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Distribuzione, espansione e problemi di conservazione di Canis aureus in Italia (Carnivora: Canidae)

Authors:
  • Museo Friulano di Storia Naturale

Abstract and Figures

the Authors outline the present distribution of the golden jackal Canis aureus in Italy with special attention to its recent expansion and to the problems that affect its conservation in northern Italy. Key-words: Canis aureus, expansion, Italy, Conservation.
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Quaderni del Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara - Vol. 6 - 2018 - pp. 89-96 ISSN 2283-6918
I
Lo sciacallo dorato (Canis aureus) è un medio canide che può
raggiungere i 12-15 chilogrammi di peso (L, 2003). Si
tratta di una specie politipica che raggiunge le massime di-
mensioni nel meridione europeo con la forma C. a. moreoticus
I. Geoffroy Saint Hilaire, 1835, descritta per la Grecia ma
ormai ben diffusa in tutta Europa.
Eurasiatico, a Sud raggiunge Israele ma più a Sud viene sosti-
tuito dal lupo dorato africano (Canis anthus), un piccolo lupo
ampiamente diffuso in Africa, che a Sud si spinge almeno fino
al Sudan (K et al., 2015).
La specie è inclusa nelle liste della Direttiva Habitat 92/43
(All. V), nell’app. III della CITES e in Italia è particolarmente
protetta dalla LN 157/92 (si veda anche www.goldenjackal.
eu). In Croazia, Serbia, Ungheria, Bulgaria e in molti altri
paesi europei viene però considerata dannosa ed è sottoposta a
pesanti prelievi. In Slovenia lo sciacallo dorato è stato protetto
dal 2004 al 2014, ma dal 2015 viene sottoposto a prelievi
programmati. La specie ha un certo impatto sugli animali di
bassa corte, su alcune colture, sugli agnelli e sulla selvaggina
(D  S, 1993; L, 2003). Questi problemi
però sono sovrastimati, favoriti dall’approssimativa gestione
della fauna selvatica, dall’eviscerazione in situ della cacciagio-
ne e da una disordinata zootecnia rurale (S et al., 2010).
Lo sciacallo è soggetto a diverse malattie che possono essere
trasmesse all’uomo e ad altri mammiferi (L, 2003; L-
 et al., 2009). Tra di esse va ricordata la rabbia, a cui la
specie non è particolarmente soggetta, il cimurro, la metago-
nimiasi (anche in Italia: L et al., 2009) e altre parassitosi
del tratto digerente e respiratorio. L’ibridazione col cane è rara
(Croazia: B, 2013) ma verificata anche dal punto di
vista genetico (G et al., 2015).
La specie è giunta soltanto recentemente in Italia (L
et al., 1993; L et al., 2011) grazie alla decimazione del
lupo balcanico, culminata nella seconda metà del XX seco-
lo (K et al., 1997). In condizioni naturali, infatti,
il lupo funge da naturale antagonista dello sciacallo dorato,
predandolo attivamente e limitandone la presenza in tutte le
zone coperte da estese formazioni forestali. Il recente ritorno
del lupo nel Triveneto, dunque, sta creando scenari biologici
inediti per il nostro paese, e l’esclusione competitiva tra lupo e
sciacallo è già iniziata in alcune zone del Friuli Venezia Giulia
(Magredi della Provincia di Pordenone).
R
gli Autori definiscono l’attuale distribuzione dello sciacallo dorato Canis aureus in Italia, con particolare riferimento alla sua recente espansione e
ai problemi che ne condizionano la conservazione nell’Italia settentrionale.
Parole chiave: Canis aureus, espansione, Italia, Problemi di Conservazione.
A
Distribution, expansion and conservation of
Canis aureus in Italy (Carnivora: Canidae)
the Authors outline the present distribution of the golden jackal Canis aureus in Italy with special attention to its recent expansion and to the
problems that affect its conservation in northern Italy.
Key-words: Canis aureus, expansion, Italy, Conservation.
LUCA LAPINI
Museo Friulano di Storia Naturale, Via C. Gradenigo Sabbadini 22/32, Udine (Italy) - E-mail: lucalapini@libero.it
ANGELO LEANDRO DREON
Via della pace 22, Frisanco, Pordenone (Italy) - E-mail: : leandro.dreon@libero.it
MAURO CALDANA
Via Rigolo 47, Cordenons, Pordenone (Italy) - E-mail: maurocaldana@libero.it
MARCO LUCA
Via G. Oberdan 8, Aiello del Friuli, Udine (Italy) - E-mail: marco.luca@regione.fvg.it
MARTA VILLA
Via Conzago 63, Mel, Belluno (Italy) - E-mail: villamarta@libero.it
Distribuzione, espansione e problemi di conservazione di
Canis aureus in Italia (Carnivora: Canidae)
L L, A L D, M C, M L  M V
90
da maschi giovani in dispersione. Ciò è in sintonia con quanto
verificato in tutto l’areale di questa specie, in forte espansione
in tutta Europa (L, 2017a).
La distribuzione della specie in Italia è comunque nel com-
plesso ancora molto irregolare, con forte rischio di estinzione
locale (P et al., 2014), ancora dipendente da fenomeni
di espansione Est-Ovest di tipo Stepping-Stone/Long Distan-
ce Dispersal (L et al., 2016), dovuti all’arrivo di animali
Sloveni e Croati ad elevata eterozigosi frutto dell’incrocio fra
gli sciacalli dalmati e quelli provenienti dalla Slavonia (F
et al., 2014).
Alcuni gruppi familiari friulani (Carso goriziano, Carnia, Ma-
gredi di Pordenone) sono comunque ormai divenuti certamen-
te autonome sorgenti per l’espansione della specie (L et
al., 2016).
In Alto Adige il canide può raggiungere i 1700-1900 metri di
quota (P  L, 2015; L et al., 2016), ma in
generale seleziona quote inferiori. Gran parte delle segnalazio-
ni in Italia è infatti riferita a quote medio basse (L et al.,
2011; L  R, 2013).
I dati disponibili per il territorio italiano sono dovuti a road-
mortality, ad episodi di recupero di soggetti in condizioni di
In caso di coabitazione con il lupo lo sciacallo dorato viene
generalmente escluso dalle zone forestali più integre. In queste
situazioni la specie tende a colonizzare zone umide alveali, pe-
rialveali e lagunari, garighe, macchie mediterranee, aree colti-
vate, frutteti ed agroecosistemi gestiti in maniera tradizionale.
Le proiezioni più attendibili indicano che l’assestamento della
situazione potrà richiedere diverse decine di anni e comunque
spingerà lo sciacallo nelle zone più antropizzate, nei delta flu-
viali o in altre zone umide di pianura.
Segnalato dalle bassure peri-lagunari venete e friulane fino alle
più elevate vallate alpine (L, 2003; L et al., 2009,
2011, 2016, 2017a, 2017b), lo sciacallo è giunto in Italia già
nel 1984 (Provincia di Belluno: L et al., 1993), ma in più
di trent’anni la sua distribuzione non si è ampliata in maniera
particolarmente considerevole.
In questo quadro di lenta espansione il 2017 spicca notevol-
mente per alcuni dati di presenza della specie a Sud del Po
(Mirandola, Modena, giugno 2017, G et al., 2017) e
nell’alta Val Brembana (C, Bergamo, giugno 2017, L-
, 2017a). La verifica bio-acustica di questi dati sembra in-
dicare che le punte estreme dell’espansione della specie in Italia
verso Sud (Mirandola) e verso Ovest (Carisole) siano costituite
Fig. 1. Attuale distribuzione di Canis aureus in Italia in base ai soli dati di C1 (sensu H et al., 2016). Reticolo carto-
grafico ETRS 1989 LAAEA con celle di 10x10 km.
- Grigio scuro: celle in cui è stata dimostrata l’attività riproduttiva.
- Grigio chiaro: celle apparentemente coperte soltanto dall’attività di esemplari isolati.
D,       Ca n i s a u r e u s  I (C: C) 91
aggiornate stime popolazionali.
Scopo di queste righe è aggiornare la situazione distributiva in
Italia, utilizzando però soltanto dati raccolti e verificati diret-
tamente, seguendo i criteri di selezione più rigida indicati da
H et al. (2016), con dettagli di sintesi sulle diverse zone
stabilmente colonizzate dalla specie, oppure raggiunte da singoli
esemplari in fase di dispersione. Una rapida disamina dei dati re-
lativi alla conservazione della specie in Italia completa il lavoro.
M  
Sono stati considerati soltanto dati certi di presenza (C1-Strong
Evidences) sensu H et al. (2016).
Essi derivano dallo studio di carcasse (mortalità stradale, ab-
battimenti accidentali o intenzionali, avvelenamenti) soggetti
recuperati viventi, fotografie o riprese ottenute all’occasione
oppure in sessioni di fototrappolaggio.
