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eum
Studies on the Value of Cultural Heritage
JOURNAL OF THE SECTION OF CULTURAL HERITAGE
University of Macerata
201
4
10
IL CAPITALE CULTURALE
Department of Education, Cultural Heritage and Tourism
Il Capitale culturale
Studies on the Value of Cultural Heritage
Vol. 10, 2014
ISSN 2039-2362 (online)
© 2014 eum edizioni università di macerata
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Periferie
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a cura di Giuseppe Capriotti e Francesca Coltrinari
Saggi
«Il capitale culturale», X (2014), pp. 91-120
ISSN 2039-2362 (online)
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Progetto R.I.M.E.M.
Un sito inedito nell’alta valle del
Chienti: Fiungo
* Elisabetta Maroni, laureanda del corso di laurea magistrale in Management dei Beni Culturali,
Università degli Studi di Macerata, Dipartimento di Scienze della formazione, dei beni culturali e
del turismo, Piazzale Luigi Bertelli, 1, 62100 Macerata, e-mail: eli.maroni@gmail.com.
R.I.M.E.M. (Ricerche sugli Insediamenti Medievali nell’Entroterra Marchigiano), diretto
da Umberto Moscatelli del Dipartimento di Scienze della formazione, dei beni culturali e del
turismo dell’Università degli Studi di Macerata, è un progetto a lungo termine fi nalizzato allo
studio dell’evoluzione del paesaggio delle Marche interne in una prospettiva diacronica; per
approfondimenti si rimanda ad alcune pubblicazioni e relativa bibliografi a: cfr. ad es. Minguzzi
et al. 2003; Antongirolami 2005; D’Ulizia 2005 e 2008; Gnesi et al. 2007; Konestra et al. 2011;
Ravaschieri 2011; Moscatelli 2012. La presente ricerca, che rientra appunto nelle attività del
progetto R.I.M.E.M., è stata oggetto della mia tesi di laurea triennale: Ricerca archeologica
nell’area del castello di Fiungo, Conservazione e gestione dei beni culturali (UniMc), A.A. 2010-
2011, relatore prof. Moscatelli.
Un sincero ringraziamento, oltre che al prof. Moscatelli, va a coloro che hanno contribuito
alla realizzazione di questa ricerca, con la loro esperienza e con il loro tempo: al dott. Diego Gnesi
Bartolani per i rilevamenti con stazione totale, a mio padre e a Lorenzo, per il loro instancabile
supporto durante le ricognizioni; al prof. Rossano Cicconi, a Daniela Casadidio, Attilio Lucarini,
Marisa Lana (Sezione di Archivio di Stato di Camerino), al prof. Luca Barbini (Archivio della Curia
Arcivescovile di Camerino e San Severino) e al personale dell’Archivio di Stato di Macerata, per il
loro supporto nella ricerca d’archivio; ai signori Quinto e Venanzio Bernardini e alla signora Franca
Micozzi-Ferri, per le loro testimonianze; alla prof.ssa Eleonora Paris e alla dott.ssa Gina Ottaviani,
per le analisi archeometriche.
Elisabetta Maroni*
92 ELISABETTA MARONI
Abstract
Il lavoro propone un primo inquadramento storico e archeologico delle dinamiche
insediative nell’area di Fiungo, frazione situata lungo la valle del fi ume Chienti e appartenente
al comune di Camerino, dove si collocano sia il borgo omonimo, tuttora in vita, sia la più
antica fortezza, documentata fi n dal pieno Medioevo e appartenente al sistema difensivo
camerte dei Da Varano. La ricerca è supportata da fonti archeologiche e archivistiche dalle
quali scaturisce una lettura diacronica del contesto.
This paper reports on historical and archaeological data about the site of Fiungo
(territory of Camerino), a village placed in the valley of the Chienti river. In this area lie a
village and a castle, both part of the defensive system of the city of Camerino during the
rule of the Da Varano family. The archaeological record and the documentary sources give
a diachronic overview.
1. Fiungo: il sito
Lo studio che qui si presenta offre un inquadramento storico e archeologico
del complesso architettonico del castello1 di Fiungo e delle dinamiche insediative
nell’area circostante. Il contesto, situato lungo la valle del Chienti in territorio di
Camerino (fi g. 1), è di fatto inedito, dal momento che su di esso sono disponibili
in bibliografi a solo brevi note contenute all’interno di studi di carattere più
generale2.
Nell’area in esame si collocano sia il borgo sia il castello, documentato
sin dal pieno Medioevo e appartenente al sistema difensivo camerte3 e più
precisamente alla linea di difesa orientale; della stessa linea facevano parte, tra
le altre, la rocca di Campolarzo e la rocca Varano, non lontane da Fiungo.
Oggi il borgo si trova su un pianoro posto lungo il versante occidentale del
Monte Fiungo; è composto da poche abitazioni che affi ancano alcuni edifi ci
− prevalentemente in pietra − in totale stato di abbandono e degrado per effetto
1 Sull’uso e sul signifi cato dei termini castrum e castellum e relative traduzioni: cfr. ad es. Settia
1984, pp. 41-42, e 1999, p. 18; Gelichi 1997, pp. 129-131; Barbero, Frugoni 2008, pp. 63-65.
2 Tra essi: Serra 1929; Camerino: ambiente, storia, arte 1976; Di Stefano 1983, 1987 e 2007;
Bittarelli 1985; Grifi 1985; Antongirolami 2005.
3 Per un’analisi dell’incastellamento nella valle del Chienti: Antongirolami 2005; D’Ulizia
2008. Per un’analisi dell’incastellamento nell’area marchigiana e camerte: Cruciani Fabozzi 1975;
Bonifazi, Cascini 1984; Grifi 1985; Mauro 1992; Bernacchia 2002. Per una puntuale ricostruzione
delle vicende storiche di Camerino: Feliciangeli 1904; Boccanera, Corradini 1970; Corradini 1972
e 1993; Bonfi li 1973; Bittarelli 1975 e 1985; Camerino: ambiente, storia, arte 1976; Chierici 1979;
Alfi eri 1983; De Rosa 1983; Bonifazi, Cascini 1984; Marengo 1992/1993; Bernacchia 1997 e 2004;
Di Stefano 1998 e 2007; Guerra Medici 2000; Rivola, Verdarelli 2001; De Marchi, Falaschi 2003.
