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jmbbLicato, nell'ambito del f)ipartirnento di Scienze
iconomicbe
I:
Slrtlislh'hl:
dell'Università degli Studi di Salerno, con il contributo
della Regione Campania.
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Proprietà letteraria riservata
© Copyright 2006
Editoriale Scientifica s.r.l.
Via S. Biagio dei Librai, 39
80138 Napoli
ISBN 88-89373-77-6
I
nd ice
SALUTI
RAIMONDO PASQUINO,
Rettore Magnifico dell'Università degli Stu-
di di Salerno
IX
,Aln·ANO SESSA,
Sindaco della Città di. Fisciano
XIII
ANGIlLO VILLANI,
Presidente dell'Amministrazione Provinciale di
Salerno
XV
PARTE INTRODUTTIVA
Presentazione
di DIO MEDE !vONE
I SESSIONE
POLITICA ESTERA
VINCllN~O BUONOCORE,Introduzione
VINCI;NZO SCOTTI,Alcide De Gasperi: l'Europa e la politica estera
PAOI.O BARBI,Le divergenze fra Dossetti e De Gasperi sulla politi-
ca estera italiana
VINCENZOBRUNO, De Gasperi al parlamento austriaco
'STER CAPUZZO,De Gasperi, il Trentino e il problema delle autono-
mie nel primo dopoguerra
LurGI
COMPAGNA,Alcide De Gasperi europeo d'America
AUGUSTO D'ANGELO, De Gasperi e Pio XII: la conquista della laicità
Anl.()
GIIISAI,III\RTI, La questione di Trieste nel secondo dopoguerra
LI/lei
ROSSI,
Dc
Gaspcri, Sturzo
c
gli
Stati
Unici
(1943-1945)
XVII
3
9
33
·41
51
71
77
93
107
1.111
n;'IIIIIIII.L;'
111111,1
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N'l'O N
IO
MAt: U Ul"
C'mIC:o
l.a
disputa
tra
dq.~mqwri.'lli
l'
dosseuiani sulla politica
economica della ricosu
uzione
I.
introduzione
Nelle sue "Epistole", Orazio parla di una
concordia discors,
di un'ar-
monia discorde che anima le vicende umane.
La
Ricostruzione dell'Italia, dopo la fine della seconda guerra mon-
diale, fu certamente l'esito di una
concordia discors,
di un pluralismo
lclle
culture politiche. I partiti di massa, senza rinnegare i loro ideali,
cooperarono alla costruzione di una nuova forma di Stato nazionale. Il
pluralismo attraversò le stesse forze politiche dando vita ad una dialet-
l
icn
nelle
culture che divise cattolici, liberali e marxisti in moderati e
progrcssisti, rivoluzionari e riformisti.
La Democrazia Cristiana si divise in dossettiani e degasperiani, I
due raggruppamenti, identificati con i rispettivi
leaders,
dibatterono sui
principali temi politici del dopoguerra: dalla Costituzione alla colloca-
zionc internazionale dell'Italia. La disputa più significativa si svolse
però intorno alla politica economica della ricostruzione. De Gasperi ed
i
suoi ministri assunsero scelte decisive per l'economia italiana. I dos-
scuiani ne condivisero solo alcune, o solo in parte, e su «Cronache
Sociali», la rivista del gruppo, Fanfani, La Pira e lo stesso Dossetti
'SrH)SCrOuna diversa linea di politica economica.
La disputa iniziò molto presto, con le dimissioni dalla Direzione
Nazionale del partito rassegnate da Giuseppe Dossetti il 4settembre
1')46, proseguì per tutti gli anni della ricostruzione e si concluse, sim-
holicarncnte, nell'autunno del 1951 con la chiusura di «Cronache S~-
.iali» e l'uscita dalla scena politica di Dossetti. Il Congresso nazionale
della Dc, tenuto a Venezia nel giugno 1949, rappresentò il punto di
svolta che fece alzare toni e contenuti.
La disputa, vista retrospettivamente, assume un rilievo storico, sia
per il ruolo che ricoprivano
i
protagonisti, sia per le idee che furono
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l.:itaziO!1c è
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dn M.T..
C"v"II'IIIIII,
111/llIlifittl tO/ll/lllf/'rittlN,
cit.,
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governo De Gaspcri al congress
/949:
risanamento e disoccupazione
Il lO diccmbre 1945 si costituisce il I governo De Gaspcri. Corbino
t,
norninato Ministro del Tesoro, Einaudi
è
Govcrnatore della Banca
d'Italia,
Per molti
è
un chiaro segnale che si
è
scelto una strategia
I
iherista,
E così sembra. L'11 gennaio 1946 il governo prende atto che
11011
vi
S0l10
le condizioni, tecniche e ambientali, per condurre a termi-
IW con sicurezza il cambio della moneta predisposto dal precedente
govc,'no Parri. Il 26 marzo viene approvato un decreto che autorizza
It, imprese esportatrici a cedere allo Stato soltanto il 50% della valuta
)Sl<.'nt
ricavata da operazioni di commercio internazionale. Da oltre
dieci anni, infatti, le imprese esportatrici erano costrette a consegnare
ill'Istituto
Nazionale per il Commercio Estero l'intera valuta straniera
ricnvnta da operazioni estere. La misura rientrava in una più ampia
c di Venezia del giugn
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IIi"li"MI'IiIIIM~1 I IIIIN~I"III"'NI
629
La ripcrcorrercmo pro-
storico'.
disciplina del
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illll'llllIyhllHdt,
che mirnvn a
controllare - at-
traverso divieti c i'Wl'lIlÌvi
It'
Ptllll'ip,t1i poste della bilancia dei paga-
menti. Il governo auuu ci(l~ IIIHI parziale libcralizzazione valutaria. In-
tanto gli
imprenditori
l'Ìpn'l\dollo
la direzione delle imprese e anche la
riforma dei consigli
di
gestione, a lungo discussa dalle forze politiche,
sembra svanire.
I! 2 giugno 1946 si svolge il referendum istituzionale ed
è
eletta
l'Assemblea Costituente. Il 13 luglio si forma il II governo De Gasperi,
una coalizione tripartita con l'aggiunta dei repubblicani. Corbino è
ancora Ministro del Tesoro mentre De Gasperi assume
l'interim
di
Esteri e Interni. Dossetti è in disaccordo e il 4 settembre si dimette
dalla Direzione Nazionale della Democrazia Cristiana. Accusa De
Gasperi di aver rinunciato a svolgere un'azione riformatrice lasciando
ai liberali la guida della politica
economica'. ,
Le dimissioni di Corbino, accettate, dal Presidente del Consiglio il
18 settembre 1946, sembrano conferire maggiore compattezza al
Tripartito. Ma la crisi è latente. Nel gennaio 1947 De Gasperi compie
, il famoso viaggio negli Stati Uniti alla ricerca di aiuti finanziari mentre
a Roma si consuma la scissione socialista. Il 2 febbraio si costituisce il
III governo De Gasperi, al quale partecipano ancora le sinistre. Il
governo vive in attesa della firma del Trattato di pace (siglato il 10
febbraio) e dell'approvazione dell'articolo 7 della Costituzione che
disciplina i rapporti tra Stato e Chiesa (avvenuta il 25 marzo).
Nel marzo 1947 l'Assemblea ratifica la partecipazione dell'Italia agli
accordi monetari di Bretton Woods. Per Einaudi e Corbino gli Accordi
segnano il ritorno alla mitica età liberale di fine ottocento. Per Campilli
e i democristiani rappresentano invece l'inizio di una politica di coo-
perazione sovranazionale che, attraverso il Fondo Monetario Interna-
zionale e la Banca Mondiale, mira a governare i processi di aggiusta-
mento degli squilibri esterni dei singoli Paesi. L'Italia, per partecipare
al nuovo regime di cambi fissi, si impegna a stabilizzare la moneta.
È l'ultima grande decisione condivisa, sia pure con distinte motiva-
zioni, dalle forze del Tripartito. I rapporti sono ormai logorati. Il 30
maggio 1947, alla vigilia della formazione del IV governo De Gasperi,
esce il primo numero di «Cronache Sociali». Il quindicinale
è
diretto da
I 1.1\
lcuernturn
sui
terni
oggetto di questo lavoro
è
molto ampia. Mi limito ad indi-
,','1'\'
nlcuuc opere di
riferimento.
Sull'economia italiana del dopoguerra, cfr. V. Zamagni,
/),tI/,1
/lenji'ritl
(1/
centro. La seconda rinascita economica dell'Italia
/1861-1990,
Bologna,
Il
Muli
110,
1993,
cap.
Xl;
V. Castronovo,
Storia economica d'Italia. Dall'Ottocento ai
H/mI/I nostri,
'l'orino,
Einaudi, 1995,
cap.
V.
Sulla politica economica della ricostruzione,
"Il',
C,
1):1I1CO,
La
politica economica della ricostruzione
1945-1949,
Torino, Einaudi,
Il)1!1;
P.
B,lIll\:ci,
Ricostruzione, pianificazione, Mezzogiorno,
Bologna, Il Mulino,
1978;
l'. l{o~l-\i,
Scclt«
politiche e teorie economiche in Italia nel quarantennio repubblicano,
'1IIri,lO.
Ginppichclli,
1987,
parte prima; D.
Ivone,
La politica economica in Italia nei
/1/ 'Illi
anni
",,/ll
ricostruzione
(1947-1948),
Napoli, Editoriale Scientifica,
1989;
S.
Ricossa
" l':, 'Iuccimei, n cura di,
La Banca d'Italia e il
risanamento
post-bellico,
Bari-Roma,
1.•111'1"1,11,
1992;
A.
Grnziani,
Lo sviluppo dell'economia italiana. Dalla ricostruzione alla
nnntct« curopo«,
Torino, Bollati Boringhieri,
2000,
cap.
1.
Sul ruolo della Democrazia
(:1
INliilll11nel
dopoguerra,
cfr.
G. Bagct-Bozzo,
Il partito cristiano al potere. La
Dc
di
De
(,'OlpI'1
I ('
tli
Dosscui
/945-1954, Firenze, Vallccchi,
1978.
Sulle origini del grupp
d(l~NI'\I
iSIllO, cf". P.
Pornbcni,
JI
grt~ppo dassettiano
t:
/(1
[oudazione
della democrazia
Il,''',11/,/
(/9.1R-/948),
Holognn, Il Mulino,
1979,
Sulla nnscitn di «Cronache Sociali», cfr.
M,
(;Iistnl'i, "AVVCrlCn7.n per
LlM
9LOI·in
dn
Nl'l'ivl·('l·••• in
Cronncba Sociali 1947-195/,
Alllnlogi.1
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curn di
M.
GlisCl1li
l'
I.. 1·:li", S"1l Ciov:lnni Valdarno - Roma, Landi
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I, pp. <)-I!li P. POl\lhl"Ii,
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Dosscui.
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d~ GliNt'llIi
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AII/O/Oliltl,
l
Sull'itincmrio
politiw di Dossctri, cfr.
