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Il Mulino - Rivisteweb
Oronzo Trio, Raffaele Campo
La convivenza tra vinile e digitale nell’era della
musica liquida
(doi: 10.1431/90503)
Micro & Macro Marketing (ISSN 1121-4228)
Fascicolo 2, agosto 2018
Ente di afferenza:
Universit`a degli studi del Salento (unile)
Copyright c
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The coexistence between vinyl and digital in the streaming mu-
sic age
The music market has undergone remarkable changes in recent de-
cades. From the ’60s to today, in fact, there have been numerous tech-
nologies for its fruition, from music to the domain of the Internet.
These huge changes caused a transition from an economic model based
on mass production and physical distribution of the music product to
that of the Internet file exchange. However, despite the deep shocks to
the music industry, data show that vinyl, tool tied to the past, still keeps
in sales and still retains its unique status. To this end, this research aims
to explore, through 15 in-depth interviews, the approach to vinyl by a
sample of music consumers and the coexistence of alternative models
of fruition, such as digital and vinyl itself. Following the analysis of sci-
entific literature on the subject, the study focuses on the content of the
interviews and the implications deriving from them.
Keywords: music market, technology, vinyl, Internet.
La convivenza tra vinile e digitale
nell’era della musica liquida
Oronzo Trio e Raffaele Campo
Il presente contributo, pur essendo frutto di un lavoro congiunto degli autori, può essere
così attribuito. I parr. 2 e 3 sono attribuibili a Raffaele Campo. I parr. 4 e 5 a Oronzo Trio. I
parr. 1 e 6 sono di entrambi gli autori.
Oronzo Trio, Facoltà di Scienze della Formazione, Scienze Politiche e Sociali, Cittadella
della Ricerca, Ed. 3, SS 7 Km 7,3, Brindisi,Università del Salento, Email: oronzo.trio@unisa-
lento.it.
Raffaele Campo, Università di Bari Aldo Moro, Email: raffaele.campo@uniba.it.
anno XXVII, n. 2, agosto 2018
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1. Introduzione
L’obiettivo del presente lavoro è quello di comprendere se la pro-
gressiva digitalizzazione che ha interessato il mercato musicale abbia de-
terminato un definitivo abbandono del vinile come mezzo per ascoltare
la musica e per viverne le emozioni che le sono associate o se, al con-
trario, siano ancora individuabili alcuni segmenti di mercato–con quali
caratteristiche e con quali bisogni – che resistono all’apparentemente ir-
reversibile cambiamento in atto per continuare a preferire il vinile.
La finalità dello studio è in particolare quella di esaminare l’approccio
adottato dal consumatore di musica nell’uso di un supporto che in quanto
materiale, tangibile, voluminoso, con tempi e modalità di fruizione lenti e
per alcuni versi «scomodi», sembrerebbe essere inevitabilmente destinato
alla fuoriuscita dal mercato – come peraltro già avvenuto per altri stru-
menti come l’audiocassetta–ma che al contrario è tutt’ora presente ed in
crescita, come dimostrerebbero i dati illustrati nelle parti seguenti.
Si intende quindi indagare i fattori che rendono possibile la coesi-
stenza della musica «liquida» al fianco di quella «materiale», scoprire
cosa motivi la propensione ad ascoltarla, sia attraverso i supporti digitali
che mediante il vinile e, con riferimento a quest’ultimo, quali siano le
dimensioni rilevanti che condizionano la scelta del consumatore.
Il lavoro, basato su un’indagine qualitativa realizzata mediante 15 in-
terviste in profondità, è così strutturato: nel primo paragrafo viene illu-
strata l’evoluzione del mercato musicale e sono esposti i principali filoni
che hanno studiato il comparto in esame. Nel successivo si forniscono
alcune evidenze riguardanti la coesistenza della musica digitale con il vi-
nile per poi passare, nelle parti che seguono, dopo una descrizione della
metodologia adottata, alla presentazione dei risultati.
Le conclusioni sono riportate nell’ultima parte.
