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Contributi di approfondimento scientifico sull'agricoltura biologica da parte del Gruppo di docenti per la Libertà della Scienza (CON ELENCO DEI 479 SOTTOSCRITTORI al 16.3.2019 - N.B.: alcuni sottoscrittori sono ancora da registrare)

Authors:

Abstract

In merito al disegno di legge attualmente in discussione e delle critiche espresse in diverse occasione dai detrattori dell'agricoltura biologica (sen. Cattaneo in testa), non condividendo molte di queste dichiarazioni, abbiamo deciso, come "Gruppo di docenti per la Libertà della Scienza", di riprendere e affrontare alcuni temi controversi per un approfondimento scientifico. Con questo nostro contributo intendiamo ribadire la validità dell'agricoltura biologica, senza togliere nulla ad altri modelli di agricoltura che si sforzino nella ricerca di sistemi di gestione e pratiche più sostenibili. Intendiamo ribadire anche l'importanza di discutere di questi temi - di cruciale importanza per il futuro non solo dei sistemi agro-alimentari ma dell'intera umanità - con serietà, evitando posizioni ideologiche di parte e approcci pseudo-scientifici. SE CONDIVIDETE IL CONTENUTO E LO SPIRITO DI QUESTO DOCUMENTO SOTTOSCRIVETELO (UTILIZZANDO LA FUNZIONE COMMENTI DI RG) E AIUTATECI A FARLO CIRCOLARE. PER LA DELICATEZZA DI QUESTA FASE LEGISLATIVA E' IMPORTANTE RACCOGLIERE IL PIU' AMPIO SUPPORTO. GRAZIE!
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Contributi di approfondimento scientifico sull'agricoltura biologica
Gruppo di docenti per la Libertà della Scienza
Gaio Cesare Pacini, Paolo Bàrberi, Stefano Bocchi, Manuela Giovannetti,
Andrea Squartini, Claudia Sorlini
Siamo a conoscenza del disegno di legge attualmente in discussione e delle critiche espresse in diverse
occasioni dai detrattori dell'agricoltura biologica (sen. Cattaneo in testa) e, non condividendo molte di
queste dichiarazioni, abbiamo deciso, come "Gruppo di docenti per la Libertà della Scienza", di riprendere
e affrontare alcuni temi controversi per un approfondimento scientifico. Con questo nostro contributo
intendiamo ribadire la validità dell'agricoltura biologica, senza togliere nulla agli altri modelli di agricoltura
e alla legittimità della loro esistenza, riconoscendo gli sforzi di tutte le agricolture nella ricerca di sistemi di
gestione e pratiche più sostenibili.
Sulle differenze di produttività tra agricoltura convenzionale e agricoltura biologica
A coloro che sostengono che l’agricoltura biologica ha una resa molto bassa, fino al 50% o al 75% in meno
facciamo presente che chiunque abbia fatto ricerca in agricoltura sa che una locuzione come “fino al 50 o
al 75%” può avere una valenza comunicativa, ma sicuramente ha scarso valore scientifico. E’ ammissibile
usare tale locuzione, ma inefficace; infatti “fino al 50 o fino al 75%” comprende la metà di tutti i casi
possibili, tra l’altro quelli più probabili, e quindi la quasi totalità, ma non offre informazioni sulla reale
entità di un fenomeno.
Diventa invece del tutto inammissibile dal punto di vista scientifico concludere che, in base a quel “fino al
50, o 75%” in meno di produttività ad ettaro, “per portare solo prodotti biologici sulle nostre tavole, e
realizzare il lieto fine della favola del biologico, avremmo bisogno del doppio della terra da coltivare,
sottraendola a foreste e praterie”.
Perché è inammissibile questo secondo ragionamento? Semplicemente perché i numeri non sono questi.
Dati che provengono dagli ultimi studi di modellistica a livello planetario pubblicati nel Dicembre 2017 su
Nature dicono che i valori di diminuzione delle produttività ad ettaro in seguito all’adozione
dell’agricoltura biologica sono stimabili in una misura compresa tra l’8 e il 25% (Muller et al., 2017).
L’ultima meta-analisi basata su dati storici di comparazione tra agricoltura biologica e agricoltura
convenzionale, pubblicata nel 2014 sulla rivista Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences ci
dice che la diminuzione media di produttività ammonta al 20% (Ponisio et al., 2014). Ovviamente
esisteranno anche casi in cui la diminuzione si avvicina al 50%, ma, avendo effettivamente studiato le
evidenze scientifiche, si può affermare senza tema di smentita che questi casi sono ampiamente fuori
dalla media.
Se spostiamo l'obiettivo dai paesi più industrializzati a quelli più poveri, nei quali l'obiettivo
dell'incremento della produzione è più importante, è bene ricordare che con i 286 progetti di
agroecologia (un paradigma emergente per la sostenibilità dei sistemi agro-alimentari che include anche il
modello dell'agricoltura biologica) realizzati in 57 paesi dell'Africa e del Sud Est Asiatico, per un totale di
37 milioni di ettari si sono ottenuti risultati che non possono essere ignorati: raddoppio delle produzioni,
riduzione degli impatti ambientali, incremento dell'occupazione e miglioramento del qualità della vita (de
Schutter, 2010).
E’ comunque necessario riflettere su un aspetto più generale. Si tende a considerare la questione sotto il
profilo dell’uso degli spazi senza guardare alla dimensione del tempo. Comparare le diverse gestioni,
convenzionale e biologica, in termini di produttività o di resa economica e stilare giudizi sulla base di un
bilancio contabile “per ettaro e per anno” significa perdere di vista uno dei motivi di fondo che
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giustificano oggi la scelta di pratiche conservative: evitare all’ambiente impatti di sempre più difficile
reversibilità nella prospettiva di lungo periodo. In questo senso, il mero confronto in redditività del
prodotto o in superficie necessaria resta un esercizio del tutto parziale poiché la grandezza che si tralascia
di mettere a bilancio, ovvero la possibilità di sostenere le produzioni nel tempo diminuendo
progressivamente l’input di risorse, ha un’altra unità di misura non sommabile a quelle di un consuntivo
aziendale. Per questo, anche se l’agricoltura biologica non dovesse mai riuscire ad equiparare i ricavi su
base annua di quella convenzionale e se la qualità dei prodotti non risultasse migliore (ma esistono
diverse evidenze di segno contrario; ad es. si veda Gomiero, 2018), la sua attuazione resterebbe un
compromesso che ha una contropartita di natura ecologica il cui valore va misurato con ben altro metro e
giudicato, a livello scientifico e politico, con i modelli predittivi opportuni.
Sulle alternative al biologico
Parlando di alternative possibili al biologico, i detrattori sostengono che “l’alternativa c’è ed è già in
campo: è l’agricoltura integrata, degli imprenditori che innovano, che integra tutti gli strumenti di
protezione delle colture (agronomici, fisici, biologici, chimici) secondo uno schema razionale per produrre
quanto più possibile con le risorse disponibili usate nel modo più efficiente possibile. Un approccio tanto
ragionevole e razionale da sembrare, di questi tempi, un'eresia”.
Il metodo di produzione integrata, oltre a non essere una eresia, non è nemmeno un metodo particolare,
adottato da un gruppo di agricoltori innovatori. Il metodo di produzione integrata dal 1 gennaio 2014 è
quello di riferimento scelto dall’Unione Europea come standard per realizzare il livello minimo di sicurezza
di utilizzo dei pesticidi in agricoltura, in seguito ai numerosi problemi causati dal loro uso eccessivo e
irrazionale nell’agricoltura convenzionale. Ogni anno il Ministero delle politiche agricole alimentari,
forestali e del turismo pubblica “Linee guida nazionali per la produzione integrata delle colture” in
applicazione della Direttiva n. 128/09/UE relativa all’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari.
Sulla base di queste linee tutti gli agricoltori, quelli più innovatori e quelli meno innovatori, sono obbligati
ad adottare il metodo di produzione integrata. E’ interessante vedere come nella sezione delle linee guida
dedicata alla difesa fitosanitaria e al controllo delle infestanti, a più riprese viene indicato che Quando
sono possibili tecniche o strategie diverse occorre privilegiare quelle agronomiche e/o biologiche in grado
di garantire il minor impatto ambientale, nel quadro di una agricoltura sostenibile. Il ricorso a prodotti
chimici di sintesi andrà limitato ai casi dove non sia disponibile un’efficace alternativa biologica o
agronomica”. In quest’ottica, almeno per quanto riguarda i regolamenti europei e il nostro Ministero, la
contrapposizione tra l’agricoltura integrata e l’agricoltura biologica non esiste.
Questa contrapposizione non deve esistere se si perseguono obiettivi di interesse pubblico. Entrambi i
metodi sono parte di un continuum di combinazioni di singole pratiche agronomiche e tecniche di
produzione che debbono garantire quantitativamente e qualitativamente la sicurezza alimentare, la
salute dei cittadini e dell’ambiente, l’efficienza di utilizzo delle risorse e redditi soddisfacenti per gli
agricoltori. Questa contrapposizione per noi è una forzatura che genera confusione e va contro l’interesse
pubblico.
Sui prodotti a base di rame e sui prodotti chimici di sintesi
Piuttosto la nostra attenzione, in qualità di ricercatori, deve essere indirizzata a individuare quali sono le
opzioni migliori, se necessario prevedendo una combinazione di azioni diverse e scartando sempre ciò che
è pericoloso per la salute pubblica, anche in applicazione del principio di precauzione, senza faziosità o
posizioni pregiudizievoli. E qui veniamo ad un altro cavallo di battaglia degli antagonisti del biologico: la
presunta pericolosità per l’ambiente e la salute dell’uomo e degli animali dei prodotti a base di rame
ammessi in agricoltura biologica. Si sostiene che, essendo il rame un metallo pesante, “inquina molto di
più ed è molto più dannoso per uomini e animali di alcuni prodotti di sintesi con funzioni analoghe”. Di
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nuovo, si fa di tutta l’erba un fascio e si crea confusione. Una cosa è dire che il rame è un metallo pesante
e inquina molto di più, altra cosa è dire che è molto più dannoso per uomini e animali di alcuni prodotti di
sintesi con funzioni analoghe. Analizziamo questi due aspetti distintamente.
Per quanto riguarda l’impatto ambientale, il rame è un metallo pesante, peraltro utilizzato anche in
agricoltura integrata, che ha caratteristiche di persistenza nel suolo per tempi indefiniti. I detrattori del
biologico si mostrano certi che, avendo il metodo di produzione integrata più alternative alla lotta di
funghi e batteri sotto forma di principi attivi chimici di sintesi, fa un uso del rame minore.
In linea teorica questo è possibile ma ci si dimentica di considerare aspetti pratici come il fatto che il rame
viene molto spesso accoppiato a principi attivi chimici di sintesi per coadiuvarli nella lotta alle avversità,
ad esempio a fine 2018 erano 743 i prodotti fitosanitari registrati contro la peronospora su uva da vino e
solo 239 tra loro sono ammessi in agricoltura biologica; di questi 743 prodotti, ben 343 (46%) prevedono
il rame, da solo o in associazione ad altre sostanze attive (mancozeb, cimoxanil, ...). I sali di rame, quindi,
sono molto usati anche nella produzione convenzionale e integrata, da soli (cui far seguire trattamenti
con altre sostanze non ammesse in agricoltura biologica) o già premiscelati ad altre sostanze dai
produttori di prodotti fitosanitari.
