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LE
MISURE
DELL’ARCHITETTURAvolume 8/n.15 - luglio 2015
ISSN 1828-5961
DISEGNARECON
http://disegnarecon.univaq.it
Marinella Arena
Ricercatore in Disegno, Dottore di Ri-
cerca in Rilievo e Rappresentazione,
docente del corso di laurea in Archi-
tettura dell’Università di Reggio Ca-
labria. Ha partecipato a diverse ricer-
che nazionali e internazionali relative
alle architetture vernacolari in Italia e
nei paesi del Maghreb. Ha coordinato
campagne di rilevamento in Tunisia e
in Marocco.
La Caolica di Slo. Rilievo e rileura di un monumento bizanno.
La Caolica di Slo, uno dei massimi monumen
calabresi, è la più alta tesmonianza della seco-
lare inuenza bizanna sulla regione. L’impianto
a croce greca inscria in un quadrato, con le sue
cinque cupole, denuncia la sua appartenenza ad
una tradizione architeonica picamente orien-
tale. Pur se costruita in una remota provincia
dell’Impero, la Caolica non è espressione di
un’arte povera; le poeche piche dell’architeu-
ra bizanna si manifestano tue con originalità.
Il primo paragrafo, scrio da Domenico Media,
analizza le geometrie meendole in relazione
con quelle di analoghi edici coevi (X-XI secolo).
Il secondo paragrafo, scrio da Marinella Arena,
evidenza le diormità costruve rispeo alla for-
ma teorica. Il terzo paragrafo, scrio da Daniele
Colistra, cerca di individuare le rappresentazioni
storiche della Caolica che hanno inuenzato
maggiormente l’immaginario collevo.
Daniele Colistra
Dottore di Ricerca in Rilievo e Rappre-
sentazione dell’Architettura, dal 2005 è
professore associato di Disegno pres-
so l’Università Mediterranea di Reggio
Calabria. Targa d’Argento dell’Unione
Italiana per il Disegno (2002), è autore
di numerose pubblicazioni sui temi del
disegno, dell’analisi grafica e della co-
municazione multimediale.
The Caolica di Slo, one of the greatest monu-
ments of Calabria, is the most important example
of the secular Byzanne inuence on this region.
The Greek cross inscribed in a square, with its ve
domes, denounces his connecon with an archi-
tectural style of oriental origin. Although built
in a remote province of the Empire, the Catho-
lic is not the expression of a poor art; all poecs
typical of Byzanne architecture are manifested
with originality. The rst paragraph, wrien by
Domenico Media, analyzes the geometries and
correlates with contemporary buildings (X-XI cen-
tury) and similar in size and shape. The second
paragraph, wrien by Marinella Arena, highlights
the dierences of construcon compared to the
theorecal form. The third paragraph, wrien by
Daniele Colistra, reviews some representaons of
the monument trying to idenfy those who most
inuenced the collecve imaginaon.
The Catholic of Slo. Survey and analysis of a Byzanne monument.
parole chiave: Calabria, architeura bizanna, pianta
a quinconce, rilievo strumentale, analisi geometrica,
decorazioni tarsiche.
key words: Calabria, byzanne architecture, quincun-
cial plant, instrumental survey, geometric analysis,tar-
sic decoraons.
Domenico Mediati
Dottore di ricerca in Rilievo e Rappre-
sentazione dell’architettura e dell’am-
biente presso l’Università Federico II di
Napoli, Ricercatore in Disegno presso
l’Università Mediterranea di Reggio
Calabria. I suoi interessi scientifici
sono rivolti all’analisi dell’architettura
attraverso il disegno, in un tenttivo di
integrazione tra storia, geometria e tec-
nologie digitali.
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MISURE
DELL’ARCHITETTURAvolume 8/n.15 - luglio 2015
ISSN 1828-5961
DISEGNARECON ARENA, COLISTRA, MEDIATI
La Cattolica di Stilo. Rilievo e rilettura di un monumento bizantino.
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La Caolica di Slo, uno dei massimi monumen cala-
bresi, sorge arroccata sulle pendici del monte Consoli-
no. I suoi volumi, caraerizza da singolari decorazioni
tarsiche, si stagliano sullo sfondo del cielo e della valla-
ta dello Slaro. Un’esile stradina, scavata sulla falda del
monte, conduce al suo varco d’accesso – posto a meri-
dione – mentre le tre absidi sono rivolte ad oriente, in
direzione del paese e della vallata soostante (Fig. 1).
La sua datazione è controversa, generalmente inqua-
drata tra la ne del X e gli inizi del XI secolo, comunque
prima della conquista normanna della Calabria. Anche
l’originaria desnazione del monumento appare in-
certa. Alcuni studiosi ritengono che fosse annessa alla
chiesa madre; altri – e tra ques Arnaldo Vendi – at-
tribuiscono al monumento il signicato di καθολικόν,
ovvero chiesa principale di un monastero o di una serie
di laure presen nel circondario.
Nell’Italia meridionale altre due chiese, sia pur senza
raggiungere la ricchezza espressiva della Caolica di
Slo, ripropongono analoghe caraerische formali
e dimensionali: San Marco a Rossano e San Pietro ad
Otranto. Esse sono accomunate dall’adozione di un im-
pianto centrico a croce greca inscria in un quadrato
– denito a quinconce – che denuncia la chiara appar-
tenenza ad una tradizione architeonica picamen-
te bizanna e si propone come replica, adaata alle
peculiarità locali, di schemi pologici diusi in terra
greca, prevalentemente nel periodo medio e tardo-bi-
zanno. Rispeo alle due chiese calabresi, S. Pietro si
disngue per una minore estensione dei quaro vani
angolari rispeo allo spazio cupolato centrale e per la
loro copertura con volte a boe invece che con cupole
emisferiche.