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PROGETTO R.I.M.E.M. UN SITO INEDITO
dello spopolamento che ha interessato questo villaggio (fi g. 2)4. Il castello,
invece, è in vetta a un piccolo poggio che si stacca dal versante montano e
domina un’ansa del fi ume Chienti (fi g. 3). La fortezza – in pessimo stato di
conservazione – è stata interessata da estesi crolli delle murature e da un sensibile
innalzamento del piano di calpestio interno ed esterno al recinto murario.
A poche decine di metri a Sud-Est del castello (fi g. 4) è stato possibile
individuare una piccola cava, verosimilmente utilizzata per l’estrazione della
materia prima occorrente alla costruzione dell’edifi cio; subito a Est della
fortezza, inoltre, si trova una zona caratterizzata dalla presenza di strutture
murarie in grave stato di degrado, nonché da alcuni microrilievi riconducibili
a una serie di vani interrati, di incerta interpretazione. Oltre a ciò, in più punti
sono stati localizzati altri resti di muri a secco (fi g. 5), forse di contenimento,
oltre a concentrazioni costituite da frammenti di coppi e di laterizi e da pietrame.
Per la defi nizione delle potenzialità archeologiche del contesto, infi ne, è stato
rilevante il contributo offerto dalle fonti orali; uno degli abitanti della zona
ha riferito che, in anni passati, le normali pratiche agricole locali portavano
all’affi oramento di manufatti di vario tipo, in particolare laterizi. Grazie alla
stessa testimonianza, inoltre, sono state individuate una fontana in muratura,
ubicata subito al di sotto del pianoro in direzione Nord-Est, e i resti di un ponte,
situato a monte dell’ansa dominata dal castello5.
2. Il castello di Fiungo
2.1 Vicende storiche
Le prime notizie sull’insediamento di Fiungo risalgono al XIII secolo. Nel
Diploma del cardinale Sinibaldo Fieschi del 1240 «Flungum» è citato tra i
territori appartenenti al comune di Camerino, senza ulteriori precisazioni in
merito alla tipologia insediativa6; nei frammenti del catasto databili tra il 1264
e il 12677, conservati nel Fondo Comunale della Sezione d’Archivio di Stato
di Camerino, la località viene menzionata come «villa Flungi»8, mentre in un
documento datato 16 febbraio 1265 compare il solo toponimo «Flungi», privo
4 Lo studio storico−archeologico del borgo è tuttora in corso.
5 Come per il borgo, lo studio storico−archeologico del ponte è ancora in corso.
6 Santoni 1894, p. 6; Bittarelli 1985, p. 136; Antongirolami 2005, tab. VI e fi g. 18, IdCastello
192; il toponimo «villa Flungi» citato nelle Carte dell’Abbazia di S. Croce di Sassovivo nel 1228
viene associato a Fiume, frazione del comune di Pievetorina (Petronio Nicolaj 1974, doc. 6; Chierici
1979, p. 213).
7 Saracco Previdi 1982, pp. 27-28.
8 Sezione di Archivio di Stato di Camerino [d’ora in poi SASC], Archivio Comunale di Camerino
[d’ora in poi ACC], Codici diversi, Frammenti di catasto, V. 8, cc. 80r-81r; Bittarelli 1985, p. 136.
94 ELISABETTA MARONI
di ulteriori specifi che9. Nelle Rationes Decimarum del 1299-1300 «Flugni»
viene ricordata in quanto sede della chiesa «S. Iohannis»10.
Nella successiva Descriptio Marchiae Anconitanae del cardinale legato
Albornoz, Fiungo – che rientra nelle pertinenze della civitas di Camerino, a
sua volta soggetta al dominio della Chiesa11 – appare articolato in due poli
distinti. Compaiono infatti sia il «castrum» – «Frungni» o «Flogni» – sia la
«villa Flugni»12. Tale articolazione è da considerarsi precedente alla redazione
del documento stesso, ma comunque non anteriore al 132013.
Nella Divisio castrorum dominorum de Varanis tra i quattro fi gli di Rodolfo
III, risalente al 1429, «villa Flugni» risulta assegnata a Gentilpandolfo14.
Più tardi, nel catastino rustico dei Da Varano del 1454, viene di nuovo citata
«villa Fiongho», nell’ambito della quale essi possedevano due terreni scotanati,
cioè coltivati a scotano15. Nell’Inventario borgesco del 1502, che registra i
beni usurpati dai Borgia ai Da Varano, «Fiongo» risulta tra i “castelli murati”
del terziero di Sossanta16. Circa sessant’anni dopo, «Castrum Flugni» è tra i
«castra, et universitates, quae communi baiulos assignare tenentur, et debent»
nello Statuto di Camerino del 156317.
Fino a questo momento, le vicende storiche di Fiungo risultano strettamente
connesse a quelle più generali del comune camerte e non si discostano, almeno
in linea di massima, da quelle degli altri insediamenti coevi: infatti Fiungo fu
insediamento prima di proprietà del Comune, poi della Signoria e infi ne dello
Stato Pontifi cio.
Dopo tale data, alcune visite pastorali ci informano circa alcuni dettagli
delle vicende storiche dell’area di Fiungo18, fi no a quando, a partire dal XVII
secolo, queste ultime appaiono legate alla famiglia Cucchiaroni di Camerino.
9 SASC, ACC, Miscellanea, Codice varanesco, V. v. 10, cc. 24v-28r.
10 Sella 1950, nn. 5584, 5603, 5604; Bittarelli 1983, p. 412; la cappella citata nei nn. 5603,
5604 è elencata tra le cappelle che seguono la «Plebs Faverii» (Corradini 1991, p. 189 nota 22).
11 Saracco Previdi 2010, note 1, 28.
12 Ivi, rispettivamente note 67, 83, 160. Permangono tuttavia incertezze nelle attribuzioni
toponomastiche; in particolare sembra più convincente l’associazione di Fiungo con «Frungni» (più
comunemente «Flungni»: ivi, nota 67), mentre non è del tutto chiara l’identifi cazione con «castrum
Flogni». Inoltre quest’ultimo risulta diffi cilmente identifi cabile anche con «castrum Flegni»
(Ivi, nota 70), già presente nell’elenco dei castra appartenenti a Camerino. L’incertezza rimane,
considerando anche la variazione del nome attestata in documenti successivi in un toponimo simile
a «Flogni», cioè «Fiongo».