La differenza sull’uso del rame tra agricoltura biologica e convenzionale sta nel fatto che in biologico
finora (e da molti anni) c’è stato il limite massimo di 6 kg per ettaro per anno (chi segue la scuola
biodinamica, poi, non utilizza rame sulle colture orticole e, in caso di necessità, può usarne 3 kg per ettaro
per anno in frutticoltura e viticoltura), i vari piani regionali di agricoltura integrata prevedono dosi
massime fino ad 8 kg/ha anno di rame e solo a fine 2018 la Commissione Europea, consapevole dei rischi
ambientali collegati all’utilizzo del rame, ha emanato il Regolamento UE 1981/18 che ha imposto dal
primo gennaio 2019 il limite di 4 kg/Ha anno (o 28 kg/ha in 7 anni) per tutte le forme di agricoltura in
Europa.
Per quanto riguarda l’impatto sulla salute dell’uomo, invece, la comparazione tra il rischio per la salute
dell’utilizzo di prodotti a base di rame o di prodotti chimici di sintesi vede sicuramente i prodotti rameici
come di gran lunga meno pericolosi per la salute umana. Il perché in un certo senso ce lo spiegavano le
nostre nonne quando ci dicevano di lavar bene la frutta prima di mangiarla. Ebbene, esse basavano i loro
consigli sul fatto che i prodotti di rame non hanno proprietà citotropiche o sistemiche, rimangono sulla
buccia dei frutti (o verdure) e possono essere rimossi con un semplice lavaggio in acqua. Molte delle 570
molecole contenute nei prodotti chimici di sintesi che storicamente rappresentano, secondo il rapporto
nazionale dei pesticidi, un potenziale rischio di contaminazione, oltretutto hanno proprietà citotropiche e
sistemiche e quindi, una volta irrorate sulla pianta, vengono traslocate in alcuni o tutti gli organi,
comprese ovviamente le parti eduli. E’ inutile in questo senso provare a lavarle, perché le molecole
potenzialmente dannose o loro forme degradate non sono più in superficie.
Diversi tra questi principi attivi, in passato e tuttora, vengono scoperti come potenzialmente o
probabilmente cancerogeni, interferiscono con il sistema endocrino (endocrine disruptors) o sono
comunque pericolosi per la salute in generale, e di conseguenza, sono per fortuna ritirati dalla produzione
o sottoposti a divieto di utilizzo. Vale la pena ricordare che non è questo il caso del rame. Negli anni
invece è stata questa la sorte del para-diclorodifeniltricloroetano (noto come DDT), dell’atrazina (un
erbicida che interferisce sul sistema endocrino e che si continua tranquillamente ad utilizzare in dosi
massicce negli Stati Uniti (https://envirobites.org/2018/09/14/at-risk-from-atrazine ) e in altri Paesi extra
UE), tetraclovinfos, parathion, malathion ed una lunga lista di altri prodotti chimici di sintesi. Ultimamente
ha fatto scalpore il caso del glifosato, il cui utilizzo è ancora ammesso in agricoltura integrata nonostante
lagenzia internazionale per la ricerca sul cancro (International Agency of Research on Cancer, IARC) lo
abbia classificato come “probabile cancerogeno”. Da notare che la IARC è un’agenzia dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità (World Health Organization, WHO), che a sua volta fa parte delle Nazioni Unite.
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Non vi possono essere dubbi sul fatto che studi svolti da questa agenzia siano portati avanti in un’ottica di
interesse pubblico, senza alcun intento di demonizzazione dei prodotti chimici di sintesi o dell’agricoltura
integrata. Invece, l’assoluta attenzione che viene da più parti dedicata al caso del glifosato è da ricondurre
alla sua probabile cancerogenicità e al fatto che è l’erbicida più prodotto al mondo e almeno fino al 2015,
quando è stato emanato il parere dello IARC, il più utilizzato in Italia. E’ da rimarcare il fatto che il
glifosato, per anni ritenuto un erbicida a bassissimo impatto ambientale, da quando (1996) sono state
rilasciate le varietà OGM (principalmente di soia, mais, cotone e colza) con geni di resistenza a questo
erbicida, ha causato l'insorgenza di 303 casi di piante infestanti (55% negli USA) divenute resistenti,
obbligando gli agricoltori a ritornare all’uso di erbicidi più tossici e in dosi maggiori
(http://www.weedscience.org/Summary/MOA.aspx?MOAID=12). Gran parte di questi casi è dovuta
all’aumento dell’uso di glifosato nelle colture OGM, che quindi, contrariamente a quanto dicono i
detrattori del biologico, è tutt’altro che ad impatto zero, sia per l’ambiente che per le tasche degli
agricoltori (Benbrook, 2012).
Sulla fertilità dei suoli e le emissioni di anidride carbonica
Nel confrontare le prestazioni dei sistemi convenzionale e biologico sono stati presentati calcoli basati su
periodi di osservazione di breve durata e focalizzati su singoli aspetti. Si è però trascurato un aspetto che
caratterizza centralmente il percorso dell’agricoltura conservativa: i risultati si raggiungono introducendo
nel tempo sequenzialmente una serie di pratiche gestionali le cui additività e sinergia producono gli effetti
di maggior rilievo e richiedono un periodo da otto a dieci anni per il loro raggiungimento. Per migliorare le
condizioni di fertilità dei suoli, eccessivamente sfruttati, erosi e in via di desertificazione, fenomeno
preoccupante anche in Italia (si stima che più del 20% del territorio nazionale e del 40% al Sud sia a rischio
desertificazione: www.climatechangepost.com/italy/desertification ) è indispensabile attuare una serie di
buone pratiche che includono: (a) la non-lavorazione o la minima lavorazione; (b) il mantenimento del
terreno inerbito per più tempo possibile nel corso dell’anno mediante cover crops e intercalari, che
garantiscano un ininterrotto flusso di carbonio organico al sottosuolo sotto forma di essudati radicali; (c)
rotazioni più lunghe, ovvero che introducano più colture prima di ripetere la stessa; (d) maggior diversità
contemporanea nel sistema colturale con la presenza, insieme alla coltura da reddito, di miscugli di specie
come colture di copertura; (e) ove possibile, la pratica di un pascolamento animale controllato anche
all’interno delle colture di pieno campo. Tutti e cinque i punti hanno come conseguenza un aumento della
biodiversità microbica del suolo e il progressivo consolidamento della sua struttura, aumentandone la
capacità di infiltrazione e ritenzione di acqua e la stabilità della sostanza organica oltre ai molteplici
ecoservizi simbiotici alle piante.
La lunga sperimentazione di enti di ricerca come quella dei Farming System Trials (FST) in corso da oltre
40 anni da parte del Rodale Institute negli USA (https://rodaleinstitute.org/) ha evidenziato un netto
incremento del carbonio organico nei terreni e un forte incremento della capacità del suolo di infiltrare
acqua e mantenerla disponibile alla crescita delle piante nei periodi di siccità climatica. Oltre a mostrare
come in confronti diretti non si riscontrino differenze significative di rese tra le gestioni convenzionali e
quelle biologiche, si evidenzia che le seconde possano produrre addirittura rese maggiori (fino al 40 % in
più) nelle annate in cui lo stress idrico in difetto e in eccesso (siccità o inondazioni) presenta i maggiori
impatti e, quindi, come mostrino maggiore resistenza agli eventi estremi causati dai cambiamenti
climatici. Ulteriori esempi di ricerche di lungo termine sono quelle dei gruppi di Miguel Altieri (University
of California, Berkeley), Robin Kloot (University of Southern Carolina); Ray Archuleta (USDA). A studi
accademici e governativi si affiancano sperimentazioni dirette da parte di scuole di agricoltori come, negli
Stati Uniti, le summer schools di Gail Fuller documentate da una serie di seminari
(https://vimeo.com/149989170; https://vimeo.com/150261321; https://vimeo.com/149786252;
https://vimeo.com/150251183 ), in Australia le ricerche di Christine Jones
(http://www.amazingcarbon.com/ ), in Francia quelle di Frederic Thomas (http://agriculture-de-
conservation.com/Agriculture-Ecologiquement.html?couleur=4 ) e di Konrad Schreiber
(https://www.tedxlarochelle.com/portfolio/konrad-schreiber/ ) e in Italia quelle di Andrea Fasolo
(https://agrologos.tumblr.com).
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Le presunte maggiori emissioni dovute ad una più ampia superficie necessaria all'agricoltura biologica per
la stessa quantità di prodotto della convenzionale, ottenute anche con deforestazione, (Searchinger et al.,
2018; articolo citato ad esempio dai detrattori del biologico) riguardano uno scenario ipotetico e non
tengono conto del calo di fertili dei suoli coltivati con tecniche convenzionali, g pericolosamente in
atto oggi (Ray, 2013). Nello stesso studio gli autori ammettono infatti che in suoli convenzionali
intensivamente fertilizzati con concimi minerali le emissioni per ettaro siano comunque maggiori che in
suoli condotti con regime biologico e che il loro rapporto non prende comunque in considerazione tutti gli
altri servizi ecosistemici il cui beneficio andrebbe in effetti calcolato separatamente. Lo stesso commento
vale per quanto precedentemente pubblicato da altri rapporti (Burney et al., 2010)
E’ peraltro necessario ricordare che, dove l’attuazione delle buone pratiche sopra elencate nei punti a-e
ha portato in 18 anni all'aumento della sostanza organica dall’1.7 al 6.1% fino alla profondità di 35 cm, il
risultato è stato ottenuto partendo da suoli prima gestiti in maniera convenzionale. In altre parole, se gli
stessi termini di agricoltura conservativa, agricoltura biologica ecc. hanno il proprio significato, è perché
rappresentano un itinerario di tipo rigenerativo che porta alla correzione di una situazione di partenza
che, per definizione, è identificata come compromessa. Per questo, confrontare le gestioni convenzionale
e biologica per verificare quale delle due sia migliore sotto il profilo ambientale appare davvero aver
scambiato come due corridori in una gara quelli che dovrebbero essere invece intesi come il punto di
partenza e quello di arrivo. Inoltre, numerose evidenze scientifiche (vedasi ad es. la meta-analisi di Cooper
et al., 2016) e interi progetti di ricerca (ad es. www.tilman-org.net) dimostrano che l’equazione
agricoltura biologica = aratura è ormai superata e che l’adozione delle tecniche di agricoltura conservativa
in biologico non solo è possibile ma permette di mantenere le rese delle colture. Ciò evidenzia una volta
di più come le “immani carestie” evocate dai detrattori del biologico siano totalmente infondate e frutto
solo di una visione di parte e del tutto ascientifica della questione.
Sull’innovazione e sull’economia di mercato legata ai prodotti di qualità del Made in Italy
A proposito della presunta sofferenza dell'agricoltura italiana causata da imposizioni e restrizione che
porterebbero alla "paralisi", ricordiamo che l'ultimo rapporto “L’agricoltura italiana conta 2017” del
Centro di Ricerca Politiche e Bioeconomia, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia
agraria (CREA), istituto governativo, sostiene che il settore dei prodotti a denominazione registra sui
mercati esteri le migliori prestazioni con 3.1 miliardi di Euro di valore al consumo e una crescita del 17%
sull’anno precedente.
