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PSYCHOGENIC EATING DISORDERS: "ECLIPSE" OF THE SELF AND BODY EXPERIENCE (International Journal of Psychoanalysis and Education - IJPE 2010 vol. II, n° 2 ISSN 2035-4630 (internet text published at: www.psychoedu.org)

Authors:

Abstract

The paper describes a frequent configuration of the disorder of the Self associated with eating disorders, through the comparison with the astrophysical phenomenon of the "Eclipse" of the Sun in which the Self represents the "true potential self" inhibited and "obscured" by a pathological structure of " false devalued self". ”Furthermore, the reflections of the“ Eclipse of the Self" on the body experience are described, which structure disorders of the body image perceived as a "negative" one.
International Journal of Psychoanalysis and Education - IJPE
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ISSN 2035-4630
(versione telematica pubblicata allindirizzo www.psychoedu.org)
organo ufficiale dellAssociazione di Psicoanalisi della Relazione Educativa A.P.R.E.
iscr. Tribunale di Roma n°142/09 4/9/09 (copyright © APRE 2006) editor in chief: R. F. Pergola
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DISTURBI ALIMENTARI PSICOGENI:
ECLISSI DEL
ED ESPERIENZA DEL CORPO
Giancarlo Di Luzio
(Psichiatra, Psicoanalista SPI-IPA, Membro Docente
COIRAG-IAGP)
Premessa
Premetto per chiarezza alcuni chiarimenti sui termini usati e l’ ordine degli i
argomenti trattati .
Utilizze il termine Disturbi Alimentari Psicogeni (DAP) anziché Disturbi
del Comportamento Alimentare (DCA), la denominazione più comune nel nostro
paese per definire larea dellanoressia, bulimia e dei DCA non altrimenti
specificati (DCA-NAS), perchè tale denominazione, a mio avviso, ponendo al
centro un comportamento, mette in secondo piano il dato, rilevante dal punto di
vista psicodinamico , che la malattia coinvolge in realtà l’intera personalità e non
solo la condotta alimentare, aspetto parziale anche se spesso grave. In questo
senso, H. Bruch,( parlando della Anoressia Nervosa, AN), definisce il disturbo
alimentare come manifestazione tardiva di un disturbo di personalità presente
molti anni prima. Anche la estesa letteratura psicoanalitica18, sembra riconfermare
l’ ipotesi che il disturbo abbia origine nel cuore della personali ( ovvero, dal
punto di vista della Psicoanalisi del Sé, nel suo centro, nel );
18 Thoma ( v. bibliografia), che ha curato una raccolta di 60 casi curati con
l
analisi nel corso di quasi un
secolo (
almeno 60 anni), sottolinea la lunga esperienza della psicoanalisi in questo campo, anche se questo ha portato
alla produzione di case-reports anzichè studi longitudinali verificati secondo i criteri della evidence based
medicine, la qual cosa però non è sufficiente motivo per considerarli di valore nullo.
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Come ogni psicoterapeuta può rilevare l’ esperienza soggettiva di questi
pazienti ruota quasi costantemente attorno ad un sentimento di inadeguatezza di
Sé; tale fenomenologia pe risulta a tal punto variegata da caso a caso, che mi
sono sentito, in questo scritto, spinto a definire il sentimento di base comune,
essendo la percezione di deficit quello che li accomuna, con il termine, seppur
generico, di sentimento negativo di Sé”, in attesa di trovarne altro più
soddisfacente.
Richiamandomi ad una possibile ipotesi sulla genesi psicodinamica di tale
sentimento, ho qui denominato la configurazione strutturale del Sé che sottende il
sentimento negativo di Sé”, con metafora “astrofisica”: Eclissi del Sé”.
