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Torre dei Sicconi: progetto di ricostruzione e valorizzazione di un antico sito castellare trentino

Authors:
  • Arc-Team

Abstract and Figures

The old castle of "Torre Sicconi" was founded in 1201 by the Caldonazzo's Family over the hill (Monte Rive) which rises above the village. In 1385 the fortress has been severely damaged during the conflict against enemy troops from Vicenza and Verona. Despite the siege the castle was partially rebuilt in the same place. During the XVI century political and social changes led to a progressive abandonment of the site; the ruins were definitely destroyed in 1915 by the Austro-Hungarian army. In 2005 the city council of Caldonazzo and the Cultural Heritage (Soprintendenza per i beni archeologici di Trento) started a project to valorize the site of Torre Sicconi. The project was divided in three phases: in the beginning the castle was investigated by archaeologists who discovered many of the original buildings; then the walls were consolidated and repaired and in the meantime the entire hill was convert from a woods to a botanical garden; finally all the data collected from different research (historical, archaeological, architectural, survey, remote sensing, ...) were used to rebuild the castle in a Virtual Reality World.
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263
Archeologia e Calcolatori
Supplemento 8, 2016, 263-270
TORRE DEI SICCONI:
PROGETTO DI RICOSTRUZIONE E VALORIZZAZIONE
DI UN ANTICO SITO CASTELLARE TRENTINO
1. I
Fino al 1915 sulla sommità di Monte Rive svettava la cosiddetta “Torre
dei Sicconi” (Fig. 1), ultimo baluardo del castrum di cui, nel 1201, venivano
infeudati Geremia, signore di Caldonazzo, e suo fratello Alberto. Numerosi
documenti citano il castello durante i secoli XIII e XIV: fra il 1342 e il 1408
esso è legato alla gura di Siccone II, di grande peso per le vicende dell’epoca.
Nel 1385, a causa di dissidi con Siccone, i Vicentini e i Veronesi sferrano un
potente attacco contro le sue forticazioni in Valsugana, fra cui il castello di
Monte Rive. In un documento del 1391 la famiglia di Caldonazzo-Castelnuovo
è investita «de dicto dosso cum Castro Caldonazii, palatio, turri et aliis suis
fortilitiis…»: sembrerebbe, dunque, che una buona parte delle strutture fossero
ancora in funzione, pertanto non troppo compromesse dall’attacco del 1385.
Nel 2005 l’amministrazione comunale di Caldonazzo diede avvio al
progetto denominato “Il Giardino della Torre dei Sicconi”: sostenuto da
nanziamenti europei, esso prevedeva la creazione di un giardino tematico
entro un percorso storico. Si sarebbe, così, recuperata l’identità del sito e ne
sarebbero state risvegliate le potenzialità sotto l’aspetto turistico: inevitabile,
a questo punto, l’esecuzione di indagini archeologiche preliminari, utili a veri-
care quanta parte dell’antico complesso castellare fosse ancora conservata 1.
Fra il 2006 e il 2008, dunque, la Soprintendenza per i Beni Archeologici
della Provincia Autonoma di Trento scavò, in varie campagne, ventidue son-
daggi in diversi punti del dosso. Inizialmente essi vennero eseguiti afancando
le operazioni di movimento terra necessarie alla predisposizione del giardino
botanico; in un secondo momento si decise di esplorare, in brevi campagne
di scavo, due punti critici sulla sommità; altre veriche furono agganciate
ad interventi puntuali di messa a coltura o di realizzazione di infrastrutture.
La stratigraa letta in questi sondaggi mostrò chiaramente i resti dell’anti-
co castello (Fig. 2): innanzitutto vennero riportati alla luce la torre e alcuni trat-
ti murari lungo il versante S-O, che dovevano completare il sistema difensivo
alla base del dosso, dove è tuttora visibile un tratto del possente muro di cinta
(«…turri et aliis suis fortilitiis…»). In seguito vennero indagati, nella zona
1 I sondaggi sono stati eseguiti dalla ditta di Carlo Andrea Postinger, Rovereto (TN), che ha
curato anche la rielaborazione dei dati post scavo. In alcuni momenti è intervenuta la ditta Arc-Team
di Luca Bezzi e C. s.n.c., Cles (TN).
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N. Pisu, A. Bezzi, L. Bezzi, C. Moraes
Fig. 1 – Localizzazione del sito (a sinistra) con alcune fotograe storiche di inizio No-
vecento che ritraggono il rudere della torre prima del denitivo abbattimento del 1915
(in centro e a destra).
