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Una finestra su Monfalcone
La zona umida del Lisert
LICEO SCIENTIFICO MICHELANGELO BUONARROTI
Spartina maritima
Arthrocnemum fruticosum
Atriplex portulacoides
Puccinellia festucaeformis
Triglochin maritimum
Juncus maritimum
Bolboschoenus maritimus
Phragmites australis
Elymus atherica
Amorpha fruticosa
Bolboschoenus maritimus
Phragmites australis
Elymus atherica
Amorpha fruticosa
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Una finestra su Monfalcone
La zona umida del Lisert
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Il recente piazzale di Portorosega nel 2008 (sopra) e
nel 2009 (sotto): al posto delle auto si notano alcu-
ni cumuli di materiali ferrosi.
Questa seconda edizione, pur lasciando immu-
tata la struttura della precedente, nasce a
seguito di diversi fattori intervenuti da allora:
•l’esigenza di integrare ed emendare alcune
carenze presenti nella prima versione;
•il processo di elaborazione, attualmente in
corso, del piano di gestione dell’area SIC
Carso Triestino e Goriziano;
•il permanere di aree adiacenti la zona tute-
lata tuttora non protette, il cui pregio natu-
ralistico si arricchisce da un anno all’altro,
rendendo evidente la necessità di un inter-
vento di conservazione più ampio.
La recente crisi economico-finanziaria mondia-
le ha proposto con maggior forza l’opportunità
di rivedere il modello di sviluppo indirizzando-
lo ad una maggiore sostenibilità non solo eco-
nomica, ma anche ambientale. Come ha sotto-
lineato il presidente degli Stati Uniti Barack
Obama nel suo discorso di insediamento (20
gennaio 2009): … (non) possiamo consumare le
risorse del pianeta senza pensare alle conseguen-
ze. Perché il mondo è cambiato, e noi dobbiamo
cambiare insieme al mondo.
Noi pensiamo che oggi anche nel contesto loca-
le si debba porre una rinnovata attenzione
all’ambiente ed ai “servizi” che quotidianamen-
te esso ci fornisce, anche in termini di benesse-
re e qualità della vita: in un mondo che cambia
anche una zona industriale come il Lisert va
guardata e gestita con occhi nuovi.
PERCHÉ UNA SECONDA EDIZIONE
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Il progetto “Una finestra su Monfalcone“ha
certamente contribuito a favorire la conoscen-
za e la comprensione degli studenti del nostro
Liceo di una parte del territorio che non tutti i
monfalconesi conoscono e sono in grado di
apprezzare. Il loro lavoro è riuscito ad inserirsi,
con grande efficacia, all’interno delle iniziative
di “Agenda 21 locale”. Questo programma,
avviato alcuni anni fa dall’Amministrazione
comunale, ha inteso favorire la collaborazione
tra le varie componenti economiche, sociali,
educative ed istituzionali, nell’opera di soste-
gno delle istanze di sostenibilità degli interven-
ti e di fruibilità delle risorse naturali della
nostra area.
Con il prezioso aiuto dei loro insegnanti, i ragaz-
zi hanno avuto l’opportunità di addentrarsi
nello studio di una località di grande interesse
scientifico, hanno potuto valorizzarla, e, grazie
all’inserimento nell’Agenda 21 che favorisce la
consapevolezza e la responsabilità nei confronti
dell’ ambiente in cui ognuno di noi vive, sono
riusciti anche a cogliere la dimensione “globale”
dei loro studi. Grazie a questo progetto la “fine-
stra” si è aperta su un mondo che, in futuro, essi
saranno meglio in grado di apprezzare e di
difendere da interventi inutili e dannosi.
Silvia Altran
Assessore all’Istruzione del Comune di Monfalcone
Il coinvolgimento attivo e partecipe degli stu-
denti sul tema delle zone umide di Monfal-
cone, in particolare la Cassa di Colmata del SIC
(Sito di Importanza Comunitaria) - Foce del
Timavo, è stato espressione di un impegno di
promozione culturale di cui va dato ampio
riconoscimento alle docenti di scienze natura-
li, Augusta Scaramuzza e Giulia Realdon, per-
sonalità di assoluto rilievo, con le quali gli stu-
denti hanno maturato competenze tecniche e
metodologiche, passione per la ricerca, senso
civico, rispetto e amore per l’ambiente, un
bene tanto importante quanto fragile a cui
dedicare attenzione e cura.
Il Comune di Monfalcone ha trovato dunque
nel Liceo Buonarroti un riferimento sicuro, un
compagno di viaggio nel tormentato processo
verso lo sviluppo sostenibile.
La vera Finestra su Monfalcone si rivela dunque
il mondo della scuola, luogo della formazione e
della partecipazione, intensa e coraggiosa, allo
sviluppo del Territorio. Ma obiettivo di questa
L’area di grande rilevanza naturalistica del Lisert ha avuto negli studenti del Liceo Scientifico “M.
Buonarroti” di Monfalcone un osservatorio speciale.
pubblicazione è anche la condivisione: essa
infatti si pone lo scopo di far prendere coscien-
za ai cittadini del monfalconese della propria
“storia” ambientale, dalle fasi di risanamento
delle paludi del Lisert, già regno dell’Anopheles,
e della sistemazione delle rogge alla ricerca di
spazi d’insediamento industriale, con il
Cantiere Navale Triestino ed il Consorzio del
Lisert - per iniziativa di un comitato di indu-
striali e di cittadini, tra i quali Alberto Cosulich
-sino alla costituzione del SIC Foce del Timavo,
con specie vegetali ed animali che vantano ele-
vato pregio naturalistico.
Icontributi del disegnatore, ornitologo e natu-
ralista Paolo Utmar completano l’opera, che
vuole segnare un qualificato apporto alla realiz-
zazione degli obiettivi di Agenda 21 offerto dal
mondo della scuola, in primo luogo dagli stu-
denti.
Siamo alla seconda pubblicazione sul tema, un
bel risultato denso di soddisfazioni: un modo
efficace con cui i nostri giovani ci invitano a
guardare avanti con ottimismo e speranza.
La Dirigente Scolastica
Laura Fasiolo
La seconda edizione del volume “Una finestra
su Monfalcone” documenta un’attività che
viene realizzata da anni nelle classi terze
dell’Istituto Michelangelo Buonarroti grazie
all’impegno, alla preparazione e all’entusiasmo
delle docenti di Scienze.
Nel proporre agli studenti le esperienze
descritte dal testo, che hanno previsto appro-
fondimenti di conoscenze specifiche, attività
svolte sul campo e riflessioni su quanto osser-
vato e sperimentato, le docenti hanno seguito
l’approccio tipico dell’Educazione ambientale e
allo sviluppo sostenibile,che mira non solo a
trasmettere saperi ai giovani, ma anche a pro-
muovere in essi atteggiamenti e comportamen-
ti consapevoli e responsabili.
Con queste iniziative hanno così cercato di far
comprendere agli studenti la complessità delle
relazioni tra natura e attività umane, tra risorse
edinamiche della produzione e del consumo,
per formarli alla cittadinanza attiva e promuo-
vere in essi comportamenti critici e propositivi
verso il proprio contesto ambientale.
Ritengo che un’esperienza quale quella docu-
mentata dal volume sia molto importante per
gli studenti dell’Istituto, in quanto contribuisce
acostruire in loro il senso di identità e le radi-
ci di appartenenza, a sviluppare il senso civico
edi responsabilità verso la res publica,adiffon-
dere la cultura della partecipazione e della cura
per la qualità del proprio ambiente.
La Dirigente Scolastica
Isabella Minon
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PRESENTAZIONE
Come è ormai tradizione da alcuni anni nel
nostro liceo, abbiamo raccolto i materiali pro-
dotti dagli studenti nel corso delle attività realiz-
zate sul territorio a partire dall’anno scolastico
2004-2005.
Il presente lavoro è dunque il risultato del pro-
getto di educazione ambientale svolto dagli stu-
denti delle classi terze e quarte A, B, AS e C del
Liceo Scientifico “M. Buonarroti” di
Monfalcone, nell’ambito del quale si sono stu-
diate le zone umide di Monfalcone, in particola-
re la Cassa di colmata del SIC (Sito di
Importanza Comunitaria) Foce del Timavo,
attualmente inglobato nel più esteso SIC Carso
Triestino e Goriziano.
Il progetto Una finestra su Monfalcone èinserito
nella Agenda 21 locale, di cui il Comune si è
fatto promotore e a cui la scuola partecipa atti-
vamente da anni nella consapevolezza che lo
sviluppo sostenibile porta con sé il concetto di
compartecipazione e che l’ambiente deve essere
percepito come bene affidato alla responsabilità
collettiva dei cittadini, anche nel loro processo
di formazione scolastica.
Il progetto, co-finanziato dal Ministero della
Pubblica Istruzione nell’ambito del “Centro di
Esperienza per la Biodiversità” (Rete Regionale
di Educazione alla Biodiversità) e dalla Regione
attraverso LaREA (Laboratorio Regionale di
Educazione Ambientale), è stato realizzato negli
anni scolastici 2004-‘05 e 2005-’06, coinvolgen-
do complessivamente 260 ragazzi.
Gli studenti insieme alle loro insegnanti di
scienze e sotto la guida dell’ornitologo Paolo
Utmar si sono documentati ricercando informa-
zioni e dati bibliografici, effettuando diverse
uscite nell’area di studio dalla fine dell’inverno
alla primavera inoltrata, svolgendo misurazioni
con strumenti in parte costruiti dai ragazzi e rac-
cogliendo una serie di dati riguardanti le carat-
teristiche chimico-fisiche delle acque e gli orga-
nismi presenti.
In seguito a queste attività ci siamo resi conto
di aver accumulato notevoli esperienze ed una
certa quantità di materiali interessanti su
un’area di grande rilevanza naturalistica, ben-
ché “assediata” da insediamenti industriali e
portuali.
Pertanto, con l’abituale entusiasmo, abbiamo
deciso di mettere sulla carta il nostro lavoro,
producendo un piccolo contributo alla cono-
scenza e, si spera, all’ampliamento della tutela di
questo ambiente particolare, tanto pregiato
quanto fragile.
Si pensi che in questa zona, dopo essere stata
dichiarata estinta (1987), vive l’unica popolazio-
ne nota al mondo di Zeuneriana marmorata
(grillastro marmorato), che col suo “canto”
allieta l’ambiente delle risorgive.
L’opera è il risultato di diversi contributi: alcune
riflessioni di Paolo Utmar (autore anche dei
disegni), i materiali prodotti dagli studenti coor-
dinati dalle insegnanti di Scienze naturali, le
proposte scaturite dall’analisi dei dati raccolti e
dal confronto dei soggetti coinvolti.
In questa fase del lavoro abbiamo ritenuto
importante focalizzare l’attenzione particolar-
mente sull’avifauna, che rappresenta la maggior
espressione della biodiversità dell’area.
Siamo ovviamente consapevoli dei limiti di que-
sto lavoro che non può certo essere ritenuto
esaustivo, ma che raccoglie comunque una serie
di informazioni utili per la conoscenza e la valo-
rizzazione dell’area, assieme alle nostre idee e
proposte per il futuro della zona Lisert.