Con tale metafora intendo evocare l’esperienza soggettiva del paziente che
senteoscurato”, inesistente, paralizzato, il nucleo di che promuove
l’individuazione (il vero Sé di Winnicott, il potenziale sano ), ovvero quello
che dovrebbe fargli percepire identità, senso di efficacia, autostima, etc.,…
I riflessi di questa “eclissi” del Sé sulla corporeità , nei DAP, sono molteplici
e complessi e solo alcuni aspetti verranno qui toccati. Un aspetto senz
altro
centrale è lo spostamento sul corpo, anche con funzione di meccanismo di difesa,
di questo nucleo negativo, dallo psichico al somatico, fatto questo che
contribuisce probabilmente anche alla creazione della immagine negativa del
corpo” 19, oltre che ad un vissuto più generale, diffuso e persistente della propria
corporeità come negativa.
Il “sentimento negativo di Sè
Come g detto, un dato che non può non colpire qualsiasi psicoterapeuta
che si occupi dei DAP, è la presenza quasi costante di un sentimento negativodel
Sé, centrale, pervasivo e persistente. Questo fatto era stato già puntualmente
rilevato dalla Bruch decenni fa, nei suoi studi pionieristici sulla AN e
sullobesi
e
19 Vedi in bibliografia Bruch , Patologia del Comportamento Alimentare.
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nelle magistrali descrizioni dei vissuti soggettivi delle sue pazienti. Nonostante la
sua originaria formazione biologica20 ella è fin dall’inizio è stata convinta della
rilevanza dei fattori psicodinamici, sulla scorta di una esperienza su centinaia di
casi, comprendenti anche l’area della obesità, che nella sua cornice teorica è solo
il polo opposto della AN, in un continuum” di uno stesso spettro patologico,
ipotesi ripresa dalle più recenti prospettive trans-nosografiche21. Pur non
sottovalutando la portata dei meccanismi di difesa riguardanti la pulsionalità
(specie libidica) descrive , nel caso della AN, una fragilità della personali che
riguarda l’identità, il concetto di sé, il sentimento efficacia, il senso di autonomia,
il diritto a decidere della propria vita e a percepire la mente e corpo come aree su
cui poter aver diritto di attivita’ e sviluppo proprii. Da questo punto di vista la
malattia viene fatta risalire, in un’ottica eziopatogenetica multifattoriale, ad un
disturbo della personalità22 associato ad una radicata disfunzione percettiva sia
della immagine corporea che dei segnali di fame sazietà, sviluppatisi
precocemente, in conseguenza di deficit di accudimento dei care-givers23;
20 La sua iniziale attività era stata di endocrinologa.
21 Vedi Fairburn in bibliografia.
22 Il termine usato usato dalla Bruch, che compare nel titolo della sua opera principale Eating disorders and the
person within è dunque person ed, essendo stato scritto in epoca pre-DSM IV-R, non è possibile fare
collegamenti con tale classificazione nosografia..
E
da notare che la traduzione italiana del titolo, Patologia del
Comportamento Alimentare” introduce il termine comportamento non presente
nell
originale
ed omette il termine
person., ovvero il concetto p globale di persona, personalità.
23 La relazione madre-bambino occupa naturalmente un posto di primo piano. In un precedente articolo avevo
usato il termine di campo transgenerazionale” per indicare il fatto che, al di di tale rapporto, alle genesi del
deficit di personali poteva concorrere una psicopatologia che si era trasmessa attraverso p generazioni. Tale
impressione si è in me sedimentata nel corso della terapia di alcuni casi, seguiti per anni, in cui è stato possibile
ricostruire la strutturazione della personalità nei primi anni di vita, prima della comparsa del DAP, in relazione al
contesto familiare ed in cui si è potuto comprendere come il bambino, per fini adattativi, si era posto ed era stato
posto,come contenitore, funzionale alla omeostasi” familiare, di stati psichici ( il p spesso di coloritura
negativa” autosvalutativa) propri di genitori che a loro volta li avevano ricevuti” dalla precedente generazione.