I dati bio-acustici da BAM Bio Acoustic Monitoring (sensu
G et al., 2001) sono stati ottenuti con la metodologia
standard Gojage (si veda goldenjackal.eu), che prevede intervalli
di tre minuti fra una emissione e l’altra. Con cinque emissioni
ruotate ognuna di 60° rispetto alla precedente si può completare
una stazione di stimolazioone in circa 15 minuti.
La dispersione dei punti di stimolazione bio-acustica sul terri-
torio ha per lo più seguito criteri opportunistici. Nonostante
quanto recentemente proposto per il monitoraggio di Canis
aureus nel recente manuale ISPRA (F  L, 2016),
infatti, i monitoraggi bio-acustici estensivi in Italia non han-
no mai consentito di individuare nuovi gruppi riproduttivi di
sciacallo dorato, che sono stati sempre localizzati con verifiche
opportunistiche. Ciò verosimilmente si deve alla particolare
situazione della specie in Italia, in cui la diffusione di Canis au-
reus è ancora agli inizi, essendo dominata da modelli stocastici
di dispersione e colonizzazione.
Questi dati bio-acustici sono stati peraltro considerati solo
difficoltà (Fig. 5), a verifiche e campagne di jackal-howling
condotte da specialisti, ad avvistamenti. Questi ultimi devono
peraltro essere sempre considerati dati da confermare, perché
in Italia sono di regola riferiti a volpi (per lo più affette da ro-
gna sarcoptica), cani o lupi (L et al., 2009; 2011).
Anche i dati bio-acustici devono essere trattati con prudenza,
perché sciacalli isolati emettono ululati singoli di 5-7 secondi
simili a quelli di cane e lupo. Gli ululati corali di sciacallo do-
rato si distinguono da questi soltanto per la caratteristica firma
acustica del gruppo riproduttivo, costituita da una lunga se-
quenza finale di yip-howls emessa a bocca aperta.
La specie predilige zone umide e habitat antropogeni, ma nel
periodo riproduttivo seleziona habitat arbustivi o forestali,
dove utilizza tane di tasso o altre cavità che modifica per alleva-
re la prole. In pianura ama gli agro-ecosistemi, le zone umide,
ruderali e suburbane dove sfrutta le risorse reperibili in fattorie,
coltivi, discariche, eco-piazzole.
Poco è noto della sua biologia riproduttiva in Italia, ma gli ac-
coppiamenti di regola avvengono alla fine di febbraio. I cuc-
cioli nascono tra la fine di aprile e i primi di maggio, in un
numero compreso tra 2 e 5. Essi vengono allevati dalla madre,
ma il padre e una o più femmine helper di 1-2 anni l’assistono
e le procurano il cibo.
Lo sciacallo dorato vive in piccoli gruppi familiari composti
da una coppia riproduttiva monogama, dal branco di piccoli
dell’anno e da una o più femmine giovani dell’anno precedente
che aiutano ad allevare la nuova cucciolata.
Mentre le femmine tendono a rimanere più a lungo con il
gruppo familiare di origine, i giovani maschi si disperdono al
primo picco ormonale – a circa un anno di età – e possono
compiere discreti spostamenti (poco più di 200 km). L’espan-
sione dell’areale della specie può comunque essere garantita an-
che dagli sporadici erratismi di singole femmine gravide.
La specie è onnivora con speciale attitudine alla necrofagia,
talora capace di predare attivamente, mostrando una certa pre-
dilezione per i mammiferi di piccola taglia fino a 2 kg di peso.
Negli stomaci esaminati in Italia dominano i resti provenienti
da macellazione domestica (conigli, anatidi e pollame con larve
di ditteri necrofagi) e venatoria (cinghiale e capriolo con lar-
ve di ditteri necrofagi) e gli scarti zootecnici (mais, mangime
per polli, ecc.), ma anche qualche resto di lepre bruna (L,
2003) ed arvicole (Trentino-Alto Adige e Veneto), certo predati
attivamente. La specie cattura di rado anche faine (P
 L, 2015), caprioli (L et al., 1993) e ovini (B-
 et al., 2014), ma l’uccisione di ungulati selvatici o domestici
è eccezionale, spesso soltanto ipotizzata (S et al., 2010;
M  K, 2012; B et al., 2014). In estate e
in autunno lo sciacallo dorato si nutre anche di frutta e ortaggi
che raccoglie nei coltivi.
In Italia i gruppi riproduttivi di sciacallo dorato sono costituiti
da 3-7 individui, ma una famiglia è per lo più formata da 5
esemplari. Essi in genere controllano un home-range di 300-
500 ettari, che si contrae con l’aumento delle risorse antro-
pogene (R et al., 2011) e si dilata nei mesi invernali.
La specie è diffusa in Italia con 3-9 diversi gruppi riprodutti-
vi (15-45 animali: L  R, 2013; L et al.,
2011; P et al., 2014; P  L, 2015), ma
in realtà la situazione è in rapida evoluzione e non esistono
Fig. 2. Femmina di Canis aureus in lattazione ripresa con
fototrappole il 23 giugno 2018 nell’alta pianura friulana
poco a Sud di Udine (foto L. Dreon-L. Lapini). Successive
verifiche bio-acustiche hanno consentito di individuare il
branco di giovani.
L L, A L D, M C, M L  M V
92
canidi possono coabitare. In queste zone magredili, tuttavia, gli
sciacalli residenti non hanno più risposto alle stimolazioni bio-
acustiche dal mese di ottobre 2016.
Il ritrovamento di esemplari vivi o morti, le riprese da came-
ra trap di esemplari isolati sono state invece rappresentate con
celle di colore grigio chiaro, che indica la probabile assenza di
riproduzioni e la presenza di animali in dispersione (vagrants).
R
Distribuzione
Nel periodo 1984-2018 la specie è stata certamente rilevata in
poco meno di 50 discreti cartografici italiani del reticolo carto-
grafico ETRS1989 LAAEA 10x10 km (Fig. 1), ma solo in 27
ne è stata accertata la riproduzione. Nell’ultimo decennio, pe-
raltro, l’attività riproduttiva di Canis aureus è stata dimostrata
in 25 di queste celle, che in questo periodo sembrano in buona
parte mostrare una discreta vitalità.
La presenza di esemplari in dispersione apparentemente isolati
-soprattutto maschi- è stata rilevata in 22 celle ETRS 10x10
km. Alcune di queste presenze, tuttavia, sono talmente con-
centrate nel tempo e nello spazio da far pensare che possano
far capo – o aver fatto capo – a gruppi riproduttivi ancora non
individuati.
Ciò pare evidente soprattutto nella zona di Treviso, dove le
estese aree magredili e golenali del Fiume Piave potrebbero fa-
cilmente sostenere gruppi di sciacalli per ora sfuggiti ai moni-
toraggi. In queste aree, infatti, si concentrano almeno cinque
reperti da road mortality e da abbattimento occasionale che
comprendono anche una femmina adulta potenzialmente ri-
produttiva.
Le survey bio-acustiche condotte in queste zone non hanno
ancora ottenuto risposte, ma sono state in parte effettuate in
periodi di presenza di lupi, fatto che potrebbe aver ridotto al
silenzio gli animali.
Nell’ambito italiano i gruppi riproduttivi finora individuati in
certi casi mostrano una discreta stabilità nell’utilizzo dell’ha-
bitat, con alcuni branchi familiari che vivono nelle stesse zone
da quasi dieci anni (Carnia, Provincia di Udine) o addirittura
da più di vent’anni (Carso Isontino, Provincia di Gorizia). In
molti altri casi, invece, la formazione di gruppi familiari è ef-
fimera, con lo spostamento o la rapida scomparsa dei gruppi
di neoformazione (Veneto prealpino, Alpi Carniche, Valli del
Natisone, Alta Pianura Udinese).
Soltanto in pochi casi è stato possibile comprendere le cause di
queste rapide scomparse, per lo più di origine antropica (inve-
stimenti, uccisioni illegali), oppure legate a fenomeni di intra-
guild exclusion lupo-sciacallo.
Problemi di conservazione
La conservazione di Canis aureus in Italia non sembra essere
ancora assicurata sul lungo periodo, visto che le sue consisten-
ze complessive devono essere prudentemente stimate in 30-50
esemplari diffusi in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino-Al-
to Adige, Lombardia ed Emilia-Romagna. Diversi gruppi tran-
sfrontalieri, tra l’altro, sono prevalentemente attivi in territorio
sloveno, dove la specie viene sottoposta a prelievo venatorio. La
quando le risposte ottenute comprendevano la tipica firma
acustica finale, caratteristica dei gruppi territoriali riproduttivi.