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Zeuneriana marmorata:Amaschio, B femmina (foto di P. Fontana)
ZZEEUUNNEERRIIAANNAA MMAARRMMOORRAATTAA(Fieber, 1853) – GRILLASTRO MARMORATO
Endemismo estremamente localizzato nelle coste alto-adriatiche, è stato ritrovato nel 1996 da
Kleukers e Fontana nella zona del Lisert tra il canale Locavaz, le risorgive delle Moschenizze e
l’area dei Tavoloni.
Recentemente tale specie è stata rinvenuta anche nella Slovenia centrale (Gomboc e ?egula, 2005).
Grillo di dimensioni medio-grandi (16-21mm) e di forma tozza. Il colore di fondo è nero con teg-
mine (ali anteriori leggermente sclerificate ricoprenti, nella posizione di riposo, quelle posteriori
che risultano membranose) di colore bruno scuro. Il maschio è riconoscibile per i cerci (appendi-
ci addominali terminali) dilatati alla base e con un dente ricurvo rivolto verso l’interno (a riposo è
coperto dalla lamina sopra-genitale).
Canta sia di giorno che di notte, emettendo corti versi ripetuti abbastanza regolarmente con fre-
quenza di circa 3 al secondo.
Vive nelle zone umide prossime al mare con vegetazione a Carex e Juncus, mimetizzandosi tra le
infiorescenze (Juncus) e nascondendosi se disturbato.
A causa della sua estrema rarità e della vulnerabilità del suo habitat, la specie deve essere conside-
rata a forte pericolo di estinzione.
Foce del Timavo: canneto esposto a marea e velma sullo sfondo
AB
9
Dal mito degli Argonauti che pare passarono
sul Timavo con il vello d’oro, alle Isole Clare
ora in gran parte spianate, per finire al Gobbo
rugginoso (Oxyura leucocephala) ed al
Tarabuso (Botaurus stellaris) che si azzarda a
cantare nei pressi delle fabbriche, tutto al
Lisert appare estremo e contraddittorio. Il
nome stesso evoca a seconda delle persone e
delle occasioni una delle due zone industriali di
Monfalcone, il casello dell’autostrada, un porto
industriale, degli approdi per la nautica da
diporto o una zona di interesse storico e natu-
ralistico. Tra gli ornitologi e birdwatcher rap-
presenta un sito di presenze e osservazioni
spesso molto interessanti e rare.
Il Lisert, stretto tra molteplici e potenti pressio-
ni antropiche sarà auspicabilmente un banco di
prova della volontà e capacità di far coesistere
lo sviluppo portuale e industriale con il mante-
nimento delle peculiari caratteristiche paesag-
gistiche ed ecosistemiche. Migliaia di anni di
storia e di isole scomparse per poi arrivare ad
un passo dalla soluzione finale, con la scompar-
sa di canneti, boschi e risorgive fino al Timavo
ed una zona tutelata (il SIC) circondata da
depositi e stabilimenti. Ritengo, a costo di esse-
re retorico, che una politica lungimirante
debba pensare anche a chi verrà dopo, a dove
faremo vivere le generazioni future. Cambiare
la destinazione di parte della zona e ottimizza-
re l’utilizzo della parte produttiva potrebbe
essere una scelta politica saggia e di lungo
respiro.
Il quadrante di 20 km di lato posto a cavallo tra
le province di Gorizia e Trieste e comprenden-
te la zona del Lisert nell’ “Atlante degli Uccelli
nidificanti in Italia” (Meschini & Frugis, 1993
con dati raccolti tra il 1983 ed il 1986), ha avuto
il massimo numero di specie nidificanti a livel-
lo nazionale con ben 139 entità presenti. Carso,
costa alta e bassa, paludi, boschi e zone agrico-
le insieme a paesi e città creano un mosaico di
ambienti che si riflette su una ricchezza fauni-
stica forse inaspettata in un territorio così
antropizzato. Siamo quindi in prima linea per
il mantenimento della biodiversità, ambizioso
Canneto del Lisert (“Canneto del Tarabuso”), probabile habi-
tat riproduttivo della specie nel periodo aprile-maggio 2004.
DIVAGAZIONI SUL LISERT
(Paolo Utmar)
Timavo, la freccia indica un Tarabuso (Botaurus stellaris)
durante lo svernamento (10 febbraio 2005).
… porre l’altro prima dell’io e una concezione dell’umanità che, prima degli uomini, pone la vita.
Claude Lévi-Strauss
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Folaga
Oca selvatica
Cannareccione
Cigno reale
Tarabusino
Tarabuso
Germano reale
Porciglione
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Folaga
Oca selvatica
Cannareccione
Cigno reale
Tarabusino
Tarabuso
Germano reale
Porciglione
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obbiettivo che l’Unione Europea
si propone di raggiungere entro il
2010. Qualcuno dirà che per certi
ambientalisti un po’ estremi qual-
siasi sito ricco di natura è partico-
larmente degno di tutela e credo
ci sia del vero sia nell’affermazio-
ne che nella critica. Spesso c’è
una prevalenza di un aspetto:
geomorfologico, vegetazionale o
faunistico nelle zone trattate. Le
aree più interessanti in genere
presentano tutti questi aspetti.
Mentre Cavana – Schiavetti,
ambito per certi versi più natura-
le, risulta ricco dal punto di vista
botanico, la parte litoranea del
Lisert (SIC e canneto) si distin-
gue per la ricchezza ornitica. Per
alcune specie di uccelli è uno dei
pochi se non l’unico sito ripro-
duttivo stabile o saltuario nella
regione Friuli Venezia Giulia:
Fraticello (3-4 siti in regione),
Fratino (unico sito “coloniale”),
Tarabuso (3 siti di nidificazione
probabile), Avocetta (nel 2004 c’è
stato l’unico tentativo di nidifica-
zione nella regione). Si ritiene
pertanto che, pur nella sua artifi-
cialità, la Cassa di Colmata e le
zone retrostanti siano particolar-
mente attrattive per l’avifauna. Il
numero di specie nidificanti e di
quelle osservate è altissimo e
purtroppo non è possibile fornire
qui una lista completa.
I modi bruschi degli italiani (specie al Nord)
dipendono, con ogni evidenza, da una forma di
malumore sociale crescente. Di scontentezza
latente. Sociologia e analisi politica concordano,
in genere, nella descrizione di comunità bene-
stanti ma incerte del futuro, preda di acidi fumi
xenofobi, innervosite dallo stordente rimescola-
mento di prospettive che la globalizzazione ha
indotto (M. Serra, Il Venerdì di Repubblica del
7 luglio 2006). Personalmente credo che uno
Area industriale presso Groningen (Olanda) con zona umida ricostruita dove
nidificano la Moretta (Aythya fuligula) e la Beccaccia di mare (Haematopus
ostralegus): un futuro assicurato.
Area industriale Lisert con stagno frequentato da numerose specie di uccelli
tra cui Tarabuso (Botaurus stellaris), Tarabusino (Ixobrychus minutus),
Mestolone (Anas clypeata) e Moretta tabaccata (Aythya nyroca): quale futuro?
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sviluppo in prevalenza quantitativo, che porti ad
una squilibrata utilizzazione a scopi produttivi del
territorio, possa concorrere ad un decremento
della qualità della vita. Il superamento di una idea
di crescita indicata solamente dall’andamento del
Prodotto Interno Lordo (PIL) appare auspicabi-
le per arrivare ad una misurazione e ad un idea di
“sviluppo” più aderenti alle effettive necessità
della società e che comprendano anche il conte-
sto ambientale. Come dimostrato da numerosi
studi, l’incremento del PIL e dei consumi oltre ad
un certo limite, raggiunto negli anni ‘80 negli
USA e probabilmente anche in Italia, non viene
più seguito da un indice di qualità della vita pro-
porzionale ad esso (Ruffolo 2006). In attesa che
un’illuminazione colga chi è deputato a decidere
l’indirizzo socioeconomico generale e locale, si
ritiene auspicabile una maggiore attenzione ai
danni che la crescita sfrenata può portare.
Come scrive Guido Bevilacqua nel suo libro “La
miseria dello sviluppo”: Che cosa compreremo noi
tutti cittadini del mondo se la crescita insensata che
alimentiamo rende così ferocemente competitive le
relazioni sociali, precario il lavoro, instabile la vita,
sempre più ostile e insicura la casa comune della
Terra? O, per dire con Giorgio Ruffolo, si pone il
problema di equilibrio tra accumulazione e soddi-
sfazione, tra essere e avere.
Uno sviluppo economico che porta alla creazione
di posti di lavoro di “qualità” inferiore a quella
desiderata dai lavoratori locali attira una massic-
cia immigrazione e determina i noti problemi di
integrazione sociale. In prospettiva si dovrebbe
puntare ad una più elevata qualità del lavoro
attraverso investimenti in Ricerca e Sviluppo:
senza ricerca non può esserci che una crescita effi-
mera. (Del Bello 2006). Monfalcone è un laborato-
rio nazionale sui problemi dell’industria, sulla
necessità di creare profitti e lavoro senza stravolge-
re e degradare un territorio (Di Giannantonio,
manoscritto citato dallo stesso). Nel recente lavo-
ro di Del Bello si parla diffusamente di “respon-
sabilità sociale d’impresa” che a mio avviso
andrebbe affiancata da una “responsabilità
ambientale” prevalentemente a carico delle isti-
tuzioni pubbliche.
Se passiamo dal generale al particolare, sono fon-
damentali anche i comportamenti individuali:
ognuno può essere attore del mutamento nel
“modo di stare al mondo” evitando di dare la
colpa di tutto al “sistema”. Decidiamo noi i con-
sumi, l’impiego del tempo libero, la mobilità, le
persone che ci rappresentano…, quindi facciamo
parte sia del problema ambientale che della sua
possibile soluzione.
Una recente visita in Nord Europa è stata chiari-
ficatrice di come uno sviluppo anche spinto possa
coesistere con la conservazione ambientale. In
Olanda una popolazione con densità più che
doppia rispetto a quella italiana vive fianco a fian-
co con una natura spesso non incontaminata ma
sicuramente ricca. Le zone industriali comprendo-
no zone umide ricostruite, canali, piste ciclabili,
l’Aquila di mare (Haliaetus albicilla) nidifica con
successo a 20 km dal centro di Amsterdam e non
sembra che la conservazione deprivi i cittadini
delle opportunità di lavoro e di reddito. Dove
maggiore è la pressione antropica si nota un
impegno più forte per conservare la naturalità. A
Londra si cerca di tutelare le 4 popolazioni note
di Vipera (Vipera berus) che sopravvivono all’in-
terno del perimetro cittadino (English Nature
Magazine n°85, pag 6). La difesa della biodiver-
sità inizia alla porta di casa, o forse anche prima.
Il ritorno del Nibbio reale (Milvus milvus), grazie
ad un progetto di reintroduzione, in un area eco-
nomicamente depressa del Regno Unito ha avuto
significati di rinascita identitaria, di riavvicina-
mento al proprio ambiente e di accrescimento
della qualità della vita (English Nature Magazine
n° 85, pagg. 16, 17). Nella vicina Slovenia una
zona umida tutelata e in parte ripristinata, Val
Stagnon, è sorta a contatto con le industrie ed il
porto di Capodistria-Koper, in un contesto molto
simile a quello di Monfalcone.