Un’analisi basata sull’aspeo esclusivamente icno-
graco porterebbe a considerazioni inesae. La con-
gurazione spaziale di molte delle chiese greche che
adoano lo schema planimetrico a quinconce presenta
diormità non trascurabili rispeo alle due chiese ge-
melle calabresi. In molte di esse (si ricordano tra le al-
tre il Monastero di Costanno Lips a Costannopoli, la
Chiesa del Myrelaion a Costannopoli, la Panagia tõn
Chalkeõn a Tessalonica, la Chiesa della Theotokos nel
monastero di S. Luca), su di un impianto planimetrico
analogo a quello delle chiese di Slo e Rossano, i quat-
tro vani angolari vengono coper con volte a crociera
(Fig. 2). Nelle due chiese calabresi, invece, essi presen-
tano una denizione dello spazio interno più arcolata:
al posto delle volte a crociera si ritrovano quaro cupo-
le d’angolo emisferiche su tamburi cilindrici, sorre da
pennacchi sferici. È una replica dell’impianto cupolato
posto sul vano centrale in corrispondenza dell’incrocio
dei bracci della croce (Fig. 2c). È chiaro che tali dior-
mità trasformano in maniera determinante la percezio-
ne della spazialità interna. Nella chiesa di Slo non vi è
uno spazio baricentrico con un punto di vista privilegia-
to ma in essa si determinano cinque possibili baricentri
ed altrean pun di osservazione gerarchicamente
dispos, seppur raccorda da una comune visione glo-
bale dello spazio.
Analogo schema a croce greca inscria con cinque
cupole si riscontra nella Panagia Cosmosoteira a Pher-
rai e in S. Giorgio della Mangana a Costannopoli. In
entrambi i casi, però, è evidente un più forte rapporto
gerarchico, accentuato dalla minore espansione de-
gli spazi angolari rispeo a quello baricentrico, il che
determina un diametro minore delle cupole angolari
rispeo a quella centrale (Fig. 2b). È un’organizzazio-
ne spaziale più arcolata, in cui l’integrazione tra i vari
moduli spaziali viene ostacolata dalla presenza di cor-
posi se murari in S. Giorgio e di voluminosi pilastri
pos vicino alla zona absidale nella Panagia. Diversa è
l’arcolazione dello spazio nella Caolica, dove la pre-Fig. 1 - Vista del prospetto sud della Cattolica.
Fig. 2 – Schemi esemplificativi di chiese a quinconce.
a) Monastero di Costantino Lips (Fener-i ‘Isa Cami), Costantinopoli; Chiesa del Myrelaion (Bodrun Cami), Costantinopoli; Panagia ton Chalkeon, Tessalonica;
Chiesa della Theotokos nel monastero di S. Luca, Osios Lukas.
b) Panagia Cosmosoteira, Pherrai; S. Giorgio della Mangana, Costantinopoli.
c) S. Marco, Rossano Calabro; Cattolica, Stilo.
senza di quaro esili colonne in marmo, che contribu-
iscono a sorreggere il complesso sistema delle cupole,
non impedisce una percezione simultanea di parte dei
moduli spaziali che deniscono l’involucro interno.
Altra non trascurabile dierenza è data dal rapporto
ELEMENTI D’IDENTITÀ: FORMA, GEOMETRIA,
DECORI.
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La Cattolica di Stilo. Rilievo e rilettura di un monumento bizantino.
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dimensionale tra le due chiese calabresi le due poste
sulla sponda opposta del Mediterraneo. La Caolica di
Slo potrebbe essere contenuta entro il modulo cen-
trale delle due chiese di Pherrai e di Costannopoli. Di-
versa sarà, di conseguenza, la percezione dello spazio
interno. La costrizione entro spazi più rido avvicina,
difa, l’osservatore ai limi delle superci interne che,
di conseguenza, segnano lo spazio con la loro forte pre-
senza e lo caricano di tensioni.
La Caolica di Slo, rispeo a San Marco a Rossano e a
San Pietro ad Otranto, si dierenzia per la complessità
dell’apparato tarsico che ne decora le superci ester-
ne. È proprio questa caraerisca che conferisce al
monumento quella ricchezza cromaca e geometrica
pica di chiese ani costruite in terre d’Oriente. La
sapienza costruva e decorava, che si esprime nella
ricca arcolazione delle superci della Caolica, ne fa
un unicum per l’Italia meridionale. L’uso esclusivo di
elemen laterizi1 e la cura dedicata alla loro messa in
opera, denunciano il caraere non vernacolare di tale
monumento e la rilevanza religiosa e sociale che tale
costruzione doveva avere nel suo contesto storico.
All’essenziale nudità del blocco di base, segnato da ri-
corsi orizzontali di maoni, fa da contrappunto il vivace
arcolarsi delle cinque cupole, arricchito dal prezioso
e accurato traamento delle superci cilindriche dei
tamburi. La matrice geometrica struurante per il di-
segno di tali paramen è data da eliche cilindriche che,
avvolgendosi al tamburo nelle due direzioni opposte,
descrivono una maglia entro la quale si collocano delle
lastrelle quadrate in coo, di dimensione pari a 10x10
cm (Figg. 3-5). Il Vendi aerma che in origine tali la-
strelle fossero di diverso colore, determinando […] spi-
rali di dicrome a zig-zag, purtroppo oggi non più visibili
ovunque, per la sostuzione del materiale originario
con altro più uniforme2.
Il disegno dei paramen murari viene sapientemen-
te interroo dall’introduzione – nelle quaro cupole
d’angolo – di alcune monofore sormontate da archi a
tuo sesto, che divengono bifore nella cupolea cen-
trale. In quest’ulma l’evidente slancio in altezza viene
soolineato dall’introduzione di un’ulteriore fascia di
decorazione a losanghe tra gli archi delle bifore e la
cornice di coronamento del tamburo. Il gioco decora-
vo viene arricchito dall’introduzione di ricorsi di laterizi
alterna a maoni dispos a den di sega che, avvol-
gendo l’intera supercie cilindrica, ruotano intorno agli Figg. 3,4 - Stilo, Cattolica. Individuazione delle matrici geometriche dei paramenti murari: foto frontale con costruzione dell’elica cilindrica; assonometria della
maglia di eliche cilindriche.
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La Cattolica di Stilo. Rilievo e rilettura di un monumento bizantino.