Gli ululati o le sequenze di ululati prive di firma acustica non
si possono attribuire con certezza, perché possono facilmente
essere confuse con sequenze di ululati di cani di varie razze
primitive.
Prove certe di riproduzione sono state considerate:
1. Le firme acustiche emesse dai gruppi riproduttivi alla fine
di una sequenza corale di ululati,
2. Le carcasse di femmine in lattazione e cuccioli (soprattutto
femmine) che hanno in genere poi consentito di localizzare
i relativi gruppi familiari,
3. Le riprese di femmine in lattazione, di coppie o di gruppi
di cuccioli, che in gran parte dei casi sono state confermate
da successive o contemporanee survey bio-acustiche.
La restituzione cartografica delle informazioni distributive è
stata impostata secondo il reticolo ETRS1989 LAAEA 10x10
km, recentemente indicato dall’UE per la restituzione dei dati
corologici faunistici e floristici europei.
La presenza di gruppi riproduttivi è stata rappresentata coloran-
do di grigio scuro le celle in cui si sono accertate riproduzioni.
È risultato infatti quasi sempre impossibile contare i gruppi
riproduttivi con il solo monitoraggio bio-acustico, sia per la
varietà della resa del monitoraggio stesso in diverse stagioni e
condizioni ambientali, sia per lo stress di molti animali (sovra-
stimolati da verifiche bio-acustiche caotiche e incontrollabili
in tutta la regione Friuli Venezia Giulia), sia per la presenza di
lupi, i quali in breve tempo inducono gli sciacalli al silenzio.
Quest’ultimo è un comportamento anti-predatorio ben noto
sia in Grecia (Giannatos, com. pers.), sia in altre parti dei Bal-
cani, e nella regione Friuli Venezia Giulia è stato ben seguito
con fototrappole e survey bio-acustiche nei Magredi della Pro-
vincia di Pordenone.
I dati raccolti prima, dopo e durante l’arrivo dei lupi hanno
rivelato che gli sciacalli dorati in queste zone hanno smesso di
rispondere alle campagne bio-acustiche in soli tre mesi (tra ot-
tobre e dicembre 2016, quando i lupi hanno ucciso una giova-
ne femmina dell’anno alla periferia di Cordenons, Pordenone).
Ma la loro presenza è stata verificata con fototrappole sia nel
2017 (esemplari isolati), sia nel 2018 (isolati e coppie), nella
stessa zona frequentata dai lupi (contemporaneamente verifi-
cata con fototrappole). Ciò dimostra che a basse densità i due
Fig. 3. La cucciolata 2018 è costituita da tre cuccioli, una
femmina e due maschi (15 agosto 2018, foto L. Dreon - L.
Lapini).
D,       Ca n i s a u r e u s  I (C: C) 93
avvelenate con Methamidophos, un pesticida organofosforato
(B et al., 2018).
Il ruolo della stampa nella conservazione della specie, insom-
ma, sembra essere davvero decisivo, perché amplifica voci
del tutto errate (come nel caso citato di Gabria) o sostenu-
te soltanto da vaghe impressioni (https://www.repubblica.it/
cronaca/2018/09/23/news/sciacalli_a_trieste-207143206/).
Ciò alimenta un clima sociale di acrimonia fra categorie (agri-
coltori-cacciatori/animalisti-ambientalisti) che in Italia ha già
prodotto tanti danni negli anni ‘70. Ma sulla specie incidono
negativamente anche altre attività antropiche.
La caccia alla volpe, ad esempio, porta a frequenti abbattimen-
ti erronei (L et al., 2011), che costituiscono un notevole
problema per la conservazione della specie sia in Friuli Venezia
Giulia sia in Veneto.
Occorre del resto sottolineare che la collaborazione degli utenti
venatori è stata storicamente essenziale per la localizzazione dei
gruppi riproduttivi di Canis aureus in Italia e lo è ancor oggi.
I cacciatori sono in genere i primi a venire a conoscenza della
presenza dello sciacallo dorato e ancor oggi sono la principale
fonte di informazioni da verificare sul campo prima con ve-
rifiche bio-acustiche, poi con sessioni di fototrappolaggio. La
collaborazione con le Riserve di Caccia è quindi essenziale sia
per monitorare adeguatamente la situazione, sia per mitigare
eventuali conflitti locali tra il pubblico rurale e venatorio e lo
sciacallo dorato.
La mortalità stradale resta comunque il maggiore problema per
la conservazione della specie in Italia. Ha portato nel comples-
so alla perdita di più di 30 esemplari, una decina soltanto nel
corso del 2018. Ciò dà una precisa idea del suo impatto sulla
piccola popolazione che cerca di sopravvivere nel nostro paese.
Gli esemplari investiti sono soprattutto giovani maschi in fase
di dispersione o cuccioli dell’anno (Fig. 4), ma la morte da col-
lisione con autoveicoli ha riguardato anche femmine adulte in
lattazione (Carso triestino) e maschi di 5-6 anni di vita (Carso
Isontino).
loro importanza conservazionistica nell’ambito italiano è dun-
que molto contenuta.
I problemi della specie in Italia sono legati soprattutto alla per-
cezione negativa della specie da parte del pubblico, fatto che
porta a frequenti conflitti locali. Il pubblico venatorio, gli alle-
vatori e gli agricoltori del Carso Isontino (Provincia di Gorizia)
sostengono che la specie riduce la disponibilità di cacciagione
(incidendo negativamente soprattutto sul numero di caprioli),
attacca il patrimonio zootecnico, provocando danni anche ad
alcune colture. Queste convinzioni sono particolarmente peri-
colose. Non essendo mai sostenute da precise evidenze non è
mai possibile quantificare il danno e non è quindi neppure pos-
sibile fare ricorso ai meccanismi risarcitori previsti dalla legge,
o cercare altre soluzioni.
Ciò porta a conflitti sociali insanabili che conducono all’elimi-
nazione diretta della specie con diversi sistemi, sia con l’avvele-
namento, sia col ricorso al bracconaggio (L et al., 2011).
La dispersione di esche avvelenate è un vecchio problema, visto
che il primo esemplare italiano è stato catturato con questo siste-
ma (L, 2009-2010), ma sta tornando attuale grazie a sciagu-
rate campagne stampa che fanno da cassa di risonanza alle ingiu-
stificate voci relative ai danni provocati dallo sciacallo dorato.
Un esempio particolarmente didattico è costituito dalla pub-
blicazione della foto di una volpe in un pollaio di Gabria
(Carso isontino, Gorizia) (http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/
cronaca/2015/05/27/news/gallina-azzannata-da-uno-sciacallo-
a-gabria-1.11507021), identificata come sciacallo dorato da
veterinari, giornalisti e noti universitari nonostante le nume-
rose contemporanee smentite italiane e slovene (http://www.
primorski.eu/stories/gorica/242985_akal_kje_pa_navaden_
pes/#.W7IIYXszbZ5).
In seguito a queste e a più recenti campagne stampa nei mesi
di maggio-giugno del 2018 sono stati avvelenati due cuccioli
dell’anno sul Carso isontino disseminando in natura quaglie
Fig. 4. Un giovane maschio di Canis aureus investito da
automobili il 18 settembre 2018 sulla strada del Vallone
(SR 55) tra Gabria e Devetachi (Provincia di Gorizia).
Foto T. Zorzenon/CFR. L’animale verosimilmente ap-
partiene al gruppo italo-sloveno di Opacchiasella/Opatje
Selo, che estende la sua attività fino a San Michele del Car-
so-Marcottini-Jamiano (Provincia di Gorizia). Da diverse
sessioni di fototrappolaggio si evince che nel 2018 questo
gruppo familiare aveva tre cuccioli.
Fig. 5. Liberazione di uno sciacallo dorato di sesso ma-
schile dell’anno recuperato nell’aprile 2016 con una ferita
infetta a Draga S. Elia (Dolina San Dorligo della Valle,
Trieste). Curato al CRAS gestito dall’ENPA di Trieste, è
stato rilasciato in buone condizioni di salute nella seconda
metà di giugno 2016 (Foto L. Lapini/ENPA).
L L, A L D, M C, M L  M V
94
Il gruppo internazionale GOJAGE (Golden Jackal informal
Study Group Europe) raccomanda di non stimolare lo stesso
gruppo più di una volta ogni due-tre mesi. Ciò riduce lo stress
a cui sono sottoposti gli animali e limita le possibilità che i
gruppi riproduttivi vengano localizzati dai lupi.
D  
L’espansione dello sciacallo dorato in Italia sembra aver attra-
versato tre fasi differenti.