La conservazione della natura, la consapevolezza
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dei valori presenti e gli utilizzi compatibili del-
l’ambiente rendono più amichevole il territorio e
dovrebbero concorrere a mitigare gli effetti nega-
tivi di una crescita talvolta poco attenta al benes-
sere individuale e sociale.
La crisi economica del 2008-2009 rappresenta
certamente un’occasione per riflettere sul
nostro modo di vivere. Si fronteggiano due
visioni: quella di chi reputa la crisi come un’in-
fluenza passeggera e vuole tornare in breve
tempo ai consumi spinti e spesso insensati di
“prima” e quella di chi vorrebbe trasformare il
problema economico in un’occasione per cam-
biare i modi di produzione e di consumo. I
primi vedono i vincoli alle emissioni inquinanti
e le altre misure di conservazione ambientale
come un lusso da rimandare a tempi migliori,
gli altri ritengono invece il possibile cambia-
mento come un’opportunità. Il recente piazza-
le del Lisert, costruito in un primo tempo per
lo stoccaggio di automobili ed attualmente
(2009) destinato a materiali ferrosi, di valore
nettamente inferiore, mi sembra chiarificatore
di quanto il detto “non è tutt’oro quello che
luccica” sia ricorrente quando si prospettano
grandiosi piani di sviluppo basati su previsioni
azzardate. Si trasforma il territorio e i benefici
si rivelano di breve durata e riguardano poche
persone, mentre l’ambiente è ormai compro-
messo. Sembra opportuno ribadire la necessità
di contenere al massimo il consumo di territo-
rio al fine di conservare il bene fondamentale
rappresentato dal paesaggio e dalle sue compo-
nenti: è la nostra casa che dovremmo essere
felici di condividere con il maggior numero di
piante ed animali, “compagni di viaggio” della
nostra esistenza. La biofilia intesa come passio-
ne, non solo infantile, per animali e natura
dovrebbe diventare una nostra caratteristica,
benefica per quello che sta al di fuori da noi ma
anche per il nostro equilibrio psicofisico. Lo
slogan di Guido Viale più benessere con meno
(consumo di) natura, indica uno scenario che,
attraverso l’efficienza e la sobrietà, possa ren-
dere meno pesante il nostro impatto sul piane-
ta. In effetti fino ad ora si è dato per scontato
che il nostro benessere dovesse provenire da un
consumo della risorsa naturale, mentre è auspi-
cabile che si arrivi allo stesso risultato con il
mantenimento della risorsa.
Guido Ceronetti ritiene che la crisi energetica
del 1973 (con la cosiddetta austerity) potesse
essere l’occasione per cambiare l’economia e i
consumi, ma l’Italia non ha colto tale opporu-
nità mentre un paese come la Danimarca, che
all’epoca dipendeva dal petrolio per il 90 %,
ha iniziato allora un processo che oggi la vede
all’avanguardia nella green economy.
15
Il Lisert è situato ai limiti settentrionali
dell’Adriatico, e quindi del Mediterraneo, e
risulta una delle prime (o ultime, a seconda
della direzione di spostamento) località idonee
alla sosta che gli uccelli incontrano nelle loro
rotte di migrazione tra i quartieri di nidificazio-
ne e quelli di svernamento.
In essa sono presenti numerosi habitat che
hanno favorito una notevole diversificazione
del popolamento ornitico per cui, accanto a
specie legate agli ambienti marini, salmastri e di
acqua dolce, sono presenti anche specie tipiche
di ambienti steppici e boschivi.
La particolarità della zona, come già evidenzia-
to, è confermata anche dalla presenza dell’uni-
ca popolazione nota di Zeuneriana marmorata
(grillastro marmorato).
L’area umida del Lisert infatti, ancorché trasfor-
mata dalle attività antropiche, va a lambire le
prime propaggini del Carso, per cui in essa si
verifica la compresenza di specie vegetali carat-
teristiche del bacino mediterraneo, della pianu-
ra padano-veneta e della regione illirico-carsica.
La foce del Timavo segna il confine geomorfo-
logico tra la costa bassa, che si estende quasi
ininterrottamente sulla sponda occidentale
dell’Adriatico, e la costa alta e rocciosa che
invece domina su quella orientale.
In quest’area si estendeva il SIC (Sito di
Importanza Comunitaria) Foce del Timavo (IT
3330004, superficie ha 179, longitudine 13°39’56”,
latitudine 45°46’51”), comprendente una parte
situata nel comune di Duino-Aurisina ed una più
piccola, nel comune di Monfalcone, costituita dalla
porzione orientale della Cassa di colmata ed il SIN
(Sito di Importanza Nazionale) n°IT3332001
denominato Canneto del Lisert.
All’inizio del 2006 il SIC Foce del Timavo è stato
incluso nel più ampio SIC Carso Triestino e
Goriziano (IT 3340006), comprendente i territori
dei precedenti SIC Lago di Doberdò e Pietrarossa,
Falesie di Duino, Monte Hermada, Monte Lanaro,
Monte Orsario, Val Rosandra e Monte Cocusso e
della ZPS (Zona di Protezione Speciale) Aree car-
siche della Venezia Giulia, allargando notevolmen-
te l’estensione dell’area protetta.
Il nuovo perimetro, tuttavia, non ha compreso il
SIN Canneto del Lisert. Attualmente (2009) è in
fase di elaborazione il Piano di Gestione del
SIC/ZPS con la partecipazione dei portatori di inte-
resse. Si sperimenta per la prima volta in questa
zona una pianificazione “dal basso” con il concor-
so delle idee proposte dagli “utenti” del territorio.
Territorio tra il Carso e Monfalcone: in grigio il SIC Carso
Triestino e Goriziano (IT 3340006)
INTRODUZIONE
16
L’informazione e l’inclusione nel processo decisio-
nale dei portatori di interesse, infatti, sono fonda-
mentali per arrivare ad una gestione condivisa dei
territori, superando l’ostilità che spesso caratterizza
l’istituzione di zone protette “calate dall’alto”.
Le direttive europee nascono esplicitamente per
cambiare la visione della conservazione della natu-
ra da meramente vincolistica (non puoi fare!) a
creatrice di opportunità anche economiche (puoi
fare in questo modo, ci sono dei finanziamenti per,
…). In pratica si tratta di salvare (e incrementare)
capra e cavoli: gli habitat e le specie peculiari insie-
me allo status socioeconomico delle popolazioni
locali.
17
LLAARREETTEENNAATTUURRAA22000000
A partire dagli anni '70 il concetto di biodiversità e le problematiche relative alla progressiva
perdita di diversità biologica come conseguenza di attività umane sono diventati oggetto di
numerose convenzioni internazionali. Nel 1992 tutti gli stati appartenenti alla Comunità
Europea hanno sottoscritto la Convenzione di Rio sulla Biodiversità, riconoscendo come prio-
rità da perseguire la conservazione degli ecosistemi e degli habitat naturali e ponendosi come
obiettivo quello di prevenire e attaccare alla fonte le cause di riduzione o perdita della biodi-
versità, in considerazione del suo valore intrinseco e dei suoi valori ecologici, genetici, sociali,
economici, scientifici, educativi, culturali, ricreativi ed estetici. Le due direttive comunitarie
"Habitat" (Dir. 92/43/CEE) e "Uccelli" (Dir. 79/409/CEE) rappresentano le prime norme in
cui emerge chiaramente l'importanza di un approccio ad ampia scala geografica per la tutela
della biodiversità.
È in questo contesto che l'Unione Europea, con l’art. 3 della Direttiva "Habitat", sancisce la
costituzione di una rete ecologica europea denominata Natura 2000.
La direttiva Habitat è innovativa sotto diversi aspetti:
- impegna gli stati membri a considerare con la medesima attenzione gli habitat naturali e
quelli seminaturali, cioè dipendenti dalle attività rurali tradizionali come i pascoli, i prati da
sfalcio e i boschi utilizzati, riconoscendone così la grande importanza nella conservazione
della biodiversità. Alle aree agricole, per esempio, sono legate numerose specie animali e
vegetali ormai rare e minacciate, per la tutela delle quali è necessario il mantenimento e la
valorizzazione delle attività tradizionali, come il pascolo o l'agricoltura non intensiva;
- introduce il concetto di rete ecologica, per l’appunto la Rete Natura 2000, composta da SIC
e ZPS, da cui consegue l’impegno a mantenere i corridoi ecologici che collegano i siti tra
loro;
- sancisce il principio che l’unico modo efficace per la conservazione della biodiversità euro-
pea passi attraverso l’integrazione della tutela di habitat e specie con le attività economiche
e con le esigenze sociali e culturali delle popolazioni che vivono all'interno delle aree della
rete Natura 2000.
I SIC e ZPS vengono individuati sulla base della presenza al loro interno di particolari habi-
tat e di specie di flora e di fauna vulnerabili e di grande interesse conservazionistico. La costi-
tuzione di una rete ecologica assicura la continuità delle migrazioni, dei flussi genetici delle
varie specie e garantisce la vitalità a lungo termine degli habitat.
18
I SIC sono “Siti di importanza comunitaria” mentre le ZPS sono “Zone di protezione specia-
le”. Le ZPS sono aree istituite per la protezione dell’avifauna e derivano dall’attuazione della
cosiddetta “Direttiva Uccelli”. I SIC sono invece dedicati alla protezione di habitat e specie di
flora e fauna individuati come “di importanza comunitaria”. In questo caso la norma di riferi-
mento è la “Direttiva Habitat”. Le aree spesso coincidono in tutto o in parte.
Mentre la “Direttiva Uccelli” ha per obiettivo la conservazione di tutte le specie di uccel-
li viventi naturalmente allo stato selvatico in Europa, la “Direttiva Habitat” ha per obiet-
tivo la conservazione di alcuni particolari habitat naturali e seminaturali e di alcune specie
di flora e fauna, ritenuti di interesse a livello europeo. Entrambe le direttive presentano
degli allegati, contenenti elenchi di specie di fauna, di flora e di habitat da sottoporre a
diversi gradi di tutela.
A livello nazionale, le direttive “Uccelli” e “Habitat” hanno trovato recepimento rispetti-
vamente con la Legge 157/92 e con il DPR 357/97 mentre a livello regionale la materia è
disciplinata dalle leggi regionali 17/2006, 14/2007 e 7/2008. Tuttavia, nonostante siano
trascorsi vari anni dalla nascita della Rete Natura 2000, la conoscenza di questo importan-
te e innovativo strumento di conservazione risulta poco diffusa. E’quindi fondamentale
intraprendere azioni per incrementare la condivisione dei suoi contenuti, in particolare tra
la popolazione dei territori interessati.
In Italia la Rete Natura 2000 riguarda il 19,3 % del territorio nazionale.
(liberamente tratto da: www.carsonatura2000.it)
19
ASPETTI STORICI
IIMMIITTIIDDEELLTTIIMMAAVVOO
Il fiume Timavo, per la sua posizione di confine (politico e geomorfologico) e per le insolite carat-
teristiche del suo corso, ha dato origine a varie leggende inglobate nella mitologia greca e romana.
