BookPDF Available

Evidenze isotopiche e paleodieta nel Neolitico Pugliese. Verso la globalizzazione?, in: Studi di Preistoria e Protostoria - 4, Firenze

Authors:

Abstract and Figures

Le pratiche di sussistenza nel corso del neolitico in area mediterranea sono al centro del dibattito archeo-logico da lungo tempo e spesso alla base delle cate-gorie concettuali di cui la ricerca archeologica si serve per comprendere le dinamiche sociali e culturali del passato. Tuttavia, sono ancora scarse le evidenze di-rette della dieta praticata dai gruppi umani di area me-diterranea nel corso del neolitico e le nostre conoscenze si affidano prevalentemente a limitati set-tori del record archeologico. in questa direzione, oggi sono ben affermati specifici metodi di indagine, come l'analisi degli isotopi stabili di carbonio (δ 13 C) e azoto (δ 15 n) su collagene umano e animale, che consentono di esplorare la componente proteica della dieta prati-cata dai gruppi umani del passato, in modo da argi-nare le limitazioni insite nell'analisi del record paleobotanico e/o archeozoologico. in particolare, l'indagine isotopica è in grado di evi-denziare la dieta a lungo termine in relazione al con-sumo medio di alimenti negli ultimi anni di vita. l'analisi degli isotopi stabili effettuata su campioni umani e animali da numerosi siti neolitici su un'ampia zona del territorio pugliese ha permesso di evidenziare una sostanziale omogeneità nella composizione della dieta di queste popolazioni, caratterizzata tuttavia da alcune interessanti eccezioni. l'ambito cronologico indagato comprende tutte le fasi del neolitico e l'area * i dati relativi agli autori sono stati inseriti in calce al presente articolo. riassunTO-evidenze isOTOPiChe e PaleOdieTa nel neOliTiCO PuGliese. versO la GlOBalizzaziOne?-le evidenze dirette della dieta in area Mediterranea nel corso del neolitico sono piuttosto limitate. in Puglia, la maggior parte dei dati paleonutrizionali proviene tuttora dal record archeologico, che per sua natura è soggetto a molteplici limitazioni. in questo senso si inseriscono le indagini degli isotopi stabili di carbonio e azoto misurabili nel collagene umano e animale. Questo genere di analisi permette di ricostruire la componente proteica della dieta. in particolare, il rapporto isotopico del carbonio permette di distinguere tra tipi di piante consumate in ragione del processo fotosintetico utilizzato (i.e., piante C 3 o C 4), nonché tra dieta di tipo terrestre piuttosto che marina. il rapporto isotopico dell'azoto è invece utile nella collocazione degli organismi esaminati all'interno della catena trofica, misurando l'apporto relativo di proteine animali e/o vegetali. l'indagine isotopica effettuata su una serie di siti pugliesi riferibili a tutte le fasi del neolitico, ci ha permesso di individuare una sostanziale indifferenziazione nelle pratiche di sussistenza, che prevede, verosimilmente, l'impiego di un range ricor-rente di specie animali e vegetali. Questa koiné alimentare, si materializza nel consumo di specie prevalentemente terrestri, con un limitato impiego di risorse marine. i dati emersi da questa indagine ci costringono a riconsiderare alcuni assunti, rivelando al tempo stesso una complessità inattesa. suMMary-isOTOPiC evidenCe and PaleOdieT in The aPulian neOliThiC. TOwards GlOBalizaTiOn?-The neolithic Mediterranean diet has been the focus of a long-standing debate in archaeology. it is upon diet that most theories on cultural practices have found its conceptual bases. There is however little direct evidence of food practices in the apulian neolithic, for which most of our understanding derives from the archaeological record. direct sources can today be provided by stable carbon and nitrogen analysis on human and animal bone collagen. These analyses have the ability to determine the protein composition of past diet, so as to overcome any limitation linked to the botanic or zooarchaeological record. The ratio between stable isotopes of carbon can help distinguish between groups of plants with different photosynthetic processes (i.e., C 3 vs. C 4), or rather between terrestrial and marine environments. nitrogen isotope ratio is helpful to reconstruct the trophic level of an organism. The isotopic investigation carried out on a number of sites from apulia, dated to the neolithic, has allowed us to assess a substantial homogeneity in the isotopic record, so as to reveal a dietary pattern composed of recurrent foods throughout the various phases of the neolithic. a number of exceptions could be envisaged, however the most striking results derives from the apparent consistency of human diet. food practices seem to be directed towards the consumption of mainly terrestrial resources, with little if any contribution of marine species and animal proteins scarcely consumed. The isotopic investigation presented here forces us to reconsider hitherto believes, disclosing a level of complexity that was long neglected.
Content may be subject to copyright.