2. L’evoluzione del mercato musicale
Il rapido evolversi delle tecnologie in campo musicale negli ultimi
decenni ha profondamente cambiato le modalità di consumo della mu-
sica, in particolare con l’avvento di Internet, che ha apportato una vera
e propria rivoluzione nel rapporto tra impresa e consumatore. Quest’ul-
timo è stato analizzato da alcuni studi dai quali emerge come il consumo
possa avvenire in modalità diverse riguardando un prodotto con un forte
significato culturale e simbolico, un profondo legame con l’identità dei
suoi fruitori (Larsen et al., 2010) e una notevole influenza a livello cogni-
tivo, emozionale e comportamentale (Jain e Bagdare, 2011).
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L’arrivo del nuovo millennio con l’esplosione delle tecnologie legate
al web ha portato con sé una novità destinata a modificare completa-
mente il rapporto tra industria musicale e consumatori, distinguibili per
Molteni e Ordanini (2003) in occasional downloaders, masslisteners, cu-
rious people, explorers/pioneers, duplicators. Sinclair e Green (2016) di-
stinguono quattro tipologie di fruitori di musica: steadfast pirates (alta
tendenza alla pirateria e alla critica all’industria musicale), ex-down-
loaders (nel presente acquistano musica in modo legale a differenza
del passato), mixed tapes (sporadico download illegale), old schoolers
(contro la pirateria e a supporto dell’industria della musica). Questa
rivoluzione si tramuta anche in un nuovo approccio al business, come
descritto da Vaccaro e Cohn (2004), che distinguono tre modelli fon-
damentali: tradizionale, tipico del periodo pre-digitalizzazione, carat-
terizzato essenzialmente da produzione di massa e distribuzione fisica
del prodotto; renegade model, tipico dei primi anni 2000, caratterizzato
dalla logica dello scambio di file musicali peer to peer, in maniera ille-
gale; nuovo modello, basato sullo scambio legale e regolamentato di file
musicali tramite Internet, per il quale la nascita di iTunes ha giocato
un ruolo fondamentale (Porter, 2008). La digitalizzazione della musica
non è stata comunque priva di aspetti controversi. Lo scambio di file
in maniera gratuita ed illegale (tramite ad esempio il programma più fa-
moso nei primi anni 2000, Napster), strettamente collegato al concetto
di pirateria digitale (Bender e Wang, 2009; Hill, 2007), ha inevitabil-
mente portato delle conseguenze sulle vendite. Secondo Peitz e Wael-
broeck (2004), in uno studio relativo all’anno 2001, il file sharing ha
contribui to in maniera significativa al calo delle vendite, al contrario di
quanto affermato da Oberholzer-Gee e Strumpf (2007), secondo i quali
la diminuzione delle vendite nel 2002 sarebbe dipesa solo per lo 0,7%
dallo scambio online di file; a determinarla invece sarebbero stati altri
fattori quali i cambiamenti nell’ambito della distribuzione (nel periodo
1999-2003) e la fine del periodo delle vendite «atipiche», ossia quello
caratterizzato da acquisti di cd di album datati, precedentemente regi-
strati su musicassetta (si veda anche Coyle et al., 2009, in una interes-
sante analisi del consumatore e la pirateria). Il fenomeno del file sharing
è stato studiato anche da Lysonski e Durvasula (2008), i quali hanno
mostrato come il download illegale sia ritenuto non eticamente sbagliato
dai più giovani (campione di 394 studenti universitari) e da Waldfogel
(2010) che ha mostrato, studiando un campione di studenti universi-
tari, come la maggior parte della musica venga scaricata in modo ille-
gale. Similmente Aguiar e Martens (2016), in uno studio condotto su
16.000 consumatori europei, hanno verificato che in realtà i download
illegali non avrebbero un’influenza significativa sulla quantità di musica
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scaricata legalmente: in altre parole i partecipanti alla ricerca non ac-
quisterebbero comunque determinati brani musicali. L’avvento di Inter-
net ha modificato dunque totalmente gli equilibri del mercato, determi-
nando il passaggio dall’industria musicale ai network di comunità digi-
tali (Hughes e Lang, 2009), e decretato la trasformazione della musica
in un prodotto intangibile (Styvén, 2007). Tra le piattaforme che hanno
stravolto il modo di concepire il mercato musicale, un ruolo centrale è
svolto da Youtube, la cui forza è dimostrata dal fatto che major quali
Sony e Universal hanno cercato di riprendere il controllo della circo-
lazione di musica digitale mediante un accordo con lo stesso Youtube
creando un canale per soli video musicali, Vevo (Balbi e Magaudda,
2014). A tal proposito Kretschmer e Peukert (2015) studiando l’effetto
di questa piattaforma sulle vendite in Germania, hanno verificato che
le visualizzazioni dei video sono complementari alle vendite digitali, che
l’effetto di una eventuale rimozione di video è negativo sulle vendite,
ed infine che i video online incentivano il download di musica di arti-
sti nuovi. Diverso è il risultato ottenuto da Hiller (2016) che ha analiz-
zato l’effetto della rimozione di alcuni album della Warner da Youtube
nel periodo compreso tra gennaio e ottobre 2009, mostrando, al con-
trario, un aumento nelle vendite. In relazione allo streaming musicale
(come Spotify) Kim et al. (2017) evidenziano infine come le preferenze
dei frui tori possono cambiare di paese in paese, ad esempio nella Corea
del Sud lo streaming basato sulla pubblicità non sarebbe ben accetto (si
veda anche Sinclair e Tinson, 2017, in relazione all’esperienza derivante
dallo streaming musicale).