Tra le più note vi sono quelle di Giasone e di Antenore.
Giacomo Pocar così ricorda il mito degli Argonauti:
Giasone, in compagnia degli Argonauti – così chiamavansi i principi Greci che con lui si uni-
rono, dal nome della nave Argo – volle tentare la prova (cioè di impadronirsi del vello d’oro,
custodito da un drago in Colchide, l’attuale Georgia sul Mar Nero - n.d.r.).
Giunto nella Colchide, si invaghì di Medea, figlia di Aete re di Colco, e maga famosa. Questa
gli diede un’erba malefica, con la quale Giasone, addormentatò il drago, lo potè uccidere ed
impadronirsi del vello. Indi con essa e con gli Argonauti fuggì navigando lungo l’Istro
(Danubio) ed il Savo, fino a Nauporto (Lubianizza) presso l’odierna Lubiana.
Valicarono poscia le Alpi ed il Carso, portandosi sulle spalle la nave sino al Timavo, per ivi
rimontarla e recarsi in Tessaglia donde erano partiti.
(G.Pocar, Monfalcone e suo territorio, pag.9-10)
L’altro mito racconta del passaggio di Antenore e Diomede in questi luoghi dopo la guerra di
Troia; secondo Strabone lungo il Timavo ci sarebbe stato un bosco sacro dove in onore di
Diomede veniva sacrificato un cavallo bianco.
Virgilio nell’Eneide scrive:
Antenor potuit mediis elapsus Achivis
Illyricos penetrare sinus atque intuma tutus
Regna Liburnorum et fontem superare Timavi,
Unde per ora novem vasto cum murmure montis
it mare proruptum et pelago premit arva sonanti.
(Eneide, I, vv. 242-246)
Antenore, scampato agli Achei, potè pure
entrare nel golfo illirico, spingersi senza peri-
colo in territorio liburnico sin oltre le sorgen-
ti del Timavo che simile a un mare impetuoso
erompe dalla montagna per nove bocche con
alto frastuono, e inonda i campi di un’acqua
risonante.
Parlare del Lisert significa risalire nel tempo dai giorni nostri al periodo veneto, romano e prero-
mano.
20
Tralasciando il periodo preromano per mancanza
di fonti e limitandoci a quanto è provato da
documenti storici, si può dire che Aquileia, già
innalzata nel 183 a.C. al grado di colonia roma-
na, decise per ragioni di espansione di spostare
gli altari confinari (are) più ad oriente ergendo-
li nell’attuale Aris (frazione di Monfalcone).
Qui creò una fascia di sicurezza ricorrente tutta
la linea confinaria metropolitana, dove erano
proibite la coltura della terra e la dimora, attra-
versata solo da una strada consolare di facile
controllo.
Tale fascia di sicurezza era chiamata Desertum,
nome romano che nel medioevo si trasforma in
Lisertum e, molto più tardi, per corruzione nel-
l’attuale Lisert. Il Lisert dunque doveva essere
tutta quell’area che si estendeva da Aris alle
fonti del Timavo.
Il Lisertum confinava con il Lacus Timavi (un
golfo così chiamato dai Romani del tardo impe-
ro) sulle cui acque approdavano le navi romane
sospinte dai traffici col Nord Europa.
A partire dal IV sec. d. C. il graduale processo
di dissoluzione dell’impero si tradusse qui nel-
l’impaludamento delle terre non più soggette al
controllo delle acque. Il Monfalconese, infatti,
venne a costituire una sorta di “cuscinetto” tra
il Ducato Longobardo del Friuli e l’Impero
Bizantino ed il Lacus Timavi si trasformò quin-
di nella palude del Lisert, che lentamente andò
spopolandosi.
Al tempo dei Longobardi risale la fondazione
del monastero benedettino di S.Giovanni del
Timavo (610-611); poche altre notizie della
zona si hanno relativamente al periodo
dell’Alto Medioevo.
Il Lacus Timavi era separato dal mare aperto dalle Insulae Clarae (citate da Plinio); su quella più occidentale (poi detta di
S.Antonio) si trovavano delle terme (raffigurate anche sulla Tabula Peutingeriana, copia medioevale di una carta di epoca
romana), sull’altra (isola della Punta) sono stati rinvenuti i resti di una villa rustica e di una imbarcazione romana conser-
vata nel Museo Archeologico Nazionale di Aquileia.
21
Dal 1077 al 1420 il territorio monfalconese era
parte del patriarcato di Aquileia; anche in que-
sto periodo, pur vicina alla cittadella murata di
Monfalcone, la zona del Lisert rimase presso-
ché disabitata.
All’inizio del XV secolo il patriarcato di
Aquileia venne incluso nella Repubblica di
Venezia e Monfalcone fu conquistata nel 1420
rimanendo sotto il suo dominio fino alla fine
del XVIII secolo.
La Serenissima intervenne in zona Lisert nel
1748 dividendola in parti uguali tra coloni e
mezzi coloni, con l’obbligo del prosciugamento
della porzione assegnata per ridurla a prato. E’
il primo intervento in questa terra dopo molti
secoli. In realtà la legge giunse troppo tardi, e
la progettata bonifica non venne attuata.
Si riparlò di bonifica del Lisert solo ai primor-
di del secolo scorso quando, con la formazione
dei primi rilevanti nuclei industriali nel
Monfalconese sorse la necessità della difesa
igienico sanitaria del territorio. Le numerose
rogge (tra cui quelle del Molinat, degli
Schiavetti, di S.Giusto, dei Bagni, dei Tavoloni)
e le risorgive di origine carsica concorrevano
alla formazione di vasti acquitrini dove era dif-
fusa in maniera endemica la malaria.
Allora il territorio faceva parte dell’Impero
Austro-Ungarico ed ogni opera di bonifica era
lasciata all’iniziativa privata; i tentativi di inter-
vento fallivano, però, per mancanza di fondi.
Si cercò persino di ricostruire in scala ridotta il
Lacus Timavi per fornire Monfalcone di un
porto commerciale.
Con la fine della Prima Guerra Mondiale e con
la successiva rinascita delle industrie, grazie ai
nuovi strumenti giuridici dello stato italiano, la
bonifica del Lisert si avvicinò finalmente alla
effettiva realizzazione.
Il problema del risanamento delle paludi del
Lisert e della sistemazione delle rogge si era
fatto intanto pressante a causa della persistente
malaria e della necessità di nuovi spazi per gli
insediamenti industriali. Il settore industriale
fu il primo a intervenire: in particolare il
Cantiere Navale Triestino e l’Opera Rockfeller
provvidero all’irrorazione di insetticidi, tutta-
via insufficienti a eradicare la zanzara
Anopheles, vettore del plasmodio causa della
Particolare della Tabula Peutingeriana: in alto la zona
Lisert con le terme (l’edificio a pianta quadrangolare) ed
il tratto finale del Timavo
Bonifica per colmata (Lisert, 1976). Lavori di dragaggio in zona Lisert (inizio anni ‘30)
22
malattia. Successivamente (1926) venne costi-
tuito il Consorzio del Lisert per iniziativa di un
comitato di industriali e di cittadini, tra i quali
Alberto Cosulich. Lo scopo del Consorzio era
quello di conseguire il totale risanamento del
territorio provvedendo alla sistemazione idrau-
lica, al prosciugamento naturale tramite canali
emuntori, alla colmata delle paludi del piano (i
materiali erano ricavati da cave) ed alla costru-
zione di idonei canali di raccolta delle acque
risorgive.
Tale progetto suddivideva le opere in cinque
partite, ovvero lotti, in cui i lavori vennero
effettuati in periodi successivi. Negli anni ’30
fu costruita una prima diga/argine parallela a
via Timavo (l’allora statale per Trieste) e l’area
da essa racchiusa fu utilizzata in parte come
discarica degli scarti di lavorazione della
Solvay. La zona era allora conosciuta come
Marina Vecia.
Il secondo conflitto mondiale causò l’interru-
zione dei lavori.
Il problema della bonifica fu ripreso in esame
dopo la guerra: nel 1949 il Consorzio ottenne
importanti finanziamenti per operare disinfe-
stazioni e, a partire dal 1955, per completare la
sistemazione idraulica. In quegli anni venne
scavato il canale “EST-OVEST” ed il materiale
di risulta venne impiegato per colmare la palu-
de del Lisert.
Nel 1975-’76, a sud della prima diga, il
Consorzio per lo Sviluppo Industriale del
Comune di Monfalcone realizzò la Cassa di
Colmata con lo scopo di accogliere il materia-
le di risulta dei lavori portuali e di creare nuove
aree per lo sviluppo industriale e portuale della
città.
Negli anni successivi, nonostante il proseguire
dei lavori di colmata, la Cassa è stata progressi-
vamente colonizzata da specie vegetali ed ani-
mali di elevato pregio naturalistico. Per tale
motivo nel 1995 venne proposto e quindi isti-
tuito (nel 2000) il SIC Foce del Timavo, com-
prendente la zona est della Cassa di Colmata,
attualmente inglobato nel più ampio SIC
“Carso Triestino e Goriziano”.
I lavori, al di fuori della zona SIC, continuano
tuttora.
23
L’area del Lisert fa parte della pianura monfal-
conese, estremo lembo orientale della pianura
Padano-Veneto-Friulana.
La sua formazione è dovuta alla deposizione,
durante il Quaternario, di materiale alluvionale
trasportato dall’Isonzo, dai suoi affluenti e,
subordinatamente, dal Timavo.
Il Timavo nasce in Slovenia nei pressi del
Monte Nevoso, scorre in superficie per 55 km
e si inabissa nella zona carsica di S.Canziano
seguendo un percorso sotterraneo ancora non
completamente conosciuto. Il fiume riemerge a
S.Giovanni di Duino, riceve il contributo del-
l’unico affluente Locavaz e, dopo un percorso
di soli 1250 metri ed un’ansa ad angolo retto, si
riversa in mare.
In particolare la formazione della zona Lisert è
dovuta alla sedimentazione delle torbide del
Timavo e di corsi d’acqua minori (Locavaz,
Tavoloni, fiume dei Bagni) ed al deposito di
materiali di dilavamento delle colline carsiche
soprastanti.
Il sottosuolo pertanto risulta torboso e fangoso
con resti di cordoni sabbiosi e di materiali
organici. Il manto superficiale torboso, di spes-
sore variabile, copre la cosiddetta “belletta
argillosa” (fango argilloso) ed il passaggio da
questa agli strati ghiaiosi isontini avviene per
gradi, procedendo da oriente ad occidente; la
linea di contatto fra argille e ghiaia si snoda in
corrispondenza del canale Valentinis, o meglio
dall’alveo della scomparsa roggia Rosega.
La struttura idrogeologica del territorio monfal-
conese è caratterizzata dalla coesistenza di due
complessi acquiferi intercomunicanti: quello
della pianura alluvionale e quello carsico.
L’alimentazione della falda freatica che caratte-
rizza l’Isontino è complessa, in quanto ad essa
contribuiscono in parte le precipitazioni piovo-
se, in parte gli apporti dei versanti carsici ed in
parte le perdite in subalveo del fiume Isonzo.
