ArticlePDF Available

Le traduzioni italiane di Jan Twardowski

Authors:

Abstract

This paper presents the history of Italian translations of Jan Twardowski, focusing in particular on the experience of translation and intercultural dialogue between Italian translators-curators and the Polish curator. From the choice of poems to the fi nal translation, mediation of different points of view proved to be a fruitful cultural process, which allows the translation to achieve its function as a " bridge " between languages, literatures, and cultures. Several translations of the same poems are compared and analyzed.
KWARTALNIK NEOFILOLOGICZNY, LXI, 2/2014
STEFANO REDAELLI (WARSZAWA)
LE TRADUZIONI ITALIANE DI JAN TWARDOWSKI:
ESPERIENZE DI TRADUZIONE E DIALOGO
ITALIAN TRANSLATIONS OF JAN TWARDOWSKI.
EXPERIENCES OF TRANSLATION AND DIALOGUE
WŁOSKIE PRZEKŁADY POEZJI JANA TWARDOWSKIEGO:
DOŚWIADCZENIA PRZEKŁADU I DIALOGU
This paper presents the history of Italian translations of Jan Twardowski, focusing in particular on
the experience of translation and intercultural dialogue between Italian translators-curators and the
Polish curator. From the choice of poems to the nal translation, mediation of different points of
view proved to be a fruitful cultural process, which allows the translation to achieve its function
as a “bridge” between languages, literatures, and cultures. Several translations of the same poems
are compared and analyzed.
1. (BREVE) STORIA DELLE TRADUZIONI ITALIANE DI TWARDOWSKI
Nella prima parte dell’articolo ripercorreremo la storia – per ora breve, ma ci
auguriamo lunga e felice – delle traduzioni italiane1 di JanTwardowski.
Nella seconda ci soffermeremo sulla raccolta Sullo spillo – Na szpilce, rea-
lizzata in collaborazione con Aleksandra Iwanowska, principale curatrice delle
edizioni polacche di Twardowski, la persona che è stata “poeticamente” più vici-
na a Twardowski e che, dopo la morte, ha acquisito i diritti d’autore. Nella terza
confronteremo alcune traduzioni, quali esempi di trasposizioni creatrici.
1 Ci occuperemo dei libri. Per quanto riguarda le pubblicazioni su riviste letterarie, vedi: Aleksan-
dra Iwanowska, Nota biogra ca sull’autore, in: Jan Twardowski, Affrettiamoci ad amare. (Scelta e cura
di Andrea Ceccherelli. Traduzioni di Andrea Ceccherelli e Lucia Preti), Marietti, Genova-Milano, 2009,
p. 111: “Versioni italiane di sue poesie sono comparse su riviste (‘Si scrive’ 1993, trad. F.K. Clementi;
‘Pietraseresena’ 1995, n. 23/24, trad. A. Ceccherelli; ‘Quo Vadis’ 2004, n. 1, trad. L. Petti; ‘Semicerchio’
2007, n. 37, trad. S. Redaelli; ‘Crocevia’ 2008, n. 9/10, trad. A. Ceccherelli)”.
378 STEFANO REDAELLI
Premetto, anzi, confesso, subito un forte legame affettivo con la poesia di
Twardowski; le sue poesie sono state i primi testi letterari che ho tradotto, in
un corpo a corpo amoroso e sofferto con la lingua polacca. Quando ho scoper-
to che non esistevano raccolte in italiano dei suoi versi, ho iniziato a cercare
un editore in Italia. Come molti sanno (per esperienza) tale ricerca può durare
a lungo.