G. Dossctti,
Scritti politici
1943-1951,
a cura
di
JI.
'Iroru,
GrI1I1VJ\,
M
111
ioui,
1995
c
l'efficace
"Nota biografica" contenuta nel volume
ti
le
pp.
XXXIII XI.I.
LA DISPUTA TRA DEGASPERIANI E DOSSETTIANI
631
630
ANTONIO MAGLIULO
iuseppe Glisenti e nel Comitato di Redazione, oltre a Dossetti, Lazzati,
La Pira e Fanfani, figurano Aldo Moro, Antonio Amorth, Gianni Baget-
Hozzo e pochi altri.
11
primo numero è prevalentemente dedicato ad un'analisi della crisi
del T'ripartito. L'editoriale di Dossetti si intitola: Radici di una crisi.
I.'errore originario è aver lasciato in mani liberali le leve dell'economia:
"Il controllo e l'orientamento organico della ripresa produttiva, il carri-
bio della moneta, il controllo del credito (per il quale Corbino ritiene
hnsti una semplice raccomandazione alle banche di non finanziare
operazioni dirette alla conservazione di merci per puri scopi specula-
t
ivi), la stessa imposta straordinaria, passano in seconda, terza linea, e
vengono differiti nel tempo a date imprecisate'".
Sempre sul primo numero Fanfani, in un articolo intitolato Soluzio-
ni politiche e tecniche del problema economico italiano, spiega perché la
cultura liberale non può ispirare la politica economica della ricostruzio-
I
H,'.
Il problema economico italiano consiste in una sproporzione tra
I
isorse disponibili e beni richiesti ed esige, per essere risolto, un insie-
Illl'
coordinato di interventi pubblici. La guerra è stata come un enor-
IIH' shock negativo dell'offerta aggregata. Nel bilancio economico na-
~.i()II:1le,mentre la domanda di beni restava elevata, le risorse disponi-
liili
si sono drasticamente ridotte. L'effetto è un triplice squilibrio, più
~NllIlamcnte un triplice indebitamento: le famiglie consumano più di
qruuuo
l4uadagnano attingendo a risparmi propri o altrui; lo Stato spende
piil
di
quanto incassa, dilatando il debito pubblico; il Paese importa più
di
quanto esporta, ampliando il debito estero", Le reazioni son
prevcdibili: le famiglie chiedono aumenti salariali, provocando il rialz
dei prezzi; il governo reclama nuove emissioni monetarie alimentando
l'inflazione; il Paese subisce una progressiva perdita di competitività
internazionale. La soluzione politica è quasi ovvia: le famiglie devono
ridurre i consumi; il governo deve ridurre le spese e incrementare le
entrate; il Paese deve recuperare l'equilibrio nei conti esteri:
Lo sbilancio dei privati può essere sanato: con una riduzione dei con-
sumi da parte dei privati, al limite della resistenza fisica; con una ridu-
zione di prezzi generale prodotta da minor consumo dei privati, dalla
maggiore moltiplicazione dei beni da parte della intera economia.
Lo sbilancio dello Stato può essere sanato: con una riduzione delle
spese non necessarie e indifferibili da parte dell'Amministrazione pub-
blica; con una riduzione della pressione sui prezzi e sulle retribuzioni,
causata dall'aumento di circolazione; con un aumento di entrate, otte-
nuto riscuotendo tempestivamente e accuratamente le imposte, ade-
guando la macchina fiscale con adatte imposte indirette al movimento
del mercato, rastrellando coi prestiti il risparmio disponibile.
Lo sbilancio dell'economia nazionale può essere sanato: bloccando i
costi e tra essi le retribuzioni; bloccando i prezzi e manovrando per
una riduzione di essi; distribuendo con criteri di produttività le materie
prime importate; riattivando le emigrazioni, la marina, il turismo, per
incrementare rimesse, noli, spese turistiche; richiamando investimenti di
capitali stranieri".
ra In
Una strategia quasi liberista, se non fosse per alcuni addenda: Fanfani
chiede che il governo operi un controllo dei prezzi e della distribuzio-
ne di materie prime, assorba il risparmio disponibile non investito dai
privati in nuova produzione e istituisca un ministero che coordini la
politica economica: "Insomma ci vuole un ministro della Difesa econo-
mica, con la specifica funzione di adattare, coordinandola, l'azione di
governo di ciascun ministro alle necessità economiche del Paese in
modo di renderla non nociva e possibilmente benefica ai fini dei tre'
bilanci di cui sopra si è
parlato'".
Il 3
J
maggio 1947 si costituisce il IV governo De Gasperi, dal quale
sono estro messe le sinistre. Il nuovo Ministero del Bilancio viene affi-
d:\10
lì
Luigi Einaudi (che ricopre anche l'incarico di Vice Presidente
del Consiglio); Del Vecchio va al Tesoro, Pella alle Finanze, Merzagora
al Commercio Estero. Gli uomini della tradizione liberale occupano i
r
!
I/JitI.,
p.
(,4,.
h
I/lM.,
p.
MH.
(1.1
A!-lIIlNIII MAIIIIIII.II
Ik'\.~I~'ri dliilVt!,
Mu l'uulnui
è
flOlllill:lto Minisu'()
del Lavoro.
Ù I.
"svolta",
I,UI\O1111tH!!Il It'IIIlII,I,
Il
5
giugno il Segl'{'Il\I'io di
Suuo
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ricnno,
~clH!I'l\k~
MiIISh"",
nunnucin
il varo
di
un
piano
di
aiuti
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l'Ì<.:OSI
ruzioue del l'
ElIl'Opl\,
Nell'estate
'47
Einalldi
ViU'"
In manovra
di stabilizzaziol1c moneta-
da, L'inflazione
è
intorno
al
100
(Xl ,
Gli
impegni
già assunti con la
ratifica degli nccordi
di
Breuon
Woods e quelli
imminenti
del Piano
Marshall
impongono
un'azione
di
risanamcnto
monetario e finanziario.
Eilll\udi opera una stretta crcditizia. Il Governatore della Banca d''Italia
!
neo Ministro
del Bilancio dispone che, a partire dal
1
0
ottobre, le
bnnchc
ordinarie debbano accantonare il
40%
degli incrementi netti dei
lcpositi successivi
fino a raggiungere una riserva obbligatoria pari al
.,%
dei depositi totali. Il
6
settembre il tasso ufficiale di sconto viene
portato
dal
4
al
5,5%:
in pratica si erogano meno prestiti a tassi più
.lcvati.
Contemporaneamente il governo cerca di tappare la falla del
debito
pubblico da cui defIuisce il credito: abolisce di fatto il prezzo
politico
del pane, che grava sul bilancio pubblico, e il
1
0
settembre fa
approvare
dal parlamento un'imposta straordinaria, più leggera di quel-
LI i'llrnnginata
in
passato dai comunisti Scoccimarro e
Pesenti,
finaliz-
v;
\l.\
ad incrementare il
gertito
fiscale.
Ncl dibattito parlamentare che segue il varo della manovra le sini-
,,1l'l' .tccusano Einaudi di aver operato un controllo del credito pura-
1I1~'111
C
q
uantitacivo.
Einaudi replica che il controllo qualitativo lo fanno
quolidianamcnto
le banche, quando decidono di finanziare soltanto gli
illllm.'nditori migliori. La selezione la compie il mercato.
l.n
manovra riesce, ma non è indolore: la liquidità in eccesso viene
ilssorhiLa e le imprese, prevedendo un ribasso dei prezzi,
immettono
sul
mercato le scorte accumulate. L'inflazione cala rapidamente. La
l'CSIrizionc del credito provoca la crisi delle imprese meno efficienti o
pill esposte éol sistema bancario. L'economia italiana frena e riparte.
I
)osseui - sul secondo numero di «Cronache Sociali» uscito il
15
I-\illgno
1947 -
esamina la svolta. Si domanda: Fine del Tripartito? La
rispostn
è
che
la svolta presenta una "opposta virtualità": può signifi-
.nre
la restaurazione dello Stato liberale oppure la costruzione di una
"democrazia sostanziale" che riconosca, accanto ai tradizionali diritti
civili c
politici, anche i diritti sociali
e
delle comunità intermedie ed in
primo
luogo il diritto al lavoro. Dipenderà dal ruolo che
assumerà
la
:1•.. S.
RiI:ONN:l
c
I~. 'luccimei, n curo di,
l.a Bnnc«
d'Italia,
cit.,
pp. 3!J
NN.
111l''~I'''I''' 'III~ 1IIIIMlilIU~NI I 1I1I._I'II'IAt~1
dJ
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IlIilllNI
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\l'lllili
Pl'l'
l'~alizl',ill'l' 11111\1"111"1.\
Pillilh:n
N'01l0111i
cn".
I
dONlwllialli 1',illdil',\l1Il11111lit' In 1l1,III\lVI':\
monetaria,
Castelli - su
:ItIIHll'ltl'
Soc1.\li.
dill·lId,· 1\1"Iilll'.\ Ein:tl.ldi".
Dossctti
è invece
eri-
I
iLlI,
I.n
IlH\I10v1'(\1111
Il
\('1
,ll'Ìn "
lusulficicncc. Einaudi
ha rinunciato ad
)11:Ì\nn' un
controllo Sl'k'llivo
dd credito.
Il punto in discussione non
il
tlnunzinmeruo
dello
illlpl'<:SCmigliori.
11
problema è che le autorità
l'liti
I
lchc dovrebbero
poter disporre di una serie di strumenti per indi-
I
I
1,1',\\
l'l'
(o
distogliere) le risorse pubbliche verso (o da) particolari set-
uu l
C
nrec
geografiche,
La
politica monetaria e finanziaria, e gli stessi
Il
Il
ti
.unericani,
dovrebbero essere utilizzati come strumenti di una
11I1\1I1lÌl'i\
politica
economica finalizzata a ricostruire il Paese e ridurre la
,I
iNlII'ClIp:\zione'l.
P.l
Il
l'ani
svolge la prima dettagliata analisi della disoccupazione
ita-
\l,Il
u,
SIi111:\che più di un milione di lavoratori non potranno trovare
\111
lmpicgo
né in Italia né all'estero. Il problema nasce dalla non cor-
rlNpomlclw,a tra' domanda e offerta di specifiche prestazioni e da una
rliu.uuicn
dernografica non compatibile con la domanda di lavoro inter-
'11.1
t'd
estera. Insomma in Italia ci sono troppi lavoratori non richiesti
\' pm'hi
lavoratori richiesti, Fanfani delinea un'attiva politica del lavoro .
Il
I\ovcrno dovrebbe mirare a ridurre e riqualificare l'offerta di lavoro.
