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38
adi 2014;6:38-43
Andrea Pezzana1,
Maria Luisa Amerio2,
Giuseppe Fatati3,
Lorenza Caregaro Negrin4,
Fabrizio Muratori5,
Giuseppe M. Rovera6,
Michela Zanardi1
1 SoSD Dietetica e Nutrizione Clinica,
Ospedale San Giovanni Bosco, Torino;
2 Direttore SOC Dietetica e Nutrizione
Clinica, Ospedale Cardinal Massaia, Asti;
3 Presidente Fondazione ADI;
4 Dietetica e Nutrizione Clinica, Policlinico
Universitario, Azienda Ospedaliera
di Padova; 5 Struttura Complessa
di Endocrinologia e Diabetologia,
Ospedale Sant’Anna di Como;
6 Primario Medicina, Clinica San Luca,
Torino; Professore a Contratto,
Università di Torino
Parole chiave
Chetogenico, dieta, sovrappeso
corrisPondenza
andrea.pezzana@unito.it
La dieta chetogenica
Fondazione adi: PoSiTion PaPeR
Introduzione
Neglianni’20delXXsecolo,neltentativoditrovareterapiedieteti-
che idonee a migliorare il controllo dell’epilessia, iniziarono le prime
osservazioni sul ruolo di un digiuno ciclico protratto per alcune setti-
mane basato sulla restrizione calorica (prevalentemente glucidica) e
sull’induzione dell’utilizzo dei corpi chetonici come prevalente fonte
energetica.
Furonopubblicati4lavorisulruolodeldigiunochetogenico,incuioltre
agli auspicati effetti neurologici si descrivevano gli effetti collaterali di
dimagramento, aprendo la strada a ulteriori ricerche in questo campo,
per approfondirne le indicazioni terapeutiche1.
Nel1921ildott.WilderdellaMayoClinicproponevadistandardizzare
le modalità di induzione della chetogenesi con un regime ricco in gras-
si e povero in carboidrati2.
Le necessità di approfondire e migliorare l’approccio alla dietoterapia
dell’obesità ha fatto rifiorire l’interesse su questo tema dalla fine degli
anni’60,conalternanzadimomentipiùentusiasticiseguitidapub-
blicazioni critiche o scettiche, ma innegabilmente le diete fortemen-
te ridotte in calorie (VLCDs) continuano a rappresentare un ambito
di grande interesse metabolico e di potenziale utilizzo clinico; molte
delle criticità emerse in letteratura sono peraltro legate a errori nelle
indicazioni, nella selezione dei pazienti, nella gestione del piano te-
rapeutico, nella tempistica e ancora nella scelta della quota calorica
e proteica.
Proponiamo pertanto una revisione dei principali dati di letteratura per
puntualizzare le potenziali applicazioni di questo approccio dietotera-
pico e le condotte gestionali auspicabili.
Definizione e aspetti biochimici:
un punto di vista evoluzionistico
L’uomo, nel corso del lungo percorso dalla comparsa dei primi omi-
nidi sulla terra alla successiva evoluzione in forme sempre più simili
all’attuale genere umano, ha sviluppato competenze metaboliche for-
temente influenzate da quelle che sono state le condizioni di vita e di
alimentazione.
Pur con le diversità legate alle differenze climatiche e ambientali, pos-
siamo così riassumere le caratteristiche dell’alimentazione durate da
circa2milionidiannifaa8.000annifa(periodopaleoliticoemesoliti-
co, o dei fruttivori e carnivori cacciatori e raccoglitori):
39
La dieta chetogenica
• necessità di gestire la giornata prevalentemente in
funzione della ricerca di cibo;
• ciclica comparsa di periodi di scarsa disponibilità
del cibo stesso, alternando periodi di maggior ali-
mentazione ad altri di quasi digiuno;
• ciclica assunzione di elevate quantità di proteine
di origine animale in occasione di caccia favorevo-
le, con contenuto di grassi medio-basso (consu-
mo di soli animali selvatici), da consumare in pochi
giorni;
• apporti medi stimati di circa 70-80 g di proteine e
1.800/2.000kcalorie,con grassinonsuperiori al
20%dellecalorietotali;
• nella già descritta scarsità di carboidrati, gli zuc-
cheri semplici erano pressoché assenti;
• l’apporto di fibre era molto elevato.