In particolare in un caso di grave bulimia è risultato evidente che la bulimia era tra laltro una tecnica di
tamponamento di antiche angosce infantili. Da piccola era insonne ed in particolare aveva incubi in cui un uomo
cencioso e pazzo la inseguiva e minacciava di portarle via i genitori. Nella ricostruzione era emerso
l
esistenza
di
forti angosce di povertà, follia e morte specie nella madre, ereditate” dai propri genitori, che erano state captate e
fatte proprie dalla paziente, figlia quindi stressata” ad essere un piccola adulta. Le ansie avevano preso la forma
di una insonnia con incubi. Il cibo poi era diventato un suo calmante fino però a generare una obesità infantile. In
adolescenza aveva reagito a questa sorta di passivizzazione” controllando il peso con una restrizione fino alla
anoressia. La ribellione alla anoressia era stata la bulimia con cui aveva continuato a controllare langoscia
ereditata dallinfanzia..
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invece la successiva organizzazione della psicopatologia dellalimentazione,
spesso di anni più tardiva, viene considerata, almeno in parte, come un tentativo,
seppur malato, di riequilibrare e riparare il diffuso sentimento di incapacità e di
mancanza di identità che caratterizza il disturbo di personalità.
Anche nella mia esperienza di psicoterapeuta, dopo che si sia instaurato un
rapporto di sufficiente fiducia ed intimità, queste persone riferiscono, quale
principale fonte di sofferenza sottostante al comportamento alimentare, il sentirsi,
fin dall
infanzia, inadeguate, non sentirsi all’altezza”, etc.,…con connotazioni
assai varie; in alcuni casi il sentimento viene declinato nel sentirsi diversi”, non
presentabili al confronto con gli altri; in altri la accentuazione del sentimento di
negatività può arrivare fino al punto di sentirsi portatori di una oscura difettosità”,
mostruosità24 .
A volte tale sensazione acquista una forte pregnanza fantasmatica del
tipo: in me c’è un buco nero, un ombra, qualcosa di molto negativo…”. E’ molto
frequente inoltre la descrizione quasi fisica di un “vuoto”, un buco che in genere
viene collocato all’interno delladdome e costituisce, una volta somatizzato”, il
motivo fisiologico” del perché uno abbia la necessità di abbuffarsi. Al contrario
un pieno negativo, una negatività interna, una sorta di mostruosità interna,
cui si accennava prima, è ciò che deve venir eliminato con il vomito autoindotto. Di
frequente il pienoschifoso” ed il “vuoto” angosciante sono riferiti come sequenze
di uno stesso scenario. Per illustrare questo aspetto riporto il caso di una grave
paziente bulimica che dopo anni di terapia, con notevoli progressi nella capacità di
insight, mi aveva portato questo sogno: “…mi trovavo davanti ad uno specchio
e mi osservavo…ad un certo punto notavo come un brufolo, un sorta di “cunicolo”
nella pelle del viso…”scandagliavo” questo punto , grattandomi con le unghie…
scoprivo con disgusto che sotto cera un lungo verme schifoso…andando ancora
più in profondo vedevo che sotto la pelle non cera nulla…ma solo un enorme
spazio bianco, senza niente, come un enorme stanza bianca…”. La paziente per
24 Vedi in bibliografia .Pallier per il tema della mostruosità.
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anni aveva fronteggiato il sé-schifoso-verme, inconsapevolmente, ricercando con
la restrizione alimentare di raggiungere un ideale fisico ” magro, percependo
annidato” nel grasso il schifoso; il danno del Sé aveva comportato uno stato
“alexetimico” con la sopravvivenza di sole due emozioni forti, la rabbia e il
sentimento di “vuoto” . Le abbuffate, favorite fisiologicamente dalla restrizione
nutrizionale, le riempivano il “vuoto” in momenti in cui era intollerabile, per
esempio in occasione di frustrazioni e abbandoni ma repentinamente , a causa dello
stato dispercettivo, si sentiva repentinamente ingrassata. A questo punto il cibo
introdotto, trasformatosi magicamente in grasso”, le faceva percepire in tutta la
sua intensità il -schifoso” ed allora esso doveva essere espulso con violenza
attraverso il vomito. Nel corso della terapia come in un processo di
“alfabetizzazione” aveva allargato la conoscenza delle proprie emozioni;
progressivamente la persecuzione da parte del “Sé onnipotente-perfezionistico” si
era ridotta e così il sentimento autosvalutativo ( il verme”) e nuove emozioni
avevano attenuato il sentimento di vuoto. Dopo anni- la paziente è tuttora in
terapia- la crisi bulimiche sono completamente scomparse.