A favore giocava la popolarità di Twardowski in Polonia: pochi poeti han-
no conquistato un così vasto consenso di pubblico (centinaia di pubblicazioni,
contando le ristampe), tale affetto e simpatia;un pubblico – caratteristica questa
della poesia di Twardowski–eterogeneo di giovani e adulti, accademici e operai,
credenti e agnostici. In certo modo, si può parlare di fenomeno editoriale di
massa, fatto insolito, quando si tratta di poesia. Non solo il mondo editoriale, ma
anche quello letterario e accademico hanno riconosciuto il valore della poesia di
Twardowski, insignendolo di titoli onori ci – tra i quali menzioniamo il dottora-
to honoris causa dell’Università Cattolica di Lublino – e assegnandoglinumerosi
premi letterari – tra i più importanti ricordiamo Robert Graves del Pen Club
polacco (1980), Fondazione Alfred Jurzykowski di New York (1985), editori
cattolici Feniks (1999). A favore giocavano anche il successo di Twardowski
all’estero e le sue traduzioni in molte lingue, prima in tedesco, nel 1973 (suc-
cessivamente: 1980, 1981, 1982, 1996, 1998, 2009) e poi in “slovacco (1994),
ammingo (1995), bulgaro (1999, 2007), francese (1999), ucraino (2000, 2008,
2009, 2010), macedone (2000), inglese (2000, 2003), ceco (2000, 2001), unghe-
rese (2001), ebraico (2001, 2007), russo (2005, 2006, 2009, 2010), bielorusso
(2012)” (J. Twardowski 2012: 16). Sfavorevole, invece, era l’interesse ridotto,
in Italia, per la poesia religiosa e i poeti sacerdoti, la cui tradizione annovera, di
fatto, pochi nomi signi cativi, come osserva anche Bianca Garavelli: “Questa
popolarità straordinaria è impensabile da noi: i casi dei nostri sacerdoti poeti,
Clemente Rebora e David Maria Turoldo, lo dimostrano ampiamente” (B. Gara-
velli 2009: 27).
Mentre l’editoria italiana esita e differisce, quella polacca si rivela più de-
terminata e interessata a rendere accessibile la poesia di Twardowski al lettore
italiano. Nel 2006, la casa editrice Polski Instytut Wydawniczy Erica pubblica
una raccolta bilingue di cinquanta poesie, curata dalla traduttrice Irena Conti di
Mauro, dal titolo Kiedy mówisz że kochasz – Quando dici che ami. Purtroppo
per Twardowski (e per i lettori italiani), abbiamo a che a fare con un’operazione
editoriale a dir poco irresponsabile.
Appena dopo la pubblicazione, ricevo la richiesta da parte dell’editore – che
nel frattempo aveva, evidentemente, ricevuto echi negativi – di una “revisione
linguistica” del libro. Ci incontriamo in una caffetteria. Ricevo una copia, la
apro, leggo l’introduzione a cura della traduttrice, appena una pagina e mezzo,
e trovo una dozzina di errori. Per darne un assaggio: “il padre JanTwardowski
rimane sempre un poeta il più amato [corrige: il poeta più amato] dalla gen-
379
LE TRADUZIONI ITALIANE DI JAN TWARDOWSKI…
te”; “l’autore di queste parole sa donare tutte le tre” [corrige: tutte e tre]; Penso
che la forza della parola del padre Jansta [corrige: stia] nella grande semplici-
tà” (J. Twardowski 2006a: 6). Poi inizio a leggere le poesie. Nell’incipit della
più famosa di Twardowski, “Śpieszmy się kochać ludzi”, c’è un errore fatale
di preposizione: “Affrettiamoci di amare gli uomini”. A quel punto mi fermo
e faccio presente all’editore l’imbarazzante necessità di rivedere interamente la
pubblicazione, inservibile al lettore italiano. L’editore mi ringrazia, offre gentil-
mente il caffè, promettendo di ricontattarmi presto e scompare. Da qual giorno
non ho più avuto sue notizie né visto nuove edizioni del libro. Così, la prima
raccolta in italiano di Twardowski, con il patrocinio onorario delle Commissioni
Nazionali Italiana e Polacca per l’Unesco, ha rischiato di raggiungere l’effetto
opposto a quello che la traduttrice si augurava (e ogni amante della poesia di
Twardowski si augurerebbe), che “anche in Italia Twardowski starà come a casa
sua” (J.Twardowski 2006 a: 8). Fortunatamente, il libro non ha avuto (per ovvi
motivi) quasi alcuna distribuzione in Italia. E per fortuna è stato prontamente
recensito, a scanso di equivoci, in Rassegna italiana di argomenti polacchi, da
Andrea Ceccherelli, che evidenzia un lungo “campionario di tutti gli errori più
comuni che un polacco può commettere in italiano” (A. Ceccherelli 2007: 509):
uso errato di articoli, particelle pronominali, preposizioni con “reggenza creati-
va”, verbi, violazione della consecutio temporum, imprecisioni gra che e orto-
gra che, diversa segmentazione dei versi rispetto all’originale, tanto da farne un
esempio eclatante di “mala traduzione”. Povero Twardowski, che incautamente
dichiara: “Con gioia acconsento alla proposta prestigiosa di pubblicare le mie
poesie in lingua italiana” (2006a: 110).