Prima fase (1984-1996): caratterizzata da discreto dinamismo,
ha portato ad una prima segnalazione nel Veneto Prealpino, ad
alcuni eventi di riproduzione nelle Province di Udine e Belluno
e alla colonizzazione del Carso Isontino.
Seconda fase (1997-2008): caratterizzata da una evidente stasi
dell’espansione e da una forte riduzione delle presenze com-
plessive, ha comunque portato ad una prima riproduzione nel
Muggesano (Istria settentrionale, Provincia di Trieste) e nel-
le valli del Natisone (Prealpi Giulie, Provincia di Udine), con
presenze sempre più diffuse sul Carso Isontino (Provincia di
Gorizia).
Terza fase (2009-2018): periodo di fortissima espansione, di-
stinto da un ulteriore successo riproduttivo nel Veneto alpino
(Provincia di Belluno), da vari episodi riproduttivi in Carnia
(Prealpi Carniche, Provincia di Udine) e in Alto Adige (Pro-
vincia di Bolzano), nelle Valli del Natisone (Prealpi Giulie,
Provincia di Udine), sul Carso Isontino (Provincia di Gorizia)
e nelle aree steppico magredili dell’alta pianura pordenonese
(Provincia di Pordenone).
Il gruppo riproduttivo di queste zone, da noi localizzato nell’in-
verno 2015, è stato raggiunto dai lupi ai primi di ottobre 2016,
ed è stato da questi decimato nel quadro di un fenomeno di
intra-guild competition culminato con l’uccisione di una fem-
mina dell’anno.
Nel 2017 si sono verificati diversi episodi riproduttivi anche sul
Carso sloveno a ridosso del confine con la Provincia di Trieste,
con la formazione di alcuni gruppi transfrontalieri. Questi ul-
timi, pur esercitando gran parte dell’attività nella finitima Re-
pubblica di Slovenia, frequentano anche parte della Provincia
di Trieste (zona di Medeazza, Malchina, Monte Lanaro-Fernet-
ti, Alta Val Rosandra).
Il grande dinamismo del 2017, forse stimolato proprio dall’in-
contro coi lupi, ha portato ad una grande dispersione di anima-
li, con presenze isolate in Lombardia (Val Brembana, Provincia
di Bergamo) e in Emilia Romagna (Provincia di Modena), dove
la specie ha superato il corso del fiume Po. Nelle paludi del Mi-
randolese (Provincia di Modena) un maschio in dispersione è
stato ripreso in phone-scoping nel giugno 2017 (riprese di R.
Gemmato: Gemmato et al., 2017). In val Brembana (Provincia
di Bergamo) un esemplare isolato è stato fototrappolato diverse
volte tra la località di quota di Carisole (giugno 2017: Lapi-
ni, 2017a), la periferia del sottostante paese di Valleve (dove
si è fermato nei mesi invernali) e la località di Isola di Fondra
(foto S. Locatelli, 2017-2018). L’animale, tuttavia, è stato ra-
pidamente raggiunto dai lupi sia a Carisole, sia alla periferia di
Valleve e ha fatto perdere le sue tracce.
Nel 2018 è stato possibile localizzare un nuovo gruppo ripro-
La sovrastimolazione acustica da campagne play back rappre-
senta poi un problema emergente, sia per la sovrapposizione
caotica e contemporanea dell’attività di diversi gruppi di ri-
cerca, sia per il crescente turismo naturalistico, che sfrutta la
particolare vocalità dello sciacallo per fini ricreativi. In queste
condizioni gli animali mostrano elevati livelli di stress, possono
più facilmente essere localizzati dai lupi, e rispondono alle sti-
molazioni acustiche in maniera non più costante, né prevedi-
bile. Ciò rende tra l’altro quasi inutile l’utilizzo del jackal how-
ling in molte zone, che diventano localmente particolarmente
difficili da monitorare.
Il jackal howling resta uno dei principali strumenti per il mo-
nitoraggio di Canis aureus, ma dev’essere utilizzato con estrema
attenzione, soprattutto nelle aree in cui il lupo sta arrivando.
Fig. 6. Epoche diverse, metodi diversi, stessa zona dell’alta
pianura udinese. Primo cucciolo italiano (in alto: settem-
bre 1985, prelievo venatorio, foto L. Lapini) - ultimo cuc-
ciolo italiano (in basso: agosto 2018, foto trappolaggio,
foto L. Dreon - L. Lapini).
D,       Ca n i s a u r e u s  I (C: C) 95
nel corso del 2018 sono state invece condotte dall’Istituto Zo-
oprofilattico delle Venezie (in particolare da M. Bregoli, IZS
delle Venezie di Campoformido, Udine).
Un ringraziamento particolare ai Direttori delle Riserve di
Caccia di Enemonzo (Udine), San Michele del Carso (Gorizia)
e Pavia di Udine (Udine), nonché ai cacciatori di molte Riserve
di Caccia di Diritto della Regione Friuli Venezia Giulia, sem-
pre pronti a condividere e valutare dati e verifiche di campagna,
alla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (U. Fattori e P.
Benedetti), alle Province di Bolzano (D. Righetti), Treviso (G.
Santarossa) e Venezia (M. Cappelletto), all’Ufficio Territoriale
per la Biodiversità ex CFS di Vittorio Veneto (ora Carabinie-
ri Forestali) e più in particolare a P. Favero, S. Costan e A.
Mercadante (ex stazione forestale di Palus S. Marco, Foresta di
Somadida).
Due diverse Direzioni del Museo Friulano di Storia Naturale
di Udine e tutto il personale dell’Istituto hanno stoicamente
condiviso il lungo percorso delle verifiche su Canis aureus in
Italia, accogliendo numerosi campioni nelle collezioni teriolo-
giche del Museo.
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duttivo anche nell’alta pianura udinese, a circa 5 km dal luo-
go dove nel 1985 si è verificata la prima riproduzione italiana
(Figg. 2, 3, 6). Ciò indica che la pianura friulana – a 33 anni di
distanza – ha conservato una buona vocazionalità per la specie.
Il grande dinamismo del 2017 lascia comunque intravedere
notevoli prospettive di espansione, con diversi avvistamenti
(non ancora sostenuti da evidenze oggettive) riferiti sia alla
Provincia di Modena, sia di Ferrara. L’attento monitoraggio di
queste zone potrebbe fornire ulteriori informazioni sull’espan-
sione della specie in Italia.
Visti gli ingiustificati conflitti sociali che la specie provoca sul
Carso Isontino (Provincia di Gorizia) sembra comunque urgen-
te avviare una estesa campagna di public awareness nelle zone
di neo-colonizzazione, visto che una corretta comunicazione sui
predatori ne condiziona prepotentemente la conservazione.
R
Non sarebbe mai stato possibile scrivere queste note di sintesi
senza una lunga e costante collaborazione con numerosi Enti
e Persone, a cui vanno i nostri più sentiti ringraziamenti. Ci
risulta impossibile nominarli tutti, ma è bene almeno ricordare
che S. Locatelli segue con le sue fototrappole la situazione dello
sciacallo della Val Brembana, R. Gemmato e R. Pinti hanno
prodotto eccellenti riprese video di uno sciacallo in dispersio-
ne nel Mirandolese, A. Pilosio e i suoi colleghi seguono dal
2011 gli animali del Carso Isontino, Y. Fanin, S. Pecorella e
L. Tolar la situazione della zona di Doberdò del Lago (Gori-
zia), N. Bressi (Museo civico di Storia Naturale di Trieste) e
R. Valenti (CFR FVG) hanno seguito per più di un anno il
gruppo dell’alta Val Rosandra. In Carnia (Provincia di Udine)
la situazione è seguita da F. Cimenti del CFR (Corpo Forestale
Regionale del Friuli Venezia Giulia), nei magredi pordenonesi
dal CFR, il quale in tutti questi anni è stato di particolare ef-
ficacia nel monitoraggio della specie in tutta la Regione Friuli
Venezia Giulia (A. Mareschi, G. Commessatti, M. Rozza, I.
Zuppani, R. Zeleznik, M. Benfatto, N. Cesco, A. Della Vedo-
va, G. Zufferli, T. Zorzenon, T. Moimas, L. Felcher, ecc.). L’As-
sociazione “Progetto Lince Italia” (P. Molinari e R. Pontarini) è
stata particolarmente efficace nel monitoraggio della specie nel
Tarvisiano, in costante collaborazione coi Carabinieri Forestali
(D. De Martin, S. Costan, ecc.). Grazie anche alle Università
di Udine (A. Vendramin), Parma (A. Meriggi, C. Delfoco e L.
Riboldi) e all’Associazione erion (M. Pavanello,F. Marcolin,
ecc.), che in tempi e situazioni differenti hanno esteso i moni-
toraggi, verificando e confermando i nostri costanti sforzi di
campagna.