A volte è proprio
l’
esperienza nucleare di sé, il fondamento dell’identità,
che viene presentata come molto precaria. Le pazienti nel riferire fatti e sentimenti,
esprimono contenuti più o meno impliciti del genere: io ho sempre sentito di non
meritare di esistere non credo di aver diritto ad avere una esistenza autonoma..
non valgo nulla…non merito nulla, etc.,. In questi casi i pensieri sono
accompagnati da vissuti molto penosi, il senso di inesistenza e di inconsistenza è
accompagnato da angosce esistenziali profonde, viene espresso un senso di
impresentabili di fronte al genere umano25; il sentimento di vergogna è forte,
25 il mito di Filottete, riportatomi p volte nel corso
dellanalisi
di una grave paziente bulimica,per esprimere i
suoi sentimenti, mi sembra rappresentare questo stato. Filottete eroe greco, durante il viaggio in mare verso Troia
contrae una malattia diffusa della pelle, molto repellente e maleodorante. I compagni di spedizione lo
abbandonano solo su in isola. Per anni nessun essere umano gli si avvicinerà ed egli svilupperà un forte senso di
fragilità per
lisolamento
subito e di bisognosità di rapporto umano. Dopo anni Ulisse, che per vincere la guerra
ritiene importante acquisire
l’arco
di Ercole, allora in possesso di Filottette , raggiunge
l
isola
e si finge essere un
amico che lo vuole rivedere. Ma ottenuto
l
arco,
subito dopo
labbandonerà
con gran dolore di Filottete per la
delusione e
l
inganno.
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spesso devastante ed è causa della necessi di un progressivo isolamento dagli
altri, stato che le pazienti nascondono, quasi per un inconscio “alibi”, con
l’attribuire il non uscire allo stato di malessere conseguente alle condotte
bulimiche, spesso devastanti sia sul piano fisico che psichico. In questi casi il
diritto ed il valore del proprio esistere sono vissuti con dolorosa precarie e
sembra che il disturbo alimentare dìa comunque dignità di una identità” di
persona malata” risparmiando loro la vergogna e l’angoscia di mostrare a e al
mondo” una identità” senza meriti nè diritti, gravida di oscure ed indefinite
negatività, insomma una identità impresentabile.
La Bruch sottolinea il fatto che in queste pazienti è come se pensieri ed
emozioni, così come del resto il proprio corpo non appartengano a stessi e
quindi essi non si sentano nella condizione di poter disporre di nello spazio
reale della propria vita; solo nel teatro del corpo26 e nel mondo del cibo essi
sembrano poter trovare una forma di espressione di sè. Nel caso di una grave
anoressica, Ilenia, solo dopo qualche anno di terapia analitica, ella si rende conto
che i pensieri ed il punto di vista da cui giudica il mondo e gli altri non sia il suo
ma quello della madre; esclama in una seduta:”… ma io penso con la mente di mia
madre!