13 Ivi, p. XXXIII.
14 SASC, ACC, Miscellanea, Documenti di casa Varano, V. v. 10, VII; SASC, ACC, Miscellanea,
Codice Varanesco, V.v.10, cc. 350r-351r; Turchi 1762, doc. CIV, p. CLVII.
15 SASC, ACC, Codici diversi, Catastino dei signori Varano (secc. XV-XVI), V. 9, c. 42r; per
la coltivazione dello scotano: Boccanera 1988.
16 Corradini 1993, p. 77.
17 SASC, ACC, Statuta populi civitatis Camerini, Camerino, 1563, Rp. 3/4, lib. I, rub. 34, c. 11r.
18 Archivio della Curia Arcivescovile di Camerino e San Severino [d’ora in poi ACACS], Visita
pastorale, n. 4, 1573, cc. 74v-76r.; ACACS, Visita pastorale, n. 6, 1582, cc. 267r-267v; ACACS,
Visita pastorale, n. 14, 1608, c. 82r; ACACS, Visita pastorale, n. 19, 1624, cc. 122v-123r.
95
PROGETTO R.I.M.E.M. UN SITO INEDITO
Tale famiglia gravitava nella zona di Fiungo sin dal 1620, perché deteneva in
enfi teusi dei terreni di proprietà della Regia Camera Apostolica19.
Di particolare interesse sono alcune testimonianze dalle quali sembra di
capire che tra la fi ne del ’600 e i primi decenni del ’700, nella zona di Fiungo
esistevano due chiese: la chiesa di S. Giovanni Apostolo ed Evangelista e
l’«ecclesia Deiparae, et SS. Venantii, et Philippi Fiunghi», o semplicemente
di S. Maria20, di giuspatronato dei Cucchiaroni. Ciò pone un problema di
collocazione topografi ca dei due edifi ci che, sulla base della documentazione
disponibile, non appare di facile risoluzione. I documenti che forniscono le
indicazioni più utili sono una visita pastorale del 1712, un inventario del 1726 e
un terzo documento del 1737, antecedente a una visita del vescovo di Camerino
Ippolito Rossi.
Nel primo, in riferimento alla chiesa di S. Maria, si afferma che:
[Il vescovo] Visitavit Sanctissimum Eucharistiae Sacramentum, quod retinetur in eodem
altari decenti ex decretis editis in anteactis visitationibus, attenta distantia et solitudine
Ecclesiae Parrocchialis21.
Nel secondo, in riferimento alla stessa chiesa, si afferma, in due diversi passi,
che:
Detta Chiesa, o Cappella è situata nel detto Castello avanti la mia Casa con la Strada Publica
in mezzo, d’ogni intorno i terreni di Casa22.
[Detta Cappella] solamente è stata fatta, e si mantiene per solo commodo di mia Casa,
essendo la Chiesa della Comunità [con tutta evidenza quella di S. Giovanni] assai lontana e
fuori dall’abitazione communitativa23.
Nel terzo, infi ne, si afferma che:
19 SASC, Archivio Notarile di Camerino [d’ora in poi ANC], Pietro Lenci, 1759-1765 (n.
7945), c. 58r. La famiglia Cucchiaroni fu una famiglia di origine mercantile, la cui più antica
attestazione documentaria risale alla seconda metà del Quattrocento; alcuni suoi membri fi gurano
inoltre nei consigli generali camerti del 1546 e del 1705 (Di Stefano 1998, pp. 132, 159, 166).
20 Viene menzionata come «Ecclesia Deiparae, et SS. Venantii, et Philippi Fiunghi» nel 1712
e come chiesa di S. Maria nel 1737. Probabilmente la fondazione di tale chiesa è antecedente al
1712; infatti nel documento del 1712 si fa riferimento alla sua fondazione da parte del «quondam
Reverendus Dominus» Federico Cucchiaroni e a decreti emanati «in anteactis visitationibus»
mentre nel documento del 1737 si fa cenno alla presenza del libro dei morti iniziato nel 1696 e a
quello dei matrimoni iniziato invece l’anno successivo (ACACS, Visita pastorale, n. 40, 1712, c.
326v; ACACS, Serie inventari, San Maroto, 1639-1822 (fogli sciolti), «Risposta sopra li quesiti
dell’Instruzioni preparatorie per la prima Sacra Visita di Monsignor Illustrissimo e Reverendissimo
Ippolito Rossi Vescovo di Camerino», 1 maggio 1737 [d’ora in poi doc. 1737] (Documento redatto
da Antonio Nicola Consoli, rettore pro tempore della chiesa parrocchiale del castello di Fiungo).
21 ACACS, Visita pastorale, n. 40, 1712, c. 326v.
22 ACACS, Serie inventari, San Maroto, 1639-1822 (fogli sciolti), «Inventario della Cappella, e
Suppellettile della medesima situata nel Castello di Fiungo Ius Padronato di Casa Cucchiaroni», 29
ottobre 1726 [d’ora in poi doc. 1726] (Documento redatto da Giuseppe Cucchiaroni).
23 ACACS, Serie inventari, San Maroto, 1639-1822 (fogli sciolti), doc. 1726.
96 ELISABETTA MARONI
Il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia si conserva in una Chiesola che è in patronato della
Casa Cucchiaroni di Camerino situata havanti l’abitazione della detta Casa Rurale di detti
Cucchiaroni [...] Il detto Santissimo Sagramento che si conserva nella detta Chiesola sotto
il titolo di S. Maria24.
Dai passi sopra riportati si evince quindi che la chiesa di S. Maria era più
vicina alla comunità di Fiungo (che con ogni probabilità all’epoca si trovava
sul pianoro) di quanto non lo fosse la chiesa di S. Giovanni25; la stessa si
trovava di fronte alla casa dei Cucchiaroni ed era «situata nel detto Castello»,
dove però non è chiaro se il termine «castello» si riferisca alla fortezza o, più
genericamente, alle sue pertinenze.
Qualche anno dopo (ottobre 1742) il castello viene raffi gurato in una delle
mappe del catasto Salimbeni26 (fi g. 6), dove compare come «Rocca di Fiungo
sfasciata» e dove altresì la comunità appare stanziata nel pianoro più in alto,
dove si trova l’attuale frazione. Nei pressi di questa, alle particelle 93 e 75 – nei
pressi dell’edifi cio contrassegnato dalla lettera A – sono riconoscibili due edifi ci
rappresentati come luoghi sacri (fabbricati con croce); accanto a quello che
ricade nella particella 93, isolato dagli altri edifi ci, compare l’annotazione «La
chiesa parrocchiale».