L’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA, Sezione di Trie-
ste) ha recuperato un giovane sciacallo maschio ferito curan-
done poi la liberazione sul Carso triestino (G. d’Urso, P. Bufo,
M. Lapia).
La collaborazione con diversi Musei di Storia Naturale (Trieste,
Venezia, Treviso, Trento, Ferrara, ecc.) si è rivelata essenziale sia
per alcune verifiche in campagna, sia per il recupero e dissezio-
ne di campioni, mentre l’Università di Udine da molto tempo
guida le verifiche parassitologiche condotte su diverse carcasse
(P. Beraldo). Le verifiche tossicologiche sugli animali avvelenati
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Reproduction of the Golden Jackal (Canis aureus moreoticus I.
Geoffroy Saint Hilaire, 1835) in Julian Pre-Alps, with new data
... Compared to the rapid expansion across Europe, colonization of Italy proceeds slowly. In fact, the first occurrence of reproduction was dated 1984 (Lapini and Perco 1989), but during the subsequent 35 years the species remained stable in northeastern Italy without further expansion, with separate family groups limited to this area (Lapini et al. 2018;Torretta et al. 2020). Presently, the golden jackal is patchily distributed in northern Italy where reproduction has been documented only in Friuli-Venezia Giulia and Veneto regions, while single dispersing individuals were sporadically observed in an area delimited by the Alps, the northern Po Plain, and the Apennines (Pecorella 2021;Bacci and Lunghi 2022). ...
... Approximately 150-190 specimens have been so far estimated in Italy (Franchini et al. 2019), but their scattered localization exposes them to high stochastic risk of local extinction as a consequence of human-wildlife conflicts (HWC) and the cohabitation with wolves (Lapini et al. 2018;Frangini et al. 2022). ...
... This is the first ascertained presence of a reproductive group of golden jackals south of the Po river. Previously published data reported only scattered records (Lapini et al. 2018) and no indication of reproductive activity has ever been recorded before this study. The report of two younglings and a pregnant female in 2021 and road kills of one young female and two younglings in 2022 are solid evidences that a reproductive group is living close to the northeast boundaries of the city of Parma, at least since the first "citizen science" report dated December 2020. ...
Article
Although the presence of the golden jackal (Canis aureus moreoticus) in Italy has been documented since 1984, it has long been considered an accidental species confined to a limited portion of the northeastern sector of the country. Recently, dispersing individuals of golden jackal have been reported in different areas of northern Italy, suggesting an enhanced spreading attitude compared to the past. However, despite a wider covered area, no evidence of reproductive groups south of the Po River has ever been documented, suggesting possible geographical limitations due to the habitat or ecological conditions. This study witnesses the overcoming of this large freshwater course by the species, and describes the first reproductive group of golden jackals south of Po River in a context of a highly industrialized area. The results are obtained using different methods (citizen science, howling, camera trapping, search of signs) able to demonstrate an expansion of this mesocarnivore outside its traditional northeastern Italian distribution range. Interesting questions are also raised about the species ecology with special regard to its southern migration pattern through anthropic zones.
... Non sembra un caso che il numero più elevato di gruppi riproduttivi della specie sia concentrato nel Friuli Venezia Giulia, la Regione italiana con il minor numero di lupi (attualmente 20-25 esemplari suddivisi in 2-4 branchi), tornati in quest'area soltanto nel 2013 . In Italia e nei paesi europei di recente colonizzazione l'acquisizione di nuove informazioni distributive su Canis aureus deve seguire il protocollo di Hatlauf et al. (2016), visto che in queste zone il piccolo canide viene regolarmente confuso con volpe e lupo (Lapini et al., 2011(Lapini et al., , 2018. ...
... La competizione triangolare intra-guild (intra categoria trofica) tra volpe, sciacallo dorato e lupo sicuramente avviene anche in Italia. Nell'Italia nord-orientale almeno due sciacalli dorati sono stati uccisi dai lupi, sia in provincia di Pordenone (Lapini et al., 2018), sia di Bolzano (Aukenthaler, 2019). Nonostante ciò in alcune aree a bassa densità popolazionale dell'alta pianura pordenonese (i Magredi) sciacalli dorati e lupi sono vissuti assieme, almeno nel periodo 2016-2019. ...
... Le stime più prudenti disponibili indicano che in Italia la specie mostra evidenti tendenze all'espansione areale, con un deciso incremento recente dei gruppi riproduttivi in tutto il settentrione. A giudicare dai dati pubblicati tra 2016 e 2021 la popolazione italiana in questo periodo (Lapini et al., 2016(Lapini et al., , 2018(Lapini et al., , 2021 ...
Article
Full-text available
Premessa Ad ampia distribuzione euro-asiatica, lo sciacallo dorato (Canis aureus) è diffuso in Europa, Asia Minore, Medio Oriente (Egitto escluso), India e Asia sud-orientale almeno fino a Cambogia e Laos. Politipico, è stato suddiviso in numerose sottospecie, alcune delle quali sono state da poco elevate a rango specifico. Studi biomolecolari, filogeografici e la distribuzione dei suoi resti sub-fossili indicano chiaramente che lo sciacallo dorato è un invasore post-glaciale dell'Europa, arrivato dal Caucaso circa 8.000 anni fa (Spassov & Acosta Pankov 2019). Attualmente esso vive una fase di grande espansione in tutta Europa, originariamente partita da tre nuclei popolazionali: (I) la parte orientale del Caucaso, (II) la parte orientale della Transcaucasia e (III) le coste dalmate dei Balcani (Spassov & Acosta Pankov 2019). Questa impressionante espansione è sicuramente dovuta ad influenze antropiche (Trowborst et al. 2015), soprattutto dovuta alla decimazione del lupo in tutta Europa, culminata attorno agli anni '50 del XX secolo (Krystufek et al. 1997; Krofel et al., 2017). Il lupo, infatti, è il principale antagonista dello sciacallo dorato in natura. Foto M. Cappelletto (sn) L.Lapini (dx)
... La raccolta di informazioni secondo i protocolli di Hatlauf et al. (2016) costituisce la base dei monitoraggi in tutti i paesi europei da poco colonizzati da Canis aureus. Nelle prime fasi della colonizzazione del nostro paese da parte del canide il confronto tra metodi opportunistici (Lapini, 2009(Lapini, -2010Lapini et al., 2016Lapini et al., , 2018 e metodi sistematici estensivi (Caboni, 2013) ha indicato che i primi restituivano la migliore rappresentazione della realtà distributiva, allora in una fase precoce di definizione nell'Italia nord-orientale. La presenza di gruppi riproduttivi territoriali della specie nel nostro paese viene quindi ancora ricercata con criteri opportunistici e confermata con le metodiche bio-acustiche proposte da Giannatos nel 2004 e perfezionate l'anno successivo (Giannatos et al., 2005), che hanno una particolare efficienza e risoluzione nel corso dell'estate (Hatlauf et al., 2016). ...
... Se la conservazione delle specie elencate in questo Allegato è garantita nell'intero paese UE ospitante e localmente esse versano in buone condizioni popolazionali, possono essere sottoposte a raccolta o sfruttamento economico (alcuni molluschi, pesci, anfibi e cetartiodattili), oppure se in alcune aree diventano problematiche possono essere sottoposte a controllo locale (diversi carnivori). Il maggiore problema di conservazione della specie in Italia è sicuramente l'elevata mortalità stradale, ma anche il bracconaggio ha una certa pressione sulla specie e viene condotto sia con armi da fuoco, sia con la dispersione di esche avvelenate (Bregoli et al., 2018;Lapini et al., 2018). Questa forma particolarmente vandalica di bracconaggio ha recentemente assunto proporzioni preoccupanti sul Carso Isontino (Gorizia), stimolando estese indagini di Polizia Giudiziaria -condotte anche con l'ausilio delle squadre cinofile antiveleno della Polizia locale di Belluno -sia nel goriziano sia sulle Prealpi Giulie in Provincia di Udine. ...