In un'altra paziente bulimica, Giulia, emerge in terapia il rapporto tra le
sue crisi bulimiche e la sua difficoltà ad esprimere con rabbia ma con efficacia la
sua assertività nei confronti di un capoufficio che tende a svalutarla; le crisi
sembrano essere una modali di scarica di una frustrazione avvenuta nel rapporto
inter-umanoattraverso uno spostamento in una area di relazione con oggetti non
umani” (il cibo ) degli affetti ( es. la rabbia è tramutata nella violenza delle
condotta bulimica”)27; in questo caso risulta evidente che il suo “apparato orale”
26 Vedi Resnik in bibliografia.
27 In un precedente articolo ( v. bibliografia) ho ipotizzato, come evidenziato anche da altri Autori, che i DAP,
sarebbero in realtà p disturbi dell’ esperienza interpersonale ( vedi gli approcci nordamericani ai DAP della
ITP, la Psicoterapia Interpersonale) che dellalimentazione. La fragilità del di queste persone li porta ad
evitare
l
esperienza
interpersonale e a sostituirla con quella con oggetti non-umani”, p padroneggiabili”,
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non può riempirsi di parole che escano e si indirizzino con efficacia e rabbia ad
una altra persona; infatti, a causa di un Sé troppo autosvalutato, ella non si sente in
diritto di difendersi in grado di sostenere ed esprimere emozioni intense di
avere il coraggio di assumersene il carico nei confronti di una altra persona; per tale
motivo nell
apparato orale alle parole viene sostituito il cibo e questo poi viene
espulso con violenza al posto di un energica comunicazione.
Tenendo conto di tale varie della fenomenologia soggettiva possiamo
ipotizzare che la patologìa del si estenda, a seconda dei casi , con una
graduazione di gravità, da una parte più centrale” in cui sono state compromesse,
in fasi più precoci (per es. attraverso alterate esperienze speculari arcaiche28), il
sentimento del diritto allesistenza, la percezione dellappartenenza a della
mente e del corpo, il meritare valore e spazio nella propria esistenza, a parti più
periferiche: in questi casi è come se il Sé non permeasse sufficientemente le
azioni del soggetto, le sue qualità, i suoi talenti. Tali pazienti non riescono ad
esprimere con efficacia le proprie attitudini e capacità, spesso elevate, come se non
ne potessero disporne a pieno titolo o non fosse consentito loro di apprezzarne
tutto il loro valore potessero farle valere. Per es ., come poi riportato, Ilenia,
paziente anoressica, laureata in economia a pieni voti lavora come commessa e
quando le viene riconosciuto un aumento di stipendio per le sue capacità si stupisce
che questo sia accaduto.
Quindi in una sorta di classificazione fenomenologica, che va dal centro alla
periferia, potremmo così raggruppare, le forme di sentimento negativo di Sé .
Sentimenti di mancanza di diritto allesistenza, all’ espressione e realizzazione di
Sé, alla progettazione della propria vita, sentimenti di inesistenza, di invisibilità;
Sentimenti di diversità, alienità, sentimenti di difettosità/mostruosità;
Sentimenti di vergogna, impresentabilità, autosvalutazione, autodisistima
Sentimenti di colpa, di indegnità;
quali il cibo e limmagine fisica. Con un riferimento alla terminologia di S.Resnick in essi assistiamo ad una
sostituzione del teatro della vita” con il “teatro del corpo”.
28 V. per esperienze speculari” Kohut in bibliografia.
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Sentimenti di incapacità rispetto a specifiche funzioni ( comprensione,
intelligenza, eloquio, femminilità, esecuzione di compiti, etc.,…)
Eclissi del
L
eclissi solare, è un evento, che anche se eccezionale, quando è totale, ci fa
sperimentare una situazione inquietante: seppure la fonte di energia esterna più
essenziale per la nostra vita, il sole, è presente, tuttavia, un corpo celeste (es. la
luna), frapponendosi tra l’astro ed il nostro pianeta , ne riesce ad annullare in gran
parte l’ effetto luminoso, fino al punto da poter aver l’impressione angosciante che
il sole si sia spento. Limmagine suggeritaci da questa definizione metaforica ci
può aiutare, come g detto, a capire quello che provano questi pazienti: lenergia
del ( vero) Sé sano potenziale (il sole) risulta (nel loro caso assai ben più
durevolmente!) oscurato( inibito) da un nucleo ( il pianeta privo di luce che si
interpone), privo di energia positiva ( il Sé adattivo svalutato, inadeguato”), la
qual cosa determina
così’
nel soggetto il sentimento negativo di Sè”.