I)ovl'chbe ridurla con una politica dell't'utile emigrazione" e cioè cer-
nllldo di intercettare la domanda estera e assistendo i lavoratori nell'in-
1\'1'11percorso di trasferimento. E dovrebbe riqualificarla organizzando
1 '11'Ni
d
i aggiornamento professionale in modo da soddisfare le future
l'Ìi'hicslc del mercato, L'azione pubblica si esplica, come si vede, dal
I,\ln
dell'offerta
di lavoro e mira ad assicurare la "massima occupazio-
11l'" possibile con le risorse esistenti. Il settore pubblico non esercita
ilcunn
influenza
sulla domanda di lavoro
10.
Il
tema
della massima occupazione diventa centrale.
Dossetti,
com-
rucnrando gli esiti del secondo Congresso democristiano, tenuto a
N,\poli nel novembre
1947,
scrive che non basta proclamare il diritto
" CI
l'.
C.
J)osscui,
Fine del Tripartùo?,
CS, 15 giugno 1947, n. 2, ora in
G,
Dossetti,
SllIlli POlilid,
ci
lo,
pp.
116-121.
., (:11'. (;.
I
)()sNClli,
Problemi Il
Partiti
a corllr017lo,
CS, 30 settembre 1947, n. 9, ora
111
C:,
l)oN/WI
li,
Soiu! /lolitici,
cit., pp.
169-177;
E.
Castelli,
La discussione economica e
/1111111'1.1111111
in /'il
rlnu
1('1//(1,
CS,
15
ollOlm:
1<,147,
Il.
IO,
pp.
4-5.
IO
A, 1..••
llll\l\i,
/lo/itiol tlt'/I'I'lIlif/.ril'l.iol/u,
CS, J
1
IUf\lio
1947,
11.
5-6,
p.
12.
tlll HillI~11I MAlIIII'1 Il
ti
1,IVOl'O, (
>Cm Il l'
VIII.tII'
1111.1
pulii
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('011\10 111
disOI"'IIPIIi',illlll\
Hl'll\l,ll
,lItt'lld"n'
gli
illllllol'i tl1\I',iUS1,1IIl l'Il
I
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III C1\'1\101I,
1.0
Nll'llSO
C,Isll,Hi
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III0l11'LlI'ia
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un org.uiico
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poi
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un preciso c adeguato controllo
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101'0 dl~Still(l,
(' 11011 possono
sottoporsi
ad
un
conveniente
processo
di
riCOI1VI"
ion(,"IJ,
Il 1"
gt'l1lli\io
194H entra in vigore
In
I1UOV:t
Costiurzioue
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di.
V('III,I
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Il IH nprilc 194H
si
svolgono le prime
elezioni
repuhblicnnc. Comin
in
l,I
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L'Il
maH~io
Einaudi
è
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Sociali» ••
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il
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VOLo
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l'I1Npil'il~i()nt.'
Il
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In libertà
con
la
giusti:t,ia
sociale,
l.n vit
rorln dellu
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è
un'indicazione
n realizzare il programma sociale dI,i
ì'ut!olid
it.tliuni contro le opposte cgcmonic culturali della destrn c dell
ilIÌSlI"I,
Vince
insumnm In
gillsta
virtunlità".
IIllllfl1lli interpreta
il
signific:\to
economico.
Il voto
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di,I
IV
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Cnsperi ma sollecita anche una politicn pill 1')1'(
Il
Il
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lo schema
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nel
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Il
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Il
C'<mMrusso
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30 novemhr«
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I)OHHI·ui,
Suin! fiolilid,
cit.,
l'P'
IH4·191.
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I,
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Il VII/ore
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('oslit,,'/,iOl//)
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31
W'llIli\io I<)'IH,
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IIIIII/I/H/,t,
vol,
I,
l'P' 100·107.
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pp.
1<)1·20'1.
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hnuuo prodotto il loro effetto
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i
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almeno
il potere d'acquisto;
) che il bilancio
p\lI,hlko
lIi
t·
l'l'I'IlH\W
sulla
china pericolosa del dis-
sesto
irrimcdiabilc,
) che
il bilancio
economico
nazionale ha visto nascere per lo meno
speranze
di
rinsscsuunento
r
LI
turo non
soltanto dal rientro di capitali
.migrati,
non soltanto dall'afflusso di nuovi aiuti, ma anche da qualche
miglioramento nella esportazione".
'iò che resta da fare, dopo il 18 aprile,
è
istituire finalmente un
orguno di coordinamento della poJjtica economica per realizzare,
uti-
lizzando
i fondi dell' European
~cr.f:tf!i:u?'
Program, una politica pro-
duuivistica:
"Ci sia chi pensi al bilancio, e mÌ pare che tra Tesoro e
l'innnzc
gli organi non manchino. Ma ci sia chi lega e preordina a fine
produuivistico
l'azione di tutti i Ministeri dell'entrata e della spesa?".
Nell'estate del 1948 Fanfani, Ministro del Lavoro, presenta il suo
l'inno
scttcnnale
per l'occupazione. Il Piano prevede la costruzione di
dloggi
popolari realizzati occupando lavoratori disoccupati e finanziati
l'OI1
il
risparmio obbligatorio di lavoratori occupati e con un modesto
contributo
statale, Un piccolo capolavoro: i disoccupati costruiscono le
!'ilSl'
dei
lavoratori occupati, Il governo crea, ex nihilo, il risparmio reale
necessario
per finanziare gli investimenti".
1.1\
fine
del 1948
è
l'occasione per tracciare un bilancio economico
ddl'anno.
Il giudizio dei dossettiani - espresso su «Cronache Sociali»
t"
ancora
largamente positivo: la stabilizzazione monetaria e finanzia-
ti"
ha favorito
la formazione del risparmio e la ripresa produttiva.
I{t'sta il problema della disoccupazione: "Non si vuol dire con questo
('IH'
il
quadro non abbia punti oscuri; ve ne sono, e gravi. Anzitutto il
.
111
Anonimo
[rnn
Fanfani],
Politica economica italiana: problemi residui e' problemi
1/111111",
es,
30
aprile 1948, n. 8, ora in
Antologia,
voI. II, p. 661.
1/
!/II'tI.,
p,
663.
I" Il
l'inno subl
un:'! serie di modifiche durante l'iter parlamentare, Per una valutazio-
Ilt. c'olllplc~~ivn,
cc".
AA.VV.,
Fanfani e la casa.
Gli
anni Cinquanta e il modello italiano
,Il
'111/1//;,,'/1
stot»:
/1
Piano /NA-Casa,
Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino,
2002; S,
Nerozzi,
", ,>11111(,poi ideo
del lavoro?
Il l'inno lNA-casa: un'analisi economica", in
La prima le-
,.1.11111./1'/'/JII!J"'it~lIl(t, CIJlIlillIIÙà c dis"Ol1tirl,~il'à
nell'azione
delle istituzioni,
a cura di
I
l,
I)r Sil'IVO, S. Cu~rrit:ri, A,
Vnrsori, Roma, Cnrocci,
2003,
voI.
II,
pp, 81-96,
(ti
M1111NIIIMAlII1111,11
Pl'lllllllll·I'(.· di
\J1I'nh.1
dj~tI~'(,lIlltl~,iolll'\ Nitlla~iolll nzit'lId,\1i 111
tnluui
('liNi
1110110<klkO\I(' (gl'oNNIlituIIlNll'Ì.\ Illt.·(,'(.'I\I1k"in illlwl'i~'),
un p,\ssivo
nncu
m
1I\olto forl~'
nel
hil,\lldo <k,lIo
Sturo,
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din' di pl'ohh'llli polilki
t'
Not'inli
ancora
sospesi
t'
tlt-lla
imprecisione
con
lo,
quale
/ii
indiclIllo i
1('I'IIIIlIi
della politica economica nnzionalc
(11011
llbcrisnu
vedi
nd
"'/H'1I1
pio il
blocco dei Iiui, ma
I1CpI'I.II'e
orgnnicumcuto piunillcuuicc)"!".
NI'I
fcbhrnio
del
1949, l'amministrntore
li
cl
l'inno
Mnl'sh.lIl,
1111111
11\,1'1'1)\:111,
presenta
il Secondo
CO/1,1/lry SIMi')'
sull'Itnlin, Il
mppol(() ~
!l1nlto
critico
nei confronti del ~OVel'l1()
imlinuo, Critiche di
SI"llIllIl
1\('Ylwsinllo: il1 Italia vi
snrchbero
le
condizioni per
:\1111111'(.'lilla poi ili
1,.',1
\'('Ollolllil'a ~'spnllsivn,
considerando
la c:tp:\cit~
produuivn
il1l1ti1i~,znll\"
1.\ pllsNihi1it~ di
finanziare eventuali disavanzi conunercial] con
i
l'olldi
1':lp. Il !-40V('I'1I0
[)c Gnspcr],
col
SOSlt'I!."0
di autorevoli
"~'ollo"dllti
11lI0l'1.\ssid,
replicn che quelle condizioni non
sussistol1o. l,'l.lcol\omi"
itnli.II1.\
r
st
ruu
\I
1';,1
mente un'economia di
tI'ltSfot'lI1t\ziolH',
che
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1'."11
di
i
Il
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I
i imponuzioni c dunque di cospicue
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pt·ow:t.iol1isl idll·
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nel discorso conci LIsi
vo,
l'ip1'OpOI
H'
1,\
IIIUl
p()liti~'a del lavoro che,
dopo
il Piano Case, si nlTkchis~'l' di \111
IlIl
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suurncnto,
Il governo, oltre
a ridurre
l'
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liri(':1l't.'
l'offertu,
11111')agir(.' sulla
domnndn
di lavoro,
I
disoccupati
impÌ(.'lJ,l\li Iwll.l
costru
iI,ioll(.' di "l1ol-\l-\ipopolai-i sono
"domandati" dal
Sl'UOl'C
puhblico
LI
t,I
l'
l\l~OIl()tllin
c
l'i
nanzint
i
con risparmio
l't'aie che
noi:
gl'm'I'il iIllinziollt,JI.
