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I bisogni formativi speciali dei gifted students. Gli atteggiamenti degli insegnanti

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Abstract

Il contributo, partendo dalla cura educativa e dai bisogni formativi speciali legati alla persona plusdotata, offre un quadro della letteratura sugli atteggiamenti degli insegnanti verso gli studenti plusdotati e la gifted education. The paper, starting from educational care and special educational needs related to gifted people, provides an overview of literature about teachers’ attitudes towards gifted students and gifted education.
(pp. 59-65)Vol. 16, n. 1, febbraio 2017
I bisogni formativi speciali
dei gifted students.
Gli atteggiamenti
degli insegnanti
Andrea Fiorucci
DSSSU, Università del Salento
monografia
L’avere cura della formazione
dei plusdotati
È ironico come uno degli aspetti più
complessi ed esasperanti nel campo della
gifted education sia proprio l’interrogarsi su
cosa si intenda per plusdotazione (Subotnik,
Olszewski-Kubilius e Worrell, 2011). Dai
(2009) la definisce un «concetto carico di
valore», ma privo di unità e identità nei suoi
referenti e nei suoi significati; un concetto
che richiama a sé descrizioni, valutazioni, ma
anche miti, credenze e pregiudizi inerenti a
profili cognitivi di persone che manifestano
(o hanno il potenziale per farlo) livelli ecce-
zionali di capacità e performances in una o
più aree: abilità intellettiva generale, speci-
fica attitudine scolastica, pensiero creativo,
attitudine alla leadership, arti visive e dello
spettacolo. Purtroppo, è ancora presente l’idea
che la collocazione del soggetto a destra della
campana gaussiana che rappresenta il QI sia
l’unico criterio per identificare un profilo di
plusdotazione.
Negli ultimi anni la formulazione di
modelli di lettura non solo psicometrici, ma
attenti agli elementi contestuali, ha consentito
di guardare alla giftedness non più come un
«dono», ma soprattutto come un’opportunità,
una predisposizione a ottenere successo. Essa
non è garanzia di successo, ma rappresenta
la strada da percorrere per raggiungerlo.
Superare la concezione di plusdotazione
come dono/regalo e predestinazione implica
necessariamente delle conseguenze sul piano
concettuale e teorico — il modello di lettura
—, ma mette soprattutto, in evidenza il ruolo
dei contesti (familiari, sociali, scolastici) e
delle figure coinvolte nel processo di cura
educativa. Permette di porre attenzione non
sulle etichette, ma sulle condizioni necessarie
per offrire alla persona plusdotata l’oppor-
Sommario
Il contributo, partendo dalla cura educativa e dai bisogni formativi speciali
legati alla persona plusdotata, offre un quadro della letteratura sugli atteg-
giamenti degli insegnanti verso gli studenti plusdotati e la gifted education.
Parole chiave
Plusdotazione, atteggiamenti degli insegnanti, inclusione, bisogni educativi.
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tunità di coltivare il proprio potenziale e di
far affiorare il proprio talento (Callahan e
Hertberg-Davis, 2012).
Come ribadisce Renzulli (2012), biso-
gnerebbe etichettare i servizi necessari per
sviluppare alti potenziali piuttosto che gli
studenti. Questo consentire di tralasciare
la vexata quaestio della designazione dei
gifted a favore di un’attenzione pedagogica
verso la gifted education quale strumento di
ri-significazione delle differenze individuali
legate all’alto potenziale, da intendersi non
solo come una «manifestazione di ecceziona-
lità» che deve essere valutata, identificata,
o peggio, certificata, ma soprattutto come
una rilevazione di specifici bisogni formativi.
Questa operazione permetterebbe, così, di
spostare il focus dall’identità della persona
plusdotata alla sua formazione, di porre
attenzione sul sistema formazione (appa-
rati, strutture, mezzi, operatori, interventi,
strumentazioni metodologiche e tecniche) e
sul soggetto come «portatore di una domanda
di formazione e destinatario/elaboratore di
una risposta che lo forma» (Orefice, 2009, p.
87). Permetterebbe, cioè, di porre attenzione
sul processo e sugli elementi metodologico-
strumentali, consentendo alla persona
con questo profilo di dare voce alle proprie
necessità e richieste formative e, allo stesso
tempo, ai contesti e alle figure coinvolte nel
processo formativo, di accogliere tali richieste
e di offrire a esse un’adeguata e funzionale
risposta.
La formazione, però, non va confusa con
un insieme di risposte didattico-operative. È
molto di più. È il raccordo tra istanze etiche
(valori e comportamenti), istanze cognitive e
istanze affettive, una dimensione nella quale
si realizza l’incontro tra educazione-istruzione
(Frabboni e Pinto Minerva, 2003).
Pertanto, asserire che i gifted students
hanno dei bisogni formativi speciali vuol dire
riconoscere loro delle caratteristiche e delle
esigenze che riguardano lo sviluppo integrale
della persona. La letteratura scientifica (Da-
vis e Rimm, 2004; Harris e Hemmings, 2008)
conferma che gli studenti con alto potenziale
non sono un gruppo omogeneo, ma hanno
caratteristiche ed esigenze varie e differenti,
alle volte divergenti tra loro.