INTRODUZIONE
Le pratiche di sussistenza nel corso del Neolitico in
area mediterranea sono al centro del dibattito archeo-
logico da lungo tempo e spesso alla base delle cate-
gorie concettuali di cui la ricerca archeologica si serve
per comprendere le dinamiche sociali e culturali del
passato. Tuttavia, sono ancora scarse le evidenze di-
rette della dieta praticata dai gruppi umani di area me-
diterranea nel corso del Neolitico e le nostre
conoscenze si affidano prevalentemente a limitati set-
tori del record archeologico. In questa direzione, oggi
sono ben affermati specifici metodi di indagine, come
l’analisi degli isotopi stabili di carbonio 13C) e azoto
15N) su collagene umano e animale, che consentono
di esplorare la componente proteica della dieta prati-
cata dai gruppi umani del passato, in modo da argi-
nare le limitazioni insite nell’analisi del record
paleobotanico e/o archeozoologico.
In particolare, l’indagine isotopica è in grado di evi-
denziare la dieta a lungo termine in relazione al con-
sumo medio di alimenti negli ultimi anni di vita.
L’analisi degli isotopi stabili effettuata su campioni
umani e animali da numerosi siti neolitici su un’ampia
zona del territorio pugliese ha permesso di evidenziare
una sostanziale omogeneità nella composizione della
dieta di queste popolazioni, caratterizzata tuttavia da
alcune interessanti eccezioni. L’ambito cronologico
indagato comprende tutte le fasi del neolitico e l’area
*I dati relativi agli Autori sono stati inseriti in calce al presente articolo.
RIASSUNTO - EVIDENZE ISOTOPICHE E PALEODIETA NEL NEOLITICO PUGLIESE. VERSO LA GLOBALIZZAZIONE? - Le evidenze
dirette della dieta in area Mediterranea nel corso del Neolitico sono piuttosto limitate. In Puglia, la maggior parte dei dati
paleonutrizionali proviene tuttora dal record archeologico, che per sua natura è soggetto a molteplici limitazioni. In questo
senso si inseriscono le indagini degli isotopi stabili di carbonio e azoto misurabili nel collagene umano e animale. Questo
genere di analisi permette di ricostruire la componente proteica della dieta. In particolare, il rapporto isotopico del carbonio
permette di distinguere tra tipi di piante consumate in ragione del processo fotosintetico utilizzato (i.e., piante C3o C4),
nonché tra dieta di tipo terrestre piuttosto che marina. Il rapporto isotopico dell’azoto è invece utile nella collocazione
degli organismi esaminati all’interno della catena trofica, misurando l’apporto relativo di proteine animali e/o vegetali.
L’indagine isotopica effettuata su una serie di siti pugliesi riferibili a tutte le fasi del Neolitico, ci ha permesso di individuare
una sostanziale indifferenziazione nelle pratiche di sussistenza, che prevede, verosimilmente, l’impiego di un range ricor-
rente di specie animali e vegetali. Questa koiné alimentare, si materializza nel consumo di specie prevalentemente terrestri,
con un limitato impiego di risorse marine. I dati emersi da questa indagine ci costringono a riconsiderare alcuni assunti,
rivelando al tempo stesso una complessità inattesa.
SUMMARY - ISOTOPIC EVIDENCE AND PALEODIET IN THE APULIAN NEOLITHIC. TOWARDS GLOBALIZATION? - The Neolithic
Mediterranean diet has been the focus of a long-standing debate in archaeology. It is upon diet that most theories on cultural
practices have found its conceptual bases. There is however little direct evidence of food practices in the Apulian Neolithic,
for which most of our understanding derives from the archaeological record. Direct sources can today be provided by
stable carbon and nitrogen analysis on human and animal bone collagen. These analyses have the ability to determine the
protein composition of past diet, so as to overcome any limitation linked to the botanic or zooarchaeological record. The
ratio between stable isotopes of carbon can help distinguish between groups of plants with different photosynthetic
processes (i.e., C3vs. C4), or rather between terrestrial and marine environments. Nitrogen isotope ratio is helpful to re-
construct the trophic level of an organism. The isotopic investigation carried out on a number of sites from Apulia, dated
to the Neolithic, has allowed us to assess a substantial homogeneity in the isotopic record, so as to reveal a dietary pattern
composed of recurrent foods throughout the various phases of the Neolithic. A number of exceptions could be envisaged,
however the most striking results derives from the apparent consistency of human diet. Food practices seem to be directed
towards the consumption of mainly terrestrial resources, with little if any contribution of marine species and animal proteins
scarcely consumed. The isotopic investigation presented here forces us to reconsider hitherto believes, disclosing a level
of complexity that was long neglected.
Studi di Preistoria e Protostoria - 4 - Preistoria e Protostoria della Puglia - 2017
MARY ANNE TAFURI - TAMSIN O’CONNELL - FULVIO BARTOLI - M. GIOVANNA BELCASTRO - PIER
FRANCESCO FABBRI - NORMA LONOCE - PAOLA IACUMIN - ELETTRA INGRAVALLO - VALENTINA MARIOTTI -
SIMONA MINOZZI - ROCCO SANSEVERINO - SANDRO SUBLIMI SAPONETTI - VITO SCATTARELLA - JOHN ROBB*
Evidenze isotopiche e paleodieta
nel Neolitico Pugliese. Verso la globalizzazione?
investigata include zone in-
terne e costiere del versante
adriatico e ionico.
