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FrancoAngeli
A cura di
Vincenzo De Bernardo, Liliana Leone
Il Servizio Civile
Nazionale
Valutazione d’impatto
sull’occupabilità dei volontari
nella cooperazione sociale
1046.103_2000.1398 15/05/17 10:18 Pagina 2
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5
Indice
Prefazione. Dall’obiezione di coscienza alla
valutazione d’impatto sociale: è sempre una
questione di scelte, di Giuseppe Guerini
pag.
11
Introduzione, di Liliana Leone e Vincenzo De
Bernardo
»
15
1. Scopo e metodi dello studio valutativo,
di Liliana Leone
»
23
Introduzione » 23
1.1. Quadro di riferimento teorico e ipotesi di ricerca » 24
1.2. Scopo e quesiti di valutazione » 29
1.2.1. Domande di valutazione e ipotesi di ricerca » 30
1.3. Metodi e campione » 33
1.3.1. Campione dei volontari e campione
di controllo senza Servizio Civile Nazionale
»
35
1.3.2. Strumenti di rilevazione e indicatori
statistici
»
39
2. Caratteristiche dei volontari del Servizio Civile
Nazionale e delle cooperative ospitanti nel periodo
2005-2015, di Liliana Leone
»
46
2.1. Descrizione del campione: chi sono
gli ex volontari del Servizio Civile Nazionale?
»
46
2.2. Opinioni sulle diverse fasi del Servizio Civile
Nazionale: selezione, accesso e svolgimento
»
50
6
2.2.1. Motivazioni iniziali, formazione ricevuta e
clima organizzativo
pag.
52
2.2.2. Il contesto: il clima organizzativo » 55
2.2.3. Opinioni sull’esperienza del Servizio Civile
Nazionale
»
56
2.3. La rete delle cooperative che ha accolto
i volontari del Servizio Civile Nazionale
nel periodo 2005-2015
»
57
2.4. Settore lavorativo a termine del Servizio Civile
Nazionale
»
60
3. Crescita dell’occupabilità sviluppata grazie al
Servizio Civile Nazionale: le competenze
trasversali e il capitale sociale, di Liliana Leone
»
66
3.1. Le competenze trasversali » 66
3.1.1. Riconoscimento delle competenze » 68
3.2. Senso di cittadinanza e valori solidaristici
degli ex volontari
»
70
3.3. Crescita del capitale sociale » 72
3.4. Servizio Civile Nazionale e crescita
del senso di Autoefficacia
»
74
4. L’impatto occupazionale del Servizio Civile
Nazionale, di Liliana Leone
»
77
4.1. Impatto del Servizio Civile Nazionale
sull’occupazione
»
77
4.1.1. Impatti occupazionali a breve e lungo
termine in diverse fasce di età
»
78
4.2. Analisi degli impatti occupazionali nei diversi
contesti regionali
»
83
4.2.1. Confronti tra macro-aree regionali
e statistiche nazionali
»
83
4.2.2. Vi sono rischi di distorsioni connesse al
processo di selezione del campione di controllo?
»
86
4.3. Influenze del Servizio Civile Nazionale
sulla qualità dell’occupazione e sulla stabilità
occupazionale
»
88
7
4.3.1 Il Servizio Civile Nazionale come azione
del programma Garanzia Giovani aumenta
le chance di occupazione dei giovani?
pag.
91
4.4. Il nesso tra crescita del capitale sociale, delle
competenze trasversali e impatti occupazionali
»
93
5. Valutazione dell’esperienza dal punto di vista
degli ex volontari e degli operatori, di Lucia
Martinez
»
98
Introduzione » 98
5.1. Il Servizio Civile Nazionale: un’esperienza
di crescita per i volontari?
»
99
5.2. Garanzia Giovani: il Servizio Civile Nazionale
come misura per aumentare l’occupazione giovanile
»
103
5.3. Attività di formazione durante il Servizio Civile
Nazionale
»
105
5.3.1. Certificare competenze acquisite
per poter arricchire il curriculum vitae
»
105
5.3.2. Formazione Orientamento e progettualità
per proseguire il percorso
»
106
5.4. Conclusioni
» 110
6. Il Servizio Civile Nazionale in Confcooperative
nel decennio 2005-2015: statistiche sulla
cooperazione sociale, di Pierpaolo Prandi
»
111
Introduzione » 111
6.1. Le cooperative aderenti a Confcooperative
del Servizio Civile Nazionale
»
112
6.2. Conclusioni
» 123
7. Tra occupazione e occupabilità: uno sguardo
alle politiche dell’UE, di Anna Giulia Ingellis
»
125
Introduzione » 125
7.1. Dalle politiche industriali a quelle di sviluppo
locale: quando le politiche per il lavoro erano
embedded in quelle economiche e di crescita
»
127
8
7.2. L’evoluzione delle politiche per il lavoro.
Dalle politiche passive alle politiche attive:
la Strategia di Lisbona
pag.
129
7.3. Un cambiamento paradigmatico. Dal lavoro
standard alla flexicurity e dall’occupazione
all’occupabilità
»
131
7.4. La potenza di un cambiamento semantico » 133
7.5. La SEO alla prova dell’ultima crisi » 136
7.6. Il Servizio Civile Nazionale nella cooperazione:
quando occupazione e occupabilità si sostengono
reciprocamente
»
138
8. Sintesi e discussione dei risultati dello studio,
di Liliana Leone
»
141
8.1. Servizio Civile Nazionale e aspetti motivazionali » 142
8.2. Servizio Civile Nazionale e crescita
dell’occupabilità
»
143
8.3. Il ruolo del capitale sociale costruito
grazie al Servizio Civile Nazionale
»
146
8.4. Gli impatti occupazionali » 150
8.5. Conclusioni
» 153
9. Il Servizio Civile Nazionale in una prospettiva
di sviluppo umano ed economico: riflessioni
conclusive sugli effetti prodotti, di Vincenzo De
Bernardo
»
155
9.1. Uno sguardo agli effetti non previsti » 155
9.2. Familismo amorale vs Relazioni deboli » 157
9.3. Chi si avvantaggia del Servizio Civile Nazionale
e quali competenze acquisisce
»
162
9.4. Il Servizio Civile Nazionale strumento di
programmazione delle policy facilmente
monitorabile e valutabile?
»
163
9.5. Responsabilità, libertà, felicità pubblica
per un possibile nesso tra occupazione e sviluppo
»
164
Postfazione, di Maurizio Gardini
» 169
9
Riferimenti bibliografici
pag. 173
Glossario
» 179
Allegato. Dall’obiezione di coscienza al Servizio
Civile Nazionale: evoluzione legislativa, di Ilaria
Rossignoli e Margherita Vangelista
»
181
Gli Autori
» 189
11
Prefazione.
Dall’obiezione di coscienza alla valutazione
d’impatto sociale: è sempre una questione di scelte
di Giuseppe Guerini *
La pubblicazione di questa ricerca si realizza nella stagione in cui
ricorrono i 50 anni dalla scomparsa di Don Lorenzo Milani e a 45
anni dall’adozione della legge che, riconoscendo il diritto all’obie-
zione di coscienza, introdusse in Italia il servizio civile alternativo
alla leva militare obbligatoria.
Questa ricerca è quindi anche un modo per Federsolidarietà-
Confcooperative di rendere omaggio non solo a Don Milani, ma an-
che all’obiezione di coscienza intesa come assunzione di una respon-
sabilità civile e sociale aggiuntiva, da cui ha avuto origine il servizio
civile in Italia.
Grazie all’affermazione di Don Milani “l’obbedienza non è più
una virtù”1, ha preso ispirazione una straordinaria esperienza di im-
pegno e di responsabilità sociale che ha visto molti giovani, rinuncia-
re idealmente all’uso delle armi, restituendo però allo Stato un so-
vrappiù di impegno e di solidarietà che ha contribuito, in modo signi-
ficativo, allo sviluppo di molte esperienze di attività sociale e cultu-
rale che ha alimentato l’evoluzione del terzo settore italiano.
Molti tra i ragazzi che scelsero l’obiezione di coscienza svolgendo
il servizio civile alternativo, proseguirono il loro impegno sociale e
entrarono a far parte delle prime cooperative sociali, apprendendo
che l’assunzione collettiva di una responsabilità di aiuto verso le per-
* Presidente Federsolidarietà-Confcooperative.
1 Don Lorenzo Milani, L’Obbedienza non è più una virtù, Chiare Lettere, Mila-
no 2012 (il testo è in origine una lettera ai cappellani militari scritta nel 1965 in oc-
casione del processo che lo vide imputato proprio per il suo sostegno all’obiezione
di coscienza al servizio militare).
12
sone più fragili si poteva trasformare in un progetto di impresa. Fra
questi io stesso devo certamente all’esperienza dell’obiezione di co-
scienza e del servizio civile alternativo alla leva, una parte fonda-
mentale della mia formazione e la conseguente scelta di investire ed
inventarmi una professione nella cooperazione sociale.
Esiste dunque un legame molto profondo tra le cooperative sociali
e il servizio civile, un legame che è proseguito e si e strutturato in
una forma nuova a partire dal 2001 con l’istituzione del servizio civi-
le volontario a cui nel 2004 è seguita l’abolizione della leva obbliga-
toria, con una legge che porta la firma dell’allora Ministro della Di-
fesa Sergio Mattarella, oggi Presidente della Repubblica.
Nell’evoluzione che ha attraversato il Paese il servizio civile è sta-
to anche l’unico vero intervento di “politiche giovanili attive” di ca-
rattere nazionale, dimostrando tra i principali risultati quello di essere
uno strumento molto efficacie per il completamento della formazione
dei giovani.
In un tempo che ormai non conosce più riti di passaggio istituzio-
nali che segnino pubblicamente il passaggio alla vita adulta, oggi più
che mai dobbiamo avere cura di questo istituto che ha potenzialità
che raramente vengono messe in evidenza. Per questo abbiamo for-
temente voluto realizzare questa ricerca, introducendo un elemento di
valutazione che ci consentisse di esplorare e dare sistematicità
all’intuizione, che abbiamo maturato in questi anni di gestione del
servizio civile, circa il valore di questa esperienza che va molto oltre
la realizzazione di un’attività intensiva di volontariato.
Leggendo la ricerca infatti emerge come l’esperienza del servizio
civile consenta alle ragazze e ai ragazzi che vi hanno preso parte, di
accedere ad un patrimonio di relazioni, competenze, capacità di met-
tersi in gioco e assumere responsabilità che diventano una compo-
nente decisiva del capitale immateriale del singolo volontario, ma
costruendo anche una risorsa che alimenta il capitale sociale delle
comunità locali e quindi complessivamente del Paese.
Assegnando al CEVAS la realizzazione di questa ricerca, abbiamo
volutamente scelto una delle più autorevoli e competenti società di
valutazione italiane, proprio per conferire a questo lavoro la struttura
metodologica e scientifica che riteniamo sia dovuta all’esperienza del
servizio civile.
13
Il risultato è a nostro parere di grande valore non solo per la nostra
organizzazione, ma siamo convinti sia utile anche ai decisori politici e
agli studiosi di politiche sociali e di politiche giovanili, con tanti spunti
di interesse utili anche a quanti si occupano di formazione e lavoro.
La scelta di realizzare una pubblicazione di carattere valutativo, si
colloca inoltre intenzionalmente a pieno titolo nel dibattito attual-
mente in corso per l’introduzione della cultura della “misurazione
degli impatti sociali” nell’ambito della riforma del terzo settore, di
cui per altro l’introduzione del “servizio civile universale” rappresen-
ta una delle componenti basilari. Accrescere e sviluppare la cultura
della valutazione sarà una delle sfide per l’impresa sociale, che sem-
pre nel riordino del terzo settore, si propone di dare impulso ad una
nuova stagione di innovazione sociale.
Servizio civile e cooperazione sociale sono indubbiamente stati
due potenti volani di innovazione sociale per il nostro Paese tra gli
anni ’70 e gli anni 2000 e continuano ad esserlo, come del resto si
può leggere nelle pagine di questo libro, ma la complessità delle sfi-
de odierne e la necessità di accompagnare sempre di più le scelte e
gli indirizzi delle politiche e delle strategie delle nostre cooperative,
deve sempre più fare i conti con la capacità di supportare le decisioni
con strumenti di valutazione metodologicamente fondati.
Questo libro quindi vuole quindi essere anche un’occasione per
aprire nuove strade e far crescere sempre più la cultura della valuta-
zione, come stimolo al continuo miglioramento, anche in altri settori
di attività delle cooperative sociali. Dotarsi di strumenti e pratiche di
valutazione, scientificamente e metodologicamente fondate, è neces-
sario per scegliere da che parte stare, in un tempo in cui troppo fre-
quentemente le scelte si fanno sulla scorta di spinte emotive o di
campagne mediatiche che proclamano “post-verità” autoreferenziali.
Scegliere di stare sempre dalla parte della buona e autentica coo-
perazione sarà sempre di più una questione di valutazione. Don Lo-
renzo Milani scriveva nelle Esperienze Pastorali: “Bisogna avere le
idee chiare in fatto di problemi sociali e politici. Non bisogna essere
interclassisti ma schierarsi”2. Prendo spunto da questa affermazione
2 Don Lorenzo Milani, Esperienze Pastoriali, Libreria Editrice Fiorentina, Fi-
renze, 1997.
14
per dire che bisogna avere le idee altrettanto chiare in fatto di coope-
rative sociali e schierarsi dalla parte di quelle che autenticamente
svolgono il loro compito, ma per farlo serve avere gli strumenti per
valutare. Questo libro e questa ricerca ci indicano il cammino che
Federsolidarietà-Confcooperative, a partire dalla gestione del servi-
zio civile volontario, intende percorrere per continuare a promuovere
innovazione sociale e ad essere luogo di crescita e impegno per molti
altri giovani nei prossimi anni.
15
Introduzione
di Liliana Leone e Vincenzo De Bernardo
Confcooperative1 partecipa da anni come ente di prima classe al
Servizio Civile Nazionale (SCN). Il servizio è incardinato in una del-
le sue federazioni, Federsolidarietà – Confcooperative, nella quale
sono inquadrate le cooperative sociali che a loro volta, partecipando,
tramite le Confcooperative territoriali o direttamente tramite i con-
sorzi di cooperative sociali all’unico progetto nazionale (che risulta
così essere una collazione di progetti territoriali), ospitano i volontari
di SCN.
Questo è il programma che ha sostituito, nel 2001, quella che era
l’Obiezione di Coscienza. Da sempre, i valori che i due programmi
hanno espresso, hanno visto come protagonisti attivi i cooperatori
sociali. Per tale ragione, la partecipazione è stata sempre massiccia e
convinta ed è stato il motivo per cui è risultato naturale strutturare un
servizio nazionale che consentisse ai giovani di fare quest’esperienza
nelle sedi delle aderenti.
In questi sedici anni di attività, il SCN ha subito diverse traversie.
