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Gruppo di lavoro che ha curato il rapporto:
●Davide Marino (Università del Molise)
●Giampiero Mazzocchi (CREA-Politiche e Bioeconomia)
●Adanella Rossi (Università di Pisa)
●Marta Antonelli (Fondazione Barilla, Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui
Cambiamenti Climatici)
●Giacomo Pettenati (Università di Torino)
Citazione consigliata: Marino, D., Mazzocchi, G., Rossi, A., Antonelli, M., Pettenati, G. (2020).
COVID-19 e Politiche Locali del Cibo: una prima analisi degli impatti e delle soluzioni adottate in
Italia. Paper della Rete Italiana Politiche Locali del Cibo.
Si ringraziano tutti i membri della Rete Italiana Politiche Locali del Cibo per lo scambio di idee
che ha portato all’ideazione e alla costruzione del questionario. Si ringraziano, inoltre, i 78 esperti
che hanno dedicato parte del loro tempo per la compilazione dello stesso.
Impaginazione e progetto grafico a cura di Giampiero Mazzocchi
Ottobre 2020
Per informazioni, scrivere a rete.politichelocalicibo@gmail.com
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Sommario
Introduzione 3
Analisi del campione 4
Sezione 1. TRASFORMAZIONI E IMPATTI 5
Impatti su segmenti/filiere/componenti dei sistemi alimentari 6
Impatto sulla Sicurezza Alimentare (Food Security) 7
Trasformazioni 8
Driver degli impatti 10
Permanenza dei fenomeni 11
Sezione 2. SOLUZIONI, POLITICHE E STRUMENTI 14
Azioni nei territori 15
Politiche e azioni strategiche 16
Modelli di governance 19
Opportunità per i sistemi alimentari 21
Impatto sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 22
Il ruolo della Rete Italiana Politiche Locali del Cibo 23
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Introduzione
Il questionario si inserisce all’interno di una gamma di iniziative che la Rete Italiana Politiche
Locali del Cibo (www.politichelocalicibo.it) ha portato avanti in merito all’emergenza legata alla
diffusione del COVID-19.
L’obiettivo del questionario è stato di raccogliere le riflessioni e le opinioni esperte circa gli
impatti del COVID-19 sui sistemi alimentari, a scala sia “locale” (con tutti i limiti e le precauzioni
che questa parola richiede) sia nazionale.
In particolare, abbiamo interpellato la Rete per conoscere i punti di vista riguardo due principali
aspetti:
1. Gli impatti e i processi di trasformazione che la situazione emergenziale sta producendo e
avviando sui sistemi alimentari e sulle filiere: in che misura i diversi ambiti sono stati interessati?
Quale è l’impatto sulle diverse componenti della sicurezza alimentare? Quali criticità dei sistemi
alimentari il COVID-19 ha evidenziato? Quali fenomeni saranno solo temporanei e quali, invece,
saranno strutturali e si manterranno nel lungo periodo?
2- Le soluzioni, le strategie, gli approcci che bisognerebbe privilegiare per affrontare le sfide che
il COVID-19 ha posto: quali azioni sono state messe in atto per gestire l’emergenza? Quale è il
grado di priorità da assegnare alle politiche ed elementi strategici riguardanti i sistemi
alimentari locali? Quali cambiamenti per le politiche locali del cibo? Quali opportunità questa
crisi aprirà verso una riconsiderazione di alcuni dei nodi che affliggono gli odierni sistemi
alimentari?
L’intento della pubblicazione è di offrire i primi risultati dell’analisi condotta. Si rimanda a future
pubblicazioni da parte del gruppo di lavoro per approfondimenti.
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Analisi del campione
Al questionario hanno risposto 78 esperti, nel periodo compreso tra metà marzo e fine aprile
2020. Interessante notare che quasi la metà degli esperti (il 45,5%) ha meno di 40 anni,
mentre il 27,3% ha età compresa fra 51 e 60 anni. Il resto del campione è composto da esperti
con età compresa fra 41 e 50 anni (15,2%), fra 61 e 70 (il 10,6%) e un esperto over-settanta.
Quasi due terzi del campione (il 63%) è composto da professori, ricercatori, assegnisti di ricerca o
dottorandi, quindi esperti provenienti dal mondo accademico. Il resto del campione è animato
da esperti attivi sui vari territori italiani, a vario titolo, sul tema delle politiche del cibo, da
professionisti e dipendenti di enti che sono in qualche modo collegati ai sistemi alimentari.
La maggior parte degli esperti vive e lavora in ambito urbano: l’80% vive in città, mentre il
75% ci lavora. Interessante notare come più della metà degli esperti (il 57%) sia coinvolta in uno o
più tipo di impegni extra-lavorativi inerenti le pratiche alimentari. Ben 22 dei 45 esperti che
rientrano in questo gruppo, partecipano a più di una forma di volontariato ed impegno civico. In
particolare, per ordine di frequenza, l’adesione o l’organizzazione di esperienze di filiera corta, la
partecipazione o l’organizzazione di attività culturali riguardanti il cibo, l’attivismo civico e
politico e la partecipazione ad esperienze di distribuzione di cibo a fasce indigenti.