Fatta eccezione per alcuni
siti, il dato di maggiore ri-
lievo sembra essere rappre-
sentato da una sostanziale
indifferenziazione della dieta,
prevalentemente di tipo terre-
stre, caratterizzata da uno
scarso apporto di carne o de-
rivati animali. Ma è forse la
prospettiva diacronica che
rende questa evidenza di
maggiore interesse e degna di
approfondimento. Nel com-
plesso, i dati emersi ci co-
stringono a riconsiderare
alcune teorie uniformemente
accettate, se non altro nella
loro valutazione complessiva
e nell’individuazione di ele-
menti di complessità finora
rimasti sopiti.
ISOTOPI STABILI DI CARBONIO E
AZOTO
Le analisi degli isotopi stabili
di carbonio e azoto su colla-
gene umano e animale con-
sentono di esplorare
direttamente il tipo di dieta
praticata da popolazioni
umane del passato. In parti-
colare, essa è in grado di evi-
denziare la dieta a lungo termine (Schwarcz,
Schoeninger 1991), in relazione al consumo medio di
alimenti negli ultimi anni di vita (Wild et alii 2000).
È il rapporto tra più isotopi di alcuni elementi, rispetto
a uno standard internazionalmente condiviso ed
espresso numericamente in parti per mille (‰), a evi-
denziare la struttura proteica della dieta.
In Europa, particolarmente utile si è rivelato l’uso
degli isotopi del carbonio, in grado di rintracciare il
consumo di piante che usano processi fotosintetici di-
versi (C3per specie come grano, orzo e avena e C4
per le migliacee), e distinguere tra dieta terrestre e
marina. Le specie vegetali di tipo C4e gli organismi
marini sono infatti arricchiti di 13C in maniera misu-
rabile nel collagene delle ossa dei loro consumatori.
L’identificazione del segnale isotopico associato al
consumo di piante C3, che include la maggioranza di
specie domestiche e selvatiche in Europa, rivela in-
vece valori maggiormente negativi. I valori degli iso-
topi stabili dell’azoto 15N), collegati al livello
trofico, sono invece in grado di indicare l’apporto re-
lativo di specie vegetali e animali. Se l’apporto pro-
teico di un organismo derivasse esclusivamente dal
consumo di carne, dovremmo aspettarci un arricchi-
mento di almeno 3-5 ‰ di 15N nei tessuti tra specie
consumatrice e specie consumata (Bocherens, Druc-
ker 2003; Hedges, Reynard 2007), mentre un arric-
chimento nullo prevede l’assimilazione di proteine
esclusivamente vegetali. L’incremento relativo di 15N
nel collagene umano può essere confrontato con i va-
lori di quello animale rivelando l’apporto di proteine
animali e vegetali alla dieta (Richards 2002; Durrwä-
chter et alii 2005; Hedges et alii 2008).
Esperimenti su animali ad alimentazione controllata
(Ambrose 1993) hanno dimostrato che il rapporto iso-
topico di carbonio 13C) e azoto e 15N) riflette pre-
valentemente la porzione proteica della dieta degli
ultimi 5-10 anni di vita di un individuo, che corri-
spondono, circa, all’intervallo di tempo che le ossa
impiegano per rimodellarsi completamente dal punto
di vista chimico (Ibid.).
I campioni di osso selezionati per questo studio sono
stati trattati per l’estrazione del collagene secondo il
metodo proposto da Brown et alii (Brow et alii 1988)
e già descritto altrove (Tafuri et alii 2009). Gli isotopi
stabili di carbonio e azoto sono stati misurati me-
AA.VV.
358
Fig. 1 - Mappa con localizzazione dei siti.
diante spettrometria di
massa1. La percentuale di col-
lagene e di carbonio e azoto,
nonché il rapporto C:N per
ciascun campione sono stati
riportati al fine di verificare
la quali del collagene
estratto e l’attendibilità dei
valori ottenuti (DeNiro 1985,
Ambrose 1990, Van Klinken
1999).