Ciò che li accomuna è il diritto ad avere
una risposta formativa specifica e speciale,
capace di intercettare e valorizzare il loro
potenziale e di far emergere il talento.
Gli aggettivi «speciale» e «specifico»
non devono intimorire chi vive e chi legge
la differenza come alto potenziale. Sono
aggettivi, come abbiamo ribadito, che qua-
lificano i bisogni e le risposte formative, ma
anche, soprattutto, che definiscono la cura
educativa come presa in carico dei bisogni
dell’Altro e come processo di empowerment
pedagogicamente orientato. Di conseguenza,
è la cura educativa — l’aver cura, il prendersi
cura, la cura sui — a sentire l’esigenza di
qualificarsi come «speciale», cioè sensibile
e attenta ai bisogni che la persona (ri)porta
nella relazione.
Essa diventa formazione quando si tra-
duce in quello che Cambi (2010) definisce
l’«aver-cura-della-formazione» di una per-
sona: «un processo di ricerca aperto di cui
l’ars majeutica è il fattore determinante»
(Cambi, 2010, p. 22) e che riconosce un ruolo
decisivo e una grande responsabilità a chi
esercita — a livello formale e informale
— una funzione di guida per lo sviluppo
integrale della persona.
Pertanto, rapportando questo ragionamen-
to al tema della gifted education, è possibile
intravedere nella famiglia e nella scuola
una grande risorsa formativa, capace di pre-
occuparsi dei bisogni speciali delle persone
plusdotate e del loro ben-essere.
Di seguito, si approfondirà il ruolo degli
insegnanti, con una specifica attenzione ai
loro atteggiamenti.
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Gli atteggiamenti degli insegnanti
Gli insegnanti possono contribuire in modo
significativo alla formazione degli studenti
plusdotati valorizzandone o impedendone lo
sviluppo del potenziale (Geake e Gross, 2008).
Molapo e Salyers (2014) evidenziano come il
successo della gifted education dipenda dagli
atteggiamenti degli insegnanti. Per questo
motivo, secondo Davis e Rimm, gli insegnanti,
prima di prendere parte a una formazione o
di avviare un intervento didattico-educativo,
dovrebbero porsi la seguente domanda: «What
is our attitude toward gifted children?»1 (Davis
e Rimm, 2004, p. 55).
Negli ultimi anni gli studi sugli atteggia-
menti dei docenti verso la plusdotazione sono
diventati sempre più numerosi, mostrando
però tra loro delle forti scollature e contrad-
dizioni. Alcuni studi rilevano nei docenti
atteggiamenti molto positivi e di apertura,
mentre altri atteggiamenti negativi e di re-
sistenza (McCoach e Siegle, 2007). Molteplici
studi hanno utilizzato come strumento di
ricerca l’oramai noto Opinions about the gifted
and their education questionnaire di Gagne
e Nadeau (1991) composto da sei differenti
dimensioni: Needs and Support (bisogni degli
studenti e specifici servizi di supporto), Resi-
stance to Objectives (contrarietà e resistenza
al perseguimento degli obiettivi formativi),
Social Value (percezione sociale), Rejection
(isolamento sociale), Ability Grouping (at-
teggiamenti verso gruppi omogenei, classi e
scuole speciali) e Acceleration (atteggiamenti
verso l’arricchimento accelerativo). In conside-
razione delle dimensioni individuate da Gagné
e Nadeau, e della forte eterogeneità culturale
e metodologica che caratterizza il quadro delle
ricerche in ambito internazionale, l’analisi
che segue presenta una focalizzazione mirata
1 Qual è il nostro atteggiamento verso i bambini plusdo-
tati? (Traduzione dell’autore).
sugli elementi di maggiore interesse per la
riflessione pedagogica.
Un fragile auto-didatta
La convinzione che pervade molti docen-
ti è che gli studenti con un alto potenziale
siano già scolasticamente avvantaggiati
e che possano raggiungere gli obiettivi di
apprendimento e l’eccellenza senza nessun
intervento da parte dell’insegnante (Lassig,
2009; Taylor e Milton, 2006). Di contro, la
ricerca evidenzia che questo aspetto, oltre a
essere un mito, si pone come un «feroce» osta-
colo allo sviluppo del talento, contribuendo
ad accrescere nel discente non tanto un senso
di autonomia, quanto piuttosto di abbandono
e di solitudine. Da un punto di vista psico-
logico, i docenti descrivono la personalità di
questi alunni come complessa e articolata.
Li rappresentano come emotivamente fra-
gili e socialmente disadattati, confermando
quanto suggerisce la disharmony hypothesis
(Baudson e Preckel, 2013): gli studenti hanno
un alto potenziale cognitivo a discapito di
quello socio-relazionale. Tuttavia, la perce-
zione degli insegnanti diverge notevolmente
sulla questione se la giftedness incrementi la
resilienza o accresca la vulnerabilità (Martin,
Burns e Schönlau, 2010).
Una risorsa per la società, ma non per la
classe
Secondo gli insegnanti, questa tipologia
di studenti rappresenta un grande valore
per la società. Sono convinti che da adulti la
«genialità» di queste persone potrà contribuire
allo sviluppo «economico» del Paese (Perković-
Krijan, Jurčec e Borić, 2015). Di contro, però,
credono che, in ambito scolastico, lo studente
con plusdotazione ostacoli l’apprendimento
tra pari (Polyzopoulou et al., 2014), generando
in classe squilibri e tensioni. L’alunno gifted è
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percepito dai compagni come poco empatico e
non incline alle relazioni, un battitore libero
che segue il proprio gioco.