Dopo il 1H
aprile,
il
Pi:\110
\<';\nfani
rnpprescnra
IWI' i dossl'11
inni
l'mllwri"Il:t,a 1):\I'adigl11lttica alla quale ispirarsi,
111
breve:
dal
scucmbrc
1946
alla
primavera
del
I(W)
In
displll.\
un
dq~lISIWl'i:\Ili
c dosseuiani sulla
politica
economica
(\1.'11:\l'il'OHll"lIj1,iot1"
l'I
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ItilolII/o
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del
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riforma
dei consigli di gestione),
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parziale
lill{'l.lli:t.z,,~.illlll'
vnlur.irin
c
opera
il
risanamento mone-
lario e finanzitll'io
con
l'il\t~111l1Idi
aderire
ai nuovi organismi europei e
internazionali. 1 dosscuinni
iuizinlmcntc
criticano la scelta di affidare ad
llli liberale come
Corbino
la guida della politica economica, poi attribu-
iscono
alla svolta del maggio
'47
una "opposta virtualità" (restaurazione
liberale
o democrazia sostanziale), infine considerano il risanamento
monetario
necessario ma non sufficiente: la politica monetaria dovrebbe
essere
parte di una più organica politica economica volta a ricostruire il
I
'aesc
e
a
ridurre il tasso di disoccupazione, con un controllo selettivo del
'l't,dito, la regolazione pubblica di alcuni prezzi e materie prime, una
politica attiva del lavoro e dell'emigrazione. 'La soluzione paradigmatica
diventa
il Piano Fanfani, De Gasperi accoglie solo in parte le richieste dei
dossettiani: accetta le dimissioni di Corbino ma avalla la "linea Einaudi";
imprime
un'accelerazione al processo di liberalizzazione, interna ed ester-
Il,\, dell'economia italiana ma approva il Piano Fanfani,
l,
Dal Congresso di Venezia alla chiusura di «Cronache Sociali»: obiet-
1
iui
e strumenti di una politica della massima occupazione
l)al 2 al 5 giugno 1949 si svolge a Venezia il III Congresso Nazio-
n.ilc della Democrazia Cristiana. I dossettiani vi arrivano decisi a dare
h.\llaglia. Chiedono che l'intera politica economica del governo sia
nricntnm all'obiettivo della massima occupazione. Il Ministro del Teso-
1'0 Pella sembra disposto ad accontentarli e annuncia l'inizio del "terzo
Il'IlIPO sociale" durante il quale sarà possibile - dopo aver risanato
11\1
inetn c
bilancio statale - varare un piano di investimenti pubblici a
NIISIl'l-\nodell'occupazione. Dossetti
è
soddisfatto: "Riguardo ai proble-
Illi
economici,
la relazione Pella ha soddisfatto tutti in quanto
annun-
ci.urice
di
nuovi compiti i quali devono anch'essi coordinarsi intorno
.illu meta
della massima occupazione. Questo coordinamento intorno al
prohlcma più
importante non è stato ancora completamente realizzato
I" su
tulo
esigenza
bisognerà
insistere?".
Il
(i,
I)IlHN~'lIi, "1.,1 Hilll<.'Ni(kl disWI's\l
di Vcnczin
111
11I COI1HI"CSSO
nazionale
della
DC
~ flillfl.l111
I
'}II.I))",
111'\1
in
C.
CIII1'1l11l1illi,
nom'lli /lo/iliC'f),
l~ol()gn:1,
EDI3, 2004,
p,
111.
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1IIIIJMI'IIIIArIII IIII.UIII"NI
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1I1l.\politil'll (\\,\1,1
Il
\I\NsiIlIl\
oecu pnzionc
viene
,'oNì mello.
Il
15
I-lillgno
Dosscui
scrive n Fedcrico
Cnffè, nllorn
giovant' l't'Ono
1!lISt.I,
c
~Ii
chiede un appuntamento
pcr
discutere "intoruo
ad
alcuni
INlw"
i
dclln auualc
congiuntura economica,
i
quali
mi pl'COCCLlpal10
ViVI\IIIt'I\I~'''l\. 1120 giul!l1o
Fanfani
c
L:\ Pira
si dimettono d,Il
Minister«
dl'l
I
"IVOIO
J\
1)01'0
Vcnezi«,
«Cronache
Sociali» pubblica una serie di
duri
nrti
oli l'WIlOlllid, anonimi, C perciò più
autorevoli,
J11"
scriui da
l'cderico
:"111'.qll.\I\I'O
nnicoli
per scrivere unn storia
controfauuulo
dclln
po-
Iilit il '·l'OIlOnlil.'n
dclln
ricostruzione.
Il
"bilancio
di
una
politica",
che
1111(1
ad
,,1\01,1 (.'1'"stato comunque in
auivo, divcntn
improvvisamente
IIINNI1J~,
:"m,
rivislrn
Il' gmndi
scelte
del
dopoguerra,
N
1.,1
I
l
)'11
il gOVl'I'1l0
nvrebbe dovuto
operare un controllo
qunlitnriv.
dl·1 l'I'I'di" I 1'('1' orientnrc gli investimenti in scuori produttivi c aree
1',I'"I'.I':II'il'll\'.
I (.,
Il
pc 1':\LO invcce LII'
controllo
puramente q unntitati vo
Il\i\i1~.IIHlo 11110su umcnto obsoleto come il tasso
ufficiale
di sconto.
NI,I Il)'IH
.ivrchhc
dOVLILOincentivare Ic
irnportnzioni finanziando
il
dillllVilllW
runuucrcinle
con i fondi Erp. Nel
dopoguerra
l'intera
Eli ro-
(lll IIVI'VII
.uvumul.uo
UI1enorme
disavanzo
commerciale.
La
svalutazio-
li
1111111111
.< :
l'Il11
ildw
Socinli»,
Bolof\lHl,FCS.P.t.t. ".
JI1'1'1111111,'II11lislOl'il\di
quei
l-liol'l1isi vedi' il resoconto di
A.
111\11fl'lIi,
l,I' ViCllllrll'
d,.I1,/ Il.1:, tI,r!
(;OII~I'I'.ISO di VIII/I'ZÙI (1I/'II/liI1111 crisi tli
Governo,
CS,
15
aprile
1950,Il.
1,111.1!II l', I{oggi,
I
('IIIIO/ùi ('
/a picn«
occepaziona.
'-'AI/l'sa dcl/a /!ovcm i{t'1/11' di
1/'/II/U/o
1,,/
l'ii«,
Milano,
Ciuffl'è, 1998,2'
ed.,
l'P, 109-118.Sul resoconto di i",wfi\llisi
Il.I~,IIIII,1111Il(' lIllIli,·!',k'ostlllzillili storiche,
l'CI'
esempio G. Ihgct-Bo:t,l'.o,
Il
panit» cii
11/,/11/1
.r!
/11111'/'1',
cit., pp. 21)I
NS.
/. I Il,,.111101\llÌeolianonimi
mn
di
[I.
Cnffè
S()M(l:
Il mito del/Il duj7tt:t.ill/J(',
es,
15
Iilp,I!1IIl)1\1),Il. D, (11',1in
AII/II/Op,i(I,
vol. Il,
pp.
704-707;
Bilancio
cli
1/1111
po/i/irtl (/), es,
I~ ~I'"I"III\JI'Il)'19,Il. 16.17,orn in
Ali/o/agitI,
vol. Il,
pp.
70B·II;
Bilunci« tli 11111/pll/itinl
(Il),
CS, I 0110111'('
II)~I),
n.
l!l, orn in
A Il
I
ologi« ,
vol.
Il,
pp.
711.15;
lIi/llmio di /1I1i1
/'11/111101
(111),
(:S, I~
ouobre
1949,Il.19, ornin
AII/II/Ogill,
vol.
Il, pp. 715 IH.Cli Illlk'oli
~IIIIJI~llltiuurihuit]
Il
Carrè in
opere
molLOno
1\'
pllhhliealt· in
ti
1\"i
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cui Cllm, 1'111
VIVIIIIII':l'Il'.
A.
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dihcuiio sullu \('OI'ill('l'OIHlll1il'll1,II'il1iziodi'gli 11111\i Ci"
11
11
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AA,VV.,
l/ l'ii/llo tll'/ 1,1I1J111'11dt,lI"
CI,'II.
IWI) /950,
M
iItl11J\1Pt·It,'iill'lIi,
III/H.l'. l/Il l' P. 1I111111·.'i,
I<Iw,I/I'II'/./IIIII', /1I'11/1/I,.I:tI/lIll" AlI·'/.:t.flW·tIIl/lI,
cir., p. /120.Sldl.1
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J002.
Il. I, pp. .l(JI410.'~
ne
ddll.: nl(III~'I~' 111111Harr~hlll'
11111111
I 1111111I"1
li I.'
sufficiente
a ristabilire
l'equilibrio
elltl'lllO d,'11.1
hil.uu
ill dl,j P,II),III1l'lIli, Per questo motivo il
lIo11JO
Monetario
11I1"II"I~,illll,dl' ,\l'l't·tll') In. parità dei cambi tra valute
che
si erano di raltO dl'PI'I'ZZllll' IiSIWlW
al
dollaro: lo fece per
consen-
tire
ai Paesi
europei
di
importurc
maggiori
quantitativi
di merci a costi
minori, Nel
1948 l'Inghiltcrrn
importò beni e servizi per circa due
miliardi di dollari in più rispetto al valore delle esportazioni; la Francia
l'CI' circa 1,3 miliardi;
entrambi
i Paesi finanziarono il deficit cornmer-
.inlc
con i fondi
Erp.
Le importazioni furono utilizzate per ristruttu-
rare e innovare le economie nazionali e per riacquistare una cornpetitività
internazionale,
Solo a quel punto le rispettive valute furono svalutate,
I,'Italia avrebbe dovuto fare la stessa cosa. Avrebbe dovuto accrescere
le
importazioni per ristrutturare l'economia nazionale: "Ora, in un mo-
mento - fortunato ma passeggero - in cui il passivo della bilancia dei
pn~i\l11enti poteva essere fronteggiato con gli aiuti
ERP,
mancavano
Iorsc
le possibilità di assorbire maggiori importazioni? Non vi erano
ummortamenti di impianti da compiere, quando lo squilibrio fonda-
mentale
odierno dell'economia mondiale è costituito dall'enorme arre-
traiczza tecnica della organizzazione industriale o agricola dei Paesi
.uropci rispetto a quella statunitense? Non vi erano piani di edilizia
popolare da realizzare, quando l'accentuata fame di case è fonte di
inconvenienti di ordine morale oltre che economico? Non vi erano
impianti elettrici da far sorgere ad integrazione, se non in sostituzione,
di quelli che i gruppi
monopolistici
dell'energia elettrica affermano di
t'ostruire? Non vi erano scuole o acquedotti da edificare nelle regioni
meridionali,
ad attenuazione di una impressionante deficienza che, pur
essendo
una triste eredità del passato, costituisce comunque un vero
disdoro per un Paese civile? Non vi erano opere di bonifiche e di
miglioramento
agrario idonee a trasformare l'emergente "imponibile di
mano d'opera" in una organica politica di
occupazionei"?'.
Il governo ha cercato invece di raggiungere l'equilibrio esterno.,
Mentre
Ic valute dei maggiori Paesi europei mantenevano la parità col
dollaro, la
valuta
nazionale
è
stata progressivamente svalutata. La lira
è
risultata
perciò
sottovalutata rispetto alle valute europee e le esporta-
zioni sono aumentate. Contemporaneamente le importazioni sono sta-
te
limitate
dalla debole domanda interna. Ncl1948 l'Italia ha importato
soltnnto
400 milioni di dollari in più
di
quanto ha esportato, e cioè
Jn
Anuuinu:
11\11\
p.
eli/lrl,
lIi/'lIIo'lI tll /llIiI /l1I/llim
(Il),
cit.,
p.
713.