RISULTATI
I siti considerati per l’analisi
isotopica provengono dal
versante adriatico e ionico
dell’area pugliese, unita-
mente ad alcune zone interne
(fig. 1). La cronologia dei siti
comprende un range relati-
vamente ampio, che include
tutto il Neolitico. La diacro-
nia che il campione esami-
nato offre è infatti l’elemento
fondante di questo lavoro;
l’indagine isotopica si pro-
pone di rintracciare even-
tuali patterns alimentari in
un ambito che mostra diversi
e importanti elementi di
complessità culturale. Sono
stati analizzati un totale di
165 campioni (125 umani e
40 faune). Nel complesso, i
valori medi di δ13C ottenuti
su collagene sono di -19.3‰
±0.4 per gli umani e di -
20.1‰ ±1 per gli animali;
mentre i valori medi di δ15N
sono di 9.4‰ ±1.7 per gli
umani e 6.7‰ ±1.7 per gli
animali (tab. I). Per i siti che
hanno restituito un record
faunistico analizzabile (i.e.,
Grotta Scaloria, Passo di Corvo, Ripa Tetta, Poggio
Imperiale e Serra Cicora), i valori ottenuti rivelano
un range notevolmente più ampio, giustificato dalla
presenza di specie selvatiche, soprattutto a Grotta
Scaloria (Equus, Cervus) e Serra Cicora (Sus,Ca-
preolus, Cervus). Per gli umani la variabilità risulta
invece piuttosto limitata. Emerge dunque, un quadro
alimentare piuttosto omogeneo (fig. 2): la compo-
nente proteica della dieta – evidenziata dai dati iso-
topici è composta da risorse prevalentemente, se
non esclusivamente, terrestri; sembrano infatti man-
care evidenze che indichino un significativo consumo
di specie marine. Sia per gli umani, che per gli ani-
mali, i valori di carbonio13C) riflettono l’uso di spe-
cie vegetali del gruppo C3, in piena concordanza con
le nostre attese, e in linea con lo sfruttamento di ce-
reali tipici del “pacchetto neolitico”. L’offset nei va-
lori di azoto 15N) tra umani e le faune mostra un
limitato consumo di proteine animali, con un arric-
chimento medio di 2.7‰.
Nell’ambito della generale omogeneità della dieta af-
fiorano alcuni elementi di unicità: a Passo di Corvo,
ad esempio, i dati dell’azoto si mostrano estrema-
1Le analisi sono state effettuate presso il Godwin Laboratory, University
of Cambridge (UK), utilizzando un Thermo Finnigan MAT253. Sulla base
di tre repliche di analisi e confronti con standard interni ed internazionali,
l’errore nella misurazione è risultato minore di ±0.2‰ per δ13C e δ15N.
Evidenze isotopiche e paleodieta nel Neolitico Pugliese. Verso la globalizzazione? 359
Fig. 2 - Valori degli isotopi stabili di carbonio (δ13C) e azoto (δ15N) su collagene umano e animale
dai siti considerati.
Fig. 3 - Valori medi e range di δ13C e δ15N (esclusivamente umani) per fasi archeologiche esa-
minate. Si noti l’ampio intervallo dei valori di azoto per la fase MN, da ascriversi ai dati da
Passo di Corvo. Legenda: EN=Neolitico antico; MN=Neolitico Medio; LN=Neolitico Recente-
Finale.
mente elevati (in media 13.3‰ per gli umani e 10.2‰
per le faune). Questo elemento, in considerazione dei
corrispondenti bassi valori di carbonio, non trova
spiegazione nell’uso di specie marine, piuttosto nel
consumo di risorse vegetali e animali provenienti da
suoli ricchi di nitrati, conseguenza del cosiddetto ma-
nure effect (Bogaard et alii 2007), come recentemente
proposto (Tafuri et alii 2014). Per i siti di Serra Cicora
e Samari, invece, l’ampio range isotopico e la corre-
lazione tra δ13C e δ15N potrebbero essere messi in re-
lazione con l’utilizzo di risorse provenienti da am-
bienti eterogenei, ancorché con un limitato consumo
di risorse marine (Richards, Hedges 1999). È altresì
interessante osservare elementi di eterogeneità intra-
sito, come per Occhito, dove il campione sembra di-
vidersi lungo l’asse del carbonio, presumibilmente in
relazione ad un maggiore consumo di specie C4per
una parte del gruppo; o per Ripa Tetta, dove l’ampio
intervallo dei valori dell’azoto può essere connesso a
un uso differenziato di risorse animali.
AA.VV.
