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MENSILE, ANNO 48 N.8-9 AGOSTO-SETTEMBRE 2016 E 2,50
IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, VINCENZO BOCCIA
ILLUSTRA LA SUA RICETTA: «VIVIAMO IN UNA FASE INCERTA,
PER SVOLTARE SERVONO SUBITO PIÙ RIFORME»
LO STATO PAGA IN RITARDO
E LE IMPRESE FANNO
DA BANCOMAT
SCENARI
LUSSO L’ITALIA CONFERMA LE SUE ECCELLENZE
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SPOSANO IL VINO
ECCO LE RICHIESTE
RIPRESA
DEGLI INDU
STRIALI
60 ESPANSIONE
I
SETTEMBRE 2016
FINANZIAMENTI E LAVORO
Anche i professionisti della comunicazione e i professionisti del sistema di controllo aziendale
devono essere culturalmente sensibili nel sostenere i nuovi valori di circolarità
Il valore sociale d’impresa
per un’economia «circolare»
L’analisi del docente di Management internazionale e di Ragioneria applicata, Macario:
«Le aziende devono puntare su nuovi modelli di sostenibilità, con al centro le persone»
I
n un contesto economico, finanziario e
sociale, quale quello attuale, il tema del-
la «responsabilità sociale d’impresa» non
risulta certo di difficile introduzione. Sia-
mo tutti ben consapevoli della necessità di
orientare e caratterizzare un’impresa verso
i principi di responsabilità sociale, in tutte
le sue manifestazioni ed effetti sul sistema
circolare globale in cui essa è inserita; ma
spesso ci si dimentica che un’impresa, così
come ogni tipologia di azienda, è a sua vol-
ta un sistema sociale, composto da persone
che a vario titolo e livello la alimentano, la
orientano e la guidano, riversandone i pro-
pri principi e valori. Per queste ragioni par-
lare di responsabilità sociale come obietti-
vo da raggiungere si presta a un errore di
fondo, un vulnus primario, rappresentato
dall’oblio della natura intrinseca di un’azien-
da (Besta 1909, Zappa 1956), che è di per
sé sociale. È bene ricordare e sottolineare
come essa sia un sistema intrinsecamente
sociale (Amaduzzi 1978), perché costituito
prioritariamente da persone e relazioni, or-
ganizzate e orientate al raggiungimento di
un risultato di mezzi e processi, attraverso
il miglior utilizzo delle risorse a disposizio-
ne. È in questa rappresentazione la chiave
di lettura più oggettiva che si possa dare e
richiedere in tema di responsabilità sociale
(Keeley 1988, Commissione Europea 2001).
VALORE SOCIALE AL CENTRO
Sono le persone, ricordandone la natura di
risorse umane, che ne fanno la differenza
e le peculiarità. Come tali, esse rappresen-
tano la fonte di creazione o distruzione di
«valore», nella fattispecie «aziendale», che
è auspicabile definirlo, per i suoi ben noti
«effetti circolari», anche con la più aulica
locuzione di «valore sociale», il quale nel-
le sue varie letture poliedriche può assu-
mere la prospettiva di valore economico,
finanziario, ambientale, cognitivo e di tut-
ti i valori del sistema azienda (Wilson 1999,
Cassandro 1972). In tale ottica diviene natu-
rale pensare, realizzare e sviluppare, qualsi-
voglia realtà aziendale come il prodotto si-
stemico di principi e valori umani che non
possono essere concepiti e immaginati in
antitesi con il bene primario della rispettiva
esistenza umana (Giovanni Paolo II 1981). È
privo infatti di fondamento ogni arido tenta-
tivo di immaginarsi distanti o isolati - anche
un’isola viene raggiunta dal mare e dall’am-
biente circostante - oppure credere di esse-
re temporalmente lontani da effetti negati-
vi futuri. Per il sistema naturale, ambientale
e relazionale, in cui ogni uomo vive, le sue
azioni e le sue creazioni generano indiscu-
GIUSEPPE PIO MACARIO
SETTEMBRE 2016
I
ESPANSIONE 61
Sopra: Giuseppe Pio Macario, docente di «Management
Internazionale» e «Ragioneria applicata», DEMDI - Università degli
Studi di Bari «Aldo Moro». Dottore Commercialista e Revisore Legale,
Founder of «Studio Macario - Audit & Management Advisory».