LA DISPUTA TRA DEGASPERIANI E DOSSETTIANI
641
640
ANTONIO MAGLIULO
molto meno di Inghilterra e Francia. Per mantenere l'equilibrio esterno
si è persa l'opportunità di ristrutturare l'economia interna. Si
è
prefe-
rito utilizzare i fondi Erp per ricostituire le riserve pregiate in funzione
dell'equilibrio esterno e non si è compreso che è la domanda interna
che determina la produzione e l'occupazione: "L'azione per la maggio-
re occupazione avrebbe dovuto cominciare all'interno: e si sarebbero
potuti compiere passi confortanti in tale direzione se non si fosse pre-
ferita la via che ha portato alla sterile accumulazione di riserve in dollari:
quelle stesse riserve che oggi vengono riversate sul mercato a sostegno
di una quotazione di prestigio della nostra moneta. Anche in tale ac-
cumulazione irrazionale di riserve in dollari si manifesta l'incapacità di
iornprendere che
è
la
spesa
e non il
risparmio
(inteso come non-spesa,
come
inerte tesoreggiamento) a determinare il livello del reddito e
<.leil'occupazione'?".
Nel 1949, infine, il governo avrebbe dovuto finanziare gli investi-
menti pubblici con emissioni monetarie e
deficit spending.
Gli investi-
menti infatti non sono limitati dal risparmio esistente e, come hanno
insegnato Ferrara e Keynes, credito e spesa pubblica possono favorire
(sia pure entro certi limiti) l'espansione della produzione. Ha finanzia-
IO
invece investimenti non superiori al risparmio esistente. Ha conside-
1'1\(0 quel limite il punto di rottura oltre il quale la fase espansiva si
inverte in una recessione che soltanto la "deflazione benefica" permette
di superare e che le autorità politiche non possono contrastare, mentre
in realtà, la deflazione, come l'inflazione, avvantaggia soltanto partico-
I"ri categorie economiche.
Il governo è stato dunque succube di quattro miti neoclassici: il
mito del controllo quantitativo del credito, dell' equilibrio esterno, del-
l'uguaglianza ex-ante tra risparmio e investimenti e della funzione
risnnatricc della deflazione.
Mentre Caffè criticava aspramente la teoria e la politica economica
della ricostruzione, Fanfani tentava di ricucire i rapporti con De Gasperi.
Il
3 dicembre 1949 scriveva al Presidente del Consiglio proponcnd
.he nella compagine governativa fosse creato "un organo di difesa del
diritto al lavoro dei disoccupati e di stimolo per l'esecuzione immediata
delle misure prese per lo sviluppo delle zone arrotrnrc?",
Il 31 dicembre La Pira pubblica su «Cronache Sociali»
delle cose possibili.
Il tono è molto più conciliante rispetto a quello
usato da Caffè. Cosa attende la povera gente dal prossimo governo? si
chiede La Pira: il lavoro. La povera gente è realista, sa distinguere le
cose possibili da quelle impossibili. Conosce le difficoltà internazionali
e comprende l'importanza di un sano bilancio statale per la stabilità
della moneta: "ma una sola cosa non comprende e non comprenderà
mai: che essa debba consumare - vivere bisogna e l'uccidersi non è
lecito! - senza il corrispettivo del produrre!'?',
La povera gente chiede due cose possibili: agli imprenditori di "ac-
celerare" l'attività produttiva per impiegare il massimo possibile di
manodopera; al governo di estendere l'esperimento del Piano Case. Il
Ministro del Lavoro con 80 miliardi di lire ha dato lavoro a 70.000
disoccupati: "Se fossero investiti, ad esempio, altri ottanta miliardi pel
piano case (o anche di più) e se fossero investiti altri dieci miliardi (o
anche più) pei cantieri e pei corsi, non si avrebbero altri 250 mila
operai circa sottratti alla disoccupazione?
E tutto questo senza una pur piccola incidenza passiva sul bilancio
statale e con un incremento grande del reddito nazionalel'v".
Cose possibili: investimenti pubblici finanziati con risparmio obbli-
gatorio senza ricorrere al disavanzo pubblico.
Sullo stesso numero di «Cronache Sociali», Dossetti chiede "un
programma definito e realistico di politica economica e sociale per la
maggiore occupazione e produzione'?' e Fanfani torna ad aggiornare,
per l'ultima volta, lo schema del triplice squilibrio, registrando un ul-
teriore miglioramento. Restava, ancora, il problema della disoccupazio-
ne, per il quale Fanfani chiedeva, di nuovo, la costituzione di un orga-
no stimolatore della ripresa economica".
Dopo Venezia, nel precario equilibrio tra governo e opposizione,
«Cronache Sociali» mostra due volti: quello keynesiano di opposizione
e quello governativo delle "cose possibili".
Il 27 gennaio 1950 nasce il VI governo De Gasperi, dal quale sono
esclusi i dossettiani. Il Presidente del Consiglio, nel discorso di presen-
tbid;
p. 71·,.
Il
A.
1lllIlfnlli,
1.1
JV
G. La Piro,
Il governo delle cose possibili,
CS, 30 dicembre 1949, n. 21, ora in P.
ROf\l-\i,
I
clalo/t'ci o
la pian«
occupazione,
cit., p.
136.
IO
I
!liti.,
p.
139.
Il
G.
J)OHHOLli,
Dopo
/'intcrim,
es,
30 dicembre
t
949, n. 21, ora in G. Dossetti,
Scritti
po/il
ki,
cii.,
p. 235.
Il
A.
111\11101111,
111/(,(lI'rl m
'l't!
/lm!J/uIII1
,1t,/I'/I('Ollml/;'/
/li/xiolla/o,
es,
30
dicembre
t
949,
11•
..!
l,
010\
in
111110101(111,
vul,
Il, PI'. 11
l)
64
ANTONIO MAGLIULO
tazione davanti alle camere, annuncia la costituzione di un organo di
spesa pubblica nel Sud: la Cassa per il Mezzogiorno. L'ente richiesto da
Fnnfani
era stato da tempo prefigurato da Menichella e dagli uomini
ddl'lri33•
A
gennaio «Cronache Sociali» sospende le pubblicazioni.
A
marzo
si svolge sulla stampa nazionale un interessante (e illuminante) dibattito
Nulla disoccupazione.
Il
2 marzo 1950 Fanfani scrive sul settimanale «Oggi» un articolo
intitolato La disoccupazione non
è
un male incurabile. Stima che in Italia
vi siano circa 2 milioni di disoccupati. Di questi almeno 400 mila sono
fri;"ionali e cioè fisiologici. Dei restanti 1 milione e 600 mila, il settore
privato, se fossero rimossi alcuni ostacoli, potrebbe assorbirne 200 mila
!
nltri
200 mila potrebbero essere indirizzati verso corsi di qualificazione
professionale. Resterebbero 1 milione e 200 mila disoccupati, per
occu-
pare
i quali servirebbero nel primo anno, oltre ai 100 miliardi di lire che
gin
lo Stato spende in sussidi vari, altri 500 miliardi di lire. Fanfani non
citu Kcyncs.
Si limita a proporre un piano di investimenti
pubblici",
Il
quotidiano economico «24 ore» pone Qualche domanda all'ono
Frll/J(mi.
Dubita che in Italia con una politica "alla Keynes" si possano
jlllpjc~are così tanti disoccupati. Il giornale prevede che con una poli-
ìiru
di
investimenti pubblici si possano occupare al massimo 500 mila
I,IVOI'I\IOri.Gli altri 700 mila dovrebbero emigrare",
Il
(lill dal
1947
MenicheUa aveva avviato delle trattative con la Banca Mondiale per il
nlll\ll~,il\nH:nlO di un programma di investimenti nel Mezzogiorno. Il
20
febbraio
1950 il
(;lIvm'III1LOl'c della Banca d'Italia licenzia uno "Schema di legge" che il governo, con
IIIHllvlH~mmlifica,prcscnta al parlamento. Il piano prevede una spesa annua di
100
miliardi
(i
lin' per
IO
anni da finanziare con prestiti esteri (della Banca Mondiale) e stanziamenti
di hiluncio, La
Cassa per il Mezzogiorno viene istituita nell'agosto
1950.
Nei primi anni
111
1I1'i1i:r.:r.l1tnanche una parte dei fondi Erp. Su quest'ultimo punto, cfr.
D.
Menichclla,
"Leuern "I presidente
della Banca Mondiale Eugene
Black",
11
dicembre
1953,
in
Id.
Sllrll/'lìllì
ti
S'/Jiluppodall'economia italiana
1946-1960,
a cura di
F.
Cotula, C.O.
Gclsomin
l'
A,
Cil~liobinl1c(l, Roma-Bari, Laterza,
J
997,
p.
491.
In
generale, sulla fondazione della
(:I\NNII,
cf",
p,
Barllcci,
Ricostruzione,
pianificazione, Mezzogiorno,
cit.,
pp.
325
SS.j
S,
Caficro,
IO
Mt'llkhc:lla mcriclionalista", in AA,vv.,
SI
abilità e svilt1ppo
negli
anni Cinqunnta,
2,
/I/II"'I1/1/ì
struttumli
l' politìclu!
economiche,
Roma-Bari,
Lererzn,
1998,
l'P,
465-539j
sul
'11010
dd
dONSCtlinni,
cfr,
P. Pombeni,
I
dosSl'lliflllì
I.'
ItI
[O/Il/aziolll'
dl.'lIa Cassa
/wr
il
MI'~~tlJ{ìtnll(l,
in
«Q
und
C1'11
i della
l'oudnzionc Giacomo
lchrinolli»,
11)82,
n,
21, l'P'
91
ss,
I~
A, I/unrlllli,
L«
dìs()(,cupi/.~ìm/{' 110/1
(t
«n nutl«
inturahil»
in .OHf\i-, 2
1111\"i".O
J950, ~
111'1\
in
p,
ROHf\i,
I
('l'flolìti Il /11 /lil'lll/ (/(,t'UfI'l~itlllt', l'ÌL, I~p,
]110-14-4,-
I~
24
o
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qlltl/C!J1f
tI,mulI/da
1111'011,
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2
1111\1':1.0
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ln
p,
HOI\l\I, /
Ollllllìti
l'
111
/lit'l/ll
f)l1'1I/l1I~;'II"',
l,IL,
pp,
W;
0\46,
LA DISPUTA TRA DEGASPERIANI E DOSSETTIANI
643
Il 9 marzo Fanfani replica, Nega di essere stato troppo ottimista.
Ricorda che, nel suo calcolo, ai 400 mila disoccupati frizionali vanno
aggiunti 200 mila emigrati, corrispondenti ai giovani che ogni anno
entrano nel mondo del lavoro. In tutto 600 mila lavoratori non
impiegabili all'interno del Paese (ma in questo modo Fanfani aggiunge
ai 2 milioni altri 200 mila giovani disoccupati)".
L'11 marzo «24 ore» vede Un neo nella risposta
dell'on.
Fanjani.