Un supporto speciale, ma non elitario
Gli insegnanti hanno perlopiù atteggia-
menti positivi verso il riconoscimento di
specifici bisogni e di un adeguato supporto
formativo (Lassig, 2009; Troxclair, 2013;
Watts, 2006). Gli studi evidenziano, però,
che gli special education teachers hanno
poca esperienza e contatto con la giftedness
e ripongono poca fiducia nella tecnica dell’ac-
celerazione e del raggruppamento. Hanno
il timore che tali tecniche siano inadatte e
pericolose, poiché dis-greganti e dannose per
lo sviluppo socio-relazionale di questi alunni.
Questa diffidenza descrive la percezione di
una moltitudine di insegnanti (speciali e
no), con una più marcata manifestazione
verso l’accelerazione nei general teachers.
Tuttavia, secondo Troxclair (2013), questi
atteggiamenti sfavorevoli riflettono i miti e
gli stereotipi che prevalgono nella cultura di
appartenenza e sono alimentati dalla scarsa
conoscenza ed esperienza riguardo a questi
approcci. Essi sono fortemente condizionati
dallo «spauracchio» dell’elitarismo: gli ap-
procci e le tecniche di supporto sono percepiti
come esclusivi ed elitari.
L’alleanza educativa scuola-famiglia
La parent-teacher partnership è percepita
dai docenti come uno dei maggiori predittori
per l’attuazione e la riuscita di azioni forma-
tive di supporto per l’alunno gifted (Molapo
e Salyers, 2014). La condivisione di intenti,
di finalità e di programmi formativi produce
degli effetti positivi sul piano performativo e
su quello del benessere psicologico dell’alunno
gifted. Di contro, un rapporto conflittuale,
caratterizzato da reciproche resistenze e
arroccamenti, si traduce in un intervento
educativo disfunzionale. I docenti, pur rile-
vando una forte eterogeneità degli approcci
genitoriali alla plusdotazione, riconoscono il
ruolo determinante che le famiglie svolgono
nella cura educativa dei loro figli e nella lotta
per il riconoscimento dei loro bisogni/diritti
formativi (Wiskow, Fowler e Christopher,
2011).
L’insegnante facilitatore: un puzzle in
costruzione
Diversi ricercatori e studi hanno tentato
di dare un’identità a quel vital facilitator
cui fanno cenno Fraser-Seeto, Howard e Wo-
odcock (2015). Begin e Gagné (1994) hanno
preso in esame un totale di trentacinque
studi e individuato quasi cinquanta diversi
fattori predittivi degli atteggiamenti degli
insegnanti. Tra le variabili maggiormente
incidenti ritroviamo: l’età, gli anni di servi-
zio, il livello di istruzione, l’esperienza e il
contatto con le persone plusdotate. I risul-
tati concernenti l’età variano: alcuni studi
riconoscono agli insegnanti più giovani un
atteggiamento più positivo, mentre altri con-
siderano i professionisti con più esperienza
maggiormente accoglienti (Tomlinson, 2005).
Gli anni di servizio incidono positivamente
sugli atteggiamenti (Lassig, 2009). La forma-
zione rafforza le credenze positive e agisce
sulla motivazione, sul senso di sicurezza e
di autoefficacia, liberando i docenti dalla
paura del fallimento. La formazione mira-
ta consente di mettere in campo una serie
di strategie didattico-educative volte alla
personalizzazione e alla differenziazione
dell’insegnamento (Taylor e Milton, 2006).
Contrariamente, alcuni ricercatori hanno
evidenziato che la formazione non ha alcun
impatto sugli atteggiamenti degli insegnanti
e sulla loro pratica didattica se si risolve in
uno scandaglio teorico, a dispetto invece
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dell’esperienza e del contatto (McCoach e
Siegle, 2007).
Una visione parziale dell’inclusione
Gli atteggiamenti degli insegnanti eviden-
ziano un’interpretazione riduttiva dell’inclu-
sione scolastica (Oswald e de Villiers, 2013),
che guarda alle differenze esclusivamente
come dis-abilità. Questa reductio ad unum,
spesso, si traduce in una estromissione della
giftedness dall’area della special and inclusive
education (Moltzen, 2006). È soprattutto il
significato di equità — fare parti diverse,
dando di più a chi ha di meno — a stridere
con il concetto di eccellenza (Lassig, 2009).