3. La convivenza tra le tecnologie contemporanee e il vinile
Nonostante la sempre maggiore digitalizzazione della musica, una
delle tecnologie più «nostalgiche» del passato, il vinile, conserva ancora
fascino e vitalità sul mercato. Il suo ruolo, tutt’ora forte, è evidenziato
nel lavoro di Sarpong et al. (2016), i quali sulla base dei dati forniti
dalla British Phonographic Industry dimostrano come in questa nicchia,
le vendite crescano di anno in anno (nel Regno Unito dal 2012 al 2013
sono aumentate del 100%, registrando i picchi più alti da 15 anni). A
sottolineare il grande successo del vinile nel Regno Unito è anche Savage
(2017), che afferma che solo nel 2016 in questo paese sono stati venduti
più di 3 milioni di vinili (seppure rappresentassero il 2,6% dell’intero
mercato), con enorme successo sia per album recenti che per album sto-
rici. Il panorama non è diverso per l’Italia, tanto che dal 2012 ad oggi le
vendite sarebbero aumentate del 330% (Di Fiore, 2017).
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Quali motivazioni alla base di questo revival? Secondo Bartmanski
e Woodwart (2016) il vinile ha essenzialmente valore di icona, di stru-
mento di conservazione del patrimonio musicale pop e rock, per cui
la sua funzione simbolica non potrebbe essere sostituita dai supporti
digitali; Magaudda (2011), in una ricerca focalizzata su un pubblico
giovanile sottoposto a delle interviste semi-strutturate in profondità,
ha evidenziato come nell’era della digitalizzazione la materialità del
supporto ha ancora un ruolo importante da svolgere nel mercato, re-
sistendo alla continua dematerializzazione. Sempre ponendo attenzione
al fattore anagrafico Hayes (2006) rileva che il vinile interessa anche
il target più giovane, che vedrebbe in esso un modo per resistere ai
modelli contemporanei e regolamentati che caratterizzano il consumo
di musica. Lepa e Tritakis (2016), riportando il concetto definito dal
musicologo Katz, evidenziano alcune motivazioni che rendono il vinile
un supporto unico e inimitabile e per questo ancora forte: 1) il suono
altamente distintivo, diverso da quello ottenuto con i supporti digitali
(caratteristica che si è rivelata decisiva, insieme all’appeal sensoriale,
per i giovani amanti del vinile, in base alla ricerca empirica posta in es-
sere dagli stessi studiosi), 2) la particolare esperienza sensoriale legata
al suo ascolto, 3) il fenomeno della technostalgia, quindi la nostalgia
legata all’utilizzo di tecnologie oggi ritenute obsolete e capaci di rievo-
care sensazioni dolceamare.
Sulla base dei richiamati presupposti teorici, con il presente lavoro
si vuol comprendere se la progressiva digitalizzazione che ha interes-
sato il mercato musicale abbia determinato un definitivo abbandono
del vinile come mezzo per ascoltare la musica e per viverne le emozioni
che le sono associate o se, al contrario, siano ancora individuabili al-
cuni segmenti di mercato – con quali caratteristiche e con quali biso-
gni–che resistono all’apparentemente irreversibile cambiamento in atto
per continuare a preferire il vinile.