Il carattere più appariscente di quest’area è
rappresentato da una complessa idrografia sot-
terranea che dà luogo in superficie, attraverso
risorgive e corsi d’acqua perenni, al singolare
fenomeno della risorgenza freatica.
Tale fenomeno è dovuto alla presenza nel sotto-
suolo, in prossimità del mare, di strati argillosi
piuttosto compatti i quali sbarrano la strada
alla falda verso valle, determinando così la
risorgenza delle acque e la sommersione ed
impaludamento dei terreni .
Nella zona del Lisert si viene a determinare una
IDROGEOLOGIA
Foce del Timavo: sotto il Castello di Duino si nota il bosco di
leccio (Quercus ilex) della Cernizza
24
complicata interferenza tra acque carsiche e
acque marine, quindi dolci e salmastre, a diver-
se profondità del sottosuolo. Questo fenomeno
trae origine dalle variazioni del livello del mare
e dall’eterogeneità dei depositi alluvionali che
presentano permeabilità differenti, creando
una sorta di stratificazione liquida con acque a
diverso contenuto salino.
Non si possono dimenticare infine gli apporti
sotterranei, derivanti dalla risalita di acque molto
profonde attraverso la fitta rete di fratturazioni
che interessano il substrato calcareo; questa risa-
lita dà luogo a fenomeni termali, sfruttati in pas-
sato per uso balneare e terapeutico.
Le temperature di origine delle acque termali si
aggirano presumibilmente intorno ai 50-100°
C, ma queste lungo la risalita perdono parte del
loro calore originario mescolandosi con acque
marine, acque meteoriche ed infine acque car-
siche relativamente profonde, giungendo alla
superficie con temperature comprese tra i 30 e
i 40 gradi.
Planimetria generale e schizzo geo-idrogeologico della regione del Carso Triestino (da Mosetti F. e Pomodoro. P., 1967)
Legenda: 1.piana dell’Isonzo; 2. valle del Vipacco, 3. valle della Reka, 4. flysch della piattaforma di Capodostria,
5. altopiano di Tarnova, 6. bacino del Caselnuovo.
Le frecce indicano i presunti deflussi sotterranei. Le lettere indicano le sorgenti carsiche, tra cui: e. Lisert, f.
Moschenizze, g. Sardos, b. Timavo. Laghi carsici: n. Doberdò, o. Pietrarossa, p. Salici.
25
Dato che la zona è stata in gran parte bonifi-
cata, l’ambiente ha subito profonde modifica-
zioni che hanno influito sulla vegetazione ori-
ginaria.
È comunque interessante notare che, nella
maggior parte dei casi, le specie colonizzatrici
appartengono alla flora originaria, facendo ipo-
tizzare un fenomeno di rinaturalizzazione
spontanea che ha prodotto numerosi habitat di
pregio.
Nell’area del Lisert risultano presenti circa 350
specie vegetali, un numero abbastanza elevato,
data la relativa esiguità del territorio.
Seguendo il gradiente di salinità si rinvengono
diverse associazioni (o gruppi fitosociologici
maggiori), di cui evidenziamo le seguenti:
• Zostereto: associazione vegetale tipica delle
velme o piane di marea, zone regolarmente
sommerse durante l’alta marea ed emergenti
in condizioni di bassa marea.
Quest’ambiente è caratterizzato dalla pre-
senza di Zostera noltii o zostera nana , che
all’aumentare della profondità è sostituita da
Cymodocea nodosa (cimodocea); si possono
trovare anche alghe verdi del genere
Entheromorpha (enteromorfa) ed altre come
Ulva laetevirens (lattuga di mare).
•Ruppieto: associazione vegetale che coloniz-
za l’area perennemente inondata dall’acqua
all’interno ed all’esterno della Cassa di
Colmata. La specie caratterizzante è Ruppia
maritima, propria di acque salmastre ripara-
te dall’azione di marea.Si associano a questa
specie delle alghe tra le quali Enteromorpha
intestinalis eChaetomorpha linum.
• Spartineto: è un’associazione caratteristica
di barena o limi perennemente imbibiti di
acqua salata ed è costituita quasi esclusiva-
mente da Spartina maritima.
• Vegetazione ad Arthrocnemum fruticosum:
colonizza le zone ipersaline soggette al movi-
mento di marea e comunque fresche duran-
te tutto l’anno.
• Vegetazione a Atriplex portulacoides: accom-
pagnata a ciuffi di Puccinellia festucaeformis,
si rinviene su substrati limosi con buon dre-
naggio ed è localizzata tra zona salina e iper-
salina.
• Vegetazione a Juncus maritimus: si ritrova in
ambienti più rialzati e freschi. Oltre a Juncus
maritimus sono presenti: Aster tripolium,
Limonium vulgare, Elytrigia elongata e
Triglochin maritimum.
•Vegetazione a Bolboschoenus maritimus: si
forma prima del canneto alofilo ed è presen-
te nella fascia soggetta a variazioni di livello
d’acqua attorno ad una depressione salma-
stra interna. Comprende anche: Aster tripo-
lium, Limonium vulgare, Phragmites austra-
lis.
• Canneto alofilo: è presente nelle aree rialza-
te, su suolo sabbioso dove l’acqua ristagna
solo raramente. Phragmites australis è
accompagnata da: Atriplex portulacoides,
Inula crithmoides, Aster tripolium,
Limonium vulgare.
• Canneto dulciacquicolo: l’associazione è
presente nella zona d’acqua dolce retrostan-
te il SIC ed è caratterizzata da Phragmites
australis con presenza di Typha angustifolia.
In alcune aree il canneto è invaso da specie
di origine antropica che danno origine, nelle
zone più rilevate, a nuclei di incespuglia-
mento a Ulmus pumila, Ulmus minor,
Amorpha fruticosa, Robinia pseudoacacia,
Populus nigra, Salix alba e Salix cinerea. In
VEGETAZIONE
26
alcune parti del canneto la presenza di
Juncus maritimus e Tamarix gallica evidenzia
la salinità del suolo.
Si possono notare inoltre:
• Aggruppamento ad Amorpha fruticosa: è
presente sugli argini a ridosso alle fasi inizia-
li del bosco a pioppo e salice.
• Aggruppamento a Crithmum maritimum: si
rinviene lungo tutto l’argine della Cassa di
colmata nella fascia esterna esposta agli
spruzzi marini. Comprende anche specie del
genere Atriplex.
Dalla palude al Carso
Capriolo femmina (Capreolus capreolus) con il piccolo
sulla ferrovia che attraversa il canneto del Lisert
27
LLEE AATTTTIIVVIITTAA’’ DDEEGGLLII SSTTUUDDEENNTTII
L’area oggetto di studio si estende alla Cassa di Colmata del SIC e al retrostante canneto situato
tra gli insediamenti industriali di via Timavo e l’argine interno della Cassa stessa. Il canneto (già
Sito di Interesse Nazionale) benchè attualmente non compreso nel SIC ha attirato il nostro inte-
resse perché, seppure in parte alterato dalle opere di bonifica, rappresenta tuttavia un esempio
degli ambienti originari del Lisert, a dimostrazione che, nonostante il disturbo antropico, le dina-
miche ecologiche tendono a riconquistare gli spazi inizialmente sottratti ad essi.
In questa zona, infatti, il ristagno e le risorgenze d’acqua dolce alimentano un piccolo specchio
d’acqua e determinano un esteso popolamento di cannuccia di palude con presenze di tifa. Non
desta quindi meraviglia la presenza di una ricca avifauna con osservazioni di varie specie di anati-
di nella zona dello specchio d’acqua, di predatori quali il Falco di palude ed il Biancone, ed addi-
rittura del Tarabuso che nel 2004 ha probabilmente nidificato, cantando per un certo periodo nel
canneto (P.Utmar). Per gli studenti del “Buonarroti” il canneto è conosciuto ormai col nome di
“Canneto del Tarabuso”. Durante le uscite gli studenti hanno effettuato delle osservazioni sulle
specie animali e vegetali e dei rilevamenti fisici meteo-marini. In particolare, per lo studio della
vegetazione si sono effettati dei transetti stendendo una cordella metrica dal bordo dell’acqua
verso l’interno e registrando le specie presenti in una fascia di 50 centimetri lungo la cordella.
Gli studenti al lavoro nella Cassa di Colmata e nel “Canneto del Tarabuso”
28
le attività degli studenti - 2
Localizzazione dei transetti rilevati nei giorni 28/02/’05, 02/05/’05 e 27/03/’06
29
le attività degli studenti - 3
30
Cassa di Colmata: zonazione dalla vegetazione alofila all’incespugliamento
Dai transetti si evidenza la tipica zonazione presente all’interno della Cassa di Colmata, in cui la
distribuzione della vegetazione è condizionata dalla salinità: il massimo di salinità si trova nei suoli
più bassi o soggetti ad evaporazione (e conseguente concentrazione di sali), mentre ai livelli supe-
riori essa diminuisce ed arriva a scomparire del tutto nei prati mesofili. La vegetazione presenta
quindi una zonazione verso caratteristiche sempre meno alofile man mano che ci si allontana dal-
l’acqua.
La cassa di colmata può essere suddivisa in 3 aree:
1) Aree in cui i lavori di imbonimento hanno sottratto solo in parte le superfici alle quote di
marea, rappresentati dalla vegetazione alofila e dalla presenza di acqua più o meno salmastra;
2) Aree in cui il suolo è caratterizzato da una salinità bassa (<10‰) che permette lo sviluppo del
canneto a Phragmites australis;
3) Avamposto di aree boscate: sono le zone più interne e rialzate, nelle quali sono presenti esem-
plari di Amorpha fruticosa, (seguita da pioppo, salice, olmo siberiano e leccio a livello dell’argine
interno).
le attività degli studenti - 4
31
SSppaarrttiinnaa mmaarriittiimmaa
(sparto delle barene)
E’ una graminacea perenne con fusti eret-
ti alti da 30 a 70 cm e rizomi striscianti
brevi. Le foglie sono lisce, verdi glauche
rigide. I fiori sono disposti in spighe termi-
nali erette ed appressate l’una all’altra lun-
ghe 8-10 cm, composte da spighette su
due serie.
Fiorisce da luglio a settembre.
AArrtthhrrooccnneemmuumm ffrruuttiiccoossuumm
(salicornia fruticosa)
Pianta perenne con fusto prostrato o eret-
to, di colore verde glauco che in autunno
diviene rosso, ramificato in diversi rami,
legnosi alla base e superiormente carnosi
e segmentati. Le foglie assai ridotte, car-
nose e cilindriche, opposte, sono fuse e
avvolgono il fusto. Fiori, assai modesti e
poco visibili, sono presenti normalmente
tra luglio ed agosto.
AAttrriipplleexx ppoorrttuullaaccooiiddeess
(atriplice portulacoide)
E’ una pianta perenne cespugliosa con
fusto legnoso alla base e rami erbacei. Le
foglie lanceolate, succulente, bianco-argen-
tee; i fiori sono giallastri, di piccole dimen-
sioni, raccolti in pannocchiette. Fioritura
da giugno a luglio. È tipica di ambienti sal-
mastri periodicamente sommersi.