Scommettere sugli insegnanti è la
strada giusta
Gli insegnanti giocano un ruolo essenziale
per l’inclusione. Possono rappresentare, uti-
lizzando i qualificatori dei fattori ambientali
dell’ICF (OMS, 2001), dei facilitatori o, al
contrario, una barriera al funzionamento
bio-psico-sociale della persona, interve-
nendo in modo positivo o negativo sulle sue
performaces e sulla percezione del Sé. I loro
atteggiamenti rilevano il cambiamento verso o
contro una prospettiva di tutela e promozione
delle differenze e, al contempo, rievocano dei
modelli di lettura dell’alterità con una forte
valenza per-formativa e di significazione. Gli
insegnanti svolgono, così, un ruolo formativo
di regia e di modello. È in ragione di questo
doppio ruolo che la letteratura scientifica
sugli atteggiamenti verso la plusdotazione
rimarca il bisogno, questa volta della scuola
inclusiva, di contare su insegnanti compe-
tenti e coraggiosi, che non abbiano paura di
soccombere al cambiamento — l’apertura
verso altri bisogni speciali —, insegnanti
che possano rappresentare quella risorsa
necessaria che serve al contesto scolastico
per fare il necessario passo in avanti verso
l’inclusione; insegnanti che non perdano mai
di vista la missione formativa della scuola, la
quale, sempre e comunque, si ri-volge a tutti.
Pertanto, i docenti, se utilizzano la cor-
nice giusta — l’inclusione — e gli strumenti
adeguati — una didattica sensibile e attenta
alle differenze, che «si fa persona» (persona-
lizzazione) —, non sentiranno più il bisogno
di ricevere la prescrizione «medica» o «norma-
tiva» per pre-occuparsi di chi, con passo più
lento o più veloce o semplicemente differente,
procede per la propria strada.
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The special educational needs of gifted students.
Teachers’ attitudes
Abstract
The paper, starting from educational care and special educational needs related to gifted people, provides an
overview of literature about teachers’ attitudes towards gifted students and gifted education.
Keywords
Giftedness, teachers’ attitudes, inclusion, special educational needs.
Autore per corrispondenza
Andrea Fiorucci
Università del Salento
Dipartimento di Storia Società e Studi sull’Uomo
Viale San Nicola, ex Monastero degli Olivetani
73100 Lecce
E-mail: andrea.fiorucci@unisalento.it
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... Com'è noto, i docenti giocano un ruolo importantissimo nella vita scolastica ed educativa dello studente plusdotato (Baudson e Preckel, 2013;Heller, Perleth e Keng Lim, 2005); possono contribuire significativamente alla sua formazione, sfruttando o inibendo lo sviluppo del suo potenziale (Geake e Gross, 2008), nella misura in cui, però, le azioni didattico-educative, che si intendono mettere in atto, appaiono dominate da credenze e sistemi rappresentazionali che ne condizionano positivamente o negativamente l'attuazione e la stessa riuscita (Plunkett e Kronborg, 2011;Fiorucci, 2017). ...
... Gli aggettivi "speciale" e "specifico" qualificano i bisogni e le risposte formative. È la cura educativa a sentire l'esigenza di qualificarsi come speciale, cioè sensibile e attenta ai bisogni che la persona riporta nella relazione educativa (Fiorucci, 2017). ...
Chapter
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Negli ultimi anni si è sviluppato un prolifico e articolato dibattito scientifico internazionale orientato a riconoscere nelle percezioni degli insegnanti uno tra i più importanti fattori che condizionano il successo della gifted education (Molapo e Salyers, 2014). Com’è noto, i docenti giocano un ruolo importantissimo nella vita scolastica ed educativa dello studente plusdotato (Baudson e Preckel, 2013; Heller, Perleth e Keng Lim, 2005); possono contribuire significativamente alla sua formazione, sfruttando o inibendo lo sviluppo del suo potenziale (Geake e Gross, 2008), nella misura in cui, però, le azioni didattico-educative, che si intendono mettere in atto, appaiono dominate da credenze e sistemi rappresentazionali che ne condizionano positivamente o negativamente l’attuazione e la stessa riuscita (Plunkett e Kronborg, 2011; Fiorucci, 2017).
... Still today, this educational and didactic support for gifted students is perceived as exclusive and elitist (Fiorucci, 2017) with negative impact on gifted students who, if not adequately accompanied, find it difficult to live their own specificity and experiences of demotivation, frustration, and malaise (Pinnelli, 2017) that can degenerate into marginalization and psychological problems. ...
Article
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The present study aims to discuss the state of the art inherent in pedagogical-didactic research on the education of gifted students. To this end, a systematic review of scientific texts published between 2011 and 2021 was carried out. The present article is organized as follows: introduction to the topic; definition of the objectives, research questions, and methodological protocol; selection, evaluation, and synthesis of the abstract studies; discussion and evaluation of the results; and conclusions. Multiple tools for identifying the gifted students (for use by psychologists, pedagogists, educators, and teachers) emerge from the findings of the present study. The texts highlight numerous instructional and educational programming models for gifted students in all school grades. The main model is the SEM—(Schoolwide Enrichment Model). The present review shows a conspicuous production on gifted education, with the predominance of recently published articles (indicative of vivid interest in the topic) and of American origin. This geographic predominance, which does not cover the European and eastern parts of the world, may depend on the fact that the databases used [Scopus and Web of Science (WoS)] select results based on the use of English. This review reveals gaps and emerging trends in gifted education research, suggesting possibilities and future perspectives.
... The investigation of the teachers' representational repertory on giftedness (Mccoach & Siegle, 2007;Molapo & Salyers, 2014;Fiorucci, 2017;De Angelis, 2017) revealed conceptions very close to common sense that considers the gifted student as the enfant prodige with a marked propensity for calculation and associates potential with the security of success in life. ...