4. Aspetti metodologici
Nella conduzione della ricerca e per il perseguimento delle finalità
indicate, si è seguito un approccio fenomenologico-esistenziale il quale
focalizzandosi sul mondo degli individui, sulla loro esperienza di vita,
così come viene interpretata dagli stessi, consente un’immersione nel
loro vissuto esperienziale guardando il fenomeno in esame dalla loro
autentica prospettiva di osservazione. Ciò consente di contestualizzare
l’espe rienza e di viverla non in terza persona ma «in presa diretta» e
con un approccio essenzialmente emico. L’interpretazione adottata si
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basa quindi sugli stessi termini e le medesime categorie utilizzate dagli
informants (Thompson et al., 1989; Fisher e Castilhos, 2014).
La natura esplorativa della ricerca ha richiesto un approccio metodo-
logico di tipo qualitativo. Sono state a tal fine realizzate 15 interviste in
profondità. Il campionamento è stato eseguito secondo una logica di «va-
rietà e contrasto» (Glaser e Strauss, 1967; Miles e Huberman, 1994) in
modo tale da ottenere una diversità di profili in termini di età, sesso, oc-
cupazione e cultura. Le interviste sono state realizzate nei mesi di settem-
bre e ottobre 2017, hanno avuto una durata compresa tra 45 e 60 minuti.
Sono state interamente registrate e successivamente se ne è trascritto in-
tegralmente il contenuto. La scelta delle unità del campione è stata fatta
tenendo conto del livello di intensità nel consumo di musica giornaliero
(non inferiore a due ore) che i soggetti hanno dichiarato di effettuare.
5. Findings
I risultati sono stati elaborati utilizzando il software NVivo 11 me-
diante il quale, dopo il caricamento dei files word contenenti la trascri-
zione delle interviste, si è proceduto all’attività di coding ed alla conse-
guente assegnazione delle parti di testo esplicative dei concetti indivi-
duati ai relativi nodi. Questi ultimi sono riconducibili ai seguenti, tutti
relativi alla musica ed all’uso del vinile da parte degli informants:
1. Emozioni;
2. Nostalgia e Sacralità;
3. Rapporto con la musica digitale.
Tab. 1. Composizione del campione degli intervistati
Nome Età Sesso Professione
Chiara 16 F Studente
Claudia 16 F Studente
Noemi 16 F Studente
Soa 16 F Studente
Federica 29 F Insegnante
Elisa 32 F Commessa
Francesco 32 M Impiegato
Lea 34 F Ricercatrice
Mariligia 40 F Commercialista
Patrizia 46 F Impiegata
Marco 46 M Insegnante
Maria Cristina 58 F Impiegata
Loredana 59 F Dirigente
Nando 54 M Imprenditore
Gigi 56 M Operaio
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Nell’analisi dei risultati si è partiti dal presupposto che il consumo
di musica venga prevalentemente considerato come un mezzo attraverso
il quale gli individui esprimono sé stessi e rappresentano la propria per-
sonalità nei confronti dei gruppi sociali di riferimento.
Sul perché la musica, «in sé», venga scelta, acquistata ed ascoltata,
non esiste uniformità di vedute ma differenti prospettive di indagine,
prevalentemente di stampo filosofico. Queste ne danno una rappresenta-
zione variegata e composita nella quale emergono tra le dimensioni più
significative per gli effetti sul consumatore quelle che vedono (i) la mu-
sica come simbolo, che media cognizioni ed interpretazioni del mondo;
(ii) la musica come veicolo, attraverso il quale gli individui costruiscono
la loro concezione della realtà; (iii) la musica come experienced, nella
quale i significati vengono compresi analizzando specificamente il modo
in cui è «vissuta» dall’ascoltatore; (iv) la musica come ricerca di autenti-
cità (Bradshaw e Holbrook, 2007; Larsen et al., 2009; Corciolani, 2011).
I risultati emersi dalla nostra ricerca hanno consentito di far risaltare
un’ulteriore dimensione, di tipo affettivo ed emozionale, che origina da
quella di tipo esperienziale. Gli informants descrivono cioè il proprio
rapporto con la musica come una relazione intima, profonda, quasi in-
dissolubile, che infonde benessere interiore, armonia con sé stessi, e che
si sviluppa attraverso numerose occasioni d’uso ed esperienze d’ascolto,
come si può verificare dalle seguenti affermazioni.