360
!"#$%
&%
%
'()*+$,,%
'(-&+$,,%
*.&%
!"#$%&'(#
)*#
&+'(#
,-./*#
0/)#
*/1#
#
#
23#
4/*#
4/5#
4/-#
#
#
#
#
#
#
!"#6'%('#
11#
&+'(#
,-./.#
7/4#
*/1#
#
#
23#
-/-#
-/4#
4/4#
#
#
#
#
#
#
89#$%&'(#
-*#
&+'(#
,-./-#
-*/)#
*/1#
#
#
23#
4/-#
4/.#
4/4#
#
#
#
#
#
#
89#6'%('#
:#
&+'(#
,-./70#
-4/1)#
*/1)#
#
#
23#
4/.#
-/-#
4/-#
#
#
#
#
#
#
;9<#$%&'(#
.#
&+'(#
,-./.#
./4#
*/1#
#
#
23#
4/)#
4/5#
4/4#
#
#
#
#
#
#
"9#$%&'(#
-7#
&+'(#
,-./)#
./1#
*/*#
#
#
23#
4/:#
4/.#
4/-#
#
#
#
#
#
#
"9#6'%('#
-4#
&+'(#
,14/0#
7/-#
*/*#
#
#
23#
4/7#
-/4#
4/-#
#
#
#
#
#
#
=9#$%&'(#
1)#
&+'(#
,-./1#
./*#
*/1#
#
#
23#
4/*#
4/5#
4/1#
#
#
#
#
#
#
>?#$%&'(#
7#
&+'(#
,-./)#
0/.#
*/*#
#
#
23#
4/)#
-/*#
4/-#
#
#
#
#
#
#
@A#$%&'(#
1#
&+'(#
,-./5#
-4/4#
*/:#
#
#
23#
4/-#
4/:#
4/*#
#
#
#
#
#
#
"?#$%&'(#
0#
&+'(#
,-./-#
./7#
*/*#
#
#
23#
4/)#
4/5#
4/1#
#
#
#
#
#
#
8B=#$%&'(#
)#
&+'(#
,-./)#
0/)#
*/1#
#
#
23#
4/1#
4/0#
4/4#
#
#
#
#
#
#
8B=#6'%('#
*#
&+'(#
,14/*#
5/*#
*/1#
#
#
23#
4/7#
4/7#
4/4#
Tabella I - Valori medi e deviazione standard del rapporto isotopico di carbonio (δ13C) e azoto
15N) su collagene umano e animale dai siti considerati. Viene riportato il rapporto C:N come
indicatore della qualità del collagene estratto. Abbreviazioni: GS=Grotta scaloria; PC=Passo
di Corvo; OCH=Occhito; SC=Serra Cicora; MC=Masseria Candelaro; BA= siti area di Bari
(CC=Cala Colombo, Malerba, S. Barbara, Cala Scizze); RT=Ripa Tetta; SA=Samari;
PIM=Poggio Imperiale.
A contenere i singoli elementi discussi, è la generale
omogeneità dei valori isotopici ottenuti; benché il
range possa risultare piuttosto ampio, per singolo
sito, o per fase cronologica investigata, i valori medi,
osservati diacronicamente, mostrano una notevole
uniformità (fig. 3). Questo elemento sembra suggerire
l’esistenza di una sorta di habitus della dieta neolitica
pugliese, che si compone, almeno nella sua parte pro-
teica, di gruppi di cibi omogenei e di omogenee pro-
porzioni relative nella sua composizione. Da questo
modello si discostano casi specifici, ognuno di essi
degno di approfondimento – soprattutto nell’articola-
zione tra dato isotopico e archeologico – rivelando un
ulteriore elemento di complessinelle pratiche di
sussistenza del Neolitico pugliese.
RINGRAZIAMENTI
Si ringraziano Mike Hall e James Rolfe (Dipartimento
di Earth Sciences, University of Cambridge) per l’as-
sistenza durante le analisi spettrometriche e Catherine
Kneale (McDonald Institute for Archaeological Rese-
arch, University of Cambridge) per l’aiuto durante la
preparazione dei campioni.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
AMBROSE S.H. 1990, Preparation and characterization of
bone and tooth collagen for isotopic analysis, Journal
of Archaeological Science 17, pp. 431-451.
AMBROSE S.H., NORR L. 1993, Experimental evidence for
the relationship of the carbon isotope ratios of whole
diet and dietary protein to those of bone collagen and
carbonate, in LAMBERT J.B., GRUPE G., eds., Prehis-
toric Human Bone. Archaeology at the Molecular
Level, Berlin, Springer, pp. 1-37.
BOCHERENS H., DRUCKER D. 2003, Trophic level isotopic
enrichment of carbon and nitrogen in bone collagen:
Case studies from recent and ancient terrestrial ecosys-
tems, International Journal of Osteoarchaeology 13, pp.
46-53.
BOGAARD A., HEATON T.H.E., POULTON P., MERBACH I.
2007, The impact of manuring on nitrogen isotope ra-
tios in cereals: archaeological implications for recon-
struction of diet and crop management practices, Jour-
nal of Archaeological Science 34 (3), pp. 335-343.
BROWN T.A., NELSON D.E., VOGEL J.S., SOUTHON J.R.
1988, Improved Collagen Extraction by Modified Lon-
gin Method, Radiocarbon 30, pp. 171-177.
DENIRO M.J. 1985, Postmortem preservation and alter-
ation of in vivo bone collagen isotope ratios in relation
to palaeodietary reconstruction, Nature 317, pp. 806-
809.
HEDGES R.E.M., REYNARD L.M. 2007, Nitrogen Isotopes
and the Trophic Level of Human in Archaeology, Jour-
nal of Archaeology Science 34, pp. 1240-1251.
