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La Cultura della Ceramica Impressa nella Liguria di Ponente (Italia Settentrionale): Distribuzione, cronologia e aspetti cult

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Abstract

The Impressed Ware Culture in Western Liguria (Northern Italy): Distribution, chronology and cultural aspects. This paper describes and discusses the Early Neolithic Impressed Ware settlement of Western Liguria. In this region the Impressed Ware Culture sites are known mainly from caves and rock-shelters, 8 of which have been radiocarbon-dated. Most sites have yielded just a few characteristic sherds decorated with instrumental or shell impressed patterns. The chipped stone assemblages of this aspect are badly known. Our knowledge of the Early Neolithic of the study region is very fragmentary. It is based mainly on the results obtained from a few recently excavated sequences, and the re-analysis of old assemblages stored in museum collections. At present it is difficult to suggest a seriation of the Ligurian complexes. Their chronology is variable and, in some cases, their ceramic assemblages show affinities with those from sites from Provence, Languedoc and north-western Tuscany.
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1. INTRODUZIONE
Il presente lavoro riguarda alcuni aspetti della Neolitizzazione
della Liguria di Ponente, una regione dell’Italia settentrionale
con caratteristiche morfologiche peculiari dove, almeno dalla
metà del’Ottocento, sono noti insediamenti attribuiti generica-
mente alla Cultura della Ceramica Impressa (Laviosa Zambotti,
1943: 97; Bernabò Brea, 1946; Barnett, 2000), un complesso
tuttora di non facile denizione (Vigne, 2000; Guilaine, 2007),
di cronologia variabile (Gasco, 1987; Binder, 2000; Bernabeu
Aubán e Molina Balaguer, 2009; Binder e Sénépart, 2010), e di
discussa origine (Lewthwaite, 1981; Guilaine, 2000; Mazurié
de Keroulin, 2003: 100-104; Zilhão, in stampa), che ha comun-
que giocato un ruolo fondamentale nella diffusione delle prime
civiltà di allevatori-agricoltori in molte regioni del Mediterra-
neo (Guilaine, 2003, 2013; Berger, 2009).
Stretta fra il mare e le propaggini alpine più occidentali
dell’Italia settentrionale, la Liguria di Ponente presenta pochis-
simi territori pianeggianti, per di più di estensione limitata, in
particolare la Piana di Albenga, dell’antropizzazione della qua-
le tuttora conosciamo poco o nulla. Ne consegue che la nostra
attuale conoscenza della distribuzione delle stazioni neolitiche
della Liguria di Ponente è limitata quasi esclusivamente ad inse-
diamenti posti all’interno di cavità o ripari sottoroccia (Bernabò
Brea, 1947). Questa situazione, del tutto anomala, probabilmen-
te deriva non solo dalla geograa particolarmente corrugata del
territorio, ma anche dalla scarsità di prospezioni sistematiche e
dall’eccessiva edicazione recente, poco controllata, della fas-
cia costiera.
Da quanto sappiamo sinora gli insediamenti della Cultura
della Ceramica Impressa della Liguria di Ponente sono dislo-
cati in quattro sole aree (g. 1). Queste sono, da occidente a
La Cultura della Ceramica Impressa
nella Liguria di Ponente (Italia Settentrionale):
Distribuzione, cronologia e aspetti culturali
r i a s s u n t o
Il presente lavoro prende in esame il problema della Cultura della Ceramica Impressa nella Liguria di Ponente. In questa
regione dell’Italia nordoccidentale sono note alcune concentrazioni di siti di questo aspetto, principalmente costituiti da livelli
di occupazione entro cavità naturali. La maggior parte delle stazioni ha restituito pochissimi reperti ttili caratteristici. Le
industrie litiche di questo periodo sono mal note e le datazioni radiometriche sono state ottenute solamente da 8 siti, nella
maggior parte dei casi senza seguire dei progetti di datazione sistematici. Il quadro di conoscenze che ne risulta è molto
frammentario, basato principalmente sulle sequenze di quelle stazioni in cui sono stati eseguiti scavi di recente, e su quelle i
cui complessi sono stati riesaminati negli ultimi anni. In base alle nostre conoscenze attuali è difcile impostare una seriazione
dei complessi Liguri che presentano comunque una cronologia variabile e, in alcuni casi, caratteristiche ceramiche eguali a
quelle dei siti della Francia meridionale (Provenza e Linguadoca) e della Toscana nord-occidentale.
p a r o l e c h i a v e : Ceramica Impressa, Neolitico Antico, Liguria di Ponente, Alto Tirreno, Distribuzione e Cronologia.
a b s t r a c t
The Impressed Ware Culture in Western Liguria (Northern Italy): Distribution, chronology and cultural aspects. This paper
describes and discusses the Early Neolithic Impressed Ware settlement of Western Liguria. In this region the Impressed Ware
Culture sites are known mainly from caves and rock-shelters, 8 of which have been radiocarbon-dated. Most sites have yielded
just a few characteristic sherds decorated with instrumental or shell impressed patterns. The chipped stone assemblages of
this aspect are badly known. Our knowledge of the Early Neolithic of the study region is very fragmentary. It is based mainly
on the results obtained from a few recently excavated sequences, and the re-analysis of old assemblages stored in museum
collections. At present it is difcult to suggest a seriation of the Ligurian complexes. Their chronology is variable and, in some
cases, their ceramic assemblages show afnities with those from sites from Provence, Languedoc and north-western Tuscany.
k e y w o r d s : Impressed Ware Culture, Early Neolithic, Western Liguria, North Tyrrhenian Sea, Distribution and Chronology.
Del neolític a l’edat del bronze en el Mediterrani occidental.
Estudis en homenatge a Bernat Martí Oliver.
tv sip 119, València, 2016, p. 35-49.
Paolo Biagi e elisaBetta starnini
36
P. Biagi e E. Starnini
oriente 1) la Val Pennavaira, 2) il Toiranese, 3) la Val Mare-
mola e 4) il Finalese: verso quest’ultima è stata diretta princi-
palmente la ricerca.
2. I SITI ARCHEOLOGICI
2.1. la val pennavaira
Prende il nome dal Rio Pennavaira che origina a circa 1380 m di
altezza sotto il Colle di Caprauna superato il quale si entra nella
Valle del Tanaro, in Piemonte, e di qui si scende nella Valle del
Po. Lungo la Val Pennavaira, a tratti molto incassata, con con-
formazione a V, si aprono numerose cavità e ripari sottoroccia
(Leale Anfossi, 1958-1961a), alcuni dei quali sono stati oggetto
di ricerche e di scavi condotti da M. Leale Anfossi a partire da-
gli anni Cinquanta, per conto dell’Istituto Internazionale di Stu-
di Liguri (Bordighera) e dell’Istituto Italiano di Paleontologia
Umana (Roma) (Barker et al., 1990).
Durante le sue perlustrazioni, M. Leale Anfossi rinvenne
tre ripari sottoroccia in cui condusse scavi che hanno restitui-
to orizzonti riconducibili alla Cultura della Ceramica Impressa:
l’Arma di Nasino (Leale Anfossi, 1967, 1974), l’Arma dello
Stefanin (Leale Anfossi, 1972) e la Grotta del Pertusello (g. 2)
(Leale Anfossi, 1958-1961b).
Fig. 1. Liguria di Ponente: distribuzione dei siti della Cultura della Ceramica Impressa menzionati nel testo: 1) Arma di Nasino, 2) Arma
dello Stefanin, 3) Grotta del Pertusello, 4) Grotta di S. Lucia Superiore, 5) Caverna del Ponte di Vara (Varé), 6) Grotta dell’Edera, 7)
Caverna delle Arene Candide, 8) Caverna della Mandurea, 9) Caverna dei Parmorari (Armorari), 10) Grotta Pollera, 11) Caverna di S.
Eusebio, 12) Caverna della Matta o del Sanguineto, 13) Caverna dell’Acqua o del Morto, 14) Caverna della Fontana o dell’Acqua, 15)
Arma dell’Aquila, 16) Caverna dei Pipistrelli (Borzini), 17) Riparo di Pian del Ciliegio, 18) Caverna delle Fate, 19) S. Sebastiano di Perti,
20) Caverna Bergeggi (disegno di P. Biagi).
Fig. 2. Grotta del Pertusello: fotograa originale degli scavi del 1959
di M. Leale Anfossi, a destra nell’immagine, ripresa nell’agosto del
1960 (Archivi della Soprintendenza Archeologia della Liguria).
