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INTRODUZIONE
Le pratiche di sussistenza nel corso del Neolitico in
area mediterranea sono al centro del dibattito archeo-
logico da lungo tempo e spesso alla base delle cate-
gorie concettuali di cui la ricerca archeologica si serve
per comprendere le dinamiche sociali e culturali del
passato. Tuttavia, sono ancora scarse le evidenze di-
rette della dieta praticata dai gruppi umani di area me-
diterranea nel corso del Neolitico e le nostre
conoscenze si affidano prevalentemente a limitati set-
tori del record archeologico. In questa direzione, oggi
sono ben affermati specifici metodi di indagine, come
l’analisi degli isotopi stabili di carbonio (δ13C) e azoto
(δ15N) su collagene umano e animale, che consentono
di esplorare la componente proteica della dieta prati-
cata dai gruppi umani del passato, in modo da argi-
nare le limitazioni insite nell’analisi del record
paleobotanico e/o archeozoologico.
In particolare, l’indagine isotopica è in grado di evi-
denziare la dieta a lungo termine in relazione al con-
sumo medio di alimenti negli ultimi anni di vita.
L’analisi degli isotopi stabili effettuata su campioni
umani e animali da numerosi siti neolitici su un’ampia
zona del territorio pugliese ha permesso di evidenziare
una sostanziale omogeneità nella composizione della
dieta di queste popolazioni, caratterizzata tuttavia da
alcune interessanti eccezioni. L’ambito cronologico
indagato comprende tutte le fasi del neolitico e l’area
*I dati relativi agli Autori sono stati inseriti in calce al presente articolo.
RIASSUNTO - EVIDENZE ISOTOPICHE E PALEODIETA NEL NEOLITICO PUGLIESE. VERSO LA GLOBALIZZAZIONE? - Le evidenze
dirette della dieta in area Mediterranea nel corso del Neolitico sono piuttosto limitate. In Puglia, la maggior parte dei dati
paleonutrizionali proviene tuttora dal record archeologico, che per sua natura è soggetto a molteplici limitazioni. In questo
senso si inseriscono le indagini degli isotopi stabili di carbonio e azoto misurabili nel collagene umano e animale. Questo
genere di analisi permette di ricostruire la componente proteica della dieta. In particolare, il rapporto isotopico del carbonio
permette di distinguere tra tipi di piante consumate in ragione del processo fotosintetico utilizzato (i.e., piante C3o C4),
nonché tra dieta di tipo terrestre piuttosto che marina. Il rapporto isotopico dell’azoto è invece utile nella collocazione
degli organismi esaminati all’interno della catena trofica, misurando l’apporto relativo di proteine animali e/o vegetali.
L’indagine isotopica effettuata su una serie di siti pugliesi riferibili a tutte le fasi del Neolitico, ci ha permesso di individuare
una sostanziale indifferenziazione nelle pratiche di sussistenza, che prevede, verosimilmente, l’impiego di un range ricor-
rente di specie animali e vegetali. Questa koiné alimentare, si materializza nel consumo di specie prevalentemente terrestri,
con un limitato impiego di risorse marine. I dati emersi da questa indagine ci costringono a riconsiderare alcuni assunti,
rivelando al tempo stesso una complessità inattesa.
SUMMARY - ISOTOPIC EVIDENCE AND PALEODIET IN THE APULIAN NEOLITHIC. TOWARDS GLOBALIZATION? - The Neolithic
Mediterranean diet has been the focus of a long-standing debate in archaeology. It is upon diet that most theories on cultural
practices have found its conceptual bases. There is however little direct evidence of food practices in the Apulian Neolithic,
for which most of our understanding derives from the archaeological record. Direct sources can today be provided by
stable carbon and nitrogen analysis on human and animal bone collagen. These analyses have the ability to determine the
protein composition of past diet, so as to overcome any limitation linked to the botanic or zooarchaeological record. The
ratio between stable isotopes of carbon can help distinguish between groups of plants with different photosynthetic
processes (i.e., C3vs. C4), or rather between terrestrial and marine environments. Nitrogen isotope ratio is helpful to re-
construct the trophic level of an organism. The isotopic investigation carried out on a number of sites from Apulia, dated
to the Neolithic, has allowed us to assess a substantial homogeneity in the isotopic record, so as to reveal a dietary pattern
composed of recurrent foods throughout the various phases of the Neolithic. A number of exceptions could be envisaged,
however the most striking results derives from the apparent consistency of human diet. Food practices seem to be directed
towards the consumption of mainly terrestrial resources, with little if any contribution of marine species and animal proteins
scarcely consumed. The isotopic investigation presented here forces us to reconsider hitherto believes, disclosing a level
of complexity that was long neglected.