JOURNAL OF ARCHAEOLOGICAL SCIENCE – REHREN TH., TOR-
RENCE R., eds., 1999, Journal of Archaeological Sci-
ence, 26, Elsevier, Oxford.
RICHARDS M.P. 2002, A brief review of the archaeological
evidence for Palaeolithic and Neolithic subsistence,
European Journal of Clinical Nutrition 56, pp. 1270-
1278.
RICHARDS M.P., HEDGES R.E.M. 1999, Stable Isotope Evi-
dence for Similarities in the Types of Marine Foods
Used by Late Mesolithic Humans at Sites Along the At-
lantic Coast of Europe, in Journal of Archaeological
Science, pp. 717-722.
SCHWARCZ H. P., SCHOENINGER M. J. 1991, Stable isotope
analyses in human nutritional ecology, American Jour-
nal of Physical Anthropology 34, pp. 283-321.
TAFURI M.A., CRAIG O.E., CANCI A. 2009, Stable isotope
evidence for the consumption of millet in Bronze Age
Italy. American Journal of Physical Anthropology 139,
pp.146-153.
TAFURI M.A., ROBB J., BELCASTRO M.G., MARIOTTI V.,
IACUMIN P., DIMATTEO A., O’CONNELL T. 2014, Herd-
ing practices in the ditched villages of the Neolithic
Tavoliere (Apulia, SE Italy): a vicious circle? The iso-
topic evidence, in WHITTLE A., BICKLE P., eds., Early
Farmers. The View from Archaeology and Science, Ox-
ford University Press, Oxford, pp. 143-157.
VAN KLINKEN G.J. 1999, Bone collagen quality indicator
for palaeodietary and radiocarbon measurements, in
Journal of Archaeological Science, pp. 687-695.
WILD E.M., ARLAMOVSKY K.A., GOLSER R., KUTSCHERA
W., PRILLER A., PUCHEGGER S., ROM W., STEIER P., VY-
CUDILIK W. 2000, 14C dating with the bomb peak: an
application to forensic medicine, Nucl Instrum Meth-
ods Phys Res B 172, pp. 944-950.
Evidenze isotopiche e paleodieta nel Neolitico Pugliese. Verso la globalizzazione? 361
M. A. T. - Dipartimento di Biologia Ambientale. Sapienza Università di
Roma, P.le A. Moro, 5, 00185 Roma: maryanne.tafuri@uniroma1.it
T. O’C. - Division of Archaeology, University of Cambridge, Downing
Street, Cambridge, CB2 3DZ UK
F. B. - Dipartimento di Biologia, Università di Pisa, Via Luca Ghini, 13
56126 Pisa
M. G. B. - Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali,
Università di Bologna, Via Selmi, 3 40126 Bologna
P. F. F., N. L., E. I. - Dipartimento di Beni Culturali, Università del
Salento, Piazza Tancredi, 7 73100 Lecce
P. I. - Dipartimento di Fisica e Scienze dellaTerra, Università di Parma,
Viale delle Scienze 157/A, 43100 Parma
V. M. - Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali,
Università di Bologna, Via Selmi, 3 40126 Bologna
S. M. - Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle nuoveTecnologie
in Medicina e Chirurgia, Università di Pisa, Via Savi, 10 56126 Pisa
R. S. - Dipartimento di Lettere, Lingue, Arti, Italianistica e Culture Com-
parate, Università di Bari, P.za Umberto I 70122 Bari
S. S. S., V. S. - Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Bari,
Via E. Orabona, 4 70125 Bari
J. R. - Division of Archaeology, University of Cambridge, Downing
Street, Cambridge, CB2 3DZ UK
... Thus, human isotopic values reflect the isotopic values of the food sources and their relative consumption. Human and animal spatial mobility can be investigated using δ 18 O measurements on carbonate from tooth enamel or bone bioapatite, taking into account potential complications caused by cooking activities, diagenesis and mathematical conversions of human δ 18 O values into δ 18 O of ingested water [41][42][43][44] . ...
... Thus, human isotopic values reflect the isotopic values of the food sources and their relative consumption. Human and animal spatial mobility can be investigated using δ 18 O measurements on carbonate from tooth enamel or bone bioapatite, taking into account potential complications caused by cooking activities, diagenesis and mathematical conversions of human δ 18 O values into δ 18 O of ingested water [41][42][43][44] . ...
... Thus, human isotopic values reflect the isotopic values of the food sources and their relative consumption. Human and animal spatial mobility can be investigated using δ 18 O measurements on carbonate from tooth enamel or bone bioapatite, taking into account potential complications caused by cooking activities, diagenesis and mathematical conversions of human δ 18 O values into δ 18 O of ingested water [41][42][43][44] . ...