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Riassunto Gli Autori fanno una breve panoramica delle conoscenze sullo sciacallo dorato in Italia, aggiornandola a fine settembre 2021. La specie è attual-mente diffusa in tutta l'Italia settentrionale, a Sud almeno fino alla Provincia di Ravenna. In questa vasta zona della Penisola Italiana si stima siano ormai presenti 196-250 esemplari suddivisi in almeno 37-47 gruppi riproduttivi territoriali. La sorveglianza sanitaria di questi animali sembra per ora indicare buone condizioni di salute delle popolazioni. In Italia la specie non solleva forte allarme sociale, nonostante locali sospetti di conflitto con la zootecnia e l'attività venatoria. In Italia la specie è integralmente protetta dalla LN 157/92 e per il momento gode di discreto apprezzamento popolare. In questo paese la specie è fortemente antropofila sia dal punto di vista ambientale, sia trofico. I suoi principali problemi di conservazio-ne in questo paese sono gli investimenti stradali e il bracconaggio, esercitato sia con le armi da fuoco, sia con pesticidi e la competizione intra-guild con il lupo. La sua espansione verso Sud potrebbe essere limitata proprio dall'equilibrio con quest'ultimo. Abstract An updated overview about Canis aureus in Italy The Authors make an updated overview about Canis aureus in Italy summarizing all the data available up to September 2021. At present the species is distributed in the whole northern Italy, to the South reaching at least the Province of Ravenna. In this wide area of Italian Peninsula it was possible to estimate the presence of about 196-250 specimens, subdivided in at least 37-47 reproductive territorial groups. The health surveillance of Italian jackals up to now seems to indicate a good sanitary condition of the populations from northeastern Italy. In Italy the species does not cause strong social alarm, despite suspected overestimated local conflicts with agriculture, livestock and game species. It is nominally protected by Italian National Law 157/192 and for the moment it enjoys some popular appreciation. In the whole country the species is highly anthropophilic both from environmental and trophic point of views. The main conservation problems of Canis aureus in Italy are road accidents and poaching, this last conducted with weapons, traps and poisons, and the intra-guild competition with grey wolves. Its further expansion to the South in Italy may be limited in the future by ecological balance with the latter. Premessa Il recente arrivo dello sciacallo dorato in Italia si inserisce nell'ampio quadro di conoscenze sulle penetrazioni fauni-stiche post-glaciali da oriente. La faina (Martes foina), per fare soltanto un esempio, è comparsa in Europa occidenta-le soltanto negli ultimi 6.000-8.000 anni (Stubbe, 1993), probabilmente grazie alla neolitizzazione delle popolazioni indo-europee di queste zone. Tuttavia, mentre il percorso di questo mustelide sinantropico di provenienza medio-orien-tale è stato ricostruito grazie allo studio di reperti sub-fossili, l'arrivo di Canis aureus si svolge sotto i nostri occhi e rappre-senta un caso di studio privilegiato per comprendere le varia-bili biotiche e abiotiche che ne condizionano l'espansione. Questa è la ragione del grande interesse che la specie sta susci-tando anche in Italia, con un aumento esponenziale dei dati disponibili, pubblicati e non. Scopo di queste righe è fornire una prima incompleta siste-matizzazione di questa vasta trama di conoscenze, ancora poco limate, in rapida evoluzione e per certi versi ancora con-traddittorie. Esse si devono alle ricerche del Museo Friulano di Storia Naturale di Udine, che segue l'espansione della spe-*Dedicato a Fabio Perco (1946-2019), alla cui poliedrica sensibilità naturalistica si devono i primi dati su Canis aureus in Italia.
... Finally, the Tagliamento Valley is a typical mountain area located in the northern part of the region in the Alps (Table 1). The presence of both the golden jackal and the red fox was ascertained in every study area before the beginning of this research [37][38][39][40]. In particular, golden jackal reproduction was confirmed in the Karst since the early 1990s, while it was documented more recently (2010) in the Tagliamento Valley and the Magredi area [40]. ...
... The presence of both the golden jackal and the red fox was ascertained in every study area before the beginning of this research [37][38][39][40]. In particular, golden jackal reproduction was confirmed in the Karst since the early 1990s, while it was documented more recently (2010) in the Tagliamento Valley and the Magredi area [40]. According to the National Law 157/92, golden jackal hunting was forbidden, but red fox hunting was allowed in autumn-winter. ...
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Background Two coexisting species with similar ecological requirements avoid or reduce competition by changing the extent of their use of a given resource. Numerous coexistence mechanisms have been proposed, but species interactions can also be aggressive; thus, generally a subordinate species modifies its realized niche to limit the probability of direct encounters with the dominant species. We studied niche partitioning between two sympatric wild canids in north-eastern Italy: the golden jackal and the red fox, which, based on competition theories, have a high potential for competition. We considered four main niche dimensions: space, habitat, time, and diet. Results We investigated three study areas monitoring target species populations from March 2017 to November 2018 using non-invasive monitoring techniques. Red fox presence was ascertained in every study area, while golden jackal presence was not ascertained in one study area, where we collected data regarding wolf presence. Considering the two target species, we observed partial diet partitioning based on prey size, with the golden jackal mainly feeding on wild ungulates and the red fox mainly feeding on small mammals. The two canids had an extensive temporal overlap along the diel cycle, having both predominant crepuscular and nocturnal activity patterns, but marked spatial partitioning and differential use of habitats. The golden jackal proved to be specialist concerning the habitat dimension, while the red fox resulted completely generalist: the former selected less human-modified habitats and avoided intensively cultivated lands, while the latter was present in all habitats, including intensively cultivated lands. Conclusions The observed partitioning might be due partially to some ecological adaptations (e.g. specialist vs. generalist use of resources) and specific behaviours (e.g. cooperative vs. solitary hunting) and partially to the avoidance response of the red fox aimed at reducing the probability of direct encounters with the golden jackal.
... Several factors may be behind the recent expansion in distribution, primarily, changes in land use and absence of apex predators (Fabbri et al., 2014;Ranc et al., 2022). Alongside the expansion of golden jackal's range and density within FVG (Lapini et al., 2018) and the whole Italian peninsula, its epidemiological role as reservoir in the transmission of parasitic pathogens increases, justifying an intensification of health surveillance of this species. Parasitic infections, particularly helminths, are frequent in golden jackals and are reported across multiple locations (Gavrilović et al., 2019;Gherman and Mihalca, 2017;Veronesi et al., 2023). ...
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This study reports the first co-infection of Angiostrongylus vasorum and Dirofilaria immitis, two nematodes affecting canid cardiopulmonary systems, in golden jackals (Canis aureus) in Italy. Data on golden jackal carcasses, recovered in Friuli Venezia Giulia (Italy) from 2020 to 2023, were recorded using InfoFaunaFVG wildlife monitoring network. Out of 60 necropsied golden jackals, 24 tested positive for either pathogen, with 3 animals displaying co-infection. Pathological findings included verminous pneumonia, abdominal and thoracic bleeding, and adult individuals in the heart and pulmonary arteries. The recent expansion of the golden jackal in northern Italy may favour the establishment and spread of these nematodes, posing challenges for disease containment and surveillance. Given the increasing prevalence of angiostrongylosis and cardiopulmonary dirofilariosis in Europe, health monitoring of wild canids is essential to reduce their potential impact.
... Roadkill observations and even surveys are increasingly used to monitor and update species distribution, e.g., [30][31][32][33][34], by means of citizen science, e.g., [35][36][37]. Individual hobbyists and wildlife enthusiasts have greatly increased in the last 30 years, and the majority of them upload opportunistic records to online platforms [38][39][40], including projects on road mortality [35,41,42]. ...
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Monitoring the presence and distribution of alien species is pivotal to assessing the risk of biological invasion. In our study, we carried out a worldwide review of roadkill data to investigate geographical patterns of biological invasions. We hypothesise that roadkill data from published literature can turn out to be a valuable resource for researchers and wildlife managers, especially when more focused surveys cannot be performed. We retrieved a total of 2314 works published until January 2022. Among those, only 41 (including our original data) fitted our requirements (i.e., including a total list of roadkilled terrestrial vertebrates, with a number of affected individuals for each species) and were included in our analysis. All roadkilled species from retrieved studies were classified as native or introduced (domestic, paleo-introduced, or recently released). We found that a higher number of introduced species would be recorded among roadkill in Mediterranean and Temperate areas with respect to Tropical and Desert biomes. This is definitely in line with the current knowledge on alien species distribution at the global scale, thus confirming that roadkill datasets can be used beyond the study of road impacts, such as for an assessment of different levels of biological invasions among different countries.
... Nello scorso decennio ha avuto inizio la colonizzazione delle pianure dell'Italia settentrionale: nel 2015 è stata accertata la riproduzione della specie nella zona dei Magredi (alta pianura pordenonese) e nel 2018 nelle golene del torrente Torre (alta pianura udinese). A partire dal 2017 gli sciacalli hanno oltrepassato il fiume Po (Lapini et al., 2018) e nel 2020 sono stati osservati i primi gruppi nella Pianura Padana: uno tra Verona e il Lago di Garda e uno alla periferia nord di Parma , mentre in Lombardia e in Piemonte eventi riproduttivi devono ancora essere verificati. In questa fase della colonizzazione il tasso d'incremento medio annuo della popolazione italiana è stato stimato attorno al 15-20% (Lapini, 2021). ...