La lettura della mappa è complicata dalla perdita del relativo registro; non è
quindi possibile identifi care né gli edifi ci contrassegnati con le lettere alfabetiche
né con certezza quale sia la parrocchiale. Infatti nel 1737 risulta essere tale la
chiesa di S. Maria27, ma non è chiaro se lo fosse contemporaneamente anche
quella di S. Giovanni. Dalla mappa è ricavabile anche un quadro abbastanza
dettagliato della viabilità locale: la strada che attraversava il Chienti sul ponte
di Fiungo dopo essersi staccata dalla «Strada Romana»28, conduceva alla
«fonte»29 e raggiungeva il villaggio. Una breve diramazione di tale percorso
serviva l’accesso al castello.
Nel registro del 1783 relativo a Fiungo il maggior proprietario nell’area
considerata risulta essere Niccola Cucchiaroni, fi glio del già ricordato
24 ACACS, Serie inventari, San Maroto, 1639-1822 (fogli sciolti), doc. 1737.
25 La chiesa di S. Maria, privata, era probabilmente frequentata anche dalla comunità, visto
che essa, insieme ai Cucchiaroni, provvedeva al mantenimento della lampada: ACACS, Visita
pastorale, n. 40, 1712, c. 326v: «Oleum pro lampade subministratur pro medietate anni ab dominus
Rodolpho, et pro alia medietate anni ab universitate fi unghi»; ACACS, Serie inventari, San Maroto,
1639-1822 (fogli sciolti), doc. 1726: «Il mantenimento della lampada per detta Cappella si deve
mettere sei mesi dalla Comunità sei altri mesi si contribuisce da me sottoscritto per [...] elemosina
senza obligo alcuno essendo detta Comunità povera, e miserabile».
26 SASC, Catasto Salimbeni, Mappa di Fiungo, n. 35.
27 ACACS, Serie inventari, San Maroto, 1639-1822 (fogli sciolti), doc. 1737.
28 A partire dal 1578 la valle del Chienti fu percorsa dalla nuova «Strada Romana», che
collegava Roma a Loreto, sede della nota basilica mariana. Rispetto al tracciato precedente, che
attraversava Camerino, San Severino e Recanati, il nuovo tracciato evitava centri d’altura, passando
quindi per Muccia, Valcimarra e Tolentino (Di Stefano 2011).
29 Cfr. paragrafo 1, p. 89.
97
PROGETTO R.I.M.E.M. UN SITO INEDITO
Giuseppe30. Tra i suoi 106 terreni, aveva anche in enfi teusi dalla Regia Camera
Apostolica un «Terreno sodivo con Rocca dirupata [...]» ubicato in «vocabulo il
Castello»31. Tale terreno, che insieme ad altri era appartenuto alla comunità di
Fiungo fi no alla sua soppressione, venne devoluto alla Regia Camera Apostolica
e richiesto in enfi teusi perpetua da Niccolò Ridolfo Cucchiaroni nel 176132.
Una successiva mappa del territorio di Fiungo ci riporta all’Ottocento33
(fi g. 7); si tratta della cartografi a catastale napoleonica ripresa da quella
gregoriana. Qui la particella 3492, corrispondente al castello di Fiungo, non è
più rappresentata come fabbricato, bensì come terreno, a sud del quale si trova
la vecchia strada, che ora però appare monca della diramazione verso il castello
e interrotta in prossimità del Chienti. Il percorso è ora denominato «Strada
comunale detta del Castellaccio», toponimo che ricorre frequentemente nella
matrice del 1859.
Relativamente all’abbandono del sito fortifi cato non si hanno testimonianze
dirette34; è tuttavia possibile che un ruolo determinante sia stato ricoperto dai
terremoti, molto frequenti nell’area camerte. Il terremoto del 28 luglio 1799,
ad esempio, interessò Fiungo con una intensità valutata nell’ordine dell’ottavo
grado della scala Mercalli35, provocando verosimilmente ulteriori danni al
castello, già diroccato e abbandonato almeno dal 1742. Ciò potrebbe spiegare il
fatto che nella mappa ottocentesca il castello non viene più rappresentato come
edifi cio, bensì come terreno, e anche che nella planimetria risulta mancante una
torre che invece è raffi gurata nella mappa settecentesca.
Un’altra causa di degrado potrebbe essere ricondotta alle generali condizioni
di rischio idrogeologico della zona, con particolare riferimento all’area sede
della fortezza, ai piedi del monte Fiungo36. A tali cause andarono probabilmente
30 SASC, ANC, Venanzo Peda, 1779 (n. 8186), c. 377v.
31 SASC, Fondo Catasti, Fiungo, Reg. 164 (1783), p. 12 n. 93. Nel 1783 le 106 particelle «sono
al presente possedute da Gian Francesco Porfi ri» (ivi, p. 3). Quella dei Porfi ri risulta tra le famiglie
mercantili della prima metà del Quattrocento (Di Stefano 1998, p. 131; cfr. anche ivi, pp. 135 nota
38, 140 nota 56, 141, 160, 162, 166, 170). Il passaggio di proprietà è esplicitato in un volume
probabilmente precedente a quello del 1783 mediante una voltura annotata a margine, all’inizio
della partita dei Cucchiaroni: SASC, ACC, Catasto, estimo e lira (1709-1795), Assegne in fi lza (vol.
senza data), Cortine, Fiungo, U. 8, p. 3.
32 SASC, ANC, Pietro Lenci, 1759-1765 (n. 7945), cc. 58v-60r.
33 Archivio di Stato di Macerata [d’ora in poi ASM], Catasto Gregoriano, Caldarola, Cartella
80/2, Foglio XIV.
34 La comunità di Fiungo ha conosciuto nel tempo un’involuzione demografi ca: infatti la sua
popolazione scese dai 114 abitanti del 1562 ai 103 del 1570, ai 59 abitanti nel 1618 (Di Stefano
1983, p. 369), fi no ad essere soppressa nel 1655, come risulta dalla relazione di monsignor Casanate
(Ciapparoni 1981, p. 11); nel 1829 contava ancora 24 anime, mentre nel 1853 era composta da 45
persone (rispettivamente: Indice alfabetico 1829, p. 85; Statistica della popolazione 1857, p. 40).
35 L’elenco delle località nella zona di Camerino colpite dal terremoto del 28 luglio 1799
è consultabile al sito: <http://emidius.mi.ingv.it/DBMI04/query_eq/external_call.htm?eq_
id=1480&eq_group=>, 28.03.2014.