Il comparto dei prodotti a denominazione continua a detenere un’importanza economica di tutto rispetto:
la produzione all’origine vale 6,3 miliardi di euro e il valore al consumo in Italia ammonta ad oltre 13,3
miliardi di euro. E tutto questo avviene grazie ad un’estrema diversità dei nostri territori che si traduce a
sua volta in una vasta gamma di prodotti tipici e di elevata qualità certificata. L’Italia è di gran lunga il
paese al mondo che possiede più indicazioni geografiche negli alimenti e nei vini: 859 prodotti di cui 294
prodotti agroalimentari, 527 vini e 38 altre bevande alcoliche. Come ha di recente ricordato il Presidente
di Coldiretti, l’organizzazione professionale più rappresentativa in agricoltura, “Sul territorio nazionale ci
sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi e 533 varietà di olive contro le 70
spagnole; inoltre nel Belpaese si trovano ben 40.000 aziende agricole impegnate nel custodire semi o
piante a rischio di estinzione. In Italia è nata anche la più vasta rete di aziende agricole e mercati di
vendita a chilometri zero con circa diecimila punti dove acquistare lungo tutta la Penisola prodotti
alimentari locali”.
E’ importante poi riflettere anche sull’impatto socio-economico e paesaggistico di sistemi agricoli
estremamente semplificati come quelli tipici del modello industriale. Una ulteriore ristrutturazione del
tessuto produttivo in Val Padana implicherebbe una ancora maggiore aggregazione di terre e stalle con
chiusura di altre imprese e perdita di posti di lavoro. In Val Padana gli agricoltori si stanno riprendendo
ora, dopo la crisi delle quote latte, anche grazie alle produzioni di qualità come quelle dei prodotti a
denominazione e dei prodotti biologici, e forse sarebbe il caso di aiutarli in questa direzione anziché
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proporre panacee esterofile e inadatte ai nostri territori. Frenare ovunque il continuo consumo di suolo
agricolo, rimettere a coltura terreni abbandonati o marginali (fenomeni causati dai limiti del modello
agricolo industriale), soprattutto in aree collinari e montane, avrebbe sicuramente un costo, ma
permetterebbe sia di aumentare la produzione agraria sia di prevenire buona parte dei frequenti dissesti
idrogeologici che accadono in Italia, abbattendone i relativi costi umani ed economici. Come dire, se
veramente l’imperativo è quello di produrre di più, la cosa è largamente condivisibile, ma bisogna
cominciare col mantenere all’uso agricolo i nostri terreni e quindi valorizzare i modelli produttivi che
permettono di porre un freno all’abbandono. In questo senso, i dati Eurostat e della Commissione
Europea ci dicono che l’agricoltura biologica è il migliore antidoto all’abbandono delle terre agricole,
come dimostrato dai principali indicatori socio-economici negativamente correlati al tasso di abbandono
(maggiore istruzione, minore età, maggiore ampiezza aziendale, maggior valore aggiunto delle produzioni,
ecc.), che sono tipici degli operatori e delle imprese biologiche (Eurostat, 2013; European Commission,
2013).
Sul valore dell'agricoltura italiana
In risposta a chi, denigrando l'agricoltura italiana, richiede "una franca analisi della bilancia
agroalimentare di un comparto che da decenni non innova", invitiamo a considerare una serie di dati
ufficiali: l’Italia, con poco meno di 12.5 milioni di ha di SAU, 7° paese nella UE-28 per superfici coltivabili a
disposizione (meno della metà della Francia, il primo della graduatoria), produce il valore aggiunto
maggiore di tutta la UE, per un totale di 30 miliardi di Euro. Se in Francia avessero raggiunto un risultato
così eccezionale, dati alla mano, si esprimerebbero in maniera molto diversa rispetto alla Senatrice a vita
della Repubblica Italiana.
Con 1.7 miliardi di Euro (sorgente dei dati: rapporto “L’agricoltura italiana conta 2017”) siamo il secondo
paese al mondo per esportazioni di prodotti biologici, dopo gli USA e forse il loro unico vero competitor, il
primo nella UE-28. Siamo il primo paese della UE-28 come numero di aziende biologiche. Forse val la pena
considerare che, il nostro già menzionato Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia
agraria, che produce ogni anno il rapporto che citiamo, considera questi risultati dell’agricoltura biologica
un successo del nostro paese e li include nella sezione del rapporto denominata “Prodotti di qualità”,
proprio insieme ai prodotti a denominazione del Made in Italy. Ma c’è dell’altro: siamo il paese di Slow
Food, che ha veicolato in tutto il mondo la nostra cultura alimentare, in ovvia opposizione ad una “agri-
cultura” industriale Fast Food; siamo il Paese delle 100 agricolture, dell’insuperata agrobiodiversità, Paese
ove è nata e si è diffusa la dieta mediterranea, riconosciuta dall'UNESCO come bene protetto e inserito
nella lista dei patrimoni orali e immateriali dell'umanità nel 2010.
Copriamo il 96% del fabbisogno del settore agroalimentare nazionale (sorgente dati: Istituto di servizi per
il mercato agricolo alimentare, ISMEA, ente pubblico economico vigilato dal MiPAAF). Onestamente, non
ci pare un dato così negativo, soprattutto considerando che tra i sette paesi della UE-28 che hanno più di
20 milioni di residenti (noi ne abbiamo più di 60) siamo quello che ha la SAU di gran lunga minore. Siamo
un paese trasformatore e manifatturiero, abbiamo poche risorse primarie ma buoni o talvolta ottimi
risultati, come in agricoltura negli ultimi anni, in termini di valore aggiunto.
Complessivamente, dal 2008, anno della crisi finanziaria globale, a oggi la filiera agroalimentare italiana ha
visto una crescita del 16%. Visti i risultati del manifatturiero + 1% e dell’economia italiana nel suo
complesso +2% ci sembra che i risultati del nostro settore non siano così deludenti. Nel 2016,
l’agricoltura è infatti il settore che ha registrato il maggior aumento di occupati in Italia: +4,9% (sorgente
dei dati: rapporto “L’agricoltura italiana conta 2017”). Un risultato che risalta ancora di più se confrontato
con lo stesso dato nell’ambito dei servizi (+1,8%) e dell’industria (-0,5%). Secondo Coldiretti, a far
incrementare l’occupazione è soprattutto la scelta di coltivare un pezzo di terra in proprio, da
imprenditori: sono 51.000 le aziende agricole guidate da under 35, con una crescita del 6% rispetto al
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2015. Sono aziende che in molti casi stanno sperimentando diverse attività che rientrano nel modello
alternativo di azienda agricola multifunzionale in grado di dialogare con il territorio circostante e
valorizzare i servizi ecosistemici che è capace di assicurare ai cittadini.
Certo possiamo migliorare, ma per una volta possiamo prendere in considerazione l’ipotesi che il nostro
modello di sviluppo, che comprende l'agricoltura biologica, non è poi così sbagliato?
Sull'innovazione di processo
Finora abbiamo parlato di innovazioni di prodotto. E’ ovvio che anche il settore agro-alimentare ha
bisogno di innovazioni di processo.
I denigratori del biologico spesso fanno riferimento all’immagine dell'’agricoltura biologica come modello
a zero innovazione e sostengono che quest’ultima risieda solo nell’agricoltura convenzionale (o integrata).
Orbene, è più vero il contrario: la rinuncia volontaria alla chimica di sintesi obbliga gli agricoltori biologici a
trovare soluzioni innovative, ad es. per la fertilizzazione e la difesa delle colture, spesso basate
sull’integrazione tra diversi mezzi (genetici, meccanici, ecologici, ecc.) restituendo piena dignità alla figura
professionale dell’agronomo. E’ soprattutto grazie all’agricoltura biologica che sono nati settori
economicamente fiorenti e ad elevato livello di innovazione dell’agroindustria come quello delle
macchine per il controllo meccanico e termico delle piante infestanti e quello dei “biopesticidi” (es.
artropodi utili, prodotti microbici, oli essenziali). Metodi e attrezzature dell’agricoltura di precisione non
sono un’esclusiva dell’agricoltura convenzionale (o integrata). Trattamenti fitosanitari con l’ausilio di droni
vengono effettuati sia in aziende biologiche che biodinamiche.
Inoltre, è grazie all’agricoltura biologica che si sta dando un ruolo attivo agli agricoltori nello sviluppo delle
innovazioni, grazie allo sviluppo di programmi di ricerca partecipata. Non ci dimentichiamo poi che il
concetto stesso di “innovazione” si è evoluto rispetto a quello ben ristretto del brevetto e che la miglior
garanzia di produrre innovazione è coinvolgere l’utilizzatore nella ricerca fin dalla fase di progettazione.
La ricerca partecipativa non ha bisogno della fase di trasferimento dell’innovazione per il semplice motivo
che se una soluzione (l’innovazione) funziona, se è stata co-ideata dagli agricoltori, sarà da essi
automaticamente utilizzata.
Sulla giustizia e sulle soluzioni al problema della sicurezza alimentare
Il più grande difetto dell’economia di mercato è quello che non prevede meccanismi che aiutino chi esce
dal mercato. La FAO (Food and Agricultural Organization of United Nations) ci ha detto a più riprese che,
nonostante da anni il nostro pianeta sia in una condizione di autosufficienza alimentare, per via di
problemi di accesso al cibo, 821 milioni di persone al mondo soffrono la fame (FAO, 2018). Questo è un
fatto che fa male, prima di tutto ovviamente a chi quella fame la soffre tutti i giorni, e poi a tutte le donne
e gli uomini di buona volontà che vorrebbero veder realizzata nel mondo una minima parte del concetto
di giustizia, almeno a livello alimentare.
Se il problema è quello della fallibilità delle leggi di mercato, è lì che dobbiamo cercare le soluzioni, perché
ad aggravare il problema della fame concorre in modo determinante l'iniquo sistema di ridistribuzione
delle risorse, come viene spiegato da qualificati esperti (Stiglitz, 2018, premio Nobel per l'economia;
Giovannini, 2018).
L’ultimo studio scientifico, eseguito da un gruppo di scienziati provenienti da Svizzera, Germania, Italia,
Regno Unito e Austria e pubblicato sulla rivista scientifica Nature nel 2017, sostiene che l’agricoltura
biologica da sola non sarebbe in grado di risolvere il problema della fame nel mondo. Qualsiasi soluzione
dovrebbe passare dalla combinazione di strategie coerenti che prevedessero interventi diversificati, con
particolare riferimento alla riduzione degli scarti/sprechi alimentari (1,3 miliardi di t/a. FAO, 2013), un
sensibile calo degli impatti di concimi azotati e agrofarmaci, un riequilibrio fra le colture collegate agli
8
allevamenti intensivi (erbai) e quelle che alimentano direttamente le filiere collegate all’alimentazione
umana (Muller et al., 2017). In sostanza, gli studi propongono di ridisegnare i sistemi agro-alimentari a
partire dalla sostenibilità delle diete, spesso sbilanciate per l’eccessivo consumo di carne. Si tratterebbe
quindi di ottenere prodotti zootecnici con sistemi colturali sostenibili con animali alimentati con foraggi
ottenuti dallo sfalcio di prati o da pascolo (N.B. contrariamente a quanto afferma la sen. Cattaneo, i
pascoli non sono aree improduttive, anzi forniscono, nella maggioranza dei casi, foraggi di buona qualità
per gli animali in allevamento in base alla loro fisiologia e all’ambito agronomico, tralasciando i numerosi
altri servizi ecosistemici). Contestualmente, l’incidenza della carne e degli altri prodotti di origine animale
sulla porzione proteica della dieta umana dovrebbe diminuire dal 38% all’11%, a tutto vantaggio della
salute dell’individuo. Diete sostenibili e sistemi di produzione meno impattanti sarebbero vantaggiosi per
l'azienda agricola, per il cittadino consumatore e per il territorio in generale. Tutti questi aspetti, che
rappresentano sfide fondamentali per i sistemi agro-alimentari del futuro e per l’intera umanità, mancano
completamente nella visione riduzionistica dei detrattori del biologico.