«A fare la differenza sono
sempre le risorse umane»
zione delle linee di azione
delle strategie produttive,
commerciali, organizzati-
ve, finanziarie, e a giungere
a un processo di sostenibi-
lità (Wced - United Nation
1987) condiviso e comuni-
cato, nonché a una filoso-
fia e ad un modello di eco-
nomy e di management
socialmente responsabile.
La lettura di un algoritmo
aziendale proteso a una innovativa cultura
relazionale rende particolarmente possibile
e naturale la definizione di impresa valens
(Macario 2000), assurgendola al suddetto e
massimo valore, quello sociale, che si rag-
giunge attraverso i pilastri fondamentali di
creazione del benessere, passando sicura-
mente e necessariamente dal valore econo-
mico (Macario 1995), nel significato più au-
lico del risultato sistemico della creazione,
gestione e sviluppo d’impresa. In quest’otti-
ca, occorre che ogni azienda progetti e ap-
plichi una value proposition e un business
model coerenti con i principi di sostenibilità
(Macario 2013), propri e attesi dalla socie-
tà e dagli stakeholder, partendo dalle pro-
prie risorse umane, portatrici a loro volta di
interessi interni ed esterni, rispettandone i
relativi bisogni e offrendo loro le suddette
opportunità di benessere sociale, economi-
co, ambientale. In sintesi, un benessere cul-
turale ed esistenziale, i cui effetti, in termi-
ni di prodotti e/o servizi, possano riflettersi
in vario modo su un ambiente globalizzato,
ma soprattutto «reticolare» e «circolare»,
alimentato peculiarmente dalla centralità
delle risorse umane (Papa Francesco 2015,
Coda 1995).
VALORI CONDIVISI
Per la realizzazione di una tale visione e fi-
losofia strategica si rende opportuno che
anche i professionisti della comunicazione,
interna ed esterna, quale quella economico-
finanziaria e sociale, nonché i professioni-
sti del sistema di controllo aziendale, inter-
no ed esterno, siano culturalmente sensibili
e proattivi nel condividere questi valori di cir-
colarità, in guisa da contribuire, con tutti gli
stakeholder, allo sviluppo di una circular eco-
nomy (Ellen MacArthur Foundation 2015),
sorretta da una shared responsibility per una
business ethics (Goodstein & Wicks 2014).
A completamento di questa sistemica condi-
visione di valori è altresì auspicabile confida-
re in una ampia «cooperazione internaziona-
le» (Macario 2014), onde consentire a tutti
gli individui e a tutti i rispettivi territori del
Pianeta la realizzazione di un’economia dif-
fusa e condivisa (Sen 1987), alla base di un
effettivo sviluppo sociale, ambientale, cultu-
rale, e quindi «circolare» per lo sviluppo im-
prenditoriale stesso.
tibilmente un effetto circolare che in vario
modo si riverserà sulla fonte di origine: l’uo-
mo stesso (Galantino 2015, Scola 2013). Per
questo, data la creazione di impresa come
un sistema sociale di secondo livello (Su-
perti Furga 1977), rispetto alle sue primarie
componenti (uomini e mezzi), ne consegue
un necessario e naturale coinvolgimento di
tutti i relativi stakeholder (Kotter & Heskett
1992), con riguardo ai reciproci interessi sia
di natura economico-finanziaria e sia, per
quanto decisamente più ampi, di natura am-
bientale e culturale, a partire dalla defini-