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La Cultura della Ceramica Impressa nella Liguria di Ponente: Distribuzione, cronologia e aspetti culturali
L’Arma di Nasino si apre a circa 12 km dalla linea di costa
attuale, lungo il lato settentrionale del Rio Pennavaria a circa
150 m di altezza, 18 m al di sopra del corso del ume (g. 1,
n. 1). Si presenta come un grande riparo sottoroccia, profondo
circa 6 m (Leale Anfossi, 1967: g. 2), nel quale sono stati rico-
nosciuti 15 periodi principali di occupazione compresi fra l’età
Romana e l’Epigravettiano Finale (Paleolitico Superiore). Gli
strati X, IX e anche VIII della complessa sequenza rinvenuta
all’interno del riparo hanno restituito industrie neolitiche rife-
ribili alla Cultura della Ceramica Impressa, con ceramiche de-
corate anche con motivi cardiali (g. 3, nn. 4-6) (Leale Anfossi,
1974: g. 4). Dallo strato IX provengono la sepoltura incom-
pleta di un giovane, deposto in posizione rannicchiata, e i crani
di due bambini rinvenuti nella parte più interna del riempimen-
to. Da carboni raccolti in diversi riquadri dello stesso strato IX
sono state ottenute 5 date radiocarboniche, che hanno fornito ri-
sultati compresi fra 6470±120 (R-267) e 5955±65 BP (R-316α)
(Alessio et al., 1968). Altre datazioni radiometriche inquadrabili
nella seconda metà del VII millennio BP sono state ottenute da
carboni raccolti nello strato VIII (vedi Tabella 1).
L’Arma dello Stefanin è un riparo che si apre a 400 m
di altezza lungo parete meridionale del corso del Rio Pen-
navaria, a circa 22 km dalla linea di costa attuale (g. 1, n.
2). Venne individuata come località archeologica nel 1952, e
poi indagata a partire dallo stesso anno, no al 1962, da M.
Leale Anfossi (1972). Gli scavi furono poi ripresi nel 1982
dalla Soprintendenza Archeologica della Liguria (Biagi et al.,
1987). Durante entrambe le ricerche, venne portato alla luce
un orizzonte di pochi centimetri di spessore contenente pochi
materiali ttili e litici attribuiti alla Cultura della Ceramica
Impressa, fra cui rari frammenti ceramici decorati con motivi
e cordoni impressi e impressioni cardiali, datato a 6610±60
BP (Bln-3276) su frammenti di carbone vegetale (Bagolini e
Biagi, 1990: 111).
La Grotta del Pertusello si trova poco a nord dell’arma
dello Stefanin, a circa 550 m di altezza, lungo la parete me-
ridionale della Val Pennavaira (Leale Anfossi, 1958-1961b)
(g. 1, n. 3). Gli scavi, già intrapresi da G. Chiappella (1962)
a partire dal 1952, vennero poi riaperti e portati avanti da
M. Leale Anfossi nel 1963. Lo strato IV della sequenza ha
restituito materiali attribuiti alla Cultura della Ceramica Im-
pressa, fra cui frammenti di un grande recipiente ricostruito
decorato con cordoni verticali ed orizzontali e motivi cardiali
impressi (Bagolini e Biagi, 1990: Fig. 7, n. 8) (g. 3, nn.
1-3). L’unica datazione radiocarbonica ottenuta su frammenti
di carbone raccolti in questo strato ha fornito un risultato
inquadrabile nella metà del VI millennio BP (R-157: Alessio
et al., 1967: 348).
2.2. il toiranese
L’unica località da cui provengono materiali attribuibili alla
Cultura della Ceramica Impressa è la Grotta di S. Lucia Supe-
riore, ubicata lungo la ancata occidentale della Val Varatella, a
241 m sul livello del mare (g. 1, n. 4). Le ricerche, condotte nel
1963 a 50 m dall’ingresso, hanno messo in luce una sequenza
archeologica in cui l’orizzonte di supercie A ha restituito re-
perti neolitici attribuiti a diversi aspetti culturali, fra cui alcuni
decorati con impressioni cardiali (Tozzi, 1962; Maggi e Starni-
ni, 1984: g. 4).
2.3. la val MareMola
All’interno di Pietra Ligure, nei pressi della conuenza del cor-
so del Torrente Giustenice nel Maremola, ad un’altezza di m
11, si apre la Caverna del Ponte di Vara, altrimenti detta Varé
(g. 1, n. 5). Gli scavi, condotti nel 1981-1985, hanno permesso
di constatare il rimaneggiamento dei depositi della cavità, dai
quali sono stati per altro raccolti alcuni frammenti ceramici neo-
litici fra cui alcuni decorati con motivi cardiali impressi (Odetti,
1982-1986a; 1996: g. 12).
Sempre in Val Maremola, lungo il versante orientale
del Bric Tampa, a circa 480 m di altezza, si trova la Grotta
dell’Edera (g. 1, n. 6). Gli scavi aperti nella sala principale
Fig. 3. 1) disegno e fotograa del recipiente frammentario con
decorazione impressa strumentale dallo strato IV della Grotta del
Pertusello (scavi M. Leale Anfossi); 2) ricostruzione graca del
recipiente cordonato con decorazione ad impressioni a conchiglia
dalla Grotta del Pertusello (scavi M. Leale Anfossi); 3) recipiente
pluriansato della Cultura della Ceramica Impressa dagli strati
III e IV della Grotta del Pertusello (scavi M. Leale Anfossi); 4)
ricostruzione graca di frammento di recipiente con decorazione ad
impressioni dall’Arma di Nasino, strati VIII e IX (scavi M. Leale
Anfossi); 5) ricostruzione graca di recipiente con decorazione
impressa strumentale dall’Arma di Nasino (scavi M. Leale Anfossi);
6) fotograa di due frammenti pertinenti e ricostruzione graca
di recipiente con decorazione impressa strumentale dall’Arma di
Nasino, strato IX (scavi M. Leale Anfossi) (disegni di B. Bagolini e
P. Biagi, fotograe di E. Starnini).
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P. Biagi e E. Starnini
Tabella 1. Datazioni radiocarboniche ottenuti da orizzonti della Cultura della Ceramica Impressa dei siti della Liguria di Ponente
menzionati nel testo.
Strato Scavo Materiale N° Laboratorio Data BP Cal. BC 1σ* Bibliograa
Grotta Pollera (Finalese)
XXIV S. Tiné 1971-73 Carboni MC-756 6950±100 5848±99 Tiné, 1974: 52
XXI S. Tiné 1971-73 Carboni MC-1148 6880±100 5788±95 Odetti, 1990: 143
XXIII S. Tiné 1971-73 Carboni MC-757 6580±100 5526±83 Tiné, 1974: 52
S. Sebastiano di Perti (Finalese)
Sezione E. Starnini 1992 Trit. dicoccum OxA-21359 6767±39 5677±29 Colledge, com. pers. 2010
Sezione E. Starnini 1992 Hordeum sp. GrA-25715 6760±45 5674±32 Capelli et al., 2006: 90
Sezione E. Starnini 1992 Trit. vulgare OxA-19734 6675±33 5599±29 Colledge, com. pers. 2010
Arma dell’Aquila (Finalese)
Sepoltura fanciullo C. Richard 1942 Cranio umano OxA-V-2365-31 6678±33 5600±29 Mannino et al., 2015
7° “focolare” C. Richard 1942 Cranio umano OxA-V-2365-50 6669±34 5596±29 Mannino et al., 2015
Sepoltura Richard 1 C. Richard 1938 Costa umana OxA-V-2365-36 6318±33 5288±42 Mannino et al., 2015
Sepoltura Richard 4 C. Richard 1938 Ossa umane GrA-38257 6315±35 5286±42 Unpublished
3° strato sotto 5°
“focolare”
C. Richard 1942 Carboni Bln-3450 6240±90 5189±111 Bagolini e Biagi, 1990: 11
Arma dello Stefanin (Val Pennavaira)
2P. Biagi, R. Maggi
1982-84
Carboni Bln-3276 6610±60 5559±48 Barker et al., 1990: 111
Grotta dell’Edera (Val Maremola)
Focolare G. Odetti 1976-77 Carboni MC-2332 6510±110 5466±97 Odetti, 1986: 107
Focolare G. Odetti 1976-77 Carboni MC-2333 6490±110 5449±97 Odetti, 1986: 107
Arma di Nasino (Val Pennavaira)
IXi, 2,8-3,0 m M. Leale Anfossi 1963 Carboni R-267 6470±120 5431±103 Alessio et al., 1968: 354
VIII, A-B-W M. Leale Anfossi 1966 Carboni R-313 6420±65 5400±58 Alessio et al., 1968: 355
VIII, A-B-W M. Leale Anfossi 1966 Carboni R-313α 6400±105 5365±99 Alessio et al., 1968: 355
IXs, A-B-W M. Leale Anfossi 1966 Carboni R-315 6280±70 5232±93 Alessio et al., 1968: 355
IXs, B-C-L-O;
B-C-G-M
M. Leale Anfossi 1963 Carboni R-265 6280±120 5227±144 Alessio et al., 1968: 354
VIIIa, B-C-G M. Leale Anfossi 1963 Carboni R-263 6140±110 5077±130 Alessio et al., 1968: 354
* Date calibrate col programma CalPal online, quickcal2007 ver.1.5, utilizzando la curva di calibrazione CalPal2007_HULU.
hanno restituito reperti attribuibili a diversi periodi del Neoli-
tico (Odetti, 1982-1986b). Alla base del deposito è stato rin-
venuto un focolare con due momenti di utilizzo sovrapposti
datati a 6510±110 BP (MC-2332) e 6490±110 BP (MC-2333)
(Odetti, 1986: 107) dai quali si desume che il suo insediamen-
to avvenne in un periodo ben denito della Cultura della Cera-
mica Impressa in Liguria.