Ci farà piacere dibattere su questi temi in termini scientifici e non ideologici e senza pregiudizi,
nell'interesse dell'agricoltura, degli agricoltori e del futuro del pianeta.
Bibliografia
Benbrook, C.M.( 2012). Impacts of genetically engineered crops on pesticide use in the U.S. The first
sixteen years. Environmental Sciences Europe 24: 24, 1-13. Burney A.J., Davis S.J., and Lobell D.B.
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12057.
Cooper J., Baranski M., de Lange M.N., Bàrberi P., Fließbach A., Peigné J, Berner A., Brock C., Casagrande
M., Crowley O., David C., De Vliegher A., Döring T.F., Dupont A., Entz M., Grosse M., Haase T., Halde C.,
Hammerl V., Huiting H., Leithold G., Messmer M., Schloter M., Sukkel W., van der Heijden M.,
Willekens K., Wittwer R. & Mäder P. (2016). Shallow non-inversion tillage in organic farming maintains
crop yields and increases soil C stocks: a meta-analysis. Agronomy for Sustainable Development 36: 22.
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production by 2050 Plos.one.
Muller, A., Schader, C., El-Hage Scialabba, N., Brüggemann, J., Isensee, A., Erb, K.-H., Smith, P., Klocke, P.,
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agriculture. Nature Communications 8, Article number: 1290, 1-13.
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for mitigating climate change. Nature 564:249253
Stiglitz J.E. (2018). Invertire la rotta, Disuguaglianze e crescita economica, Ed Laterza, Bari- Roma.
Gaio Cesare Pacini, professore associato di Agronomia e Coltivazioni Erbacee, Università di Firenze
Paolo Bàrberi, professore associato di Agronomia e Coltivazioni Erbacee e Vice-Presidente di Agroecology
Europe, già presidente della European Weed Research Society, Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa
Stefano Bocchi professore ordinario di Agronomia e Coltivazioni Erbacee, coordinatore del Centro di
Ricerca GAIA 2050, Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali, Università degli Studi di Milano
Manuela Giovannetti, professore ordinario di Microbiologia Agraria, già preside della Facoltà di Agraria e
Direttore Centro Interdipartimentale di Ricerca "Nutraceutica e Alimentazione per la Salute", Università di
Pisa
Andrea Squartini, professore associato di Ecologia Microbica, Università di Padova.
Claudia Sorlini professore emerito di Microbiologia Agraria, già preside della Facoltà di Agraria, Università
di Milano
29 gennaio 2019
ELENCO DEI SOTTOSCRITTORI AL 15.3.2019 (n°479)
Achilli
Massimo
Agronomo libero
professionista
Adelmi
Vladimiro
Coop Italia s.c.Brand
Manager Prodotto Coop
Alberani
Giorgio
Dir. Comm.le, Fruttagel
Scpa
Albertini
Alice
Assegnista di ricerca,
Scuola Superiore
Sant'Anna
Alleva
Renata
Biologa, PhD in
Biochimica, specializzata
in Scienza
dell'Alimentazione
Amato
Paolo
Titolare az. agricola
biologica Paolo Amato
Anastasi
Umberto
PhD Dipartimento di
Agricoltura,
Alimentazione e
Ambiente
Università degli Studi di
Catania
10
Ancona
Francesco
agronomo- Responsabile
tecnico O.P. AGRINOVA
BIO 2000- ASS.
PRODUTTORI AGRICOLI
BIOLOGICI- SOC. COOP DI
ACIREALE
Andrenelli
Luisa
PhD, Dipartimento
DAGRI, Università di
Firenze
Anello
Leonello
Viticolturabiodinamica.it,
Direttore Scientifico
Angelini
Luciana
Professore Ordinario di
Agronomia e Coltivazioni
Erbacee, Università di
Pisa
Angelini
Massimo
Dottore di ricerca in
Storia Rurale, co-
fondatore Consorzio
della Quarantina e Rete
Semi Rurali
Antonioli
Marco
Libero professionista
Antonucci
Angela
Dottoressa in Fisica,
Ingegnere Ambientale,
DICEA, Università la
Sapienza, Roma
Artese
Caterina
Dottore forestale
Associazione
Bio-Distretto
Montalbano
Po
Gruppo di
coordinamento
Associazione
Italiana di
Zootecnia
Biologica e
Biodinamica
Associazione
Donne in
Campo della
Lombardia
Aureli
Claudia
Dottore commercialista,
imprenditore nel settore
biologico
Badalucco
Luigi
Professore Ordinario di
Chimica Agraria,
Università di Palermo
Bagatella
Davide
Laureato in Scienze e
Tecnologie Agrarie -
Tecnico Ispettore in
Agricoltura biologica
Bagatta
Manuela
Ricercatrice CREA
Balestra
Guido
Medico, specialista in
Malattie Cardiovascolari
Presidente
Fondazione
11
e Scienza
dell'Alimentazione
Cardiologica Sacco
Ballard
Terri
Ricercatrice in nutrizione
umana e sicurezza
alimentare
Socia Slow Food
Umbria
Meridionale
Balzaretti
Gabriele
Dottore agronomo,
esperto in fitoiatria
Barbera
Filippo
Professore Associato in
Sociologia dei processi
economici e del lavoro,
Università di Torino
Barbera
Giuseppe
Professore Ordinario di
Coltivazioni Arboree,
Università di Palermo
Bàrberi
Paolo
Prof. Associato di
Agronomia e Coltivazioni
Erbacee, Scuola
Superiore Sant'Anna
Vice-Presidente di
Agroecology
Europe, già
Presidente della
European Weed
Research Society
Barbieri
Andrea
Specializzazione in
International Business:
University of Brighton,
UK
Cereal Food srl
Barone
Gennaro
Medico ISDE, psichiatra
Battiata
Andrea
Dottore agronomo e
agricoltore
Battiston
Enrico
Dottore agronomo
Beghini
Giovanni
Medico neurologo
Belcari
Antonio
professore Università di
Firenze
Department of
Agrifood
Production and
Environmental
Sciences Section
of Plant Pathology
and Entomology
Belgiojoso
Alessandro
Promotore, Associazione
100 Cascine
Bellacci
Francesca
Azienda Agricola
Biologica Poderaccio
bioagriturismo di
Francesca Bellacci
Belletti
Matteo
Ricercatore in Economia
Agraria ed Estimo Rurale,
Università Politecnica
delle Marche
Belletti
Piero
Ricercatore in Genetica
Agraria, Università di
Torino
Benavoli
Maria
Medico
Benedettelli
Stefano
Prof. Associato di
Agronomia e Coltivazioni
12
Erbacee, Università di
Firenze
Berna
Alessandro
BioAgri Certi, Global ID
Company
Berta
Federico
Tecnologo alimentare,
SweetBio
Bertini
Iacopo
Biologo nutrizionista ed
erborista, Vicepresidente
Associazione Italiana
Nutrizionisti
Berton
Alberto
Bioeconomics Review,
Scuola di Bioeconomia
dell’Università degli Studi
di Perugia.
Betteloni
Vittorio
MBA c/o Bocconi,
viticoltore in Valpolicella,
socio AVEPROBI e Terra
Viva Verona
Bevilacqua
Alberto
già Prof. ordinario Storia
contemporanea, La
Sapienza
Bianchi
Giuliana
Ricercatrice CREA
Biocca
Marcello
Ricercatore CREA
Biondi
Stefania
Laureanda in Sc. Agrarie
Unibo
Blaix
Cian
Assegnista di ricerca,
Scuola Superiore
Sant'Anna, Pisa
Blonda
Massimo
Ricercatore, IRSA-CNR
Boato
Michele
direttore rivista Gaia e
Ecoistituto del Veneto
Alex Langer
Bocchi
Stefano
Prof. Ordinario di
Agronomia e Coltivazioni
Erbacee, Università di
Milano
Presidente di AIDA
(Associazione
Italiana di
Agroecologia)
Bolla
Paolo
Agricoltore biologico
Bolognesi
Kitti
Giornalista e
imprenditrice agricola
Bon
Alessandra
Biologa, Responsabile
Sistema Qualità, Molino
Rachello Srl
Bondioli
Michela
Laurea in Scienze agrarie
Libera professionista:
ispettore per CCPB srl
Bonesio
Luisa
già Professoressa
Associata di Estetica,
Università di Pavia
Direttore Museo
dei Sanatori di
Sondalo
Bonomi
Valentini
Dottore in Valorizzazione
e tutela dell'ambiente e
del territorio montano,
agricoltore
13
Bonzano
Roberta
Amministratore, Oryza srl
Boria
Sergio
Presidente del
Laboratorio di Ecologia
della Salute dell’AIEMS
Borin
Sara
Professore, Università di
Milano
Boscagli
Giorgio
Boscagli
(Biologo-wildlife
manager, già Ispettore di
Sorveglianza del Parco
Nazionale d’Abruzzo,
Direttore del Parco
Regionale Sirente-Velino
e del Parco Nazionale
delle Foreste Casentinesi
Bossi
Francesco
Agronomo e agricoltore,
Podere Ronchetto
Bottari
Fabrizio
Titolare az. agr. Villa
Rocca
Branca
Ferdinando
professore Università di
Catania
Brandolini
Brandino
Dottore agronomo
Brocchi
Penelope
Dottore agronomo
Broggini
Luisa
Contadina da 30 anni
Bucci
Ampelio
comproprietario e legale
rappresentante
dell’Az.Agr.F.lli Bucci s.s.
società agricola e vinicola
Bulgarelli
Raffaella
Agrotecnico e titolare di
azienda agricola biologica
certificata
Burgazzi
Andreana
Titolare Az. Agr.
vitivinicola Baraccone
Burgio
Giovanni
Professore Associato di
Entomologia Agraria,
Università di Bologna
Buscaroli
Alessandro
Ricercatore universitario
in Pedologia AGR/14,
Università di Bologna
BiGeA
Butera
Federico
Department of Building
and Environment Science
and Technology BEST,
Politecnico di Milano
Cacciari
Paolo
Giornalista
Caimo Duc
Rosalia
dottore agronomo,
titolare della Soc Agr.
Terre di Lomellina s.s.
Calabrese
Generosa
Jenny
International officer and
research coordinator,
Organic Agriculture
Department, CIHEAM
14
MAIB
Calabresi
Roberto
Laureato in Scienze
Ambientali e perito
agrario, Coordinatore del
gruppo di lavoro
"Agricoltura e Foreste" di
Kyoto Club
Calgaro
Andrea
Agronomo
Callegarin
Francesca
Assicurazione Qualità,
CTM Altro mercato
società cooperativa
Campanelli
Gabriele
Ricercatore CREA
Campigli
Enio
Università della Tuscia
Campo
Mario
Medico pediatra
Canali
Stefano
Primo ricercatore CREA,
Presidente RIRAB,
Membro del Consiglio
Direttivo di ISOFAR
Cancellara
Gerardo
Dottore agronomo e
funzionario MiPAAFT nel
settore dell'agricoltura
biologica
Cantelli
Flavio
Viticoltore, imprenditore
agricolo
Cantoni
Maddalena
Ecologista
Caporali
Fabio
Già Prof. Ordinario di
Ecologia agraria,
Università della Tuscia
Com.