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Sezione 1. TRASFORMAZIONI E IMPATTI
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Impatti su segmenti/filiere/componenti dei sistemi
alimentari
Indichi in che misura il COVID-19 ha interessato i seguenti
segmenti/filiere/componenti su una scala da 1 a 5
Il quesito ha fornito una prima fotografia, in tempo reale, dell’impatto che il COVID-19 ha avuto
sul settore agroalimentare. Diverse le indicazioni emerse. Innanzitutto se analizziamo la media
dei valori dell’impatto stimato emerge un valore molto alto di circa 4 e anche la varianza è
molto bassa.
In sintesi, la valutazione fa emergere come l’impatto sia stato considerato forte e
generalizzato su tutto il sistema agroalimentare nazionale. In questo contesto emergono
tuttavia le criticità maggiori e in primo luogo la ristorazione e le mense collettive che, visto il
peso di queste attività in termini di spesa delle famiglie, e quindi il loro contributo al PIL, ma
anche la loro funzione sociale, si pongono come elemento di maggiore impatto.
Un secondo blocco interessa gli scambi commerciali, intesi sia come possibile difficoltà per
l’approvvigionamento delle materie prime sia, e soprattutto, la difficoltà per quelle filiere –
prima fra tutte quella vitivinicola – fortemente orientate ai mercati esteri. C’è poi un’area di
impatto sugli stili di consumo: questa riguarda sia la composizione degli acquisti, sia i canali di
approvvigionamento che anche al cospetto della forte crescita della GDO, hanno fatto
registrare, anche sotto il profilo culturale, una disponibilità all’innovazione da parte delle
famiglie italiane.
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Impatto sulla Sicurezza Alimentare (Food Security)
Indichi in che misura il COVID-19 ha impattato sulle quattro dimensioni della
Sicurezza Alimentare definite dalla FAO su una scala da 1 a 5
Dimensioni della sicurezza alimentare
Impatto
Accesso: quantità, qualità e diversità sufficiente
3,7
Disponibilità: esistenza fisica del cibo
3
Uso e utilizzo: abitudini di acquisto, preparazione e consumo
3,9
Stabilità: offerta di cibo per la sicurezza alimentare e nutrizionale
3,4
Il quesito investigava l’impatto della pandemia da COVID-19 sulle quattro dimensioni della food
security individuate dalla FAO. Per tutte le dimensioni si osserva una valutazione di impatto
superiore al valore 3. In particolare, il maggiore impatto (3,9/5) si riscontra nelle abitudini di
acquisto, preparazione e consumo di cibo – le componenti essenziali della dimensione uso e
utilizzo.
La presente indagine ha evidenziato infatti cambiamenti sulle modalità di approvvigionamento
e sulla tipologia dei cibi utilizzati (cfr. § Trasformazioni). Segue l’impatto sulla dimensione
dell’accesso al cibo (3,7/5), cioè sulla quantità, qualità e diversità del cibo per la popolazione.
Anche questa valutazione è confermata dalle risposte alle questioni sollevate dal quesito
relativo alle trasformazioni. Relativamente alla stabilità dell’offerta di cibo per la sicurezza
alimentare e nutrizionale si valuta un impatto medio (3,4).
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Trasformazioni
Esprima quanto è d’accordo con le seguenti affermazioni rispetto ai processi di
trasformazione innescati dalla situazione emergenziale dovuta al COVID-19, su
una scala da 1 a 5
Il quesito amplia la visione dell’impatto del COVID-19 non solo in termini settoriali. In questo
caso, anche per il maggior numero di domande, la variabilità dei risultati è un po’ maggiore
anche se la media dei valori (3,6) si mantiene abbastanza alta, segnalando una valutazione di
impatto comunque di grande rilievo.
Cercando un criterio di lettura delle molte domande poste si può affermare che l’area di
maggiore impatto del COVID-19 sia stata quella degli stili di vita. Nel primo caso infatti
l’indagine ha evidenziato cambiamenti importanti sulle modalità di approvvigionamento, sulla
tipologia dei cibi, sulla centralità del cibo come bene primario. Sarà interessante monitorare se
questi cambiamenti possano divenire strutturali, ma di certo la flessibilità delle famiglie
italiane è un ottimo indicatore sia di resilienza sia della potenzialità di diffusione di stili di vita e
di consumo differenti.
Una seconda area è quella che potremmo identificare a livello sociale. In questo caso l’impatto
maggiore si ha sulla povertà e di conseguenza, sull’accesso al cibo ma anche sull’attenzione al
prezzo dei prodotti.
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Una terza area per la quale è stato segnalato un “effetto COVID-19” attiene invece le potenziali
mutazioni di equilibrio fra gli attori del sistema. A parte la difficoltà nel reperimento della
manodopera (indicazione che ha ricevuto il valore più alto), le altre valutazioni riguardano in
particolare la fase della distribuzione in cui sono stati prospettati impatti significativi e, solo
apparentemente, contraddittori. Potremmo infatti dire che il COVID-19 ha favorito il ricorso a
canali distributivi diversi e che ognuno di questi ha avuto il suo ruolo.
Da segnalare che nonostante l’aumento nella percezione del ruolo dell’agricoltura di prossimità,
non sembra che gli esperti vedano un reale cambiamento favorevole ai circuiti locali e di piccola
scala, e, allo stesso tempo, non ci sia un effetto COVID-19 negativo sul sistema agroindustriale
convenzionale.