La mia ipotesi è quindi e che tale sentimento di sé rifletta anche un deficit
del Sé e che proprio attorno a tale deficit si strutturi la gran parte della
fenomenologia patologica.
Come g descritto dalla D.ssa Lydia Pallier29 in tali situazioni di deficit
del Sé, presenti anche in altre sintomatologie, due fenomeni tipici si presentano
all
analista: uno è il fenomeno del bluffed il secondo, strettamente collegato,
potrebbe essere denominato fenomeno del rimbalzo. Infatti si assiste al fatto che
quando la paziente è riconosciuta positivamente, sia apprezzata fisicamente o per
altre sue qualità, ella pensa in realtà di essere in realtà un bluff , ovvero in realtà
che ella non crede di avere quelle qualità, ma esse sono in realtà un truccoe
quindi ella si attende di essere smascherata da un momento allaltro con sua grande
29 In realtà tali descrizioni” mi sono giunte da comunicazioni orali ricevute in corso di supervisione, mentre
sono in forma p che altro implicita nei suoi scritti.
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vergogna: per es, un ragazzo si interessa a lei ma ella è sicura che questi si stia
sbagliando nellapprezzarla, . Quindi quando sono in gioco capacità che vengano
esplicitamente riconosciute da qualcuno alla paziente che ella pe non può
riconoscersi, il rispecchiamento” positivo le rimbalzaaddosso, non le può
sentire come realmente sue, accrescendo così la propria autostima; per es., come
nel caso citato di Ilenia, il capoufficio le riconosce un aumento di stipendio non
richiesto per l’ottimo rendimento ma tuttavia ella non può attribuirsi tali elevate
doti professionali e quindi rafforzare il senso di ; quindi i riconoscimenti positivi
rimbalzano” anziché penetrare nel sentimento di e rafforzarlo.
E’
proprio questa
incapacità a nutrire il “carente con esperienze interpersonali che avrà un
ruolo importante nello sviluppo del disturbo alimentare; si può infatti ricondurre
l’asse portante della patologia ad un tentativo di elaborare questa percezione
dolorosa di una difettosità Sé e di cercare di ripararla.
I riflessi della Eclissi del Sé sulla esperienza corporea
Così come l’ eclissi del sole è difficile da sopportare a lungo così possiamo
immaginare che tale vissuto negativo, affinché la persona possa psichicamente
sopravvivere , debba essere in qualche modo fronteggiato. Questo è forse uno dei
motivi per cui avviene lo spostamento sul corpo ed il suo coinvolgimento.
Gli aspetti psichici, a mio avviso, clinicamente più evidenti
nellesperienza corporea dei DAP sono : lo spostamento del sentimento negativo
di Sé e della riparazione” del Sé con il Sé ideale perfezionistico dallarea
psichica a quella del corpo, la immagine corporea negativa, la dispercezione dei
segnali di fame-sazietà, la condizione alexetimica.
Lo spostamento del sentimento negativo di sul corpo costituisce il
meccanismo di difesa con cui il Sé fragile cerca di rappresentarsi il sentimento
negativo di deviandolo in auto-percezione dell’immagine fisica, in immagine
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corporea negativa. Il Sé inadeguato diventa un corpo inadeguato, brutto, grasso”,
il vuoto” psichico un “vuoto” fisico etc.,e in tal modo il confronto con una
problematica fisica sembra più affrontabile, ; il nemico è il grasso; la soluzione
magica allora diventa la ricerca di un corpo ideale magro; il perfezionismo diventa
la correzione del sé imperfetto. Il vuoto divenuto vuoto fisico viene colmato con
quantità non controllate di cibo; quando i meccanismi di compenso ( vomito
etc.,… ) vengono a mancare, il corpo aumenta di peso ed il grasso viene a
rappresentare ilmostruoso.