Scient.Biodistretto
Via Armerina e
delle Forre
Caracuda
Piero
Agrotecnico
Imprenditore
agricolo
Carbonetti
Lidia
Enologa e vignaiola, Az.
vitivinicola Rocco di
Carpeneto
Cardona
Annunziata
esperta in alimentazione
naturale
Carella
Giuseppe
Assegnista di ricerca,
Università di Firenze
Carlesi
Stefano
Post-doc, Istituto di
Scienze della Vita, Scuola
Superiore Sant'Anna, Pisa
Carnemolla
Paolo
Presidente Federbio
Caroli
Luigi
Agronomo libero
professionista
Carpentiero
Gino
Medico del lavoro
Membro di
Medicina
Democratica
Carpi
Giulia
Imprenditrice agricola,
Centro Lombricoltura
Toscano
Carranza
Maria Laura
Professore associato,
15
Università del Molise
Carrera
Paolo
Permacultore
Casali
Ezio
Agrotecnico, Studio
Tecnico Casali
Caselli
Alice
PhD student in
Agrobiosciences , Scuola
Superiore Sant'Anna, Pisa
Castiglioni
Emanuele
Titolare, azienda agricola
biologica Punto Verde
Cattaneo
Tiziana
Ricercatrice CREA
Cavallaro
Valeria
researcher National
Research Council (CNR)-
Trees and Timber
Institute (IVALSA) -
Cavallerano
Roberto
Dottore in Scienze
Agrarie; referente
Bioagricert Regione
Lombardia
Ceccarelli
Salvatore
Genetista, già Professore
presso Università di
Perugia e ricercatore
presso ICARDA, Aleppo
(Siria)
Cerofolini
Paolo
Agricoltore
Certomà
Chiara
Direttrice IRTA Leonardo
(Pisa), MSCA Fellow Gent
Universiteit (BE), affiliata
Istituto di Management,
Scuola Superiore
Sant'Anna
Ceruti
Mauro
Professore Ordinario di
Filosofia della Scienza,
Università IULM
Cherubini
Mariano
Medico chirurgo, già
docente presso
l'Università di Trieste
Presidente ISDE
Friuli Venezia
Giulia
Chiaraviglio
Dino
Contadino WWOOF Italia
Ciaccia
Corrado
Ricercatore CREA
Clemente
Luigi
Agronomo
Coato
Flavio
Medico, specialista in
Medicina del Lavoro,
Igiene e Sanità Pubblica
Coletta
Monica
Dottore agronomo
Collavo
Massimo
Vignaiolo Indipendente
Laureato in
chimica
Colombo
Luca
FIRAB
Comenale
Angela
Agronomo Paesaggista
presso IIS B. Marsano
Cordiano
Vincenzo
Medico chirurgo,
specialista in Ematologia
e Medicina Interna
16
Corona
Angelo
Presidente dicooperativa
biologica fondata nel
1985, a Siliqua in
provincia di Cagliari.
Corrieri
Ugo
Medico specialista in
Psichiatria
Corti
Gabriele
Dottore agronomo,
Imprenditore
agricolo/coltivatore
diretto,
Agriturismo
Cascina Caremma
Costanzo
Ambrogio
Principal researcher The
Organic Research Centre
Elm Farm, Hamstead
Marshall,
Crugnola
Camilla
Agricoltrice biologica dal
1989 in Varese
Società Agricola
Sempliceo
Ortobiobroggini
Crugnola
Massimo
Agricoltore biologico dal
1994
Società Agricola
Sempliceo
Ortobiobroggini
Cuneo
Laura Maria
Medico Chirurgo,
specialista in Neuro-
urologia
Cunial
Gianmaria
Consulente e agricoltore
biologico certificato
D'Alesio
Antonio
Biologo nutrizionista
naturalista
D'Ambrogio
Costanzo
Principal Researcher The
Organic Research
Centre,Elm Farm,
Hamstead Marshall,
Newbury RG20 0HR, UK
D'Auro
Mario
Dottore agronomo
Da Schio
Berardo
Agronomo e agricoltore
Luisa Broggini
Damiani
Giovanni
Biologo, Presidente del
CISDAM (Centro Italiano
Studi e Documentazione
degli Abeti Mediterranei)
e Componente del
Consiglio Direttivo
Nazionale di Italia Nostra.
Co-fondatore di GUFI
(Gruppo Unitario per le
Foreste Italiane)
Danesi
Mario
Imprenditore agricolo,
Azienda Vitivinicola S.
Michele
Dara
Guccione
Giovanni
Ricercatore CREA-PB
De Salvo
Giosuè
Responsabile Advocacy,
ECM e Campagne, Mani
Tese ONG
17
Debolini
Marta
Ricercatrice presso INRA
Institut National de la
Recherche Agronomique
De Filippis
Francesco
Dottore agronomo, PhD e
Imprenditore agricolo,
Tenuta di Poggio
Delai
Silvano
Azienda Agricoa l'Ulif
Deledda
Andrea
Medico specialista in
Scienza
dell'Alimentazione, UO
Obesità, Dipartimento di
Scienze Mediche "Mario
Aresu" Università di
Cagliari
Del Giudice
Severino
Tecnico consulente in
Agricoltura Biologica e
socio di La Contee,
Società Agricola Semplice
Dell'Oglio
Bonetta
Chef dell'Alleanza Slow
Food Italia
Unisg
Slow Food
Palermo
Della Fazia
Elda
Medico Distretto
Sanitario Termoli
Membro ISDE
Molise
Delle Vedove
Gemini
Università
Delvecchio
Aurelio
PEGASO - Servizi
agroambientali
Desogus
Tobia
Agricoltore biologico
Di Bari
Camilla
Ricercatrice di Agronomia
e Coltivazioni Erbacee,
Università di Firenze
Di Bene
Claudia
Ricercatrice CREA-AA
Di Ciaula
Agostino
Medico internista, ASL
Barletta-Andria-Trani, UO
Bisceglie
Presidente
Comitato
Scientifico ISDE
Di Cicco
Rosetta
Impresa familiare
Di Costanzo
Giovanni
BioItalia
Di
Ferdinando
Sandra
AP Vigilanza produzioni
regolamentate Arsyal
Di Lauro
Fabio
Chief Financial and
Administration Officer
Bioitalia
Di Lorenzo
Rosario
Università
Di Luzio
Paolo
Agronomo libero
professionista
Di Mattia
Elena
Ricercatrice in
Microbiologia Agraria,
Università della Tuscia
Di Nardo
Mariantonietta
Presidente Associazione
Mamme per la Salute e
l'Ambiente Onlus
Diacono
Mariangela
Ricercatrice CREA
18
Dibari
Camilla
RTDa, Dipartimento di
Scienze e tecnologie
agrarie, alimentari,
ambientali e forestali
(DAGRI) Universita' degli
Studi di Firenze
Di Filippo
Roberto
Agricoltore biologico dal
1994
Dinelli
Giovanni
Professore Ordinario di
Agronomia e Coltivazioni
Erbacee, Università di
Bologna
Di Nicolò
Silvano
Az. vitivinicola La Valle
del Sole
Di
Rovasenda
Maria
titolare dell'azienda
agricola biologica Di
Rovasenda Biandrate
Maria
Di Simine
Damiano
PhD in biotecnologia
degli alimenti,
Responsabile suolo e
membro della segreteria
di Legambiente
Divittini
Angelo
Vittorino
Dottore agronomo libero
professionista, settore
vitivinicolo
Donna
Pierluigi
Dottore agronomo,
Studio Agronomico Sata
Dugo
Valentina
Consorzio Avo
Dulja
Xhevaire
Dottorato di ricerca in
agraria
Errico
Daniele
Agronomo
Facchinelli
Nicola
Tecnologo Alimentare -
Resp. Qualità e Sviluppo,
Gruppo Germinal
Faccioli
Susanna
Perito agrario libero
professionista
Fagnano
Massimo
Professore di Agronomia
e Coltivazioni Erbacee,
Università di Napoli
Fanfani
Davide
Professore Associato in
tecnica e Pianificazione
Urbanistica
Fania
Nazario
Apicoltore
Fais
Giuliana
Food blogger e content
contributor di un
magazine digitale
Falleti
Rosalba
Agrotecnico
Farag
Nabil
Prof. Emerito di
Batteriologia Vegetale,
Plant Pathology Research
Institute, ARC Egypy
19
Ferlaino
Fiorenzo
Dirigente di Ricerca Area
Ambiente e Territorio,
IRES-Piemonte
Ferrante
Valentina
ricercatrice universitaria,
unimi
Dipartimento di
Scienze e politiche
ambientali
Ferrara
Italo
Ufficio Certificazione
Ecogruppo Italia Srl
Ferrara
Michele
Agronomo ed Agricoltore
biologico
Ferraresi
Giorgio
Già Ordinario di
Urbanistica al Politecnico
di Milano
Comitato
Scientifico della
Società dei
Territorialisti/e
Ferrarini
Andrea
Direttore azienda
bologica Andrea Ferrarini
Ferrarini
Dario
Medico specialista in
Oncologia ed Ematologia,
dell’ Associazione Medici
per l’ Ambiente (ISDE
Italia)
Ferraris
Emanuela
Dottore agronomo
Ferraro
Giovanni
Perito agrario
Ferretto
Matilde
Professore Ordinario,
Dipartimento di
Sociologia e Ricerca
Sociale, Università di
Milano Bicocca
Ferri
Vincenzo
PhD in Biologia
Evoluzionistica ed
Ecologia
Naturalista e coll
universitario Roma
2
Ferroni
Franco
Responsabile Agricoltura
& Biodiversità, WWF
Italia
Fichera
Daniele
Coordinator certification
bodies membership
Section- Federbio
Fileni
Massimo
Imprenditore, Gruppo
Fileni
Filpa
Andrea
Docente di Urbanistica,
Università Roma Tre.
Membro del Comitato
Scientifico WWF Italia
Formenti
Simone
Educatore
Formica
Massimo
Medico neurologo
Foscaldi
Aldo
Medico
Franciolini
Riccardo
PhD, Ricercatore presso
Rete Semi Rurali
Frasconi
Christian
Università
Pisa
Fresa
Franca Marina
Azienda agricola MeG
Canino (Viterbo)
20
(olio d'oliva extravergine)
Frusi
Mario
Medico
Furioso
Desiré
Dott.ssa esperta in
Biodiversità e Qualità
dell'ambiente
Fusar
Imperatore
Alberto
Azienda Agricola Il Sole
Gaetano
Federico
Antonio
Imprenditore agricolo,
Agriturismo Le Carolee
Gaggiottini
Mauro
Dottore agronomo
Gagliasso
Elena
prof.di filosofia della
scienza e filosofia e
scienze del vivente,
Università
Gaiarin
Giampaolo
tecnologo nel settore
lattiero-caseario e
tecnico della Fondazione
per la Biodiversità di Slow
Food
Galassi
Silvana
Già prof ordinario di
Ecologia, Università di
Milano
Garbuio
Elena
Gestione Qualità, Gruppo
Germinal
Garetti
Gian Luca
Medico psicoterapeuta
Membro di
Medicina
Democratica
Gatti
Maddalena
Perito agrario e
imprenditrice agricola
biologica, Az. Agr. Natura
Viva
Gennaro
Valerio
Medico epidemiologo,
capo Unità Mesotelioma,
Ospedale Policlinico S.