Indichi altri aspetti, non presenti nella lista precedente, che riguardano gli
impatti del COVID-19 sui sistemi alimentari
A completare quest’area del questionario, che mira a raccogliere una valutazione da parte degli
esperti contattati, il quesito consente di evidenziare ulteriori aspetti dell’impatto. Utilizzando le
categorie di cui sopra anche in questo caso una prima area di impatto si può identificare sullo
stile di vita. Emergono quindi le modifiche delle abitudini domestiche (“ha aumentato la
consapevolezza dell'igiene e degli alimenti”, “ha fatto riscoprire ai consumatori la dimensione
del pasto in casa”) e del ruolo del cibo nella nostra vita (“Sono convinto che l'obbligo di restare a
casa abbia "rieducato" la cittadinanza all'alimentazione e alla gastronomia”, “ha aumentato la
produzione di cibo essenziale in casa: pane, pasta, pizze”).
Una seconda area è quella del sociale, sottolineando la questione della povertà, della chiusura
delle mense – anche per l’impatto indiretto sulla disponibilità di cibo non consumato per le
mense sociali – e l’accesso agli orti. Diverse indicazioni hanno riguardato di nuovo l’area delle
potenziali modifiche strutturali del sistema tra cui spiccano le innovazioni distributive e della
logistica in genere (e-commerce, logistica, packaging, diffusione di reti dirette di vendita). Da
sottolineare che in questo caso è stata anche richiamata la questione ambientale sia perché il
COVID-19 ha evidenziato “il legame produzione intensiva - degrado ambientale - rischi di salute
pubblica” anche se “ solo a un pubblico di nicchia e già sensibile”, sia per avere aumentato lo
spreco alimentare.
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Driver degli impatti
Indichi i tre principali driver degli impatti del COVID-19 sui sistemi alimentari
individuati nelle domande precedenti (es. reddito, disoccupazione, salute, etc.)
In relazione al precedente quesito, agli esperti è stato chiesto di indicare quali siano stati i
principali fattori che hanno determinato le trasformazioni evidenziate. Coerentemente con ciò
che è stato segnalato circa le trasformazioni che hanno riguardato gli stili di vita, le
preoccupazioni economiche (reddito, occupazione, aumento della povertà relativa) sono di
gran lunga segnalate tra i driver principali. Queste si sono ripercosse soprattutto dal lato della
domanda, in particolare sulla capacità di spesa, ma ha inciso anche sull’aumento dei prezzi dei
prodotti alimentari. Tuttavia l’aumento della percezione della centralità del cibo nella vita
quotidiana è stato segnalato come fattore che ha contribuito a rafforzare la flessibilità delle
famiglie italiane in termini di diffusione di stili di vita e di consumo differenti. Un altro gruppo di
fattori coinvolge il lato dell’offerta alimentare, dove la mancata disponibilità di manodopera, le
restrizioni ai movimenti per recarsi presso i mercati, la sicurezza degli approvvigionamenti e le
difficoltà logistiche per produttori e filiere corte sono stati segnalati come fattori determinanti
per il concatenarsi di trasformazioni che si sono riversate in maniera sostanziale sul
funzionamento delle filiere. In questa situazione, il food delivery e la spesa a domicilio hanno
contribuito a mitigare alcune distorsioni che si sono verificate sui mercati alimentari al dettaglio.
Inoltre, un grande peso hanno rivestito le condizioni di salute o le preoccupazioni sanitarie dei
singoli individui, le incertezze circa la sicurezza alimentare degli alimenti (la c.d. food safety) e un
senso diffuso di paura e incertezza, tra i principali fattori alla base delle trasformazioni
evidenziate.
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Permanenza dei fenomeni
Indichi se i fenomeni elencati di seguito sono, in termini di probabilità,
momentanei e contingenti alla situazione emergenziale in atto, o sono invece
potenzialmente strutturali e si manterranno o manifesteranno nel
medio-lungo periodo, cioè alla fine dell’emergenza.
Molti dei fenomeni elencati nel quesito sono considerati dalla maggioranza dei rispondenti di
natura congiunturale e destinati ad esaurirsi al termine delle restrizioni e delle difficoltà legate
alle misure di contenimento della pandemia. Le principali eccezioni riguardano tre ambiti.
Il primo è relativo all’aumento della povertà alimentare e delle difficoltà di accesso al cibo, con
il conseguente incremento delle persone che fanno (e probabilmente continueranno a fare)
ricorso a diverse forme di assistenza alimentare. Questi due fenomeni sono ritenuti strutturali
rispettivamente dal 50% e dal 55,4% dei rispondenti.
Il secondo ambito riguarda l’aumento delle consegne a domicilio di prodotti alimentari e cibo
già cucinato. Si tratta di una delle trasformazioni recenti più evidenti nelle abitudini di consumo,
che è stata accelerata e amplificata dalle restrizioni alle mobilità ed è ritenuta strutturale dal
57,1% dei rispondenti.
Il terzo è infine relativo alla consapevolezza dei consumatori nei confronti del cibo in generale
(57,1%) e - in misura minore - della qualità del cibo (45,5%), probabilmente legata alla necessità di
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prestare maggiore attenzione alle fonti di approvvigionamento, durante il periodo del
lockdown.