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archi delle bucature e si ripropongono con un ulteriore
ricorso posto al di soo dei coppi di copertura. Traa-
mento cromaco tramite il sapiente uso dei laterizi e
ricorsi di maoni dispos a den di sega, esprimono
una forte aderenza ai modelli tarsici delle architeure
religiose di Costannopoli e delle sue province.
Appare chiaro, pertanto, che pur essendo sorta in una
remota provincia dell’Impero la Caolica di Slo non
può considerarsi come espressione di un’arte povera
e marginale. Pur nelle ridoe dimensioni e nell’estre-
ma modesa dei mezzi, rivela un controllo dell’edicio
estremamente aento ai rappor proporzionali e spa-
ziali. Alcune apparen imperizie potrebbero sembrare
anomalie costruve: il vano d’ingresso non allineato
con l’asse della volta a boe; la vistosa deformazione
dell’angolo di sud-ovest; il piano della facciata d’in-
gresso non ortogonale alla direzione della volta a boe
centrale (Figg 6, 7). Tali episodi, però, potrebbero non
essere semplicemente addebita ad un’insipienza co-
struva o ad un’irrisolta necessità di adeguare la co-
struzione alla ristrea conformazione del sito. Come
aerma Corrado Bozzoni, sarebbero piuosto la rispo-
sta al desiderio di guidare l’aenzione dell’osservatore
verso la parete presbiteriale posta sulla destra, facen-
do uso di accorgimen visuali – diusi nella tradizione
tardoanca e medievale – e correzioni oche che mi-
rano ad un’espansione perceva dello spazio verso le
absidi e quindi verso oriente.
Nella Caolica, in diormità con la tradizione bizanna
più aulica, non sono presen opere musive. La deco-
razione delle pare è adata ad areschi di cui oggi
restano poche tracce. Non per questo, però, il tema
della luce e della dissoluzione cromaca, così rilevan-
nelle architeure bizanne, assumono minor valore
nella denizione volumetrica dello spazio interno. La
povertà dei mezzi adoa non va confusa con la rinun-
cia alla qualità architeonica e spaziale, ma risponde
coerentemente all’ideale di povertà ed essenzialità
proprio dagli anacore che costruirono il monumento.
Nell’impossibilità di realizzare uno spazio trascenden-
te, tuo “disciolto nel colore”, mediante mosaici ed
areschi3, nella Caolica si cerca di esaltare uno spa-
zio che, grazie ad un accurato rapporto tra quantà
Fig. 5 – Stilo, Cattolica. Individuazione delle matrici geometriche dei para-
menti murari: proiezioni ortogonali.
Figg. 6, 7 – Stilo, Cattolica. Prospetti meridionale e orientale.
luminose e spaziali, diviene denso di capacità emo-
ve. Il tema picamente bizanno della gradazione lu-
minosa che smaterializza e dissolve nel colore i limi
dello spazio, trova nella Caolica una sua peculiare
applicazione, araverso un’accorta disposizione e un
aento dosaggio delle fon luminose. Tue le bucatu-
re principali, ad esclusione del varco d’accesso e delle
monofore disposte sulle absidi ad oriente, si trovano al
di sopra dell’imposta delle volte: le quaro aperture
sui terminali dei bracci della croce greca; le monofore
sulle cupole d’angolo; le bifore sulla cupola centrale.
In questo modo – nota Corrado Bozzoni – ri sulta esal-
tata la direrice vercale dello spa zio, mentre la zona
inferiore, quella percorsa dai fedeli, rimane sousa da
una chiara penombra di eeo assai misco, al con-
fronto della lumino sità acciecante (al mano) della
parete absidale, cui faceva riscontro un tempo, alla
tremula luce delle candele, lo splendore delle murature
are scate4. Si determina, pertanto, un usso lumino-
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La Cattolica di Stilo. Rilievo e rilettura di un monumento bizantino.
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so dominante che sembra calare dall’alto e crea ee
di penombra e atmosfere avvolgen squarciate dalle
quantà luminose di maggiore intensità provenien-
dalle quaro bifore poste sul tamburo della cupola
centrale. Le più esili monofore presen sulle quaro
cupole angolari – una per ognuna sulle cupole rivolte
verso la parete rocciosa, due sulle altre – non riesco-
no a controbilanciare la maggiore forza spaziale della
luce proveniente dalla cupola mediana. È così, grazie
al dosaggio luminoso, che si ritrova una seppur vela-
ta organizzazione gerarchica, altrimen negata dalla
conformazione dell’impianto icnograco. La divisione
della pianta in nove spazi uguali viene, difa, smenta
da un’accorta disposizione gerarchica delle fon d’illu-
minazione arciale.È evidente che nella Caolica di
Slo, piccola tesmonianza presente in una periferia
dell’Impero, tue le poeche piche dell’architeura
bizanna sono presen e si manifestano con originale
espressività. Arcolazione spaziale, uso sapiente della
luce, accorgimen visuali e correzioni oche, traa-
mento cromaco delle superci, sono caraerische
che ne deniscono l’identà, adeguando al sito, alle
maestranze locali e alla piccola dimensione i temi clas-
sici dell’architeura bizanna (Fig. 8).
Fig. 8 – Stilo, Cattolica. Prospettiva a quadro inclinato da sud-est.
IL RILIEVO STRUMENTALE DELLA CATTOLICA.
ALCUNE CONSIDERAZIONI
Un varco, tre absidi con tre nestre, quaro colonne,
quaro volte a boe con quaro nestre, quaro bifo-
re, cinque cupole, cinque tamburi, sei nestrelle, oo
archi, un cubo, nove moduli. Numeri e geometrie di
un’architeura stereometrica, segnata dalla semplice
regola del quinconce: le cupole, pedine di una dama
immaginaria, si dispongono ai verci di un quadrato e
l’ulma occupa la posizione centrale. Il segno della cu-
pola è controbilanciato dal volume connuo delle vol-
te mentre esili colonne marcano la suddivisione dello
spazio sacro in nove moduli idenci (Fig. 9).