32
TTrriigglloocchhiinn mmaarriittiimmuumm
(giuncastrello marittimo)
Pianta alofila erbacea perenne, con breve rizoma e con fusto eretto
ingrossato, cilindrico, non ramificato, alta 2-5 dm. Foglie carnose lunghe
sino a 40 cm e larghe 2-4 mm, semicilindriche e canalicolate. Fiori in
racemo denso-lineare di colore bianco verdastro, spesso sfumati di
bruno rossiccio. Fiorisce da aprile a giugno. Alcuni uccelli di barena e
palude, come le Gallinelle d’acqua, sono ghiotti dei suoi semi.
LLiimmoonniiuumm vvuullggaarree
(limonio o “fiuri de tapo”)
Pianta erbacea perenne, tipica degli
ambienti lagunari e degli stagni salsi costie-
ri. Le foglie sono basali, lanceolato-spatola-
te, assottigliate verso il picciolo che ha la
base allargata a guaina. L’infiorescenza è
sostenuta da uno stelo alto fino a 70 centi-
metri, con rami lassi, spesso curvati all’in-
dietro ad arco. Fiori color lillà-porpora,
piccoli e raccolti in brevi spighette.
PPuucccciinneelllliiaa ffeessttuuccaaeeffoorrmmiiss
(gramignone)
Pianta perenne cespugliosa con numerosi
fusti eretti e alta 4-6 dm. Foglie un po’
glauche, convoluto-giunchiformi (larghe
2-4 mm). Fiori in pannocchia ampia, pira-
midata, (lunga 1-2 dm) formata da spi-
ghette violacee. Fiorisce da giugno a set-
tembre.
33
JJuunnccuuss mmaarriittiimmuuss
(giunco marittimo)
Pianta cespugliosa e perenne alta da 30 a
100 cm fusti e foglie sono cilindrici, pieni
e rigidi. L’infiorescenza, con fiori verdi o
gialli, non è molto densa. Il frutto è una
capsula di colore bruno-oliva. Fiorisce da
aprile ad ottobre.
PPhhrraaggmmiitteess aauussttrraalliiss
(cannuccia di palude)
E’ una specie tollerante nei confronti delle
variazioni di salinità e di imbibizione del
substrato. Si può riconoscere dal fusto più
o meno alto e abbastanza sottile, le foglie
lanceolate de erette, le pannocchie piutto-
sto lasse. Fiorisce tra giugno ed ottobre.
EEllyymmuuss aatthheerriiccaa
(gramigna litoranea)
E’ una pianta erbacea perenne, alta da 70 a 110 cm, con brevi stoloni e
culmi eretti ascendenti, lisci e glabri; le foglie, color verde-glauco,
hanno lamina larga 3-5 mm, più o meno convoluta. La spiga, densa e
grossa, è lunga 6-12 cm, con spighette distiche. La fioritura avviene da
maggio a giugno. Vive sui margini rialzati delle barene, nelle zone di
bonifica del litorale, dove il terreno risente della vicinanza di acque sal-
mastre. Si trova anche negli ambienti ruderali, negli incolti, nei luoghi
calpestati, greti aridi dei fiumi e ghiaie alluvionali.
34
BBoollbboosscchhooeennuuss mmaarriittiimmuuss
(lisca marittima)
E’ una ciperacea di dimensioni modeste
rispetto alle altre “canne”, raggiungendo 1-
1,3 m di altezza. Ha fusto a sezione trian-
golare e foglie ruvide; fiorisce tra giugno e
settembre con infiorescenze allargate (4
cm) formate da dense spighette sessili color
marrone rossastro, circondate da 2-4 brat-
tee più lunghe dell’infiorescenza stessa.
Predilige le acque leggermente salmastre.
AAmmoorrpphhaa ffrruuttiiccoossaa
(falso indaco)
Arbusto alto fino a 4-5 m, con foglie cadu-
che opposte, imparipennate con lamina
ellittica ed apice appuntito, fiori ermafrodi-
ti, piccoli e riuniti su infiorescenze a spiga
rosso-violacee. Originaria degli Stati Uniti
da cui è stata portata nel secolo XIX, in
Italia è diffusa al nord e al centro sino a 500
m di quota. Possiede un’elevata attività pol-
lonifera e una spiccata competitività, per
cui in certi ambienti si sta sostituendo alle
essenze autoctone con possibili danni
all’ecosistema.
35
La zona è nota per la ricchezza dell’avifauna e
per l’attrazione esercitata verso specie migranti
provenienti dall’Europa nord-orientale in
autunno e dall’Africa ed Europa meridionale in
primavera. Dal punto di vista geografico nel
sito si compie il cambio della costa da alta e
rocciosa dell’Adriatico orientale a bassa e sab-
biosa di quello occidentale. In tale zona le
osservazioni effettuate hanno, fino a tempi
recenti, assunto carattere di irregolarità, con
maggiore intensità durante il periodo riprodut-
tivo e migratorio, da marzo a settembre. La
zona viene regolarmente censita durante i con-
teggi degli uccelli acquatici svernanti che si
svolgono in gennaio. Durante tale periodo l’at-
tività venatoria deprime le potenzialità faunisti-
che dell’area, particolarmente nella Cassa di
Colmata. Tra il 2006 e il 2008 la zona è stata
regolarmente monitorata per conto del
Dipartimento di Biologia dell’Università di
Trieste e della Regione Autonoma Friuli
Venezia Giulia, Ufficio Studi Faunistici nel-
l’ambito del progetto ANSER.
Complessivamente si stima siano state osserva-
te nell’area circa 250 specie di uccelli, pari al
50% dell’avifauna italiana ma in questa sede,
per esigenze di tempo e di spazio, verranno
riportate solo alcune presenze salienti e la lista
AVIFAUNA
Garzette (Egretta garzetta) in alimentazione all’interno della Cassa di Colmata
36
Chiurli maggiori (Numenius arquata) in alimentazione su velma; sullo sfondo la costa rocciosa della Cernizza - Villaggio del
Pescatore (foto di M.Rozza)
Emissario/immissario della Cassa di Colmata con
Piovanelli tridattili (Calidris alba)
Cassa di Colmata: Pivieresse (Pluvialis squatarola)
Cigno reale (Cygnus olor)sul nido Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus) in cova
37
delle specie nidificanti (vd. appendice). Per
molti dati puntuali sulle presenze ornitiche nel-
l’area si veda “Gli Uccelli della Provincia di
Gorizia” (Parodi, 1999).
All’interno dell’area considerata si possono
distinguere ambiti diversi ed in particolare:
A) la piana di marea ed il mare antistante la
foce del Timavo fino alle mitilicolture di fronte
al Villaggio del Pescatore.
Essendo prevalentemente sommersa, la zona è
importante per la sosta e l’alimentazione degli
uccelli acquatici. Nel 2004 nella zona delle miti-
licolture una femmina di Edredone (Somateria
mollissima), facente parte della popolazione
gravitante tra la foce dell’Isonzo (dove nidifica
dal 1999, Kravos et alii, 1999) e la foce del
Timavo, allevava la prole (Cimador per conto
del Dipartimento di Biologia, Università di
Trieste). Si tratta di uno dei pochi casi rilevati
per il Mediterraneo, gli altri sono nel golfo della
Spezia in Liguria (Giagnoni & Canepa, 2005) e
alla foce dell’Isonzo. Altre nidificazioni si sono
verificate nel 2006 e 2007 (Cosolo per conto del
Dipartimento di Biologia, Università di Trieste).
Nella stessa area sosta gran parte della popola-
zione adriatica di tale specie durante la muta
estiva delle remiganti, che rende gli anatidi
temporaneamente inetti al volo. Tra le specie
presenti regolarmente sono degne di nota la
Strolaga minore (Gavia stellata) * §, la Strolaga
mezzana (Gavia arctica) * §, lo Svasso cornuto
(Podiceps auritus) * §, il Cormorano
(Phalacrocorax carbo), il Marangone dal ciuffo
(Phalacrocorax aristotelis) §, la Moretta codona
(Clangula hyemalis), lo Smergo minore (Mergus
serrator), la Folaga (Fulica atra), il Chiurlo
(Numenius arquata) * e il Beccapesci (Sterna
sandvicensis) * §. Tra le rarità osservate spicca-
no il Gobbo rugginoso (Oxyura leucocephala) *
Edredone (Somateria mollissima)
38
Falco di palude maschio (Circus aeruginosus) in volo sul canneto del Lisert
Edredone maschio (Somateria mollissima) e gruppo di Beccapesci (Sterna sandvicensis) sui galleggianti delle mitilicolture
situate alla foce del Timavo.
39
§ (presente nell’ottobre-novembre del 1988,
Perco, 1993), unico avvistamento certo per la
regione Friuli Venezia Giulia, ed il
Mugnaiaccio (Larus marinus).
B) Il corso del Timavo, del Locavaz e i canneti
esposti a marea
Pur notevolmente modificate dalla costruzione
degli approdi e disturbate dal transito di
imbarcazioni e da una diffusa presenza antropi-
ca, tali zone mantengono elevato valore per lo
svernamento del Tarabuso (Botaurus stellaris) *
§ - visibile soprattutto con la bassa marea - la
nidificazione della Folaga (Fulica atra) e del
Cannareccione (Acrocephalus arundinaceus).
C) Il canneto esente da marea a ponente del
Timavo – Canneto del Lisert (“Canneto del
Tarabuso”)
Si tratta di uno dei maggiori canneti a preva-
lente canna palustre (Phragmites australis)
esenti da marea presenti nel Friuli Venezia
Giulia. Nel 2004 un maschio di Tarabuso
(Botaurus stellaris)* § ha cantato per almeno 26
giorni tra aprile e maggio e tale osservazione
costituisce un dato di nidificazione probabile,
l’unico recente per la provincia di Gorizia.
Nidificano inoltre il Tarabusino (Ixobrychus
minutus) * §, il Porciglione (Rallus aquaticus),
la Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus),
l’Usignolo di fiume (Cettia cetti), il
Beccamoschino (Cisticola juncidis), la
Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus), il
Cannareccione (Acrocephalus arundinaceus). Il
canneto è un importante sito per la migrazione
e lo svernamento del Falco di palude (Circus
La Cassa di Colmata, la foce del Timavo, l’abitato ed il castello di Duino, la cava di Sistiana e, sullo sfondo, le alture carsiche
40
Edredone
Gabbiano reale
mediterraneo
Cigno reale
Avocetta
Sterna comune
Pettegola
Cavaliere d’Italia
Fraticello
Fratino
Avifauna nidificante
nella Cassa di Colmata
41
Edredone
Gabbiano reale
mediterraneo
Cigno reale
Avocetta
Sterna comune
Pettegola
Cavaliere d’Italia
Fraticello
Fratino
42
aeruginosus) §. Nel 2008 la specie si è riprodot-
ta ed erano presenti due femmine con due nidi
ed un solo maschio (la specie è poliginica, un
maschio può avere più femmine); in seguito si
involavano tre giovani da un solo nido mentre
l’altro veniva abbandonato. Nel 2009 la nidifi-
cazione si ripeteva con successo (un nido con
tre giovani involati). Si tratta delle prime nidifi-
cazioni certe della specie nella zona.