Potremmo definirlo come un “sopravvissuto” ai continui tagli dei
fondi pubblici che lo alimentano, nonostante da tutti gli attori coin-
volti sia percepito come una misura che costa pochissimo (in consi-
derazione che la voce quasi totalizzante è il compenso di 430 euro al
mese per volontario) e costa ancor meno rispetto ai risultati prodotti.
Se oggi, possiamo valorizzare questo programma lo si deve anche
1 Confcooperative è la principale organizzazione, giuridicamente riconosciuta,
di rappresentanza, assistenza e tutela del movimento cooperativo e delle imprese
sociali.
16
agli enti coinvolti che, nei periodi bui, non sono caduti nella tenta-
zione di disinvestire il proprio impegno, poiché hanno ritenuto che
molto di buono, come anche questa valutazione dimostra, era da pre-
servare e salvare.
Finalmente, sembra che il SCN sia uscito dalle secche nelle quali
si era ritrovato, al punto che il Decreto di riforma del SCN è stato
uno dei primi strumenti attutativi della Legge Delega sul Terzo Set-
tore del 20162. Siamo quindi nel guado. A breve dovremmo essere
traghettati nel nuovo programma, con la speranza di continuare a
produrre quei risultati che fanno fieri tutti i responsabili nazionali3 di
SCN degli enti coinvolti.
Il dibattito sul futuro del programma è stato ampio e, necessaria-
mente, lo sarà anche nel proseguo, così come comincia ad affiorare,
anche grazie alla sperimentazione che ha connesso Garanzia Giovani
al SCN, la possibilità di meglio valorizzare anche l’utilità dello stes-
so rispetto all’apporto che arreca dentro le politiche per l’occupa-
zione.
È con questo approccio che abbiamo inteso indirizzare la ricerca
che qui presentiamo. Non perché riteniamo che questa finalità debba
essere prevalente rispetto alle altre, peraltro imposte dalla legge na-
zionale. Riteniamo, invece, all’opposto che su tale potenzialità
d’impatto nell’occupazione non sia stata posta l’enfasi che finalmen-
te ora merita. Che questa ulteriore finalità del SCN sia stata sempre
un po’ trascurata.
Per tale motivo, nel giugno 2016 Confcooperative ha affidato a
CEVAS4 una ricerca per la valutazione degli impatti del SCN nazio-
2 Legge delega n.106/2016 http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/06/18/16-
G00118/sg
3 Ogni ente di prima classe ha un responsabile nazionale, che ha la responsabili-
tà di gestire il servizio e firmare il progetto nazionale che sarà poi valutato dal-
l’UNSC. In Confcooperative Vincenzo De Bernardo, direttore di Federsolidarietà,
è anche responsabile nazionale di SCN.
4 CEVAS (Consulenza e Valutazione nel Sociale) è un centro di ricerca con se-
de a Roma che si occupa dal 2002 di ricerca e valutazione di programmi nel settore
del welfare, politiche giovanili e politiche attive del lavoro, contrasto della povertà,
educazione, sviluppo locale e giustizia. www.cevas.it
17
nale realizzato dalle proprie aderenti. La richiesta era quella di capire
gli impatti occupazionali del SCN a breve e lungo termine sugli ex
volontari che nel decennio 2005-2015 avevano deciso di svolgere la
propria attività di volontariato in una delle oltre sei mila cooperative
sociali aderenti.
Il SCN Nazionale è un’esperienza annuale rivolta a giovani di età
compresa tra i 18 e i 28 anni che “opera nel rispetto dei principi della
solidarietà, della partecipazione, dell’inclusione e dell’utilità sociale
nei servizi resi, anche a vantaggio di un potenziamento dell’occupa-
zione giovanile”5.
Come evidenziato dalla stessa presentazione dell’Ufficio per il
SCN Nazionale (UNSC), Dipartimento della gioventù della Presi-
denza del Consiglio dei Ministri e dall’ultima relazione al Parlamen-
to, al SCN vengono riconosciuti una pluralità di possibili impatti po-
sitivi sui giovani e sulle comunità in cui operano i progetti.
Questo studio ha inteso indagare e mettere in luce proprio questa
duplice natura del SCN per capire come, attraverso quali meccani-
smi, e in che misura tale programma sia riuscito effettivamente, nello
specifico contesto della cooperazione sociale da noi osservato, a svi-
luppare in modo sinergico sia attività a favore della collettività (beni
comuni) sia vantaggi a carattere individuale.
Il testo illustra come una misura che consiste in un grande impe-
gno civico con la realizzazione per un anno di un servizio volontario
a favore alle categorie di persone più deboli e della educazione e
promozione culturale6 si traduca in uno strumento di crescita perso-
nale, di condivisione e sviluppo di valori umani e solidaristici, ma
anche di sviluppo delle competenze trasversali spendibili dai giovani
sul mercato del lavoro e con ricadute dirette sulla crescita dell’oc-
cupazione.
Il testo è organizzato nel seguente modo.
5 Per approfondimenti si rimanda al sito istituzionale http://www.servi-
ziocivile.gov.it/menusx/servizio-civile-nazionale/cosa-e-il-scn/
6 Citiamo i settori in cui prevalentemente operano i volontari del SCN in Conf-
cooperative. Gli altri settori di intervento previsti dal SCN, come ambiente, patri-
monio artistico e culturale (ed evidentemente protezione civile) sono praticamente
assenti.
18
Nel primo capitolo Liliana Leone illustra in modo dettagliato il
quadro di riferimento teorico utilizzato per individuare gli effetti del
SCN, il disegno di ricerca con obiettivi, quesiti valutativi, ipotesi di
ricerca, e come sono stati costruiti il campione degli ex volontari e
quello di controllo. Nel descrivere i metodi dello studio si spiega
come concetti astratti quali l’occupabilità, le competenze trasversali,
il capitale sociale, siano stati concretamente tradotti in variabili e, di
conseguenza, in strumenti di rilevazione e processi di osservazione
riproducibili. Poiché l’analisi riguardava in particolare il nesso tra
occupabilità, crescita del capitale sociale ed impatti occupazionali
abbiamo scelto di selezionare solo il campione che aveva svolto il
SCN da non oltre 5 anni perché, con un’analisi di tipo retrospettivo,
allungando eccessivamente il periodo di osservazione, avremmo
moltiplicato i fattori confondenti e perché la numerosità del campio-
ne era comunque elevata.
Nel secondo capitolo l’autrice descrive le caratteristiche, sotto il
profilo demografico e della condizione occupazionale, del campione
di ex volontari a cui è stata rivolta l’indagine. L’indagine si rivolgeva
a n.2590 soggetti che avevano terminato il SCN da non oltre cinque
anni e n. 2202 giovani che erano risultati idonei in fase di selezione
ma non avevano poi svolto il SCN per carenze di posti disponibili. In
questo capitolo sono analizzate le motivazioni di ingresso dichiarate
dai giovani e le loro percezioni rispetto al clima organizzativo speri-
mentato nelle cooperative sociali ed il livello di soddisfazione per
l’esperienza svolta e per il processo di ricerca del progetto di SC. Si
analizza, inoltre, il tipo di utilizzo della misura da parte della rete
delle 1670 cooperative sociali che nel decennio 2005-2015 hanno ac-
colto oltre 8000 volontari.
Il terzo e il quarto capitolo sono dedicati rispettivamente alla
trattazione degli effetti sull’occupabilità e degli impatti occupaziona-
li. La ricerca ha rilevato il tipo e l’intensità della crescita delle com-
petenze trasversali: quelle comunicative, quelle organizzative, il sen-
so di autoefficacia e il senso di cittadinanza. Particolare attenzione è
stata data al costrutto del capitale sociale sviluppato tramite l’espe-
rienza di SCN e che singolarmente è risultato essere il singolo fattore
che maggiormente si associa agli impatti positivi occupazionali. Per
stimare gli effetti occupazionali connessi all’aver svolto il SCN ab-
biamo selezionato un certo numero di coppie con un procedimento di
19
match 1 a 1, ovviamente tenendo sotto controllo le variabili che mag-
giormente possono influenzare la carriera lavorativa delle persone
(genere, età, regione di residenza, titolo di studio, tempo trascorso
dal termine del SC). Tale soluzione ci ha permesso di stimare in mo-
do più preciso eventuali differenze dovute al fatto di aver svolto il
SCN. Nel testo si troveranno due stime sempre espresse con chiarez-
za: quella che utilizza la classificazione delle forze lavoro adottata
ufficialmente dagli uffici nazionali di statistica e quella legate all’au-
todichiarazione dei giovani. Notoriamente tali stime differiscono e ci
è parso opportuno offrirle entrambe al lettore interessato ad appro-
fondire tali tematiche.
I risultati (par. 4.4.1.) evidenziano una differenza di circa 15 punti
percentuali di occupati (Autodefinizione) a favore del campione con
SCN (56,7% contro il 41,5%). Anche se utilizziamo la definizione
Istat di tasso di occupazione, calcolata sulle sole forze lavoro ed e-
sclusi quindi gli inattivi, si evidenzia nuovamente un vantaggio a fa-
vore degli ex volontari del SCN anche se di minor entità. Inoltre nel
capitolo si illustra come cambiamo le condizioni occupazionali in re-
lazione a: qualità dell’occupazione, durata e frequenza dei periodi di
disoccupazione, reddito, fascia di età, tempo trascorso dal termine
del SCN e macro-area regionale in cui lo stesso è stato svolto.
Nel quinto capitolo Lucia Martinez presenta i risultati di un ap-
profondimento qualitativo con gli ex volontari e gli operatori impe-
gnati nei progetti di SCN e si analizzano i vissuti dei giovani che in
prima persona ci parlano dell’esperienza.
Nel sesto capitolo di Pierpaolo Prandi si analizzano le caratteristi-
che strutturali e alcuni dati tratti delle cooperative sociali di Conf-
cooperative impegnate nella gestione dei progetti di SCN e attive a
fine 2015. Le rappresentazioni georeferenziate permettono di eviden-
ziare il ruolo di un aggregato virtuoso di cooperative, che nel corso
degli anni ha aumentato la dotazione di capitale sociale, e le correla-
zioni positive generate dalla partecipazione attiva dei soci alla vita
della cooperativa e dalle buone pratiche di capitalizzazione.
Nel settimo capitolo, a partire dall’evoluzione delle politiche del
lavoro e della nozione stessa di occupabilità, Anna Giulia Ingellis ci
propone una riflessione sulle criticità che hanno condotto a mettere
in discussione modificare la Strategia Europea per l’Occupazione e
mette in evidenza i nessi tra tale dibattito e i possibili effetti del SCN.
20
Si spiega inoltre perché il caso da noi analizzato possa rappresentare
una buona prassi per ricomporre il gap esistente tra spinte all’occu-
pabilità dei soggetti e misure che operano anche sui contesti per sti-
molare la crescita dell’occupazione.
Nell’ottavo capitolo, si sintetizzano e commentano i risultati rile-
vanti emersi da tutti i precedenti contributi e si discutono i risultati
alla luce delle ipotesi di ricerca iniziali. Il lettore interessato a una ve-
loce lettura dei principali risultati, a prescindere da una conoscenza
su come tali dati sono stati estrapolati, potrebbe saltare i primi cinque
capitoli e rimandare in seguito l’approfondimento.
Nell’ultimo capitolo, il nono, Vincenzo De Bernardo sviluppa
una riflessione a 360 gradi che riprende le motivazioni iniziali che
hanno indotto a commissionare una valutazione, per dare senso a
quanto emerso anche alla luce della riforma in itinere del SCN. De-
scrive poi i principali risultati della ricerca valutativa alla luce dei pa-
radigmi teorici sullo sviluppo dell’economia e del benessere umano
sia di Amartya Sen che di Albert Otto Hirschman, entrambi attenti
osservatori dei processi di cambiamento economico e sociale e con
una visione integrata delle scienze sociali.
Nell’Allegato Ilaria Rossignoli e Margherita Vangelista presenta-
no l’evoluzione legislativa che ha caratterizzato il passaggio dall’o-
biezione di coscienza al SCN Nazionale e descrivono le caratteristi-
che della rete di Confcooperative-Federsolidarietà.
Il testo è, quindi, rivolto a lettori che potenzialmente esprimono
sensibilità e interessi diversi nei confronti del SCN e può essere ap-
prezzato anche senza seguire necessariamente la successione data
dall’ordine dei capitoli.
La ricerca è stata proposta e sostenuta dal Consiglio di Presidenza
e dal Consiglio Nazionale di Federsolidarietà-Confcooperative oltre
che dalla stessa Confcooperative, che ringraziamo per la fiducia ac-
cordata. Abbiamo, inoltre, un debito di riconoscenza nei confronti di
tutti coloro che hanno discusso e partecipato all’iter della ricerca. Ci
riferiamo innanzitutto ai responsabili territoriali del SCN che hanno
partecipato in modo attivo, a coloro che hanno testato il questionario
per verificarne la coerenza e completezza, a coloro che hanno parte-
cipato ai focus group per riflettere con noi sui risultati che gradual-
mente emergevano. Ci riferiamo a Eleonora Badesso, Gianluca Ba-
21
riola, Rossana Cerbone, Gabriella Colosso, Fabio Davolio, Grazietta
Ganga, Cinzia Gangale, Alessandra Dinardo, Eraldo Giangiacomi,
Massimo Giugler, Lorena Gobbi, Maria Concetta Gurrieri, Arianna
Novello, Roberto Pontercorvi, Roberta Rallo, Simone Sartini, che in
qualità di responsabili territoriali di SCN delle Confcooperative terri-
toriali o dei consorzi di cooperative sociali a aderenti.
Dobbiamo anche ringraziare i progettisti o referenti di SCN delle
Confcooperative territoriali o dei consorzi di cooperative sociali ade-
renti che hanno partecipato in modo attivo agli incontri programmati
e non fatto mancare il loro contributo di riflessione su quanto ap-
prendevamo durante la ricerca. Ci riferiamo ad Aldo Barbieri, Cosi-
mo Candita, Luca Carbone, Mariagrazia Capra, Laura Chinnici, An-
na Ciuro, Francesca Coccolo, Cristina Frega, Maddalena Galvani,
Paola Guglielmi, Tania Martini, Silvia Orlandini, Emilia Palazzo,
Flavia Pecorari, Giulia Piantadosi, Serenella Pulli, Stefano Roncali,
Elison Ronzino, Patrizia Sileo, Daniela Stagni, Giosuè Tassone, Ca-
terina Vestito.
Vanno poi ringraziate Ilaria Rossignoli e Margherita Vangelista
dell’ufficio SCN di Federsolidarietà-Confcooperative, che si occupa-
no di tutta la catena del valore di questo servizio. Sono il motore che
consente, in collegamento con tutti i responsabili, referenti, progetti-
sti territoriali, di presentare e gestire i progetti e tutta l’attività che ne
deriva. Vanno anche ringraziati Emilio Emmolo, Valerio Pellirossi e
Silvia Pini di Federsolidarietà-Confcooperative che non hanno fatto
mancare le loro riflessioni e il loro sostegno alle colleghe quando ne-
cessario.