Ancora più motivato a rilanciare le sorti italiane del poeta, mi rivolgo ad Ali-
na Kalczyńska, moglie di Vanni Scheiwiller, ma scopro che, dopo la morte del
marito, non ha più contatti con la casa Editrice Scheiwiller Libri. La Kalczyńska,
interessata anche lei a Twardowski, trova un altro editore: Alberto Casiraghi,
famoso per le sue originali pubblicazioni a fattura artigianale, composte manual-
mente con un’antica pressa. Con la sua casa Editrice Pulcino elefante hannopub-
blicato alcuni grandi scrittori italiani come Alda Merini, Elio Pagliarini, Giorgio
Manganelli, Mario Luzi, e stranieri, tra i quali anche Wisława Szymborska.
Grazie ad Alyna Kalczyńska, nel 2008, arriva nelle mani del lettore italiano una
pubblicazione originale e bella, che consta, però, di una sola poesia, Serenità
dell’angelo (da lei scelta, da me tradotta), e di un suo collage. Tiratura: 22 copie.
Apprezzabile, ma ancora troppo poco.
Nel 2009, nalmente, il lettore italiano può nalmente godere della prima
vera e valida raccolta, pubblicata della Marietti, nella collana La sabbiana, di-
retta da Davide Rondoni: Affrettiamoci ad amare, scelta e cura di Andrea Cec-
cherelli, traduzioni di Andrea Ceccherelli e Lucia Petti, introduzione di Jarosław
Mikołajewski, nota biogra ca sull’autore di Aleksandra Iwanowska, postfazione
di Ceccherelli, quarta di copertina di Rondoni. L’eco della critica è molto po-
380 STEFANO REDAELLI
sitivo. La raccolta viene recensita in numerosi giornali (Avvenire 11.10.2009,
L’Unità 27.09.2009, Il Giornale 07.10.2009, L’Osservatore Romano 30.10.2009,
Famiglia Cristiana 29.11.2009, Liberal 22.05.2010, La Voce di Romagna
19.11.2009). Jan Twardowski viene de nito “un altro grande della poesia polac-
ca all’altezza di Herbert e dei premi Nobel Milosz e Szymborska” (A. Monda
2009: 4). La sua poesia convince e colpisce per la splendida sintesi di un discorso
“alto” e un linguaggio “largo”, capace di arrivare a tutti: “I suoi versi, invece,
vanno all’essenziale, con la profondità biblica di salmo. L’uso di un linguaggio
chiaro e diretto, di una semplicità disarmante, riesce ad aprire illuminanti squarci
nell’anima nel lettore” (A. Tradico 2009: 100). Il merito è anche, naturalmente,
dei traduttori, come Doninelli osserva: “Aiutati anche dall’ottima traduzione di
Andrea Ceccherelli e Lucia Petti, ci addentriamo in un mondo – tipico della
grande poesia polacca – fatto di struggimento ma anche di leggerezza, di grido
e insieme di humour. Sono poesie alte che però sanno stare a livello di tutti
i lettori” (L. Doninelli 2009: 36).