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Riassunto – La messa in opera di alcune foto-trappole sul basso corso del torrente Torre (pianura orientale del Friuli Venezia Giulia), utilizzate in modo opportunistico in un periodo compreso tra febbraio e giugno 2021, ha permesso di raccogliere alcune osservazioni aneddotiche sulla biologia dello sciacallo dorato europeo (Canis aureus moreoticus) e trarne alcune conclusioni descrittive. Lo studio con le foto-trappole si è svolto principalmente nei pressi dei sistemi ipogei scavati dal tasso (Meles meles), che come noto vengono sfruttati sia dalla volpe rossa (Vulpes vulpes) sia dallo sciacallo dorato (Canis aureus). Le osservazioni presentate in questa nota si riferiscono a due diverse coppie di sciacalli dorati. Una di esse ha selezionato uno dei sistemi di tane controllati attraverso le foto-trappole per la nascita e l'allevamento dei cuccioli, fornendo varie informazioni di valore aneddotico relative alla biologia riproduttiva questa specie. Ad esempio è stato possibile individuare con precisione la data del parto, il periodo in cui i cuccioli sono usciti dalle tane e il loro numero e osservare alcune dinamiche sociali di particolare interesse. L'altra coppia non ha occupato nessuna delle tane note nell'area, ma è stata ripresa in prossimità di tane occupate dal tasso e dalla volpe e su altri punti di alimentazione e di passaggio, suggerendo un quadro non ancora chiaro di simpatria tra volpe e sciacallo dorato nella pianura orientale del Friuli Venezia Giulia. Lo studio descrive i comportamenti osservati e offre possibili spunti di riflessione su alcuni aspetti della biologia e dell'ecologia dello sciacallo dorato che potrebbero essere approfonditi mediante il camera trapping. Parole chiave: Canis aureus, riproduzione, foto-trappolaggio, Italia nordorientale. Abstract –The opportunistic use of camera traps between February and June, 2021 in the lower course of River Torre (Eastern plain of the Region Friuli Venezia Giulia), enabled to collect a number of anecdotal observations about the biology of the European golden jackal (Canis aureus moreoticus) and to draw some desctriptive conclusions. The study with camera traps was mainly carried out near the underground systems excavated by the European badger (Meles meles), called 'setts' which are known to be used by both the red fox (Vulpes vulpes) and the golden jackal (Canis aureus). The observations presented in this note refer to two different pairs of golden jackals. One of them selected one of the camera traps-monitored setts for the birth and the rearing of their pups, thus providing various information of anecdotal value on the reproductive biology of the species. For example, it was possible to accurately identify the date of birth, the period in which the pups came out of the dens and their number, and to observe some social dynamics of particular interest. The other pair didn't occupy any of the setts known in the area, but were filmed near setts occupied by badgers and/or foxes and in other feeding and passage spots, suggesting a still-unclear picture of sympatry between red fox and golden jackal in the Eastern plain of the Region Friuli Venezia Giulia. The study describes the observed behaviors and offers possible food for thought about some aspects of golden jackal biology and ecology which could be investigated by the means of Camera Trapping.
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We report the first observations of the golden jackal on the Tuscan Apennines (Italy). We observed two individuals 15 times in the district of Prato, between 21 November 2021 and 5 January 2022. Their presence has been assessed through camera traps at the edge of an urbanized area. The southernmost presence data for Italy reported in the literature is documented for Emilia-Romagna, about 200 km north from Prato, while a recent unpublished report records its presence in northern Lazio, about 300 km south. These observations highlight the need to increase the research effort to monitor the expansion of the golden jackal along the Italian peninsula more efficiently.
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Vertebrati terrestri della zona di Venzone (anfibi, rettili, MaMMiferi) 89 Vençon, XCViii Congrès, Vençon, ai 17 di otubar dal 2021, par cure di aldo di bernardo, Paola fontanini, fausto stefanutti, Udine, società filologica friulana, 2021. isbn 978-88-7636-360-3 Vertebrati terrestri della zona di Venzone (anfibi, rettili, MaMMiferi) lUCa laPini, Cristina CoMUzzo, MarCo faValli, fUlVio Genero Premessa Lo studio della zoologia di piccoli comparti ammini-strativi del territorio non è una novità nella Regione Friuli Venezia Giulia, ed è stato promosso sia da alcune amministrazioni comunali, sia da diverse aree protette. La funzione di questi studi locali è notevole e serve a portare al pubblico e agli amministratori informazio-ni altrimenti disperse in diverse pubblicazioni scien-tifiche di settore. Essi servono a stimolare ulteriori approfondimenti locali, provocando nel contempo una crescita della consapevolezza delle esigenze di conservazione e protezione della biodiversità, che dev'essere senza alcun dubbio il principale scopo delle attività di ricerca biologica in questo periodo di crisi ambientale globale. Ciò è tanto più necessario in un momento in cui la politica dell'Impact Factor rende sempre più arduo re-perire dati di base nella letteratura specialistica. Fanno sovente eccezione a questa tendenza le riviste dei Musei di Storia Naturale, alle quali è demandata la funzione di raccogliere e tesaurizzare i dati di base necessari alla gestione eco-compatibile del territorio. Le informazioni riferite in queste pagine costituiscono soltanto una breve sintesi delle notizie certe sin qui disponibili, tratte da pubblicazioni di settore di buon livello e da numerose informazioni originali. Il lavoro si pone questo duplice fine: 1. Aggiornare il quadro sistematico delle presenze faunistiche registrate nel Comune di Venzone con una Checklist aggiornata alla più recente evoluzio-ne delle conoscenze tassonomiche; 2. Fornire informazioni monografiche di dettaglio su qualche specie di particolare importanza per il pubblico attraverso alcuni box tematici dedicati a singole specie. Se riusciremo a stimolare la curiosità dei lettori avre-mo raggiunto il nostro obiettivo, perché se diventa una regola tutelare la biodiversità di casa nostra, sarà più facile passare dal locale al globale, anche in un mondo inquinato dai nostri scarti e saccheggiato dai nostri desideri. anfibi e rettili (L. Lapini) Per la loro stretta dipendenza dalle acque superficia-li lentiche (stagnanti) e lotiche (correnti), gli anfibi sono certamente il gruppo di vertebrati terrestri più sensibile alle manomissioni del territorio e alle più di
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The paper update to 1992 some new data about Canis aureus in Italy, together with the first data about this species in Italy, referred to 1984.
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Interspecific hybridization is relatively frequent in nature and numerous cases of hybridization between wild canids and domestic dogs have been recorded. However, hybrids between golden jackals (Canis aureus) and other canids have not been described before. In this study, we combined the use of biparental (15 autosomal microsatellites and three major histocompatibility complex (MHC) loci) and uniparental (mtDNA control region and a Y-linked Zfy intron) genetic markers to assess the admixed origin of three wild-living canids showing anomalous phenotypic traits. Results indicated that these canids were hybrids between golden jackals and domestic dogs. One of them was a backcross to jackal and another one was a backcross to dog, confirming that golden jackal–domestic dog hybrids are fertile. The uniparental markers showed that the direction of hybridization, namely females of the wild species hybridizing with male domestic dogs, was common to most cases of canid hybridization. A melanistic 3bp-deletion at the K locus (β-defensin CDB103 gene), that was absent in reference golden jackal samples, but was found in a backcross to jackal with anomalous black coat, suggested its introgression from dogs via hybridization. Moreover, we demonstrated that MHC sequences, although rarely used as markers of hybridization, can be also suitable for the identification of hybrids, as long as haplotypes are exclusive for the parental species.