Altre architeure, coeve, dispongono degli stessi ele-
men ed elaborano soluzioni simili. Piante e sezioni
sembrano descrivere la stessa architeura ma, come
spesso accade, la percezione direa dello spazio e lo
studio degli elemen restuiscono un racconto pe-
culiare. La matrice geometrica, algida e immateriale,
prende corpo nel sito, nella materia, negli uomini che
hanno edicato queste forme. La sua rielaborazione è
evidente nell’uso di colonne di spoglio, tribuit sua mar-
mora Roma, o nelle iscrizioni islamiche che aorano
Fig. 9 – Stilo, Cattolica. Vista dal basso della nuvola di punti. Fig. 11 – Stilo, Cattolica. Vista assonometrica della nuvola di punti.
sulla supercie delle colonne: “Non c’è Dio all’infuori
del Dio unico”, “A Dio la lode”, indice della presenza di
maestranze musulmane5.
Il racconto è scrio su una tela faa di maoni6; di
marmi romani, di pietre locali e di intonaco aresca-
to (Fig. 10). Gli studiosi lentamente ne distendono le
bre aggrovigliate, setacciano ogni andito recondito,
riannodano trame scomposte e smarrite, elaborano
Fig. 10 – Stilo, Cattolica. Caratteri greci incisi sulla colonna di nord-ovest.
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nuove teorie. C’è distanza fra la regola e la sua appli-
cazione; la tela, faa di materia, spesso non riproduce
perfeamente la matrice geometrica e se ne discosta
lasciando, in questa incongruenza, spazio a ulteriori in-
terpretazioni (Fig. 11).
In questa fase del nostro studio abbiamo analizzato le
geometrie che soendono forme non omogenee, pro-
vando a evidenziare le eccezioni rispeo alla norma.
Il protocollo d’indagine prevede la realizzazione di un
rilievo scienco che restuisce un modello tridimen-
sionale perfeamente aderente al reale, adao quindi
ad essere successivamente invesgato e sezionato per
fornire elabora confrontabili con quelli tradizionali
(Fig. 12).
Le operazioni di rilievo, eseguite con un laser scanner
Cam Faro Focus 120, nel febbraio 20157, hanno richie-
sto 24 scansioni, di cui 15 all’esterno dell’edicio e 9
all’interno (Fig. 13).
La realizzazione del rilievo strumentale, in teoria mol-
to semplice viste le dimensioni del manufao, è sta-
ta ostacolata dalle condizioni orograche. La facciata
nord della Caolica, infa, prospea su un terreno
scosceso denso di vegetazione. La chiesa, come del re-
sto San Marco a Rossano, molto simile per impianto
e dimensioni, sorge su un terreno fortemente in de-
clivio e rispea l’orientamento delle chiese basiliane,
con absidi verso est (Fig. 14). La natura del terreno e la
giacitura della Caolica enfazzano il ruolo architeo-
nico delle absidi che, prolungate in altezza dal possente
muro di sostegno, sveano sul paesaggio circostante
come se fossero tre possen basoni aaccia sulla
vallata dello Slaro. Come già deo, la chiesa in pianta
forma un quadrato quasi perfeo, suddiviso in 9 cam-
Fig. 12 – Stilo, Cattolica. Riicostruzione assonometrica mediante sezioni oriz-
zontali distanti 50 cm.
Fig. 13 – Stilo, Cattolica. Punti di presa delle scansioni laser esterne. Fig. 14 – Stilo, Cattolica. Ubicazione dell’edificio rispetto al versante orientale del monte Consolino.
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pate (Figg 15, 16). La deformazione che il quadrato di
base ha subito ne ha alterato sia la forma che le dimen-
sioni. Le considerazioni che seguono sono riferite all’in-
terno della chiesa, dove la geometria degli elemen è
più nea e percepibile. Il quadrilatero che descrive lo
spazio interno ha i la sud e ovest rispevamente di
6,20 m9 e 6.14 m, il lato est è di 6,11 m e il lato nord
misura 6,08 m. Complessivamente c’è una dierenza di
12 cm fra il lato più lungo e il più corto, di conseguenza
gli angoli forma fra le pare non sono uguali fra loro.
La parete ovest e quella nord formano un angolo di
92,97° mentre quella ovest e quella sud 86,78°. Il pro-
lo interno della Caolica, quello che delimita lo spazio
percepito dal fedele, è dunque un quadrilatero irre-
golare. La deformazione metrica e angolare potrebbe
essere dovuta ad una precisa scelta delle maestranze,
come sosene Corrado Bozzoni, ma non è da escludere
che la complessa orograa del sito sia stata una causa
determinante, come asseriscono numerosi altri studio-
si che si sono occupa del monumento.
La costruzione, infa, poggia sul terreno solo per i due
terzi della sua ampiezza; la porzione orientale con le
absidi insiste su un terrazzamento arciale, mentre
l’angolo nord-ovest è soo la quota di campagna per
più di tre metri (Figg. 17, 18). L’irregolarità del perime-
tro interno è accentuata dalla disposizione delle quat-
tro colonne di spoglio che deniscono le nove campa-
te. In questo caso l’angolo maggiormente deformato è
quello posto a sud-est. La posizione delle colonne ge-
nera quaro assi che dovrebbero guidare la direzione
degli archi di sostegno delle volte a boe e delle cupo-
lee. Ma anche la posizione degli archi è ulteriormen-
te deviata: la distanza fra l’asse di riferimento e l’asse
dell’arcata raggiunge gli 8 cm sulla parte sud. I rilievi del
passato, primo fra tu quello di Paolo Orsi, avevano
registrato correamente le irregolarità planimetriche
dell’edicio. Quello che invece è stato possibile notare
solo tramite il rilievo strumentale è il fao che la posi-
zione delle bifore che si allargano nello spessore della
cupola centrale non è allineata ai raggi del cilindro su
cui si imposta la cupola stessa. Infa la direzione degli
assi delle bifore si allarga e forma angoli variabili fra gli
11° e i 4°. La posizione delle cupolee è tangente alle
arcate centrali, quelle che sostengono la volta a boe,
e si discosta leggermente dalle pare laterali. Questo
distacco è più evidente nella cupola della campata
sud-ovest (Figg. 19, 20). Un altro aspeo interessante Figg. 15, 16 – Stilo, Cattolica. Disposizione delle cupole e schema della pianta
a quinconce.