2. TRADURRE E DIALOGARE
La raccolta Affrettiamoci ad amare contiene sessanta poesie tradotte con cura
e un serio lavoro lologico, in collaborazione con Aleksandra Iwanowska, che
così ricorda il lavoro con Andrea Ceccherelli: “abbiamo lavorato intensamente
in tre sedute di alcune ore. Andrea era acuto, oltre alle sottigliezze linguistiche,
voleva approfondire gli aspetti sociali, storici, culturali.” È una fortuna potersi
rivolgere a qualcuno – quando non ci si può rivolgere al poeta – che ha seguito
e curato così da vicino la sua poesia, tanto da poter rispondere in questioni non
solo di carattere storico, culturale, linguistico, ma anche poetico, quasi in nome
del poeta. Ho avuto anch’io questa opportunità, preparando la raccolta bilingue,
intitolata, Sullo Spillo, edita da Ancora nel 2012, nella Collana L’Oblò, diretta da
Antonio Spadaro.
In una prima fase di lavoro (individuale) ho selezionato settanta poesie da
proporre all’editore italiano. Successivamente le ho sottoposte al parere di Alek-
sandra Iwanowska, per sapere se e quanto le sembrassero rappresentative della
poetica di Twardowski. È iniziato un vero e proprio dialogo culturale. Delle
settanta poesie scelte, Iwanowska ne ha selezionate quaranta e proposte circa
venti nuove. Dal suo punto di vista, era importante evidenziare i temi principali
di Twardowski, in particolare la sua fede e vocazione sacerdotale, onde la scelta
di poesie in cui se ne parlasse esplicitamente. Dal mio punto di vista, oltre, ov-
viamente, la resa poetica in italiano dei versi proposti, erano importanti piuttosto
la laicità e universalità della sua poesia. La vocazione poetica di Twardowski
è precedente a quella religiosa; il suo esordio poetico, con la raccolta Powròt
381
LE TRADUZIONI ITALIANE DI JAN TWARDOWSKI…
Andersena (Il ritorno di Andersen), risale al 19372; Twardowski entra in semi-
nario nel 1945. D’altro canto, è pur vero che Twardowski non voleva essere
chiamato poeta, si de niva, piuttosto, “un sacerdote che scrive versi”, versi che
però, come lui stesso scrive, non siano “particolari e separati, piuttosto versi che
creino uno spazio in cui ognuno si possa ritrovare. Abitare nei versi come a casa
propria. Credente e non credente, solitario e non solitario, peccatore e santo”
(J.Twardowski 2012: p. 6). Di fatto, come afferma Ceccherelli, “in Twardowski
sacerdozio e poesia formano un vincolo indissolubile e, lungi dal nuocersi, si
alimentano a vicenda: il sacerdozio non è solo un dato biogra co-esistenziale,
ma la condizione lirica che caratterizza la sua opera; e la poesia è la vocazione
primigenia, dalla quale l’altra trae a sua volta sostegno e alla quale Twardowski
non verrà mai meno” (A. Ceccherelli 2009: 4). Proprio per questa ragione, mia
intenzione era privilegiare le poesie in cui non c’è un riferimento diretto al sacer-
dozio, essendo, comunque, ogni lirica espressione del suo ministero sacerdotale
e, in senso lato, del suo sacerdozio universale. Muovendoci su due fronti com-
plementari, cercando di accogliere l’uno il punto di vista dell’altra, siamo arriva-
ti a una selezione, condivisa, di cinquanta poesie, cui sono seguite consultazioni
e sedute di molte ore. Occorre dire che Aleksandra Iwanowska non è solo acuta
e meticolosa, ma anche affezionata al poeta, del quale conosce bene la sensibilità
umana e poetica, ed è affezionata alla sua poesia, di cui si sente in certo modo
responsabile. Il dialogo che ha accompagnato la scelta e la traduzione dei testi
è stato “molto sostanzioso, costruttivo, fondamentale”, come la Iwanowska stes-
sa afferma, e anche la critica ha notato. Nella sua recensione per Studi Cattolici,
Gandolfo Cascio apprezza “L’ottima curatela, così come la traduzione e la scelta
dei versi”, affermando che “Le versioni risultano piacevolmente chiare, tanto
che la lettura ‘va liscia’ e riesce a dare ducia della sua bontà anche a chi non
può confrontare il testo a fronte”; Cascio sottolinea anche la cifra stilistica della
“concretezza”: “Le poesie qui raccolte testimoniano una rara ducia nella poten-
za della parola e portano a pensare che, […], il suo af damento al verbum sia
talmente radicato da portarlo a elaborare concetti umani: quelli della solitudine,
dell’esilio, dell’eternità, del corpo, della fede, del dolore – non in una forma
astratta ma alquanto concreta” (G. Cascio: in stampa).