1. La musica mi emoziona o comunque mi fa sentire bene, la trovo
una compagna di vita. Ad esempio, se devo fare un viaggio e so che c’è la
musica sto bene (Chiara).
2. La musica, sin da piccolo, mi ha sempre emozionato (Gigi).
3. La musica rappresenta per me la compagnia, il sottofondo delle
emozioni che accarezzano l’anima (Mariligia).
4. La musica per me è una sorta di amica. Avverto la sua assenza
quando manca, mi rallegra quando c’è, mi conforta quando è con me al
lavoro e non mi fa sentire solo (Marco).
La musica viene descritta come una fonte di piacere, di emozioni, di
relax, come uno «strumento» che facilita le attività quotidiane, ne age-
vola lo svolgimento e rende possibile un approccio positivo alle stesse.
Ciò appare coerente con gli studi che hanno trattato il tema ed eviden-
ziato tali dimensioni (Sweeney e Wyber, 2002; Juslin, 2000; Lee et al.,
2004; Tansik e Routhieaux, 1999).
Il rapporto emozionale descritto assume differenti connotazioni in
relazione all’evoluzione tecnologica ed al relativo passaggio registratosi
con il vinile e la musicassetta in un primo periodo storico, e poi succes-
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sivamente con i cd prima ed il digitale dopo. Le risposte delineano una
percezione differente. Mentre secondo alcuni l’uso di uno o di un altro
device ha un’importanza decisiva sul piano delle emozioni, altri non as-
segnano a questo aspetto una particolare rilevanza.
1. L’emozione è differente se sono differenti i mezzi meccanici. In pas-
sato l’ascolto della musica dava sensazioni diverse dalle attuali. Oggi fai
play e parte la musica, allora sentivi lo scricchiolare del nastro, perché si
era consumato, era tutto più bello anche se la voce magari non era pro-
prio il massimo. Oggi si sentono voci modificate, più plastiche, meno au-
tentiche (Elisa).
2. Il vinile ti dà un’emozione unica, un’emozione in più (Gigi).
3. Con il vinile si prova un senso di raccoglimento, di immersione nel
periodo in cui il cantante o il gruppo ha scritto quelle canzoni o quelle
composizioni (Federica).
Ulteriori dimensioni che le interviste consentono di cogliere sono re-
lative ad iconicità, autenticità e «sacralità» del vinile, caratteristiche già
studiate in lavori di ricerca sull’influenza della valutazione d’acquisto
e sulle scelte di consumo (Grayson e Martinec, 2004; Kessous e Roux,
2008). Riferendole al vinile, si osserva come attraverso di esse il consu-
matore si senta immerso in un rapporto con la musica avvertita come
intima, profonda, autentica, unica. Un’esperienza che il vinile rende
possibile grazie alla sua materialità, al «rito» dell’esperienza di ascolto,
alla «magia» che vi ruota intorno.
Una parte degli intervistati – specificamente gli appartenenti alla fa-
scia anagrafica over 40–evidenzia anche una forte componente nostal-
gica che ancora oggi motiva la preferenza per il disco che diviene, nella
loro percezione, un ponte tra presente e passato, un collegamento con
quei particolari momenti della propria vita o più in generale con specifici
periodi della stessa quando proprio il vinile rendeva possibile un ascolto
non «passivo», ma al contrario riflessivo, totalizzante, assorbente.
1. Il vinile mi riporta indietro, mi fa rivivere tanti momenti della mia
vita, la mia giovinezza in particolare. E poi la cosa che non potrò mai
dimenticare, è l’apertura del disco, la pulizia, la sistemazione attenta e
prudente sul piatto. Ricordo ancora la concentrazione nel posizionare la
puntina, soprattutto quando il giradischi non aveva la levetta automatica,
quindi occorreva farlo manualmente. C’era una grande paura di rovinare
il disco, quando capitava che la mano tremante faceva scivolare il braccio
del giradischi e sentivi gracchiare, per me erano dei veri e propri graffi al
cuore (Gigi).
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2. Ho conosciuto la musica con e grazie al vinile, non potrò mai di-
menticare le emozioni che provavo, e di cui conservo ancora oggi il ri-
cordo, del momento in cui avevo un disco nuovo tra le mani. Lo portavo
a casa dal negozio in grandi buste, mi sentivo come se stessi facendo qual-
cosa di speciale. Non vedevo l’ora di arrivare nella mia camera, di scartare
la confezione, di annusare l’odore della copertina, ponendo estrema atten-
zione a non lasciare impronte sulla parte interna dove erano scritti i testi,
o sullo stesso vinile, ancora immacolato.