Studi di Preistoria e Protostoria - 4 - Preistoria e Protostoria della Puglia - 2017
MARY ANNE TAFURI - TAMSIN O’CONNELL - FULVIO BARTOLI - M. GIOVANNA BELCASTRO - PIER
FRANCESCO FABBRI - NORMA LONOCE - PAOLA IACUMIN - ELETTRA INGRAVALLO - VALENTINA MARIOTTI -
SIMONA MINOZZI - ROCCO SANSEVERINO - SANDRO SUBLIMI SAPONETTI - VITO SCATTARELLA - JOHN ROBB*
Evidenze isotopiche e paleodieta
nel Neolitico Pugliese. Verso la globalizzazione?
investigata include zone in-
terne e costiere del versante
adriatico e ionico.
Fatta eccezione per alcuni
siti, il dato di maggiore ri-
lievo sembra essere rappre-
sentato da una sostanziale
indifferenziazione della dieta,
prevalentemente di tipo terre-
stre, caratterizzata da uno
scarso apporto di carne o de-
rivati animali. Ma è forse la
prospettiva diacronica che
rende questa evidenza di
maggiore interesse e degna di
approfondimento. Nel com-
plesso, i dati emersi ci co-
stringono a riconsiderare
alcune teorie uniformemente
accettate, se non altro nella
loro valutazione complessiva
e nell’individuazione di ele-
menti di complessità finora
rimasti sopiti.
ISOTOPI STABILI DI CARBONIO E
AZOTO
Le analisi degli isotopi stabili
di carbonio e azoto su colla-
gene umano e animale con-
sentono di esplorare
direttamente il tipo di dieta
praticata da popolazioni
umane del passato. In parti-
colare, essa è in grado di evi-
denziare la dieta a lungo termine (Schwarcz,
Schoeninger 1991), in relazione al consumo medio di
alimenti negli ultimi anni di vita (Wild et alii 2000).
È il rapporto tra più isotopi di alcuni elementi, rispetto
a uno standard internazionalmente condiviso ed
espresso numericamente in parti per mille (‰), a evi-
denziare la struttura proteica della dieta.
In Europa, particolarmente utile si è rivelato l’uso
degli isotopi del carbonio, in grado di rintracciare il
consumo di piante che usano processi fotosintetici di-
versi (C3per specie come grano, orzo e avena e C4
per le migliacee), e distinguere tra dieta terrestre e
marina. Le specie vegetali di tipo C4e gli organismi
marini sono infatti arricchiti di 13C in maniera misu-
rabile nel collagene delle ossa dei loro consumatori.
L’identificazione del segnale isotopico associato al
consumo di piante C3, che include la maggioranza di
specie domestiche e selvatiche in Europa, rivela in-
vece valori maggiormente negativi. I valori degli iso-
topi stabili dell’azoto (δ15N), collegati al livello
trofico, sono invece in grado di indicare l’apporto re-
lativo di specie vegetali e animali. Se l’apporto pro-
teico di un organismo derivasse esclusivamente dal
consumo di carne, dovremmo aspettarci un arricchi-
mento di almeno 3-5 ‰ di 15N nei tessuti tra specie
consumatrice e specie consumata (Bocherens, Druc-
ker 2003; Hedges, Reynard 2007), mentre un arric-
chimento nullo prevede l’assimilazione di proteine
esclusivamente vegetali. L’incremento relativo di 15N
nel collagene umano può essere confrontato con i va-
lori di quello animale rivelando l’apporto di proteine
animali e vegetali alla dieta (Richards 2002; Durrwä-
chter et alii 2005; Hedges et alii 2008).
Esperimenti su animali ad alimentazione controllata
(Ambrose 1993) hanno dimostrato che il rapporto iso-
topico di carbonio (δ13C) e azoto e (δ15N) riflette pre-
valentemente la porzione proteica della dieta degli
ultimi 5-10 anni di vita di un individuo, che corri-
spondono, circa, all’intervallo di tempo che le ossa
impiegano per rimodellarsi completamente dal punto
di vista chimico (Ibid.).