Fig. 2 – Foto zenitale del dosso di Monte Rive con evidenziate le principali strutture
del castello, ossia la cortina muraria difensiva (in alto a destra), la torre (in centro a
destra) e il palazzo (in basso a destra).
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Torre dei Sicconi: progetto di ricostruzione e valorizzazione
ad E della torre, i pochi resti di un edicio che poteva avere almeno due
piani («palatio»). Al “piano terra” si conservavano due stanze, la prima
caratterizzata da un battuto in malta e la seconda da un focolare realizzato
con pietra locale. Questo edicio doveva essere appoggiato ad una cortina
muraria interna, del tipo “a spina di pesce”, di cui rimane visibile un buon
tratto. In denitiva, le strutture documentate nei saggi risultano assai tipiche
dei complessi castellari trentini, compresi quelli valsuganotti. Anche le caratte-
ristiche topograche e geomorfologiche del sito incastellato rispecchiano uno
standard diffuso nella valle: sufcientemente elevato per permettere un buon
controllo della vallata sottostante ma non troppo, per non essere separato
eccessivamente dai centri abitati e dalla viabilità principale; i versanti erano
prevalentemente scoscesi con una probabile via d’accesso che giungeva da
O (P 1987).
I reperti rinvenuti in scavo parlano di un ambito cronologico compreso
fra il XIII e il XV secolo, coerenti, dunque, con le fonti documentarie. Le stesse
fonti illustrano le dinamiche economiche che caratterizzano questa porzione
del territorio trentino, “area di strada” e luogo ricco di risorse boschive e di
pascolo (R, V 2010). Non è, dunque, un caso che proprio in
tale contesto sorga il castrum di Monte Rive, pensato, con tutta probabilità,
proprio per governare, a vario titolo, il territorio.
Il progetto “Giardino dei Sicconi” è giunto al termine oramai da alcuni
anni: i gestori incaricati dal Comune di Caldonazzo si occupano delle nu-
merose piante e offrono ospitalità culinaria in un piccolo agriturismo. In un
angolo della zona bar la Soprintendenza ha messo a disposizione dei visitatori
una postazione informatica con un applicativo che aiuta a comprendere il
contesto archeologico. Nonostante le scarse risorse a disposizione del proget-
to, nanziato dalla Soprintendenza, il gruppo di lavoro guidato da Arc-Team
s.r.l. è riuscito a creare un sistema che permette l’approfondimento di alcune
tematiche attraverso link dinamici, il più signicativo dei quali relativo all’e-
laborazione tridimensionale dei resti del castello.
N.P.
2. I      
Fondamentale punto di partenza per la ricostruzione virtuale del castello
di Torre Sicconi è stato il rilievo tridimensionale delle rovine così come appa-
iono oggi, riportate alla luce dopo le indagini archeologiche effettuate tra il
2006 e il 2008 e dopo il restauro del 2009. Vagliate le diverse tecniche di rilievo
che attualmente possono essere impiegate in un progetto professionale e che
prevedono l’uso di strumentazioni hardware (laserscan, camere fotograche
calibrate, etc.) o software (fotogrammetria, Computer Vision, etc.), la scelta è
ricaduta sui programmi di Computer Vision e nello specico nei software di
266
N. Pisu, A. Bezzi, L. Bezzi, C. Moraes
Fig. 3 – Il rilievo tridimensionale della torre (in alto a sinistra), la suddivisione del castello in 12
zone di acquisizione (in alto a destra) e il modello nale con le 12 acquisizioni riunite comparate
con la fotograa aerea (in basso).
Fig. 4 – Il piano di volo della campagna di rilievo aereo (in alto a sinistra), il drone esacottero utilizzato
(in basso a sinistra), il modello digitale ottenuto con MicMac (in alto a destra) e la visualizzazione
del DEM nel visualizzatore 3D di GRASS GIS (in basso a destra).
