018 | Serres M.,
Le Gaucher boiteux. Figures de la pensée, Le Pommier, Paris 2015; tr. it Il mancino zoppo. Dal metodo non
nasce niente, Bollati Boringhieri, Torino 2016 | Turri E., Il paesaggio e il silenzio, Marsilio, Venezia 2004.
Laguna glaciale Jökulsárlón, Islanda. Rec. Nicola Di Croce, 2017!
https://soundcloud.com/ricerche-sonore/jokulsarlon
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Jökulsárlón, Islanda. Ph. Nicola Di Croce, 2017.
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