Condivido la ri essione della Iwanowska – frutto della collaborazione con
traduttori di Twardowski di lingue e culture diverse – sulla vicinanza e auspica-
bile risonanza tra autore e traduttore: “i traduttori devono risuonare, sentire una
2 Così Twardowski racconta il suo primo esordio nell’Autobiogra a: “Il mio primo volumetto
di poesie Powrót Andersena apparve in questa casa editrice [Hoesicków, n.d.r.] nel 1937, con una tira-
tura di quaranta esemplari. La mia emozione era enorme. Dopo poco fu pubblicato un libro sui debutti
contemporanei, ma il mio volumetto non c’era. Non ero stato notato, dunque smisi di scrivere. Nel con-
tempo, le sorti di quel libro furono strane. Dopo la guerra venne a trovarmi il professor Tadeusz Kłak,
il quale mi disse che, raccogliendo materiali per la monogra a di Józef Czechowicz”, aveva trovato la
sua recensione positiva di Powrót Andersena”. (J.Twardowski 2006: 119).
382 STEFANO REDAELLI
vicinanza spirituale con l’autore. Devono farsi guidare dall’intuizione, non solo
linguistica, ma anche inerente la sfera spirituale, delle esperienze, delle sensa-
zioni, delle relazioni, degli stati psichici; elevando così il mondo delle sensazioni
al di sopra degli in ussi della tradizione, della cultura e per no della religione
(i testi di Twardowski sono letti da protestanti, ortodossi, ebrei, agnostici)”.
3. TRASPOSIZIONI CREATRICI
La raccolta Sullo spillo Na szpilce contiene otto poesie tradotte anche da
Andrea Ceccherelli in Affrettiamoci ad amare: Bliscy i oddaleni (Vicini e distan-
ti), Kiedy mówisz (Quando dici), Pisanie (Scrivere), Śpieszmy się (Sbrighiamo-
ci), O wierze (Sulla fede), Żaden anioł nie pomógł (Nessun angelo ha aiutato),
Sprawiedliwość (Giustizia), Którędy (Per dove). Otto su cinquanta non sono po-
che, ma ci sembrava giusto ritradurle, offrire al lettore un’altra traduzione, quale
nuovo processo di risonanza e riscrittura, nuove “trasposizioni creatrici”, per
dirla alla Jakobson. In particolare, ho tradotto diversamente il verso più famoso
di Twardowski, “Śpieszmy się kochać ludzi”, da cui la raccolta curata da Andrea
Ceccherelli prende il titolo.