Alcuni dei fenomeni sottoposti all’attenzione dei rispondenti sono considerati poco presenti o
strettamente congiunturali, in particolare per quanto riguarda:
●le difficoltà all’esportazione dei prodotti italiani (non presente o congiunturale per l’82,5
% dei rispondenti);
●le eventuali criticità sperimentate dalle filiere produttive, sia agroindustriali (non
presente o congiunturale per l’89,3%), sia di piccola scala (75,4%);
●i cambiamenti nelle abitudini di acquisto e nei consumi, relativamente all’aumento dei
consumi sia di prodotti essenziali (77,2%), di minor prezzo (70,2%), confezionati (86%) o
provenienti da filiere lunghe (64,3%), sia di cibo di prossimità (60,7%).
È interessante evidenziare come il parere degli esperti interrogati sia discorde riguardo all’entità
e alla durata di fenomeni che sono al centro del dibattito sugli effetti della pandemia sui sistemi
alimentari, in particolare in merito a:
●la crescita di importanza degli orti (ritenuta strutturale dal 40,1% dei rispondenti) e
dell’autoproduzione di cibo (41,1%);
●la percezione dell’importanza dell’agricoltura di prossimità (il cui aumento è percepito
come strutturale e destinato a permanere nel tempo solo dal 38,5% dei rispondenti)
●lo sviluppo di reti di produttori e di consumatori (46,4%)
●la percezione dell’importanza del commercio di quartiere e degli esercizi di vicinato
(45,6%).
I dati analizzati, relativamente a questo quesito, mostrano come gli esperti considerino i sistemi
alimentari generalmente resistenti e poco propensi a cambiamenti strutturali, perfino in
presenza di “shock” di entità importante, come quelli legati ai mesi di lockdown.
Indichi, secondo la sua percezione, quali altri fenomeni si stanno manifestando
attualmente e saranno solo temporanei e quali, invece, saranno strutturali e si
manterranno nel lungo periodo
Anche le caratteristiche dei fenomeni elencati dagli esperti interpellati in aggiunta a
quelli già presentati nel questionario, delineano i tratti di due possibili scenari
contrapposti.
Il primo vede un rafforzamento del ruolo dei canali di distribuzione alimentare
convenzionali e di grande scala, in particolare la GDO, favoriti dalla riduzione del
contatto diretto con il personale di vendita, dalla più semplice razionalizzazione e
rarefazione temporale delle spese alimentari e dalla difficoltà dei canali di vendita
alternativi e di prossimità a operare in un regime di distanziamento sociale e restrizione
alla mobilità individuale. Quest’ultimo elemento offre particolari elementi di interesse
dal punto di vista della governance del sistema del cibo: vengono infatti sottolineate la
discrezionalità degli amministratori locali riguardo al consentire o meno specifiche
pratiche di vendita (es. i mercati) e la fragilità delle reti caratterizzate da elementi di
informalità (es. alcuni mercati contadini).
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Il secondo scenario tratteggiato dai rispondenti vede invece una crescita del peso dei
canali di vendita alternativi (filiere corte, vendita diretta, etc.), pur senza prevedere
una crisi della GDO. Un accento particolare viene posto inoltre sulle pratiche di
autoproduzione di cibo e sull’aumento del tempo e dell’attenzione dedicate a cucinare
a casa e a gestire le scorte alimentari casalinghe.
Altri aspetti messi in evidenza riguardano la crescita della ristorazione take-away, un
generalizzato aumento della povertà e le difficoltà del settore agricolo, in particolare
per quanto riguarda il reperimento di manodopera specializzata.
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Sezione 2. SOLUZIONI, POLITICHE E
STRUMENTI
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Azioni nei territori
Indichi quali delle seguenti azioni sono state messe in atto, da parte di
istituzioni, associazioni o altre organizzazioni, nel contesto territoriale in cui sta
trascorrendo/ha trascorso il periodo delle misure restrittive imposte dal
governo
“Altro” include: Consegna a domicilio verso anziani, Bonus temporanei di spesa per alimenti in
supermercati, Consegna a domicilio per anziani e persone con patologie, Attivazione di 'spesa sospesa'
Le risposte a questa domanda mostrano come la diffusione di interventi specifici per mitigare
gli effetti negativi del lockdown (o per amplificarne gli effetti positivi) da parte delle istituzioni e
della società civile, sia inferiore alle attese, almeno nei territori di provenienza di chi ha risposto
al questionario.
Gli interventi più diffusi riguardano gli sforzi per garantire, anche nell’emergenza, livelli
adeguati di assistenza alimentare rivolta alle fasce più fragili della popolazione, attraverso
iniziative come la facilitazione logistica del recupero di alimenti (nel 41,4% dei casi), anche
attraverso hub temporanei (27,6%), la lotta allo spreco e il sostegno alle food banks (19%) o
pratiche come la spesa sospesa.
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A livello generale, il singolo intervento più diffuso è quello relativo al mantenimento
dell’apertura dei mercati cittadini e dei farmers’ market, nel rispetto delle misure di sicurezza,
indicato dal 48,3% dei rispondenti come presente sul proprio territorio.