Queste fluttuazioni hanno molto influenzato il nostro
pattern metabolico, che è stato gradualmente diso-
rientato dalla costante disponibilità di cibo, già appar-
sa con l’avvento dell’agricoltura circa 8.000 anni fa e
molto amplificata nell’era moderna industriale e post-
industriale.
Quel “gene risparmiatore” che aveva fortemente in-
fluenzato la selezione della specie, incrementando la
sopravvivenza anche in funzione delle capacità meta-
boliche sviluppate, è diventato co-protagonista della
pandemiadiobesità,diabetetipo2emalattiecroni-
co-degenerative correlate alla dieta e allo stile di vi-
ta. Infatti, l’incrementata tendenza alla comparsa di
resistenza insulinica è stata correlata in vari studi con
la sospensione di questa alternanza tra digiuno e sa-
zietà, con conseguente ridotta capacità di preservare
il glucosio per le funzioni vitali, quali l’attività cerebrale
e la riproduzione3.
Le cosiddette “paleo-diete”, le diete chetogeniche
fortemente ipocaloriche e alcune diete “commerciali”
come l’Atkins, condividono quindi il recupero di capa-
cità metaboliche sviluppatesi nel periodo precedente
la comparsa dell’agricoltura.
Peraltro l’utilizzo di corpi chetonici a scopo energe-
tico è quotidianamente presente in condizioni fisio-
logiche, quali la chetosi mattutina e la chetosi dopo
sforzi o la fisiologica chetosi dopo un pasto ricco in
proteine.
Quando si riduce drasticamente l’apporto di gluci-
di conseguentemente la modificazione del rapporto
tra la concentrazione di insulina e quella di glucagone
promuove la mobilizzazione dei lipidi dai depositi tis-
sutali, promuovendone l’ossidazione a scopo ener-
getico; essendo rallentata la conversione del gluco-
sio in piruvato, l’acetil-Co-A viene prevalentemente
shiftato verso la produzione di corpi chetonici, che,
perdurando la condizione di chetoacidosi, vengono
utilizzati a livello del sistema nervoso centrale, dove
forniscono energia e contribuiscono alla comparsa di
senso di sazietà, e dal muscolo cardiaco; la loro elimi-
nazione avviene a livello polmonare (alito acetosico) e
renale (tamponati dai cationi Na, K, Ca e Mg).
A livello pancreatico contribuiscono al miglioramento
metabolico in pazienti con insulino-resistenza4.
I livelli “soglia” che inducono questi meccanismi me-
tabolicisonodiapporti glucidici inferioriai20-50g/
die, mentre non possono essere ritenuti tali gli ap-
procciche,anchesedenitiipocalorici(tra50e150g
dicarboidrati/die),noninduconochetogenesi56.
Ambiti potenziali di applicazione
L’esasperata attenzione all’aspetto fisico e alla linea,
esaltata da pubblicità e mode, ha creato negli anni un
discutibile mercato delle diete, con risvolti esclusiva-
mente commerciali e scarso o nessun interesse alla
reale salute dei pazienti.
In questo uso selvaggio di regimi dietetici sono sta-
ti purtroppo inclusi anche approcci potenzialmente
interessanti, gestiti per lo più senza la competenza
delle professionalità e delle competenze necessarie
(medico specialista, dietista), quindi spesso facendo
emergere dubbi e perplessità, che però vanno corre-
lati più alla scorretta gestione e indicazione che non
alla dietoterapia in sé.
La dieta chetogenica ne è un esempio ben preci-
so: errori prescrittivi, gestionali e carenza di follow-
up dedicato ne hanno spesso fatto emergere solo le
ombre. Va invece ricordato che, in casi ben selezio-
nati, con una chiara definizione dell’obiettivo e dei
tempi massimi di attuazione, conferma la sua validità
anche oggi.
Le esperienze cliniche pubblicate si riferiscono a stra-
tegiedibrevetermine(unperiodochevadalle3-4alle
12settimaneneidatidisponibili),mentrerestaancora
controverso il graduale ritorno a un regime adeguato
e il mantenimento dei risultati in una visione di medio
e lungo termine, in quanto in alcuni studi i vantaggi
dell’approccio chetogenico tendono a ridursi nell’os-
servazione di lunga durata versus approcci ipocalorici
non induttori di chetosi7.