I primi due versi della poesia recitano:
Śpieszmy się kochać ludzi tak szybko odchodzą
zostaną po nich buty i telefon głuchy”
Nella traduzione di Ceccherelli abbiamo:
“Affrettiamoci ad amare le persone se ne vanno così presto
di loro restano un paio di scarpe ed un telefono muto”
Nella mia traduzione:
“Sbrighiamoci ad amare gli uomini vanno via così in fretta
e si lasciano dietro scarpe e un telefono muto”
Perché optare per “sbrighiamoci”, invece di “affrettiamoci”? Perché la poesia
comunica una “fretta” esistenziale, non tanto l’invito a non differire un impe-
rativo etico, quanto il rischio di perdere un’occasione, quella di amare, come si
perde un treno. Avevo in mente l’immagine di due amici che stanno facendo tardi
al treno, lo stanno per perdere, uno dei due si rivolge all’altro e dice: “sbrigati”,
non dice “affrettati”, onde la traduzione di “tak szybko” con “così in fretta”, in-
vece di “così presto”. Il verbo “sbrighiamoci”, convengo, può essere meno bello,
di registro più colloquiale, potrebbe evocare infelicemente l’attributo “sbriga-
tivo”: fatto con poca cura, mentre è di “cura dell’altro” che Twardowski parla
nel suo verso. È un rischio, come ogni scelta, ma mi sembrava adeguato l’uso
383
LE TRADUZIONI ITALIANE DI JAN TWARDOWSKI…
di un tono e un registro quasi colloquiali, in quanto cifra estetica della poesia di
Twardowski, come Ceccherelli stesso scrive in postfazione: “Le chiavi di volta
che reggono il mondo poetico di Twardowski sono essenzialmente tre, in stretto
rapporto reciproco: carattere dialogico, linguaggio semplice, spirito francescano.
[…] Il dialogo per essere ef cace deve avvalersi di un linguaggio condiviso. Di
qui il frequente ricorso a un lessico di uso quotidiano denso di colloquialismi ed
espressioni idiomatiche, a metafore e similitudini rientranti nella sfera comune
del veduto e del vissuto a un tono basso, spesso scherzoso, anche per esprimere
contenuti sacrali” (J.Twardowski 2009: 116).
Diverse sono anche le traduzioni della preposizione polacca “po” nel verso:
“zostaną po nich buty i telefon głuchy”. Andrea Ceccherelli opta per : “di loro
restano un paio di scarpe ed un telefono muto”, mentre io ho preferito: “si lascia-
no dietro…”.
In entrambi i casi la preposizione “po” si riferisce a “ciò che resta di”, “ciò
che è lasciato da” e non a “dopo”, come traduce (alla lettera) Irene Conti Di
Mauro, commettendo un errore classico di traduzione: “e dopo di loro rimangano
le scarpe e un telefono muto” (J. Twardowski 2006a: 12).
Un’altra differenza tra le traduzioni riguarda la parola “ludzi”: dobbiamo “af-
frettarci” (o “sbrigarci”) ad amare “le persone” o gli “uomini”?
“Persone” è più (politicamente) corretto, non fa differenze di sesso.
“Uomini”, d’altro canto, intenso come “esseri umani”, non credo generi am-
biguità di genere o dissonanze tali da sconsigliarne l’uso. È evidente, nella poe-
sia, il riferimento a un amore universale, d’ispirazione cristiana, che vuol dire al
tempo stesso eros, philia e agape: un amore e una spiritualità di eco francescana,
come affermava la poetessa Anna Kamieńska: “Se San Francesco fosse un po-
eta contemporaneo, scriverebbe come Jan Twardowski” e come osserva Bianca
Garavelli, che elogia in Twardowski “il merito di fondere poesia e preghiera con
una naturalezza davvero francescana” (B. Garavelli 2009: 27).
Un’altra poesia che entrambi abbiamo tradotto è Pisanie (Scrivere).