36 La carta del Rischio Idrogeologico (Tavola RI 56) è consultabile al sito: <http://www.
autoritabacino.marche.it/download/pai/ElabGra2/tav_ri56.pdf>, 28.03.2014.
98 ELISABETTA MARONI
a sommarsi le cessate esigenze di difesa, sia nei confronti di Camerino, sia nei
confronti della popolazione locale, stanziata sul pianoro almeno dal Settecento37.
Un’ultima fonte cartografi ca è la mappa catastale del 194238. Qui non solo
non è visibile un fabbricato nell’area corrispondente al castello diroccato, ma
non è più riconoscibile neanche la sua articolazione planimetrica, drasticamente
semplifi cata mediante la rappresentazione di un quadrilatero corrispondente alla
particella 47. Della «Strada comunale detta del Castellaccio» viene raffi gurato
solo il tratto orientale, ormai ridotto a sentiero, come si evince chiaramente
dalla simbologia utilizzata. La zona intorno a tale sentiero e al rudere è
denominata «La torraccia», toponimo che trova riscontro nelle matrici e che
costituisce l’unica testimonianza dell’esistenza della rocca. La particella 47,
situata appunto in località «La Torraccia», è registrata come incolto produttivo
e non reca alcun riferimento alla presenza della rocca39.
Una foto aerea scattata dalla R.A.F. qualche anno dopo (fi g. 8), e cioè nel
1944, mostra che nell’area corrispondente al castello, alla fonte nonché al
pianoro risultano coltivate ampie zone che oggi sono invece completamente
ricoperte dalla vegetazione. Nella stessa foto, oltre al perimetro del castello,
appare ancora visibile parte dell’antico tracciato che collegava il pianoro alla
fonte, e questa al ponte.
37 Come già ricordato, le ricerche sul borgo sono ancora in corso, sicché al momento
si può solo ipotizzare che esso possa essersi sviluppato anche prima del 1742 sul pianoro, che
presentava caratteristiche morfologiche favorevoli sia all’insediamento sia ai lavori agricoli. Si
anticipa comunque che, dal confronto delle tre mappe catastali disponibili per la zona, si evincono
innanzitutto alcune trasformazioni relative alla sua articolazione. Pur mancando il registro relativo
alla mappa settecentesca, risulta evidente la presenza di due edifi ci ecclesiastici, riconoscibili dalla
simbologia utilizzata per la loro rappresentazione. Nella matrice relativa alla mappa ottocentesca
gli edifi ci registrati sono: una «casa di propria abitazione», una «casa di proprio uso», tre case
coloniche, tre case ad uso stalla, una «casa ad uso palombara» e un «oratorio privato»; inoltre
all’interno di un terreno di proprietà della «Parrocchia in Fiungo di San Giovanni», a Sud del
borgo, erano verosimilmente presenti anche la chiesa di S. Giovanni e il cimitero (da identifi carsi
con le particelle contrassegnate da lettere alfabetiche, di cui solo una corrisponde a un fabbricato,
che non trovano riscontro nelle matrici). Nei recenti registri del XX secolo sono invece registrati
quattro fabbricati rurali, un «fabbricato urbano», una «porzione di fabbricato urbano» e una
«porzione di fabbricato da accertare all’urbano (oratorio privato non aperto al pubblico)» (SASC,
Catasto Salimbeni, Mappa di Fiungo, n. 35; ASM, Catasto Gregoriano, Caldarola, Cartella 80/2,
Foglio XIV; ASM, Catasto Gregoriano, Matrice di Camerino, Registri 57 e 58; SASC, Uffi cio
Imposte Dirette, Mappa 94, matrice formata nel 1942 e aggiornata fi no al 1959; SASC, Uffi cio
Imposte Dirette, Registri 100, 105, 106 e 121).
38 SASC, Uffi cio Imposte Dirette, Mappa 92, matrice formata nel 1942 e aggiornata fi no al
1959.
39 Dagli anni ’60 ad oggi il castello risulta di proprietà della famiglia Micozzi-Ferri (SASC,
Uffi cio Imposte Dirette, Reg. 105, numero di partita 1051; SASC, Uffi cio Imposte Dirette, Reg.
119, numero di partita 3946).
99
PROGETTO R.I.M.E.M. UN SITO INEDITO
2.2 Descrizione delle strutture e delle tecniche costruttive40
Nella sua attuale conformazione, il complesso fortifi cato (fi g. 9) è composto
da una cinta muraria (CF 1) e da due torri angolari: una a pianta quadrilatera
nell’angolo Sud-Ovest (CF 2) e l’altra a pianta poligonale nell’angolo Sud-Est
(CF 3). La terza torre nell’angolo Nord-Est, quella raffi gurata nella mappa
Salimbeni (fi g. 10), nell’Ottocento risulta già crollata (fi g. 11).
CF 1: cinta muraria
Il tratto Ovest attualmente compare solo nella forma di un microrilievo. Il
tratto Nord-Est, o meglio la sua facciata esterna, risulta visibile solo a tratti in
quanto è per lo più nascosto dalla vegetazione, che però con il suo andamento
ne rivela la presenza; la facciata interna è invece completamente interrata. Il
tratto Nord sembrerebbe essere perduto, forse anche per le frane che interessano
l’area, e comunque non appare riconoscibile. Il perimetrale Sud della cortina
è quello meglio conservato; qui si collocano l’accesso al castello (EA 1) e le
sole due torri conservate (CF 2, 3). Il suo paramento esterno a Est dell’accesso
(USM 1, fi g. 12), pur caratterizzato da diversi crolli, è visibile per 13 m circa di
lunghezza e per un alzato massimo di 1,40 m ca. dal piano di calpestio esterno.
Il paramento interno corrispondente (USM 10, fi g. 13) è visibile per 11 m circa
e per un alzato massimo di 2 m circa; su di esso è appoggiata una lastra di
calcare non più nella sua posizione originaria41. A Ovest dell’entrata è ben
visibile il paramento esterno (USM 2) conservato per 3 m circa in lunghezza e
per un alzato massimo di 1,20 m circa; del paramento interno (USM 11), quasi
completamento interrato, sono visibili solo le estremità.