Durante un’escursione nel corso del progetto
(10/04/’06) è stato osservato in questo sito un
individuo di Biancone (Circaetus gallicus) * § in
caccia, probabilmente la prima osservazione
nota nel Lisert, alla quale sono seguite altre
anche nel 2009
Nel bosco tra la cassa SIC ed il canneto è stato
inoltre osservato il Picchio nero (Dryocopus mar-
tius), questa specie montana ha recentemente
nidificato a livello del mare nei pressi di Marina
Julia (Monfalcone), e tale record altitudinale a
livello italiano costituisce un’altra peculiarità
della intera zona (Utmar & Padovan, 2005).
D) Lo specchio d’acqua nella zona del canneto
Pur nella sua evidente artificialità la zona ospi-
ta molti uccelli acquatici anche nidificanti. Tra
quest’ultimi il Tuffetto (Tachibaptus ruficollis),
il Cigno reale (Cygnus alor), l‘Oca selvatica
(Anser anser), il Germano reale (Anas platyr-
hynchos), la Marzaiola (Anas querquedula) *, la
Folaga e la Gallinella d’acqua (Gallinula chlo-
ropus). Molte specie di Ardeidi e Anatidi sono
state osservate durante le migrazioni, tra le
quali la Sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides) * §,
l’Airone rosso (Ardea purpurea) * § e la
Moretta tabaccata (Aythya nyroca) * §.
E) La Cassa di Colmata
La Cassa inclusa nel SIC costituisce un raro
esempio per l’intera regione di zona umida par-
Moretta codona (Clangula hyemalis)
43
zialmente soggetta a marea, cioè diversa dalle
valli da pesca totalmente esenti e dalle zone
lagunari completamente esposte ad essa. Una
soglia impedisce la fuoriuscita dell’acqua
durante la bassa marea, mentre massicce quan-
tità d’acqua entrano durante le alte maree ecce-
zionali favorite dai venti dei quadranti meridio-
nali. Nel maggio del 2004 ha nidificato, senza
successo a causa della sommersione del nido
contenente 3 uova, l’Avocetta (Recurvirostra
avosetta) §, unico caso noto per la regione
Friuli Venezia Giulia. Nel 2005 è stato rinve-
nuto un uovo abbandonato di Edredone
(Somateria mollissima) sull’argine esterno della
cassa. Nidificano o hanno nidificato in questa
zona il Cigno reale (Cygnus alor), l’Oca selvati-
ca (Anser anser), il Germano reale (Anas platyr-
hynchos), il Cavaliere d’Italia (Himantopus
himantopus) §, il Corriere piccolo (Charadrius
dubius), il Fratino (Charadrius alexandrinus) *
§, la Pavoncella (Vanellus vanellus) *, la
Pettegola (Tringa totanus) * (dal 2004), il
Gabbiano reale (Larus michahellis), la Sterna
comune (Sterna hirundo) § (dal 2004), il
Fraticello (Sterna albifrons)* §, la Cappellaccia
(Galerida cristata) e la Cutrettola (Motacilla
flava). Considerato il disturbo antropico e la
limitatezza del sito tali specie nidificanti costi-
tuiscono un fatto eccezionale.
Sfortunatamente negli ultimi anni il livello del-
l’acqua in primavera è stato troppo elevato,
non permettendo l’emersione dei fanghi nudi e
secchi dove nidificavano il Fraticello e il
Fratino. Tale fenomeno, forse collegato all’in-
cremento del livello del mare, ha provocato lo
spostamento di alcune specie nell’adiacente
Cassa di Colmata “attiva”, zona priva di ogni
tutela naturalistica.
Per molte di queste specie il Lisert costituisce il
limite orientale dell’areale riproduttivo in Italia.
Molte specie di Anatidi e Limicoli (cioè
Caradriformi che si alimentano nel limo) sono
presenti durante le migrazioni. Tra le rarità
osservate si riportano: l’Airone schistaceo
(Egretta gularis) nel settembre-ottobre 1987, il
Fenicottero (Phoenicopterus roseus) * §, con 2
individui presenti tra agosto e settembre 2004,
lo Zigolo delle nevi (Plectrophenax nivalis),
quest’ultimo presente con regolarità, ed inoltre
l’Allodola golagialla (Eremophila alpestris) e lo
Zigolo di Lapponia (Calcarius lapponicus). Nel
maggio 2006 è stata osservato un individuo di
Averla capirossa (Lanius senator) *.
F) La Cassa di Colmata “attiva”
A seguito della costruzione di un argine tra la
zona tutelata e la zona di espansione industria-
le/portuale, si è originata ad ovest dell’argine
stesso un’area umida caratterizzata dal ristagno
di acque piovane con specchi d’acqua, canneti
e fanghi emergenti variamente colonizzati dalla
vegetazione. Negli anni siccitosi essa si presen-
Cormorano (Phalacrocorax carbo)
44
Cymodocea nodosa
Fucus virsoides
Crithmum maritimum
Elymus atherica
Ruppia maritima
Spartina maritima
Atriplex portulacoides
Juncus maritimus
Phragmites australis
Rubus fruticosus
Populus nigra
Quercus ilex
Salix alba
Rubus fruticosus
Salix cinerea
Phragmites australis
Ruppia maritima
Phragmites australis
Mare Argine
Cassa Cassa
SIC Vecchio
argine
litoraneo
45
Canneto
Specchio
interno
Zona
industriale
Ferrovia
Cymodocea nodosa
Fucus virsoides
Crithmum maritimum
Elymus atherica
Ruppia maritima
Spartina maritima
Atriplex portulacoides
Juncus maritimus
Phragmites australis
Rubus fruticosus
Populus nigra
Quercus ilex
Salix alba
Rubus fruticosus
Salix cinerea
Phragmites australis
Ruppia maritima
Phragmites australis
o
e
eo
46
ta asciutta nella stagione riproduttiva, ma nelle
stagioni 2008 e 2009 l’elevata piovosità ha favo-
rito la colonizzazione di moltissime specie nidi-
ficanti. Il Tuffetto, il Cigno reale, l’Oca selvati-
ca, il Germano reale, la Folaga, il Cavaliere
d’Italia, la Pavoncella, il Fratino, il Corriere
piccolo, la Sterna comune, il Fraticello e il
Cannareccione si sono riprodotti nella zona.
Le specie citate hanno il simbolo * se incluse
tra le Specie Europee d’interesse
Conservazionistico – SPEC, (BirdLife
International, 2004), ed il simbolo § se incluse
nell’allegato I della Direttiva 79/409 CEE
“Uccelli”. In particolare per le queste ultime
esistono precisi obblighi derivanti dall’adozio-
ne della Direttiva da parte dell’Italia.
47
Da quanto scritto emergono chiaramente le
peculiarità ed il valore naturalistico e storico del-
l’area del Lisert. Il Piano Regolatore destina
l’area a zona industriale e portuale, attribuendo
al Consorzio per lo Sviluppo Industriale la
gestione della Cassa di Colmata compresa nel
SIC.
Attualmente si sta osservando una banalizzazione
del territorio sia dal punto di vista paesaggistico
che da quello naturalistico: quanto rimane del
monte S. Antonio è stato ulteriormente demolito
per favorire la viabilità ed è aumentato il “consu-
mo” del suolo per impianti ed infrastrutture
(vedi il Rapporto sullo stato dell’ambiente e la
sostenibilità pubblicato dal Comune di
Monfalcone nel 2005).
Riteniamo che, nell’ottica dello
sviluppo sostenibile1, ci sia la pos-
sibilità di far convivere in que-
st’area le attività produttive con
la conservazione dell’ambiente in
base al concetto del saggio utiliz-
zo. Secondo la Convenzione
Internazionale di Ramsar sulla
conservazione delle zone umide il
saggio utilizzo è definito come
“uno sfruttamento a vantaggio
dell’umanità che, seppur prolun-
gato nel tempo, sia compatibile
con il mantenimento delle carat-
teristiche naturali dell’ecosiste-
ma, in modo tale da offrire il massimo vantaggio
alle generazioni future”.
Si propone quindi di:
• Ampliare l’area tutelata, attualmente non com-
prendente le altre emergenze naturalistiche rile-
vanti, includendo pertanto la fascia circostante il
Timavo, il canneto SIN (Canneto del Lisert), lo
stagno adiacente la ferrovia che attraversa il can-
neto e l’area boscata a monte dell’argine interno
della Cassa, zone comprese nell’area industria-
le/portuale. All’interno della zona tutelata
dovrebbero essere prioritari gli obbiettivi di con-
servazione, mentre le attività di fruizione e svago
andrebbero sottoposte a misure atte a minimiz-
“SOLUZIONE FINALE”… O SVILUPPO SOSTENIBILE
1. SVILUPPO SOSTENIBILE:
Bruntland,1987: “sviluppo che risponde alle necessità del presente, senza compromettere la capacità delle generazioni
future di soddisfare le proprie esigenze”.
World Conservation Union, UN Environment Programme and World Wide Fund for Nature, 1991: “...un miglioramento della
qualità della vita, senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi di supporto, dai quali essa dipende”.
International Council for Local Environmental Initiatives, 1994: “lo sviluppo che fornisce elementi ecologici, sociali ed
opportunità economiche a tutti gli abitanti di una comunità, senza creare una minaccia alla vitalità del sistema naturale,
urbano e sociale che da queste opportunità dipendono”.
Proposta di ampliamento dell’area
SIC attuale
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones,
né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo (PIL)
Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria …
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie …
Robert Kennedy, discorso del 18 marzo 1968 all’Università del Kansas.
48
zare gli impatti sull’ambiente
• Svincolare il SIC dalle attività del porto, avvian-
do eventualmente un progetto specifico di
gestione e di fruizione (piano di gestione in fase
di elaborazione nel 2009).
• Verificare che la fruizione dei posti-barca nel-
l’area protetta sia esercitata compatibilmente con
le normative di tutela.
• Vietare l’attività venatoria nell’area, dato che le
limitate superfici non consentono la compresen-
za di caccia e conservazione.
• Regolamentare l’accesso alle diverse zone e
particolarmente all’argine esterno della Cassa di
Colmata e alla Cassa stessa durante il periodo
riproduttivo dell’avifauna acquatica (marzo-
luglio).
• Realizzare dei piccoli “isolotti” nella parte alla-
gata della Cassa di Colmata, al fine di fornire
all’avifauna dei siti riproduttivi al riparo dalla
sommersione e dai predatori terrestri. Nella zona
del canneto, dello stagno e della Cassa potrebbe-
ro essere realizzate - previa valutazione di inci-
denza - opere per il miglioramento ambientale
quali un canale circondariale (nel canneto) e
alcuni punti di osservazione schermati.
Opportuni cartelli con contenuti informativi
naturalistici andrebbero posti in alcuni punti di
accesso, in ogni caso lontano dalle zone naturali.
• Valorizzare quanto rimane del monte
S.Antonio (già una delle Insulae Clarae) con car-
telli informativi sulla formazione geo-morfologi-
ca e sulla storia di questo territorio.