Qui le differenze di traduzione sono minime, riguardano “tak jak”, che An-
drea Ceccherelli traduce “come” ed io “così come”. La poesia recita:
„dlaczego nie pisze się tak jak się mówi
nie pisze się tak jak się kocha
nie pisze się tak jak się cierpi
nie pisze się tak jak się milczy
pisze się trochę tak jak nie jest”
Traduzione di Andrea Ceccherelli:
“perché non si scrive come si parla
non si scrive come si ama
non si scrive come si soffre
non si scrive come si tace
si scrive un po’ come non è”
384 STEFANO REDAELLI
Nella mia traduzione:
“perché non si scrive così come si parla
non si scrive così come si ama
non si scrive così come si soffre
non si scrive così come si tace
si scrive un po’ così come non è”
Argomenti contro “così come”: è ridondante, il verso polacco è un novena-
rio e nella traduzione di Andrea Ceccherelli rimane tale. Argomenti a favore:
aggiungendo “così”, il verso diventa un endecasillabo, che suona famigliare
all’orecchio italiano, è “di casa”, naturalizzato.
Questi alcuni esempi di scelte, rinunce, intuizioni, errori di trasposizione, di
cui i traduttori si prendono la responsabilità.
Riassumendo lo stato delle traduzioni italiane di Twardowski, ad oggi il let-
tore italiano ha a disposizione quattro pubblicazioni (che includono versi pub-
blicati anche su riviste letterarie) per un totale di un centinaio poesie (senza
contare le diverse traduzioni di una stessa poesia). Ancora poco, rispetto alla
vasta produzione poetica di Twardowski, ma forse abbastanza per abitare nei
suoi versi, sentirsi a casa, volerci restare.
Non resta che augurarci successive traduzioni, nuove dimore poetiche.
BIBLIOGRAFIA
CASCIO, G. (in stampa): “Un sacerdote che scrive versi. Recensione a: Jan Twardowski, Sullo spil-
lo. Versi scelti, Àncora, Milano 2012, in: «Studi Cattolici», Milano.
CECCHERELLI, A. (2007): Recensione a: Jan Twardowski, Quando dici che ami. Poesie scelte. Scel-
ta, traduzione e testimonianza di Irena Conti Di Mauro / Kiedy mówisz że kochasz. Poezje
[sic!] wybrane. Wybór, przekład i wstęp Irena Conti Di Mauro, Polski Instytut Wydawniczy
Erica, Warszawa 2006, in: «PL.IT», 2007, 1, Roma, pp. 508-511.
CECCHERELLI, A. (2009): “L’incanto del mondo”, in: L’Osservatore Romano, 30.10.2009, Città del
Vaticano, p. 4.
DONINELLI, L. (2009): “Twardowski: poesie per imparare che l’amore va di fretta”, in: Il Giornale,
07.10.2009, Milano, p. 6.
GARAVELLI, B. (2009): “Jan, versi dal silenzio”, in: Avvenire, 07.10.2009, Milano, p. 27.
MONDA, A. (2009): “Twardowski e la ‘fretta di amare’”, in: Avvenire, Milano,11.10.2009, P. 4.
JAKOBSON, R. (1966): “Aspetti linguistici della traduzione”, in: JAKOBSON R., Saggi di linguistica
generale, Feltrinelli, Milano.
REDAELLI, S. (2007): “Jan Twardowski: la bellezza senza estetica”, in: Semicerchio, XXXVII
2007/2, Firenze, pp. 75-80.
TRADICO, A. (2009): “I sacerdoti della bellezza”, in: Famiglia Cristiana, 29.11.2009, Milano, pp.
100-101.
TWARDOWSKI, J. (2006), Autobiogra a. Mysli nie tylko o sobie. Tom 1. Opracowala Aleksandra
Iwanowska, Wydawnictwo Literackie, Krakow.
TWARDOWSKI, J. (2006), Kiedy mówisz że kochasz / Quando dici che ami. Poesie scelte. (Scelta,
traduzione e testimonianza di Irena Conti Di Mauro / Kiedy mówisz że kochasz. Pozeje wy-
385
LE TRADUZIONI ITALIANE DI JAN TWARDOWSKI…
brane. Wybór, przekład i wstęp Irena Conti Di Mauro), Polski Instytut Wydawniczy Erica,
Warszawa.
TWARDOWSKI, J. (2008), Serenità dell’angelo. (Traduzione di Stefano Redaelli. Collage di Alina
Kalczyńska), Edizioni Pulcinoelefante, Milano.