Abbiamo poi organizzato due momenti ulteriori sul percorso di ri-
cerca. Al primo, nella fase iniziale, hanno partecipato molti dei re-
sponsabili territoriali di SCN e il Segretario Generale di Confcoope-
rative, Marco Venturelli, che ci ha incoraggiato fin da subito ad an-
dare avanti nel lavoro di approfondimento.
Al secondo, nella fase conclusiva, hanno invece partecipato i Con-
siglieri Nazionali che ringraziamo, e i Consiglieri di Presidenza di
Federsolidarietà-Confcooperative Roberto Baldo, Pietro Borghini,
Giuseppe Bruno, Luca Dal Pozzo, Claudia Fiaschi, Andrea Fora,
Giovanpaolo Gaudino, Guido Geninatti, Stefano Granata, Valeria
22
Negrini, Michele Odorizzi, Giusi Palermo, Francesco Sanna, che
hanno discusso e approvato il progetto di ricerca.
Un ringraziamento sentito va all’Ufficio del Servizio Civile Na-
zionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la collabora-
zione offerta durante tutta la fase della ricerca e ai membri del Comi-
tato Scientifico, Anna Giulia Ingellis, Lucia Martinez e Marco Bia-
getti, con cui si è sviluppato un intenso confronto.
Ringraziamo, in particolare, Fabio Chiacchiararelli, Consigliere
Nazionale ma anche responsabile locale di SCN e rappresentante di
Federsolidarietà-Confcooperative presso la Cnesc.
Ringraziamo, inoltre, il Direttore Generale di Confcooperative,
Fabiola Di Loreto, per aver riorganizzato l’attività di SCN di Conf-
cooperative rendendola più lineare e compatta.
Ringraziamo il Presidente di Federsolidarietà-Confcooperative
Giuseppe Guerini, che fin da subito ha sostenuto questo progetto di
ricerca così come il progetto di pubblicazione.
Ringraziamo, infine, il Presidente di Confcooperative, Maurizio
Gardini, per non aver mai fatto mancare il proprio sostegno affinché
il SCN fosse valorizzato sia nella politica organizzativa della confe-
derazione sia rispetto ai risultati prodotti.
23
1. Scopo e metodi dello studio valutativo
di Liliana Leone
Introduzione
In tutta Europa vi sono molte forme di SCN dei giovani con storie
e tradizioni diverse; in genere il SCN è a carattere volontario ed è
stato preceduto dal servizio volontario obbligatorio o semi-obbli-
gatorio sostitutivo della leva. In Italia il SCN volontario, quindi sosti-
tutivo della leva o del servizio civile obbligatorio, viene istituito nel
2001, in Francia nel 2010 e nel 2011 in Germania. Il SCN ha avuto
una crescente popolarità con una crescita delle domande di adesione
da parte dei giovani. Vi è stato negli ultimi anni un notevole incre-
mento dei volontari avviati in Italia al SCN che, come si evince dalla
introduzione dell’onorevole Luigi Bobba alla relazione al Parlamen-
to, nel 2015 ha raggiunto la soglia delle 36000 unità ed ha rappresen-
tato un volano di impegno civile e, al contempo, ha permesso l’ac-
quisizione di competenze che potranno essere investite nel percorso
professionale dei giovani (Dipartimento della gioventù e del SCN,
2016).
In tempi di crisi il volontariato è divenuto una risorsa per lo stato
dal triplice profilo: di coesione sociale, per contrastare forme di
frammentazione e disgregazione delle comunità; economico, per in-
vestire sullo sviluppo di capitale umano e promuovere l’occupabilità
dei giovani e, in ultimo, anche per compensare la diminuzione di ri-
sorse nel settore dei servizi sociali.
Un’analisi comparata realizzata dall’AVSO Association of Volun-
tary Service Organisations sul servizio civile volontario in cinque pae-
si europei (Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Francia e Italia) met-
24
teva in evidenza come la motivazione sottesa ad alcuni dei principali
programmi fosse quella di far fronte ai tassi crescenti di disoccupazio-
ne giovanile favorendo l’integrazione nel mercato del lavoro in parti-
colare nel settore non profit o nei servizi sociali (Schröer 2005). L’uti-
lizzo del volontariato e del SCN da parte dello stato per rispondere
‘anche’ a problemi di tagli delle risorse e di crescita della disoccupa-
zione giovanile è visto da alcuni con sospetto perché potrebbe snatura-
re il senso del volontariato come pratica di crescita civica entrando in
competizione con preesistenti programmi organizzati da organizzazio-
ni della società civile (Haß, Serrano-Velarde, 2015).
Il SCN pur avendo molti elementi in comune con altre forme di
volontariato giovanile si differenzia da altre attività di volontariato
per i seguenti elementi:
• i giovani volontari hanno una età pre-definità solitamente
compresa tra 18 e 26 anni: 18-28 anni per il SCN e 17-30 per il Ser-
vizio Volontario Europeo (SVE);
• ha una durata prestabilita: di 12 mesi per il SCN e per lo SVE
anche periodi di 3 mesi;
• è aperto a tutti e non preclude l’accesso a volontari senza par-
ticolari competenze specialistiche;
• mira alla crescita personale del giovane. E ciò rappresenta uno
focus privilegiato del SCN differentemente da altre attività di volonta-
riato dove il focus può essere posto sui benefici per i destinatari;
• prevede una ricompensa predefinita e non un rimborso spese;
• vi è una selezione pubblica ed un riconoscimento istituzionale
delle attività svolte.
1.1. Quadro di riferimento teorico e ipotesi di ricerca
Nel realizzare i progetti di SCN1 la Confcooperative mira ad offri-
re ai giovani un’esperienza formativa valida umanamente e qualifi-
1 Il SCN Nazionale nella cooperazione sociale vuole essere, infine, un ulteriore
strumento di realizzazione dell'art. 1 della legge 381/91 costitutiva delle cooperati-
ve sociali: “perseguire l'interesse generale della comunità alla promozione umana e
all'integrazione sociale dei cittadini”.
25
cante professionalmente, attraverso cui i giovani per un anno possano
partecipare attivamente nella società, esprimere solidarietà verso altre
persone, accrescere la loro dimensione umana e professionale, utiliz-
zare al meglio le relazioni di rete che la cooperazione mette a dispo-
sizione.
Il SCN Nazionale (SCN) ci si attende possa aver un impatto posi-
tivo:
a) sull’accrescimento del capitale umano dei volontari, inteso co-
me insieme di conoscenze e abilità spendibile sul mercato del lavoro
con le quali i soggetti contribuiscono al processo produttivo della
ricchezza.
b) sulla crescita del capitale sociale.
In conseguenza all’accrescimento del capitale umano e del capita-
le sociale, componenti rilevanti del costrutto di occupabilità, è plau-
sibile che vi sia anche un impatto positivo sull’occupazione.
Al SCN e al volontariato giovanile sono stati attribuiti molti effetti
positivi. I risultati di precedenti analisi, studi valutativi o revisioni
della letteratura ci possono indicare aree di interesse e ipotesi da te-
stare anche nella valutazione del programma italiano. Gli effetti dei
programmi sui giovani volontari, le comunità e le organizzazioni o-
spitanti, anche in questo caso, non sono omogenei ma variano in fun-
zione delle capacità personali e istituzionali, delle motivazioni degli
obiettivi dei progetti (Sherraden, Lough, McBride, 2008), ma com-
plessivamente si segnalano alcuni possibili impatti.
→ Aumento del capitale sociale. Il SCN può contribuire alla co-
struzione di legami sociali e reti di fiducia. Il capitale sociale è stato
definito come rete di relazioni sociali e familiari che permettono di
aumentare la dotazione di capitale umano in possesso degli individui
ed è associato alla fiducia nei confronti degli altri e a un generale
senso di soddisfazione della vita (Commissione Europea 2005).
→ Sviluppo delle competenze trasversali, competenze ‘soft’ e au-
mento in senso lato dell’occupabilità. Il SCN permette di realizzare
esperienze di lavoro volontario che contribuiscono allo sviluppo del-
le soft-skills e delle competenze trasversali e professali che favori-
scono l’inserimento nel mondo del lavoro. Inoltre il SCN permette di
sperimentare direttamente o indirettamente i contenuti di molte atti-
26
vità lavorative favorendo quindi l’orientamento del giovane verso fu-
turi percorsi di studio e/o professionali.
→ Aumento del senso di autoefficacia e delle competenze inter-
culturali. Il costrutto dell’autoefficacia percepita (perceived self-ef-
ficacy) elaborato da Albert Bandura (1997) nell’ambito della teoria
sociale cognitiva è considerato un processo cognitivo chiave per
l’analisi dell’“agenticità umana”. L’“agency” è la facoltà di far acca-
dere le cose, di intervenire sulla realtà, esercitando un potere con ef-
fetti causali; essa implica alcune capacità basilari tra cui quella di
previsione, di autoregolazione, sulla base di obiettivi e standard in-
terni, di autoriflessione. Il costrutto riguarda la credenza di riuscire a
portare a compimento determinati compiti (non è quindi simile alla
nozione di autostima generica) ed è stato ampiamente utilizzato in
indagini che riguardano la capacità delle persone di perseguire degli
obiettivi, sia in senso lato auto definiti che in diverse aree della vita,
ed è risultato avere un ruolo altamente predittivo dell’adattamento,
delle motivazioni e delle performance sul lavoro (Bandura & Locke,
2003; Lunenburg, 2011), dello stress sul lavoro, dell’abbandono de-
gli studi, del successo nelle attività sportive, come anche della pre-
venzione di tutte le forme di dipendenza da sostanze stupefacenti.
Tra le fonti dell’autoefficacia vi sono le performance passate,
l’esperienza vicaria (cioè tramite l’osservazione di un’altra persona
che ha successo in quel determinato compito), la persuasione verbale,
tutti meccanismi che in teoria nel SCN, tramite un buon clima di la-
voro, atteggiamenti cooperativi e il supporto di un tutor incoraggian-
te potrebbero attivarsi.
→ Partecipazione alla vita politica, speranza nel futuro e ridu-
zione dell’intolleranza. La partecipazione dei giovani ad attività as-
sociative, e tra queste anche le attività di volontariato, in una recente
indagine è risultata essere connessa a un generale aumento di un at-
teggiamento positivo nei confronti del futuro ed alla riduzione di at-
teggiamenti ‘populisti e intolleranti’. La speranza nel futuro è stata
intesa come capacità di impegnarsi e di contribuire a migliorare le
proprie condizioni e quelle della propria comunità (Leone 2010).
→ Aumento della solidarietà e delle attività pro-sociali. Il contat-
to con gruppi sociali svantaggiati o con persone con disabilità, con
persone anziane non auto sufficienti, permette di sviluppare atteg-
giamenti solidaristici nei confronti degli altri e aumentare la parteci-
27
pazione delle persone a iniziative pro-sociali. Inoltre aumenterebbe la
capacità di impegnarsi con successo in iniziative volte alla tutela del-
la ‘cosa pubblica’ e dei ‘beni comuni’ sia nelle proprie comunità che
a livello internazionale. In merito al rapporto tra SCN e virtù civiche
in un’epoca pervasa dalla globalizzazione dei processi produttivi e
culturali si rimanda alle analisi e alla proposta di un SCN europeo
fatta da uno dei massimi esperti di SCN (De Cicco, 2011).
→ Aumento dell’occupabilità. La nozione di occupabilità risale al
secolo scorso quando le agenzie del New Deal avevano la necessità di
valutare chi poteva lavorare e chi no e si è via via trasformato; all’i-
nizio degli anni Novanta vi è un cambio di paradigma e si afferma una
concezione che sottolinea la responsabilità individuale e la capacità di
una persona di catalizzare un processo di accumulazione di capitale
umano e sociale attorno al suo progetto (Gazier, 2001) anche attraver-
so opportuni percorso formativi. Tale approccio, più ‘individualista’,
tende ad affermarsi maggiormente nei Paesi di cultura anglosassone,
mentre in quelli dell’Europa continentale si afferma un approccio più
olistico che “corregge” il modello precedente, riconoscendo maggior-
mente il ruolo del mercato del lavoro con il quale i soggetti interagi-
scono (McQuaid e Lindsay, 2005; McQuaid, Colin 2005).
→ Crescita del Capitale sociale. Grazie al rapporto prolungato
con la cooperativa sociale, al sistema di relazioni e ai reticoli orga-
nizzativi in cui questa si muove, il giovane potrebbe sviluppare un
insieme di relazioni fiduciarie di lunga durata, con soggetti che lo po-
trebbero aiutare a sviluppare contatti con altre organizzazioni che
esprimono una domanda di lavoro congruente con le qualità e profes-
sionalità del giovane. È d’obbligo su tematiche quali il capitale uma-
no (caratteristiche dei soggetti-nodi), il capitale sociale (caratteristi-
che delle relazioni) e l’occupabilità fare riferimento ai modelli inter-
pretativi sviluppati da Granovetter (1998) secondo cui l’incontro tra
domanda ed offerta di lavoro dipende, in larga misura, dalla condivi-
sione di reti relazionali tra le parti coinvolte e dai contesti sociali in
cui i soggetti sono collocati. Ci si riferisce quindi alle possibili fun-
zioni di ponte (bridging) svolte da attori interni alla cooperazione so-
ciale e a quelle dei network di reclutamento (recruitment network)
citati dalla letteratura.
Vi sono diverse prospettive ed approcci per lo studio e la com-
prensione del capitale sociale. In una visione che possiamo definire
28
‘strumentale’ (Coleman 1990) le relazioni sociali sono intese come
risorse in grado di attivare conseguenze economiche; sono strumenti
intenzionali rispetto agli obiettivi del mercato. Esistono organizza-
zioni intenzionali finalizzate all’accrescimento del capitale sociale:
«è l’organizzazione sociale a costruire il capitale sociale, e in ciò si
facilita il perseguimento di fini che non sarebbero affatto raggiungi-
bili in sua assenza o che comunque sarebbero raggiunti solo a prezzi
molto elevati» (Coleman 1990).
Per classificare ed analizzare gli impatti del SCN abbiamo svilup-
pato una matrice basata su un quadro teorico che tiene conto anche di
precedenti studi valutativi del SCN realizzato in altri paesi EU. La
matrice degli impatti si basa sull’incrocio di due dimensioni principa-
li: quella degli effetti e quella degli attori o stakeholders interessati a
tali effetti. Le aree degli impatti nella Dimensione 1. rispondono alla
domanda: “Che tipo di beneficio e valore aggiunto si evidenzia?”;
quella dei beneficiari (Dimensione 2) risponde alla domanda: “Chi
sono coloro che beneficiano del SCN?”.