Figg. 17, 18 – Stilo, Cattolica. Sezione trasversale ovest-est e prospetto
nord.
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riguarda la morfologia delle cupole nel loro complesso.
Araverso il rilievo abbiamo potuto vericare la perfet-
ta aderenza del prolo al modello geometrico che le ha
generate. Esse disegnano cinque sfere pressoché rego-
lari. Le cupole adiacen alla facciata sud hanno un rag-
gio di 67-68 cm; quelle sul lato opposto sono un po’ più
grandi (74 cm di raggio), così come la cupola centrale.
Nella pianta riprodoa nella Fig. 15 è stata rappresenta
l’imposta del tamburo cilindrico, che è, mediamente,
più grande della cupola che sorregge. Per semplicare
la rappresentazione e la leura dell’impianto spaziale
sono state elaborate delle circonferenze che si avvici-
nano, per posizione e dimensione, alla realizzazione
materica. Queste ulme mostrano una discrepanza
fra la forma ideale e quella reale, molto contenuta
nel prolo delle cupole e più marcata nei tamburi. Ad
esempio, il tamburo che sorregge la cupola nord-est si
discosta di circa 8 cm dalla forma ideale. I tamburi me-
ridionali hanno una dimensione media di 2-3 cm supe-
riore a quella della relava cupola; l’alterazione deriva,
probabilmente, dalla deviazione dall’asse vercale dei
muri perimetrali, che in questa campata è pari a quasi
4°. A questo proposito è ule notare che, sezionando Fig. 19 - Stilo, Cattolica. Schema delle deformazioni rispetto alla forma ge-
ometrica ideale sovrapposto al rilievo strumentale.
Fig. 20 - Stilo, Cattolica. Schema relativo all’orientamento delle finestrelle
delle volte a botte e sui tamburi.
Figg. 21-23 – Stilo, Cattolica. Sezione est-ovest in mezzeria, sest-ovest della facciata sud e sezione ovest-est sulle cupole della facciata nord.
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l’edicio con un piano vercale passante per l’asse del-
la cupola centrale, la costruzione risulta inclinata di 2°
gradi in corripondenza della colonna di nord ovest, di
1° grado all’altezza della parete ovest, di 1° rispeo alla
colonna opposta. La parete orientale, invece, appare
invece perfeamente vercale (Figg.21-23).
Osservando la sezione in direzione opposta noamo
che la colonna posta su un capitello rovesciato, posta
a sud-ovest, è inclinata di 2° mentre la colonna posta a
sud-est è inclinata di 1°. Osservando inoltre l’andamen-
to delle volte a boe e i piani d’imposta del tamburo,
noamo che anche ques sono dispos secondo un
piano inclinato che degrada sempre nella direzione est,
verso il terrazzamento. La dierenza di solo 1° produce
in 4,5 m di lunghezza una dierenza di 7,5 cm. L’impo-
sta delle cupole poste sul lato ovest è infa più alta
di 18 cm rispeo all’altezza di quelle sul lato est. Nella
direzione opposta, cioè sud-ovest, non si riscontrano
deformazioni di tale entà (Fig. 24). Infa la sommità
delle due cupole dierisce solo di 4 cm e la rea che
li unisce forma con l’orizzontale un angolo di soli 0.5°.
La posizione inclinata del piano d’imposta non basta a
giuscare la diversa collocazione delle cupole, infa
anche l’altezza dei tamburi è leggermente diversa e ac-
centua la dierenza di altezza complessiva.
Per completare l’analisi delle deformazioni sui piani
vercali, l’edicio è stato sezionato con un piano dia-
gonale ule a mostrare la successione spaziale di tre
cupole, quella a nord-est, quella centrale e quella a
sud-ovest (quest’ulma sorrea dalla colonna pog-
giante sul capitello rovesciato). Solo araverso que-
sto po di sezione è possibile visualizzare la forma dei
pennacchi sferici che sostengono il tamburo delle cu-
pole. Essi si discostano di poco dalla geometria teorica:
quelli della cupola centrale hanno un raggio di 1,25 m,
quelli della cupola nord-est di 1,16 m, quelli della cupo-
la sud-ovest di 1,20 m (Fig. 25).
Inne gli archi a tuo sesto che sostengono le volte a
boe, pur essendo regolari, hanno dimensioni diver-
se. Sul lato ovest, infa, hanno un raggio di 81 cm e
s’innestano direamente nel muro perimetrale; quelli
sul lato est poggiano su lesene ed hanno un raggio di
67 cm. L’arco che sosene la volta a boe della navata
centrale ha un raggio di 75 cm. Il pavimento presenta
una dierenza di livello di circa 5 cm fra la parte più
bassa (l’area che insiste sul terrazzamento), e la parte
più alta (lo spigolo nord-ovest), dove l’edicio è incas-
sato per oltre 3 metri nel terreno roccioso.
All’esterno possiamo notare che le deformazioni rela-
ve ai piani vercali sono meno eviden, forse a cau-
sa dei restauri subi dalla chiesa nel corso del tempo.
L’inclinazione media del piano di posa dei maoni è di
0.61° mentre la posizione dei tamburi delle cupole po-
ste a sud conferma l’entà delle deformazioni già evi-
denziate nella rileura geometrica dell’interno (Fig. 26).
Si potrebbe pensare che le deformazioni angolari dei
muri perimetrali della Caolica siano dovute alla cat-
va disposizione delle quaro colonne centrali. Ma
analizzando gli angoli che queste formano, possiamo
notare che essi non coincidono con le deformazioni dei
muri esterni e gli interassi sono relavamente unifor-
mi: 2,21 m sui la sud, est e nord, 2.19 m sul lato ovest.
Fra le deformazioni angolari presen nel quadrilatero
formato dalle colonne riscontriamo un valore di 3,7°
nell’angolo sud-est, mentre la deviazione sul corrispon-
dente muro perimetrale è di 2°.
Inoltre analizzando la disposizione dei buchi pontai
noamo che la facciata ad ovest è l’unica ad esserne
priva, probabilmente perché essendo collocata contro
terra non ha richiesto impalcature per essere realizza-
ta. Questo aspeo avrebbe potuto alterare la perfea
messa a piombo della parete stessa. Così come appare
probabile che la deformazione angolare della pianta
sia dovuta alle dicoltà riscontrate nella realizzazione
dello sbancamento.
