Benché non esista una definizione univoca di media literacy
(ossia alfabetizzazione multimediale), i percorsi di formazione
finalizzati a promuovere nei discenti una maggiore capacità di
interagire con gli strumenti dell’information and communication
technology (ICT) e di estrapolare dai media messaggi
significativi per interpretare correttamente i fenomeni che
descrivono la realtà esterna assumono – a livello internazionale
– una crescente importanza all’interno dei curricula formativi
primari e secondari (Silverblatt A., 2009). In termini generali,
il concetto di media education può essere definito quale
processo di insegnamento e di apprendimento sui media
(Potter & Christ, 2007). Da un lato, esso include una
connotazione di tipo funzionalista, avente a oggetto la capacità
individuale di utilizzare appropriatamente gli strumenti
informatici e multimediali per soddisfare le esigenze
quotidiane, a partire dall’informazione per arrivare allo svago e
al divertimento (Kellner & Share, 2005; Burn & Durran, 2007).
Dall’altro lato, la media literacy include una componente interattiva, che consiste
nell’abilità dell’utente di valorizzare le potenzialità delle ICT per intessere e coltivare
nel tempo relazioni sociali con altri individui che partecipano alla rete (Mihailidis,
2011). Infine, la media literacy comprende una caratterizzazione critica, da intendersi
quale abilità dell’individuo di discriminare tra diverse fonti di informazione
multimediale e di selezionare le risorse più attendibili per soddisfare le proprie
esigenze conoscitive (Kellner & Share, 2006). In linea con queste considerazioni, la
media education dovrebbe fornire al discente un bagaglio articolato di competenze
funzionali, sociali e critiche utili a consentire un accesso e un utilizzo appropriato delle
ICT e degli strumenti multimediali. La media education, pertanto, è considerata un
vettore di sviluppo della cittadinanza digitale; essa contribuisce a ridurre le
discriminazioni a livello individuale e collettivo (Kellner & Share, 2007) e crea le
condizioni necessarie per uno sviluppo ubiquo sotto il profilo economico e sociale
(Merchant, 2012).
Nondimeno, da un’analisi preliminare delle iniziative implementate in materia di media
education dagli istituti di formazione italiani è emerso che le scuole hanno privilegiato
la componente funzionale della media literacy, tralasciando tanto le competenze
relazionali quanto quelle critiche. In altri termini, ha trovato prelazione l’educazione
sui media, mentre la formazione all’appropriato utilizzo dei media è stata posta in
secondo piano. A ciò si aggiunga che la classe docente che ha proposto la gran parte
dei progetti di educazione in tema di media education ha prevalentemente adottato
un’impostazione convenzionale, nell’intento di promuovere l’acquisizione da parte
degli studenti di competenze di base sull’uso dei principali strumenti informatici;
viceversa, né le capacità sociali né quelle critiche sono state adeguatamente
considerate, sottovalutando – probabilmente in maniera inconsapevole – l’ampiezza
della media education. Infatti, sebbene nella descrizione dei corsi sia evidenziata
l’attenzione verso la promozione di una consapevolezza dell’influenza dei media nelle
attività di <vita quotidiana (contestualmente influenzate da fattori economici, sociali,
politici e culturali), le attività didattiche sembrano aver tralasciato siffatta tematica,
tanto nei contenuti quanto negli approcci formativi. In altri termini, ai discenti sono
fornite le informazioni di base per accedere al world wide web, ma non sono trasferite
le competenze necessarie a minimizzare i rischi di intrappolamento nella rete
informatica. In particolare, molti studenti non dispongono delle competenze
necessarie a effettuare un accesso consapevole e privo di rischi ai servizi offerti
dall’internet (Buckingham, 2003). A mero titolo esemplificativo, si tenga in
considerazione che, secondo una recente indagine sulle competenze digitali e sul
fabbisogno formativo del personale docente delle regioni Obiettivo Convergenza
(Calzone & Chellini, 2016), oltre la metà dei docenti non si preoccupa (o se ne occupa
solo poche volte nel corso dell’anno) di “insegnare ai ragazzi a difendere la propria
privacy online”; il 45%, inoltre, non “insegna ad avere comportamenti etici online” o
la fa solo qualche volta nel corso di un anno scolastico.
Sulla base di queste brevi riflessioni introduttive, il presente lavoro si propone di
esplorare le azioni intraprese dalle scuole sul tema della promozione e della
valorizzazione della media education, nel particolare ambito degli interventi di
formazione del Programma Operativo Nazionale (PON) 2007-2013, finanziati dal
Fondo FSE “Competenze per lo sviluppo”, rivolto alle Regioni dell’Obiettivo
Convergenza (Puglia, Calabria, Campania, Sicilia). Le scuole che hanno partecipato al
Programma hanno deciso di congiungere, sul profilo concettuale, la media education
alla competenza digitale: nel periodo 2007-2013 sono stati realizzati 11.648 progetti, per un totale di 103.615 interventi formativi rivolti alle competenze base, che – nel
complesso – hanno coinvolto oltre 250.000 studenti di ogni ordine e grado.
Alla luce di un’analisi dei corsi attivati secondo una metodologia quantitativa e
descrittiva, si indagano le caratteristiche degli studenti che hanno frequentato i corsi e
propone una riflessione sulle iniziative formative realizzate nel PON 2007-2013,
nell’intento di richiamare l’attenzione delle istituzioni scolastiche nei confronti della
media education, affinché – nel nuovo Programma in corso 2014-2020 – si promuova
un maggiore interesse e un più consistente impegno istituzionale nei confronti
dell’impegno pedagogico di educare ai media.
Il lavoro è organizzato come segue: dopo un’analisi statistica descrittiva dei dati
raccolti, il terzo paragrafo descrive il modello stimato per l’analisi e, infine, l’ultima
sezione documenta le conclusioni desunte dall’elaborazione dei dati.