2.4. il Finalese
È il territorio più ricco di cavità e di insediamenti neolitici in
grotta di tutta la Liguria di Ponente. Ad oggi sono note 12 ca-
verne che hanno restituito complessi o materiali della Cultura
della Ceramica Impressa, oltre che un insediamento all’aperto
a S. Sebastiano di Perti (Starnini e Vicino, 1993; Capelli et al.,
2006). La descrizione dei siti segue quella degli itinerari ripor-
tati da L. Bernabò Brea nel suo lavoro sulle caverne del Finale
(Bernabò Brea, 1947).
La Caverna delle Arene Candide si apre, con imbocco
verso il mare, a 89 m di altezza, lungo le pendici del Monte
Caprazzoppa (g. 1, n. 7). Dopo le prime ricerche condotte
nel’Ottocento gli scavi furono ripresi prima da L. Bernabò Brea
e L. Cardini nel 1940-1950 (Bernabò Brea, 1946, 1956; Cardi-
ni, 1980), poi da S. Tiné nel 1972-1977 (Tiné, 1986, 1999). I
risultati degli scavi di L. Bernabò Brea e L. Cardini furono poi
ripubblicati da R. Maggi et al. (1997), mentre quelli di S. Tiné,
a cura dello stesso autore (Tiné, 1999).
In particolare, durante le ricerche condotte da quest’ultimo, è
stata portata alla luce la sepoltura di un individuo adulto di sesso
maschile, deposto apparentemente nello strato 14, attribuito alla
Cultura della Ceramica Impressa (Traverso, 1999). L’inumato
giaceva con le gambe esse all’interno di una semplice fossa,
cosparso di ocra rossa (ACT2: Canci et al., 1999). La datazione
AMS eseguita su di una costa ha restituito il risultato di 5178±25
BP (MAMS-11443) (Mannino e Talamo, com. pers. 2009) che
attribuisce, in realtà, la sepoltura alla Cultura di Chassey (g. 4).
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La Cultura della Ceramica Impressa nella Liguria di Ponente: Distribuzione, cronologia e aspetti culturali
Fig. 4. Caverna delle Arene Candide: sepoltura rinvenuta nello
strato 14 degli scavi S. Tiné (Traverso, 1999: Tav. XV), ritenuta
della Cultura della Ceramica Impressa, in realtà da attribuire alla
Cultura di Chassey in base alla datazione AMS eseguita su una
costa dell’inumato (MAMS-11443: 5178±25 BP) (Mannino e
Talamo, com. pers. 2009).
I depositi delle Arene Candide hanno restituito una delle se-
quenze neolitiche più importanti del Mediterraneo, alla base de-
lla quale L. Bernabò Brea rinvenne per la prima volta, in posto,
un orizzonte della Cultura della Ceramica Impressa (gg. 5-7)
che egli ritenne la più antica espressione neolitica del Medi-
terraneo nord-occidentale (Bernabò Brea, 1955: 66), diffusasi
per via marittima attraverso “isole talvolta anche piccolissime”
(Bernabò Brea, 1950a: 31). A questa cultura egli attribuì “una
lunghissima durata, il che spiega le notevoli differenziazioni sti-
listiche, le diverse specializzazioni che essa ha raggiunto nelle
varie regioni” (Bernabò Brea, 1950a: 35).
In particolare l’analisi delle ceramiche raccolte durante le
ricerche di cui sopra (Maggi e Starnini, 1997; Traverso, 1999;
Del Lucchese e Starnini, 2006-2007) e le datazioni radiocar-
boniche (Tabella 2) (Maggi, 1997; Pearce, 2013: 82) hanno in
parte contribuito al miglioramento delle nostre conoscenze di
questo importante aspetto del Neolitico Antico della Liguria di
Ponente, i cui problemi, tuttora aperti (Biagi, 1987: 208), ven-
gono discussi in dettaglio nel capitolo che segue.
Nel territorio di Borgio e di Verezzi due grotte hanno
restituito reperti della Cultura della Ceramica Impressa: La
Caverna della Mandurea (Tozzi, 1965) e la Caverna dei Par-
morari o Armorari.
La Caverna della Mandurea si apre a circa 40 m sul livello
del mare, subito a est del paese di Borgio Verezzi (g. 1, n. 8). In
un piccolo saggio condotto nel 1964 è stata esposta una sequen-
za neolitica alla base della quale, la parte superiore dello strato
4, ha restituito frammenti ceramici della Cultura della Ceramica
Impressa (g. 8, n. 4). Alcuni di questi presentano una decora-
zione cardiale, altri motivi a zig-zag di punzonature ricorrenti, o
sillons d’impressions” (Tozzi, 1965: g. 3).
La Caverna dei Parmorari (o Armorari) fu indagata princi-
palmente da C. Richard (1932) che portò alla luce un’importante
sequenza del Pleistocene (g. 1, n. 9). Al di sopra di questa la
serie Olocenica conteneva materiali neolitici attribuibili a di-
versi aspetti culturali, fra cui un frammento di orlo di recipiente
profondo con decorazioni incise a zig-zag forse (?) attribuibile
alla Cultura della Ceramica Impressa.
Fig. 5. Forme e decorazioni della Cultura della Ceramica Impressa
dalla Caverna delle Arene Candide: 1) tazza ansata ricomposta da
frammenti dagli strati 14 e 15 degli scavi S. Tiné e delle collezioni
ottocentesche; 2) tazza ansata ricomposta da frammenti dallo strato
14 degli scavi S. Tiné; 3) scodella ricomposta da frammenti dagli
strati 14 e 15 degli scavi S. Tiné e delle collezioni ottocentesche;
4) recipiente profondo con ansa o presa ricomposto da frammenti
dallo strato 12, 14 e 15 degli scavi S. Tiné e delle collezioni
ottocentesche; 5 e 6) frammenti di tazza troncoconica ricomposta
da frammenti raccolti negli scavi di L. Bernabò Brea e negli strati
14 e 15 degli scavi S. Tiné; 7) recipiente globulare con prese a
bugna ricomposto da frammenti degli strati 13-15 degli scavi S.
Tiné; 8) scodella ricomposta da frammenti dallo strato 14 e 15 degli
scavi S. Tiné (da Del Lucchese e Starnini, 2006-2007: g. 1, con
modicazioni).
40
P. Biagi e E. Starnini
Fig. 6. Forme e decorazioni della Cultura della Ceramica Impressa
dalla Caverna delle Arene Candide: 1) recipiente profondo ansato
ricomposto da frammenti raccolti negli scavi di L. Bernabò Brea e
negli strati 14 e 15 degli scavi S. Tiné; 2) frammento di orlo dallo
strato 15 degli scavi S. Tiné; 3) frammento di orlo di scodella con
decorazione cardiale dallo strato 13 degli scavi S. Tiné; 4) scodella
ricomposta da frammenti dagli strati 14 e 15 degli scavi S. Tiné; 5)
olla cordonata con prese a lingua ricomposta da frammenti dagli
strati 18, 17, 15, 14 e 12 degli scavi S. Tiné; 6) olla con prese a
lingua ricomposta da frammenti dagli strati 14 e 15 degli scavi S.
Tiné; 7) olla con prese a lingua ricomposta da frammenti dagli strati
14 e 15 degli scavi S. Tiné (da Del Lucchese e Starnini, 2006-2007:
g. 2 e 4, con modicazioni).
Fig. 7. Forme e decorazioni della Cultura della Ceramica Impressa
dalla Caverna delle Arene Candide: 1) scodella ricomposta da
frammenti dagli strati 14 e 13 degli scavi S. Tiné; 2) recipiente
profondo ovoidale ricomposto con frammenti dagli strati 14 e 15
degli scavi S. Tiné; 3) frammenti di asco dallo strato 14 degli scavi
S. Tiné; 4) spalla di asco ricomposta da frammenti dallo strato 15
degli scavi S. Tiné; 5) collo di asco ricomposto con frammenti
dallo strato 15, 14 e 13 degli scavi S. Tiné; 6) porzione di ventre di
asco ricomposta da frammenti dagli strati 25 e 27 degli scavi di
L. Bernabò Brea e degli scavi S. Tiné; 7) collo di asco ricomposto
da frammenti dallo strato 15 degli scavi S. Tiné (da Del Lucchese e
Starnini, 2006-2007: g. 3-5, con modicazioni).
La Grotta Pollera si trova lungo il pendio occidentale della
rocca che domina la Valle di Pian Marino, a circa 280 m di al-
tezza (g. 1, n. 10). Nota sin dalla seconda metà dell’Ottocento
come località di interesse archeologico, è stata oggetto di nu-
merose campagne di scavo a partire dal 1870 (Odetti, 1972).
Negli anni Settanta gli scavi furono ripresi a cura di S. Tiné,
durante i quali è stata rilevata un’importante sequenza neoli-
tica, alla base della quale, nello strato III, si rinveniva per la
prima volta un deposito attribuibile alla Cultura della Cerami-
ca Impressa, poi suddiviso in sei livelli articiali (XXIV-XIX)
(Odetti, 1990: g. 9).