I campioni di osso selezionati per questo studio sono
stati trattati per l’estrazione del collagene secondo il
metodo proposto da Brown et alii (Brow et alii 1988)
e già descritto altrove (Tafuri et alii 2009). Gli isotopi
stabili di carbonio e azoto sono stati misurati me-
AA.VV.
358
Fig. 1 - Mappa con localizzazione dei siti.
diante spettrometria di
massa1. La percentuale di col-
lagene e di carbonio e azoto,
nonché il rapporto C:N per
ciascun campione sono stati
riportati al fine di verificare
la qualità del collagene
estratto e l’attendibilità dei
valori ottenuti (DeNiro 1985,
Ambrose 1990, Van Klinken
1999).
RISULTATI
I siti considerati per l’analisi
isotopica provengono dal
versante adriatico e ionico
dell’area pugliese, unita-
mente ad alcune zone interne
(fig. 1). La cronologia dei siti
comprende un range relati-
vamente ampio, che include
tutto il Neolitico. La diacro-
nia che il campione esami-
nato offre è infatti l’elemento
fondante di questo lavoro;
l’indagine isotopica si pro-
pone di rintracciare even-
tuali patterns alimentari in
un ambito che mostra diversi
e importanti elementi di
complessità culturale. Sono
stati analizzati un totale di
165 campioni (125 umani e
40 faune). Nel complesso, i
valori medi di δ13C ottenuti
su collagene sono di -19.3‰
±0.4 per gli umani e di -
20.1‰ ±1 per gli animali;
mentre i valori medi di δ15N
sono di 9.4‰ ±1.7 per gli
umani e 6.7‰ ±1.7 per gli
animali (tab. I). Per i siti che
hanno restituito un record
faunistico analizzabile (i.e.,
Grotta Scaloria, Passo di Corvo, Ripa Tetta, Poggio
Imperiale e Serra Cicora), i valori ottenuti rivelano
un range notevolmente più ampio, giustificato dalla
presenza di specie selvatiche, soprattutto a Grotta
Scaloria (Equus, Cervus) e Serra Cicora (Sus,Ca-
preolus, Cervus). Per gli umani la variabilità risulta
invece piuttosto limitata. Emerge dunque, un quadro
alimentare piuttosto omogeneo (fig. 2): la compo-
nente proteica della dieta – evidenziata dai dati iso-
topici – è composta da risorse prevalentemente, se
non esclusivamente, terrestri; sembrano infatti man-
care evidenze che indichino un significativo consumo
di specie marine. Sia per gli umani, che per gli ani-
mali, i valori di carbonio (δ13C) riflettono l’uso di spe-
cie vegetali del gruppo C3, in piena concordanza con
le nostre attese, e in linea con lo sfruttamento di ce-
reali tipici del “pacchetto neolitico”. L’offset nei va-
lori di azoto (δ15N) tra umani e le faune mostra un
limitato consumo di proteine animali, con un arric-
chimento medio di 2.7‰.
Nell’ambito della generale omogeneità della dieta af-
fiorano alcuni elementi di unicità: a Passo di Corvo,
ad esempio, i dati dell’azoto si mostrano estrema-
1Le analisi sono state effettuate presso il Godwin Laboratory, University
of Cambridge (UK), utilizzando un Thermo Finnigan MAT253. Sulla base
di tre repliche di analisi e confronti con standard interni ed internazionali,
l’errore nella misurazione è risultato minore di ±0.2‰ per δ13C e δ15N.
Evidenze isotopiche e paleodieta nel Neolitico Pugliese. Verso la globalizzazione? 359
Fig. 2 - Valori degli isotopi stabili di carbonio (δ13C) e azoto (δ15N) su collagene umano e animale
dai siti considerati.