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Riassunto. Trappolaggio fotografico dello sciacallo dorato (Canis aureus moreoticus): dati dal Carso italiano (Italia nord-orientale, provincia di Gorizia). Gli autori forniscono alcune prime valutazioni descrittive sull'efficienza del trappolaggio fotografico nello studio dello sciacallo dorato nell'Italia nord-orientale, evidenziando alcuni aspetti che possono essere studiati utilizzando questa tecnica. Tra 2012 e 2013 sono state condotte diverse sessioni di trappolaggio fotografico in un'area del Carso isontino (Friuli-Venezia Giulia, Italia nord-orientale) frequentata dallo sciacallo dorato europeo (Canis aureus moreo-ticus). Durante l'indagine sono state riprese nove diverse specie di meso e macro mammiferi selvatici, usando un numero variabile di trappole fotografiche digitali (2-4) poste in punti adatti al passaggio di animali, tese con o senza esca. Lo sciacallo dorato è stato ripreso 79 volte in nove differenti stazioni dell'area di ricerca, sia in gruppo, sia individualmente. Le riprese hanno fornito discrete informazioni sui ritmi di attività giornaliera della specie e hanno consentito di verificarne la riproduzione sia nel 2012, sia nel 2013, restituendo immagini di cuccioli dell'anno. Nell'area di studio lo sciacallo dorato è sintopico con altri carnivori di media taglia, quali la faina (Martes foina), il tasso (Meles meles), la volpe (Vulpes vulpes) e il gatto selvatico (Felis silvestris silvestris), tuttavia i dati raccol-ti sembrano individuare discrete interferenze con alcuni di essi. La volpe, ad esempio, impara rapidamente ad evita-re i luoghi più frequentati dal gruppo riproduttivo di sciacalli ed è stato anche possibile documentare l'uccisione di una faina da parte di una coppia di sciacalli dorati. Summary. The Authors gather some descriptive evaluations about the efficiency of camera trapping in the studies of the golden jackal in northeastern Italy, identifying some topics which can be studied by using this technique. From August, 2012 to November, 2013 two sessions of camera trapping were conducted in an area of the Italian Karst (Friuli-Venezia Giulia, northeastern Italy) inhabited by the European golden jackal (Canis aureus moreoti-cus). During these surveys nine different species of medium and large sized wild mammals were recorded by using simultaneously a variable number of digital trail cameras (2-4, both baited and unbaited), located in points suitable for animal passages. Seventy-nine photo-trapping records of golden jackal were obtained in nine different locations, frequented by both single specimens or reproductive groups. These records gather good information about the daily activity rhythms of the golden jackals, ascertaining their reproduction both in 2012 and in 2013, due to the photo-trapping of various cubs of the year. In the study area the golden jackal cohabits with the stone marten (Martes foina), the badger (Meles meles), the red fox (Vulpes vulpes) and the European wildcat (Felis silvestris silvestris), but our photo-trapping studies seems to indicate various interferences with some of them. The red fox, for example, rapidly learns to avoid the places particularly frequented by a reproductive group of golden jackals, and it was also possible to record the killing of a stone marten by a golden jackal pair.
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The golden jackal, widely distributed in Europe, Asia and Africa, is one of the less studied carnivores in the world and the genetic structure of the European populations is unknown. In the last century jackals strongly declined mainly due to human persecution, but recently they expanded again in eastern Europe. With the aim to determine the genetic structure and the origin of expanding jackals, we analyzed population samples obtained from Bulgaria, Serbia, Croatia (Dalmatia and Slavonia) and individuals sampled in north-eastern Italy. Samples were typed at the hypervariable part of the mitochondrial DNAcontrol- region (mtDNACR1) and at 15 canine autosomal microsatellite loci (STR), and analyzed using multivariate, Bayesian and landscape genetic methods. The mtDNA CR1 was monomorphic, showing a single haplotype shared among all the populations. The STR loci were variable, with 2–14 alleles and intermediate values of heterozygosity (Ho = 0.47; He = 0.51). Genetic diversity was significantly partitioned (hST = 0.07; P<0.001) and the populations were partially distinct, perhaps in consequence of recent fragmentations. Jackals from Dalmatia were the most genetically differentiated. Assignment testing and gene flow analyses suggested that jackals colonizing Italy have admixed origins from Dalmatian and Slavonian populations. They are not first generation migrants, suggesting that dispersal towards north eastern Italy is a stepping-stone process. Golden jackal and wolf colonization patterns might be different, with prevalent short-distance dispersal in jackals versus prevalent long distance dispersal in wolves. The admixed origin of jackals in the Alps ensures abundant genetic variability, which may enhance adaptive fitness and expectancy of population growth. The intersections between Dinaric–Balkan and Eastern Alps are areas of population expansion and admixture, highlighting their conservation, ecological and evolutionary values.
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Golden jackals (Canis aureus) have been recorded in the Slovenian Julian pre-Alps for more than 50 years. In recent years, however, a substantial increase in sightings of golden jackalshas been recorded in the area around the town of Bovec. During the present study we gathered information through interviews with local hunters and other residents and conducted a basic questionnaire on their opinion about this expanding carnivore. In addition, we performed monitoring of jackals with the use of acoustic playback method, photo-traps and searching for footprints and other signs of jackal presence. We also reviewed the database of the reported jackal depredations on livestock at the Bovec Forest Service. In total, we conducted 31 interviews and gathered information on 100 records of jackal presence from 2009 to 2012. The questionnaire showed a negative attitude toward jackal among local hunters. Using acoustic methods, we were unable to confirm the presence of a territorial jackal group, but we did detect jackals on 26 photographs made with photo-traps at one location. During the study, two jackals were killed by car and we collected tissue samples for potential future genetic analysis. Official records of depredations showed high increase in assumed jackal attacks on sheep, but we could not confirm if or how many of these depredations were actually caused by jackals. Further studies are needed to understand the real extent of jackal predation on domestic and wild ungulates, as well as the origin and development of this new jackal group(s) in the Julian pre-Alps.
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We studied the influence of agricultural villages on space-use patterns of golden jackals (Canis aureus Linnaeus) in the Mediterranean region of Israel. Villages in our research area attract jackals due to poor sanitation conditions in and around villages. As resources in these villages are abundant and predictable, we expected that space-use patterns of jackals near those villages, including home-range characteristics and movement paths, would differ from those of jackals inhabiting more natural areas. Using radio-locations from 16 individuals (8 near villages and 8 from more natural areas), we found that mean home-range size of jackals close to villages was 6.6 ± 4.5 km2, smaller than mean home-range size of jackals in more natural areas (21.2 ± 9.3 km2, P = 0.001). Similarly, core area size of jackals near villages was 1.2 ± 0.92 km2, compared to 3.5 ± 1.6 km2 for individuals inhabiting more natural areas (P = 0.004). The core area/home-range ratio was greater for jackals near villages than for those occupying more natural areas (0.122 ± 0.045 vs. 0.095 ± 0.037, respectively, P = 0.004). Jackals moved little during the day, with day ranges smaller for jackals near villages than away from them (1.65 ± 0.67 vs. 7.5 ± 5.6 km2, respectively, P = 0.028). However, jackals near villages moved as much at night as did jackals in more natural areas, although movement was in a less directional manner. Changes in distribution and predictability of resources due to anthropogenic activity affect not only the home-range size of jackals, but also how they utilize and move through space. © 2011 The Wildlife Society.
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Small, scattered, but resident, populations of Golden Jackal Canis aureus occur along the coasts of the Balkan Peninsula. The bulk of these European Jackals is concentrated in the eastern parts of the Peninsula, mainly in Bulgaria. The northern border of the resident population lies along the Danube in the Walachian Plain of Romania, and in Srem (Yugoslavia). Vagrants may appear far outside the Balkans in north-eastern Italy, Slovenia, Austria, Hungary and Slovakia. Whilst the species is in decline in Greece, it has expanded its area in Bulgaria from = 2400 km2 in 1962 to 80 000 km2 in 1985, i.e. a 33-fold range increase within 23 years.
-Prime osservazioni italiane di attività predatoria da parte dello sciacallo dorato (Canis aureus) su ovini domestici nel Carso goriziano
  • M Benfatto
  • S Pesaro
  • D Samsa
  • C Comuzzo
  • S Filacorda
Benfatto M., Pesaro S., Samsa D., Comuzzo C. & Filacorda S., 2014 -Prime osservazioni italiane di attività predatoria da parte dello sciacallo dorato (Canis aureus) su ovini domestici nel Carso goriziano. In: Imperio S., Mazzaracca S., Preatoni D. G. (Cur.), 2014. IX Congr. It. Teriologia. Civitella Alfedena (AQ), 7-10 Maggio 2014. Hystrix, the Italian Journal of Mammalogy 25 (Supplement): 89.
2018-Descrizione di un episodio di avvelenamento di esemplari di sciacallo dorato (Canis aureus moreoticus). 36èmes Rencontres du GEEFSM
  • M Bregoli
  • S Pesaro
  • P Beraldo
  • S Filacorda
  • Y Fanin
  • L Bille
  • L Lapini
  • P Benedetti
  • G Binato
Bregoli M., Pesaro S., Beraldo P., Filacorda S., Fanin Y., Bille L., Lapini L., Benedetti P. & Binato G., 2018-Descrizione di un episodio di avvelenamento di esemplari di sciacallo dorato (Canis aureus moreoticus). 36èmes Rencontres du GEEFSM 2018, Réserve d'Orlu, Dep. de l'Ariège, France, Recueil de Résumés: 9.
Handbuch der Säugetiere Europas. raubsäuger (Teil I)
  • A Demeter
  • N Spassov
Demeter A.& Spassov N., 1993 -Canis aureus Linnaeus, 1758 -Schakal, Goldschakal. In: Stubbe M. & Krapp F. (Cur.), 1993. Handbuch der Säugetiere Europas. raubsäuger (Teil I). Aula-Verlag, Wiesbaden: 107-138.