Article
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There has been growing interest in the issue of giftedness and in educational paths which can counteract the development of misrepresentations and negative attitudes on the theme. These forms of common sense contribute to interpreting social reality using shortcuts in thinking that are sometimes inadequate to explain the complexity of human personality and that, therefore, may generate some stereotypes and prejudices. The analysis and orientation of distorted representations could prompt the activation of inclusive behaviour towards gifted peers. This contribution therefore focuses on the representations concerning giftedness in the peer group. The project, carried out with pupils of primary school class, aims to explore the representations and attitudes of children exposed to a path of awareness on giftedness in order to support a correct and inclusive representation of the phenomenon.
... Le azioni didattico-educative che gli stessi docenti intendono mettere in atto a scuola appaiono dominate da credenze e sistemi rappresentazionali che ne condizionano positivamente o negativamente l'attuazione e la stessa riuscita (Plunkett, Kronborg, 2011;Fiorucci, 2017). ...
Chapter
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Alla luce di un’analisi della letteratura che mette in evidenza forti problematiche rispetto all’efficacia e all’equità della pratica dei compiti a casa nella scuola primaria, il presente contributo propone l’alternativa del lavoro autonomo a scuola, in presenza, con la supervisione degli insegnanti. Il valore di questa pratica alternativa viene illustrato sul piano teorico della letteratura e attraverso l’analisi di alcune interviste di insegnanti che la praticano. Ne risulta un’argomentazione critica sui compiti a casa e sui loro limiti rispetto all’inclusione e una descrizione del potenziale della proposta alternativa del lavoro autonomo. Lo scritto rappresenta una sintesi della tesi di laurea di Sara Debiasi, presentata e discussa alla Facoltà di Scienze della formazione Primaria della Libera Università di Bolzano con la supervisione di Heidrun Demo. Alcune parti di testo sono estratti del suddetto lavoro di tesi.
Conference Paper
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Conference Paper
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Il contributo presenta la fase esplorativa di un percorso di ricerca-formazione (Barbier, 2008; Wentzel, 2012;) avviato con 199 docenti di scuola di base. Lo scopo è quello di indagare il pensiero degli insegnanti sul curricolo di istituto,a proposito del senso e del ruolo di tale artefatto e della sua costruzione. Ciò, per tracciare un quadro dell’esistente e co-situare le ipotesi della ricerca collaborativa (Bednarz, Rinaudo, Roditi, 2015) finalizzata alla realizzazione di un framework per la progettazione del curricolo stesso. Due sono le prospettive teoriche di riferimento: la prima relativa ai curriculum studies, per cui il curricolo è un piano di azione pedagogica, che supera una visione tecnicistica di codificazione dei saperi (Joannert, 2011) e organizza le relazioni tra elementi epistemici, pedagogici, strategici, didattici ed educativi (Scott, 2014). La seconda riguarda la valorizzazione del pensiero e del sapere degli insegnanti sulle pratiche e sugli artefatti sia pedagogico-didattici che logistico-organizzativi,necessari per l’innovazione del sistema.Tali saperi hanno valenza euristica, di problematizzazione e di cambiamento, in quanto contribuiscono a creare nuove rappresentazioni utili sul piano trasformativo (Pentucci, 2018). Dal punto di vista metodologico,si è trattato di raccogliere e documentare le scritture riflessive dei docenti (Fabbri, 2011), realizzate su piattaforma online, per farne emergere gli impliciti propri della cultura di comunità. L’analisi delle occorrenze, desunte dalle prime scritture (un questionario ed un forum),ha fatto emergere i temi caldi (Ferrari, Piccardi, 2010): cosa i docenti pensano del curricolo reale e cosa vorrebbero invece ritrovarvi, per renderlo sapere-strumento (Rossi, 2017). Sono state individuate delle coppie dicotomiche che dal piano lessicale si spostano a quello delle concezioni:rigido-flessibile; condiviso-non condiviso; verticale-orizzontale;analitico-sintetico;astratto-concreto. Intorno a questi aggettivi si sviluppa la riflessione dei docenti tra evidenze riscontrate nella pratica e necessità/volontà di trasformazione.
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Il contributo propone un approccio all’alfabetizzazione mediale in contesti interculturali elaborato nell’ambito del progetto Europeo MEET (Media Education for Equity and Tolerance) con l’intento di pro- muovere una comprensione critica ed interculturale, nonché un uso consapevole, dei media tra i giovani cittadini nelle scuole pubbliche multiculturali. In questo contributo si presenta il Media and Intercultural Education Framework (MIEF), uno strumento teorico finalizzato a supportare gli insegnanti nella definizione di obiettivi rilevanti per l’educazione ai media e all’intercultura. Il framework si basa su diverse tra- dizioni di ricerca che comprendono la media education e la critical media literacy, le quali enfatizzano l’importanza di mettere in discussione le rappresentazioni mediali dominanti dell’Altro insieme ai valori e alle ideologie che contribuiscono a veicolare. Inoltre, il MIEF riflette un prospettiva di educazione inter- culturale ai media ispirata ad un multiculturalismo critico attento all’interdipendenza tra (o all’interstizialità) di diverse forme di discriminazione (razzismo, sessimo, classimo) e incentrata sulla promozione di pratiche di cittadinanza attiva e solidale nella sfera pubblica. Insieme al MIEF si presentano anche le relative linee guida di progettazione didattica inclusiva basate su alcuni principi dell’Universal Design for Learning (UDL) rivisitati alla luce di un approccio didattico socialmente situato nella pluralità delle culture mediali e civiche d’insegnanti e studenti. Infine, il contributo illustra come – e con quali risultati – questo approccio all’alfabetizzazione mediale si è tradotto in pratiche di educazione critica ai media e alla cittadinanza interculturale in una scuola secondaria in Italia.
