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I Caradriformi nella Collezione Ornitologica
del Museo Zoologico di Napoli
Annino Zambardino1, Andrea Senese1,2, Rosario Balestrieri1, Roberta Improta3
1 Associazione ARDEA (Associazione per la Ricerca, la Divulgazione e l’Educazione Ambientale)
2 K’ Nature
3 Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche dell’Università di Napoli Federico II
Introduzione
Il Museo Zoologico dell’Università Federico II di Napoli è caratterizzato da numerosi reperti ornitologici, risalenti al XIX e al XX
secolo, prelevati in differenti località sia italiane sia estere, alcuni dei quali provenienti da importanti raccolte storiche come
la Collezione Antica, antecedente all’Unità d’Italia, oppure da donazioni o acquisizioni effettuate da autorevoli personalità del
mondo accademico partenopeo postunitario come Paolo Pancieri e Luigi Settembrini.
Lo studio si focalizza sui Caradriformi che, nell’intero assortimento museale, sono l’ordine di uccelli non passeriformi con il
più alto numero sia di individui sia di specie.
Lo scopo del lavoro è la realizzazione di un catalogo multimediale aggiornato e ad ampia fruibilità, per la quale è
fondamentale un’accurata indagine archivistica e tassonomica dei singoli reperti.
Materiali e metodi
L’indagine è stata condotta durante il biennio 2016-2017. In passato a ciascun reperto è stato, regolarmente, assegnato un
cartellino con un codice alfanumerico di riconoscimento, indispensabile per la consultazione dei registri museali.
Diversamente, per 76 esemplari, è stata riscontrata l’assenza di identificativo, per cui è stato possibile risalire ad eventuali
informazioni di carattere storico-geografico soltanto attraverso la sporadica presenza di targhette, attaccate alle strutture di
sostegno o legate agli arti del campione stesso, sulle quali erano riportate la data e/o la località di raccolta o di acquisizione
oppure numeri di inventari storici, consentendo, in tal modo, una ricerca archivistica alternativa.
Successivamente alla fase di cartellinatura, ogni campione è stato sottoposto ad un’analisi morfologica, attraverso l’utilizzo di
calibro, alometro e terzometro, e in seguito fotografato assieme alla propria etichetta di riconoscimento.
Infine, per la realizzazione del catalogo multimediale, come strumento di raccolta e gestione dati, è stata utilizzata
l’interfaccia software Microsoft Office Access,all’interno della quale sono state riportate ogni informazione utile riguardante i
singoli reperti della collezione museale.
Risultati
La collezione si compone di 231 reperti, con un totale di 78 specie.
Le famiglie più copiose sono le seguenti: Scolopacidae, con 26 specie e 90 individui; Laridae,
con 22 specie e 73 individui; Charadriidae, con 14 specie e 27 individui.
Le specie più numerose sono: Combattente (Calidris pugnax) con 27 reperti; Gabbiano reale
(Larus michahellis) con 14 reperti; Gabbiano comune (Chroicocephalus ridibundus), Gabbiano
corallino (Ichthyaetus melanocephalus), Piovanello comune (Calidris ferruginea) e Piro piro
boschereccio (Tringa glareola) con 8 individui ciascuno.
È nota la provenienza di 127 campioni, di questi 96 sono italiani e 31 originari di altri paesi. Per
quanto concerne questi ultimi, 9 provengono dal Brasile, 5 sia dai Paesi Bassi che dall’Egitto, 3
dall’Etiopia, dalla Cina e dalla Svezia 2 ciascuno ed un campione per Germania, Islanda, Sudan,
Eritrea ed India.
Discussione
Il lavoro di revisione e di ricatalogazione ha evidenziato la presenza, in tempi storici, di alcune specie inusuali per la
Campania (Brichetti & Fracasso, 2003).
Infatti, tra i Caradriformi esaminati, vi sono 3 individui di Gazza marina (Alca torda) e un Pulcinella di mare
(Fratercula arctica), prelevati sul litorale napoletano tra la seconda metà dell’Ottocento ed inizio Novecento.
Il Museo vanta la presenza di un esemplare di Gabbiano glauco (Larus hyperboreus), risalente al 1927 ed originario
dell’Islanda meridionale. Inoltre, la collezione comprende diverse specie peculiari dal punto di vista
conservazionistico inserite nella Lista Rossa IUCN. Tra queste, due individui di Quaglia tridattila (Turnix sylvaticus),
classificata a livello mondiale come Least Concern,ma estinta in Europa. Per quanto riguarda tale specie, l’ultimo
avvistamento confermato risale al 3 dicembre 1981 in Andalusia (Gutiérrez et al., 2011; Pertoldi et al., 2006); quindi
questa è la prima specie ad estinguersi a livello europeo dopo l’Alca impenne (Pinguinus impennis), scomparsa circa
170 anni fa.Ulteriore reperto degno di nota è un Chiurlottello (Numenius tenuirostris), classificato come Critically
Endangered, ufficialmente osservato per l’ultima volta in Marocco nel febbraio del 1995. Nonostante questo
scolopacide possa essere ancor presente in alcune stazioni dell’Asia centrale, la mancanza di dati fa ipotizzare che la
specie sia probabilmente estinta a livello mondiale (BirdLife International, 2017).
Bibliografia
BirdLife International, 2017. Chasing ghosts: how technology is helping track the bird that mysteriously disappeared.
Brichetti P., Fracasso G., 2003. Ornitologia Italiana. Vol. 3 –Stercorariidae-Caprimulgidae. Alberto Perdisa Editore, Bologna.
Gutiérrez C., Copete J.L., Crochet P.A., Qninba A., Garrido H., 2011. History, status and distribution of Andalusian Buttonquail in the WP. Dutch Birding 33: 75-93.
Pertoldi C., Negro J.J., Muñoz J., Barbanera F., Garrido H., 2006. Introduction or reintroduction? Last resorts for the latest bird to become extinct in Europe, the Andalusian hemipode Turnix sylvatica sylvatica. Biodiversity &
Conservation 15: 3895-3908.
Figura 1: Abbondanza dei reperti a livello mondiale.
Figura 2: Provenienza dei reperti. Figura 3: Numero di specie e di individui, suddivisi per famiglie.