Un altro ambito d’intervento sui territori, in reazione alle difficoltà del periodo di restrizioni, è
dato al supporto, diretto o indiretto, a specifici settori economici del sistema locale del cibo,
attraverso iniziative come il sostegno alla ristorazione privata con forme innovative di fruizione
(25,9%); l’istituzione di buoni spesa da utilizzare nei supermercati; il sostegno alla vendita
diretta delle aziende agricole, con la creazione di piattaforme logistiche (20,7%), buoni spesa
(24,1%) e permessi speciali per i gruppi d’acquisto solidale (19%).
Altre iniziative significative riguardano il monitoraggio sui prezzi (19%) e i servizi di consegna a
domicilio rivolti alla popolazione anziana.
In generale il dato principale che emerge dalle risposte a questa domanda è la bassa frequenza
delle iniziative presentate nei territori dei rispondenti, dato che probabilmente sottostima la loro
diffusione reale, a causa di bias presenti nel campione dei rispondenti o nel quesito stesso.
Politiche e azioni strategiche
Guardando in prospettiva, qual è il grado di priorità da assegnare alle seguenti
politiche e azioni strategiche riguardanti i sistemi alimentari locali? Indichi le
tre opzioni più importanti.
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Alla domanda su quali siano le più importanti e urgenti politiche e azioni strategiche da mettere
in atto per i sistemi alimentari locali l’indagine ha evidenziato in primo luogo il netto consenso
(16,7% delle preferenze) attribuito alle strategie e azioni rivolte alla favorire nei cittadini e
nelle istituzioni lo sviluppo di consapevolezza riguardo alle molteplici implicazioni legate
alla produzione e al consumo di cibo. È questo un segno della riconosciuta necessità di una
crescita tanto della nostra società quanto delle istituzioni in termini di conoscenze e
probabilmente anche di capacità di valutazione critica delle proprie scelte. Il termine
‘implicazioni’ incluso nella domanda lasciava volutamente intuire l’esistenza di elementi di
criticità da tenere in considerazione e rispetto ai quali posizionarsi. C’è dunque riconoscimento
del problema (scarsa o insufficiente consapevolezza) e della necessità di una sua soluzione.
In modo coerente, altrettanto marcato è il riconoscimento della necessità di porre rimedio ad
alcune significative criticità del sistema agroalimentare, a partire da quelle di natura etica
come lo sfruttamento del lavoro in agricoltura e lo spreco che si realizza lungo la filiera,
favorendone la conversione in valore sociale (rispettivamente 12,5 e 11,8%).
Segue l’importanza attribuita alla creazione di condizioni favorevoli per una riorganizzazione
dei sistemi alimentari su scala locale, migliorando l’efficienza dell’incontro tra produzione e
consumo locale attraverso piattaforme logistiche (11,1%), ma anche mettendo in atto azioni per
riequilibrare i rapporti di forza tra gli attori del sistema distributivo, a favore del commercio di
piccola scala (10,4%). Significativo è il consenso rivolto all’ulteriore sviluppo delle varie espressioni
della filiera corta, siano esse promosse/gestite da produttori che da cittadini-consumatori (9,7%).
In forma integrata rispetto alla creazione di un adeguato ‘ambiente alimentare’, si ritiene
importante creare condizioni per un’azione consapevole da parte tanto dei cittadini che delle
istituzioni. Questo agendo sullo sviluppo di consapevolezza del valore della qualità nutrizionale e
salutistica del cibo (6,3%) e, a seguire, sullo sviluppo di conoscenza dei sistemi di produzione
locali e delle relative filiere di prossimità (5,6%). Questi aspetti sono ritenuti da alcuni
pre-condizioni essenziali per lo sviluppo dei sistemi alimentari locali.
Tra le politiche e azioni strategiche ritenute importanti da un minor numero di rispondenti (4,9%
delle preferenze), si evidenzia, accanto al rafforzamento dell’agricoltura contadina, di piccola
scala, integrata nei circuiti di consumo locale e allo sviluppo tra i cittadini di consapevolezza del
proprio ruolo nello sviluppo dei modelli alimentari, il favorire lo sviluppo di relazioni più
continuative, stabili ed eque tra grande distribuzione e produzioni locali, intravedendo in questa
evoluzione un fattore importante nello sviluppo dei sistemi alimentari locali.
Indichi quali altre politiche, strumenti, incentivi, agevolazioni, dovrebbero
essere attivate dalle amministrazioni, indicando il livello territoriale più
appropriato (Comune, Città Metropolitana, Regione, territorio nazionale)
Alla richiesta di quali altre possibili azioni potrebbero essere messe in atto da parte pubblica e a
quale livello istituzionale le risposte mostrano una significativa convergenza in termini sia di
tipologia che di livello di interventi.
È evidenziata l’importanza di un intervento del legislatore a livello nazionale per creare
condizioni favorevoli allo sviluppo dell’agricoltura e del commercio locali e di piccola scala e
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per spingere attori importanti dell’attuale sistema agroalimentare - la grande distribuzione - ad
adottare forme di gestione più coerenti rispetto allo spreco di cibo e favorevoli ad una sua
ri-valorizzazione in termini sociali (donazioni alimentari). In generale, si attribuisce a questo
livello il ruolo di individuare adeguati strumenti di regolamentazione, incentivazione e supporto
finanziario, nel rispetto però di una esigenza di semplificazione in termini burocratici.