Dal deposito rimaneggiato e dallo strato III, dello spessore
di circa 50 cm, provengono frammenti di recipienti decorati con
svariati motivi impressi strumentali e cardiali (g. 8, nn. 6 e 7)
ed alcuni frammenti cordonati. Sfortunatamente le datazioni ra-
diocarboniche, che si distribuiscono in un periodo lungo più di
300 anni (da MC-756 a MC-757), non concordano con la seria-
zione pubblicata dello scavo, e di conseguenza non è possibile
stabilire eventuali variazioni stilistiche all’interno del comples-
so ceramico (vedi Tabella 1).
La Caverna di S. Eusebio si trova nei pressi di Pian Marino,
lungo le pendici meridionali della Rocca Carsanca, a circa 310 m
di altezza, al di sopra del Rio La Valle (Odetti, 1983) (g. 1, n.
11). Secondo le descrizioni fornite da N. Morelli (1893) il deposito
Neolitico si trovava in posto a circa 3 m di profondità. Fra i reper-
ti del Neolitico Antico gura anche un vaso integro decorato con
complessi motivi impressi (g. 8, n. 8), e un frammento di recipien-
te con motivi cardiali orizzontali sotto l’orlo (g. 8, n. 9).
41
La Cultura della Ceramica Impressa nella Liguria di Ponente: Distribuzione, cronologia e aspetti culturali
Sempre seguendo gli itinerari di cui sopra, numerose sono
le cavità lungo la parete occidentale della Valle dell’Aquila. Fra
queste la Caverna della Matta, o del Sanguineto (g. 1, n. 12), alla
quota di 105 m, lungo il costone che divide la Valle dell’Aquila da
quella del Rio della Valle (Odetti, 2002a). Dal riempimento della
caverna provengono importanti complessi dal Neolitico Medio
all’età del Ferro, oltre che pochi frammenti ttili attribuiti alla
Cultura della Ceramica Impressa (Del Lucchese, 2002; Odetti,
2002b: Tav. I), alcuni dei quali decorati con motivi cardiali.
Alcune centinaia di metri più a nord si aprono le due Ca-
verne dell’Acqua o del Morto (o di Zerbi) (g. 1, n. 13) e della
Fontana o dell’Acqua (g. 1, n. 14), poco sopra i 250 m di quota
del Bric Scimarco. Entrambe hanno restituito pochi reperti ce-
ramici attribuibili alla Cultura della Ceramica Impressa (g. 8,
n. 5). Gli scavi condotti nel 1982-1983 dalla Soprintendenza Ar-
cheologica della Liguria nella Caverna dell’Acqua o del Morto
hanno confermato ancora una volta la presenza del Neolitico
Antico nella cavità (Del Lucchese e Vignolo, 1989).
Lungo la parte orientale della Valle dell’Aquila si colloca la
caverna omonima (g. 1, n. 15). Qui gli scavi di F.H. Zambelli
(1937), G. Silla (1937) e C. Richard (1941-1942) hanno porta-
to alla luce un’importante sequenza stratigraca con numerosi
momenti di abitazione distribuiti a partire dall’inizio del Pa-
leolitico Superiore (Aurignaziano) all’età del Bronzo. L’Arma
dell’Aquila, che si articola in realtà in due grotte principali, un
riparo sotto roccia e il suo talus esterno, si apre a quota m 230
lungo il anco orientale del Bric Spaventaggi, a circa 5 km dalla
linea di costa (Arobba et al., 1987).
Durante le ricerche, C. Richard rinvenne diversi orizzonti
antropici che egli chiamò “focolari” perché ricchi di carbone
vegetale, alcuni dei quali attribuibili al Neolitico, ed una serie
di sepolture per lo più distribuite fra il 7° e il “focolare”.
Numerosi materiali ceramici attribuibili alla Cultura della Ce-
ramica Impressa furono raccolti principalmente nel 7° e 6° “fo-
colare”. Fra questi anche un esemplare reintegrato di recipiente
profondo (g. 8, n. 1) decorato con impressioni cardiali (Ber-
nabò Brea, 1950b). Le datazioni disponibili indicherebbero che
la cavità fu insediata in due momenti ben distinti del Neolitico
Antico da parte di popolazioni in possesso della Cultura della
Ceramica Impressa (Tabella 1) che vi deposero almeno due in-
dividui le cui datazioni AMS ci riportano ai momenti più anti-
chi di abitazione del Neolitico a Ceramica Impressa della cavità
(OxA-V-2365-31 e 50: Mannino et al., 2015).
Nella regione di Orco, lungo la parete occidentale del corso
de La Fiumara, non distante dal punto in cui il Rio dei Cornei vi
conuisce, si apre, come una fenditura del complesso mioceni-
co del Nava, a circa 320 m di quota, la Caverna dei Pipistrelli o
Borzini (g. 1, n. 16).
Tabella 2. Caverna delle Arene Candide: datazioni radiocarboniche ottenute dagli strati della Cultura della Ceramica Impressa o da strati
che hanno restituito frammenti di Ceramica Impressa (strato 13, scavi S. Tiné).
Strato Scavo Materiale N° Lab. Data. BP Cal. BC 1σ* Bibliograa
Cluster 1
14 S. Tiné 1972-1977 Carboni UB-2423 6980±115 5867±106 Biagi et al., 1989: 539.
14 S. Tiné 1972-1977 Carboni LJ-4143 6870±100 5780±95 Linick, 1980: 1038-39
27G L. Bernabò Brea 1940-1950 Pistacia terebinthus Beta-66553
CAMS-9421
6880±60 5778±60 Maggi, 1997: 36, Tab. 2
10 R. Maggi 1996-2004-2005 Hordeum sp.Beta-110542 6830±40 5711±32 Pearce, 2013: Table 3.47
10 R. Maggi 1996-2004-2005 Triticum dicoccum OxA-23072 6778±39 5682±28 Colledge, pers. comm. 2010
14 S. Tiné 1972-1977 Carboni UB-2424 6700±145 5630±117 Bagolini e Biagi, 1990: 11
Cluster 2
14 S. Tiné 1972-1977 Carboni LJ-4144 6490±100 5451±88 Linick, 1980: 1038-39
25 L. Bernabò Brea 1940-1950 Carboni Pi-27 bis 6487±175 5423±163 Maggi, 1997: 36, Tab. 2
Cluster 3
9b R. Maggi 1996-2004-2005 Rhamnus alaternus Beta-109619 6370±50 5377±60 Pearce, 2013: Table 3.47
26ABD L. Bernabò Brea 1940-1950 Quercus sez. Robur Beta-66551
CAMS-9419
6350±60 5344±78 Maggi, 1997: 36, Tab. 2
13C S. Tiné 1972-1977 Carboni UB-2422 6345±180 5268±193 Bagolini e Biagi, 1990: 11
Tomba VII L. Bernabò Brea 1940-1950 Osso umano GX-16963-G 6255±55 5209±85 Maggi, 1997: 36, Tab. 2
13B S. Tiné 1972-1977 Carboni LJ-4139 6230±90 5180±112 Linick, 1980: 1038-39
25-26 L. Bernabò Brea 1940-1950 Carboni R-101 6220±55 5180±89 Maggi, 1997: 36, Tab. 2
13C S. Tiné 1972-1977 Carboni LJ-4141 6220±100 5168±122 Linick, 1980: 1038-39
13A S. Tiné 1972-1977 Carboni UB-2420 6205±105 5152±129 Bagolini e Biagi, 1990: 10
27C L. Bernabò Brea 1940-1950 Phillyrea sp. Beta-66552
CAMS-9420
6150±70 5102±95 Maggi, 1997: 36, Tab. 2
* Date calibrate col programma CalPal online, quickcal2007 ver.1.5, utilizzando la curva di calibrazione CalPal2007_HULU.
42
P. Biagi e E. Starnini
Gli scavi condotti dalla missione Spagnola e Italiana negli
anni 1953-1956 hanno confermato l’importanza della cavità
abitata, ed anche impiegata come area sepolcrale, durante di-
versi periodi del Neolitico (Delno, 1981: 88). Dallo strato I e
II degli scavi degli anni Cinquanta provengono numerosi reperti
attribuibili alla Cultura della Ceramica Impressa fra cui reperti
ceramici con impressioni cardiali ed un frammento di anellone
in marmo bianco (Almagro et al., 1957).
Sull’Altipiano delle Mànie, lungo la parete occidentale di
una vallecola tributaria della Valle dei Ponci, si apre, a 220 m
di altezza, il Riparo di Pian del Ciliegio (Del Lucchese, 2009)
(g. 1, n. 17). Le ricerche condotte nel 1992-1997 dalla So-
printendenza Archeologica della Liguria hanno dimostrato che
la cavità venne insediata principalmente in diversi periodi del
Neolitico Medio. I pochi frammenti ceramici caratteristici de-
lla Cultura della Ceramica Impressa rinvenuti sparsi all’interno
del deposito, in posizione secondaria, indicano che il riparo era
stato abitato anche nel Neolitico Antico (Del Lucchese e Scotti,
2009). Interessante da sottolineare che l’analisi archeometrica
di questi frammenti ha rivelato la presenza di un esemplare di
importazione dal territorio tosco-laziale (Capelli et al., 2009a,
2009b).