La prima dimensione sugli impatti (il valore aggiunto) è stata sud-
divisa in quattro aree:
• il Capitale fisico che esamina gli impatti dei servizi di un’or-
ganizzazione in termini di quantità e qualità dei suoi output;
• il Capitale economico che misura gli impatti in termini eco-
nomici come il costo del volontariato e i benefici economici per gli
utenti;
• il Capitale umano che riguarda la crescita di competenze per-
sonali (emotive, sociali, professionali, culturali);
• il Capitale sociale che analizza gli impatti in termini di reti di
scambio e di fiducia, di crescita della partecipazione.
Le sottodimensioni oggetto della presente valutazione sono state
contraddistinte da una o più ‘X’ a seconda del grado di rilevanza nel-
lo studio: il focus dell’indagine viene posto sul capitale sociale e sul
capitale umano dei volontari.
29
Tab. 1 - Matrice degli impatti.
Dimensione 1: Le forme di capitale
(Il valore aggiunto)
Capitale
fisico
Capitale
economico
Capitale
umano
Capitale
sociale
Dimensione 2:
Gli stakeholders
(Chi ne beneficia)
Organizzazioni (Cooperative
sociali)
X X X X
Volontari X X XXX XXX
Beneficiari
Comunità X
1.2. Scopo e quesiti di valutazione
Lo scopo della ricerca valutativa è indagare gli effetti del SCN
sulla crescita del capitale umano e sull’occupabilità dei giovani vo-
lontari e identificare gli impatti indiretti sull’occupazione2. La valu-
tazione mira ad analizzare gli impatti occupazionali a breve e lungo
termine del SCN sui volontari impegnati nel periodo 2010-2015. Per
identificare gli impatti riguardanti l’occupabilità si considerano le
seguenti dimensioni:
Rafforzamento delle competenze ‘trasversali’ utilizzabili sul
MKT del lavoro;
Aumento del livello di autoefficacia nella ricerca del lavoro;
dimensione considerata rilevabile sia tra i disoccupati sia tra coloro
che sono già occupati;
Rafforzamento del capitale sociale dei volontari;
Rafforzamento del capitale umano in termini di influenze po-
2 Si ringraziano per il confronto e i contributi in qualità di membri del Comitato
Scientifico i seguenti esperti: Lucia Martinez, Ricercatore Area statistica socio-de-
mografica presso ISTAT (luciamartinez80@gmail.com); Anna Giulia Ingellis, Se-
nior lecturer Dipartimento di Sociologia e Antropologia sociale all’Università di
Valencia (Spagna), docente di Sociologia del lavoro (giuliana.ingellis@uv.es);
Marco Biagetti, economista e statistico all’Unità di statistica ed econometria, Conti
Pubblici Territoriali-Agenzia per la Coesione Territoriale, Roma (marco.bia-
getti@agenziacoesione.gov.it).
30
sitive dell’esperienza di SCN sui successivi percorsi di istruzione e
formazione a breve e medio termine.
Inoltre abbiamo voluto prendere in considerazione il grado di acces-
sibilità del programma nei diversi territori e province anche in relazione
alle caratteristiche del target giovanile (condizioni socioeconomiche,
grado di istruzione, presenza o meno di disabilità) e indagare la que-
stione dell’equità anche nella distribuzione degli effetti positivi. Gli
impatti sulle organizzazioni che accolgono i volontari e sulle comunità
non sono stati il focus della valutazione mentre l’analisi delle strategie
di impresa adottate dalle cooperative sociali che accolgono i volontari
sono state rimandate a un possibile futuro approfondimento valutativo.
1.2.1. Domande di valutazione e ipotesi di ricerca
I seguenti quesiti valutativi scaturiscono da alcune ipotesi preli-
minari che sono state testate dalla ricerca valutativa:
1. Quali impatti in termini di crescita dell’occupabilità e dell’oc-
cupazione si rilevano a breve-lungo termine (da 0-5 anni)? Gli impatti
possono essere intesi in termini di aumento di competenze trasversali,
aumento del tasso di occupazione, qualità dell’occupazione, assenza di
periodi lunghi di disoccupazione o proseguimento degli studi. Quali
competenze trasversali secondo gli ex volontari si sviluppano grazie al
SC? Aumenta il senso di autoefficacia nella ricerca del lavoro nel cam-
pione degli ex volontari rispetto a coloro che non hanno svolto il SC?
2. Il SCN consente di entrare in reti di relazione mature, reti a
legami deboli e recruitment network, che permettono al giovane di
intercettare opportunità formative e occupazionali?
3. Quali sono i contesti, anche attinenti alle dimensioni struttura-
li e finanziarie delle cooperative, che influenzano gli outcome relativi
all’occupabilità? Gli impatti positivi del SCN vengono amplificati se
questo si realizza in contesti caratterizzati da reti di servizi e offerte
complesse (es: cooperative con offerte multiple, con più sedi o facen-
ti parte dei consorzi di primo e secondo livello)? Indicatori finanziari
(tratti dai bilanci delle cooperative) riguardanti la propensione ad in-
vestire in innovazione e ricerca, o riguardanti la salute economica e
finanziaria dell’impresa cooperativa, si associano a migliori esiti oc-
cupazionali dei giovani in SC?
31
4. Grazie a quali meccanismi si realizza una crescita del capitale
sociale dei giovani in SC? Un meccanismo in opera potrebbe riguar-
dare l’intensificazione di legami con reti relazionali che favoriscono
incontro tra domanda-offerta nel mercato del lavoro. Si è realizzata
grazie al SCN una crescita delle reti lunghe, quelle che svolgono
funzioni di ‘bridging’ rispetto alla domanda del MKT del lavoro, con
un aumento di contatti con soggetti e organizzazioni che possono of-
frire opportunità di crescita professionale e lavoro?
5. Infine, gli impatti positivi o negativi si distribuiscono in modo
equo? I vantaggi sono diffusi anche in relazione alle diverse condi-
zioni socioeconomiche e ai contesti territoriali? Quali target/ circo-
stanze sono connessi ad esiti migliori/peggiori?
Secondo la Federsolidarietà-Confcooperative la cooperazione sociale
rappresenta uno dei settori in cui si declina al meglio la relazione tra
SCN e occupazione grazie alla possibilità, offerta dalle imprese coope-
rative, di un primo e proficuo ingresso nelle “reti relazionali mature, che
sono poi quelle che consentono di individuare anche ulteriori opportuni-
tà”. Vogliamo verificare se questa assunzione è confermata e cioè:
se l’esperienza incentiva la capacità dei giovani di sperimen-
tare le proprie capacità e di produrre beni e servizi ritenuti social-
mente utili. Ci aspettiamo che vi sia un impatto positivo sul senso di
speranza nel futuro (la percezione di poter incidere per poter miglio-
rare il proprio ambiente sociale e la comunità);
se l’esperienza del SCN ha aiutato i giovani ad entrare in rap-
porto con reti di relazione cha a loro volta hanno generato altre rela-
zioni utili per la conoscenza delle modalità di funzionamento del set-
tore in cui si opera, di altri settori in cui opera la stessa cooperativa o
il network e i consorzi ai quali questa è connessa, e in ultimo di inse-
rimento nel MKT del lavoro;
se si sono sviluppate e generate nuove idee o competenze
spendibili come professionista o come partner di altre imprese (v. ca-
pacità di auto imprenditorialità).
Ci si chiede inoltre:
a seguito di quali tipi di percorsi e in quali circostanze è più
probabile che si realizzino effetti positivi /negativi?
I network personali costituiscono delle risorse strategiche utili an-
32
che a scopi occupazionali e di mobilità sociale: l’esperienza del SCN
potrebbe offrire al volontario l’opportunità di entrare in contatto con
reti e singoli non omogenei a lui per condizione socioeconomica e
status. Vogliamo verificare se questa assunzione è confermata e cioè:
se le relazioni sociali sviluppate grazie al SCN rappresentano
anche un canale di mobilità sociale.
Le cooperative operano in molti settori economici e contesti, han-
no strutture più o meno consolidate (v. dati bilanci), storie diversifi-
cate e livelli di know-how differenziati. Inoltre spesso operano in
forma di network-cluster dell’economia sociale anche su molteplici
settori di attività. Una prima ipotesi è che gli impatti positivi, in ter-
mini occupazionali e di crescita del capitale sociale dei volontari,
siano più probabili laddove i giovani abbiano svolto l’attività di SCN
in cooperative sociali che svolgono diverse attività caratterizzate da
forti interconnessioni con network dell’economia sociale operativi
anche in settori diversi. La stabilità economica della cooperativa so-
ciale che accoglie il volontario potrebbe giocare un ruolo favorevole
circa gli impatti occupazionali futuri perché in via teorica potrebbe
investire maggiori energie sulla crescita del capitale umano; vicever-
sa, gli anni di vita di una cooperativa sociale non è detto che coinci-
dano necessariamente con una offerta di opportunità maggiore. Le
cooperative sociali più giovani potrebbero, ad esempio, essere frutto
di spin-off o godere di un tasso di innovatività maggiore delle altre a
parità di settore di intervento. Si cercherà quindi verificare:
se i volontari che operano in cooperative con una pluralità di
attività o facenti parte di cluster sociali avanzati (da definire) hanno
una maggiore facilità di intercettazione di opportunità in coerenza
con le predisposizioni e gli interessi degli stessi e una maggiore ca-
pacità di funzionare da parte dei nodi delle reti (la struttura dove ope-
rano) in termini di ‘ponti’ con altre organizzazioni.
Poiché gli Enti che accolgono i volontari redigono un progetto
(approvato dall’Ufficio nazionale del SCN) e in seguito gestiscono la
procedura di selezione dei volontari, si ipotizza che questa fase di
orientamento dei giovani possa avere un’influenza sugli esiti dei per-
corsi di volontariato. Si intende quindi verificare:
se vi è una adeguata comunicazione dei progetti messi a ban-
do e se questa si traduce in una maggiore possibilità di orientare la
33
scelta del giovane (n.b. ha una sola possibilità di scelta pena l’esclu-
sione) in funzione dei propri interessi e percorsi formativi e nella co-
struzione di un sistema di attese più realistico. Ciò influenzerà il li-
vello di soddisfacimento delle aspettative riducendo gli abbandoni.
Si ipotizza inoltre che la fase di accesso sia condizionata da pre-
cedenti reti di conoscenza. Da norma non sono accettabili richieste di
SCN da parte di giovani con incarichi di collaborazione in essere (o
nell’anno precedente superiore di 3 mesi), ma possono esservi state
precedenti attività di collaborazione. Per analizzare gli impatti in
termini di aumento del capitale sociale e di sviluppo di reti relaziona-
li connesse al mondo dell’imprenditoria sociale, si intende verificare:
se vi è un buon livello di ‘equità’ e ‘inclusività’ dei progetti di
SC. Si selezionano soggetti già precedentemente in contatto con
l’ente? Si selezionano prevalentemente soggetti con livelli di istru-
zione elevati?
Se emergono effetti differenziati, in termini di ingresso nel
MKT del lavoro o sviluppo di competenze, tra giovani precedente-
mente ‘affiliati’ e giovani volontari non noti.
1.3. Metodi e campione
Per valutare gli effetti del SCN sui giovani volontari è stato adot-
tato un disegno di ricerca retrospettivo con campione di controllo.
Analizzando a posteriori le esperienze di SCN realizzate dai gio-
vani nel corso degli ultimi 5 anni si cercherà di individuarne le rica-
dute sulle scelte occupazionali e formative dei volontari, oltre che su
altri aspetti connessi alla crescita del capitale umano dei ragazzi e le
ricadute sulle organizzazioni.
La popolazione interessata allo studio è costituita da giovani che
hanno concorso ai bandi del SCN a partire dal 2010: il campione che
ha effettuato il SCN nelle cooperative sociali aderenti a Confcoope-
rative sarà indicato come Cs mentre il campione di controllo, indica-
to come Cc, pur ritenuto idoneo non ha svolto il SC. L’indagine adot-
ta diversi strumenti di rilevazione.
34
Fonti primarie:
Indagine con questionario online (autosomministrato) indiriz-
zato alla popolazione dei giovani volontari del SCN impegnati nel
periodo 2010-2015.
Somministrazione di un questionario online a un campione di
controllo di giovani che avevano partecipato ai bandi del SCN ed
erano risultati idonei, e che posti in liste di attesa successivamente
non hanno mai svolto il SC. Tale versione del Questionario è del tut-
to simile alla precedente ma priva di riferimenti riguardanti il SC.
Griglia di discussione per il lavoro con i referenti regionali
del SCN e i referenti delle sedi accreditate (sedi locali degli enti ac-
creditati-SLEA). Questi soggetti svolgono un ruolo di intermediazio-
ne tra l’Ufficio Nazionale del SCN e le sedi locali delle cooperative
sociali di grande importanza: si occupano dei progetti di SCN e di
curare, tra l’altro, la fase di accesso e formazione dei volontari.
Domande stimolo e realizzazione di due focus group a termi-
ne dell’indagine (11 aprile 2017) per discutere due aree rilevanti
(competenze trasversali sviluppate dai volontari e fattori anche orga-
nizzativi che influenzano gli esiti) con i referenti locali degli enti ac-
creditati.
Lo sviluppo degli strumenti e delle ipotesi di ricerca si è avvalso
del contributo dei referenti nazionali e regionali del SCN di Federso-
lidarietà-Confcooperative che operano all’interno della cooperazione
sociale e/o che hanno gestito negli anni delle attività di tipo proget-
tuale e organizzativo per il SC.
Fonti secondarie:
I dati amministrativi riguardanti le caratteristiche anagrafiche
dei giovani richiedenti il SC, identificativi delle sedi accoglienti e dei
tipi di progetto di SCN realizzati nel corso di circa 5 anni;
Dati tratti dai bilanci consolidati di tutte le cooperative sociali
di Federsolidarietà. Costruzione di indici statistici tratti da dati strut-
turali tratti dai bilanci delle singole cooperative (es. oggetto sociale
piuttosto che Codice Ateco, classi aggregate per fattori riguardanti
personale e budget, pluralità settori-servizi offerti).
Database A) di tutti i giovani che nel corso di 10 anni hanno
svolto il SCN Nazionale con indicazione della cooperativa sociale in
35
cui l’hanno svolto, del numero di mesi e delle date di ingresso, del
settore di intervento e del progetto di SCN.
Database B) di tutti i giovani che hanno svolto la selezione ri-
spondendo ai bandi del SCN e ottenendo un punteggio e l’idoneità.
Nel database vi sono i dati anagrafici (età, sesso, residenza), il titolo
di studio, la cittadinanza. Tramite l’analisi dei database A) e B) è
possibile estrapolare i due campioni: il primo che ha svolto il SCN e
quello di controllo che pur avendo ottenuto punteggi analoghi (ven-
gono esclusi i punteggi inferiori) non hanno potuto effettuare il SCN
né in prima battuta, né successivamente (n.b. le riserve in alcuni casi
sono state richiamate perché nei primi 2-3 mesi del SCN si sono re-
gistrati degli abbandoni).
Dati di monitoraggio sul SCN e documentazione ufficiale.
