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Il premio di maggioranza. Origini, applicazioni e implicazioni di una peculiarità italiana

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Abstract

Le riforme elettorali che hanno ridisegnato l’assetto istituzionale della Seconda Repubblica hanno progressivamente teso a convergere su un istituto – il premio di maggioranza – che ha finito per diventare l’aspetto dominante e caratteristico dell’intera legislazione elettorale italiana. Il premio di maggioranza viene infatti applicato nel nostro paese a tutti i livelli: comunale e provinciale a partire dal 1993, regionale dal 1995 e, dal 2005 in poi, anche nelle elezioni nazionali. Di qui l’obbiettivo del volume di procedere ad una indagine più approfondita su questo meccanismo che, combinando le prospettive storica, giuridica e politologica, sia in grado di rivelarne l’effettiva natura anche attraverso l’analisi comparata, di riscoprire le motivazioni della sua genesi in un passato ormai lontano ma anche della sua ciclica riproposizione, di individuare le implicazioni che ne derivano per il sistema dei partiti e per la forma di governo.
... aveva trovato applicazione anche nel passato, nel 1953 (legge De Gasperi) e, precedentemente, nelle elezioni del 1924 (legge Acerbo). Ma soprattutto perché già da prima del 2005 era vigente a livello comunale e provinciale (specificamente dal 1993) e regionale (dal 1995), dove si associava all'elezione diretta del capo dell'esecutivo (che dunque godeva di una maggioranza consiliare fabbricata dal sistema elettorale) 7 (Chiaramonte e Tarli Barbieri 2011). Va rilevato come, dal punto di vista della coerenza dei sistemi elettorali tra i vari livelli di governo, per oltre un decennio la legge Mattarella aveva costituito un'anomalia, mentre la legge Calderoli ne rappresentava il compimento. ...
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The history of Italy is plenty of reforms of the electoral system. Many are those implemented since the country’s unification: from the majority system to the limited vote, from proportional representation to the majority premium in the liberal era; and, again, in the Republican era, the return to proportional representation and then the use of mixed systems, combining PR with plurality or majority premium. And many other are the reforms which, discussed and sometimes even approved, as in the case of the italicum, have remained dead letter or never saw the light. What explains this Italic obsession with the electoral systems? Why have their reforms been on the parties’ and governments’ political agenda for so long? The goal of this article is to answer these questions. In the end, electoral reforms have played as instruments of coordination and adaptation in the political strategies pursued by the parties in specific time periods and also as substitute instruments of institutional engineering in the absence of broader agreements on major constitutional reforms.
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