La Caverna delle Fate, lungo la parete orientale della Va-
lle dei Ponci, a circa 100 m di altezza (g. 1, n. 18), è nota
principalmente per le ricerche condotte nella seconda metà
dell’Ottocento nei depositi pleistocenici (Issel, 1908: 164-181),
durante le quali furono rinvenuti i resti di centinaia di individui
di Ursus spelaeus. Dal riempimento di supercie provengono
anche frammenti di ceramica neolitica alcuni dei quali attribui-
bili alla Cultura della Ceramica Impressa (g. 8, n. 2) (Bernabò
Brea, 1947: 70).
L’unico insediamento all’aperto di questo aspetto sinora
rinvenuto nella Liguria di Ponente è quello di S. Sebastiano di
Perti, lungo il versante orientale della Val di Pora (Starnini e
Vicino, 1993; Capelli et al., 2006) (g. 1, n. 19). I materiali
raccolti lungo una sezione esposta hanno rivelato la presenza di
un abitato con materiali ceramici attribuibili a svariati recipienti
della Cultura della Ceramica Impressa, fra i quali ne gurano
alcuni decorati con impressioni cardiali (g. 9, nn. 6, 8-11). Le
tre datazioni AMS ottenute su cariossidi di frumento ed orzo
hanno fornito risultati omogenei e ricadono tutte in un arco di
tempo notevolmente limitato (da OxA-21359 a OxA-19734:
Tabella 1).
La sola stazione in grotta che non rientra nelle quattro regio-
ni precedentemente descritte è quella del Capo di Bergeggi che
si apre al livello del mare alla base del promontorio stesso (g.
1, n. 20). Da questa cavità provengono reperti neolitici ed anche
di epoche preistoriche più recenti. Fra quelli neolitici gura un
frammento d’orlo sotto il quale si trovano numerosi segmenti
lineari incisi, proveniente dalle ricerche condotte nell’Ottocento
(g. 8, n. 3).
3. CONSIDERAZIONI
La Liguria è una regione dell’Italia settentrionale con caratte-
ristiche territoriali peculiari e notevoli differenze geograche e
morfologiche che distinguono nettamente la regione del Levan-
te da quella del Ponente. Non è un caso che i due territori siano
separati dal Colle di Cadibona, che segna il punto in cui l’arco
alpino ha inizio e si chiude la catena appenninica. La sottile li-
nea di costa Ligure funge come da cerniera tra la Provenza, ad
ovest, e la Toscana ad est, di fronte alla quale si trova la Corsica,
separata dal Mar Ligure (g. 1).
Come accennato nell’introduzione, il territorio è pressoché
privo di aree pianeggianti che, nel Ponente, si limitano alla sola
Piana di Albenga. Nonostante molto sia stato scritto, pochissi-
mo è noto della neolitizzazione della Liguria di Ponente mentre,
inaspettatamente, non sappiamo quasi nulla delle modalità di
questo processo nel Levante ligure che, in teoria, dovrebbe es-
sere meglio documentato.
Fig. 8. 1) disegno e fotograa del recipiente reintegrato con motivi
impressi strumentali dall’Arma dell’Aquila; 2) frammento di
scodella con decorazione impressa dalla Caverna delle Fate (scavi
Amerano, Museo di Genova-Pegli); 3) frammento con decorazione
impressa e incisa dalla Grotta di Bergeggi (scavi Modigliani o Rossi,
Museo di Genova-Pegli); 4) frammento di orlo con decorazione
impressa a sequenza dalla Caverna della Mandurea (scavi C. Tozzi
1964); 5) frammento di scodella con motivi impressi lineari dalla
caverna dell’Acqua o Fontana (Museo di Genova-Pegli); 6) due
frammenti di orlo di recipiente decorato con impressioni a sequenza
dalla Grotta Pollera (scavi S. Tiné); 7) frammento di parete di
recipiente profondo con impressioni a conchiglia dalla Grotta
Pollera (rimaneggiato scavi S. Tiné); 8 e 9) ricostruzione graca
di due recipienti profondi con decorazioni impresse di vario tipo
dalla Caverna di S. Eusebio (Museo di Genova-Pegli) (disegni di P.
Biagi, fotograe di E. Starnini).
43
La Cultura della Ceramica Impressa nella Liguria di Ponente: Distribuzione, cronologia e aspetti culturali
Di fatto le nostre conoscenze del Ponente sono limitate prin-
cipalmente alle informazioni fornite da poche stazioni in grotta,
che si aprono in territori ben deniti e limitati da un punto di
vista geograco (Biagi e Nisbet, 1986), dalle quali gli scavi han-
no posto in luce delle sequenze neolitiche che sono state solo
in alcuni casi radiodatate (Caverna delle Arene Candide, Arma
dell’Aquila, Grotta Pollera, Arma di Nasino). Le altre località
sono nel complesso poco utili per lo studio della neolitizzazione
della regione in quanto si tratta o di sequenze molto limitate in
grotta, sulle quali solo in alcuni casi sono state eseguite data-
zioni radiocarboniche (Grotta dell’Edera, Grotta di S. Eusebio,
Grotta Mandurea, Varé, Grotta del Pertusello, Arma dello Ste-
fanin), oppure di rinvenimenti di frammenti ceramici isolati (si
vedano le altre località).
Di conseguenza le poche informazioni che conosciamo de-
rivano da situazioni anomale da un punto di vista archeologi-
co, oltre che poco facilmente controllabili da un punto di vista
stratigraco e sedimentario, quali appunto sono le sequenze in
grotta (Schmid, 1969; Brush et al., 2010). Se a questo aggiun-
giamo che le uniche stazioni utilizzabili per uno studio detta-
gliato sono solamente le quattro sopraccitate, tre delle quali per
altro note da decenni (De Pascale, 2008), non è difcile con-
cludere che le nostre conoscenze sull’argomento sono notevol-
mente carenti e non sono certo progredite di molto negli ultimi
trent’anni (Biagi, 1987).
Alle considerazioni di cui sopra va aggiunto che 1) sola-
mente sette stazioni della Liguria di Ponente sono state sinora
radiodatate (Pearce, 2013: g. 3.27), 2) molte delle datazioni
assolute sinora disponibili non sono state ottenute con il me-
todo dell’acceleratore spettrometro di massa (AMS), 3) che la
loro deviazione standard è in molti casi troppo alta per poter
costruire una sequenza dettagliata, 4) che spesso non sono stati
impiegati laboratori di ricerca, bensì commerciali, e 5) che quasi
tutti i risultati non derivano da progetti di ricerca sistematici
(Tabelle 1 e 2). Le uniche seriazioni attendibili, costruite grazie
a datazioni AMS in seguito a progetti di ricerca deniti, sono di
fatto quella dell’Arma dell’Aquila (Mannino et al., 2015) e del
sito all’aperto di S. Sebastiano di Perti (Starnini e Vicino, 1993;
Capelli et al., 2006), come è chiaramente visibile nella struttura
della curva di calibrazione presentata nella g. 10.
Fig. 9. S. Sebastiano di Perti: frammenti vascolari con decorazione impressa con motivi decorativi caratteristici strumentali (nn. 1, 2, 4, 5,
7), a sequenza (n. 3) e a conchiglia (nn. 6, 8-11) (fotograe di E. Starnini).
Fig. 10. Plot di tutte le datazioni radiocarboniche, calibrate secondo
OxCal 4.2.4, disponibili per i siti della Cultura della Ceramica
Impressa della Liguria di Ponente, con l’indicazione dei possibili
periodi di occupazione delle diverse stazioni Arene Candide escluse
(disegno di P. Biagi).
44
P. Biagi e E. Starnini
4. DISCUSSIONE
Il problema della neolitizzazione della Liguria di Ponente rien-
tra nel quadro più generale della neolitizzazione del Mediterra-
neo centro-occidentale, e della Penisola Italiana in particolare
(Guilaine, 2003), che sappiamo aver avuto luogo in un periodo
di forti cambiamenti climatici (Weninger et al., 2006; Berger,
2009; Bernabeu et al., 2014), secondo modelli e velocità dise-
guali a seconda dei diversi territori, seguendo delle modalità
denite “aritmiche” (Berger e Guilaine, 2009; Guilaine, 2013).