Martino, Genova
Genovesi
Domenico
Dott. Agronomo
Responsabile
Servizio
Biodiversità
Agricoltura e
Sviluppo
Sostenibile,
Riserva Naturale
Regionale Nazzano
Tevere Farfa
Gentili
Angelo
Responsabile Agricoltura
Legambiente
Gentilini
Patrizia
Medico oncologo ed
ematologo
Membro comitato
esecutivo
Associazione
medici per
l'ambiente (ISDE)
Ghini
Paolo
Medico di famiglia, ULSS
21
9 Scaligera
Giaggiottini
Mauro
agronomo iscritto
all'ordine della Regione
Marche
Gianferrara
Caterina
Dottore in Scienze
Agrarie, Quality and R&D
Office, Biolabs Srl
Giardina
Francesco
Agronomo esperto di
agricoltura biologica
Gioli
Maurizio
Dottore agronomo
Giomi
Paolo
Dottore in agricoltura
tropicale e subtropicale
Auditor senior
Bioagricert
Giorgianni
Marina
Agronomo, ispettore per
l’agricoltura biologica.
Giovannetti
Manuela
Prof. Ordinario di
Microbiologia Agraria,
Università di Milano
Giusti
Matteo
Dottore agronomo,
Università di Pisa
Gobbi
Emanuela
Professore Associato in
Patologia Vegetale,
Dipartimento Medicina
Molecolare e
Traslazionale, Sezione di
Biotecnologie, Università
di Brescia
Goffi
Gianbattista
Perito agrario.
Imprenditore agricolo
Titolare az.agr. Le
Caselle.
Goio
Giuseppe
Agricoltore biologico
Gomiero
Tiziano
Ricercatore indipendente
Goracci
Jacopo
Dirigente, Tenuta di
Paganico
Gottardo
Emilio
Già Ispettore Forestale
Regione Friuli Venezia
Giulia, Presidente
Cooperativa di servizi
forestali Legnoservizi
Gozio
Sabrina
Enologo, Azienda Castello
di Gussago La Santissima,
Franciacorta
Grando
Stefania
Freelance Consultant,
ICRISAT Honorary Fellow
Grazioli
Schagerl
Simone
Biologa nutrizionista e
scrittrice
Greco
Silvestro
Dirigente di ricerca,
direttore sede romana,
dell' Istituto nazionale di
biologia, ecologia e
biotecnologie marine
A.Dohrn.Mobile
Gris
Alfredo
Tecnologo alimentare
22
Guadagni
Andrea
Socio sovventore
cooperativa Arvaia
l'agricoltura biologica
Guarducci
Anna
Professore Associato di
Geografia, Geografia del
Paesaggio e del
Patrimonio culturale,
Geografia Storica,
Università di Siena
Guarnaccia
Paolo
Docente di Agricoltura
Biologica, Università di
Catania
Guarrera
Luigi
Senior Organic Farming
Expert at CIHEAM Bari
Guerra
Teodolinda
Naturalista, etologa e
insegnante di Scienze
Guidoboni
Maria
Specializzazione
Agroecology, a
Wageningen University
and Research.
studentessa
Master in Organic
Agriculture
Isolan
Pietro
CEO Veraterra
Klochkov
Yury
Doctor of Engineering,
Peter the Great St
Petersburg Polytechnic
University
La Cognata
Carmelo
Imprenditore agricolo
La Mantia
Tommaso
Professore Associato di
Assestamento Forestale e
Silvicoltura, Università di
Palermo
La Terza
Antonietta
Ricercatore universitario
La Vecchia
Ernesto
Medico di famiglia,
ASREM Campobasso
Laghi
Ferdinando
Direttore Unità Operativa
Medicina Interna,
Ospedale di Castrovillari
(CS)
Vice-Presidente
ISDE Italia
Lanfranchi
Ovidio
Professore e agricoltore
convenzionale
Lanzetta
Marco
Direttore Centro
Nazionale Artrosi;
Adjunct Professor of
Orthopaedic, University
of Canberra, Australia;
Professor of Hand
Surgery and
Microsurgery
Ludes University, Lugano,
Switzerland
Lassini
Paolo
Cons dir. Casa
dell'Agricoltura, già DG
assessorato agricoltura
23
Regione Lombardia
La Terza
Antonietta
Ricercatrice, Laboratorio
di Ecologia e Biologia del
Suolo, Università di
Camerino
Lazzaro
Mariateresa
Assegnista di ricerca,
Scuola Superiore
Sant'Anna, Pisa
Leitner
Elisabeth
Export manager
Lembo
Giuseppe
Ricercatore COISPA
Expert group for
technical advice
on organic
production
Leoni
Federico
Dottorando in
Agrobiodiversity, Scuola
Superiore Sant’Anna di
Pisa
Librandi
Michele
Agronomo e
imprenditore agricolo,
Tenute Librandi Pasquale
Soc. Agr.
Licata
Elisa
Tecnologo alimentare,
Responsabile Qualità AT
& B. srl
Lo Fiego
Antonio
Responsabile Ufficio
Tecnico Arcoiris Srl,
Sementi biologiche e
biodinamiche
Socio Arcoiris
Lombardi
Alessandro
AD Bioagricert
Lombardi
Ginevra
Virginia
Professore Associato
DISEI-Università di
Firenze
Lora Moretto
Beatrice
Tecnologo alimentare,
Servizio Qualità AT & B.
srl
Lorenzetti
Elisa
Dottoranda
Lorenzi
Mauro
Biologo
Lo Scalzo
Roberto
Lovati
Renata
Contadina, Azienda
agricola Cascina Isola
Lupo
Gennaro
Medico Isde, Psichiatra
Luzzi
Maria Rosalba
Associazione Bio-
Distretto del Montalbano
Po
Maini
Stefano
Professore Ordinario di
Entomologia Agraria,
Università di Bologna
Maiolini
Simone
Titolare, Cantina Majolini
in Franciacorta
Mairota
Paola
Ricercatrice in
Assestamento Forestale e
24
Silvicoltura, Università di
Bari
Malagoli
Mario
Università Professore
associato Biologia
VegetaleDepartment of
Agronomy Food Natural
resources Animals and
Environment
Malchiodi
Stefano
Enologo e Managing
Director, Soc. Agr.
Mazzolino srl
Mammuccini
Maria Grazia
Imprenditrice agricola e
Presidente Comitato
scientifico Federbio
Manachini
Barbara
Professore Associato di
Entomologia Agraria,
Università di Palermo
Manca
Alessandra
Imprenditrice nel campo
della sostenibilità
ambientale
titolare
dell'impresa
Centro
Mancinelli
Roberto
Professore Associato in
Agronomia e Coltivazioni
Erbacee, Università della
Tuscia
Manna
Matteo
Dottore agronomo
Manunta
Andres
Dottore agronomo libero
professionista e
imprenditore agricolo
Marastoni
Stefano
Agenzia Regionale per la
Tecnologia e
l’Innovazione, Regione
Puglia
Marcarino
Marina
Imprenditrice, Punset vini
biologici
Marchi
Michela
slowfood
Marcone
Antonio
Bioagricert srl
Unipersonale
Mari
Gianluigi Maria
Azienda agricola MeG
olio extravergine di oliva
Mariani
Marina
Docente di Legislazione e
Sicurezza Alimentare,
Politecnico del
Commercio di Milano
Marini
Simone
Assegnista di ricerca,
Scuola Superiore
Sant'Anna, Pisa
Marinone
Roberto
Agricoltore biologico
Marrone
Erika
Direttore Qualità,
Sviluppo, Filiere Gruppo
Alce Nero
Martini
Marco
Medico, specialista in
25
terapie integrate
Martone
Roberta
Artigiana
Marzano
Barbara
Agronomo paesaggista
Mazzocchi
Giampiero
PhD candidate Landscape
and Environment,
Sapienza University
Medicina
Democratica
Onlus - sede
nazionale
Memore
Luisa
Medico, Ospedale
Umberto I
Mencarelli
Fabio
Professore Ordinario,
Università della Tuscia
Menchini
Giorgio
Presidente COSPE Onlus
Mendonça
Sandro
Dept of Economics,
Instituto Universitario de
Lisboa
Meneghini
Emanuele
Medico veterinario e
agricoltore biologico
Menini
Carlo Alberto
Macelleria carne
biologica
Mercatelli
Donatella
Medico pediatra
Mercati
Sara
Responsabile
Programmazione
Agricola, Gruppo Aboca
SpA
Mereghetti
Andrea
Perito agrario, Cantina di
Gussago La Santissima,
Franciacorta
Micheloni
Cristina
Dottore agronomo, PhD
Wageningen University,
ricercatrice free lance
Migaleddu
Maria Vittoria
Docente in pensione
Migliore
Giuseppina
Ricercatrice, Università di
Palermo
Migliorini
Paola
President of Agroecology
Europe, Vice-President of
IFOAM
AgriBioMediterraneo
Milandri
Massimo
Medico di famiglia
Milanesi
Stefano
Vitivinicoltore, perito
agrario, enotecnico ed
enologo
Mirandola
Gaetano
Titolare, Antico Molino
Rosso srl
Miserotti
Giuseppe
Medico di famiglia,
Segretario Organizzativo
ISDE Italia, già Presidente
Ordine dei Medici di
Piacenza
26
Modonesi
Carlo Maurizio
Professore, Università di
Parma
Molina
Giovanni
Dottore agronomo
Mondani
Giovanni
Responsabile ufficio
estero Suolo e Salute s.r.l
Organismo di controllo
Monfredini
Roberto
Medico veterinario
Montani
Gabriele
Laureando del
Dipartimento di Scienze
Agrarie, Alimentari e
Agro-ambientali
dell’Università di Pisa
Montano
Luigi
Medico, specialista in
Patologie Ambientali, ASL
Salerno
Coordinatore
progetto
EcoFoodFertility
Moonen
Camilla
Ricercatrice, Scuola
Superiore Sant'Anna, Pisa
Mortigliengo
Claudia
infermiera, moglie di un
agricoltore biologico
Moscato
Ugo
Dottore agronomo
Mugnai
Laura
Professore Associato di
Patologia Vegetale,
Università di Firenze
Murgia
Vitalia
Medico pediatra
Mutton
Mariano
MSc in Psychology,
Università di Padova
Nardi
Teresio
Fiduciario della Condotta
Slow Food Oltrepò
Pavese
Nervi
Stefano
Agricoltore, azienda
agricola Nervi Stefano
Nicola
Silvia
Dottore agronomo, Parco
Ticino
Nizzoli
Vanni
Agronomo e Viticoltore
Noè
Nicola
Dottore agronomo
Notarstefano
Giuseppe
Dipartimento di
Giurisprudenza,
Università di Palermo
Odoardi
Stefano
Ingegnere software
Olivero
Dario
Agricoltore presidente
del Distretto Agricolo
delle Tre Acque di Milano
DiNaMo
Olivieri
Gianluigi
Ingegnere gestionale
Orlando
Francesca
Assegnista di ricerca
presso l'Università degli
Studi di Milano, Dip.
Scienze e Politiche
ambientali (DESP)
Orlando
Jacopo
Gabriele
Dottore agronomo,
Project Development
27
Manager, Gruppo Aboca
Ortelli
Franco
Az. Agr. Montecorno
Osti
Giorgio
Sociologo dell'ambiente e
del territorio
Pacini
Gaio Cesare
Prof. Associato di
Agronomia e Coltivazioni
Erbacee, Università di
Firenze
Vice-Presidente di
AIDA
(Associazione
Italiana di
Agroecologia)
Pagani
Nicola
Presidente Deafal ONG,
Delegazione Europea per
l'Agricoltura Familiare in
Asia, Africa e America
Latina
Pagliuca
Pietro
Direttore Generale Abaco
Group SpA - Territory
Resource Planning
Palminsano
Stefano
Avvocato ambientale e
alimentare
Pandolfi
Giuseppe
Imprenditore agricolo
biologico
Azienda agricola
San Giovanni, San
Casciano in Val di
Pesa (FI)
Panizza
Celestino
Medico ISDE
Pantaleo
Roberto
Università
Paoletti
Riccardo
Az. Agr. La Gumera
Parisi
Fabrizio
Dottore forestale
Parmeggiani
Paolo
Ristoratore
Pasi
Valerio
Dottore agronomo
Pasini
Luca
Imprenditore agricolo,
Azienda Agricola S.