Fig. 24 - Stilo, Cattolica. Sezione nord-sud. Fig. 25 - Stilo, Cattolica. Sezione sulla diagonale. Fig. 26 - Stilo, Cattolica. Prospetto sud.
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RAPPRESENTARE LA CATTOLICA. VEDUTE OB-
BLIGATE, STEREOTIPI E ALTERNATIVE DIGITALI.
Le immagini più anche che conserviamo della Cao-
lica sono alcune incisioni basate sui disegni di Heinrich
Wilhelm Schulz, studioso e viaggiatore tedesco che vi-
sitò il monumento nel 1840 e che pubblicò i risulta del
suo lavoro in un volume edito a Dresda nel 18608. Le
fon anteceden a quella data sono scarne e relava-
mente recen (le prime accertate sono del XVI secolo);
si sa che il conte Vito Capialbi ha redao dei disegni nel
1835, ma essi sono anda perdu. I disegni di Schulz,
oltre ad essere i più anchi, hanno avuto il merito di
diondere la fama del monumento in Europa e, quindi,
di suscitare curiosità e interesse da parte degli storici
dell’arte medievale. Si traa di graci molto sommari, a
metà fra il rilievo e un’ipotesi di restauro. Come si può
vedere dal disegno del prospeo sud (Fig. 27), Schulz
ragura un edicio idealizzato, astrao dal contesto e
con numerosi elemen di diormità rispeo alla situa-
zione reale dell’epoca; solo per fare un esempio, non è
riportata la nestra trilobata sovrastante l’ingresso, re-
alizzata nel Seecento e rimossa negli anni Ven del XX
secolo in occasione del restauro direo da Paolo Orsi.
Dopo la pubblicazione del lavoro di Schulz, numerosi
studiosi raggiungeranno Slo e descriveranno il mo-
numento nelle loro pubblicazioni (fra ques, Giuseppe
Abano, Émile Bertaux, Adolfo Venturi, Julius Grös-
chel, Charles Diehl), tuavia senza riportare disegni,
foto o rappresentazioni grache di alcun po.
Il primo studio di ampio respiro, graco oltre che cri-
co-descrivo, è di Paolo Orsi, che in qualità di Soprin-
tendente alle Anchità di Calabria si occupò dell’edi-
cio a parre dal 191110. A questa data, o comunque
non oltre il 1914, risalgono le fotograe che Orsi in-
serisce nel suo saggio e che documentano lo stato di
conservazione antecedente al primo dei tre interven
di restauro eeua nel corso del Novecento (Fig. 28).
Il monumento ritrao in queste fotograe è in uno
stato di totale abbandono; porta i segni delle ripetute
alterazioni subite nel corso dei secoli ed è parzialmente
invaso dalla vegetazione.
Tue e quaro le fotograe di Orsi rappresentano
delle “vedute obbligate”. A eccezione della prima, che
riprende l’edicio in vista frontale dal vioolo d’ac-
cesso, e della terza, che mostra la parte superiore del
prospeo ovest visto dal senero che si inerpica sul
monte Consolino, le altre sono condizionate dal forte
scorcio che la conformazione impervia del sito impone.
In parcolare, tre di queste (la vista frontale, la vista
delle absidi da sud-est e la vista dei tamburi da ovest)
propongono delle visuali che ancora oggi ricorrono con
frequenza e che sono ormai divenute parte dell’imma-
ginario collevo di chiunque conosca l’edicio, per
averlo visitato o per averlo studiato sui libri o sul web.
Alla documentazione fotograca relava allo stato di
Fig. 28 - Vedute della Cattolica prima dei restauri degli anni Venti del XX secolo. Prospetto sud, vista da sud-est, particolare del prespetto ovest e vista da nord.-est.
Fig. 27 - H.W. Schulz, Prospetto sud della Cattolica, 1860.
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fao prima del restauro, Orsi aanca alcuni elabora
reda da Rosario Carta e risalen al 1927; essi ripro-
ducono lo stato di fao immediatamente successivo al
restauro direo dallo stesso Orsi. Si traa di una pian-
ta, una sezione ovest-est, un prospeo del lato orien-
tale, tu provvis di scalimetro, e una piccola veduta
prospeca dell’interno (Figg. 29-31).
A ques elabora si aggiungono alcune fotograe,
sempre successive al restauro del 1927. Fra queste,
una vista frontale del prospeo sud (ingresso), una
vista dell’angolo sud-ovest, presa dall’imbocco del
senero che si arrampica sulle pendici del monte Con-
solino, più alcuni parcolari dell’interno e alcune viste
del monumento inserito nel suo contesto ambientale.
Il corpus di disegni e foto presen nell studio di Orsi è
suciente a denire tue le vedute “canoniche” della
Caolica, immagini che nel corso del tempo sono di-
venute dei veri e prorpi stereopi. A parte la pianta,
che dal punto di vista graco-proievo in ogni caso
è indipendente dalle caraarische morfologiche e
struurali di un edicio, in tue le pubblicazioni che,
nel corso del tempo, si sono occupate della Caolica
è evidente che:
- il prospeo sud (ingresso) si presta ad essere ripro-
doo ecacemente con una fotograa, vista la dimen-
sioni dell’edicio e le caraerische del sito. Questo
po di rappresentazione è in genere molto più fre-
quente dei disegni;
- il prospeo est (absidi) non è fotografabile, e quindi
per mostrarne l’intero sviluppo è necessario disegnarlo;
- il prospeo nord è in buona parte interrato e non è
fotografabile a causa della vegetazione; i disegni sono
poco signicavi in quanto non sono presen elemen-
di rilievo e il prolo generale è pressoché idenco
a quello degli altri, quindi viene riprodoo poco fre-
quentemente;
- il prospeo ovest, in parte interrato prima del restau-
ro di Orsi (che allarga l’’intercapedine esistente rispet-
to al pendio della montagna), è fotografabile solo per
la parte superiore; per quanto riguarda i disegni, essi
sono poco frequen, così come già deo per il prospet-
to nord;
- gli interni non sono fotografabili se non per piccole
porzioni, a meno che non si disponga di oche gran-
dangolari; in ogni caso, non è possibile nemmeno
gracamente oenere un’immagine unitaria adaa a
descrivere la spazialità dell’interno. Il disegno più ricor-
rente è la sezione lungo la direrice ovest-est, che però
non chiarisce mol aspe, primo fra tu il rapporto
fra la cupola centrale e le cupole angolari;
- la relazione fra edicio e contesto è adato a riprese
fotograche dallo spigolo sud-ovest, con punto di ri-
presa leggermente dall’alto per evidenziare la qualità
geometrica e cromaca dei rivesmen in laterizio e il
rapporto con la vallata soostante.