267
Torre dei Sicconi: progetto di ricostruzione e valorizzazione
Structure from Motion (SfM) e Multiple View Stereovision (MVS) (B et
al. 2010; M et al. 2012). Le ragioni della scelta sono state molteplici:
innanzitutto le già citate ristrettezze economiche del progetto hanno sicura-
mente inuenzato la valutazione e hanno portato a ricercare una tecnica low
cost sia in termini di attrezzatura (in Computer Vision si rendevano necessarie
solamente una macchina fotograca e un computer), sia in termini di licenze
informatiche (varie sono le soluzioni in ambiente FLOSS), sia in termini di
risorse umane (il complesso processo di calcolo è demandato al calcolatore
elettronico e l’apporto umano è ridotto esclusivamente alla fase nale di
geolocalizzazione delle nuvole di punto e di realizzazione delle superci
texturizzate). Al fattore economico si sono aggiunte valutazioni di carattere
logistico, quali la trasportabilità dell’attrezzatura su di un sito d’altura, e di
tipo puramente qualitativo del prodotto nale visto l’alto grado di utilità,
ai ni della realizzazione del modello virtuale, del riordino/posizionamento
spaziale dei set fotograci operato in automatico dal software SfM.
Una prima campagna di acquisizione dati è stata svolta nell’autunno
2011 e si è concentrata unicamente sulla documentazione degli alzati murari.
In quell’occasione il sito castellare è stato suddiviso in 12 zone su cui sono
state scattate quasi 900 immagini utilizzando la camera digitale Nikon D5000.
L’uso di Ground Control Point (GCP), ancorati al sistema internazionale
ETRS89/UTM zona 32N tramite RTK-GPS Trimble 5700, ha permesso in
fase di processamento dei dati di ancorare assieme le 12 acquisizioni (Fig. 3).
I dati raccolti sul campo sono stati elaborati utilizzando gli script di Python
Photogrammetry Toolbox (M et al. 2012) che semplicano il normale
workow di Computer Vision condotto dai sofware Bundler (SfM) e PMVS2
(MVS). Le nuvole di punti tridimensionali così prodotte, una volta ripulite in
CloudCompare, sono state trasformate in superci texturizzate all’interno di
MeshLab. L’ultimo passaggio di geolocalizzazione dei dati 3D è stato svolto
sia in GRASS GIS, per le sole nuvole di punti spostate nel sistema internazio-
nale ETRS89/UTM32N, che in MeshLab, per le superci riunite in un sistema
cartograco locale, nato dalla semplicazione dell’ETRS89/UTM32N).
Nel 2013, un nuovo nanziamento al progetto ha dato avvio ad una
seconda campagna di acquisizione, nalizzata questa volta al rilievo aereo del
dosso del castello. L’uso di due droni radiocomandati ha permesso di ottenere
ottime immagini aeree dell’area, soprattutto nella combinazione esacottero
equipaggiato con camera Sony NEX-7, rispetto al più maneggevole quadri-
cottero munito di camera GOPRO Hero 3, impegnato maggiormente per le
riprese video. Per il processamento dei dati (48 immagini zenitali) è stato scelto
il software MicMac attraverso il quale è stato possibile realizzare un dettaglia-
tissimo modello digitale del terreno (DEM) ed un’ortofoto ad alta denizione.
Anche in questo caso la geolocalizzazione sul sistema internazionale ETRS89/
UTM32N è stata ottenuta importando la nuvola di punti tridimensionali
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N. Pisu, A. Bezzi, L. Bezzi, C. Moraes
all’interno di GRASS GIS (http://arc-team-open-research.blogspot.it/2013/12/
from-drone-aerial-pictures-to-dem-and.html/ [29 Maggio 2015]) (Fig. 4).
A.B., L.B., C.M.
3. L         

Il rilievo tridimensionale è stato quindi il naturale punto di partenza per la
ricostruzione virtuale del castello (Fig. 5). I dati sono stati importati all’interno
del software Blender con cui si è proceduto ad integrare le parti mancanti e a
estrudere le murature esistenti. L’uso di un software di graca vettoriale come
Inkscape ha semplicato alcune operazioni di allineamento delle piante e degli
spaccati architettonici ricostruttivi, prima di un loro utilizzo nell’ambiente di
sviluppo 3D. Una volta terminato l’impianto generale del castello sono state
vagliate le fonti archeologiche, storiche, artistiche dirette e indirette per cercare
di caratterizzare il castello sia negli aspetti esterni che interni. La torre è stata
ricostruita secondo i dettagli recuperabili dalle fotograe del primo Novecento che
hanno permesso, oltre a ricollocare correttamente la porta, la nestra e le pietre
angolari, anche di recuperare l’altezza originaria della costruzione. Diversamente
il palazzo, meno documentato da fonti iconograche dirette, è stato inuenzato,
almeno per quanto riguarda la parte servile (magazzino/canipa e cucina), dalle
miniature dei Tacuina sanitatis, diffusi in Italia settentrionale tra il 1350 il 1450.