Giovanni
Pasqualotto
Lidia
Imprenditrice agricola,
Agriturismo Le
Mandolare
Passerini
Sara
Imprenditrice Azienda
agricola S. Passerini
Patruno
Consuelo
Funzionaro pubblico
Patta
Barillari
Patricia
Studentessa, facoltà di
Veterinaria-Allevamento
e Benessere Animale
Pazzagli
Rossano
Prof. Associat di Storia
Moderna, Università del
Molise
Presidente dei
Corsi di Laurea in
Scienze Turistiche
e Beni culturali,
direttore del
Centro di Ricerca
per le Aree Interne
e gli Appennini
(ArIA) e del Centro
Studi sul Turismo
28
Pedrotti
Franco
Professore Emerito di
Botanica, Università di
Camerino
Peeters
Alain
Ricercatore, Segretario di
Agroecology Europe
Peloso
Marta
Viticolturabiodinamica.it
Coordinatrice progetti
Penazzi
Andrea
Perito agrario, libero
professionista
Peruzzi
Andrea
Professore Ordinario di
Meccanica Agraria,
Università di Pisa
Pescarmona
Stefano
Agronomo, agroecologo,
agricoltore
Petacchi
Ruggero
Ricercatore, Scuola
Superiore Sant'Anna, Pisa
Petrucci
Sara
Libera professionista
dottore agronomo
specializzato (Ordine di
Milano).
Piazza
Cristina
Dottore agronomo,
tecnico sperimentatore,
Az. Agr. Sperimentale
Stuard
Picchi
Monica
Università
Pietrantonio
Vincenzo
Medico Chirurgo
specialista in Anestesia e
Rianimazione.
Responsabile UOS
Medicina Critica
Extraospedaliera,
Università di Padova
Pinton
Roberto
Consulente per aziende e
amministrazioni
pubbliche in Italia e
all’estero, High Level
Forum for a Better Food
Supply Chain della
Commissione europea
Piras
Teresa
Presidente associazione
CENTRO
SPERIMENTAZIONE
AUTOSVILUPPO.Sulcis
Iglesiente Sardegna per il
sostegno agli agricoltori
biologici
Pìsseri
Francesca
Veterinaria, tecnica di
campo e ricercatrice
indipendente
Pistoja
Fausto
Responsabile Oasi LIPU
Bosco del Vignolo
Pittaluga
Patrizia
Architetto paesaggista
spec Paesaggio e
29
ambietale AIAPP
Pittore
Nicola
Strategic Marketing
Manager presso la W.L.
Gore Italia, divisione
Medical
Piva
Davide
Dottore agronomo
Piva
Fabrizio
Agronomo e Viticoltore
Pizzamiglio
Stefano
Imprenditore agricolo,
titolare Az. Agr. La Tosa
Pizzi
Valentina
Ingegnere Biomedico
esperta di malattie
genetiche e mutazioni.
Responsabile
comunicazione e
gestione di un
organizzazione di
produttori frutta e
verdura
Poggio
Pier Paolo
Presidente, Fondazione
Micheletti
Poli
Daniela
Professoressa Ordinaria
in Tecnica e
Pianificazione Urbanistica
Università di Firenze,
Comitato
scientifico Società
dei territorialisti e
delle territorialiste
Ponzio
Carlo
Dottore agronomo,
esperto in agricoltura
biologica e cooperazione
internazionale
Porcelli
Francesco
Professore Associato di
Entomologia Agraria,
Università di Bari
Pozzetti
Stefano
Medico Veterinario,
Esperto in Nutrizione
Animale
Pozzi
Claudio
Coordinatore Rete Semi
Rurali e Vice-Presidente
WWOOF Italia APS
Principi
Marcello
Geologo
Pucci
Susanna
Tecnico laureato,
Laboratorio di
Microanalisi, Università
di Firenze
Quatrini
Paola
Ricercatrice in
Microbiologia, Università
di Palermo
Ranaldo
Marzia
Ricercatrice a contratto
ISARA Lione
(Francia)
Randazzo
Marco
Agronomo
Ispettore per
l'agricoltura
Biologica
Rebolini
Romina
Perito agrario libero
professionista
30
Recchia
Tazio
Agricoltore
Az. Bioecologica il
Querceto
Rete Semi
Rurali
Ricoveri
Giovanna
Giurista ed Economista,
coordinatrice sito CNS -
Ecologia Politica
Ridolfi
Ruggero
Medico Oncologo ed
Endocrinologo
Coordinatore ISDE
Forlì-Cesena
Ripamonti
Livio
Bioarchitetto materiali
naturali
Risco
David
Docente e ricercatore,
Escuela Superior
Politecnica de
Chimborazo, Ecuador
Riva
Francesco
Tecnologo CREA
Rivella
Enrico
Biologo e Naturalista,
ARPA Piemonte
Rizzi
Davide
Ispettore Bioagricert
Roccuzzo
Giancarlo
Ricercatore CREA
Romiti
Gino
Ingegnere, Direttore
Innovazione, Loccioni
Group
Romizi
Francesco
Giornalista, esperto in
salute pubblica
Romizi
Roberto
Medico, Presidente ISDE
Italia - Associazione
Medici per l'Ambiente
Rossi
Adanella
Economista agraria,
Università di Pisa
Rovai
Massimo
Professore associato di
Economia ed Estimo,
Università di Pisa
Rovidotti
Sabrina
Agronoma
Rubolini
Diego
Professore Associato di
Ecologia, Università di
Milano
Rusin
Gabriella
Produttrice seminativi
biologici
Russo
Claudio
Prof. Ordinario di
Medicina e Scienza della
Salute, Università del
Molise.
Sacco
Massimo
Scientific regulatory,
consulente per aziende
Salvà
Massimo
Dottore agronomo
Salvadori
Frank
Cultural and Heritage
Promoter, Consorzio
Turistico Valle del Chiese
Sangalli
Giovanni
Perito agrario, titolare di
azienda biologica
31
Santinelli
Massimo
Imprenditore e
ammnistratore, Biolab
Santini
Arturo
Dottore agronomo,
Presidente Alce Nero SpA
Santini
Sujen
COMAZOO (cooperativa
miglioramento agricolo e
zootecnico)
Santovetti
Sabina
Bio-architetto
Santucci
Fabio Maria
Professore Associato di
Economia Agraria,
Università di Perugia
Sapienza
Manuela
Tecnologo alimentare
Salustri
Roberto
Direttore EcoIstituto
RESEDA onlus
Sarti
Armando
medico; co-fondatore
della Fondazione EST-
OVEST onlus.
Sartori
Cristiana
Agronoma e titolare
dell’Az. Agr. Dicristiana
Sbrana
Cristiana
Ricercatrice IBBA-CNR
Scaffidi
Cinzia
Libera professionista nei
settori del giornalismo,
consulenza e formazione
su sostenibilità e
alimentazione
Docente
l'Università di
Scienze
Gastronomiche di
Pollenzo
Scarabelli
Giuseppe
Azienda agraria il Gelso
Schifani
Giorgio
Professore Ordinario di
Economia e Politica
Agraria, Università di
Palermo
Scirarindi
Associazione culturale
promotrice del
Festival della
Sardegna naturale
Scortichini
Marco
Dirigente di ricerca CREA
Scozzafava
Silvia
Landscape Ecologist,
Regione Lazio, Riserva
Naturale Regionale
Montagne della Duchessa
Scudo
Giovanni
Già Professore Ordinario
di Progettazione
Ambientale - Politecnico
di Milano
Seminario
Giuliana
Imprenditore agricolo
professionale
Sica
Daniela
Perfezionata in Ecologia,
già direttore tecnico di
laboratorio ambientale,
socia ISDE
Signorini
Mariarita
Presidente Italia Nostra
Soave
Ivano
Responsabile agronomo
di BRIO spa
32
Sofo
Angelo
Presidente associazione
Orto Sociale .
Sorlini
Claudia
Prof. Emerito di
Microbiologia Agraria,
Università di Milano
Già Preside della
Facoltà di Agraria
Sottile
Francesco
Professore Associato di
Coltivazioni Arboree,
Università di Palermo
Spigarolo
Roberto
Professore, Department
of Environmental Science
and Policy, Università di
Milano
Membro della
Commissione
Agroalimentare
dell’UNI
Spisni
Enzo
Docente di Fisiologia
della Nutrizione,
Università di Bologna
Squartini
Andrea
Prof. Associato di
Microbiologia Agraria,
Università di Padova
Stacchini
Michele
Consulente Agrario
Strohmenger
Anna
Dottore agronomo
Stumpo
Marcella
Fondazione Lorenzo
Milani Onlus - tutela
salute e ambiente
Svalduz
Augusta
Responsabile qualità
Biosic srl
Tabilio
Maria Rosaria
ricercatrice CREA ,
entomologa
Tacchi
Tiziana
Titolare dell'osteria Il
Grillo è Buoncantore
Taffetani
Fabio
Professore Ordinario di
Botanica Sistematica,
Università Politecnica
delle Marche, Ancona,
Direttore Orto Botanico
“Selva di Gallignano”
Tagliaferri
Marco
Medico, gia' primario di
diabetologia e nutrizione
Tamino
Gianni
già docente di Biologia
generale all'Università di
Padova e, già membro
del Comitato Nazionale
per la Sicurezza
Alimentare (CNSA)
Tanda
Andrea
Azienda agricola Fiore del
Natisone
Tellarini
Stefano
agronomo e tecnico di
agricoltura biologica
Terribile
Fabio
Professore di Pedologia,
Università di Napoli
Terzano
Bartolomeo
Medico di famiglia
Tesoriere
nazionale e
referente ISDE
33
Molise
Testani
Gabriele
Dottore in economia
politica ,Università
Bocconi
Testani
Elena
Ricercatrice CREA-AA
Tittarelli
Fabio
Ricercatore CREA-AA
Tomasetti
Marco
Biologo, PhD in
Biochimica Clinica c/o
Università Politecnica
delle Marche
Topi
Corrado
Ecological Economist,
Senior Research Fellow,
Lead of the Green
Economics (GECO)
Research Group,
Stockholm Environment
Institute, University of
York (UK)
Toppazzini
Carlo
Dottore agronomo
Torriani
Francesco
Dottore agronomo,
Presidente Consorzio
Marche Biologiche
Tramontano
Alessandro
Project Manager Filiera
Estesa, Az. Gruppo
Agroalimentare Fileni
Tremolada
Paolo
Professore Associato di
Ecologia, Università di
Milano
Triarico
Carlo
Dottore di ricerca in
Storia della Scienza,
Presidente Associazione
per l'Agricoltura
Biodinamica
Trinchera
Alessandra
Ricercatrice CREA
Truzzi
Francesca
Assegnista di ricerca
Distal, Università di
Firenze
Turrini
Alessandra
Ricercatrice in
Microbiologia Agraria,
Università di Pisa
Vaglio
Bruno Silvio
Agronomo
Valastro
Pancrazio
Dottore agronomo
Vazzana
Concetta
Già Professore Ordinario
di Agronomia e
Coltivazioni Erbacee,
Università di Firenze
Vigano'
Elena
Professoressa Associata
di Economia ed Estimo
Rurale, Università di
Urbino
Vigano'
Corneli
Adriana Maria
Teresa
Soc. Agr. San Fortunato
34
Vignozzi
Nadia
Ricercatrice CREA-AA
Vinci
Maurizio
Dottore agronomo,
esperto in difesa delle
piante
Vivan
Linda
Dottore agronomo,
consulente Global GAP
Vizioli
Vincenzo
Consulente Parco
Tecnologico
Agroalimentare
del'Umbria per la
biodiversità di interesse
agrario, Tecnico esperto
in agricoltura biologica ;
WWOOF
Italia APS
Zabaglia
Claudio
biologo libero
professionista, esperto in
nutrizione
Dip. Regione
Marche
Zanoli
Raffaele
Professore di Food
Marketing &
ManagementConsiglio
direttivo, International
Society of Organic
Agriculture Research
(ISOFAR)
Zatti
Giovanni
Titolare, Azienda
Vitivinicola Zatti
Zecchinato
Franco
Perito agrario e
agricoltore, Presidente El
Tamiso sca
Zenti
Stefano
Dottore forestale,
Amministratore di
Biozeta Sas e Microtide
S.r.l. (start up innovativa)
Zimolo
Davide
Biologo libero
professionista, esperto in
nutrizione
Zironi
Roberto
Professore Ordinario di
Industrie Agrarie,
Università di Udine
Zulato
Federico
Imprenditore agricolo
biologico, az. Piccola
Terra
Zulli
Giuseppe
Dottore agronomo
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Article
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Land-use changes are critical for climate policy because native vegetation and soils store abundant carbon and their losses from agricultural expansion, together with emissions from agricultural production, contribute about 20 to 25 per cent of greenhouse gas emissions1,2. Most climate strategies require maintaining or increasing land-based carbon³ while meeting food demands, which are expected to grow by more than 50 per cent by 20501,2,4. A finite global land area implies that fulfilling these strategies requires increasing global land-use efficiency of both storing carbon and producing food. Yet measuring the efficiency of land-use changes from the perspective of greenhouse gas emissions is challenging, particularly when land outputs change, for example, from one food to another or from food to carbon storage in forests. Intuitively, if a hectare of land produces maize well and forest poorly, maize should be the more efficient use of land, and vice versa. However, quantifying this difference and the yields at which the balance changes requires a common metric that factors in different outputs, emissions from different agricultural inputs (such as fertilizer) and the different productive potentials of land due to physical factors such as rainfall or soils. Here we propose a carbon benefits index that measures how changes in the output types, output quantities and production processes of a hectare of land contribute to the global capacity to store carbon and to reduce total greenhouse gas emissions. This index does not evaluate biodiversity or other ecosystem values, which must be analysed separately. We apply the index to a range of land-use and consumption choices relevant to climate policy, such as reforesting pastures, biofuel production and diet changes. We find that these choices can have much greater implications for the climate than previously understood because standard methods for evaluating the effects of land use4–11 on greenhouse gas emissions systematically underestimate the opportunity of land to store carbon if it is not used for agriculture.