Il
giornale cita un Rapporto Onu del 16 dicembre 1949 nel quale sono
indicate le tre principali cause della disoccupazione: mancanza di risorse
complementari (capitale e materie prime) necessarie per occupare l'intera
forza lavoro; presenza di fattori strutturali (attriti e altro); insufficienza e
instabilità della domanda effettiva. La
tipologia
dell'Onu introduceva un
po' di confusione semantica nel vocabolario usualmente utilizzato dagli
economisti italiani, perché definiva strutturale la disoccupazione frizionale,
La distinzione era però sufficientemente chiara, Esistevano tre tipi di
.disoccupazione: frizionale o di attrito, derivante dalla mancata corrispon-
denza tra domanda e offerta di lavoro; strutturale, derivante dalla carenza
di capitale (fisso e circolante) rispetto al lavoro esistente; congiunturale o
keynesiana, derivante da una carenza di domanda aggregata.
«24 ore» vede questo neo: Fanfani valuta "assai alta la 'disoccupazione
di attrito'" - pari a 400 mila unità - ma non considera la disoccupazione
strutturale, che il giornale stima in altre 400 mila unità. Se i disoccupati
congiunturali o keynesiani sono inferiori a quelli calcolati da Fanfani, una
spesa pubblica di 600 miliardi di lire rischia di essere eccessiva e di gene-
rare tensioni inflazionistiche: "Orbene, con una politica alla Keynes ov-
viamente si combatte l'insufficienza e l'instabilità della domanda effettiva,
ma non si possono correggere i fattori strutturali, fra l'altro perché la
politica alla Keynes è di breve periodo; né si può ovviare alla deficienza
dei beni strumentali per lo stesso motivo. L'on. Fanfani tien conto del
primo di questi fattori, decurtando dal totale 400 mila unità, ciò che, aa
parte sua è generoso. Non tiene conto invece del secondo di questi fat-
tori,
che c'induce a segnare in via esemplificativa, una seconda decurtazione
di
400.000 unità. E ciò è pericoloso perché sostenendo di troppo la
domanda si rischia di spingere il paese sulla via dell'inflazione?",
Il,
A,
I'nnfnni, Risposte
li
qualche
dornanda,
in
«24
ore»,
9
marzo
1950,
ora in
P.
I~\lf\l\i,
I
mllo/ìci
(J
la
pil'llll
occupavion»,
cit,
l'p,
147-14-8,
li
24
ore,
UII
/!tI()
noll«
,II/)()$ltI dl,/I'oll.
NtIlJiII"',
in ••
24
O"C",
Il
111:1'7,0
1950,
ora in
p,
ROf\Ki,
I
OlI/aliti
/f
Il/
1'111//1/ 111'1'11/1'1'1./(11/11,
l'il"
p,
l S0,
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Il
ANIIII~III MAIlIIIII.II l'' 111~1'lIr"'filA 1111'~I'I!I\I"NI Il IIII~"I'II'I"NI
64.
Il
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dd
flllldisl.1 di
.24
ore»,
Ma
1l()11capisce,
o In finta
di
non
capire,
l'obic-
'~iol1l'
principale, Il
fOl1dist.t
nvevn
scritto che l'ex Ministro del Lavoro
I~iproponeva di
occupare
con una
politica kcyncsiann
l
milione e
400
Illil.l disoccupati (non
1
milione e
200
mila) e che aveva calcolato in
III(Hlo "generoso"
400
mila disoccupati frizionali. Farr[ani risponde che,
in
n"nlt~! i
disoccupati Irizionali
sono almeno
600
mila e cioè molti di
piil di quelli che lui, poco generosamente, ha considerato; inoltre il
pi.tno
di lavori
pubblici
mira ad occupare esattamente
J
milione e
200
IIlil.\
lnvoratori,
lnfaui,
detraendo dai
2
milioni di disoccupati totali, i
100
mila
[rizionali,
i
200
mila assorbiti dal settore privato e i
200
mila
illditizzlui VCI'SOcorsi professionali, si ottiene proprio la cifra di
1
ruilione e
200
miln".
1.1\
1'('plicll di
.24
ore», con la quale si chiude il
dibattito,
è
parados-
",lil', Il Iondism chiarisce che gonfiando la disoccupazione frizionalc si
plli) I
idurrc
la disoccupazione congiunturale al livello desiderato e che
in questo
S~'I\SOaveva usatol'nggcttivo "generoso". Chiarisce anche che
i I\iovlllli
indirizzati
verso i corsi professionali vanno considerati come
IW~'i,didisoccupmi assistiti con fondi pubblici e che, per questa ragie-
l!t\
uvevu indicato
la cifra complessiva di
1
milione e
400
mila
disoc-
\ uput
i.
Mn
l",
conclusione
è conciliante: le stime di
Fanfani
e del
gior-
IIld(1l'OIlV('I'~OIlOintorno alla cifra di
1
milione e
200
mila disoccupati
('oligiunlumli
lll•
La conclusione
è
cioè paradossale. Nel primo
articolo,
1
()l'l'jt aveva calcolato che in Italia vi fossero non più di
500
mila
disoccupati congiunturali o keynesiani. Nella replica finale la cifra sale
I
I
milione
e
200
mila su un totale di
2
milioni di disoccupati. Nel
I\HII'W
del 1950
il giornale della borghesia illuminata avvalora la tesi
/wl'ondo cui in ~ talia la disoccupazione è prevalentemente keyncsiana,
dl"riV,\ cioè da un parziale utilizzo delle risorse esistenti.
Il
15
aprile
del 1950
«Cronache Sociali» riprende le pubblicazioni,
L'llIliwlo di apertura è
L'attesa della povera gente
di Giorgio La
Pira,
Un
pnmphlct,
con un ricco apparato di note, citazioni e riferimenti
hihljogmfici,
Ln l'irn
ripete
In
domanda: cosa si attende dal gov
l·jl'llld
E
risponde: una
politica
organica contro
la
diso
IllÌ/WlLI, IIIH\polili~'11IIdl~lhl nllll~~IIl"1
111\
lIP'Ii',iOIH'
l"
al limite, del pieno
illipillglln~o,
I
,'.\Ilnlisi
è
il1t<"'W'IlIIlWII\('
kt'Y"1111111t\,\
o
meglio
beveridgiana perché è
evidente
che
La
Pil'll 1c"I\H"Kcyllcs
IUU'aVC1'SO
Bcvcridge,
I
:m'cupai'.iol1e
dipende
dalla produzione e la produzione dalla do-
uuuuln
:\~grcgnta,
1\
consumo
crea
direttamente
occupazione, Il
rispar-
Illill l" crea soltanto se
investito.
Altrimenti è dannoso, è un talento
oucrrnto
o tesaurizznto, non investito appunto. La disoccupazione
Il,\Sl'C
da
una spesa non fatta, da una carenza di domanda aggregata, da
111\
risparmio non investito.
E
siccome i disoccupati non producono ma
('OIlSllmnno - perché "vivere bisogna e l'uccidersi non è lecito!" - la
disoccupazione
è un consumo senza produzione. La stessa inflazione
derivn da
quello squilibrio: è un consumo senza produzione: "ma se le
\'0111..'
ci sono e c'è danaro che le rappresenta, 'dov'è l'inflazione?":",
PCI' ridurre la disoccupazione occorre aumentare la produzione e
IWI'
incrementare
la produzione occorre aumentare la spesa. Occorre
itllpic~:tre il risparmio non investito:
"Proporzionare la spesa - e quindi
ItI
-produzione - alla occupazione:
ecco il
problema'i".
111
Italia,
secondo La Pira, c'è un risparmio inoperoso, ci sono risor-
, iuutilizzatc,
Ci sono cioè le condizioni per attuare una politica espan-
iv.i.
11
governo, per finanziare gli investimenti pubblici, dovrebbe at-
I
illl\C,.'I'Cal credito interno, ai prestiti esteri e, se necessario, al disavanzo
puhhlico.
Su quest'ultimo punto La Pira rimanda genericamente a
I\t'vc,'idge, Sugli altri è più esplicito: "Ancora: si può sinceramente dire
di
nverc "inventariato"
tutte le banche nelle quali stagnano miliardi e
miliardi
di risparmio inoperoso? Ha mai il Ministro del Tesoro avuto
in
proposito
qualche colloquio con i dirigenti delle massime banche
italiane che sono tutte, o quasi, dello Stato?
1\
IlCOr:1:e il ricorso a prestiti esteri?
E
lo sfruttamento razionale del
putrimonio
demaniale?
E
il metano? Quante terre incolte, quanti beni
il\(Ipcrosi
1"'1.1.
1.11
Pira
11011
esamina la disoccupazione strutturale. La sua impellen-
ti'
preoccupazione è
fare il possibile per dare immediatamente un lavo-
ti!
C.
LA
P[rn,
I.'flIIIJSfI
dcll« pouer« gente, CS, 15 aprile 1950, n. 1, ora in P. Roggi,
I
11/lIo/iI
i
(I
1,/
picn«
occlI/Jllziol/o,
cito
p.
153.
~I
I/II'tI, ,
p.
1M.
Il
l
hùl.,
p. 1(,0,
corsivo
nell'originnle.
~I
IIJM.,
p.
1M•.
ll
riferiment»
1\
lIeVlll'idf\C
che
gillstificn iuvestimcnti in
defìcit
è
n p. 164.
IH/\. Il'ltlflltli,
/Il/l'O
limi ("~,
in ••
14
(11'1'.,
Il
tillll/,O
1\150,
p.
I.
w
)'1
01'1.',
1~('/llil'll,
itl
.211
Oltl-, 1/
111111111
Il)~O,
pp.
I
l'Io
ANIONIII MAlII,IUi,(
l'O ni disoccupati, Sllllll,IIHln ll1tl~' le risorse - i talenti - esistenti, 1m-
plicitnmcntc
scmbrn
l'il'()IlOS{'t'I'~'che in Italia una politica
kcynesinnr
11011può
assicurare la picun
occupazione. Sembra
riconosccrlo quando
chiede "una
politica della massima occupazione e,
al
limite, del pieno
impiego", Ma il suo obiettivo immediato era appunto la massima oc-
.upazionc,
tanto più dopo il Rapporto Hoffman, le critiche di Caffè e
il
dibauiio
di
Fanfani
su
«24
ore», che avevano
cvidcnziato
come la
lisoccupazione
italiana fosse prevalentemente keynesiana.
L'Allusa colpisce, impressiona, divide, entusiasma. Fin dal
giorn
dopo, al Consiglio Nazionale Dc, tutto incentrato sul tema della dis
.upazione. Fanfani
opera un nuovo calcolo e prevede che siano
ncccs-
snri investimenti
pubblici tra
250
e
600
miliardi di
lire",
Il Consiglio si
.oncludc
con la nomina di Dossetti a vice segretario del partito e co-
ordinatorc dei gruppi parlamentari. Si rimargina la ferita di Venezia, l
losscuiani,
sia pure con ritardo, sono "alla stanga".
