Parole chiave Italicità, identità, appartenenza, cultura, migrazione 1. 2011: sono 150 anni di unità Il 2011 è stato l'anno delle celebrazioni dei 150 anni dall'unità d'Italia. Molto si è detto e scritto, spesso polemicamente e strumentalmente secondo gli interessi in gioco. Sono stati pubblicati, nell'occasione, molti testi, come a tirare le fila di questi anni di vita, rivisitando e divulgando gli eventi risorgimentali, oppure seguendo la linea, magari nostalgica, del come eravamo e del come siamo diventati. Altri (Dardano 2011, Della Loggia Schiavone 2011, Gentile 2010, Montanari 2011, Patriarca 2010, Ruffolo 2009), invece, hanno adottato uno sguardo, a nostro avviso più ampio, un orizzonte esteso caratterizzato da aspetti socio-culturali che non si limitano ai 150 anni, ma oltrepassan-doli vanno a riconfigurare un percorso di costruzione identitaria allargato agli eventi e alle vicende che hanno visto protagonista la Penisola italica ben prima del 1861. Si tratta, se volessimo riassumere, di provare a non farsi trarre in inganno dalle cesure temporali, alle quali molto spesso storici, e soprattutto giornalisti, per semplicità o semplicismo, ricorrono. È il peso o il timore della complessità che può portare a definizioni standard, con conseguenze devianti, nel nostro caso, sul tema dell'auto-riconoscimento collettivo, rispondendo alla domanda «chi siamo». «Abbiamo fatto l'Italia, facciamo gli italiani», la frase attribuita al marchese D'Azeglio, oltre ad essere alla base delle nostre riflessioni è uno di quei classici temi che, per faciloneria, può far nascere tutta una serie di percezioni sbagliate. Certamente il nobile italiano affermò che erano «gli italiani […] i più pericolosi nemici dell'Italia unita». Fatto che ci trova più concordi. Ma perché esprimiamo dubbi su quel «fare gli italiani», che anche durante la copertura mediatica per il 150° è tornato ad essere * Università degli studi di Firenze.