1.3.1. Campione dei volontari e campione di controllo senza Servi-
zio Civile Nazionale
Nel periodo maggio 2005-agosto 2016 i volontari impegnati nel
SCN nelle cooperative sociali aderenti a Confcooperative, incluso il
SCN all’interno del programma Garanzia Giovani, sono stati n.8156;
solo per una parte dei nominativi, pari a 4474 identificativi, nel data-
base fornito dall’Ufficio SCN viene riportata anche l’email.
I criteri di selezione del campione (Campione detto anche speri-
mentale Cs) di giovani con SCN sono:
1. possesso dell’email corretta (es: senza duplicati);
2. aver concluso il SCN;
3. aver realizzato il SCN negli anni 2010-2015 e avere quindi
terminato il SCN al massimo da 5 anni.
Adottando tali criteri di selezione il campione di ricerca definitivo
è pari a 2916 ex volontari del SCN in cui sono compresi i 113 ex vo-
lontari del SCN selezionati nell’ambito del Programma Garanzia
Giovani.
I soggetti effettivamente invitati sono stati di meno, cioè 2590 per-
ché una parte dei nominativi sono risultati irraggiungibili a causa dei
cambiamenti nel corso degli anni delle email o di problemi di spam
della posta elettronica dovuti alle configurazioni dei server o dei brow-
36
ser (326 bounced, cioè ‘rimbalzo’ dell’email). Vi è stato inoltre un nu-
mero assai ridotto di mancate risposte dovuto a rinunce (76 rinunce).
Come descritto in precedenza nell’ambito del programma Garan-
zia Giovani si realizzano progetti di volontariato a tutti gli effetti
molto simili a quelli sviluppati nella formula standard del SCN.
Sono inclusi nella rilevazione i volontari (292 soggetti) che sono
stati posti per un periodo in genere limitato a 1-2 mesi in lista di atte-
sa e di conseguenza non sono potuti partire subito o non sono stati
assegnati al progetto inizialmente prescelto (“i subentrati”). Sono
esclusi dalla rilevazione coloro che non hanno completato il SCN en-
tro la data di rilevazione (10 settembre 2016) e coloro che lo hanno
terminato da oltre 5 anni, pari al 41% dei nominativi presenti nel data
base con email.
La distribuzione territoriale è fortemente differenziata: il 29,5% del
campione ha svolto il SCN in Piemonte, il 16,5% in Sicilia, il 7,4% in
Veneto e nelle altre Regioni troviamo percentuali di partecipazione
talvolta inferiori all’1% (Calabria, Umbria, Molise, Val d’Aosta). Il
76% dei volontari che fanno parte del campione sono donne.
Graf. 1 - Regione in cui i rispondenti hanno svolto il SCN nel quinquennio 2011-
2016
37
Il campione di controllo
Il campione di controllo dei giovani che non hanno svolto il SCN
è stato ottenuto invitando all’indagine tutti i soggetti che, nello stesso
periodo preso in esame per la precedente rilevazione, avevano fatto
domanda di SCN e pur risultando idonei erano stati posti in lista di
attesa e tuttavia non hanno mai svolto il SC.
Consultando il database dell’Ufficio SCN Nazionale della Presi-
denza del Consiglio dei Ministri sono stati identificati n. 2202 giova-
ni che avevano partecipato ai bandi del SCN nel periodo 2010-2015
che sono stati invitati a rispondere ad un questionario online simile a
quello del gruppo con SC.
Sono stati ovviamente eliminati tutti gli item che riguardavano le
opinioni riguardanti l’esperienza di SCN e sono state aggiunte n.3
domande relative, invece, a come gli stessi hanno vissuto la non ac-
cettazione della domanda di SC.
In seguito è stata adottata una procedura per abbinare tramite
match 1 a 1 coppie di soggetti nei due campioni, con e senza SCN
(Campione sperimentale e Campione di controllo), aventi caratteri-
stiche il più possibile identiche per quanto attiene le variabili note
che si ritiene possano influenzare la probabilità di inserimento nel
mercato del lavoro. Il match è stato effettuato sulla base delle se-
guenti variabili:
1. partecipazione a bandi del SCN dal 2010 al 2015 con otteni-
mento di giudizio di idoneità;
2. non aver mai svolto il SCN negli anche negli anni successivi;
3. presenza di email nel database (ancora attiva);
4. sesso;
5. tempo trascorso dal termine del SCN (nel caso del Cs dal
termine ideale del SCN cioè 12 mesi dopo la domanda);
6. classe di età;
7. regione;
8. titolo di studio.
Per coloro che non hanno realizzato il SCN (Campione di control-
lo) per definire le classi di tempo trascorso dal termine ‘teorico’ del
SC, abbiamo “teoricamente” aggiunto 12 mesi dalla data di presenta-
zione della domanda in modo da rispettare tutti i criteri necessari a
38
confrontare i due campioni (es: maturità connessa all’età, tempo tra-
scorso e potenziali nuove offerte di lavoro). A seguito di questa pro-
cedura e dei criteri adottati, piuttosto restrittivi, sono state identificate
n.205 coppie di giovani. Si noti che per nessuna delle variabili consi-
derate esiste una differenza statisticamente significativa tra i due
campioni con e senza SCN. Non esiste alcuna differenza statistica-
mente significativa tra campione sperimentale con SCN e campione
di controllo senza SCN per quanto attiene il sesso, l’età, l’area terri-
toriale di residenza. Per quanto riguarda il titolo di studio vi sono lie-
vi differenze dovute agli stessi criteri adottati in fase di selezione dei
giovani per il SC.
Per la fase di reclutamento e sensibilizzazione dei giovani ex vo-
lontari sono state adottate diverse strategie: oltre all’invio diretto del-
la email si prevedeva l’utilizzo del passaparola tramite social media e
la comunicazione e diffusione dell’indagine su tutti i siti istituzionali
della cooperazione sociale impegnata in Italia nel SCN per Confcoo-
perative.
Tab. 2 - Confronto tra campione con e senza SCN e classe di età.
Da 2 a 24 anni Da 25 a 29 anni Da 30 a 34 anni Totale
N
o SCN 45 94 24 163
27,6% 57,7% 14,7% 100,0%
Si SCN 45 93 25 163
27,6% 57,1% 15,3% 100,0%
Totale 90 187 49 326
27,6% 57,4% 15,0% 100,0%
Tab. 3 - Confronto tra campione con e senza SCN e genere.
Sesso
Totale Uomo Donna
N
o SCN 31 174 205
15,1% 84,9% 100,0%
Si SCN 43 162 205
21,0% 79,0% 100,0%
Totale 74 336 410
18,0% 82,0% 100,0%
Chi-quadrato di Pearson Valore 2,375 gl 1 Sign. Asintotica (bilaterale) ,123
39
Tab. 4 - Confronto tra campione con e senza SCN e Area di residenza.
Area regionale
Totale Nord Centro Sud
N
o SCN 143 26 36 205
69,8% 12,7% 17,6% 100,0%
Si SCN 142 26 37 205
69,3% 12,7% 18,0% 100,0%
Totale 285 52 73 410
69,5% 12,7% 17,8% 100,0%
Tab. 5 - Confronto tra campione con e senza SCN e titolo di studio.
Elementari Licenza Me-
dia Inferiore
Licenza
Media Su-
periore
Diploma Uni-
versitario
Laurea
Totale
N
o
SCN
1 26 116 24 38 205
0,5% 12,7% 56,6% 11,7% 18,5% 100,0%
Si SCN 0 14 116 33 42 205
0,0% 6,8% 56,6% 16,1% 20,5% 100,0%
Totale 1 40 232 57 80 410
0,2% 9,8% 56,6% 13,9% 19,5% 100%
Chi-quadrato di Pearson Valore 6,22 gl 4 Sign. Asintotica (bilaterale) ,183.
1.3.2. Strumenti di rilevazione e indicatori statistici
Il questionario online strutturato (per definizione autosommini-
strato) rappresenta lo strumento di rilevazione centrale di questo stu-
dio valutativo. Il primo questionario rivolto al campione con SCN era
composto da 6 sezioni che indagavano gli aspetti qui di seguito illu-
strati. Ciascuna domanda poteva generare delle sotto-domande (sino
a 10) che a loro volta prevedevano delle modalità di risposta di di-
verso tipo: a scelta dicotomica, a scelta multipla, aperte e spesso su
scala Likert o auto-ancorata a dieci punti.
40
Sezione Contenuti
A) Valutare
il SCN
n.10 domande
In questa sezione del questionario chiediamo all’ex volontario
di esprimere le sue opinioni circa l’esperienza di SCN speri-
mentata: il clima organizzativo, i motivi di un’eventuale inter-
ruzione del SC, l’utilità percepita e le ricadute sotto il profilo
di crescita personale e professionale (competenze trasversali a
carattere organizzativo e skills comunicative, crescita senso
cittadinanza e impegni in attività pro-sociali, sviluppo e con-
divisione valori cooperazione sociale rispetto ad etica del la-
voro, presenza di certificazione delle competenze).
B) Condizione
attuale
n.9 domande
Stato civile, residenza attuale, origini personali e dei genitori,
condizione occupazionale attuale, studi successivi al SCN e
attinenza con quest’ultimo
C) Area lavoro
n.18 domande
Situazione attuale e successiva al SCN dal punto di vista pro-
fessionale (condizione occupazionale, ambito di lavoro, tipo
di professione, tempi di lavoro, tipo di contratto e reddito, ruo-
lo e cariche se inserito nella cooperazione sociale e tipo di re-
lazione con rete di relazioni date dalla Coop.sociale dove ha
svolto il SC...)
D) Atteggiamenti
verso il lavoro
La scala di 12 items di autoefficacia percepita nella ricerca di
lavoro (Elaborata da Pepe et al 2010)
E) Capitale
Sociale
n.5 domande
Domande volte a capire se le relazioni e le conoscenze svilup-
pate durante il SCN sono state d’aiuto nel trovare un lavoro
F) La fase
di ingresso
n.11 domande
Motivazioni alla base della scelta di svolgere il SCN, fase di
ricerca del progetto e modalità di scelta del progetto di SC,
esperienze lavorative e di volontariato precedenti
Il secondo questionario rivolto ai giovani senza SCN (Cc o Cam-
pione di controllo) differiva dal precedente soltanto per quanto ri-
guarda la mancanza delle sezioni A) e D) a cui il giovane non avreb-
be potuto rispondere in virtù del fatto che non è stato svolto alcun
SCN. In aggiunta sono state inserite alcune domande per capire quale
fosse stato il vissuto del giovane la cui candidatura era stata rifiutata.
Il questionario è stato in precedenza testato da diversi soggetti: al-
cuni referenti della rete del SCN di Confcooperative a livello centrale
ed a livello regionale, i membri del Comitato scientifico e alcuni vo-
lontari che avevano terminato il SC.
41
Variabili e scelta degli indicatori
Nello studio verranno utilizzati alcuni indicatori adottati dalle sta-
tistiche ufficiali a livello EU e presenti anche a livello subregionale
in modo da disporre di parametri di riferimento consolidati e di in-
formazioni sui contesti in cui hanno operato e dove abitano gli inter-
vistati al momento della rilevazione. Gli indicatori utilizzati nello
studio sono i seguenti.
Area occupazione e occupabilità
Per rilevare la condizione occupazionale e l’ingresso nel mercato
del lavoro dei giovani volontari si fa riferimento alle dichiarazioni dei
rispondenti. Utilizzando l’approccio cosiddetto indiretto, basato sul-
l’applicazione di definizioni standard che possono differire dall’au-
topercezione (es: si è considerati occupati anche se si è effettuata solo
1 ora di lavoro retribuito) utilizzeremo le modalità di classificazione
utilizzate dalle indagini Istat e dall’Eurostat in tutti gli stati membri
dell’Unione Europea (Istat 2004, 2016; Eurostat 2016) e dagli aggre-
gati ILO. Gli indicatori sull’occupazione sono presenti nel set degli in-
dicatori strutturali per la valutazione degli obiettivi europei della stra-
tegia di Lisbona e sono diffusi tramite il sito Internet di Eurostat. La
definizione di tasso di occupazione e disoccupazione utilizzata nello
studio è quella ufficiale di Eurostat (Eurostat, 1998:13).
Vengono rilevati gli occupati (i dichiarati, più coloro che hanno
svolto almeno un’ora di lavoro retribuita nell’ultima settimana o sono
stati assenti dal lavoro ma hanno un lavoro o un’attività)3; successi-
vamente, tra tutti i non occupati, si individuano le persone in cerca di
occupazione (solo quelli che hanno cercato attivamente lavoro nelle
ultime 4 settimane e sono disponibili ad iniziare un lavoro entro due
settimane); infine, le persone non incluse tra gli occupati o i disoccu-
pati vengono classificate come inattive.
Per identificare la professione lavorativa dei giovani nel periodo
3 Eurostat definition: Employed persons are all persons aged 15 and over (16
and over in ES and UK, 15 to 74 in DK, EE, HU, LV, SE and FI and 16-74 in IS
and NO) who, during the reference week, worked at least one hour for pay, profit
or family gain, or were not at work but had a job or business from which they were
temporarily absent.
42
successivo al SCN abbiamo utilizzato la classificazione dell’Istat.
Una riflessione a parte merita il concetto di “occupabilità” dei
giovani, intesa come possesso di strumenti e capacità che favorisco-
no l’inserimento positivo in un mercato del lavoro in mutazione. Tra
questi abbiamo incluso nello studio il possesso di competenze tra-
sversali, o soft skill, rilevabili attraverso un questionario autosommi-
nistrato, la prosecuzione degli studi o loro completamento, la dispo-
nibilità alla mobilità. Anche l’atteggiamento verso il lavoro – rilevato
nella presente ricerca valutativa tramite la Scala di autoefficacia-
rientra tra le dimensioni dell’occupabilità. Tra le possibili scale uti-
lizzabili per misurare l’autoefficacia sul lavoro è stata individuata la
Work Self-Efficacy Inventory (WS-Ei) che è composta da 30 affer-
mazioni e misura un insieme di comportamenti e pratiche sul lavoro
che si riferiscono alle credenze sui requisiti necessari sul posto di la-
voro. La WSES Work Self-Efficacy Scale (Avallone et al 2007) in-
clude solo 10 items che misurano la percezione riguardante specifi-
che aree del lavoro come la capacità di gestire relazioni interpersona-
li con colleghi e superiori, lavorare con colleghi aventi diverse carat-
teristiche ed esperienze, comportarsi efficacemente nei contesti di la-
voro, imparare nuovi metodi di lavoro, rispettare le scadenze di lavo-
ro, raggiungere gli obiettivi assegnati (Pepe, Farnese, Avallone, Vec-
chione 2010). Gli autori hanno fatto un’analisi comparata tra una
prima e una seconda scala, la Search for Work Self-Efficacy Scale
(SWSES) di 12 items, testata in Italia anche dall’Isfol4, e mirata a ri-
levare atteggiamenti che riguardano invece la ricerca del lavoro. La
scala misura dimensioni come la tolleranza alla frustrazione e l’inte-
grazione relazionale. Vista l’età dei rispondenti e gli elevati tassi di
4 Scala di Autoefficacia percepita nella ricerca del lavoro di M. L. Farnese, F.
Avallone, S. Pepe, R. Porcelli, Isfol, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
e Università di Roma La Sapienza (Pepe et al. 2010): 1 Affrontare i fallimenti insiti
nella ricerca del lavoro; 2 Considerare i fallimenti come una sfida, più che come un
problema; 3 Superare le difficoltà incontrate; 4 Comprendere le informazioni tro-
vate; 5 Cercare le informazioni che le servono; 6 Selezionare le offerte di lavoro
più adatte alle proprie competenze; 7 Pianificare un suo progetto professionale; 8
Cogliere nuove opportunità nel mercato del lavoro; 9 Costruire strategie mirate al
conseguimento di obiettivi; 10 Rispettare le competenze altrui; 11 Lavorare con
persone nuove; 12 Chiedere consigli a chi ha più esperienza di lei.