CF 2: torre a pianta quadrilatera (fi g. 14)
La struttura aggetta dalla cortina muraria di 4 m circa e risulta leggermente
ruotata verso Ovest; uno dei tre perimetrali conservati (USM 12) ammorsa
direttamente con USM 11 (fi g. 15). Ciò lascerebbe pensare che la torre non
presentasse un quarto perimetrale e che quindi il corpo di fabbrica risultasse
completamente aperto verso l’interno del castello. Rispetto a USM 12, gli altri
paramenti interni (USM 13, 14) sono meglio conservati e raggiungono un alzato
di 1,60 m circa (fi g. 16).
40 Per la metodologia relativa all’analisi delle strutture murarie si rimanda principalmente alle
seguenti pubblicazioni (con relativa bibliografi a): Brogiolo 1988; Francovich, Parenti 1988; Bianchi
1996; Cagnana 2000; Boato 2008; Brogiolo, Cagnana 2012.
41 La lastra misura m 1,30x1x0,10.
100 ELISABETTA MARONI
Per quanto riguarda i paramenti esterni, il paramento Est (USM 3) è quello
meglio osservabile, sia perché ha un alzato massimo di 4 m circa sia perché
è accessibile con più facilità. Gli altri (USM 4 e USM 5) sono interessati da
consistenti crolli (soprattutto USM 5); inoltre USM 4 è raggiungibile con
diffi coltà perché si affaccia su un dirupo.
CF 3: torre a pianta poligonale (fi g. 17)
La struttura è completamente interrata al suo interno, mentre sono meglio
leggibili i suoi paramenti esterni (USM 7, 8, 9). La forma poligonale della pianta,
attualmente meno evidente, risulta con tutta chiarezza nella cartografi a storica.
Prima di passare alla descrizione delle tecniche edilizie, si espongono qui
di seguito alcune considerazioni relative a tutto il complesso architettonico.
Innanzitutto, tutte le murature meglio conservate – il cui spessore è di 1 m
circa – sono composte da due paramenti in materiale lapideo e da un nucleo
interno di elementi lapidei di pezzatura ridotta e malta. Inoltre, dall’analisi
stratigrafi ca degli elevati non emergono discontinuità signifi cative.
Per quanto riguarda i materiali utilizzati per la costruzione42, la materia
prima utilizzata è la maiolica, una roccia calcarea piuttosto diffusa e presente
anche a Fiungo nelle immediate vicinanze della fortezza, proprio dove si trova la
cava. Si può quindi dedurre che la materia prima sia stata reperita in loco. Tale
prassi, che garantiva un’ottimizzazione dei costi e dei tempi, è stata riscontrata
anche in altri siti fortifi cati dell’alta valle del Chienti43.
Per quanto riguarda la malta, essa appare generalmente erosa e meglio
conservata solo nella parte più bassa visibile dell’angolare tra USM 3 e
USM 4. Le malte campionate sono di calce e presentano una composizione
mineralogica costante a base di abbondante calcite (riscontrata sia nel legante
sia nell’aggregato), presenza di quarzo e tracce di feldspati; solo il campione
prelevato dalla USM 3 si discosta leggermente dagli altri per una discreta
presenza di quarzo e tracce di minerali argillosi. È possibile quindi dedurre che
anche per la produzione di calce si sia utilizzato il materiale calcareo locale; la
42 I materiali da costruzione (elementi litici e malte) del castello e del ponte sono stati analizzati
presso il Laboratorio di Mineralogia dell’Università degli Studi di Camerino dalla dott.ssa Gina
Ottaviani e sono stati oggetto della sua tesi di laurea triennale: Analisi archeometriche dei materiali
da costruzione del castello di Fiungo (Camerino, Mc), Scienze e tecnologie per la conservazione
e restauro dei beni culturali (UniCam), A.A. 2011-2012, relatrice prof.ssa Eleonora Paris. Le
osservazioni tecniche contenute in questo contributo sono tratte appunto dal lavoro di Gina
Ottaviani. I campioni sono stati analizzati mediante microscopio petrografi co a luce polarizzata
(MO) (per l’analisi delle sezioni sottili di cinque campioni litoidi che presentavano delle peculiarità
sulla base dell’analisi macroscopica), microscopio stereoscopico a luce rifl essa (per l’analisi dei
campioni di malta e delle superfi ci di taglio fresco dei campioni lapidei) e diffrattometria dei raggi
X per polveri (PXRD) (per l’analisi mineralogica dei campioni di malta).
43 D’Ulizia 2008, p. 70.
101
PROGETTO R.I.M.E.M. UN SITO INEDITO
minima differenza di composizione della malta, di cui si riferiva a proposito
dell’USM 3, secondo le valutazioni del laboratorio, non rifl ette necessariamente
una scelta tecnica intenzionale.
Per poter meglio contestualizzare le tecniche edilizie riscontrate nel castello
di Fiungo, si ritiene utile presentare un breve elenco di quelle individuate da
Alessandra D’Ulizia – al cui lavoro si è fatto costante riferimento – in altre
fortifi cazioni della valle del Chienti44:
– tecnica 1: irregolare senza corsi45;
– tecnica 2: regolare con corsi sub-orizzontali. All’interno di questa
tecnica sono stati individuati quattro sottotipi in base a differenze
nell’apparecchiatura (sottotipi A, B, e D) e alla diversità del materiale
impiegato (sottotipo C); all’interno del sottotipo A sono state individuate
cinque varianti in base alla diversità del materiale usato come zeppa
(varianti Aa e Ab), al materiale usato nella muratura (variante Ac), in
base alle maggiori dimensioni degli elementi lapidei (variante Ad) e
all’alta quantità di zeppe impiegate (variante Ae)46;
– tecnica 3: regolare a corsi orizzontali. All’interno di questa tecnica sono
stati individuati due sottotipi caratterizzati dalla presenza di sporadiche
zeppe di calcare (sottotipo A) e da bozze caratterizzate da una superfi cie
arrotondata (sottotipo B)47;
– tecnica 4: regolare a corsi orizzontali con bozze squadrate. All’interno
di questa tecnica è stato individuato un sottotipo, caratterizzato dalla
presenza di bozze squadrate di grandi dimensioni e dall’uso di zeppe
(sottotipo A)48;
– tecnica 5: regolare a corsi orizzontali con conci squadrati e spianati.
All’interno di questa tecnica è stato individuato un sottotipo, caratterizzato
da un diverso tipo di lavorazione delle superfi ci e dalla presenza di
zeppe in laterizi spezzati (sottotipo A); all’interno del sottotipo A è stata
individuata una variante, caratterizzata dall’impiego di diverso materiale
(variante Aa)49.