TWARDOWSKI, J. (2009), Affrettiamoci ad amare. (Scelta e cura di Andrea Ceccherelli. Traduzioni di
Andrea Ceccherelli e Lucia Preti), Marietti, Genova-Milano.
TWARDOWSKI, J. (2012), Sullo Spillo. Versi scelti/ Na szpilce. Wybór wierszy.(Scelta dei testi di
Stefano Redaelli in collaborazione con Aleksandra Iwanowska. Traduzione e cura di Stefano
Redaelli), Ancora, Milano.
ResearchGate has not been able to resolve any citations for this publication.
I sacerdoti della bellezza
  • A Tradico
TRADICO, A. (2009): "I sacerdoti della bellezza", in: Famiglia Cristiana, 29.11.2009, Milano, pp. 100-101.
Recensione a Poesie scelte. Scelta , traduzione e testimonianza di Irena Conti Di Mauro / Kiedy mówisz że kochasz
  • A Twardowski
CECCHERELLI, A. (2007): Recensione a: Jan Twardowski, Quando dici che ami. Poesie scelte. Scelta, traduzione e testimonianza di Irena Conti Di Mauro / Kiedy mówisz że kochasz. Poezje [sic!] wybrane. Wybór, przekład i wstęp Irena Conti Di Mauro, Polski Instytut Wydawniczy Erica, Warszawa 2006, in: «PL.IT», 2007, 1, Roma, pp. 508-511.
Un sacerdote che scrive versi. Recensione a: Jan Twardowski, Sullo spillo. Versi scelti
  • G Cascio
CASCIO, G. (in stampa): "Un sacerdote che scrive versi. Recensione a: Jan Twardowski, Sullo spillo. Versi scelti", Àncora, Milano 2012, in: «Studi Cattolici», Milano.
Versi scelti/ Na szpilce. Wybór wierszy.(Scelta dei testi di Stefano Redaelli in collaborazione con Aleksandra Iwanowska
  • J Twardowski
TWARDOWSKI, J. (2012), Sullo Spillo. Versi scelti/ Na szpilce. Wybór wierszy.(Scelta dei testi di Stefano Redaelli in collaborazione con Aleksandra Iwanowska. Traduzione e cura di Stefano Redaelli), Ancora, Milano.
Twardowski: poesie per imparare che l'amore va di fretta
  • L Doninelli
DONINELLI, L. (2009): "Twardowski: poesie per imparare che l'amore va di fretta", in: Il Giornale, 07.10.2009, Milano, p. 6.
Jan, versi dal silenzio
  • B Garavelli
GARAVELLI, B. (2009): "Jan, versi dal silenzio", in: Avvenire, 07.10.2009, Milano, p. 27.
Aspetti linguistici della traduzione
  • A Monda
MONDA, A. (2009): "Twardowski e la 'fretta di amare'", in: Avvenire, Milano,11.10.2009, P. 4. JAKOBSON, R. (1966): "Aspetti linguistici della traduzione", in: JAKOBSON R., Saggi di linguistica generale, Feltrinelli, Milano.
Autobiografi a. Mysli nie tylko o sobie. Tom 1. Opracowala Aleksandra Iwanowska, Wydawnictwo Literackie
  • J Twardowski
TWARDOWSKI, J. (2006), Autobiografi a. Mysli nie tylko o sobie. Tom 1. Opracowala Aleksandra Iwanowska, Wydawnictwo Literackie, Krakow.
Kiedy mówisz że kochasz / Quando dici che ami. Poesie scelte
  • J Twardowski
TWARDOWSKI, J. (2006), Kiedy mówisz że kochasz / Quando dici che ami. Poesie scelte. (Scelta, traduzione e testimonianza di Irena Conti Di Mauro / Kiedy mówisz że kochasz. Pozeje wybrane. Wybór, przekład i wstęp Irena Conti Di Mauro), Polski Instytut Wydawniczy Erica, Warszawa.