Article
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Organic agriculture is proposed as a promising approach to achieving sustainable food systems, but its feasibility is also contested. We use a food systems model that addresses agronomic characteristics of organic agriculture to analyze the role that organic agriculture could play in sustainable food systems. Here we show that a 100% conversion to organic agriculture needs more land than conventional agriculture but reduces N-surplus and pesticide use. However, in combination with reductions of food wastage and food-competing feed from arable land, with correspondingly reduced production and consumption of animal products, land use under organic agriculture remains below the reference scenario. Other indicators such as greenhouse gas emissions also improve, but adequate nitrogen supply is challenging. Besides focusing on production, sustainable food systems need to address waste, crop–grass–livestock interdependencies and human consumption. None of the corresponding strategies needs full implementation and their combined partial implementation delivers a more sustainable food future.
Article
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Reduced tillage is increasingly promoted to improve sustainability and productivity of agricultural systems. Nonetheless, adoption of reduced tillage by organic farmers has been slow due to concerns about nutrient supply, soil structure, and weeds that may limit yields. Here, we compiled the results from both published and unpublished research comparing deep or shallow inversion tillage, with various categories of reduced tillage under organic management. Shallow refers to less than 25 cm. We found that (1) division of reduced tillage practices into different classes with varying degrees of intensity allowed us to assess the trade-offs between reductions in tillage intensity, crop yields, weed incidence, and soil C stocks. (2) Reducing tillage intensity in organic systems reduced crop yields by an average of 7.6 % relative to deep inversion tillage with no significant reduction in yield relative to shallow inversion tillage. (3) Among the different classes of reduced tillage practice, shallow non-inversion tillage resulted in non-significant reductions in yield relative to deep inversion; whereas deep non-inversion tillage resulted in the largest yield reduction, of 11.6 %. (4) Using inversion tillage to only a shallow depth resulted in minimal reductions in yield, of 5.5 %, but significantly higher soil C stocks and better weed control. This finding suggests that this is a good option for organic farmers wanting to improve soil quality while minimizing impacts on yields. (5) Weeds were consistently higher, by about 50 %, when tillage intensity was reduced, although this did not always result in reduced yields.
Article
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Agriculture today places great strains on biodiversity, soils, water and the atmosphere, and these strains will be exacerbated if current trends in population growth, meat and energy consumption, and food waste continue. Thus, farming systems that are both highly productive and minimize environmental harms are critically needed. How organic agriculture may contribute to world food production has been subject to vigorous debate over the past decade. Here, we revisit this topic comparing organic and conventional yields with a new meta-dataset three times larger than previously used (115 studies containing more than 1000 observations) and a new hierarchical analytical framework that can better account for the heterogeneity and structure in the data. We find organic yields are only 19.2% (±3.7%) lower than conventional yields, a smaller yield gap than previous estimates. More importantly, we find entirely different effects of crop types and management practices on the yield gap compared with previous studies. For example, we found no significant differences in yields for leguminous versus non-leguminous crops, perennials versus annuals or developed versus developing countries. Instead, we found the novel result that two agricultural diversification practices, multi-cropping and crop rotations, substantially reduce the yield gap (to 9 ± 4% and 8 ± 5%, respectively) when the methods were applied in only organic systems. These promising results, based on robust analysis of a larger meta-dataset, suggest that appropriate investment in agroecological research to improve organic management systems could greatly reduce or eliminate the yield gap for some crops or regions.
Article
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Background Genetically engineered, herbicide-resistant and insect-resistant crops have been remarkable commercial successes in the United States. Few independent studies have calculated their impacts on pesticide use per hectare or overall pesticide use, or taken into account the impact of rapidly spreading glyphosate-resistant weeds. A model was developed to quantify by crop and year the impacts of six major transgenic pest-management traits on pesticide use in the U.S. over the 16-year period, 1996–2011: herbicide-resistant corn, soybeans, and cotton; Bacillus thuringiensis (Bt) corn targeting the European corn borer; Bt corn for corn rootworms; and Bt cotton for Lepidopteron insects. Results Herbicide-resistant crop technology has led to a 239 million kilogram (527 million pound) increase in herbicide use in the United States between 1996 and 2011, while Bt crops have reduced insecticide applications by 56 million kilograms (123 million pounds). Overall, pesticide use increased by an estimated 183 million kgs (404 million pounds), or about 7%. Conclusions Contrary to often-repeated claims that today’s genetically-engineered crops have, and are reducing pesticide use, the spread of glyphosate-resistant weeds in herbicide-resistant weed management systems has brought about substantial increases in the number and volume of herbicides applied. If new genetically engineered forms of corn and soybeans tolerant of 2,4-D are approved, the volume of 2,4-D sprayed could drive herbicide usage upward by another approximate 50%. The magnitude of increases in herbicide use on herbicide-resistant hectares has dwarfed the reduction in insecticide use on Bt crops over the past 16 years, and will continue to do so for the foreseeable future.
Article
Full-text available
Several studies have shown that global crop production needs to double by 2050 to meet the projected demands from rising population, diet shifts, and increasing biofuels consumption. Boosting crop yields to meet these rising demands, rather than clearing more land for agriculture has been highlighted as a preferred solution to meet this goal. However, we first need to understand how crop yields are changing globally, and whether we are on track to double production by 2050. Using ∼2.5 million agricultural statistics, collected for ∼13,500 political units across the world, we track four key global crops-maize, rice, wheat, and soybean-that currently produce nearly two-thirds of global agricultural calories. We find that yields in these top four crops are increasing at 1.6%, 1.0%, 0.9%, and 1.3% per year, non-compounding rates, respectively, which is less than the 2.4% per year rate required to double global production by 2050. At these rates global production in these crops would increase by ∼67%, ∼42%, ∼38%, and ∼55%, respectively, which is far below what is needed to meet projected demands in 2050. We present detailed maps to identify where rates must be increased to boost crop production and meet rising demands.
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As efforts to mitigate climate change increase, there is a need to identify cost-effective ways to avoid emissions of greenhouse gases (GHGs). Agriculture is rightly recognized as a source of considerable emissions, with concomitant opportunities for mitigation. Although future agricultural productivity is critical, as it will shape emissions from conversion of native landscapes to food and biofuel crops, investment in agricultural research is rarely mentioned as a mitigation strategy. Here we estimate the net effect on GHG emissions of historical agricultural intensification between 1961 and 2005. We find that while emissions from factors such as fertilizer production and application have increased, the net effect of higher yields has avoided emissions of up to 161 gigatons of carbon (GtC) (590 GtCO2e) since 1961. We estimate that each dollar invested in agricultural yields has resulted in 68 fewer kgC (249 kgCO2e) emissions relative to 1961 technology ($14.74/tC, or ∼$4/tCO2e), avoiding 3.6 GtC
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Organic food is increasingly attracting the interest of consumers, as it is perceived to be healthier than food produced by conventional agriculture, and to be more sustainable for the environment. This paper provides a review on the quality of organic produce in terms of its nutritional value, the presence of pesticide residues, heavy metals, mycotoxins and bacterial contamination, and the issue of antibiotics. The use of Recombinant Bovine Growth Hormone is addressed. Hydroponic techniques are also discussed. Compared to conventional produce, organic produce is richer in some useful compounds. Nevertheless, heterogeneous findings have been reported. Studies concord in finding organic food much less contaminated by pesticides, and with residues of much lower toxicity compared to those found in conventional foods. As for heavy metals, mycotoxins and bacterial contamination, there are no significant differences in organic produce compared to conventional produce (with the exception of Cd, found to be lower in organic produce, which is a positive finding). More effective and detailed guidelines should be devised for the design and reporting of both primary studies and meta-analyses. Pesticide residues should be assessed both quantitatively and qualitatively. The issue of multiple residues should also be addressed. Of course, organic produce cannot be assumed, a priori, to be safe. Sound monitoring needs to be constantly performed. It is concluded that organic agriculture can provide important benefits to human health and to the environment, and promote a more compassionate treatment of animals. It is hoped that agricultural policies will pay more attention to organic, agroecological and low-input agricultural practices, and invest in research and innovation.
Report submitted by the Special Rapporteur on the right to food. UN General Assembly
  • De Schutter
De Schutter O. (2010). Report submitted by the Special Rapporteur on the right to food. UN General Assembly. Human Rights Sixteenth Session, Agenda item 3, A/HRC/16/49.
Facts and figures on organic agriculture in the European Union
European Commission (EC). (2013). Facts and figures on organic agriculture in the European Union, 45 p.