Article
Full-text available
Medieval southern Italy is typically viewed as a region where political, religious, and cultural systems coexisted and clashed. Written sources often focus on elites and give an image of a hierarchical feudal society supported by a farming economy. We undertook an interdisciplinary study combining historical and archaeological evidence with Bayesian modelling of multi-isotope data from human (n = 134) and faunal (n = 21) skeletal remains to inform on the socioeconomic organisation, cultural practices, and demographics of medieval communities in Capitanata (southern Italy). Isotopic results show significant dietary differences within local populations supportive of marked socioeconomic hierarchies. Bayesian dietary modelling suggested that cereal production, followed by animal management practices, was the economic basis of the region. However, minor consumption of marine fish, potentially associated with Christian practices, revealed intra-regional trade. At the site of Tertiveri, isotope-based clustering and Bayesian spatial modelling identified migrant individuals likely from the Alpine region plus one Muslim individual from the Mediterranean coastline. Our results align with the prevailing image of Medieval southern Italy but they also showcase how Bayesian methods and multi-isotope data can be used to directly inform on the history of local communities and of the legacy that these left.
... This allowed us to investigate post-mortem histories at a histological level in tandem with macroscopic taphonomic analysis. Many individuals from these sites have been the subject of multi-isotopic analyses investigating dietary practices and residential mobility [79][80][81][82][83]. For 29 of the individuals included in this study, corresponding 87 Sr/ 86 Sr isotopic measurements from bone and/or enamel were available [82,83] (S1 File). ...
Article
Full-text available
The wide diversity of Neolithic funerary practices is increasingly recognised. In Southeast Italy, recent studies have drawn attention to the co-existence of multiple ways of treating the dead within single sites and across the region. In this study, we address how such diverse deathways form a regional framework of ritual practice through histotaphonomic analysis of bone bioerosion. Samples were obtained from articulated, semi-articulated and disarticulated remains from four sites in Apulia which each presented different modes of treatment and disposal of the dead. Bone thin sections were analysed by light microscopy to characterise microstructural preservation through features including bacterial bioerosion, staining, inclusions, and Wedl tunnelling. We investigate the early post-mortem histories of individuals whose remains ended up in various states of dis/articulation and diverse depositional contexts. Disarticulated remains frequently displayed arrested or extensive bacterial bioerosion, which was also found in articulated and semi-articulated skeletons. Additionally, remains deposited in similar contexts, as well as articulated and disarticulated remains deposited together in the same context, often showed different histotaphonomic characteristics, suggesting diverse early post-mortem trajectories. As a result, we argue that Neolithic deathways in southeastern Italy incorporated a high level of diversity in the early post-mortem treatment of the body. A framework for funerary practices emerges, whereby disarticulated remains probably originated from bodies which had been buried previously and subjected to varying extents of shelter, exposure to invertebrates, and duration of burial. However, we acknowledge the ongoing research into the origins of bacterial bioerosion and the problem of equifinality, which leaves open the possibility for further scenarios of early post-mortem treatment.
... Several isotopic works have shown that the widespread diet during the Neolithic in Italy shows a significant contribution from animal protein (e.g. Lelli et al. 2012;Goude, Binder, and Del Lucchese 2014;Scorrano et al. 2019), though in southern Italy isotopic data seem to reveal a pattern that overlaps with the one that has emerged here (Tafuri et al. 2017). ...
Article
Although the amount of data on the Italian Copper Age has increased significantly in the last decades, little is known about the relationship between humans and the environment. Material culture suggests the occurrence of significant social interactions throughout the Italian Peninsula, while the funerary practices indicate that Copper Age groups were strongly rooted in their territories. Here, we attempt to define the relations within Copper Age groups by investigating one of the main culturally-constructed aspects of a society: dietary practices. These will be addressed through stable carbon and nitrogen isotope analysis of human and animal bone collagen from a selection of central and southern Italian Copper Age sites ascribed to two of the most representative cultural groups, namely the Rinaldone and the Gaudo. The preliminary results show an overall homogeneity in the dietary habits, which appears to be in contrast with funerary data, and indicates a strong reliance on the local environments for subsistence, with local food choices.
Article
This paper presents new bioarchaeological and chronological data from Early-Middle Neolithic burials from Apulia, and discusses the wider context of these results in terms of the dynamics of the south-east Italian Neolithic. Two burials from the Neolithic village of Fonteviva on the Apulian Tavoliere were radiocarbon dated in tandem with measurements of dietary stable isotopes (13C, 15N). These results were then compared to all the currently available chronological and isotopic data for the Apulia region. The radiocarbon dates for the two adult individuals from Fonteviva places them at the mid-6th millennium BC. The analysis of comparative radiocarbon data shows that the mid-6th millennium BC was the ‘acme’ – the most developed point – of Neolithic settlement activity on the Apulian Tavoliere, which was in-turn one of the most densely-occupied areas in all of Europe in the Neolithic. The analysis of dietary isotopes showed both individuals from Fonteviva to have had diets based on terrestrial proteins, typical for the Apulian and wider European Neolithic. Slightly enriched nitrogen 15N values in both individuals highlight the potential for underlying dietary variability. This research also demonstrates the importance of revisiting archive collections of human remains with new methodologies and approaches, and similarly taking a renewed look at their wider archaeological context.