Un altro ambito di ricerca è costituito dal livello di
compliance alla terapia prescritta: infatti un regime
dietetico non sempre facile da impostare, in parti-
colare in popolazioni abituate ad apporti significativi
di zuccheri complessi, può indurre drop-out in una
percentualevariabiledipazienti,noal40%circa,
dato che sembra molto influenzato dalla corretta se-
lezione iniziale8.
Vengono di seguito descritti alcuni dei principali ambi-
ti di utilizzo consigliati e descritti in letteratura.
40
La dieta chetogenica
L’obesità complicata, la grave
obesità e la chirurgia bariatrica
I dati disponibili a livello nazionale, europeo e mondia-
le confermano la pandemia già prospettata dall’Orga-
nizzazione Mondiale della Sanità (OMS) alla fine dello
scorso millennio.
Nel VII rapporto sull’Obesità dell’Istituto Auxologico
italiano 9 si evidenzia in particolare la preoccupan-
te situazione in età pediatrica (all’ottavo anno di vita
il36%deibambini italiani ha problemidipeso,con
24%disovrappeso e12%diobesità), mentrenegli
adultitra35e55annisievidenziacircail38%diso-
vrappesoeil12%diobesità.
Le ricadute economiche, sanitarie e in perdita di
aspettativa e qualità di vita sono drammatiche e tutte
le organizzazioni politiche e sanitarie si stanno interro-
gando sugli strumenti preventivi da mettere in atto10.
La complessità della patogenesi (genetica, comporta-
mento, influenze dello status socio-culturale) insieme
alla scarsa disponibilità di poche terapie farmacologi-
che rende spesso difficile un approccio evidence-ba-
sed unificato con buone possibilità di successo.
In questo scenario anche la dieta chetogenica può
fornire una possibilità terapeutica, se gestita da per-
sonale esperto e in una popolazione ben selezionata
e con una chiara definizione degli obiettivi a medio e
lungo termine.
Tra i vantaggi di un approccio basato sull’induzione
della chetogenesi sono stati descritti:
• il fattore motivazionale legato alla rapida attivazio-
ne del calo di peso;
• la riduzione della fame legata alla moderata chetosi;
• un miglior mantenimento del trofismo e della mas-
sa muscolare;
• una miglior aderenza alla dieta vissuta dal pazien-
te come terapia personalizzata11.
Tra gli altri vantaggi descritti in letteratura si ricordano
anche possibili applicazioni di tipo preventivo in grup-
pi a rischio12 e miglioramento di marker metabolici e
infiammatori con riduzione del rischio cardiovascola-
re13. Alcuni studi hanno dimostrato risultati soddisfa-
centi anche in ambito non strettamente sanitario, con
programmi commerciali, purché aderenti alle linee
guida e co-gestiti da personale esperto 14, mentre,
malgrado l’esistenza di dati pubblicati favorevoli 15,
c’è ancora molto dibattito nel mondo scientifico sulla
somministrazione artificiale di diete chetogeniche, in
particolare per via enterale, escludendo l’alimentazio-
ne per os.
Sempre in tema di obesità, vari lavori prospettano un
ruolo per le diete chetogeniche in sinergia con la chi-
rurgia bariatrica, ad esempio facilitando un calo pre-
operatorio al fine di ridurre il rischio generico e le com-
plicanze post-chirurgiche, migliorando le comorbilità
associate alla grave obesità.
I vantaggi sono stai descritti da vari autori anche in
termini di miglioramento degli outcome sia a breve sia
a lungo termine1617.
Le patologie neurologiche
Oltre alla già citata evidenza sul ruolo della dieta
chetogenica in alcune forme di epilessia farmaco-
resistente o nel miglioramento della risposta ai far-
maci stessi, esistono oggi dati incoraggianti sul
ruolo della condizione chetosica nella prevenzione
o riduzione della progressione in alcune malattie
neurodegenerative.
I dati disponibili sono per ora più che altro teorici e
sperimentali, ma vista la crescente prevalenza si guar-
da con interesse a questa potenziale applicazione.
In particolare nella malattia di Parkinson, la cui pa-
togenesi è da correlare al danno dei neuroni dopa-
minergici e all’iperproduzione di ROS, una moderata
chetosi può ridurre il danno cellulare aumentando la
forma ossidata di coenzima Q10. Nella malattia di
Alzheimer, invece, il potenziale vantaggio è da cor-
relare alla capacità metabolica dei corpi chetonici di
bypassare il danno funzionale cellulare (inattivazione
della piruvico-deidrogenasi e ridotta sintesi di acetil-
colina) migliorando le sintesi neuronali18.