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La Convenzione di Istanbul, ratificata dal Parlamento Italiano nel 2013, impegna gli Stati a intraprendere azioni per includere nei programmi e nei materiali didattici delle scuole «temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti nei rapporti interpersonali, la violenza contro le donne basata sul genere e il diritto all’integrità personale, appropriati al livello cognitivo degli allievi». Alla Convenzione fanno seguito altri interventi del legislatore, come le leggi 119/2013 e 107/2015, nonché il Piano nazionale per l’educazione al rispetto (2017). Scopo di questo lavoro è illustrare i modelli educativi e didattici sperimentati dalle scuole nell’ambito di progetti di educazione alla parità tra i sessi, di contrasto alla diffusione degli stereotipi e alla violenza di genere. Gli stereotipi di genere, limitando le possibilità, rappresentano uno degli ostacoli al pieno sviluppo della persona umana. Intervenire su tali tematiche a scuola significa anche ridurre quella povertà socioculturale che è una delle maggiori cause della dispersione scolastica. Superare il linguaggio sessista che ancora caratterizza molti libri di testo (Biemmi, 2010), educare a riconoscere la violenza in tutte le sue forme, possono innescare quel cambiamento culturale necessario a prevenire la violenza sulla donna. Oggetto del lavoro saranno i progetti realizzati con il Programma Operativo Nazionale (PON) 2014 2020 Per la scuola. Competenze e ambienti per l’apprendimento, in linea con il Piano strategico nazionale contro la violenza sulle donne, che ha individuato nel PON uno strumento di sostegno a progettualità nelle scuole “per la promozione della parità tra i sessi e la lotta alle discriminazioni”. Le iniziative da analizzare e sottoporre nello studio, saranno individuate attraverso un’indagine ad hoc rivolta a tutte le scuole e realizzata attraverso il sistema informativo Gestione della Programmazione Unitaria (GPU)
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Molti studi in letteratura hanno messo in evidenza l’utilità di pratiche di lettura ad alta voce per lo sviluppo di diversi domini cognitivi e di competenze di area emotiva nei bambini, dal nido e dalla scuola dell’infanzia sino alla secondaria di secondo grado. Queste pratiche hanno dimostrato di poter agire come “rinforzo” sullo sviluppo cognitivo e di poter contribuire alla regolazione emotiva e al riconoscimento/interiorizza- zione delle emozioni, nonché alle capacità di riconoscerle negli altri. L’“allenamento” prodotto da questi potenziamenti potrebbe essere legato ai processi di mentalizzazione, impersonificazione e di immaginazione che risultano fondamentali per la decodifica del materiale narrativo. Nel contributo passeremo in rassegna una serie di studi sperimentali che abbiamo realizzato attraverso l’applicazione di training di lettura ad alta voce su gruppi di bambini di età differenti verificandone i risultati con diversi strumenti (orientati a rilevare diverse abilità/competenze). I risultati hanno mostrato come, in seguito a tali training, i gruppi sperimentali rispetto a quelli di controllo abbiano incrementato notevolmente le prestazioni. L’ipotesi che gli studi, letti con sguardo sinottico, consentono di formulare è quella di una finestra temporale dove i benefici di training di questo tipo sono maggiori. La recente at- tenzione allo 0-6 costituisce dunque un’occasione unica per sperimentare, in modo continuativo, percorsi che siano in grado di garantire ai bambini che provengono da situazioni di svantaggio socio-culturali ed economiche di “recuperare” e di inserirsi alla scuola primaria con probabilità di successo formativo molto maggiori.
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Despite recognising the importance of educators in meeting the needs of gifted and talented students, research indicates that teachers often lack the essential knowledge, skills and confidence to identify and meet the needs of gifted and talented students. Evidence suggests this lack of preparation may be related to teachers' professional development. This quantitative study of 96 primary school teachers aimed to provide an initial insight into the knowledge and uptake of the 2005 DEST/GERRIC Gifted and Talented Education Professional Development Package for Teachers. It further aimed to give some insight into teachers' opinions and behaviours as it pertains to this mode of professional development. Results suggest a lack of knowledge and uptake of this professional development package, despite an overwhelming willingness to undertake this mode of professional learning in gifted and talented education. Implications and recommendations conclude the paper.
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The purpose of this study was to examine the attitudes of school teachers regarding the education of gifted students in Greek educational settings and to identify the factors affecting such perceptions. The sample consisted of 245 teachers (70 men and 145 women) of primary (N = 85) and secondary (N = 150) education who completed the questionnaire «Opinions about the gifted and their education» of Gagné & Nadeau (1991). The results showed that the perceptions of teachers concerning gifted children and their education are influenced by factors such as prior teaching experience with gifted students, knowledge in pedagogy and special education issues, and the area of teachers’ expertise. Overall, attitudes of educators in this sample seem consistent with similar studies conducted in other countries with any differences attributed to cross-cultural and educational differences between states and the early transition period of recent Greek legislation concerning gifted students and their education.