Il programma iconograco di Orsi, come già deo,
costuisce una sorta di “protocollo”, sinteco ma suf-
ecientemente esausvo, a cui si aerrà la maggior
parte degli studiosi della Caolica, inclusi quelli che
dedicheranno ad essa opere monograche. Ma già nel
1930, il rumeno Horia Teodoru pubblica un arcolo che
analizza l’edicio in modo ancora più approfondito di
quanto non avesse fao Orsi, correggendo alcuni errori
di interpretazione e suggerendo alcune ipotesi per in-
terven di conservazione più idonei alla natura dell’e-
dicio11. Le ipotesi di Teodoru saranno sostanzialmente
accolte nel restauro direo da Gisberto Marcelli, So-
Figg. 29-31 - Cattolica di Stilo: pianta, sezione sulle absidi e prospetto est. Disegni di Rosario Carta a corredo del progetto di restauro di Paolo Orsi, 1927.
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printendente ai Monumen e Gallerie della Calabria,
che fra il 1947 e il 1951 intervenne sulla Caolica ripri-
snando, fra l’altro, la copertura a tegole (che Orsi ave-
va rimosso) e ridisegnando il coronamento delle pare
laterali, in parcolare in corrispondenza delle quaro
volte a boe ortogonali ai fron stessi. Fra gli elabora
reda da Teodoru spicca una sezione lungo la diago-
nale del quadrato che denisce l’edicio in pianta (di-
segno che, pur scorciando le dimensioni degli elemen
pos sul piano orizzontale, è indispensabile per deni-
re i rappor fra la cupola centrale e le cupole laterali) e
un’interessante prospeva dal basso (Fig. 32).
Fra il 1968 e il 1970 la Caolica è oggeo dell’ulmo
intervento di restauro, avente per oggeo la tampona-
tura dell’arco in maoni sovrastante la porta d’ingresso
e la sistemazione del senero di accesso. La fama del
monumento è ormai grande e a quel periodo risalgono
numerosi studi ad esso dedica. Fra ques, il più au-
torevole è quello di Arnaldo Vendi12. L’apparato ico-
nograco a corredo del saggio inserito all’interno della
monumentale opera è però molto scarno: si traa di
una foto dal basso della facciata orientale (estrema-
mente scorciata e scarsamente descriva), una foto dal
basso (non assiale) di una cupolea, il parcolare di una
colonna e la classica vista dall’angolo di sud-ovest. Per
quanto riguarda gli elabora graci, sono presen solo
una pianta e una sezione secondo la direrice nord-
sud (a scala relavamente piccola e entrambe molto
schemache), più l’inserimento del già citato disegno di
Teodoru che Vendi denisce impropriamente “asso-
nometria centrale dal basso”.
Corrado Bozzoni, professore di Storia dell’architeura
negli anni Seanta presso l’Istuto Universitario di Ar-
chiteura di Reggio Calabria, ha dedicato numerosi e
appassiona saggi alla Caolica di Slo, tu vol a di-
mostrare l’esistenza di ranate geometrie costruve
e a confutare le tesi di coloro che, come Richard Krau-
theimer, l’avevano denita un esempio di “folk art”.
Fra le pubblicazioni di Bozzoni, il lavoro più completo
è quello redao insieme a Franco Taverni nel 1987.
L’apparato iconograco è tuavia molto carente. Oltre
Fig. 32 - Horia Teodoru, Veduta iposcopica della Cattolica di Stilo. Fig. 33 - Kjell Aage Nilson, rilievo della Cattolica.
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a riproporre alcuni dei disegni di Orsi, Bozzoni ulizza
i rilievi di Kjell Aage Nilson, uno studioso svedese che
si era occupato della Caolica fra gli anni Cinquanta e
Sessanta e che aveva pubblicato il volume Tua Kyrkor i
Kalabrien, da cui gli elabora in quesone sono tra.
I disegni di Nilson sono realizza a mano libera su base
geometrica, con sle fra il neorealisco e il vernaco-
lare; descrivono ecacemente l’edicio, ma sono as-
solutamente inuli a vericare i presun disposivi di
correzione oca di cui Bozzoni parla con insistenza nel
suo testo. Si traa di una pianta, una planimetria delle
coperture, dei quaro prospe e di due sezioni, una
secondo la direzione ovest-est condoa sulle cupole
ubicate sul lato sud e una secondo la direzione nord-
sud, condoa sulla cupola centrale (Fig. 33). Bozzoni
inserisce nel testo anche un grossolano disegno del
prospeo orientale realizzato da A.M. Ciucci (in verità
lo inserisce due volte, a p. 16 e poi, ribaltato secondo
l’asse vercale, a p. 39). Più interessan sono le foto-
grae, molte delle quali meono nella giusta evidenza
il rapporto fra l’edicio e l’aspro paesaggio della vallata
dello Slaro. Se il rapporto fra edicio e contesto è uno
degli obievi di qualunque rappresentazione, nel caso
della Caolica ciò è ancor più vero, in quanto essa rap-
presenta una mediazione fra l’informità della roccia, in
cui parzialmente si incastona, e la geometria cristallina
a cui fa riferimento e che materializza tramite una for-
ma solo apparentemente regolare.
Un contributo originale dal punto di vista graco è
quello fornito da Massimo Giovannini e dal suo gruppo
di ricerca nel 199813. L’originalità è dovuta al fao che
il monumento non è l’oggeo principale dell’indagine
graca, ma è inteso come pretesto per sperimentare su
di esso diverse declinazioni del disegno di architeura.