Per quanto riguarda l’Italia, queste differenze sono docu-
mentate dalle informazioni raccolte principalmente negli inse-
diamenti distribuiti lungo la costa Dalmata (Berger et al., 2014;
Forenbaher e Miracle, 2014; McClure et al., 2014) e la costa
Italiana dell’Adriatico (Biagi e Starnini, 1999; Biagi e Spataro,
2002; Spataro, 2002); mentre i dati a disposizione sono molto
più carenti per quella Tirrenica, principalmente a causa delle
nostre limitate conoscenze della distribuzione e della cronologia
delle stazioni del Neolitico Antico in buona parte del territorio
(Fugazzola Delpino, 2002). Le poche datazioni radiometriche
a disposizione per la Calabria (Ammerman, 1985: 59; Ammer-
man e Bonardi, 1985-1986; Tiné, 2009), sembrerebbero comun-
que indicare che il processo di neolitizzazione si realizzò in
tempi rapidi anche lungo la costa Tirrenica (Pearce, 2013: 84),
in contrasto con quanto noto per quella Adriatica occidentale.
Come si può notare nella descrizione delle località della Cul-
tura della Ceramica Impressa della Liguria di Ponente, queste
sono rappresentate principalmente da stazioni all’interno di ca-
vità, distribuite in territorio ristretto con caratteristiche morfolo-
giche non comuni (g. 1). In base alle datazioni radiometriche
disponibili, ottenute dalla sequenza della Caverna delle Arene
Candide (UB-2423) e della Grotta Pollera (MC-756) (Tabella 1
e 2), la neolitizzazione del territorio ebbe luogo intorno alla ne
dell’VIII, inizio del VII millennio BP. I risultati disponibili per
la Caverna delle Arene Candide mostrano chiaramente periodi
di interruzione di abitato durante il Neolitico Antico, in partico-
lare fra il cluster 1 e 2 di date (Tabella 2); mentre quelle ottenute
dalle altre cavità sembrerebbero indicare che gli insediamenti
ebbero luogo in diversi periodi, forse anche con caratteristiche
di episodicità e complementarietà, talvolta anche dopo lunghi
intervalli all’interno dello stesso sito (g. 10).
Per quanto riguarda l’inizio del periodo climatico Atlantico, i
reperti litici di supercie, raccolti principalmente lungo le pendici
e gli spartiacque dell’Appennino di Levante, fra i 750 e i 1600 m
di altezza (Franco, 2011: 274, 275), sono attribuibili al Mesoli-
tico Castelnoviano esclusivamente in base alle loro caratteristi-
che tipologiche. Di conseguenza questi reperti non consentono
di formulare nessuna ipotesi circa la cronologia delle eventuali
stazioni degli ultimi cacciatori-raccoglitori nel territorio. Nulla è
noto della loro periodizzazione e la mancanza di ricerche degli
ultimi trent’anni non ha contribuito al rinvenimento di nuovi siti
rispetto agli 11 già noti negli anni Ottanta (Bafco et al., 1983;
Biagi e Maggi, 1983; Biagi, 1991: gg. 2 e 3).
L’ipotesi formulata a suo tempo circa la presenza di inse-
diamenti castelnoviani neoliticizzati nella Liguria di Levante
(Binder e Maggi, 2001: g. 1) da una parte non trova riscontri
nei ritrovamenti degli ultimi anni, e dall’altra non contribuisce
all’interpretazione degli eventi in seguito ai quali il processo di
neolitizzazione si sarebbe affermato (Rowley-Conwy, 2001). In
effetti le poche strutture sinora note, attribuite alle più antiche po-
polazioni neolitiche pedeappenniniche della Toscana nord-occi-
dentale, sono radiodatate fra 6680±80 BP (Rome-548) e 6160±65
BP (Rome-427) (Tozzi e Zamagni, 2000: 65).
Inoltre, nel quadro descritto, tuttora incerto e povero di ritro-
vamenti, la denizione di una “facies della Pianaccia di Suve-
ro” (dal sito eponimo nello Spezzino: Ferrari e Steffè, 2006: 88),
nella quale sono stati fatti convergere materiali litici e ceramici
eterogenei di difcile interpretazione, non è ad oggi supportata
da ritrovamenti in contesti convincenti. Da sottolineare che dal
sito eponimo scavi recenti hanno solo restituito aspetti dell’età
del Rame (Maggi, 1984a; Maggi et al., 1987), mentre i reperti
ceramici e litici sui quali è stata denita la suddetta “facies” sono
esclusivamente frutto di una raccolta di supercie, in parte tuttora
inedita, condotta da appassionati locali nel corso di un decennio
(Maggi, 1979-1980: 172-173, g. 4; Maggi, 1984b: 47).
Ancora più recenti sono le datazioni AMS ottenute
dall’insediamento con ceramiche anche impresse scavato recen-
temente a Cala Giovanna Piano, nell’Isola di Pianosa, comprese
fra 6222±60 BP (LTL-1468a) e 5680±40 BP (GrA-13474) (Co-
lombo e Tozzi, 2007: 77). Questi ultimi dati non contribuiscono
certo all’interpretazione del problema della neolitizzazione della
Liguria, anche di Ponente, della provenienza dei primi abitanti
del Finalese e della loro origine, nel quadro delle nostre conos-
cenze del Neolitico più antico del Mediterraneo nordoccidentale.
5. CONCLUSIONI
Come accennato precedentemente, durante il Neolitico Antico
la Liguria si trova al centro di un territorio interessato da un
aspetto culturale recentemente denito dagli studiosi francesi
Impresso-Cardiale (Binder e Sénépart 2010: 149), in base alle
caratteristiche degli stili ornamentali che decorano alcune dei
prodotti vascolari. Una proposta di periodizzazione di questa
fase era stata avanzata da Binder e Maggi (2001) che avevano
distinto un “Neolitico antico 1”, con motivi decorativi preva-
lentemente eseguiti con punzoni o impressioni “a sequenza” o
a “sillons d’impressions”, denito anche Ligurien” (Roudil,
1990), riconosciuto, nella Francia sudorientale, no all’Herault
e la Linguadoca (Roudil e Soulier, 1983; Manen, 2000; Manen
e Guilaine, 2007), e un “Neolitico antico 2”. Quest’ultimo com-
plesso coinciderebbe con il Cardiale propriamente detto, carat-
terizzato da ceramiche decorate con impressioni eseguite col
margine di conchiglie marine (Nonza, 2000), che è attestato,
oltre che nell’arco liguro-provenzale, in un areale molto vasto
del Mediterraneo centro-occidentale.
La proposta di cui sopra è stata avanzata sulla base di recenti
scavi eseguiti in due siti con serie stratigrache che presentereb-
bero questi aspetti in successione: il Riparo di Pendimoun nelle
Alpi Marittime (Binder et al., 1993) e la Caverna delle Arene
Candide in Liguria (Binder e Maggi, 2001).
In quest’ultima grotta, gli scavi recenti condotti su lembi re-
sidui di deposito, lasciati intatti da precedenti ricerche, sembrano
aver dimostrato l’anteriorità dell’aspetto ceramico con decora-
zione ad impressioni strumentali organizzate in riquadri alternati
sulle superci dei recipienti (g. 5). A questo stile decorativo se-
guirebbe un aspetto con ceramiche impresse decorate con motivi
a fasce oblique ottenuti con il bordo della conchiglia (g. 6, nn.
1-3). Gli scavi in oggetto, i cui risultati non sono stati ancora pub-
blicati in maniera esaustiva, sembrerebbero aver intercettato una
45
La Cultura della Ceramica Impressa nella Liguria di Ponente: Distribuzione, cronologia e aspetti culturali
parte di stratigraa che, seppur limitata in estensione, conserve-
rebbe due strati (9b e 10: Binder e Maggi, 2001: 417, g. 4) con
materiali ceramici distinguibili stilisticamente, contrariamente a
quanto invece era emerso dallo studio della dispersione dei ma-
teriali degli scavi precedenti. In questo secondo caso, infatti, la
ricomposizione dei recipienti, eseguita su frammenti provenienti
da tutti i livelli della Cultura della Ceramica Impressa, e anche dai
diversi scavi del secolo scorso, ha dimostrato una dispersione sia
in orizzontale, sia in verticale dei reperti ceramici nella stratigra-
a, con conseguente difcoltà di provare in modo inequivocabi-
le la presenza di (due) frequentazioni distinte (Maggi e Starnini,
1997; Del Lucchese e Starnini, 2006-2007). È importante sotto-
lineare, a questo proposito, che l’ultima data AMS (OxA-23072)
ottenuta da questa serie su di una cariosside di Triticum dicoc-
cum raccolta nello strato 10, il più basso, ha restituito un risultato
coevo all’occupazione di S. Sebastiano di Perti (vedi Tabella 1).
Tuttavia, in attesa della pubblicazione completa dei dati raccol-
ti negli ultimi scavi, la situazione del Neolitico Antico osserva-
ta delle Arene Candide sembra meglio riettere un palinsesto di
frequentazioni difcilmente riconoscibili stratigracamente, con
materiali ttili che rispecchiano una pluralità di stili decorativi
che, in generale, spaziano in un arco geograco molto ampio cha
va, da est, dalla Toscana nordoccidentale, ad ovest, all’Herault
(Manen, 2007: g. 89).