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We report the findings of a qualitative study embedded in an interpretive paradigm to determine the perceptions of South African primary school teachers and principals regarding the inclusion of learners considered gifted. Eight principals and 16 classroom teachers in the Foundation Phase (Grades 1-3) in public primary schools situated in communities that were representative of the different socio-economic and language groups in the Western Cape province participated in the study. Qualitative data collection methods included in-depth individual semi-structured interviews with the eight principals and two semi-structuredfocus group interviews with the 16 classroom teachers. Qualitative content analysis revealed the following themes: inclusive education and the learner who is gifted; curriculum differentiation; obstacles to curriculum differentiation; and possible solutions for more effectively including the gifted learner. Despite their diversity in terms of culture, language and positioning by the previous apartheid regime, the participants acknowledged the marginalisation by default of gifted learners. Gifted learners were most often those who were not receiving appropriate education and support and data suggested that a particular drive for the inclusion of gifted learners was absent in the agenda of education authorities.
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The present study explores teachers' attitudes toward the gifted and gifted education. Specifically, the authors examine whether teachers tailor their responses about attitudes toward the gifted to fit the perceived interests of the researcher. In addition, the authors examine several potential predictors of attitudes toward the gifted: training or experience in gifted education, training or experience in special education, and self-perceptions as gifted. A total of 262 teachers participate in the study. The perceived epistemic interests of the researcher do not affect teachers' self-reported attitudes toward the gifted. Teachers who had received training in gifted education hold higher perceptions of themselves as gifted. However, teachers' self-perceptions as gifted are unrelated to their attitudes toward gifted education. Finally, special education teachers hold slightly lower attitudes toward the gifted. The authors discuss the implications of these results for the field of gifted education.
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The aim of this study was to examine primary school teachers' attitudes toward gifted students and toward some approaches to their education (acceleration and ability grouping) as well as their relationship to the expressed interest and perceived knowledge of specific topics concerning giftedness acquired during the studies, at teachers' professional conferences and in the course of individual professional improvement. Furthermore, the relationship between the teachers' attitudes and some of the teachers' socio-demographic characteristics were investigated. A total of 209 primary school teachers of the Brod-Posavina county participated in the study. The respondents' attitudes were assessed using the Gagne and Nadeau attitude survey (1991) about gifted students and gifted education (which was translated into Croatian and subjected to metric validation to meet the needs of this study). The results show that teachers generally have a neutral attitude toward the gifted, meaning that teachers recognize the needs, support and social value of the gifted, but lack a clearly defined attitude toward special provisions for the gifted and toward the consequences special support of the gifted might have. The study revealed differences in attitudes toward the gifted, interest and perceived knowledge of giftedness with regard to the years of teaching experience, education level and workplace. Hierarchical regression analyses proved interest and individual professional improvement, in topics concerning giftedness, to be significant predictors of attitudes toward the needs, support and value of the gifted. The opinion about elitism of gifted education is significantly predicted by the place of work and interest.
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Parents and teachers play a critical and vital role in the education of gifted and talented students. This study looks into the attitudes of teachers regarding gifted students and gifted education to determine if parent-teacher shared commitment could predict teachers’ attitudes toward gifted students. Moreover, the research examines if teacher attitudes differ by location. One hundred and seven K-12 teachers participated in the study. Parent-teacher shared commitment and having a gifted education program at one’s school emerged as good predictors of teachers’ support for gifted students and gifted education. Additionally, ability to influence decision-making self-efficacy closely related to parent-teacher shared commitment Moreover, teachers’ attitudes did not differ by location. Many teachers supported gifted education programs; however, teachers held a strong negative view towards gifted students’ acceleration.
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Attitudes influence the teaching–learning process. The purpose of this study was to determine the attitudes of undergraduate-elementary education majors at a small, rural south-central U.S. university toward gifted students. Gagné's and Nadeau's (Gagné, 19916. Gagné , F. and Nadeau , L. 1991. Brief presentation of Gagné and Nadeau's attitude scale “Opinions about the gifted and their education.” Unpublished manuscript, Montreal, , Canada: University of Quebec. View all references) opinions about the gifted and their education was used. The respondents held attitudes toward gifted children, which were contradictory and unsupportive of practices that would provide support, such as being resistant to objectives, ability grouping, and acceleration. Respondents need to acquire knowledge about within-class acceleration and differentiation strategies. Without such knowledge, their ability to formulate sound cognitive beliefs about gifted learners is hindered, and classroom interaction between teachers and gifted children is impacted.
