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Indice di predazione su nidi artificiali di succiacapre
(
Caprimulgus europaeus
) in tipologie ambientali differenti
1ARDEA - Associazione per la Ricerca, la Divulgazione e l'Educazione Ambientale, ardea.rb@gmail.com
Pierluigi Muriello1, Salvatore Ferraro1, Marilena Izzo1, Serena Bonanno1, Michele Innangi1-2, Rosario Balestrieri1
2Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli
INTRODUZIONE
La predazione influenza in maniera consistente il successo riproduttivo. Gli obiettivi preferiti dai predatori sono quasi
sempre individui più deboli che nella comunità ornitica sono rappresentati principalmente dai pulli o dalle uova. La
predazione dei nidi è molto comune, ancor di più per le specie che nidificano al suolo, che non possono godere del
vantaggio dell’altezza come fattore limitante per i predatori. La protezione della covata avviene mediante diverse tecniche
affinate nel corso dell’evoluzione. La scelta del sito di nidificazione è sicuramente alla base della fitness di uccelli nidificanti
a terra. Uno degli obiettivi del progetto Avifauna Astroni è stato quello di valutare l’indice di predazione di nidi di
Succiacapre Caprimulgus europaeus, specie nidificante a terra, in base a micro e macro-variabili ecologiche, nell’ottica di
comprendere quali sono le zone sono più soggette a predazione e quali, invece, le zone più sicure per la nidificazione di
questa specie. Lo studio è stato condotto all’interno della Riserva Naturale di Stato Oasi WWF Cratere degli Astroni (NA), tra
maggio e giugno, in concomitanza con il periodo di schiusa delle uova, impiegando nidi artificiali con uova di quaglia, molto
simili a quelle di succiacapre.
MATERIALI E METODI
Il bosco degli Astroni sorge all’interno di un cratere vulcanico
appartenente al complesso dei Campi Flegrei ed è circondato
dall’agglomerato urbano di Agnano e Pozzuoli (NA). I nidi artificiali
sono stati posizionati in 20 diversi punti, 10 nell’area periferica ed
elevata del bosco, composta in maggioranza da leccio (Quercus ilex), e
10 nell’area centrale e basale del cratere, costituito da vegetazione
forestale più eterogenea. La scelta dei punti è avvenuta in maniera
randomica mediante il software QGIS Open Source Versione 3.18.9.
Ogni punto era lontano dall’altro almeno 200 m, e per ognuno di essi
sono stati posizionati 3 nidi artificiali, ognuno contenente 2 uova, in 3
diversi micro-habitat: spazio aperto, tra le radici di un albero, tra i
cespugli. I nidi sono stati collocati a 15-20 m da un punto centrale e
angolati a 120° in modo da essere equidistanti.
RISULTATI
Nell’ambito del tipo di vegetazione (Figura 2), su un
totale di 240 uova posizionate, ne sono state
predate 162 di cui 96 in lecceta (48 al primo
controllo e 48 al secondo) e 66 nell’area del bosco
misto (39 al primo controllo e 27 al secondo).
L’indice di predazione è significativamente maggiore
in lecceta e minore nel bosco misto. Per quanto
riguarda i micro-habitat l’indice di predazione per
entrambi i tipi di vegetazione è significativamente
maggiore in spazio aperto e minore tra le radici degli
alberi e tra i cespugli (Figura 3).
CONCLUSIONI
I risultati dello studio hanno mostrato che il tipo di vegetazione influenza il tasso di predazione nelle diverse aree
all’interno della riserva. Nello specifico all’interno della lecceta è stato osservato un tasso di predazione
significativamente elevato (80%), mentre nell’area del bosco misto un indice di predazione più basso (55%). Questi
risultati derivano presumibilmente dal fatto che la parte alta e periferica del bosco è più vicina ad aree abitate. Ciò
comporta una maggiore densità di predatori urbani, come ad esempio gatti e cani randagi, che si spostano verso il bosco
in cerca di nuove risorse trofiche. Complessivamente i micro-habitat influenzano l’indice di predazione delle uova che è
maggiore per i nidi all’aperto e minore per i nidi posti tra le radici e tra i cespugli.
Nell’ambito del tipo di vegetazione, i micro-habitat influenzano l’indice di predazione delle uova solo nel bosco misto,
mentre in lecceta resta invariato. L’indice di predazione tra il I e il II rilievo è rimasto costante in lecceta mentre nel bosco
misto è aumentato in tutti i micro-habitat. Questo andamento può indicare una fidelizzazione della risorsa trofica da
parte dei predatori, che tendono a cercare il cibo lì dove è stato trovato in precedenza. Questo è meno evidente in
lecceta dove il tasso di uova predate è alto dal principio.
Figura 1: L’area di studio e i punti di campionamento.
Figura 2: Confronto dell’indice di
predazione in funzione del tipo di
vegetazione.
Figura 3: Confronto dell’indice di
predazione in funzione del micro-habitat.
Figura 4: Confronto dell’indice di
predazione per micro-habitat in lecceta (in
rosso) e in bosco misto (in blu).
Figura 5: Confronto tra I rilievo (in blu) e II
rilievo (in rosso) dell’indice di predazione in
lecceta.
Figura 6: Confronto tra I rilievo (in blu) e II
rilievo (in rosso) dell’indice di predazione in
bosco misto.
In seguito al posizionamento delle uova sono stati effettuati 2 rilevi a distanza di 20 giorni l’uno dall’altro. Durante il primo
rilievo le uova predate sono state sostituite. I dati ottenuti sono poi stati elaborati con Excel e sono state calcolate le relative
percentuali, mentre la significatività è stata valutata mediante t TEST.
In lecceta la percentuale di predazione delle uova è simile in tutti i micro-habitat, mentre nel bosco misto è maggiore in
spazio aperto e minore tra le radici degli alberi e tra i cespugli (Figura 4). Infine effettuando un confronto tra l’indice di
predazione delle uova del I e del II rilievo si è notato che in lecceta l’indice di predazione resta invariato (Figura 5), mentre
nel bosco misto si nota un aumento dell’indice di predazione in tutti i micro-habitat (Figura 6).
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