I ritrovamenti archeologici, quali affreschi, travi carbonizzate, piani pavimentali
in malta e frammenti ceramici, sono serviti per la caratterizzazione degli ambienti
nobili ricordati nelle fonti storiche (la “grande camera” e la “stuba di Siccone”).
L’ultimo passaggio del progetto prevedeva la creazione di strumenti in-
formatici che permettessero di sfruttare, in termini turistici e di valorizzazione,
le elaborazioni prodotte nelle fasi precedenti. Il modello ricostruttivo è stato
quindi impiegato per realizzare un video divulgativo (https://www.youtube.com/
watch?v=_zeCFNdvRP0/ [29 Maggio 2015]) in cui si è fatto ampio uso della
tecnica del “camera tracking”. Tale tecnica, molto diffusa nel cinema e integrata
in Blender nel 2012 con l’uscita del cortometraggio Tears of Steel, permette di
coniugare il mondo reale (nel nostro caso il video del dosso ripreso dal drone
radiocomandato) con l’ambiente virtuale. Grazie all’alternanza tra i due mondi
il lmato offre al potenziale visitatore dell’area archeologica la possibilità di in-
terpretare le rovine del complesso castellare e di comprendere maggiormente la
sua evoluzione storica. Il video è stato caricato su di una stazione informatizzata
presente sul sito insieme ad altri materiali didattici (gallerie fotograche, ap-
profondimenti storici, spaccati ricostruttivi, etc.) collegati tra loro attraverso
il linguaggio javascript, scelto appositamente per la sua semplicità di utilizzo.
Sebbene il progetto “Giardino dei Sicconi” si possa considerare concluso
in tutte le sue fasi, il continuo progresso tecnico e lo sviluppo di tecnologie,
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Torre dei Sicconi: progetto di ricostruzione e valorizzazione
Fig. 5 – Ricostruzione dell’esterno del castello (in alto) e spaccato architettonico delle principali
componenti (in basso).
quali la realtà aumentata o la realtà immersiva, non escludono un possibile
rinanziamento destinato al miglioramento della fruibilità turistica dell’area
archeologica. Per tale motivo è stato realizzato, unitamente al modello virtuale
dettagliato, anche un modello semplicato, fondamentale per lo sviluppo di
applicativi mobili destinati a supporti hardware dalle prestazioni limitate.
A.B., L.B., C.M.
N P
Soprintendenza per i Beni Culturali,
Ufcio Beni archeologici della Provincia autonoma di Trento
nicoletta.pisu@provincia.tn.it
A B, L B, C M
Arc-Team s.r.l. di Cles (TN)
alessandro.bezzi@arc-team.com
luca.bezzi@arc-team.com
cogitas3d@gmail.com
270
N. Pisu, A. Bezzi, L. Bezzi, C. Moraes
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AB ST RACT
The old castle of “Torre Sicconi” was founded in 1201 by the Caldonazzo family on the
hill (Monte Rive, TN) which rises above the village. In 1385 the fortress was badly damaged
during the conict against enemy troops from Vicenza and Verona. The castle was partially
rebuilt in the same place, but during 16th century the political and social changes led to a
progressive abandonment of the site. The ruins were denitively destroyed in 1915 by the
Austro-Hungarian army. In 2005 the city council of Caldonazzo and the Archaeological Su-
perintendency of Trento started a project to restore the site of Torre Sicconi. The project was
divided into three phases: rst, the castle was investigated by archaeologists who discovered
many of the original buildings; then, the walls were consolidated and repaired and, in the
meantime, the entire hill was converted from a wood to a botanical garden; lastly, all the data
collected from the different research projects (historical, archaeological, architectural, survey,
remote sensing, etc.) were used to rebuild the castle in a Virtual Reality World.
... Also in this case the most performing devices are radio-controlled UAVs. In fact their use is nowadays improving the field of aerial archaeology, from common remote sensing operations (BEZZI et al. 2013b) to more specific tasks (PISU et al. 2016). However their support in extreme conditions during glacial archaeology or high mountain archaeology projects is maybe less evident, but often essential to reach minimum archaeological standards during the missions. ...