Al livello regionale si chiede la predisposizione di ulteriori strumenti di agevolazione e di
compensazione, in particolare attraverso le politiche di sviluppo rurale, ma anche azioni nel
campo dell’informazione alimentare per supportare i processi di ri-territorializzazione dei
circuiti alimentari.
È tuttavia soprattutto al livello locale – comune, città metropolitana – che vengono indicate
molte possibilità di intervento. Queste vedono il ruolo importante attribuito alla definizione e
messa in atto di politiche alimentari, che prevedano la partecipazione attiva delle espressioni
della società civile. All’interno di queste politiche integrate o più in generale si evidenzia la
necessità di azioni specifiche: l’adozione di misure a favore dell’agricoltura di prossimità (in
alcuni casi individuata nella forma di agricoltura biologica e di piccola scala), delle relazioni
dirette tra produttori e consumatori (mercati contadini, CSA) e del piccolo commercio (rispetto
alla grande distribuzione), della sicurezza alimentare per le fasce deboli (attraverso un
rafforzamento della pratica delle donazioni alimentari); l’attuazione di percorsi educativi sulle
buone pratiche di sostenibilità ambientale, sociale e culturale legate alla produzione e al
consumo di cibo; la messa a disposizione di infrastrutture logistiche per favorire forme
innovative di distribuzione (es. acquisto online, consegne a domicilio).
A monte della messa a punto di azioni a livello territoriale (dal comunale al regionale) viene
indicata l’utilità di una mappatura concertata dei sistemi locali del cibo, come primo passo
per mettere insieme tutti gli attori coinvolti e favorire un approccio integrato e sistemico.
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Modelli di governance
Nell’ambito delle politiche locali del cibo, i modelli di governance rivestono un
ruolo centrale. Quali dei seguenti elementi potrebbero essere necessari per la
realizzazione di sistemi locali di governance adeguati a gestire lo sviluppo dei
sistemi alimentari di domani? In quale misura dovrebbero trovare
applicazione in politiche locali del cibo? Attribuire un peso tra 1 e 5
Nell’ambito delle politiche locali del cibo, la costruzione di adeguati sistemi locali di governance
riveste un ruolo centrale. L’indagine si è soffermata anche su questo aspetto per far emergere
l’importanza attribuita alle diverse possibili aree di intervento nell’ambito delle politiche locali
del cibo. Risulta evidente, in primo luogo, il notevole peso attribuito a questo aspetto in
generale: la valutazione dell’importanza delle varie azioni possibili va da 3,8 a 4,4, valori quindi
decisamente elevati.
Entrando nel dettaglio, è significativo come la maggiore importanza venga attribuita in primo
luogo al coinvolgimento delle istituzioni legate all’educazione e degli operatori della
ristorazione, privata e collettiva, presenti sul territorio. Sembra emergere un’attenzione
prioritaria verso soggetti che possano avere un effetto di amplificazione dell’azione messa in
atto: da una parte soggetti che possono svolgere un ruolo importante nella creazione di
consapevolezza e conoscenze, in particolare nei giovani; dall’altra soggetti che possono
contribuire molto, con le loro scelte di approvvigionamento, al rafforzamento e all’evoluzione dei
sistemi produttivi locali.
L’attenzione si rivolge subito dopo (4,3) ai soggetti direttamente coinvolti nelle pratiche di
produzione e consumo. Segue infatti immediatamente, in termini di importanza, la preferenza
accordata al coinvolgimento dei cittadini-consumatori e degli agricoltori locali, in tutte le
loro configurazioni. Nel caso degli agricoltori la domanda prevedeva la partecipazione anche di
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tipologie generalmente poco rappresentate, riconoscendo l’importanza di una visione nuova
della stessa agricoltura con cui le comunità urbane possono connettersi. In entrambi i casi la
domanda faceva inoltre riferimento all’opportunità di un coinvolgimento ‘effettivo’, attraverso
modalità atte a consentire una partecipazione attiva, e la rilevanza di questo aspetto è
sottolineato dal peso subito dopo attribuito all’importanza di rispettare i risultati di questi
processi partecipativi (4,2) come anche, a poca distanza (4,0) da quello attribuito alla messa in
atto di azioni volte a garantire meccanismi decisionali democratici. L’attenzione rivolta alla
creazione di condizioni realmente partecipative e innovative nell’apertura a soggetti non
sempre rappresentati dalle tipologie tradizionali delle rappresentanze è rimarcata anche nel
favore rivolto ad altre voci.
Il coinvolgimento di tutti gli attori delle filiere nella definizione e implementazione delle
politiche locali del cibo si estende alle imprese agroalimentari locali (4,2) e agli operatori del
commercio alimentare di piccola scala (4,1). Altrettanta importanza viene attribuita al
coinvolgimento di tutte le componenti amministrative e politiche dei governi locali, a
diverso titolo interessate dalle/alle pratiche alimentari. Emerge qui la consapevolezza
dell’importanza di un approccio integrato (intersettoriale) alle questioni del cibo,
considerato in tutte le sue valenze e implicazioni, ma anche l’attenzione verso la creazione di
condizioni di forte impegno da parte del soggetto pubblico, dove la volontà politica sappia
tradursi in strategie ben ancorate sul piano istituzionale e profondamente condivise dalle
strutture di governo. Accanto all’importanza rivestita dalla costruzione di un adeguato contesto
politico-amministrativo a livello locale si accompagna il riconoscimento della necessità di
un’attivazione di spazi istituzionali di confronto sul tema delle politiche locali del cibo a
livello nazionale, in una dimensione di governance multi-livello (4,1).