Come è già stato sottolineato in un precedente lavoro (Ca-
pelli et al., 2011), la presenza di ceramiche impresse importate
in alcuni siti liguri (g. 11), e le similitudini stringenti con la
Cultura della Ceramica Impressa di facies centro e nord tirreni-
ca, riscontrate sia a livello stilistico (forme, decorazioni) nella
produzione ttile (g. 12), sia negli altri aspetti della cultura
materiale, possono essere giusticate dai contatti diretti inter-
corsi tra le popolazioni dei siti costieri di questa parte del Me-
diterraneo (Negrino e Starnini, 2003; Manen et al., 2006; Ma-
nen, 2007: 163) che, come documentato, oltre a rocce silicee,
ossidiana sarda e di Palmarola e oggetti in “rocce verdi” liguri,
scambiavano forse anche beni deperibili contenuti in recipienti
ceramici (Tozzi, 2007).
Osservando il movimento delle correnti marine, si può pe-
raltro notare come la rotta da sud-est verso nord-ovest, proposta
dalla provenienza delle ceramiche di importazione individuate
in Liguria, possa essere stata favorita dalla prevalente circola-
zione in senso antiorario delle correnti superciali nel settore
alto tirrenico (Stocchino e Testoni, 1976: g. 2; Pennacchioni,
1998: g. 1; Pinardi e Masetti, 2000; Brandaglia, 2002: 423;
Capotondi, 2004: g. 1).
Fig. 12. Frammenti con decorazione impressa a conchiglia associata
a impressioni puntiformi, organizzate in bande alternate: 1) dal sito
La Scola sull’Isola di Pianosa nell’arcipelago Toscano (da Ducci
et. al., 2000: g. 4, n.1); 2) dalla Caverna delle Arene Candide,
collezioni ottocentesche (da Bernabò Brea, 1946: Tav. XXXIII, n.
17); 3) dalla Caverna delle Arene Candide, scavi S. Tiné, strato 15
(da Del Lucchese e Starnini, 2006-2007: g. 4, n. 7).
Fig. 11. Arma di Nasino: frammento di recipiente profondo di
grandi dimensioni, ansato e cordonato (scavi M. Leale Anfossi, Inv.
n. 1836) con impasto contenente elementi oolitici, di produzione
non locale, importato da settori produttivi della Liguria orientale,
o della Toscana, o della Corsica (vedi Capelli et al., 2011: 21, 22).
46
P. Biagi e E. Starnini
D’altra parte è stato fatto osservare come il mantenimento
di contatti attraverso la navigazione fosse importante per la cos-
truzione di legami sociali e identità culturali tra le popolazioni
del Neolitico Mediterraneo, e come scarsa attenzione sia stata
posta nora allo studio della circolazione via mare durante la
preistoria (Farr, 2006), principalmente nel Mediterraneo Occi-
dentale (Zilhão, 2014). La complessità generale dei problemi
trattati in questo lavoro è già stata discussa alcuni anni fa in
molti dei suoi suoi aspetti più rilevanti (Guilaine, 2002: 47-49).
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... Although the picture is complex and varied, two major cultural spheres can be recognized geographically, each with its own distinctive material culture and probably also its own ideology. The Impressed-Cardial Ware Figure 1: Chronological chart of Early Neolithic groups in Italy (after Biagi & Starnini, 2016;Biagi et al., 2020;Improta & Pessina, 1998;Natali & Forgia, 2018;Pessina & Tiné, 2008;Radi & Petrinelli Pannocchia, 2018;Starnini et al., 2018;Tiné, 2002). ...
... BC (Grifoni Cremonesi & Radi, 2014;Pessina, 2002;Radi & Petrinelli Pannocchia, 2018), while the development of the Cardial Ware groups in the Tyrrhenian area and Liguria indicates distinct episodes of neolithization between c. 5800/5700 and 5300/5200 cal. BC (Biagi & Starnini, 2016;Binder et al., 2017;Grifoni, Tozzi, & Weiss, 2000;Pessina & Tiné, 2008). ...
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The Early Neolithic is an interesting period for observing the changes that took place in material culture and also in the ideology that influenced the production of personal ornaments. Objects of adornment are useful for understanding how past peoples differentiated themselves on the basis of gender, age, or group affiliation. The Early Neolithic in Italy developed throughout the entire sixth millennium cal. BC, during which the first farming communities settled in the Italian peninsula and islands, with diverse Neolithic groups related to wider-ranging cultural spheres. Early Neolithic ornaments were mainly ring bracelets, manufactured beads and perforated shells or teeth. Through their choice and the raw materials used for their production, individuals and groups emphasized their diverse identities based on shared traditions. Focusing on some of the more significant sites, this article considers similarities and differences in forms and raw materials employed for ornaments by different Early Neolithic groups and how these could have been useful attributes to emphasise identities and in particular the membership of particular social or cultural groups.
... Sia le caratteristiche formali e stilistiche del vasellame, sia le datazioni radiometriche riferibili al Neolitico antico, indicano che il riparo venne insediato durante un momento relativamente avanzato della Cultura della Ceramica Impressa (Biagi, Starnini 2016: Fig. 10), da riportare al «Neolitico Cardiale a zonazioni orizzontali», o Neolitico antico II Cardiale (Binder, Maggi 2001 : Fig. 3). La sua attribuzione cronologica è stata proposta fra 5600 e 5400 cal BC (Guilaine, Manen 2002: 44), periodo in cui si assiste, nell'alto Tirreno, ad un incremento demografico indicato anche dall'aumento del numero degli abitati e dalla maggiore varietà di ambienti insediati (Garcia Atiénzar 2009: 95). ...
... La datazione di alcuni resti umani sparsi ha fornito invece una cronologia più antica, corrispondente ad un momento del Neolitico antico (OxA-V-2365-50: 6669±34 BP e OxA-V-2365-31: 6678±33 BP). Questi ultimi si possono quindi considerare, per la Liguria, gli unici resti umani sicuramente riferibili alla Cultura della Ceramica Impressa, soprattutto alla luce della datazione al Neolitico recente della sepoltura ACT2 delle Arene Candide (Biagi, Starnini 2016), a lungo considerata da attribuire al Neolitico antico a causa dell'assenza di cista litica (Tiné 1986: 99;Fig. 9;Canci et alii 1999: 307;Traverso 2002: 299). ...
... We also have to consider that the northernmost edge of both the Adriatic and Tyrrhenian Seas delimits the spread of the Fiorano and Vhò aspects. Moreover, we have to point out that the spread of Neolithization along the coasts of the Adriatic and Tyrrhenian Seas took place in very different ways (Biagi, Starnini 2016;Guilaine 2018). ...
... Regarding the alleged components that may have contributed to the origin of the Po Plain Neolithic, at present we know that (1) the northernmost spread of the Dalmatian Danilo culture reached the eastern part of the Friuli Plain but did not enter the Po Plain (Biagi 1996b); (2) the LBK phenomenon did not move southwards across the Alps; in contrast, it stopped roughly around the Vienna basin (Stadler, Kotova 2010); and (3) the Tyrrhenian Impressed Ware culture was probably mainly a maritime coastal phenomenon, with limited and sporadic inland penetration along river valleys, of which we know far too little at least regarding the north-western Tyrrhenian coast and Liguria in particular (Biagi, Starnini 2016;Guilaine et al. 2016). so (1910.Fig. ...
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Around the mid-19 th century, several groups of archaeologists active in northern Italy discovered a few sites characterized by the presence of 'hut-floors' or 'pit-dwellings' (fondi di capan-na), which they attributed to a well-defined period of their Stone Age sequence. Research in the central Po Plain of Lombardy was resumed in the 1970s, allowing one to attribute some of the older discoveries to the Early Neolithic Vhò cultural aspect. The scope of the excavations, which started on one of the Vhò di Piadena sites in 1974, was to interpret the function of the previously discovered features, establish their radiocarbon chronology, and compare the finds with those of the Fiorano culture distributed across the eastern regions of the Po Plain. The main goal of this paper is to provide an international audience with novel information about one of the still poorly known Early Neolithic cultural aspects of northern Italy, namely that of the Vhò.
... After the early arrival of the Neolithic Impresso-Cardial Complex (ICC; c. 5800-5000 cal BC; [15][16][17]), Liguria saw the spread of the Square-Mouthed Pottery (SMP; 5000-4300 cal BC; [16,[18][19][20]), followed by the access road for the diffusion of the Chassean in northern Italy from France (4300-3700 cal BC; [18,21]). This small strip of land between the mountains and the sea is therefore a pivotal region for our understanding of the cultural and biological dynamics that came into play during the spread and establishment of the Neolithic way of life in the western Mediterranean [15,16,[22][23][24][25]. ...
... In addition, the study undertook complete direct dating of the Ligurian skeletal collection attributed to the Neolithic (c. 180 AMS dates), adding to the results from other recent studies [23,24,39,40]. The results of the dating campaign are reported in detail in another paper [41], but they indicate that the skeletal remains generally attributed to the Neolithic in Liguria span the period from the earliest Neolithic human occupation in the area to the sixth and fifth millennium BCE, and in some cases, belong to the Metal Ages or historic times. ...