43
disoccupazione questa seconda scala ci pare più consona agli obietti-
vi dello studio.
Istruzione
Livello di istruzione (Population aged 20-24 having completed at
least upper secondary education (ISCED 3), by sex and country,
(Survey Unione Europea sulla forza lavoro 2014): Persone tra 18-24
anni che hanno completato al massimo il livello più basso di educa-
zione secondaria e che non sono coinvolti in ulteriori percorsi di
istruzione e formazione-Giovani ritirati precocemente da percorsi di
istruzione e formazione (early leavers from education and training)5.
Area Contesto e servizi di welfare
Rispetto alle caratteristiche dei contesti facciamo riferimento alle
serie storiche di alcuni indicatori dell’Accordo di Partenariato 2014-
2020 su scala provinciale elaborati dall’Istat “Banca dati indicatori
territoriali per le politiche di sviluppo”.
Peso delle società cooperative (Percentuale degli addetti delle so-
cietà cooperative sul totale degli addetti). Dati associati: Addetti me-
di dell’anno delle imprese cooperative con 1-99 addetti, Addetti medi
dell’anno del totale delle imprese con 1-99 addetti (Copertura Indica-
tore 2003-2013 Prov).
Area motivazione in ingresso
Per poter avere dei termini di riferimento sulla motivazione dei
volontari in fase di ingresso nel SCN abbiamo adattato alcuni items
in modo che coincidessero con quelli utilizzati da altre indagini rea-
lizzate dall’Ufficio nazionale SCN (IRS 2007: 28).
Area competenze trasversali e occupabilità
Per valutare le competenze trasversali acquisite durante il SCN
abbiamo utilizzato alcuni item utilizzati in letteratura per valutare il
SCN nazionale in altri paesi (AVSO 2007; Becquet 2006, 2011).
5 At most lower secondary education refers to ISCED (International Standard
Classification of Education) 2011 level 0-2 for data from 2014 onwards and to
ISCED 1997 level 0-3C short for data up to 2013.
44
Inoltre per avere dei termini di riferimento sull’auto-percezione delle
competenze sviluppate dai volontari abbiamo adattato alcuni items in
modo che coincidessero con quelli utilizzati da altre indagini realiz-
zate dall’Ufficio nazionale SCN o sviluppate per il monitoraggio in-
terno agli enti di SCN (Caritas Nazionale 2008). In particolare ci si
riferisce ad alcuni items riguardanti l’utilità del SCN per i volontari
(Ufficio nazionale per il SCN, Zancan, 2008: 118).
Area Capitale sociale
Abbiamo individuato delle variabili atte a cogliere in particolare le
funzioni di “bridging”, cioè di ponte tra posizioni sociali che offrono
opportunità diversificate, del capitale sociale sviluppato durante il
SCN e i possibili effetti delle reti relazionali di reclutamento, definite
recruitment networks, che fungono da veicoli di collocamento e re-
clutamento di forza lavoro. L’intervistato nel rispondere a 5 items sul
tipo di relazione sviluppata anche successivamente al termine del
SCN con alcune persone importanti sul piano lavorativo incontrate
nella propria esperienza di SCN ci offre indicazioni riguardanti il ca-
pitale sociale sviluppato grazie all’esperienza di volontariato. Sebbe-
ne la letteratura offra esempi di Scale sul capitale sociale sviluppato
durante il SCN (Kouvonen et al. 2006) abbiamo giudicato tali scale
poco consone alle nostre necessità perché focalizzate sul clima e sul-
la qualità della relazione interna alla cooperativa sociale (es: il su-
pervisore ci tratta con gentilezza e considerazione, il supervisore si
preoccupa dei nostri diritti come lavoratori, la gente si sente compre-
sa e accettata). Gli aspetti connessi al clima organizzativo sono stati
indagati in modo meno diffuso in una sezione preliminare del que-
stionario per capire la qualità dell’esperienza.
Area condizione economica finanziaria della cooperativa sociale
Il contesto dell’impresa sociale in cui si svolge il SCN potrebbe
influenzare lo sviluppo di competenze trasversali del giovane deter-
minando anche un successivo vantaggio competitivo in termini di
occupabilità. Una cooperativa sociale ‘sana’ dal punto di vista finan-
ziario ed economico e propensa ad investire sulle risorse umane in
termini di ricerca e formazione probabilmente potrebbe offrire mag-
giori chance ai volontari del SC. Si prevede quindi, in collaborazione
45
con l’Ufficio Studi e Ricerche di Confcooperative, di integrare la ri-
levazione e associare a ciascun identificativo rispondente (ciascun ex
volontario) il codice della sede cooperativa ospitante: questo ci per-
metterà di incrociare i dati rilevati sul singolo soggetto con quelli
presenti in diversi database che nel corso degli anni sono stati popo-
lati con dati riguardanti i bilanci e le strategie di impresa delle coope-
rative. In letteratura esistono molti studi che individuano particolari
indici sintetici atti allo scopo, ma non abbiamo individuato alcuno
studio precedente, di ampie dimensioni, che tenti di analizzare in
modo incrociato gli effetti di occupabilità del SCN connessi ai dati
economici sulle dinamiche di ciascuna impresa cooperativa (es: indi-
ci di crescita, di innovazione, rapporto tra soci lavoratori /dipendenti/
lavoratori occasionali).
Numerosi studi dei risultati conseguiti dalle cooperative sociali
sotto il profilo economico, patrimoniale e finanziario hanno proposto
altri indici oltre a quelli classici di redditività (ROI e ROE) mag-
giormente in grado di misurare il valore aggiunto e il suo rapporto al
valore della produzione (Alberani, Camanzi, Masi, 2002)6, il grado e
tipo di processi di innovazione e la capacità di rispondere in modo
trasformativo ai nuovi bisogno sociali (Fazzi 2011).
6 Gli indici proposti dallo studio di Alberani, Camanzi, Masi (2002) per misurare
il valore aggiunto e il suo rapporto al valore della produzione, erano: 1) Indice di li-
quidità, 2) Rapporto di indebitamento, 3) Rotazione dei crediti in giorni, 4) Incidenza
del costo del personale sul valore della produzione, 5) Valore della produzione per
addetto, 6) Valore aggiunto, 7) Valore aggiunto su valore della produzione.
46
2. Caratteristiche dei volontari del Servizio Civile
Nazionale e delle cooperative ospitanti
nel periodo 2005-2015
di Liliana Leone
2.1. Descrizione del campione: chi sono gli ex volontari del Servi-
zio Civile Nazionale?
I soggetti che hanno realizzato il SCN a cui è stato inviato l’invito
tramite Email a partecipare all’indagine online erano 2590: il tasso di
risposta iniziale è stato elevato e pari al 32% (n. 834 rispondenti).
Nella fase di analisi dei dati sono stati esclusi i questionari incomple-
ti e ciò ha portato alla riduzione del numero dei soggetti rispondenti
(n. 591 Questionari completi parti a un tasso di risposta del 22,8% in
linea con questo tipo di indagini).
Una minoranza dei volontari rispondenti, pari al 6,3% circa aveva
realizzato il SCN come misura del programma Garanzia Giovani.
Il secondo campione è composto da giovani che avevano parteci-
pato al bando e fatto domanda di SCN e che sebbene fossero stati ri-
tenuti idonei e ammessi nella graduatoria non sono mai stati chiamati
a svolgere il SCN. Tale campione è composto da 267 soggetti (ri-
spondenti con questionario completo); il tasso di risposta del cam-
pione senza SCN è stato, come era prevedibile, inferiore e a seguito
di 2202 inviti i soggetti che hanno compilato in modo completo il
questionario sono pari al 12,12%.
47
Graf. 1 – Rispondenti nel campione degli ex volontari del SCN e nel campione di
controllo
Il confronto tra campione di SCN e campione di controllo senza SC
Dal campione di rispondenti senza SCN abbiamo estratto con pro-
cedura di accoppiamento 1 a 1 il Campione di controllo (Cc). Come
dettagliatamente descritto nel paragrafo 1.3., per poter paragonare i
percorsi occupazionali dei due gruppi abbiamo selezionato delle cop-
pie di giovani con e senza SCN che avevano in comune molte carat-
teristiche rilevanti: sesso, età, tempo trascorso dalla domanda di SCN
(meno di 3 mesi, da 3 a 6 mesi, da 6 a 12 mesi, da 1 a 3 anni, da 3 a 5
anni), titolo di studio in fase di accesso al programma e regione di
provenienza.
Tutte le analisi che seguiranno riferite al confronto tra i due cam-
pioni, con e senza SCN, si riferiscono unicamente al sotto-campione
di 205 coppie di soggetti per cui è stato realizzato un abbinamento
dei casi sulla base dei fattori che possono influenzare l’occupabilità.
Tali confronti sono mirate a rispondere ai quesiti riguardanti gli ef-
fetti sull’occupabilità del SCN nelle cooperative sociali aderenti a
Confcooperative.
La provenienza dei soggetti che hanno svolto il SCN
Il 67% dei rispondenti ha svolto il colloquio iniziale per concorre-
re al bando in una delle Regioni (Var. Regione abitazione avvio) del
Nord Italia; le Regioni di provenienza dei volontari erano in preva-
lenza il Piemonte (34,5%), il Veneto (9,8%) e la Liguria (7,9%). Tra
le Regioni del Centro-Sud quella che risulta avere il maggior numero
di rispondenti è la Sicilia (12,6%). Questa distribuzione riflette la di-
48
stribuzione dei volontari del SCN nelle cooperative sociali aderenti a
Confcooperative come si evince dal database con l’elenco dei bandi
degli ultimi 10 anni.
In 9 casi su 10 (87,7%) Il SCN ha avuto una durata di 12 mesi e nel
5,7% dei casi ha una durata inferiore ai 6 mesi a causa di abbandoni.
Le sedi che hanno curato il processo di selezione dei giovani sono
39 e sono, in ordine decrescente, quelle indicate con codice SLEA 1
(8,24%), 56 (10%), 129 (7%) e 153 (6%)1.
Graf. 2 - Regioni di avvio del SCN e attuale residenza dei rispondenti
Come si evince dal grafico precedente vi è una mobilità interre-
gionale abbastanza ridotta. Si registrano modeste variazioni dei valo-
ri riguardanti le regioni di provenienza dei volontari in fase di bando
e l’attuale regione in cui vivono: la mobilità porta un saldo attivo nel
nord Italia di 7,7% punti percentuali. Quasi l’1% dei giovani risiede
all’estero durante la rilevazione.
1 Nell’Allegato del Report originario di ricerca riportiamo in modo analitico le
statistiche descrittive. Nel presente testo sono escluse dai conteggi le mancate ri-
sposte e si indicano sempre i valori percentuali validi. Per rendere il testo più flui-
do solo in alcuni casi si indicano anche i valori assoluti.
49
Tempo trascorso dal termine del SCN
Dal termine del SCN è trascorso per la maggior parte dei soggetti
quasi 1 anno (media 11,4 mesi, mediana 12 mesi). In un terzo dei ca-
si l’attività si è conclusa da poco tempo meno di 3 mesi (35,1%), in
poco meno di un terzo dei casi (30,5%) l’attività di volontariato si è
in un periodo compreso tra 3 mesi e 3 anni e, infine, in poco più di
un terzo dei casi l’attività si è conclusa da 3-5 anni (34,4%).
Graf. 3 - Tempo trascorso dal termine del SCN.
Caratteristiche socio-anagrafiche
Il SCN Nazionale nella cooperazione sociale è “donna”. In 8 casi
su 10 gli ex volontari sono donne (81,9%) e la prevalenza di femmi-
ne nella cooperazione sociale è più accentuata con 6 punti percentua-
li in più rispetto alle statistiche nazionali elaborate dall’Ufficio na-
zionale del SCN della Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’età
media dei giovani al momento di avvio del SCN era di 24,4 anni
(Dev Stand 2,7).
I rispondenti hanno al momento della rilevazione tra i 20 e i 34
anni con una media di 27 anni e due mesi: il 20,3% ha meno di 25
anni e il 23,6% con età compresa tra 30 e 34 anni, oltre la metà rica-
de nella fascia intermedia di 25-29 anni.
Lo stato civile al momento della rilevazione è nubile/celibe per la
maggioranza dei giovani (72,3%), il 17,5% di essi convive con il/la
partner (coppia di fatto) e il’9,3% è coniugato. Vi sono anche alcuni
casi di persone separate o divorziate (0,7%) e 1 vedova.
Solo l’8,2% degli ex volontari ha 1 (6,3%) o 2 figli (1,9%)
La nazionalità dichiarata è quasi esclusivamente italiana (98%),
50
con solo 10 casi di giovani extra comunitari o di altri Paesi UE.
Il titolo di studio iniziale è in prevalenza la Licenza media supe-
riore (52,1%), con una minoranza di persone aventi la licenza media
(5,2%), 1 solo caso con licenza elementare e in tutti i restanti casi
(42,6%) un diploma universitario o la laurea. Considerando l’età in
cui i giovani avevano fatto domanda per partecipare al bando del
SCN e le statistiche nazionali, si tratta di un gruppo con livelli di
istruzione elevati. Si tratta di giovani che, almeno per quanto riguar-
da il SCN ordinario e quindi non quello previsto per Garanzia Gio-
vani, non possono essere annoverati tra coloro che non studiano né
lavorano (Neet). Ovvero di giovani donne e di giovani uomini ten-
denzialmente risoluti; che fanno cioè, ed hanno imparato a fare, del
proprio protagonismo, nello studio come nelle attività di SC, un ele-
mento distintivo.
2.2. Opinioni sulle diverse fasi del Servizio Civile Nazionale: sele-
zione, accesso e svolgimento
Abbiamo analizzato durante l’indagine anche alcuni aspetti relati-
vi ai processi di attuazione del SCN come il clima organizzativo,
l’esperienza vissuta dal giovane nella fase di ricerca del progetto e di
accesso al programma, l’esperienza riguardante la formazione ricevu-
ta e la fase di realizzazione del sevizio civile. La nostra intenzione
era identificare possibili nessi tra modalità di accesso e gestione dei
progetti di SCN, vissuto dei giovani ed impatti sull’occupabilità.