Article
Full-text available
Stable carbon and nitrogen isotope analysis was carried out on human and animal bones from four inland Early and Middle Bronze Age sites in Northern and Southern Italy. The main aims of the investigation were to explore the contribution of plant foods to the human diet and to examine any dietary differences between and within each of the sites. At two of the sites in Northern Italy, human and animal bones were significantly enriched in 13C. This finding was attributed to the consumption of domestic millets (Panicum miliaceum and/or Setaria italica), which are C4 pathway plants. Conversely, individuals from the two Bronze Age sites in Southern Italy were significantly depleted in 13C compared to those from the north. Here, millet was absent from the diet, and protein from C3 plants made a much greater dietary contribution than animal protein. This finding highlights the importance of cereal cultivation, most likely of wheat and barley, in the south of Italy during the Bronze Age. Overall, our results support the idea that the widespread cultivation of millet first occurred in Northern Italy, following its introduction from across the Alps in Central Europe. Finally, we found no significant differences in the stable isotope values between individuals at each site, when grouped by their sex or presence of grave goods. This leads to the conclusion that any status difference that may have existed is not reflected in the long-term dietary record, or at least not as measurable by stable isotope analysis.
Article
Full-text available
Knowledge of our ancestor's diets is becoming increasingly important in evolutionary medicine, as researchers have argued that we have evolved to specific type of 'Palaeolithic' diet, and many modern nutritional disorders relate to the mismatch between the diet to which we have evolved, and the relatively newer agricultural-based 'Neolithic' diets. However, what is the archaeological evidence for pre-agricultural diets and how have they changed over the four million years of hominid evolution? This paper briefly introduces the three lines of evidence we have for Palaeolithic and Neolithic diets; morphological changes, archaeological material evidence, and direct measurement of diet from bone chemistry. The morphological changes, increasing gracilization of the mandible and increasing brain size have been interpreted (based on analogies with living primates) as the move from plants to higher-quality, more digestible, animal meat, although this is debated. The archaeological evidence is especially weak, as many organic materials, especially plants, do not survive well, and are therefore invisible in the archaeological record. Artefacts, such as stone tools which are likely to be used for hunting and animal bones with evidence of human processing and butchering do indicate that hunting did occur at many times in the past, but it is impossible to judge the frequency. Direct evidence from bone chemistry, such as the measurement of the stable isotopes of carbon and nitrogen, do provide direct evidence of past diet, and limited studies on five Neanderthals from three sites, as well as a number of modern Palaeolithic and Mesolithic humans indicates the importance of animal protein in diets. There is a significant change in the archaeological record associated with the introduction of agriculture worldwide, and an associated general decline in health in some areas. However, there is an rapid increase in population associated with domestication of plants, so although in some regions individual health suffers after the Neolithic revolution, as a species humans have greatly expanded their population worldwide.
Article
The quality of bone collagen extracts is central to the14C dating and isotope palaeodietary analysis of bone. The intactness and purity of the extracted gelatin (“collagen”) is strongly dependent on the extent of diagenetic degradation, contamination and the type of extraction method. Possible chemical, elemental and isotopic parameters for the assessment of “collagen” quality are discussed. The most important distinction that can be made is the one between contaminated bone (mostly from temperate zones), and bone low in collagen content (mostly from arid and tropical zones). The latter shows more variability in all quality parameters than the former. The natural level of contamination is mostly so low that stable isotopic measurements are not impaired, although14C measurements can be. It is concluded that there is no unequivocal way to detect natural levels of contamination with the discussed parameters, although their use can identify many cases. In low “collagen” bone, the parameters can identify the great majority of problematic samples: although deviations in these parameters do not necessarily mean isotopic alterations, the increased background found in these samples makes most samples unusable.
Article
Extracting nutrients is of upmost importance to the survival of any individual or species. One of the distinguishing characteristics of the order Primates is the vast range of nutritional adaptations it exhibits. Within our own species all manner of adaptations are practiced and it has been a major focus of research to determine when and where these various patterns originated. We present one method based on stable isotope analysis in human tissues and discuss its contributions. The ratios of 13C/12C and 15N/14N vary among various pools (i.e., the atmosphere, the oceans, plant communities, trophic levels). These differences are transferred to humans via the foods they eat. The major differences in carbon occur between two photosynthetic pathways (C3 and C4), which in the New World permits tracing the introduction of maize (a C4 plant) and in Asia permits tracing the introduction of millet (also a C4 plant). The marine and terrestrial systems have distinctive isotope ratios of both carbon and nitrogen. Thus, the dependence on marine resources has been traced throughout several areas of the New and Old Worlds. We discuss several potential sources of variation including sex, age, nutritional status, among others. We conclude with some suggestions for future research.