Article
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This study offers a combined analysis of longbone mechanical properties (cross-sectional geometry, CSG), upper-limb enthesopathies (entheseal changes, ECs), and external auditory exostoses (EAEs) among Neolithic people from Liguria (Italy). Previous CSG studies have suggested a high degree of mobility in mountainous terrain and sexual dimorphism in the upper limbs, with males being more oriented toward unimanual activities and females performing strenuous bimanual tasks. The aims of the study were to: 1) increase the sample size of the CSG analysis via the acquisition of surface 3D models, 2) provide a solid chronological framework through direct dating in order to allow for subsampling of individuals dated to the Impresso-Cardial Complex (ICC, c. 5800–5000 BCE) and the Square-Mouthed Pottery culture (c. 5000–4300 BCE), 3) integrate the results of CSG analysis with information on ECs of the humeral epicondyles, and 4) assess possible marine activities through analysis of EAEs. Results from the CSG analysis confirmed those of previous studies, with no significant diachronic change. ECs in the humeral medial epicondyle parallelled CSG adaptations: males tended to display more changes, especially unilaterally. Only one individual from the ICC period showed bilateral EAE, suggesting that marine activities were not prevalent. This study adds to our knowledge on activity patterns in the Neolithic in Liguria, and shows that integrating structural adaptations with information from specific entheseal alterations and exostoses can improve reconstructions of past habitual activities.
... The earliest farming evidence is depicted for the first time in the third time step (5800-5600 cal BC, Fig. 6c), along the Mediterranean shores north of parallel 43°(Languedoc, Provence-and Liguria), where Impressa type pottery appears in open-air and rockshelter/cave sites like Peiro Signado and Pont de Roque-Haute (Binder et al. 2017b;Briois, Manen 2003), San Sebastiano di Perti (Biagi, Starnini 2016), Abri Pendimoun (Binder et al. 2017b), and Arene Candide (Maggi, Chella 1999). At the same time step, Mesolithic occupations continue in the northern areas of the Alps (Abri La Souche, Mauvilly et al. 2008) and the Jura (à Daupharde, Séara et al. 2002). ...
Article
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The goal of this paper is to discuss the validity of radiocarbon dates as a source of knowledge for explaining social dynamics over a large region and a long period of time. We have carefully selected c. 1000 14C dates for the time interval 8000–4000 cal BC within the northwestern Mediterranean area (NE Iberian Peninsula, SE France, N Italy) and Switzerland. Using statistical analysis, we have modelled the summed probability distribution of those dates for each of the analysed ecoregion and discussed the rhythms of neolithisation in these regions and the probability of social contact between previous Mesolithic and new Neolithic populations.
Chapter
The purpose of the last chapter in the book is to draw things together from a historical perspective. The first section opens with a few words about how Luca Cavalli-Sforza and I began working in collaboration on the Neolithic transition in Europe and then introduces the early simulation study of the spread of the Linearbandkeramik (LBK) in central Europe, which we did at Stanford in 1973. The second section considers some of the processes that are involved in transitioning in space and time from late hunting and gathering to early forms of agro-pastoralism. The third section returns to the LBK and the recent gains that have been made in its simulation study by a research group in Paris. The fourth section then turns to a broader discussion of simulation studies and research on the transition to agriculture.
Chapter
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Dal corredo funebre della tomba 8 di Casetta Mistici, appartenente ad un individuo maschile di età adulta (30-39 anni), datato ad una fase antica della facies di Rinaldone (LTL4804 - 4763±50 BP, cal. 1σ 3640-3510 e cal 2σ 3650-3490 a.C.) provengono dieci punte di freccia in selce e in ftanite di varie dimensioni e provenienza, raggruppate una accanto all’altra, raccolte probabilmente in una faretra. Una di queste (n. 13), realizzata in selce gialla con piccole macchie biancastre (lungh. 5,0 cm; largh. 2,2 cm e sp. 0,6 cm), presentava ancora in situ, sul codolo e sulle alette, tracce della sua originaria immanicatura, costituita da una sostanza resinosa consolidata di colore marrone e di aspetto polveroso (fig. 4.5. 1). Nella parte aderente al codolo erano visibili dei sottili solchi verticali ravvicinati, che contenevano tracce di una fibra, probabilmente legnosa. Per comprendere la natura e la provenienza del legante utilizzato per fissare la punta, il manufatto è stato sottoposto ad analisi paleobotaniche e chimiche. Inoltre, l’oggetto è stato sottoposto ad analisi delle tracce d’uso per poter riconoscere quali modalità di utilizzazione abbia subíto la cuspide, prima di essere deposta nel corredo della tomba (vedi scheda sito, cap. 2.5, vol. I).
Article
The paper illustrates the Wear analysis of a sample of Eneolithic copper-based artefacts, (9 axes/adzes and 6 daggers), from the area of Rome, with particular regard to those found in the recently excavated cemetery of Casetta Mistici (4th millennium BC). The observations have revealed that axe-heads and daggers are the final palimpsests of manifold technical acts, mainly centred on the mechanical alteration of the original casts, from forging to polishing, re-sharpening and wear. The resulting picture shows a diversification of manufacturing procedures and a high variety of accuracy and skills.
Article
The multidisciplinary research team of this new project aimed at the chronological, anthropological and funerary behavior characterization of the skeletal remains unearthed from various caves in western Liguria (northwestern Italy) between the mid-1800s and the 1990s. Most of the burials and scattered bone assemblages were excavated prior to the development of modern stratigraphic methods, or come from disturbed contexts, often resulting in a vague chrono-cultural attribution. We present here the results of a systematic dating project that produced 130 new AMS dates on human bone samples (documented burials or individuals from scattered remains) from sixteen Ligurian caves, including most of the skeletal series from renowned sites such as Arene Candide Cave and Grotta Pollera. Results highlighted the funerary use of these caves from the last quarter of the sixth millennium BCE to the Common Era, with the majority of results clustering in the first half of the fifth millennium BCE. These dates allow for an initial assessment of patterns in Neolithic mortuary use of Ligurian caves, and aided in particular the characterization of funerary practices during the Square Mouthed Pottery culture.
Chapter
La transition de l’économie de chasse-cueillette à l’économie agricole en Méditerranée centrale et occidentale s’effectue essentiellement entre le VIIe et le IVe millénaire avant J.-C. Cette période voit s’implanter un type d’économie totalement neuf, générateur de mutations rapides et souvent irréversibles au plan de l’environnement. À ce titre les mutations de cette période jouent un rôle essentiel dans l’évolution ultérieure des sociétés et de leur cadre de vie et participent au fondement même du monde rural protohistorique et historique.C’est la première fois que de la mer Égée au Portugal et à la façade atlantique de l’Europe sont confrontés les résultats de nombreux spécialistes relevant de plusieurs disciplines, qu’ils soient archéologues, physiciens, géographes ou palynologues, anthracologistes, faunistes, sédimentologues ou pétrographes.Au cours de ce Colloque la genèse du monde rural a été traitée, autant que possible, dans la totalité de ses aspects : chronologie, variation des niveaux marins, mutations de l’environnement, impacts humains sur le paysage et les sols, caractères des premiers élevages, débuts de l’agriculture, circulation des matériaux, diversité des expressions culturelles de l’Égée et de l’Adriatique jusqu’à l’Atlantique.
Chapter
Plants and animals originally domesticated in the Near East arrived in Europe between 7000 and 4000 BC. Was the new technology introduced by migrants, or was it an 'inside job'? How were the new species adapted to European conditions? What were the immediate and long-term consequences of the transition from hunting and gathering to farming? These central questions in the prehistory of Europe are discussed here by leading specialists, drawing on scholarship in fields as diverse as genetics and IndoEuropean linguistics. Detailed studies document the differences between European regions, and fresh generalisations about the origins of European agriculture are also proposed and debated.
Article
The list of age measurements given below was obtained from December 1965 to October 1966, Nearly all archaeologic samples dated come from Italian territory, a few from Europe, Asia, and Africa. Some of the series continue or complete measurements published in previous lists (Rome II, III and IV) and refer to important deposits whose material, the result of several excavation campaigns, has been submitted at different times to our laboratory. All geologic samples come from Italian territory.
Article
The list includes age measurements carried out from December 1966 and November 1967. All samples both of archaeologic and geologic interest are drawn from Italian territory. Chemical techniques have remained unchanged (Bella and Cortesi, 1960). Two counters have been used for dating: the 1st, of 1.5 L, already described (Bella and Cortesi, 1960; Alessio, Bella, and Cortesi, 1964), the 2nd, of 1 L, recently assembled, is identical to the previous 1 L counter (Alessio, Bella, and Cortesi, 1964), its anticoincidence system was realized by a plastic scintillator and photomultipliers. Background 6.15 ± 0.08 counts/min, counting rate for modern carbon 24.49 ±0.15 counts/min. Higher efficiency of electronic recording was obtained by reducing pulse length and by a few other changes. All samples are usually measured by both counters. The errors quoted, as in previous measurements, are 1σ statistical error. Age has been calculated using Libby's half-life of 5568 ± 30 yr, with 1950 as the standard year of reference. As in all previous measurements, the same modern wood, grown near Rome between 1949 and 1953, has been taken as modern standard: its activity has once again been carefully checked and judged satisfactory.