Article
Full-text available
The purpose of this paper is to present an overview about the development and use of Open Hardware devices in archaeology and their operative use in extreme conditions. The state of the art will be analysed basing on the experience of the company Arc-Team, which, in 2006, started a new branch of research, informally called "Archeorobotics", in order to study and build robotics prototypes, optimized for archaeology. The research, initially focused on Open Hardware radio-controlled UAVs (Unmanned Aerial Vehicle), reached an appropriate level of maturity just in 2008, with the professional use, during aerial archaeology projects, of the first prototype of the "ArcheoDrone", developed from the Open Source project UAVP (Universal Aerial Video Platform). For Arc-Team’s research about archeorobotics, this goal represented a first milestone, from which a door has been opened to wider horizons, considering the development of other typologies of robotic devices, like ROVs (Remotely Operated underwater Vehicle) and USVs (Unmanned Surface Vehicle), in order to support archaeologists during the most difficult operations in extreme conditions (from aerial archaeology to underwater archaeology). During the years, beside the development of drones for the operative use in archaeological excavations, surveys and explorations, Arc-Team experienced also other Open Hardware robotic devices, in order to support internal research activities in the laboratory, like CNC (Computer Numerical Control) machines. Moreover single components deriving from the main prototypes, like gimbals of UAVs or optic sensors of ROVs, have been used to improve standard archaeological equipment and optimize it for specific tasks, especially in architectural 3D documentation and in speleoarcheology. Finally another open device have been developed from scratch, without the need to use robotic hardware: it is basically a mechanical gear tool developed to allow the use of a Pressler's gimlet for dendrochronological sampling in underwater archaeology.
... Questi strumenti garantiscono l'analisi di grandi territori durante i survey e un volo stazionario (hovering) per la documentazione archeologica. Chiaramente questi droni possono essere utilizzati in modo specifico per l'archeologia aerea (Bezzi et al. 2013;Pisu et al. 2016). Meno scontato è il loro utilizzo durante missioni di archeologia estrema, soprattutto in contesti glaciali e di alta montagna, come nel caso di molti progetti di Modern Conflict Archaeology (Bezzi et al. 2018a). ...
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The purpose of this paper is to present an overview about the development and use of Open Hardware devices in archaeology and their operative use in extreme conditions. The state of the art will be analysed basing on the experience of the company Arc-Team, which, in 2006, started a new branch of research, informally called "Archeorobotics", in order to study and build robotics prototypes, optimized for archaeology. The research, initially focused on Open Hardware radio-controlled UAVs (Unmanned Aerial Vehicle), reached an appropriate level of maturity just in 2008, with the professional use, during aerial archaeology projects, of the first prototype of the "ArcheoDrone", developed from the Open Source project UAVP (Universal Aerial Video Platform). For Arc-Team’s research about archeorobotics, this goal represented a first milestone, from which a door has been opened to wider horizons, considering the development of other typologies of robotic devices, like ROVs (Remotely Operated underwater Vehicle) and USVs (Unmanned Surface Vehicle), in order to support archaeologists during the most difficult operations in extreme conditions (from aerial archaeology to underwater archaeology). During the years, beside the development of drones for the operative use in archaeological excavations, surveys and explorations, Arc-Team experienced also other Open Hardware robotic devices, in order to support internal research activities in the laboratory, like CNC (Computer Numerical Control) machines. Moreover single components deriving from the main prototypes, like gimbals of UAVs or optic sensors of ROVs, have been used to improve standard archaeological equipment and optimize it for specific tasks, especially in architectural 3D documentation and in speleoarcheology. Finally another open device have been developed from scratch, without the need to use robotic hardware: it is basically a mechanical gear tool developed to allow the use of a Pressler's gimlet for dendrochronological sampling in underwater archaeology.
... Questi strumenti garantiscono l'analisi di grandi territori durante i survey e un volo stazionario (hovering) per la documentazione archeologica. Chiaramente questi droni possono essere utilizzati in modo specifico per l'archeologia aerea (Bezzi et al. 2013;Pisu et al. 2016). Meno scontato è il loro utilizzo durante missioni di archeologia estrema, soprattutto in contesti glaciali e di alta montagna, come nel caso di molti progetti di Modern Conflict Archaeology (Bezzi et al. 2018a). ...
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The purpose of this paper is to present an overview about the development and use of Open Hardware devices in archaeology and their operative use in extreme conditions. The state of the art will be analysed basing on the experience of the company Arc-Team, which, in 2006, started a new branch of research, informally called "Archeorobotics". The research, initially focused on Open Hardware radio-controlled UAVs (Unmanned Aerial Vehicle), developed through the years different devices, like ROV (Remotely Operated underwater Vehicle), USV (Unmanned Surface Vehicle), CNC (Computer Numerical Control) machine and other electronic and mechanical tools.