For nearly a century, scholars have sought to understand, measure, and explain giftedness. Succeeding theories and empirical investigations have often built on earlier work, complementing or sometimes clashing over conceptions of talent or contesting the mechanisms of talent development. Some have even suggested that giftedness itself is a misnomer, mistaken for the results of endless practice or social advantage. In surveying the landscape of current knowledge about giftedness and gifted education, this monograph will advance a set of interrelated arguments: The abilities of individuals do matter, particularly their abilities in specific talent domains; different talent domains have different developmental trajectories that vary as to when they start, peak, and end; and opportunities provided by society are crucial at every point in the talent-development process. We argue that society must strive to promote these opportunities but that individuals with talent also have some responsibility for their own growth and development. Furthermore, the research knowledge base indicates that psychosocial variables are determining influences in the successful development of talent. Finally, outstanding achievement or eminence ought to be the chief goal of gifted education. We assert that aspiring to fulfill one’s talents and abilities in the form of transcendent creative contributions will lead to high levels of personal satisfaction and self-actualization as well as produce yet unimaginable scientific, aesthetic, and practical benefits to society. To frame our discussion, we propose a definition of giftedness that we intend to be comprehensive. Giftedness is the manifestation of performance that is clearly at the upper end of the distribution in a talent domain even relative to other high-functioning individuals in that domain. Further, giftedness can be viewed as developmental in that in the beginning stages, potential is the key variable; in later stages, achievement is the measure of giftedness; and in fully developed talents, eminence is the basis on which this label is granted. Psychosocial variables play an essential role in the manifestation of giftedness at every developmental stage. Both cognitive and psychosocial variables are malleable and need to be deliberately cultivated. Our goal here is to provide a definition that is useful across all domains of endeavor and acknowledges several perspectives about giftedness on which there is a fairly broad scientific consensus. Giftedness (a) reflects the values of society; (b) is typically manifested in actual outcomes, especially in adulthood; (c) is specific to domains of endeavor; (d) is the result of the coalescing of biological, pedagogical, psychological, and psychosocial factors; and (e) is relative not just to the ordinary (e.g., a child with exceptional art ability compared to peers) but to the extraordinary (e.g., an artist who revolutionizes a field of art). In this monograph, our goal is to review and summarize what we have learned about giftedness from the literature in psychological science and suggest some directions for the field of gifted education. We begin with a discussion of how giftedness is defined (see above). In the second section, we review the reasons why giftedness is often excluded from major conversations on educational policy, and then offer rebuttals to these arguments. In spite of concerns for the future of innovation in the United States, the education research and policy communities have been generally resistant to addressing academic giftedness in research, policy, and practice. The resistance is derived from the assumption that academically gifted children will be successful no matter what educational environment they are placed in, and because their families are believed to be more highly educated and hold above-average access to human capital wealth. These arguments run counter to psychological science indicating the need for all students to be challenged in their schoolwork and that effort and appropriate educational programing, training and support are required to develop a student’s talents and abilities. In fact, high-ability students in the United States are not faring well on international comparisons. The scores of advanced students in the United States with at least one college-educated parent were lower than the scores of students in 16 other developed countries regardless of parental education level. In the third section, we summarize areas of consensus and controversy in gifted education, using the extant psychological literature to evaluate these positions. Psychological science points to several variables associated with outstanding achievement. The most important of these include general and domain-specific ability, creativity, motivation and mindset, task commitment, passion, interest, opportunity, and chance. Consensus has not been achieved in the field however in four main areas: What are the most important factors that contribute to the acuities or propensities that can serve as signs of potential talent? What are potential barriers to acquiring the “gifted” label? What are the expected outcomes of gifted education? And how should gifted students be educated? In the fourth section, we provide an overview of the major models of giftedness from the giftedness literature. Four models have served as the foundation for programs used in schools in the United States and in other countries. Most of the research associated with these models focuses on the precollegiate and early university years. Other talent-development models described are designed to explain the evolution of talent over time, going beyond the school years into adult eminence (but these have been applied only by out-of-school programs as the basis for educating gifted students). In the fifth section we present methodological challenges to conducting research on gifted populations, including definitions of giftedness and talent that are not standardized, test ceilings that are too low to measure progress or growth, comparison groups that are hard to find for extraordinary individuals, and insufficient training in the use of statistical methods that can address some of these challenges. In the sixth section, we propose a comprehensive model of trajectories of gifted performance from novice to eminence using examples from several domains. This model takes into account when a domain can first be expressed meaningfully—whether in childhood, adolescence, or adulthood. It also takes into account what we currently know about the acuities or propensities that can serve as signs of potential talent. Budding talents are usually recognized, developed, and supported by parents, teachers, and mentors. Those individuals may or may not offer guidance for the talented individual in the psychological strengths and social skills needed to move from one stage of development to the next. We developed the model with the following principles in mind: Abilities matter, domains of talent have varying developmental trajectories, opportunities need to be provided to young people and taken by them as well, psychosocial variables are determining factors in the successful development of talent, and eminence is the aspired outcome of gifted education. In the seventh section, we outline a research agenda for the field. This agenda, presented in the form of research questions, focuses on two central variables associated with the development of talent—opportunity and motivation—and is organized according to the degree to which access to talent development is high or low and whether an individual is highly motivated or not. Finally, in the eighth section, we summarize implications for the field in undertaking our proposed perspectives. These include a shift toward identification of talent within domains, the creation of identification processes based on the developmental trajectories of talent domains, the provision of opportunities along with monitoring for response and commitment on the part of participants, provision of coaching in psychosocial skills, and organization of programs around the tools needed to reach the highest possible levels of creative performance or productivity.