Dosscui si
adopera per accelerare l'iter parlamentare di tre grandi pru-
~CLli
ti
ilegge: la riforma agraria, la Cassa per il Mezzogiorno, la riforma
Cisrnlc,«Cronache Sociali» supporta l'azione del suo
leader,
mentre sulla
stampa nazionale si propaga il dibattito suscitato
dall'Attesa
45•
Nel dibauito intervengono il dcgaspcriano
Malvcstiti
e il dossettian
Jlanfnni,
J
I
22
aprile il Sottosegretario al Tesoro, Piero
Malvestiti,
scrive che
lilla politica
kcyncsiana
può essere realizzata soltanto nelle situazioni in
'lli vi
è
un
risparmio non investito e cioè una capacità produttiva non
pienamente
utilizzata.
11
finanziamento di investimenti superiori al ri-
sparrnio
disponibile
provocherebbe soltanto inflazione. Si tratta di va-
lutare
se in Italia
esistono risorse
inutilizzate,
Per
Malvcstiti
non ci
SOIW.J.':ln~ni chiede uno
stanziamcnto
minimo di
250
miliardi. Ma il
problema
è
rcperirc i fattori necessari ad incrementare la produzione:
H
A. Fl1llfillli,
l/
discorso
dell'on.
Fanfrtni,
tenuto al Consiglio Nazionale dello Ucmo.
(,1'I\~il1
Cristi.um
il
18 aprile 1950,
CS,
I
maggio
1950,
n,
2,
01'[\
in
P. Reggi,
I
cf/.I/o/iei "
l,I
PÙ'1I11
()(('/I/!II'/,iolll',
CiL,
l'P,
170-173.
~~In questo
periodo
In
rivistn
puhhlicn
UIlI1
serie
di articoli su riformo tlf;rnria, C:\Ssa
l't'I'
il MCI'./',ofliOl·fII) e
l
ri: cfl',
P.
Vicinclli,
1,(,
raRiolli di IIIItI rl!onllfl agrari« in I/II/i(/, CS,
I
1IIltimio
1950,
n,
2,
01'1\ill
AII/O/oRiil,
vol. Il, pp.
730
·736; G.
Ccriani Scl",cl\ondi,
La
"(.'/1,1.111"
/1/'1' i/
Mt''/,'!.0J.!.illl 110,
CS, IS
nmf\ll/o
1950,
Il,
3,
l'p,
12- 14;
G,
C()HI1H1,
01ip,
11
I
i
t'
wi//lflfill
tlt·II'flU,
cs,
15.11
d/n-millt·
Il)qO,
Il,
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1(1,
l'P, 1.2 15,
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MI\lvcHt/ti,
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t!,,/{'II(I/II/II/I/', Il,dlllll'',
il\
.d,n
Viu», .22 IlllJiI\"'19S0,
01'1\
in~T),
HOI\I\/,
I
fill/oliri /I
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piUl1il (// /'1//111'1.""1//1,
1/1"
p,
1
H I,
I.A 111_1'1110\ '1111\ 1111 '_l'II\1AHI I 1I11~~I:'I'IIANI
4
"Scnouché,
ti pn'Bol
nll'n
Il,111111111.
di
iH'I'iVl'I'llli
unn lettera
quando mi
\l)l't\i
dire dove
dt'vn illlpit'p,IIII' IHlhilO \111
milione
d'operai; che cosa
gli faccio
fal'cj
dove
trovo fili illll('glll'l'i, i tecnici, gli operai specializzati
per inqundrarli;
a
quule
JlI't'~~11
dovranno andare
le materie prime ne-
cessaric
per
fnre
lnvornrc
!llll.)
l)llcstn. geme; a tacere di un mondo di
nltre
considerazioni
che
tu
sni
meglio di
me?".
Il 23
aprile, sul «Corriere
della
Sera», Bresciani Turroni muove una
critica
parallela. La
Pira
sostiene che un aumento della spesa pubblica
11011genera inflazione se parallelamente cresce anche la produzione. Il
problema è che l'esecuzione di lavori pubblici stimola istantaneamente
la
domanda di beni di consumo mentre l'aumento della produzione
wvicnc
soltanto successivamente. Nel "frattempo" l'eccesso di doman-
da
provoca inflazione, a meno che non siano disponibili scorte di beni
, di fattori produttivi o prestiti esteri, e cioè risparmio inoperoso. Ma
in
Italia non sembra esserci un risparmio inoperoso visto che le banche
operano con un rapporto impieghi/depositi già troppo
elevato".
Il 26
aprile interviene Fanfani. Si appella proprio all'autorità scien-
tifica di Bresciani Turroni e all'esperienza tedesca del
1933-34,
da lui
IIII\gistralmente illustrata: "talvolta
appropriate
favorevoli circostanze
possono anche indurre i governanti all'atto coraggioso e prudente ad
111\tempo di fare anticipi per investimenti sicuramente produttivi, come
ivvennc
nel
1933-34
in Germania nella iniziale esperienza
Schacht""
111
I
tal
ia
è possibile attuare una politica di investimenti pubblici per la
cmplicc
ragione che, come nella Germania dei primi anni trenta, vi
OliO
risorse disponibili non utilizzate: "per la semplice ragione che,
1'\11
t
roppo,
esistono impianti
inutilizzati
e perfino scorte superiori al-
l'Ìlnpicgo corrente, oltre che quadri impiegatizi eccedenti le necessità
d,'lla
massa
delle maestranze in
funzione?".
Il 29 aprile interviene ancora Malvestiti e si domanda se esistano
d,IV
vero, nelle giuste proporzioni, tutti i fattori produttivi necessari per
IIH'I'I'lllCl1tal'e
la
produzione:
"I
casi sono sempre due: ci sono
tutti
i
IIIt'jI,jI.idisponibili, o non ce ne è che una parte'?".
~,(:, I\I'I:s(;ii\l1i
'Iurroni,
Fantasmi economici,
"Corriere della Sera»,
23
aprile
1950,
ora
111
l',
HOf\f\i,
I ('(II/olià
(J
In piana occupazione,
cit.,
pp.
183-185.
t" A, Fi\llrnni,
Mf/lves/iti
(l/
govemo e nel paese,
in «24 ore», 26 aprile
1950,
ora in
l' H "1 'ofI
i,
I rattolici
(J
It/,
picn« occupazione,
cit.,
p.
186.
t'I
I II/'tI, ,
p,
I HH,
~II
P.
MldvcNtiti,
!)1I11v
ticotto
11011
escono
i
pala'!.'!.i,
in
«24
ore",
29 aprile
1950,
ora in
l',
1(1If/,l\i,'
I
o/I/oliti t'
111
/11'1'1/1/I/('t'///h/'/,ùmll,
cir.,
p.
1\10,
corsivo
nell'originale,
1".1'111'"'1lIAIJI·"A~I'II\I"'NII IIIIMMI'l''ANI
,,1
1
l'IH NIlINIII ~1"'"1111111
Il dill,lIdltl l'IÙNt'HlIl'
l'
Mulvl'mili
o/l'n'
Il Jln
Ilfalli lil dislHlIlihilil1l
Il
vt'l'ifi~'III" illSil'llH' illiv,'''" di NIHlsaIHlhh'Ìl'n l'OlllPl\lihil" mll l,llll,lhilh:
11I1I1I('I.1I'i,\l'
CiOl'
con l,· 1i.~OISI't'SiNII.'IHi~I,
Il dih.lllilo si ('olldudt.'
su
.C!'ollac!H' Sociali»,
dove eru
illi:t.i,110, con
101'l'plie'l di La Pirn: /)ljì~SIl
l/col/cf
povera g('1Il,', Illìltggi()
r
IOl'sl.':lI1I.'OI'a
pill illt'isivo
dc"'AIIC$tr,
OSNl.'lVaziofli c critichI.' sono dispOSll' StI cinquo
pillni: 1,,'ligioso,
mctafisico,
stol'ico,
economico
e 1'0111'ico,
Il
lnvuro è
un fine,
hn
un valore ontologico,
è
un
hcne in s~:
gli
1111111iIli,
Il!
11'11
verso
iI
lavoro, si renl izzano,
si
compiono,
cooperano, sin
!llll'l' Ill·lI'illt'()lllìl1pcvolezzit, alla creazione divina,
Un
disoccupato,
nn
l,h" .\,~NiNtilo,vive una condizione inumana,
I11 /t1\1/1Ivi SOIlO Il.'
condizion! per
attuare
una
politica monetaria e
fiNl'ltll' ,'spallsivI\, Nel breve periodo le SCorte accumulate coprono il
,~II/'
Il'1\ dOIll.\lldn c offcrl:t di belli di consumo, Nel lungo periodo il
l'It'dilO Nvolg~' lilla
Iunzione
crenericc
permcttendo la realizzazione di
iIIV(~NlillH'lIli
innovutivi: "Resta
il
problema
del
lt
fnuLel11po" (il periodo
\,111'illll'I'('OI'l'('
fra
il momento in cui
entra
in
circolazione
la moneta e
1111,110
in cui
si ,'hilldl.' il ciclo
produuivo
cui quella moncra
è dcstinmn)
11101111111111,1111":1\la
soluzione anche
per esso:
è
quella
offerta
dalle
scorte,
I~d
in
"1\1Ii t·II.~O
non
hisogna mai dimenticare la
clficncia
davvero
crcaiivn
dt-Il'n'dilw 1'lIll1icipnziol1e, quando
è
sicura)
è
uno strumento creativo
d,·1111viI Il ('l'ollomil.'n"~J,
1),111.\pl
im.ivcru
all'estate del
1950
il
kcyncsismo
diventa, per «~ro-
Il.lcllt' Sodi"i,., \11111ptllilll,l
"pnlllilhik,1I
Pt'l rnggillllj.\cl'c l'obiettivo della
IlHINSimu m'l'Il pn~,it)lIl'~l,
112'1 giugno Il),0
l,·
IIIIPP(1
uoulcurcnne entrano
nella Corea del
Siul.
Il
mondo
l
l'IIlt'
In
I('I~,II 1\111'11';\
uiondiulc.
r
maggiori Paesi varano
/lIOI',l'i\lllmi di l'inl'lllll, Il l'OIlf.\l'l'SSO
americano
approva il Defence
l'nultution AcI 1950,
Il gOVt'I'II0
itnliano
presenta una legge delega per
nlj\I\\Iizznl'c la 'tdifcsa
civile".
.ronachc Sociali» off,'e ai suoi lettori un'ampia documentazione
ullc conseguenze
economiche
del
riarmo, Il timore
è
che la spesa
militnre spiazzi gli investimenti pubblici per l'occupazione, La speranza
ì·
vilI.'
In.necessità di organizzare "un'economia di difesa", simile all'eco-
uumin
di guerra) possa costituire l'ennesima opportunità per conferire
ul
govl'rno reali poteri di controllo e di indirizzo dell'economia nazio-
nnle.
Ancora un'''opposta virtualità'?'.
lnizinlmcntc
i dossettiani pensano ad una politica di contenimento dei
CIIllsllmi voluttuari e della spesapubblica improduttiva per fare spazio alle
l
rescc n
ti spesemilitari: "Un clima di maggiore austerità di costumi e severità
di vita meglio
si
addice alla nuova situazione economica determinatasi't".