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Since the excavation is considered as the most destructive process in archeology, the last decade has seen a growing commitment in developing systems able to document and analyze the record in real time. Indeed, the strategy applied to field work represents the most sensitive point for the cognitive processes, being subject to possible influence of fatal errors. This contribution intends to present the experience of Arc-Team in dealing the problems described above, through a range of different solutions, which can be summarized on one hand in the attempt to increase the amount of information collected on the field (while decreasing post-processing operations), and on the other in the effort to achieve analytical results directly on-site. This approach allows the postponement of data interpretation and to perform a better data-driven choice in defining a digging strategy. Arc-Team research focuses on several targets: a partial migration from an open software based 3D documentation to an open hardware based real-time 3D mapping (improving robotics technologies in archeology); real-time data interpretation in the field via GIS and WebGIS; and real-time basic chemical and physical analysis, moving primary investigations from the laboratory to the field.
Conference Paper
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During the last years many progress in Computer Vision technologies opened new perspectives in archaeological field documentation. This science “is concerned with the theory behind artificial systems that extract information from images” (Wikipedia, 2010-02-01). More specifically the discipline branch known as Structure From Motion, which refers to process of 3D structure reconstruction by analysing the motion of an object over time, demonstrated high potential in archaeological application. This contribution is intended to present different experiences in SfM technologies using Free/Libre and Open Source Software. The proposed projects regard the activity of two different companies, Arc-Team s.n.c. and Oxford Archaeology (Digital Division), both involved in the research of new methodologies connected with Computer Vision. The aim of the contribution is to illustrate the state of the art and to discuss the benefits, the problems and the future development of these technologies, through the presentation of different experiences regarding fieldwork (3d reconstruction of layers and structures) and laboratory activity (objects documentation).
Il territorio: popolamento, abitati, necropoli
  • E Cavada
Cavada E. 2000, Il territorio: popolamento, abitati, necropoli, in E. Buchi (ed.), Storia del Trentino, II, L'età romana, Bologna, Il Mulino, 363-437.
Spigolature epigrafiche trentine
  • G Paci
Paci G. 1993, Spigolature epigrafiche trentine, in «Archeoalp -Archeologia delle Alpi», 2, 129-158.
Strumenti e metodi per la ricostruzione dei percorsi stradali
  • Pesavento Mattioli
Pesavento Mattioli S. 2004, Strumenti e metodi per la ricostruzione dei percorsi stradali, in S. Pesavento Mattioli, P. Basso (eds.), Le strade dell'Italia romana, Milano, Touring Club Italiano, 30-36.
Indagini archeologiche a Monte Rive di Caldonazzo: esempio di approccio metodologico ad un sito castellare della Valsugana
  • N Pisu
Pisu N. 2009, Indagini archeologiche a Monte Rive di Caldonazzo: esempio di approccio metodologico ad un sito castellare della Valsugana, in G. Osti (ed.), Prima dei castelli medievali: materiali e luoghi nella regione atesina. Tavola rotonda (Rovereto 2009), «Atti della Accademia Roveretana degli Agiati», 259, 13-24.
Python Photogrammetry Toolbox: A free solution for threedimensional documentation
  • P Moulon
  • A Bezzi
Moulon P., Bezzi A. 2012, Python Photogrammetry Toolbox: A free solution for threedimensional documentation, in F. Cantone (ed.), ArcheoFOSS: Open Source, Free Software e Open Format nei processi di ricerca archeologica. Atti del VI Workshop (Napoli 2011), Pozzuoli, Naus Editoria, 153-170.
Regio X. Venetia et Histria. Ausugum, «Supplementa Italica», n.s
  • A Buonopane
Buonopane A. 1994, Regio X. Venetia et Histria. Ausugum, «Supplementa Italica», n.s. 12, 158-168.
Alcune considerazioni sull'incastellamento nella Valsugana trentina, «Studi Trentini di Scienze Storiche», 66, sez
  • N Pisu
Pisu N. 1987, Alcune considerazioni sull'incastellamento nella Valsugana trentina, «Studi Trentini di Scienze Storiche», 66, sez. II, 181-204.
Sicconi a Caldonazzo: breve storia di un castello medioevale 1201-1385
  • La Torre Dei
La Torre dei Sicconi a Caldonazzo: breve storia di un castello medioevale 1201-1385. Guida alla mostra, Trento 1987, Temi.
Manufatti preistorici e tardoromani
  • E Cavada
  • F Marzatico
Cavada E., Marzatico F. 1987, Manufatti preistorici e tardoromani, in La Torre dei Sicconi a Caldonazzo 1987, 30-33.