Infine, accanto al peso attribuito al coinvolgimento di altri attori locali, a diverso titolo coinvolti
nelle questioni del cibo (terzo settore, autorità sanitarie locale, grande distribuzione) (3,8), si
evidenzia l’attenzione rivolta alla creazione di interazioni fuori dal contesto locale, con altre
realtà simili, per scambiare esperienze e cogliere opportunità di sviluppo (finanziamenti,
progetti).
Indichi quali altre politiche, strumenti, incentivi, agevolazioni, dovrebbero
essere attivate dalle amministrazioni, indicando il livello territoriale più
appropriato (Comune, Città Metropolitana, Regione, territorio nazionale)
Alla richiesta di quali eventuali altri strumenti di governance, anche alla luce delle
trasformazioni e degli impatti indotti dal COVID-19, andrebbero favoriti o rafforzati, emerge
nuovamente l’importanza attribuita alla esistenza di spazi di governance democratica del
cibo, a livello urbano o territoriale (es. consigli del cibo, biodistretti), in cui attraverso
metodologie partecipative i produttori e i cittadini-consumatori possano partecipare alle
decisioni relative ai sistemi alimentari locali.
Altro aspetto è quello della responsabilità del soggetto pubblico, a livello locale e nazionale, nella
creazione di condizioni favorevoli per lo sviluppo di sistemi produttivi e di distribuzione di
piccola scala (agricoltura contadina, piccola distribuzione organizzata, piattaforme locali).
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Infine, si richiama la necessità di un’azione di supporto allo sviluppo di consapevolezza,
conoscenza e responsabilità sociale attorno alle questioni del cibo.
Opportunità per i sistemi alimentari
Quali opportunità questa crisi aprirà verso il superamento dei nodi che
affliggono gli odierni sistemi alimentari e una loro riorganizzazione e
pianificazione in un’ottica di sostenibilità?
Le risposte al presente quesito hanno evidenziato che la crisi può offrire l’opportunità di
ripensare le modalità di interazione tra produzione, distribuzione e consumo di cibo; dare
centralità al ruolo del cibo; mettere a sistema le numerose soluzioni innovative cui hanno fatto
ricorso diversi attori nelle fasi più acute dell’emergenza, trasformandole in azioni durature e
cambiamenti di sistema.
Più specificamente, le opportunità attivate dal COVID-19 per accelerare la transizione dei sistemi
alimentari verso una maggiore sostenibilità possono essere sintetizzate in cinque punti
essenziali:
●Un aumento della percezione del valore e della centralità del cibo – riconosciuto come
“servizio essenziale” durante il lockdown. Un tema che potrebbe aprire delle opportunità
a livello di comportamenti individuali, ad esempio, in termini di riduzione dello spreco.
●La possibilità di riorganizzazione delle filiere distributive, per favorire l'attribuzione del
valore sull'intera rete di soggetti e attività coinvolte, con un maggiore scambio diretto tra
produttori e consumatori. Affrontare la questione dei braccianti agricoli e del reddito in
agricoltura.
●La possibilità di rafforzare l'impegno dell'amministrazione pubblica nel garantire la
sicurezza alimentare ed innestare una programmazione di sistemi di governance
permanente a livello urbano, in particolar modo per l'organizzazione dei sistemi locali
alimentari e per la gestione stabile dei sistemi di aiuti sociali, anche attraverso una
collaborazione costruttiva con i gruppi del terzo settore.
●La possibilità riconoscere, a livello politico e collettivo, l'importanza di relazioni di
prossimità tra produttori e consumatori e di sistemi alimentari territoriali ispirati
all'agroecologia e alla sovranità alimentare. Questa è un’opportunità per ridisegnare le
fasi della filiera del cibo in un'ottica territoriale e sostenibile, aumentando l’accesso al
cibo da filiera corta.
●L’opportunità di una maggiore sensibilizzazione sulle diverse sfaccettature del concetto
di salute (compresa quella alimentare) e di analisi approfondite su come le pandemie
mettono a rischio i sistemi alimentari.
Tra le preoccupazioni evidenziate, il fatto che la crisi economica pressi gli Stati spingendoli a
scelte più rapide, per superare le emergenze, e non sostenibili.
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Impatto sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile
Indichi, a suo avviso, in quale misura il COVID-19 impatterà sul raggiungimento degli
Obiettivi di Sviluppo Sostenibile legati allo sviluppo e alle politiche dei sistemi
alimentari urbani
Il quesito ha esaminato la previsione dell’impatto del COVID-19 sul raggiungimento degli
Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Per sei obiettivi, prevalentemente di natura sociale, la
previsione è quella di un forte rallentamento. In particolare, il 50% dei rispondenti ha
evidenziato un forte rallentamento nell’avanzamento verso l’obiettivo di azzerare la povertà,
strettamente connesso al garantire un’occupazione dignitosa e una crescita economica (40,7%),
alla sicurezza alimentare (36,2%). Forti rallentamenti sono inoltre riscontrati negli obiettivi legati
alla riduzione delle disuguaglianze (35%), l’uguaglianza di genere (29,5), la salute e il benessere
della popolazione (29,2%).