• Migliorare e potenziare la viabilità ciclabile
della zona per motivi di sicurezza e per incentiva-
re la fruizione sostenibile del sito.
Martin pescatore (Alcedo atthis)
49
APPENDICE
AVIFAUNA NIDIFICANTE NELLA ZONA DEL LISERT – FOCE DEL TIMAVO
anni 1989-2009
Nella tavoletta CTR (Carta Tecnica Regionale - scala 1:5000) n°109031 “Foce del Timavo” (3,2 x 2,8 km, pari a
circa 9 Km2) secondo i dati raccolti dal 1990 al 1996 e pubblicati da Parodi (1999), segnalati da * nidificavano
68 specie e la zona si presentava tra le più ricche della provincia (rispetto al massimo di 85 specie nella tavoletta
“Alberoni” alla foce dell’Isonzo). In grassetto sono riportate le successive integrazioni fino al 2009.
C= nidificazione certa, Pr = nidificazione probabile, Po = nidificazione possibile, per le specie acquatiche viene
inoltre riportata la regolarità o meno della nidificazione: Reg = regolare, Irr = irregolare, ?dato dubbio. E= spe-
cie estinta quale nidificante nella zona
La lista aggiornata comprende un totale di 84 specie. Data la lmitatezza della zona e l’alto numero di anni con-
siderati (21) è normale l’irregolarità della nidificazione di un’elevata percentuale delle specie.
Tuffetto Tachybaptus ruficollis * C Reg
Tarabuso B
Bo
ot
ta
au
ur
ru
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st
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ll
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sPr Irr
Tarabusino Ixobrychus minutus * C Reg
Cigno reale C
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Oca selvatica A
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Alzavola A
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ec
cc
ca
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Germano reale Anas platyrhynchos * C Reg
Marzaiola Anas querquedula * C Reg ?
Edredone S
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ri
ia
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mo
ol
ll
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is
ss
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Falco di palude Circus aeruginosus * Po E
Poiana B
Bu
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ut
te
eo
oPo
Sparviere Accipiter nisus Pr
Gheppio Falco tinnunculus *C
Lodolaio Falco subbuteo Po
Fagiano Phasianus colchicus *C
Porciglione Rallus aquaticus * C Reg
Gallinella d’acqua Gallinula chloropus* C Reg
Folaga Fulica atra * C Reg
Cavaliere d’Italia H. himantopus *C Reg
Avocetta R
Re
ec
cu
ur
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st
tr
ra
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os
se
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tt
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Corriere piccolo Charadrius dubius * C Reg
Fratino Charadrius alexandrinus * C Reg
Pavoncella Vanellus vanellus * C Irr
Pettegola T
Tr
ri
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ga
a t
to
ot
ta
an
nu
us
sC Reg ?
Piro piro piccolo Actitis hypoleucos * Po Reg
Gabbiano reale m. Larus michahellis * C Reg
Sterna comune S
St
te
er
rn
na
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hi
ir
ru
un
nd
do
oC Reg ?
Fraticello Sterna albifrons * C Reg
Piccione selvatico (forma dom.) C
Co
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Colombaccio C
Co
ol
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um
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lu
um
mb
bu
us
sPr
Tortora dal collare S. decaocto *C
Tortora Streptopelia turtur *Pr
Cuculo Cuculus canorus *Pr
Barbagianni Tyto alba *Po
Assiolo Otus scops * Pr
Civetta Athene noctua *Pr
Gufo comune A
As
si
io
o o
ot
tu
us
sPo
Succiacapre Caprimulgus europaeus *Pr
Rondone Apus apus *Pr
Martin pescatore Alcedo atthis *C
Picchio verde Picus viridis *C
Picchio rosso maggiore Picoides maior *C
Calandrella Calandrella brachydactyla *Po
Cappellaccia Galerida crestata *C
Allodola Alauda arvensis * Pr E
Rondine Hirundo rustica * Po
Balestruccio Delichon urbica *C
Calandro Anthus campestris (1989) C E
Cutrettola Motacilla flava *C
Ballerina gialla Motacilla cinerea *Po
Ballerina bianca Motacilla alba *C
Usignolo L
Lu
us
sc
ci
in
ni
ia
a m
me
eg
ga
ar
rh
hy
yn
nc
ch
ho
os
sC
Codirosso spazzacamino P. ochruros *C
Saltimpalo Saxicola torquata *C
Merlo Turdus merula *C
Usignolo di fiume Cettia cetti *C
Beccamoschino Cisticola juncidis *C
Cannaiola verdognola A. palustris *C
Cannaiola Acrocephalus scirpaceus *C
Cannareccione Acrocephalus arundinaceus *C
Canapino Hippolais polyglotta * C
Sterpazzola Sylvia communis *Pr
Capinera Sylvia atricapilla *C
Lui piccolo Phylloscopus collybita *Pr
Pigliamosche Muscicapa striata *Po
Codibugnolo Aegithalos caudatus *C
Cinciarella Parus caeruleus *C
Cinciallegra Parus major *C
Pendolino Remiz pendulinus *C E
Rigogolo Oriolus oriolus *Pr
Averla piccola Lanius collurio *C
Ghiandaia Garrullus glandarius *C
Gazza Pica pica *C
Cornacchia Corvus corone *C
Storno Sturnus vulgaris *C
Passera Passer domesticus *C
Passera mattugia Passer montanus *Pr
Fringuello Fringilla coelebs *Pr
Verzellino Serinus serinus *Pr
Verdone Carduelis chloris *C
Cardellino Carduelis carduelis *C
Zigolo muciatto Emberiza cia *Po
Migliarino di palude Emberiza shoeniclus *C E
50
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Pocar G. - 1892 (1977, ristampa fotolitografia) –
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Poldini L., Vidali M.e Fabiani M.L. – 1999 – La
vegetazione del litorale sedimentario del Friuli-
Venezia Giulia (NE Italia) con riferimenti alla
Regione Alto-Adriatica – Studia Geobotanica,
vol.17
51
Poldini L. - 2002 - Nuovo atlante corologico delle
piante vascolari nel Friuli Venezia Giulia, Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia, Università di
Trieste
Ruffolo G. 2006 - Lo specchio del diavolo - Einaudi,
Torino.
Utmar P. & Padovan P. 2005 – Il Picchio nero,
Dryocopus martius, nidificante in pianura nel Friuli
Venezia Giulia. Riv. Ital. Orn. 74(1): 67-69.
Viale G. - 2009 - Prove di un mondo diverso, NdA
Press, Milano
http://www.regione.fvg.it/ambiente/ambiente.htm
http://www.astorefvg.org/
http://www.legambiente.fvg.it/
http://www.wwf.it/friuliveneziagiulia/
http://www.carsonatura2000.it/
Una finestra su Monfalcone
La zona umida del Lisert
Testi di: Paolo Utmar, Augusta Scaramuzza, Giulia Realdon e gli studenti:
Classe 3°A (2005/06)
Lucia Avitabile
Sara Baldo
Enrique Josè Carcione
Elena Cargnel
Francesco Delponte
Anna Dessenibus
Chiara Feudale
Giulia Franceschin
Mattia Gerin
Anna Giustina
Francesca Jacobo
Sara Mastrolia
Lea Mercanile
Damiano Minetto
Shuan Nagm
Denise Niemis
Dalila Orsi
Vladimir Petkovic
Greta Russi
Maria Roberta Sanges
Margherita Tognon
Stefano Troiani
Chiara Ustulin
Esther Zannier
Gabriele Zanolla
Valeria Zorzin
Valentina Zotti
Stefano Zuliani
Classe 3°AS (2005/06)
Robin Bartolini
Matteo Benci
Laura Benigni
Davide Cavallo
Stefano Collocati
Elia Conte
Enrico De Biasio
Alexandru Dobre
Matteo Gregori
Ilaria Iannello
Deejay Latchuman
Nicole Malaroda
Benjamin Martinese
Stefano Orsini
Piero Parovel
Cristiano Peressini
Andrea Pobega
Francesco Serafin
Asia Stefanizzi
Classe 3°B (2005/06)
Federica Babich
Sara Ballaben
Margherita Bonetto
Michela Buiatti
Enrico Buttignoni
Cristina Casasola
Elisa Clagnan
Camilla Della Rupe
Chiara Gregorin
Francesca Iorio
Giulia Leo
Veronica Moretto
Micol Pacor
Domenico Paduano
Francesco Paoletti
Stefano Paradisi
Alessia Piccolo
Miriam Piccolo
Sara Puzzi
Natasˇa Samardzic
Deborah Stocca
Isabella Trevisan
Marco Vettori
Classe 3°B (2004/05)
Aura Cecolin
Caterina Della Sala
Sara Gerion
Alicja Khatchikian
Elena Mauro
Giorgia Millo
Nicole Piemonte
Federica Pinelli
Martina Tolomio
Francesca Zorzet
Classe 3°C (2005/06)
S
ˇeila Beciç
Tobia Bellè
Andrea Benedetti
Gaia Berto
Andra Bibalo
Mattia Boscarolli
Giò Botta
Salvatore Branca
Jacqueline Burri
Michele Ciani
Diego Coppola
Alessio Cortellessa
Martina Cosolo
Stefania Cosolo
Esmeralda Danieli
Luca De Angelici
Alessandro Di Fiore
Francesco Furlani
Martina Girotto
Nicoletta Gronchi
Giorgia Jacumin
Leonardo Longo
Joy Lupano
Aurora Mian
Annalisa Miranda
Massimiliano Moschin
Sanja Mrsiç
Andrea Spech
Elisa Volante
53
Ringraziamenti
Si ringraziano:
Paola Barban
Barbara Cimador
Mauro Cosolo
Stefano Sponza
Paul Tout
Gabriella Valenti
Ignazio Zanutto
Dipartimento di Biologia – Università degli Studi di Trieste
Immagini
Fotografie:
Paolo Utmar
Giulia Realdon
Augusta Scaramuzza
Maurizio Rozza
Paolo Fontana
Consorzio Culturale del Monfalconese
Disegni:
Paolo Utmar
Cartografia:
Carta tecnica numerica regionale 1:5000, autorizzazione P.T./14365/2.1000 (13108), elaborazione di
Francesco Paoletti
Stampa:
Centro Stampa Monfalcone
Seconda edizione 2009
Questo volume è stato realizzato con il sostegno della
Indice
Presentazione 7
Divagazioni sul Lisert 9
Introduzione 15
Aspetti storici 19
Idrogeologia 23
Vegetazione 25
Avifauna 35
“Soluzione finale”….. o sviluppo sostenibile 47
Appendice 49
Bibliografia 50
Spartina maritima
Arthrocnemum fruticosum
Atriplex portulacoides
Puccinellia festucaeformis
Triglochin maritimum
Juncus maritimum
Spartina maritima
Arthrocnemum fruticosum
Atriplex portulacoides
Puccinellia festucaeformis
Triglochin maritimum
Juncus maritimum
Bolboschoenus maritimus
Phragmites australis
Elymus atherica
Amorpha fruticosa
Una finestra su Monfalcone
La zona umida del Lisert
LICEO SCIENTIFICO MICHELANGELO BUONARROTI