Nella fase di accesso i futuri volontari devono orientarsi per inter-
pretare le indicazioni del bando, accedere ai colloqui di selezione e in-
dividuare i progetti su cui desiderano svolgere attività di SC. Abbiamo
posto alcune domande mirate a indagare alcuni aspetti del processo di
accesso al SCN per capire la chiarezza della comunicazione dei conte-
nuti dei progetti di SCN rivolta ai potenziali volontari (Grafico 5 con
punteggi medi dati su una scala di accordo/disaccordo di 10 punti).
51
Graf. 4 - Punteggi medi agli item sulla qualità dell’esperienza, e fase di selezione
e accesso al SCN.
La fase di accesso non viene giudicata complicata (Media 3.49).
In genere i giovani volontari che hanno risposto all’indagine ritengo-
no di essersi adeguatamente informati prima di fare la domanda
(Media 7,5), tra l’altro questo è un criterio di selezione. I progetti tra
cui scegliere di fare domanda sono ritenuti abbastanza interessanti,
tuttavia, questo valore non è particolarmente elevato (Media 6,13) e
indica la presenza di proposte progettuali solo parzialmente coinci-
denti con i desiderata dei giovani.
Benché i progetti di SCN venissero considerati non sempre inte-
ressanti l’esperienza complessiva di SCN viene ritenuta mediamente
molto soddisfacente (Media 8,3) e molto coerente con le aspettative
dei volontari (Media 7,8).
Abbiamo previsto anche alcune domande aperte per capire il vis-
suto degli ex volontari. Abbiamo chiesto di esprimere liberamente
delle opinioni circa l’esperienza e di dirci a cosa era stata utile men-
tre in una seconda domanda chiedevamo ai rispondenti di darci loro
opinioni circa le modalità per migliorare le ricadute occupazionali.
Nel capitolo 5 approfondiamo quanto emerso dall’analisi delle rispo-
ste dei giovani alle domande aperte e dall’analisi dei contenuti emer-
si nel focus group realizzato con i referenti delle Sedi Locali di Enti
Accreditati (SLEA) impegnati nella progettazione del SCN.
52
2.2.1. Motivazioni iniziali, formazione ricevuta e clima organizzativo
La scelta di partecipare al Bando sul SCN nel quinquennio da noi
analizzato non avviene in modo casuale ma è abbastanza ragionata e
basata contemporaneamente su motivazioni di carattere valoriale e di
carattere strumentale connesse alle opportunità di ingresso nel mon-
do del lavoro. Le motivazioni in ingresso variano nel corso degli anni
e dipendono dal contesto sociale più ampio: non è quindi possibili
dare per scontato che il nostro campione rappresenti fedelmente le
motivazioni dei giovani che nel 2017 e nei prossimi anni accederan-
no al SCN. Tra le motivazioni più forti dichiarate dagli ex volontari
troviamo quella di acquisire competenze utili sul mercato del lavoro
(Media 8,45) e di arricchire il proprio curriculum vitae (Media 8,4).
Dalle indicazioni emerse nel focus group realizzato nell’aprile 2017
con gli operatori che operano nella rete del SCN di Confcooperative e
che si occupano della selezione dei volontari e dei progetti formativi
del SCN emerge una tendenza comune. Sembrerebbe, infatti, che si
stiano modificando le modalità con cui i giovani accedono al SCN e in
parte anche le motivazioni in fase di ingresso. Quelle a carattere stru-
mentale nel corso degli ultimi anni sono più evidenti ed esplicite. Sem-
bra che la preoccupazione circa le opportunità di inserimento lavorati-
vo futuro sia più sentita e porti i giovani a fare scelte meno oculate. Vi
è, infatti, una conoscenza molto meno attenta del progetto di SCN e
una minore attenzione a prepararsi in anticipo per il colloquio di sele-
zione (come richiesto nei criteri di selezione), una fase in cui viene ri-
chiesto di informarsi sulla storia del SCN, sulle caratteristiche delle
cooperative sociali e della stessa Confcooperative. Sembra che il gio-
vane si avvicini a una tra le offerte possibili, una delle varie opzioni
ritenute utili per un futuro inserimento lavorativo, senza porre come
criterio prioritario le motivazioni di natura valoriale e solidaristica.
Ciò non implica che le motivazioni valoriali siano scemate, ma
che per emergere richiedono uno stimolo ulteriore e che l’azione è
inizialmente mossa da preoccupazioni di natura pratica.
Può significare, inoltre, che la natura originaria del SCN, nato con
l’obiezione di coscienza alternativa al servizio militare, diventa man
mano meno presente nelle nuove generazioni e che forse occorre re-
cuperarla maggiormente nei momenti formativi iniziali o durante
l’attività che svolgono.
53
I giovani conoscendo le attuali difficoltà del sistema di riconosci-
mento di crediti non fanno affidamento sulla possibilità di aver dei
crediti formativi e quindi non esprimono questa motivazione.
Abbiamo comparato il campione di volontari con il campione di
giovani non ammessi al SCN per capire se vi fossero delle diversità
importanti nelle motivazioni che avevano spinto le persone ad acce-
dere oppure, nelle opinioni riguardanti l’accessibilità al bando. Le
differenze sono in genere di modesta entità, pari a mezzo punto sulla
scala a 10 punti. La differenza più rilevante2 riguarda il sistema di re-
lazioni precedenti con la cooperativa sociale in cui si vuole fare il
SCN e i processi di cooptazione: coloro che vengono inseriti nei pro-
getti di SCN fanno domanda a seguito di un passaparola e dietro
suggerimento di persone che conoscevano la cooperativa (differenza
di 2.5 punti). In tutti i casi la motivazione di chi non ha svolto attività
di volontariato – il campione di controllo risulta avere valori infe-
riori di circa mezzo punto (su scala a dieci punti).
Altre differenze statisticamente significative tra i due campioni ri-
guardano il desiderio maggiore in chi ha poi svolto il SCN di perce-
pire una retribuzione anche se minima e migliorare il proprio CV
(media 8,4 v/s 8), e sul fronte delle motivazioni di carattere valoriale,
credere cioè nel valore del volontariato e della solidarietà (8 v/s 7,5),
il desiderio più forte di avere un’esperienza socialmente utile basata
sui valori della solidarietà (8,4 v/s 7,9 nel campione senza SCN).
Le barre del seguente grafico indicano i valori medi degli item
sulle motivazioni di ingresso nel campione con SCN.
2 Il Test statistico dell’ANOVA è stato utilizzato per verificare se la differenza
tra i valori medi dei due sottogruppi fosse statisticamente significativa.
54
Graf. 5 - Motivazione in fase di accesso auto-dichiarate dagli ex volontari (Media
su scala a 10 punti).
In genere l’attività formativa, proposta dalla cooperativa sociale
come da contratto durante il SCN, è risultata molto (39%) o abba-
stanza interessante e solo nel 15% dei casi, come evidenziato dal gra-
fico successivo, è risultata poco o decisamente non interessante.
Secondo i responsabili e gli operatori delle sedi locali degli enti
accreditati (dette SLEA) di Confcooperative che si occupano dei
progetti di SCN e di curare, tra l’altro, la fase di accesso e formazio-
ne dei volontari, dalla formazione dipende in buona misura il succes-
so dell’esperienza del SCN. Il metodo vincente sarebbe dato dal fatto
che utilizzano oltre ai seminari formativi ufficiali con lezioni frontali,
anche la formazione tramite affiancamento.
“Apprendi attraverso l’osservazione. Pur non venendo da uno specifico
settore … attraverso l’osservazione ti ritrovi degli strumenti specifici senza
aver frequentato alcun corso di formazione a pagamento.
(…) La formazione on the job ha un grande valore aggiunto ed è impe-
gnativa per l’organizzazione: sono affiancati sempre da un tutor interno i
volontari” (Focus group, 11-4-2017).
55
Graf. 6 - Giudizio sulla formazione ricevuta durante il SCN.
2.2.2. Il contesto: il clima organizzativo
In ultimo per capire meglio il contesto in cui si è realizzata l’espe-
rienza di SCN abbiamo indagato le percezioni sul clima organizzati-
vo. Il clima organizzativo è stato studiato tramite l’analisi di tre va-
riabili che misuravano:
1) il livello di cooperazione percepita nel gruppo di lavoro dove
operava il volontario;
2) il senso di appartenenza alla cooperativa/servizio dello stesso
gruppo di lavoro;
3) l’orientamento ai risultati del gruppo di lavoro3.
Trattandosi del clima organizzativo di un gruppo di lavoro, ab-
biamo deciso che fosse opportuno considerare anche la dimensione
delle performance e dell’orientamento ai risultati. La dimensione con
punteggio più elevato riguarda la prima variabile, cioè il livello di
cooperazione tra colleghi (Valore media 8,25), mentre quella dell’o-
rientamento ai risultati (Valore media 7,5) è risultata un po’ più de-
bole. Complessivamente gli ex volontari hanno percepito nelle coo-
perative sociali che li ospitavano un clima organizzativo molto o ab-
bastanza positivo.
3 Queste tre variabili sono state aggregate secondo un procedimento sommativo
dopo aver controllato l’attendibilità della nuova scala tramite il Test Alpha di
Cronbach. Il range della scala è da 3 a 30 e il valore è molto elevato e pari a 23,5
punti.
56
Tab. 1 - Item che misurano il clima organizzativo e valori medi.
Media Dev Std. N
1. Durante il SCN nel gruppo di lavoro e con i colleghi
vi era un buon livello di cooperazione 8,25 1,968 578
2. Durante il SCN nel gruppo di lavoro e con i colleghi
vi era un forte senso di appartenenza alla cooperati-
va/servizio
7,69 2,287 578
3. Durante il SCN nel gruppo di lavoro e con i colleghi
vi era un forte orientamento ai risultati 7,55 2,215 578
Il fatto di avere svolto il SCN in una cooperativa sociale in cui il
clima organizzativo era migliore che in altre cooperative non in-
fluenza la possibilità di trovare in seguito un ‘occupazione ma, vice-
versa, è fortemente connesso con il permanere dei soggetti all’interno
del settore non profit come anche in quello della Pubblica Ammini-
strazione (PA). Chi rimane nel non profit ha attribuito, infatti, un
punteggio significativamente più elevato sul clima organizzativo spe-
rimentato nella cooperativa sociale (24 punti su 30) rispetto a coloro
che in seguito vanno a lavorare nel settore privato4.
2.2.3. Opinioni sull’esperienza del Servizio Civile Nazionale
Rifarebbe l’esperienza del SCN?
Per capire la soddisfazione e gli eventuali ripensamenti a posterio-
ri abbiamo a titolo puramente ipotetico se con il senno di poi avreb-
bero rifatto la stessa esperienza nella stessa sede. La stragrande mag-
gioranza, pari al 67%, afferma che rifarebbe il SCN nella stessa coo-
perativa e nello stesso settore. Solo l’1,8% dei rispondenti a termine
del questionario afferma che alla luce dell’esperienza svolta non rifa-
rebbero il SCN.
Si tratta di un indicatore di soddisfazione dell’esperienza che an-
che ex post dopo diversi anni continua ad essere giudicata come mol-
to positiva. Tale dato non deve però farci sottovalutare possibili mi-
glioramenti ed elementi di ripensamento.
Un terzo dei rispondenti, infatti, alla luce dell’esperienza dichiara
4 Media della scala 21,1 Test ANOVA F 5,7 Sig. ,000.
57
che avrebbe preferito fare delle scelte diverse e svolgere il SCN in un
altro contesto, ad esempio all’estero (19,1%), in un’altra organizza-
zione (17,7%) o in un altro settore (11%).
Sintesi
Desiderio di lavorare e motivazioni solidaristiche vanno di pari passo nella
testa dei giovani che si avvicinano al SCN e sono entrambe molto forti e
alla base della scelta successiva.
Il fatto di avere svolto il SCN in una coop in cui il clima organizzativo era
migliore che in altre cooperative non influenza le ricadute occupazionali in
sé ma risulta correlato al permanere dei soggetti all’interno del settore non
profit.
Due terzi dei rispondenti rifarebbero il SCN nella stessa cooperativa e nello
stesso settore, circa un terzo dei rispondenti alla luce dell’esperienza avreb-
be tuttavia preferito fare delle scelte diverse e svolgere il SCN in un altro
contesto, e solo una minoranza, l’1,8%, alla luce dell’esperienza svolta non
rifarebbero il SCN.
Come evidenziato dalle risposte alla domanda aperta, le motivazioni per cui
i volontari avrebbero preferito un’esperienza diversa riguardano spesso la
mancata coerenza tra attività lavorative offerte dal progetto di SCN e le
preferenze e competenze dei volontari. In altri rari casi viene espresso un
giudizio molto negativo riguardante la qualità dell’esperienza e le compe-
tenze della cooperativa sociale più che la coerenza con le proprie attese e
solo in cinque casi (circa l’1%) i volontari riportano nelle risposte aperte
che si sono sentiti sfruttati e ritengono di non aver avuto le stesse garanzie
dei soci lavoratori.
2.3. La rete delle cooperative che ha accolto i volontari del Servi-
zio Civile Nazionale nel periodo 2005-2015
Analizzando i dati di tutto il database con le cooperative sociali
che hanno partecipato al SCN nel decennio 2005-2015 verifichiamo
quante sono, dove sono situate, e in che misura ciascuna sede coope-
rativa ha accolto giovani ex volontari. Sono 1670 le cooperative so-
ciali (Codici Sede) che hanno accolto complessivamente n.8156 vo-
lontari nel decennio con una media di 4,9 volontari per sede.
Ci siamo chiesti: quante e dove sono le cooperative sociali che
hanno ospitato i giovani volontari? E inoltre, esiste un utilizzo dif-
58
forme di questa misura all’interno di una stessa realtà regionale da
parte delle singole cooperative? Dal grafico si evince che la risposta
ai quesiti è sicuramente affermativa.
Un numero ridotto di queste cooperative, pari al 2,7%, ha attivato
oltre 20 progetti di SCN: la Sardegna e la Sicilia, con rispettivamente
il 11,8% e il 6,6%, sono le Regioni in cui operano in proporzione
maggiore le cooperative sociali, e più comunemente i consorzi di
cooperative sociali, con un numero molto elevato di volontari. Ab-
biamo sviluppato un focus specifico su questo aspetto perché la qua-
lità dei progetti e la possibilità di garantire delle ricadute occupazio-
nali per alcuni degli ex volontari deriva da un utilizzo mirato dello
strumento del SC. Un uso improprio della misura potrebbe, infatti,
avere un effetto sostitutivo e tradursi in una ridotta assunzione di per-
sonale.
Graf. 7 - Volontari per sede regionale (valori %) nel periodo 2005-2015.
La variabilità intra-regionale nell’uso della misura da parte delle
cooperative sociali è estremamente elevata sotto diversi profili.