Di seguito vengono presentate le tecniche costruttive individuate nelle USM
studiate del castello di Fiungo. L’analisi è stata condotta su campioni di m 1x1
distribuiti tra le USM meglio conservate, accessibili e più rappresentative.
44 Le strutture fortifi cate della valle del Chienti studiate dalla D’Ulizia sono: la rocca Col di
Pietra, il castello di Capriglia, i castelli di Massa e Prefoglio, il castello di Percanestro, il castello
di Serravalle del Chienti, la rocca di Sentino, la rocca Varano, la rocca di Campolarzo e la torre di
Bistocco (D’Ulizia 2008).
45 Ivi, p. 67.
46 Ivi, pp. 67-68.
47 Ivi, p. 68.
48 Ivi, p. 68.
49 Ivi, pp. 68, 70.
102 ELISABETTA MARONI
Tecnica 2/A (fi g. 20): regolare con corsi sub-orizzontali (Tecnica 2),
caratterizzata dalla presenza di zeppe (Sottotipo A): campioni USM 2, 3, 10
Campione USM 2: paramento costituito da bozze di forma quadrangolare,
di medie e grandi dimensioni; gli elementi lapidei sono disposti su corsi sub-
orizzontali alti 15 cm circa, con zeppe litiche. Le facce di alcuni elementi sono
sommariamente sbozzate; i giunti e i letti di posa risultano irregolari.
Campione USM 3 (rappresentativo di tutto il CF 2): paramento costituito da
blocchi spaccati intenzionalmente e bozze di forma quadrangolare, di medie e
grandi dimensioni; gli elementi lapidei sono disposti su corsi sub-orizzontali di
altezza tra 15 e 20 cm (circa), con zeppe litiche. Le facce sono sommariamente
sbozzate; i giunti e letti di posa sono molto irregolari.
L’angolare che ammorsa USM 3 con USM 4 è formato da elementi lapidei,
quali conci e bozze, di dimensioni maggiori rispetto a quelli del paramento e
alternati di testa e di taglio. Al contrario dei giunti, i letti di posa risultano sottili
e abbastanza regolari.
Campione USM 10: paramento composto da blocchi spaccati
intenzionalmente, bozze e lastre, di piccole, medie e grandi dimensioni; gli
elementi lapidei sono disposti su corsi sub-orizzontali di altezza tra 10 e 15 cm
(circa), con zeppe litiche. Alcuni corsi risultano sdoppiati a causa delle diverse
dimensioni degli elementi e della forma irregolare di alcuni di essi. Le facce sono
sommariamente sbozzate; i giunti e i letti di posa risultano irregolari.
Tecnica 2/B (fi g. 20): regolare con corsi sub-orizzontali (Tecnica 2),
caratterizzata dalla presenza di corsi sdoppiati (Sottotipo B): campione USM 8
Campione USM 8 (rappresentativo di tutto il CF 3): paramento costituito da
blocchi e bozze, di piccole, medie e grandi dimensioni; gli elementi lapidei sono
disposti su corsi sub-orizzontali di altezza molto variabile ed in media tra 20 e
30 cm (circa), con zeppe litiche. Le facce non presentano tracce di lavorazione;
i giunti e i letti di posa risultano irregolari.
L’angolare che ammorsa USM 8 con USM 9 è realizzato con elementi che
presentano una lieve curvatura angolare e bozze, disposte verticalmente, di cui
una presenta la faccia a vista leggermente arrotondata. Tale apparecchiatura
consente di ammorsare le due pareti non ortogonali.
Tecnica 2/D (fi g. 20): regolare con corsi sub-orizzontali (Tecnica 2),
caratterizzati da un andamento irregolare e altezze diverse (Sottotipo D):
campione USM 1
Campione USM 1: paramento composto da blocchi spaccati intenzionalmente,
blocchi sfaldati e alcune bozze di forma quadrangolare, di piccole, medie e
103
PROGETTO R.I.M.E.M. UN SITO INEDITO
grandi dimensioni; gli elementi lapidei sono disposti su corsi tendenzialmente
sub-orizzontali, con zeppe litiche, di altezza variabile. Le facce non presentano
tracce di lavorazione; i giunti e i letti di posa risultano irregolari.
Infi ne, per quanto riguarda gli stipiti di EA 1 (fi g. 18), essi sono costituiti
per lo più da conci con superfi ci lavorate accuratamente, alternati ad alcune
bozze squadrate di medie dimensioni con facce sommariamente spianate. Nello
stipite Ovest è presente un elemento litico angolare, sagomato a L (fi g. 19);
elementi litici di tal tipo sono presenti anche nell’ingresso principale del castello
di Capriglia, nel comune di Pievetorina50.
In conclusione si osserva che la tecnica costruttiva 2 (regolare con corsi
sub-orizzontali) – presumibilmente opera di maestranze specializzate –
ampiamente diffusa negli altri contesti51, è riscontrata anche in questo sito
fortifi cato (tab. 1); ciò implica che probabilmente nelle diverse comunità si
fosse sviluppata in generale una simile tradizione costruttiva. Non chiare però
le ragioni della presenza – anch’essa non estranea alle altre fortifi cazioni –
di più sottotipi all’interno dello stesso contesto, che differenziano i diversi
prospetti con apparecchiature non del tutto identiche. Tali sottotipi potrebbero
essere ricondotti al lavoro di maestranze diverse, a cronologie differenti o
alle caratteristiche dell’approvvigionamento del materiale; la posizione del
campione, in prossimità del cantonale che ammorsa due pareti non ortogonali,
potrebbe essere rilevante per spiegare il sottotipo B ma non i sottotipi A e D
(il sottotipo A è presente infatti sia nei paramenti interni sia in quelli esterni,
mentre il sottotipo D è presente solo in un paramento esterno). Infi ne anche nel
castello di Fiungo è stato riscontrato l’intervento di maestranze di alto livello
su ciò che resta dell’elemento architettonico di rifi nitura, e cioè sugli stipiti
dell’accesso52.
3. Conclusioni
Il lavoro svolto ha permesso di delineare un primo inquadramento storico
e archeologico di un sito fi nora inedito. Dalle fonti archivistiche emerge
innanzitutto la presenza di un insediamento almeno dal Duecento ma non
risultano altrettanto chiare le sue dinamiche: genesi, sviluppo, articolazione e
collocazione topografi ca nel corso dei secoli.