L’immagine corporea negativa è dunque l’immagine mentale del corpo che i
pazienti con DAP percepiscono negativa . I fantasmi interni determinano
percezioni abnormi (dispercezioni) del corpo di vario genere: dal sentirsi grassi a
rappresentazioni di difetti in altre aree del corpo, per es. pancia, cosce, gambe,
etc.,…: la ipo- o la iper-alimentazione dovranno appunto tentare di riparare o
attaccare questo corpo negativo. Ma essendo
l’obiettivo
una corpo ideale non verrà
mai raggiunto. Le anoressiche si vedranno sempre grasse anche in condizioni di
massima restrizione e le obese penseranno di contenere una stessa magra a
qualunque peso arrivino.
La dispercezione dei segnali di fame-sazietà si insedia molto precocemente
all’interno di una relazione patologica di accudimento in cui viene impedito lo
sviluppo fisiologico del ritmo fame-sazietà in quanto il cibo viene utilizzato
dallaccudente( spesso la madre) per regolare proprie stati emotivi e fantasie ed in
tal modo viene “esportato” nel figlio un modello di alimentazione funzionale ad
esigenze di controllo delle “emozioni e viene strutturato una inibizione del
collegamento fisiologico tra alimentazione/ digiuno e fame/sazietà .
La condizione alexetimica30, la mancata lettura delle emozioni, si struttura
all’interno
dello stesso quadro di accudimento sfavorevole all
individuazione; un
Sé confuso su di Sé sa anche confuso sulle proprie emozioni. Le emozioni per un
30 Dal greco, incapacità di leggere” le proprie emozioni.
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fragile e con scarsa autostima sono fonti di angoscia persecutorie e pertanto
tendono a rimanere indistinte e non-lette nella area delle percezioni corporea.
Conclusioni
I DAP sono disturbi del in cui la lotta per la sopravvivenza psichica, per
il senso di identità, per l’autostima, per l’ideale di Sé, avviene nel corpo,
attraverso l’alimentazione, con una relazione nei confronti del cibo, significativa
nel senso che in essa sono travasati, con tutte le loro ambivalenze, gli affetti del
mondo interpersonale da cui ci si è ritirati.
La terapia analitica, in un contesto di intervento interdisciplinare integrato (
in un team” costituito da medici nutrizionisti, dietisti, psichiatri, etc…) ha il
compito di riconoscere questa lotta e la sua dignità e liberare il nascosto nel
corpo sofferente e nel disturbo alimentare e di riavviare un processo di
individuazione attraverso un lungo e doloroso passaggio dai fantasmi corporei alle
rappresentazioni psichiche.
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Chapter
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Eating disorders are common and have a high morbidity and mortality rates. They present with a range of comorbid features and require specialized treatment to achieve a positive outcome. The literature on eating disorders has expanded rapidly in the past 20 years and this article reviews diagnostic and defining features, assessment, etiology, comorbidities and treatment options. Recent advances in the understanding and treatment of eating disorders can be expected to produce positive outcomes in most cases.
Article
Full-text available
The purpose of this article is to present an etiopathogenetic hypothesis of eating disorders (DCA) during adolescence, from the theoretical model of Self Psychology and clinical experience gained in the field. According to this hypothesis, a particular structural deficit of the Self and familial relations lay the groundwork that structures an eating disorder, in a time when food and weight changes occur physiologically. The second section highlights all this, through the description of a session of group psychotherapy featuring patients with eating disorders.
Article
mirroring distortions of the body self / lack of idealizable figures / daughter as narcissistic extension of mother / treatment considerations / case illustration[s] (PsycINFO Database Record (c) 2012 APA, all rights reserved)
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