Ricordo gli istanti che precedevano l’ascolto delle note della canzone
di apertura dell’album, magari un brano non ancora passato dalle radio,
quindi sconosciuto. Era come trovarsi davanti al sipario di un teatro ed
attendere l’apertura per scoprire la prima scena della rappresentazione, la
voce del primo attore (Marco).
3. Di quel periodo ricordo la paura di graffiare il disco, di danneg-
giarlo. Quanta cura nel posizionare la puntina. Per me era un oggetto sa-
cro: chi me lo avrebbe restituito se l’avessi rovinato? Per comprare i dischi
facevo lezioni private, mi autofinanziavo. Con il gruzzoletto che riuscivo a
fare correvo a comprare i dischi che poi ascoltavo a casa, al buio (Patrizia).
Emerge dunque un oggetto pieno di fascino; le sue dimensioni, le
operazioni manuali che richiedeva per l’ascolto, il tempo che occorreva
dedicare appositamente alla musica, quasi fosse un evento per parteci-
pare al quale occorreva staccarsi dalla quotidianità, dalle attività di ogni
giorno, per entrare in una dimensione magica, tutto questo appare chia-
ramente nelle risposte. Anche in quelle dei giovani, ragazzi che pur vi-
vendo nell’era del digitale, sono affascinati dal vinile.
1. Secondo me la musica con il vinile era più magica, affascinante. Ve-
dere questo oggetto grande che gira e che ti fa ascoltare la musica è dav-
vero qualcosa di molto particolare, di unico (Claudia).
2. Ho molta nostalgia del vinile. Me lo sono ritrovato a casa con i
dischi che usava mio fratello più grande. Credo che la musica ascoltata in
quel modo fosse molto più bella, l’idea di dover dedicare del tempo, di po-
terlo fare, mi affascina molto (Francesco).
3. Amo il vinile, come potrei non farlo? Mi riporta alla mia espe-
rienza di ex dj, ai missaggi che facevo con i piatti. Che esperienza. Irripe-
tibile (Maria Cristina).
4. Ricordo il piacere di scegliere la traccia, di poggiare il braccio del
giradischi sul vinile, ascoltandolo in cuffia. Momenti indimenticabili (Lo-
redana).
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5. Il vinile era una celebrazione, quella del momento musicale, perché
ci si riuniva intorno allo strumento, ci si avvicinava e si entrava nel suo
mondo (Lea).
Un ultimo aspetto che le interviste chiariscono attiene al rapporto
attualmente esistente tra il digitale ed il vinile nella percezione e nell’u-
tilizzo dei consumatori. Nonostante la trasversalità anagrafica del cam-
pione si delinea una sostanziale tendenza a far coesistere entrambi i
supporti, ritenuti diversi sul piano tecnologico, emozionale e pratico.
Si dà per acquisita l’irreversibilità dello sviluppo tecnologico, che si-
gnifica per i più escludere un ritorno al vinile, nelle forme e con i rituali
del passato, per contemplarlo al fianco della musica che potremmo defi-
nire «liquida». Il vinile viene apprezzato per la qualità del suono, la sua
inimitabilità, la magia legata all’esperienza di ascolto, tutti caratteri per
alcuni irrinunciabili, per altri secondari. Secondo alcuni il vinile presenta
un’indubbia superiorità qualitativa, niente a che vedere con il digitale.
1. La qualità è apparentemente più pulita con il digitale, ma in realtà
con un buon vinile e un buon impianto, il suono è molto più caldo, la
differenza è enorme, si sente il suono puro come è stato inciso (Federica).
2. Il suono del vinile è imparagonabile con qualunque altro supporto.
Se tu hai un buon impianto di un certo livello la musica che puoi ascol-
tare dal vinile non è assolutamente paragonabile né al cd né all’mp3 che
è una musica compressa, che toglie una parte di frequenze non udibili
dall’orecchio umano, proprio per fare entrare il disco nello spazio dei 6-5
Mb. Però è una musica scremata, non paragonabile al suono caldo del vi-
nile, quello del cd è sicuramente di qualità ma è un suono freddo. Il vi-
nile ha un altro tipo di suono che è quello che preferisco (Nando).