La sindrome metabolica, il diabete,
la NAFLD
Alla luce dei vantaggi già descritti per l’obesità, si può
capire come molti altri ambiti clinici trovino applica-
zione all’utilizzo della moderata chetosi, tra queste le
condizioni di iperinsulinemia o resistenza insulinica in
particolare.
Tra i vantaggi clinici descritti nel paziente affetto da
diabetetipo2ricordiamoun miglioratocontrollogli-
cemico19, vantaggi sulla resistenza insulinica e sul ca-
lo ponderale nei diabetici obesi20 e migliorato funzio-
namento delle beta-cellule21.
Tra le complicanze di diabete e sindrome metabolica
emerge in modo importante la patologia steatoepati-
tica non alcol correlata, che nell’evoluzione della no-
menclatura in atto (dalla steatosi epatica alla NASH,
non alcoholic steato-hepatitis, alla più recente NA-
FLD, non-alcoholic fatty liver disease) è caratterizza-
ta oltre che da uno specifico quadro anatomopatolo-
gico, da iperinsulinemia, iperglicemia ed elevati livelli
di FFA (free fatty acids) circolanti. Dieta e stile di vita
sembrano essere tra i maggiori fattori patogenetici22
e quindi molti lavori cercano di evidenziare quali com-
41
La dieta chetogenica
portamenti potrebbero favorevolmente influenzarne la
prevenzione o il trattamento.
Sono stati pubblicati alcuni promettenti dati speri-
mentali sull’applicazione di una dieta chetogenica nel
trattamento della NAFLD23e anche un contempora-
neo lavoro sulla Spanish Ketogenic Mediterranean
Diet (un modello in parte ispirato alla dieta mediterra-
nea, con forte restrizione glucidica ed elevato appor-
to di pesce e olio di oliva) ha dimostrato efficacia nel
miglioramento del quadro epatico in pazienti affetti da
NAFLD24.
La conduzione pratica
di un approccio dietoterapico
chetogenico
L’avvio di un paziente a un periodo di moderata che-
tosi indotta dalla dieta deve prevedere:
• una fase di valutazione delle indicazioni e con-
troindicazioni e dei dati clinico-anamnestici;
• una fase di definizione degli obiettivi e dei tempi
previsti di trattamento;
• una fase di programmazione del protocollo diete-
tico, con successiva graduale uscita dalla fase di
chetosi.
Analizzando i dati riportati in letteratura, comparan-
do i vari ambiti di applicazione descritti nei paragra-
fi precedenti, possiamo evidenziare come prevalenti
indicazioni l’obesità o il sovrappeso con comorbidità
(diabetetipo2,OSAS,gravipatologieosteoarticolari).
Tra le controindicazioni vanno invece ricordati: l’insuf-
ficienza epatica, renale e cardiaca (infarto miocardico
acuto – IMA, blocco atrioventricolare – BAV, aritmie
maggiori), il diabete tipo 1, la gravidanza e l’allatta-
mento, l’età giovanile (infanzia e adolescenza sono
escluse da questo tipo di trattamento), le patologie
psichiatriche.
I dati clinico-anamnestici vanno pertanto raccolti con
particolare attenzione alla presenza di controindica-
zioni, valutando l’eventuale terapia in atto ed esami
ematochimici recenti mirati a evidenziare eventuali
patologie d’organo.
In caso di avvio alla terapia dietetica chetogenica va
chiarito l’ambito di vera terapia metabolica, in cui l’au-
togestione del paziente potrebbe esporlo a carenze o
inadeguatezze nutrizionali. È pertanto necessario uno
stretto monitoraggio clinico e bioumorale program-
mando controlli periodici clinici ed ematici; in questo
ambito vanno anche ben chiarite le fonti “nascoste”
di carboidrati.
La terapia andrà modulata e personalizzata definendo
un idoneo apporto glucidico (in media compreso tra
20e60g/die,macomunqueinferiorea1gdicarboi-
drati/kgpesoideale/die),raggiungendoilrangesupe-
riore di apporti solo negli individui di sesso maschile e
di grossa corporatura. L’apporto proteico consigliato
èdicirca1g/kgpesocorporeo/dieequellolipidico
tra15e30g/die;lekcalorietotalidevonoessereabi-
tualmentecompresetra450e800/die25.
