I risultati dello studio paleonutrizionale mostrano che i gruppi di popolazione rurale, medievale e di età contemporanea, ad eccezione dei contadini della campagna senese della Pieve di Pava, possedevano un’alimentazione assai povera di carne o comunque di proteine di origine animale.
Dalle analisi emerge che l'alimentazione della popolazione rurale della Val di Lima lucchese doveva basarsi essenzialmente sul consumo di vegetali, rappresentati sia da piante C3 (frumento, orzo, castagne) che da piante C4 (certamente il mais in età contemporanea ma anche, in precedenza, i cosiddetti cereali inferiori, come il miglio e il sorgo). Questa tendenza è confermata dai valori elevati del δ13C, che vanno da -18‰ a -19,5‰, mentre il coefficiente di correlazione δ13C/δ15N, che indica il rapporto fra i due isotopi , si è rivelato sempre statisticamente non significativo, attestando l’assenza di consumo di pesce di mare.
In considerazione dell’area geografica di provenienza dei campioni, una fonte di energia disponibile doveva derivare certamente dal consumo di castagne. La fascia collinare e montana che comprende la Val di Lima lucchese è caratterizzata, ancora oggi, dagli ampi castagneti su terrazzamenti, che raggiungono gli 8oo m su entrambi i versanti . Questa area corrisponde alla zona di più antico popolamento, dove si sono sviluppati gli insediamenti di età medievale e dove è situata la maggior parte delle frazioni del comune di Bagni di Lucca, fra cui la Pieve dei Monti di Villa e Benabbio. La castagna, fin dal passato più remoto, ha rappresentato per queste popolazioni l'unica vera risorsa disponibile per il fabbisogno alimentare, tanto da essere definita "pane dei poveri", in quanto veniva trasformata in farina, per poterla conservare tutto l'anno .
Contrariamente all’aspettativa, il campione del piccolo cimitero del castello di Monte di Croce, che veniva considerato pertinente ad un gruppo signorile , caratterizzato antropologicamente da individui vigorosi, con intensa attività fisica, la cui componente maschile esercitava estesamente la pratica dell’equitazione ed era anche esposta a lesioni mortali peri-mortem, ha rivelato un’alimentazione assai povera di proteine animali, analoga a quella dei contadini medievali e postmedievali della val di Lima lucchese. La spiegazione potrebbe essere cercata nella carenza di allevamenti, caratteristica da sempre dell’ambiente montano e collinare e, di conseguenza, nella alimentazione ipoproteica che poteva interessare anche classi socialmente elevate; però non si può escludere, proprio alla luce dei risultati delle indagini paleonutrizionali, l’utilizzo del piccolo cimitero del castello da parte di esponenti di classi sociali medio-basse, come gli eventuali castaldi che lo tenevano per conto dei visconti dei conti Guidi, i nobili da Galiga, i quali invece potevano avere sepoltura nell’abbazia di S. Maria di Rosano .
Gli inumati intorno alla Pieve di Pava sono, fra i campioni medievali, quelli che presentano i livelli più alti di 15N, dati che depongono, unitamente all’elevata statura del campione , per una quota proteica alimentare più che discreta. La spiegazione è da ricercare probabilmente nella particolare conformazione della campagna senese, caratterizzata da un’ampia pianura, con intercalati dossi collinari e non colline vere e proprie, che doveva permettere la pratica di un allevamento intensivo, anche allo stato brado, come ad esempio quello della cinta senese.
Infine, i granduchi di Toscana, così come i nobili Guinigi di Lucca, erano invece in possesso di un’alimentazione largamente basata sulla carne, da considerare, come è noto, un vero e proprio “status symbol” delle classi aristocratiche .
In conclusione, questo primo contributo, anche se basato su campioni numericamente modesti, è già sufficiente per dimostrare l’interesse e l’utilità dei moderni studi paleonutrizionali in archeologia e in storia, finalizzati alla ricostruzione non solo della dieta, ma anche, in una visione più ampia, delle “esigenze” alimentari di particolari gruppi umani del passato. Questi studi si andranno sempre più utilmente affiancando alla bioarcheologia e alla paleopatologia nella ricostruzione dello stile di vita delle popolazioni antiche.