3. Quello che ti dà il vinile, come purezza del suono, non lo puoi
avere da nessun altro strumento (Maria Cristina).
4. La musica oggi è entrata nel nostro mondo con un suono più pu-
lito, che ha perso un po’ della magia del vinile, di quei primi momenti di
silenzio in cui si sentiva solo il rumore della puntina che girava. I disposi-
tivi attuali sono più freddi, ma è indubbio come la loro elevata fruibilità
li renda dei perfetti e coinvolgenti compagni di viaggio nella nostra quoti-
dianità (Lea).
Questi elementi, seppur importanti, fanno ritenere ad altri che il
digitale dia delle opportunità che il vinile non offre, come ad esempio
la comodità nella fruizione dei contenuti, la personalizzazione, la possi-
bilità di ascoltare la musica in qualunque momento e luogo, l’informa-
zione su artisti e nuove tendenze.
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1. Se immagino l’ascolto della musica attraverso il vinile oggi mi sen-
tirei limitata, sarebbe difficile da ascoltare ma soprattutto non riuscirei a
scoprire nuovi artisti con la stessa facilità che mi offre Youtube o Spotify
(Chiara).
2. Il vinile è una cosa per nostalgici, la qualità non può essere la
stessa. Può piacere il fruscio della puntina, ma la possibilità di scelta che
rende possibile Spotify è qualcosa di cui non saprei fare a meno (Lore-
dana).
Infine una parte degli intervistati, tutti ragazzi di 16 anni, ascoltano
la musica quotidianamente attraverso l’mp3 ma considerano il vinile
come un oggetto che vorrebbero possedere ed utilizzare se non vi fos-
sero «ostacoli» di natura economica (il prezzo) e tecnica (la disponibi-
lità di un giradischi).
1. Comprerei un vinile sicuramente se fosse in commercio (Noemi).
2. Se costasse di meno il vinile lo comprerei sicuramente (Claudia).
3. Comprerei un vinile, sarebbe bellissimo. Mi piace esteticamente,
ma poi mi piacerebbe avere una cosa dell’epoca (Sofia).
4. Mi piacerebbe un sacco il vinile. Non è la stessa cosa del cellulare
che accendi e va... (Noemi).
6. Osservazioni conclusive
La ricerca ha consentito di accertare come il vinile, nonostante la
profonda evoluzione che Internet ha reso possibile nell’ambito del mer-
cato musicale, conservi ancora una sua chiara e distinta identità rispetto
al digitale. Le interviste hanno fatto emergere un quadro nel quale le
due modalità di fruizione, pur con funzioni, utilità e tecnologie di riferi-
mento differenti, appaiono sostanzialmente complementari.
Il vinile mantiene, anche nelle fasce più giovani degli intervistati,
una connotazione simbolica, iconica e nostalgica, ponendosi come stru-
mento che consente, diversamente dagli altri, un ascolto più intimo,
caldo, autentico. Non quindi alternativo, obsoleto e di fatto superato
dai tempi, ma ancora attuale e «vivo».
La ricerca presenta delle implicazioni sia per gli approfondimenti
futuri da sviluppare, sia dal punto di vista manageriale. Sotto il primo
profilo è emersa chiaramente una «vivacità» nella letteratura che non
ha però ancora espresso e definito dei solidi modelli attraverso i quali
indagare il mercato musicale e sui quali ulteriori approfondimenti for-
nirebbero un valido contributo. Dal punto di vista manageriale inoltre
200
appare ragionevole ritenere che tali sviluppi si porrebbero come validi
strumenti d’analisi per gli operatori del settore al fine di comprendere
le opportunità ancora da sfruttare nel rilancio del vinile e per un al-
largamento degli attuali confini. I risultati raccolti rappresentano in-
fatti la base per un successivo affinamento, su una base campionaria
più ampia e con un approccio metodologico quantitativo, mediante il
quale definire delle future linee di tendenza. Ciò consentirebbe di su-
perare i limiti del presente studio che essendo basato su un campione
geograficamente circoscritto non permette di giungere a conclusioni
più solide.
[Data di ricevimento: 11/10/2017]
[Data di accettazione: 22/02/2018]
Riferimenti bibliograci
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Evidence from clickstream data. Information Economics and Policy, vol. 34,
Issue C, pp. 27-43.
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