La mancanza di riferimenti alla fortezza innanzitutto nella documentazione
del XIII secolo, e spesso anche nelle testimonianze dei secoli successivi, non
implica necessariamente la sua assenza; quando presenti, non sempre sono
50 Ivi, p. 57.
51 Ivi, p. 71.
52 Ivi, p. 72.
104 ELISABETTA MARONI
di chiara interpretazione. Inoltre, sebbene sia abbastanza evidente il ruolo
difensivo e strategico del castello all’interno dello scacchiere difensivo camerte,
ruolo peraltro rafforzato dal fatto che la fortezza era posta nelle immediate
vicinanze della strada di fondovalle, dalla documentazione risulta poco chiaro il
suo rapporto, nel tempo, con la comunità di Fiungo, la cui precisa collocazione
topografi ca tra l’altro non emerge prima del Settecento. La mancanza di accenni
all’ubicazione del borgo apre dunque la strada ad alcune ipotesi: che esso possa
essersi sviluppato alle pendici del Monte Fiungo (quindi in corrispondenza
dell’area sede della fortezza e in prossimità dell’importante asse viario),
oppure che si trovasse sul pianoro già prima del Settecento, considerando sia
le sue favorevoli caratteristiche geomorfologiche sia l’assenza di quel rischio
idrogeologico che invece caratterizzava verosimilmente l’area del castello.
A tali interrogativi non sembra possibile rispondere solo attraverso le fonti
scritte consultate, forse a causa del loro genere e della insuffi ciente quantità
esaminata (e a volte disponibile) per ogni secolo.
D’altro canto, interpretazioni basate solo su fonti documentarie potrebbero
risultare distorte. A tal proposito signifi cativi gli studi sugli insediamenti delle
campagne altomedievali toscane e sull’origine del castello in Inghilterra, che
hanno visto storici e archeologi giungere separatamente a conclusioni opposte53.
Tuttavia, allo stato attuale delle ricerche, l’analisi archeologica non ha
ancora restituito elementi utili per una migliore interpretazione e datazione
delle evidenze; anche per quanto riguarda le strutture murarie del castello,
fortemente deteriorate, mancano elementi di cronologia assoluta relativi allo
specifi co contesto e, soprattutto, si avverte per tutte le strutture con cui sarebbe
possibile stabilire confronti l’assenza di solidi agganci, di nuovo, in termini di
cronologia assoluta.
53 Per lo studio sugli insediamenti altomedievali nelle campagne toscane: cfr. Valenti 2004; per
lo studio sull’origine del castello in Inghilterra: cfr. Wickham 2007.
105
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PROGETTO R.I.M.E.M. UN SITO INEDITO
Appendice
Fig. 1. Localizzazione di Fiungo, riquadro in alto destra tratto dalla cartografi a di base I.G.M.
100.000, disponibile al sito: <http://www.pcn.minambiente.it/GN/)>, 21.05.2014
Fig. 2. Pianoro di Fiungo, edifi ci in totale stato di abbandono e degrado
110 ELISABETTA MARONI
Fig. 3. a) Monte Fiungo visto da Nord-Ovest, a sinistra il pianoro e a destra il poggio dove si
trova il castello; b) Monte Fiungo, il poggio visto da Sud
111
PROGETTO R.I.M.E.M. UN SITO INEDITO
Fig. 4. Localizzazione dei resti individuati durante la ricognizione sulla C.T.R. Marche, sezione 313060
112 ELISABETTA MARONI
Fig. 5. Resti di muri a secco
113
PROGETTO R.I.M.E.M. UN SITO INEDITO
Fig. 6. SASC, Catasto Salimbeni, Mappa di Fiungo, n. 35 (su concessione del Ministero per i
Beni e le Attività Culturali, Diritti riservati), all’estremità sinistra della mappa è visibile il ponte
(«Ponte di Fiongo»)
Fig. 7. ASM, Catasto Gregoriano, Caldarola, Cartella 80/2, Foglio XIV (su concessione del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Diritti riservati)
114 ELISABETTA MARONI
Fig. 8. ICCD − Aerofototeca Nazionale, Fondo RAF, Foglio 124, Strisciata 227, Positivo 31028, volo del 13 giugno
1944 (su gentile autorizzazione dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione - MiBAC e della British School
at Rome - Diritti riservati)
115
PROGETTO R.I.M.E.M. UN SITO INEDITO
Fig. 9. Castello: planimetria attuale
Fig. 10. Castello: planimetria nel Catasto
Salimbeni
Fig. 11. Castello: planimetria nel Catasto
Gregoriano
116 ELISABETTA MARONI
Fig. 12. CF 1: paramento esterno a Est dell’accesso (USM 1)
Fig. 13. CF 1: paramento interno a Est dell’accesso (USM 10)
117
PROGETTO R.I.M.E.M. UN SITO INEDITO
Fig. 14. CF 1: angolo tra CF1 (USM 2) e CF2 (USM 3)
Fig. 15. Particolare: USM 11 che ammorsa con USM 12
118 ELISABETTA MARONI
Fig. 16. CF 2: interno
Fig. 17. CF 3
119
PROGETTO R.I.M.E.M. UN SITO INEDITO
Fig. 18. EA 1
Fig. 19. Particolare EA 1: elemento litico angolare
120 ELISABETTA MARONI
Fig. 20. Tabella delle tecniche costruttive del castello di Fiungo; le campionature murarie misurano m 1x1
eum edizioni università di macerata
JOURNAL OF THE SECTION OF CULTURAL HERITAGE
Department of Education, Cultural Heritage and Tourism
University of Macerata
Direttore / Editor
Massimo Montella
Texts by
Roberta Alfieri, Maria Elisa Barondini, Giuseppe Bonaccorso,
Maria Paola Borgarino, Ivana Čapeta Rakić, Silvia Caporaletti,
Giuseppe Capriotti, Elena Casotto, Enrico Castelnuovo,
Carlotta Cecchini, Elena Cedrola, Francesca Coltrinari,
Pietro Costantini, Leonardo D'Agostino, Roberto Di Girolami,
Angela Sofia Di Sirio, Ljerka Dulibic, Maria Grazia Ercolino,
David Frapiccini, Bernardo Oderzo Gabrieli, Diletta Gamberini,
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Anita Ruso, Mario Savini, Cristina Simone, Maria Vittoria Spissu,
Mafalda Toniazzi, Valentina Živković.
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ISSN 2039-2362