In alcune Regioni le cooperative tendono ad assorbire volontari
con titoli di studi più elevati: tra queste emergono la Puglia, l’Umbria
e la Liguria.
Anche sotto il profilo quantitativo osserviamo un uso difforme
della misura. Mentre, ad esempio, la provincia di Torino nel decen-
nio 2005-2015 ha assorbito il 15% dei volontari del SCN di tutta Ita-
59
lia (pari a 1230 volontari), la provincia limitrofa di Vercelli ha assor-
bito solo lo 0,58% e quella di Cuneo l’1,4%. In rapporto alla popola-
zione tra i 20-24 anni residente nelle due province emerge che i gio-
vani della provincia hanno avuto tre volte più probabilità di realizza-
re percorsi di SCN nel corso del decennio.
Esiste una forte variabilità circa l’utilizzo dello strumento da parte
di ciascuna sede cooperativa con un range che va da 1 a 107 progetti di
SCN attivati da ciascuna sede. Vi è un’esigua parte di sedi cooperative
che fa un uso molto intenso dello strumento SCN: 14 sedi (cioè meno
dell’1% delle sedi) sono responsabili del 9,5% dei progetti di SCN.
Tale dato si differenzia in base ai contesti territoriali: nelle regioni del
sud Italia (v. Sardegna, Sicilia e Campania in ordine decrescente) dal 6
al 12% dei volontari hanno svolto il SCN in sedi che fanno un grande
utilizzo dello strumento (oltre a 20 volontari nel corso del periodo
2005-2016). In Sardegna l’11,8% delle cooperative ha ospitato più di
venti volontari.
Viceversa nelle sedi del nord Italia, e in particolare del Piemonte,
dove la diffusione del SCN è la più elevata del Paese, la percentuale
dei volontari che svolgono il loro servizio in contesti che attivano
molti progetti di SCN (oltre 20) è molto ridotta (in Piemonte solo
l’1,7% delle cooperative in Lombardia l’1,6%).
Graf. 8 - Distribuzione regionale di cooperative con oltre 20 volontari nel periodo
2005-2015 (%).
60
2.4. Settore lavorativo a termine del Servizio Civile Nazionale
La metà dei rispondenti (49%) durante la rilevazione, avvenuta
nel settembre 2016,5 afferma di aver lavorato in modo continuativo o
abbastanza continuativo da quando è terminato il SCN e il restante
28% in modo occasionale; solo un quinto dei rispondenti (23%) af-
ferma di non aver non ha mai lavorato (n.548 risposte valide).
Graf. 9 - Lavoro retribuito a termine del SCN.
Abbiamo chiesto ai rispondenti di indicarci in quale settore ave-
vano lavorato nel periodo immediatamente successivo al SCN con
qualsiasi forma contrattuale o tipologia di lavoro. Nel 59,4% dei casi
hanno lavorato nel non profit (249 casi su 420), segue il settore pri-
vato (36%) e, infine, la Pubblica Amministrazione (PA) (5%).
5 Agli ex volontari abbiamo chiesto se dopo il termine del SCN avessero lavorato
in modo retribuito specificando che ci riferivamo anche a poche ore di lavoro e che
dovevano rispondere positivamente anche nel caso avessero lavorato nell’impresa di
un familiare (come ‘coadiuvante familiare’) in modo retribuito o non retribuito.
61
Graf. 10 - Settore lavorativo nel periodo immediatamente successivo al termine
del SCN.
L’inserimento nel settore del privato sociale e in particolare nelle
cooperative sociali rappresenta a termine del SCN l’opportunità di
ingresso nel mercato del lavoro più comune per gli ex volontari.
Ci chiediamo ora: cosa accade a distanza di tempo? Si mantiene
elevato il tasso di occupazione oppure si tratta di lavori con incarichi
a breve termine e quindi nel tempo si riduce il vantaggio a favore de-
gli ex volontari del SCN e aumenta il tasso di disoccupazione?
L’87% dei rispondenti che appena ha terminato il SCN ha lavorato
nel non profit continua a lavorarci anche all’atto della rilevazione du-
rante l’indagine. Il settore occupazionale è in genere distinto in modo
rigido, probabilmente anche a causa dei percorsi di studio e di profes-
sionalizzazione a termine degli studi (es: figure come educatore, assi-
stente sociale, animatore sociale), e il mix “settore privato+non profit”
interessa solo una minoranza delle persone pari al 2,4%.
Al momento della rilevazione (settembre 2016) troviamo che an-
cora in oltre 6 casi su 106 gli ex volontari del SCN operano nel setto-
re non profit.
Il SCN rappresenta quindi un potente attrattore e una fonte di in-
gresso nel mercato del lavoro del terzo settore favorendo l’incrocio
tra domanda e offerta di lavoro.
6 Il valore corrisponde alla somma delle percentuali di chi opera nel non profit e
del 2,3% che opera in entrambi i settori privato e non profit.
62
Tab. 2 - Occupati anche studenti lavoratori (Autodichiarazione) e Settore lavora-
tivo attuale.
Settore lavorativo attuale
Totale PA Privato
Non
profit
PA e
Non
profit
Privato e
Non
profit
Occupati e studenti
lavoratori
(Autodichiarazioni)
19 99 179 1 7 305
6,2% 32,5% 58,7% 0,3% 2,3% 100,0%
Il SCN rappresenta per le cooperative sociali aderenti a Confcoo-
perative, e per gli stessi volontari, una reciproca esperienza di cono-
scenza e di avvicinamento al mondo che gravita sia nella cooperativa
sociale che nella comunità di riferimento, che producono un insieme
di relazioni cementate dalla pratica quotidiana. I giovani che hanno
svolto il SCN, come prevedibile, hanno il doppio delle probabilità ri-
spetto al campione di controllo senza SCN (si rimanda il lettore al
paragrafo 1.3.1. per gli aspetti metodologici e le spiegazioni su come
è stato costruito il campione di controllo) a distanza di tempo di esse-
re inseriti dal punto di vista lavorativo in un’organizzazione del terzo
settore, non necessariamente quella dove hanno svolto il SCN. Men-
tre tra i giovani con SCN il 67% dei lavoratori opera nel non profit
nel gruppo senza SCN tale percentuale viene quasi dimezzata (38%)
a favore invece di un impiego nel settore privato.
Non emergono differenze statisticamente significative circa la ca-
tegoria professionale dei rispondenti: tra i 9 settori classificati dall’I-
stat quello in cui maggiormente trovano occupazione i giovani di en-
trambi i campioni (36,9% senza SCN e 31,4% con SCN) è il quinto,
“Professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi”7.
In ordine di frequenza seguono il settore quarto, “Professioni ese-
cutive nel lavoro d’ufficio”8 con il 15% dei soggetti e il settore terzo,
7 Settore 5 Professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (es:
Professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali, nei servizi culturali, di sicurez-
za e alla persona, nelle attività commercia, ricettive e della ristorazione)
8 Settore 4 Professioni Esecutive nel lavoro d’ufficio con il 15% dei soggetti
(Es: Impiegati addetti alle funzioni di segreteria e alle macchine da ufficio, ai mo-
vimenti di denaro e all’assistenza clienti, alla gestione amministrativa, contabile e
finanziaria, alla raccolta, conservazione).
63
“Professioni tecniche”9.
Tra le organizzazioni del non profit come prevedibile sono le coo-
perative sociali, o i consorzi di cooperative sociali, che assorbono la
maggior parte dei volontari (80%). Solo il 13,7% trova lavoro in
un’associazione, e di seguito nelle altre tipologie di organizzazioni10.
In dettaglio si rileva che nel 72% dei casi si tratta di cooperative
sociali di tipo A che si occupano della gestione dei servizi sociosani-
tari, formativi e di educazione permanente), nell’11,5% si stratta di
cooperative miste o plurime e solo nel 12% dei casi si tratta di coope-
rativa sociale di tipo b) che si occupano di inserimenti lavorativi di
persone svantaggiate in settori come l’agricoltura, i servizi di manu-
tenzione etc. Per la restante parte (4,2%) viene indicato ‘altro’ in ge-
nere perché si tratta di consorzi di cooperative sociali.
Il ruolo svolto dagli ex volontari nell’ambito della cooperazione
sociale è stato prevalentemente quello di lavoratore non socio. In cir-
ca il 2% dei casi coloro che terminano il SCN fondano una propria
cooperativa. In dettaglio troviamo i seguenti ruoli:
lavoratore non socio 68,9% (n. 144);
socio lavoratore 27,8% (n. 58);
socio non lavoratore 1,9% (n. 4);
socio fondatore 1,9% (n.11).
Solo nel 5% dei casi i volontari hanno ricoperto il ruolo di respon-
sabile di un servizio o area.
Analizziamo di seguito la qualità dell’occupazione in termini di
continuità dell’incarico lavorativo11: osserviamo nel grafico che colo-
9 3 - Professioni tecniche (Es: Professioni tecniche nelle scienze della salute e
della vita, nei servizi pubblici e alle persone, in campo scientifico, ingegneristico e
della produzione, nell’organizzazione, amministrazione e nelle attività finanziarie.
10 Il 4,8% in un’organizzazione del volontariato, il 4,4% in una fondazione, il
4% in un consorzio di cooperative, il 2,8% in una cooperativa non sociale (produ-
zione), il 2,4% in una ONG e l’1,2% in un’associazione di rappresentanza.
11 Abbiamo incrociato i risultati delle risposte alle seguenti due domande: In
quale settore ha lavorato nel periodo immediatamente successivo al SCN? Con
qualsiasi forma contrattuale o tipologia di lavoro. Indichi il settore prevalente al-
trimenti può scegliere più opzioni. Ha lavorato in modo retribuito, anche se per po-
che ore, dopo il termine del SCN? Nel caso abbia lavorato nell’impresa di un fami-
64
ro che hanno svolto uno o più lavori di tipo occasionale in genere so-
no stati inseriti nel settore “Privato” e che, viceversa, nel settore non
profit il tipo di offerta lavorativa è stata più continuativa (173 casi su
249 pari al 41,3% del campione complessivo).
Graf. 11 - Distribuzione dei rispondenti per settore lavorativo e continuità dell’in-
carico lavorativo a termine del SCN (Valori % su totale)
Si osserva come prevedibile in proporzione una maggior continui-
tà del lavoro nella PA che tuttavia assorbe una percentuale molto li-
mitata di ex volontari.
Occorre notare che un meccanismo di “cooptazione” e fidelizza-
zione nel non profit era già stato avviato in precedenza, come anche
previsto dai criteri di selezione adottati in fase di accesso durante il
colloquio con i rispondenti al bando. Il 43,2% dei rispondenti ex vo-
lontari del SCN aveva, infatti, già lavorato in passato per lo stesso
settore in cui ha in seguito svolto il SCN. In 31 casi (10,3% dei ri-
spondenti) gli ex volontari affermano di aver lavorato in precedenza
per la stessa coop dove hanno svolto il SC.
Il processo di reclutamento e fidelizzazione si evince anche dal
fatto che la maggioranza degli ex volontari che lavorano nella coope-
razione sociale, il 70%, si sono inseriti nella cooperativa sociale dove
hanno svolto il SCN o in una organizzazione che faceva parte della
rete della cooperativa (es: Consorzio).
liare indichi “Sì” anche se il lavoro non era retribuito.
65
La variabilità intra-regionale nell’uso della misura del SCN da parte delle
cooperative sociali è estremamente elevata come pure la variabilità tra sin-
gole cooperative sociali.
La presenza di sedi con un numero molto elevato di volontari nel corso del
decennio preso in esame non sembra influire sfavorevolmente sui possibili
esiti occupazionali dei volontari. Non esiste, infatti, un nesso statisticamen-
te significativo né negativo e né positivo tra numero di occupati assorbiti
dalla sede della cooperativa/consorzio nel decennio e successivi esiti occu-
pazionali.
Una ragione di tale fenomeno è data dal diverso tipo di politica di recluta-
mento e gestione del turn over adottata da alcune cooperative sociali: in al-
cuni casi, infatti, le cooperative hanno assunto in modo sistematico persone
che provenivano da percorsi di SCN eliminando o riducendo drasticamente
altre forme di reclutamento.
Il SCN rappresenta tendenzialmente per le cooperative sociali aderenti a
Confcooperative e per gli stessi volontari, una reciproca esperienza di co-
noscenza e di avvicinamento al mondo che gravita attorno alla cooperativa
e nella comunità locale.
Quando avviene l’incontro tra giovani volontario e settore non profit il rap-
porto tende a mantenersi nel tempo anche se non necessariamente nella
stessa organizzazione. La condizione occupazionale di coloro che a termine
del SCN entrano a lavorare subito nella cooperazione sociale è molto stabi-
le nel tempo e il ruolo prevalente assunto all’interno della stessa è in sette
casi su dieci quello di lavoratore non socio.
A distanza di 2-5 anni dal termine del SCN quasi tutti gli ex volontari
(83%) che come prima attività lavorativa avevano dichiarato di aver lavora-
to nel settore non profit risultano occupati (classificazione Istat) senza al-
cuna differenza statisticamente significativa tra macroaree regionali: solo
un ex volontario su dieci risulta disoccupato (10,8%) e il restante 6,3% so-
no inattivi e quasi sempre studenti.
Ben sette volontari su 10 che attualmente operano nella cooperazione so-
ciale lavorano nella stessa cooperativa in cui avevano svolto il SCN o in
una cooperativa che faceva parte del suo network (v. Consorzi sociali).
Questi dati ci fanno ipotizzare una funzione potenziale di ‘trampolino’ del
SCN gestito dalla cooperazione sociale, con una immediata facilità di in-
gresso nel mondo del lavoro per 6 volontari su 10 a termine del SCN e al
contempo una possibilità di mobilità a distanza di anni. Nella maggior parte
dei casi è la stessa organizzazione che ha ospitato la/il ragazza/o, o sue affi-
liate nel caso di consorzi, che offre un lavoro al giovane.
66
3. Crescita dell’occupabilità sviluppata
grazie al Servizio Civile Nazionale:
le competenze trasversali e il capitale sociale
di Liliana Leone
In questo capitolo analizziamo i risultati della valutazione che ri-
guardano in che misura e in che modo svolgere il SCN nelle coopera-
tive sociali può influenzare l’occupabilità dei giovani. Il concetto di
occupabilità è connesso allo sviluppo di competenze trasversali a ca-
rattere organizzativo e comunicativo che possono consentire al gio-
vane di rispondere in modo più efficace alle domande del mercato
del lavoro, adattarsi in modo flessibile e sviluppare in modo pro-
attivo e auto imprenditoriale un percorso professionale –lavorativo.
Il terzo tipo di competenze sviluppate grazie al SCN riguardano la
dimensione della cittadinanza. Oltre alle competenze trasversali,
rientra nel concetto di occupabilità anche la crescita di capitale socia-
le sviluppato tramite l’esperienza del SCN grazie al sistema di net-
working proprio della rete di imprese sociali in cui il giovane ha rea-
lizzato la propria esperienza di volontariato.
3.1. Le competenze trasversali