Successivamente
non hanno invece timore a giustificare il ricorso a
m.movrc
di deficit spending, pur di salvare il piano di investimenti
pubblici
per l'occupazione: "In via di prima approssimazione, non si
chiede
di spendere di più, ma di spendere meglio, In seconda appros-
Nilll:ti',ione, quando la precedente condizione sarà soddisfatta, una dila-
In,ionc del disavanzo non andrà necessariamente a danno delle attività
priv.uc;
potrà sempre intaccare interessi di settore,
è
vero, ma per rea-
lil':i',:1l'c
più
alti interessi sul piano nazionale't".
Il
p,
MIIIV!'Nlili,~('Iiv(':"S(,
si.uno
d'ncçordocheogni pressioncinnaziol1isticava evi.
1111111d'llrI'oldo IWIÙ ('I", VI1IIII()mobilitate tutte le risorsedisponihili; d'nccordo che
Itimfll\ll ~pl'"d(,I't,il IlIl'l\lio possihik-,
c
cioèchegli
investimenti,
pellaIncessazionedello
.,,1'11.1\'0111111pl'illlll 11110,(khh,1I111essereproduttivi o
quanto
menonon
dcficimri,
tuun
I1Itflll'~lilllll' Nitidll('l' Il di,~I'lIll'I'('
S('
I.,
(,:i(r,1
indicata
da Pellall600 miliardi
courplcssivi]
il 1I111~NIIlIt'(111'1'('('Ollllillillitali,ulapossasopportnrc",
Tre punti ed
111/
nocciolo,
in «24
1111'.,
IO 1I\llmli"
I
I)!i
0,
01'1\
in
fI,
Roggi,
I
cattolici
c
1ft
piena
occupazione,
cit.,
(1,
222,
Inll'"'.Nlltlll· 11I1l'1t(,\111:11('lll'l'ilal dircuore inviata dal sig,G, Bollin, l.«
p()lilh~1di
pieno
1I1/1/II'No,
(:S,
I.,
t1l1ll\l\ioI
\ISO,
n.
3,
p,
20:«Ammessocheesistanoriserve
monetarie
l'CI'
dllli' i"I"11lIId un SiSII'llIl\di iIlVCSlil1li.'11li,che penerebbe grndllalml:lllc 11doccupare
"lIlltllli di di~nll'lIJl,lIii In 111,INS,1gloh"k'
dei
beni
richicst] non
I1l1t11CI1LCI'chl)l'in propor
111111'""lPoni!III'
111
11('"iJl!'Odolli?Ciò 110nprovocherebbe
un
rinlzo
dei
PI'cz:t.i,
t',
quindi,
11111111111111IdlllNJlimk.inlltlziotlislica? 111
poche parole, non
si verifichCl'l'hht'\,111pt:I'iodo
"dI dl'lIll1l1NI'II:t,1Il'OSI'"
?»,
h/ (:,
l.n
"il
Il,
I
>I/i'I'1
cito/I"
jJIIVI'I'1I
W'lIla,
es,
I
Illglio 1950,n,56, orn i" I~ !toggi,
Ild/l,,!t(l
t'
l,I
I/il'/lll
IItHI/!'I'l.iOIl/',
eir.,
p, .2H/1.l'l'I' 111111t'~IHINtivl'1r111l1'i1dl,II'illtl'I'1Idilml
11111~II~I
It
111Il d"II'IIIII'SIl si l'invin Idl'I"IIOdll:t.lolll' di
p,
HOf\l\i,
I
l'tIIt()liti
l'
l,I 1""/ItI
!l111I/'d'lItl/II',
l'iL,
pp,
I \15,
Il
Sullaconunstata ricezionedellateoriakeynesianain Italia siaconsentitoun rinvio a
A,
M"f\lillll),
"Il kcyncsismo
in Italia(1913-1963),Le ragionidi unarivoluzionemancata",in
Le
//11/1111'11'
dell'economia
politica. Gli economisti stranieri in Italia: Mi mercantilisti a Keynes,
a
•111.1di
I~ lìnrucci,
Firenze,EdizioniPolistampa,2003,pp, 405-451.Perunapiù estesatratta-
,i.,lli' dq~liaspetti
teorici
chestannosullosfondodellacontroversiatradosseuianiedegasperiani
lilll'i.1
,11\,
M,'glilllo,"La politicadellamassimaoccupazione.
Cronache Sociali
negliannidi
IlIlId,v,io!lt,
dclln Repubblica
(1947-1951)",
in
L'attesa della povera gente. Giorgio La Pira e la
"tlIIII/I
l'CO/lIiIIlÙW fIIlgloSflSS(Jl/C, a
cura
di
P.
Roggi,Giunti, Firenze,2005,pp, 104-137,
Il
Auoninro,
Vttlidil,ì
Il
riflessi economici della Delega dei poteri al Governo,
CS, 15
'Il" il" Il),
l,
Il, (1,
p,
15,
'I (;,
COSmI),
CIIIIH'}I,I/I'II%('
cconomicho del rianno internazionale sull'economia ita-
1',111",
CS,
I
2Hrd,hl"ill 1%1,11.
23,
p, '),
l"
l';,M,'~,~,I•.n',~i,
/"1
/'d,/:tllllli' l'dI",
CS, IS
ngoHtn1951,Il,
IO,
01':1
in
Antologia,
vol.
Il, PI"
l'Il
7,1,1.
,;,0
AI' l'CINICI
MM11.11ILO
LA 111~I'lIIA'Il!" IIi:fIMI'IHIIANI l' IIIIM~II'II'IANI
65l
Nel
maggio
1951
1.\
I
k
NlIhist'c una
sccnfiua
alle elezioni [\l11l))illi,
sunrivc.
11
4 luglio si
dimeuc
il Ministro
del
'lesero
Pella,
dopo
llll
ordine del giorno
di
sfiducia nei suoi confronti approvato dal
dircttivr
delln
camera, Si apre la crisi di governo e
il
26 luglio nasce il VII
govel'no De Gasperi: Pella passa al Bilancio, Vanoni assume Finanz
'lcsoro, Fanfani torna nell'esecutivo con l'incarico di Ministro dell'Agri-
,'0
Itura. Torna con la determinazione di realizzare vecchi e nuovi pro-
gn\mmi. Dossetti vede invece restringersi la prospettiva di una dell'lo-
crnzin sostanziale e di una politica della massima occupazione. Cade
uichc
l'ultima "virtualità". In agosto riunisce a Rosscna gli amici della
.orrcntc e comunica il suo abbandono della politica.
Il 31
ottobre del
I
<)51
esce anche l'ultimo numero di «Cronache Sociali»,
«'nnfani cerca ancora le "cose possibili", Dossctti pensa ormai ali"
'"01'1"
"impossibili all'uomo ma non a Dio"57.
~, Conrlusioni
cuprui,
I dOSS"l1i,li!i UNIdlllllU
11II
1II1'IIIIIHINLll',iOlll'"alla Kcyncs" e una
pill vicinn
(\1
Pinl\() (:II/'H'.
1'111
NII,II'.OIlO
decisnmeruc
la prima opzione.
I{iu.'ngono che in Il.llin vi Mi,II1UIl' l'IIlHliziOlli, le risorse, per attuare una
politica espansiva di illvl~N1ÌI"I'Il1Ì
pubblici,
lnnfani propone un organo
di spesa
pubblica
per il Sud, I)\lssctli si impegna a farlo approvare dal
parlamento.
«Cronnche
Sociali» lo sostiene. La Pira traccia una più
.unpia e coraggiosa politicn
kcyncsiana
della massima occupazione e al
limite del pieno impiego, I dcgasperiani e il governo accettano e fanno
propria l'idea della Cassa per il Mezzogiorno, Ma respingono le pro-
poste più integralmente keynesiane: l'ipotesi di finanziare gli investi-
II1Cl1tipubblici con emissioni monetarie, con i fondi Erp (prima della
ricostituzionc delle riserve) o in
deficit spending.
Non accettano l'idea
che la
disoccupazione italiana sia prevalentemente congiunturale.
Ma la disputa non è tra liberisti e interventisti. I degasperiani accet-
1:\n0
il Piano Case e la Cassa per il Mezzogiorno e cioè due rilevanti
interventi pubblici nell'economia. Li accettano perché gli investimenti
Pllhblici sono finanziati con risparmio reale. La contesa è sulle "pos-
sihili" politiche della massima occupazione, Non sulla opportunità di
1111:\
politica della massima occupazione, Il significato storico è proprio
questo: attraverso la disputa tra degasperiani e dossettiani si afferma,
Il~'1maggior partito di governo, il convincimento che in un'economia
ti
i mercato sia "necessaria" e "possibile" una politica della massima
occupazione. Un'idea, scaturita da una
concordia discors,
che diventerà
uu'uspirazionc insopprimibile della Repubblica fondata durante la Ri-
1'(
)sl
ruzionc.
~lInI
è,
iIl conci usionc, il significato storico della
d
ispu tn trn
dl'H.1SIH.'I·innie
dosscttiani
sulla politica economica della ricostruzione?
N
d
In
ti
ispu ta, che va dal settembre 1946 ali'
ottobre 1951,
sono ri-
l'Ollo/'l('ihili due grandi fasi. La prima termina col congresso
dcmocri-
t
ÌlU\O
di Venezia del giugno '1949. L'economia italiana è
squilibrata,
11
I\OV~'I'Il()è impegnato in una difficile opera di risanarncnto monetario
• l'i1l:\lI:r,iario. Non ci sono risorse per attuare una politica espansiva,
Mil ci sono due milioni di disoccupati, Fanfani inventa un Piano c11"
crcn il risparmio necessario per finanziare investimenti che danno lavo
l'() n migliaia di disoccupati, I dosscttiani la considerano un'esperienza
p:lI'adi~lì1alic~. Chiedono che insieme al
risanarncruo
si alllii una poli
ticn della massima occupazione. I degaspcriani non si oppongono,
l.n seconda fase
V:1
dal Congresso di Venezia alla chiusura di «Cro-
11I\(,'1ll'Sociali» nell'autunno 1951. Nel Paese vi
S0l10
risorse disponibili
IWI' impieghi alternativi. La ricostruzione materiale
è
terminata. Il
ris.uuuncnto monetario è compiuto. Ma restano due milioni di
disoc
1/11.1 ()IIOIH'~'1<.151l)oNNt'lIi si !limel\(, dll vil'o Nrfll't'li1rio o dll nWlllhl'O
dl.II.1
l)ill'
:f,iOllt· l' d\,1 COllNinlio
Nnzionnl«
dt·\l1\ I
k,
Ntll 1\ll\lio
del
1<.152l'ilHIIlI'ill 1111I11111dllill
(lIl
I
1111livuturc t' si HlilhiliHI'\' Il 1IlIllIfllli\ dllv,' IlIlldll llil IHliwlO di Ht'irll:f,
1I1'llih\Ì1I
l')~\) ~
oldilllllO NIII'rldot~,