È interessante evidenziare come per alcuni Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, principalmente
quelli di natura ambientale, si evidenzi un’opportunità di leggera accelerazione. Ad
esempio, consumo e produzione responsabili (54,7%), acqua pulita e igiene (47,4%), vita sulla
terra (45%), agire per il clima (41,7%). Per il 46,7% dei rispondenti, il target relativo a città e
comuni sostenibili potrebbe accelerare per effetto dell’azione del COVID-19, così come la
collaborazione e partnership per la transizione verso lo sviluppo sostenibile (39.5%).
Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che vedranno un forte rallentamento:
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Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che vedranno una lieve accelerazione:
Il ruolo della Rete Italiana Politiche Locali del Cibo
Indichi quale può essere il ruolo che la Rete Italiana Politiche Locali del Cibo può
svolgere alla luce delle trasformazioni e degli impatti indotti dal COVID-19
Nel contesto delle sfide che la pandemia ha aperto sui sistemi alimentari locali, gli esperti
ritengono che la Rete Italiana Politiche del Cibo possa svolgere molteplici ruoli, in
considerazione delle attività che ha portato avanti dalla sua fondazione (gennaio 2018) in poi. In
particolare, tre grandi gruppi di attività dovrebbero essere promossi per fare in modo che
l’analisi dei fenomeni e le esperienze maturate durante e dopo il COVID-19 siano messe a
sistema e restituite alla rete di ricercatori, esperti, amministratori, ma anche cittadini e
interessati che la animano:
●Coordinamento e proposta: coordinare e garantire l'organicità delle diverse posizioni di
tutti gli attori a titolo diverso interessati alla costruzione di un sistema alimentare locale,
equo, sostenibile, valorizzando le varie provenienze disciplinari professionali e il loro
radicamento nei territori. Questo dovrebbe portare la Rete a porsi come interlocutore
privilegiato, a livello locale e nazionale, dotato di una visione a lungo termine e portatore
di una sintesi che sia in grado di chiedere con forza l’adozione e il rafforzamento di
politiche del cibo;
●Advocacy e dialogo con le istituzioni: in maniera complementare al primo punto, la
Rete dovrebbe dialogare con le istituzioni locali e centrali (soprattutto Ministeri) per
chiedere la responsabilizzazione rispetto alle tematiche delle politiche del cibo affinché
queste non ricadano solo sulle spalle del terzo settore o sull’iniziativa dei singoli, bensì
facciano parte di risposte pubbliche strutturate. Si tratta, in sintesi, di assumere un ruolo
di advocacy al fine di portare i temi a un livello politico e istituzionale superiore,
attraverso l’adozioni di posizioni pubbliche sostenute da position papers e dalla presenza
sui media;
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●Trasferimento di conoscenze ed esperienze: gli esperti confermano il ruolo che la Rete
ha assunto fin dai primi mesi di “vita”, ovvero la mappatura, raccolta, organizzazione e
distribuzione di buone pratiche, innovazioni e opportunità utili ai membri della Rete. In
questo contesto, sarà importante divulgare in misura crescente conoscenza scientifica di
produzione della Rete stessa, mettendo in condivisione avanzamenti e soluzioni
percorribili a livello locale e sovra-locale. Viene data particolare enfasi alla potenzialità
della Rete di aumentare la consapevolezza dei consumatori nei confronti della qualità
del cibo e sulla sostenibilità dei sistemi alimentari.
Altre suggestioni sul ruolo della Rete riguardano la creazione di spazi di dialogo e confronto,
altra attività che i coordinatori si sono sempre preoccupati di garantire fin dagli inizi,
l’approfondimento delle attività di ricerca per l’analisi dei fenomeni e per immaginare scenari
di policy e l’azione diretta sui territori tramite la creazione di consigli del cibo. A tal proposito si
ricorda che molti membri della Rete sono impegnati nei rispettivi territori tramite azioni di
promozione di politiche del cibo e strutturazione di arene di dialogo quali i food council.
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La Rete Italiana Politiche Locali del Cibo è nata nel gennaio 2018. La struttura di governance si
compone di un Gruppo di Coordinamento e di una Segreteria Organizzativa.
Gruppo di Coordinamento:
Egidio Dansero (coordinatore), Università di Torino; Mariavaleria Mininni (vice-coordinatrice),
Università della Basilicata; Giaime Berti, Scuola Superiore Sant’Anna; Gianluca Brunori,
Università di Pisa; Andrea Calori, Està; Francesca Forno, Università di Trento; Davide Marino,
Università del Molise; Matteo Puttilli, Università di Firenze; Adanella Rossi, Rete Italiana di
Economia Solidale; Giampiero Mazzocchi, CREA.
Segreteria Organizzativa:
Panos Bourlessas, Università di Torino; Bianca Minotti, Czech University of Life Science Prague;
Angelica Pianegonda, Università di Trento; Vittoria Santarsiero, Università della Basilicata; Chiara
Spadaro, Università di Padova; Simona Tarra, Università del Molise; Maria Vasile, Università di
Leiden; Francesco Vittori, Università di Bergamo.
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