Fig. 3 - Valori medi e range di δ13C e δ15N (esclusivamente umani) per fasi archeologiche esa-
minate. Si noti l’ampio intervallo dei valori di azoto per la fase MN, da ascriversi ai dati da
Passo di Corvo. Legenda: EN=Neolitico antico; MN=Neolitico Medio; LN=Neolitico Recente-
Finale.
mente elevati (in media 13.3‰ per gli umani e 10.2‰
per le faune). Questo elemento, in considerazione dei
corrispondenti bassi valori di carbonio, non trova
spiegazione nell’uso di specie marine, piuttosto nel
consumo di risorse vegetali e animali provenienti da
suoli ricchi di nitrati, conseguenza del cosiddetto ma-
nure effect (Bogaard et alii 2007), come recentemente
proposto (Tafuri et alii 2014). Per i siti di Serra Cicora
e Samari, invece, l’ampio range isotopico e la corre-
lazione tra δ13C e δ15N potrebbero essere messi in re-
lazione con l’utilizzo di risorse provenienti da am-
bienti eterogenei, ancorché con un limitato consumo
di risorse marine (Richards, Hedges 1999). È altresì
interessante osservare elementi di eterogeneità intra-
sito, come per Occhito, dove il campione sembra di-
vidersi lungo l’asse del carbonio, presumibilmente in
relazione ad un maggiore consumo di specie C4per
una parte del gruppo; o per Ripa Tetta, dove l’ampio
intervallo dei valori dell’azoto può essere connesso a
un uso differenziato di risorse animali.
AA.VV.
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Tabella I - Valori medi e deviazione standard del rapporto isotopico di carbonio (δ13C) e azoto
(δ15N) su collagene umano e animale dai siti considerati. Viene riportato il rapporto C:N come
indicatore della qualità del collagene estratto. Abbreviazioni: GS=Grotta scaloria; PC=Passo
di Corvo; OCH=Occhito; SC=Serra Cicora; MC=Masseria Candelaro; BA= siti area di Bari
(CC=Cala Colombo, Malerba, S. Barbara, Cala Scizze); RT=Ripa Tetta; SA=Samari;
PIM=Poggio Imperiale.
A contenere i singoli elementi discussi, è la generale
omogeneità dei valori isotopici ottenuti; benché il
range possa risultare piuttosto ampio, per singolo
sito, o per fase cronologica investigata, i valori medi,
osservati diacronicamente, mostrano una notevole
uniformità (fig. 3). Questo elemento sembra suggerire
l’esistenza di una sorta di habitus della dieta neolitica
pugliese, che si compone, almeno nella sua parte pro-
teica, di gruppi di cibi omogenei e di omogenee pro-
porzioni relative nella sua composizione. Da questo
modello si discostano casi specifici, ognuno di essi
degno di approfondimento – soprattutto nell’articola-
zione tra dato isotopico e archeologico – rivelando un
ulteriore elemento di complessità nelle pratiche di
sussistenza del Neolitico pugliese.
RINGRAZIAMENTI
Si ringraziano Mike Hall e James Rolfe (Dipartimento
di Earth Sciences, University of Cambridge) per l’as-
sistenza durante le analisi spettrometriche e Catherine
Kneale (McDonald Institute for Archaeological Rese-
arch, University of Cambridge) per l’aiuto durante la
preparazione dei campioni.
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Evidenze isotopiche e paleodieta nel Neolitico Pugliese. Verso la globalizzazione? 361
M. A. T. - Dipartimento di Biologia Ambientale. Sapienza Università di
Roma, P.le A. Moro, 5, 00185 Roma: maryanne.tafuri@uniroma1.it
T. O’C. - Division of Archaeology, University of Cambridge, Downing
Street, Cambridge, CB2 3DZ UK
F. B. - Dipartimento di Biologia, Università di Pisa, Via Luca Ghini, 13
56126 Pisa
M. G. B. - Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali,
Università di Bologna, Via Selmi, 3 40126 Bologna
P. F. F., N. L., E. I. - Dipartimento di Beni Culturali, Università del
Salento, Piazza Tancredi, 7 73100 Lecce
P. I. - Dipartimento di Fisica e Scienze dellaTerra, Università di Parma,
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V. M. - Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali,
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S. M. - Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle nuoveTecnologie
in Medicina e Chirurgia, Università di Pisa, Via Savi, 10 56126 Pisa
R. S. - Dipartimento di Lettere, Lingue, Arti, Italianistica e Culture Com-
parate, Università di Bari, P.za Umberto I 70122 Bari
S. S. S., V. S. - Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Bari,
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J. R. - Division of Archaeology, University of Cambridge, Downing
Street, Cambridge, CB2 3DZ UK