Il disegno, e non l’analisi storico-crica, costuiscono il
centro focale del ragionamento, e l’edicio viene rein-
terpretato araverso dieren categorie, fra cui il dise-
gno dal vero, il disegno di rilievo, l’analisi graco-geo-
metrica, l’analisi comparava (Figg. 34-38). Basandosi
su un rilievo direo, l’analisi graco-geometrica e lo
studio delle dierenze fra la geometria teorica e la for-
ma costruita si è dovuta necessariamente limitare alla
planimetria e ai prospe principali (Fig. 35), senza po-
ter raggiungere il livello di approfondimento, special-
mente dello spazio interno, che solo un accurato rilie-
vo strumentale può garanre. Molto più puntuali sono
invece i graci dal punto di vista comunicavo; essi si
sostuiscono alla descrizione verbale esplicitando con
maggiore immediatezza i principali elemen morfo-
struurali e la loro giustapposizione all’interno della
costruzione (Fig. 36). Analogamente il disegno delle
piante, abbandonando la logica della classica sezione
orizzontale a 120-150 cm dal piano del pavimento, sug-
gerisce interessan considerazioni sullo spazialità e sul
valore complessivo del monumento (Figg. 37, 38).
Tuavia solo grazie al rilievo strumentale è possibile
evidenziare il preciso ridisegno degli appara deco-
ravi delle superci esterne, l’esaa conformazione
spaziale e le diormità del costruito rispeo alle geo-
metrie di riferimento; elemen, ques, per i quali può
essere messa in evidenza l’irregolarità rispeo alla for-
ma e dimensione.
Allo stesso modo, le ortofoto ricavate dalla nuvola di
pun permeono di costruire viste impossibili da oe-
nere con una fotocamera tradizionale, come ad esem-
pio i prospe orientale e seentrionale, o le vedute
iposcopiche dell’intero edicio che tengano conto de-
gli eevi valori cromaci e dello stato di degrado del-
le superci murarie.
Fig. 34 - Cattolica di Stilo. Sezione condotta lungo la diagonale sudo-
vest-nordest.
Fig. 35 - Cattolica di Stilo. Analisi grafico-geometrica delle differenze fra
la forma teorica e l’edificio costruito (pianta, prospetto sud, prospetto est).
Fig. 36 - Cattolica di Stilo. Sequenza gometrico-costruttiva dei principali
elementi morfostrutturali.
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Fig. 38 - Cattolica di Stilo. Composizione sul profilo planimetrico dell’edificio
di quattro differenti tipi di pianta: “canonica”, con indicazione dei materiali,
con piano di sezione condotto alla quota dei tamburi sostenenti le cupole
e della copertura.
Fig. 37 - Cattolica di Stilo. Pianta “canonica”, pianta dell’impalcato, pianta
all’altezza delle volte a botte e pianta della copertura.
NOTE
[1] In altre architetture bizantine
calabresi si fa largo uso, oltre che
di laterizi, anche di pietre e ciottoli.
[2] Venditti, Arnaldo (1967), p. 859.
[3] Ivi, p. 856.
[4] Bozzoni, Corrado (1977), p. 37.
[5] Cuteri, Francesco Antonio, Ian-
nelli, Maria Teresa (2001), p. 9.
[6] La presenza del bollo RCM su al-
cuni dei mattoni nei muri perimetrali
è da riferire a edifici romani presenti
nell’area dello Stilaro. Il bollo può
essere riferito solo alle botteghe
presenti a Scolacium, dunque pos-
siamo ipotizzare che il materiale
impiegato per la costruzione della
chiesa risalge, almeno in parte,
all’età imperiale. A tale proposito si
veda D’Agostino, Enzo (1985), La
diocesi greca di Bova, in Calabria
bizantina. Il territorio grecanico da
Leucopetra a Capo Bruzzano, Atti X
Incontro di Studi Bizantini, Soveria
Mannelli, p. 104.
[7] Il rilievo è stato realizzato con
l’autorizzazione della Soprinten-
denza per i Beni Architettonici e
Paesaggistici per le Provincie di
Reggio Calabria e Vibo Valentia da-
gli autori del presente saggio.
[8] L’unità di misura in uso all’e-
poca di costruzione della Cattolica,
secondo più studiosi, dovrebbe es-
sere il piede bizantino, pari a 0.309
m. Si veda Schilbach, Erich (1970),
Byzantinische Metrologie, C.H.
Beck Verlag, München. La facciata
principale sarebbe così composta
da 20 piedi e la campata centrale
da 7 piedi bizantini.
[9] Schulz, Heinrich Wilhelm (1860),
pp. 353-358.
[10] Orsi, Paolo (1929), pp. 7-39.
[11] Teodoru, Horia (1930), pp.
149–180.
[12] Venditti, Arnaldo (1967), pp.
852-863.
[13] Giovannini, Massimo, (1998).
Pur nella condivisione delle posizio-
ni espresse, frutto di elaborazioni
comuni, la redazione del primo pa-
ragrafo (Elementi d’identità: forma,
geometria, decori) è da attribuire a
Domenico Mediati; il secondo pa-
ragrafo (Il rilievo strumentale della
Cattolica: alcune considerazioni) è
stato redatto da Marinella Arena;
il terzo paragrafo (Rappresentare
la Cattolica. Vedute obbligate, ste-
reotipi e alternative digitali) è da
attribuire a Daniele Colistra.
BIBLIOGRAFIA
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Denkmaler der Kunst des Mittelal-
ters in Unteritalien, ed. F. von Quast,
Dresden.
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siliane della Calabria, Vallecchi,
Firenze.
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co de Rossano et la Catholique de
Stilo, in “Ephemeris Dacoromana”
IV (1930).
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zantine e normanne in Calabria, in
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la Lucania” I (1931).
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Campania, Calabria, Lucania, E.S.I.,
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Krautheimer, Richard (1986), Archi-
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Cuteri, Francesco Antonio, Iannelli,
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Mediati, Domenico (2001), Geo-
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Zago, Francesca (2009), La Cat-
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