È indicata una supplementazione con bicarbonati di
sodioepotassio(1,5-2g/die),polivitaminicostandard
eomega-3(1g/die)26.
Rispetto alla gestione pratica e all’elaborazione della
dieta sono riportati in letteratura interessanti model-
li costruiti con il solo utilizzo di alimenti naturali, tra i
quali la già citata “Dieta mediterranea spagnola che-
togenica” basata su importanti apporti di proteine da
pesce (definite fish blocks) e sulla differenziazione dei
vegetali concessi in base all’apporto glucidico. Esisto-
no anche esempi di regimi che utilizzano integratori
proteici ad hoc, costruiti come pasti sostitutivi o por-
tate sostitutive (meal replacements), sia dolci sia sa-
lati. La prima proposta mira a una maggior naturalità,
ma può essere gravata da maggior monotonia, so-
prattutto nella prima colazione e negli eventuali spun-
tini. Un approccio misto o “mitigato”, che prevede l’al-
ternanza dei due regimi, può contribuire a migliorare
la compliance e la piacevolezza della dieta proposta.
Si consiglia l’adozione di un regime dietetico gradua-
le, che partendo da apporti più marcatamente ipoca-
lorici e iperproteici modifichi negli step successivi in
modo inverso le proteine (riducendole gradualmente)
e le calorie (da aumentare altrettanto gradualmente),
con3-4fasiognunadelladuratainmediadi2setti-
mane. In letteratura si trovano studi ben condotti che
Tabella I. Le principali indicazioni e controindicazioni alla die-
ta chetogenica.
Indicazioni
•Obesità grave o complicata (ipertensione, diabete tipo
2,dislipidemia,OSAS, sindrome metabolica, osteopa-
tie o artropatie severe)
•Obesità severa con indicazione alla chirurgia bariatrica
(nel periodo pre-operatorio)
•Pazienti con indicazioni a rapido dimagrimento per se-
vere comorbilità
•Non-alcoholic fatty liver disease (NAFLD)
•Epilessia farmaco-resistente
Controindicazioni
•Gravidanza e allattamento
•Anamnesi positiva per disturbi psichici e comportamen-
tali, abuso di alcol e altre sostanze
•Insufficienza epatica o renale
•Diabete tipo 1
•Porfiria, angina instabile, IMA recente
42
La dieta chetogenica
La gestione delle criticità
Si può quindi affermare che la dieta chetogenica è
una terapia che va conosciuta in tutte le sue compo-
nenti sia dai sanitari coinvolti nella prescrizione, sia dai
pazienti arruolati27.
L’induzione della chetosi può portare a differenti pro-
blemi nei primi giorni di terapia o nelle fasi successive.
Per migliorare l’effetto terapeutico riducendo i rischi di
effetti collaterali è richiesto un periodico monitoraggio
dell’aderenza alle indicazioni, delle condizioni cliniche
e di eventuali dati ematochimici.
La cefalea, il più frequente effetto collaterale precoce
presente in circa un terzo dei pazienti, tende a scom-
parirespontaneamenteentro72ore.
Successivamente sono descritti alitosi (molti pazienti
riferiscono la necessità di utilizzo di spray orali o gom-
me da masticare rigorosamente senza fonti di gluci-
di), xerostomia, stipsi. Alcuni pazienti riferiscono an-
che ridotta tolleranza al freddo e vertigini posturali11.
È stata segnalata un’aumentata incidenza di disor-
dini biliari e colelitiasi, che ha a volte portato a cole-
cistectomia8.
Inoltre i dati disponibili in letteratura sono a volte di-
scordanti sugli effetti a lungo termine e sull’entità di
drop-out in corso di trattamento.
Alcuni lavori evidenziano risultati entusiasticamente
migliori rispetto ad altri approcci ipocalorici non che-
togenici7, ma sono anche state riportati dati che dubi-
tano sulla reale efficacia a lungo termine, proponendo
la necessità di trial di maggior durata28. Nell’ambito di
uno studio già citato8, un sottogruppo è stato osser-
vatoperperiodidi2e3anniconunrecuperoquasi
totale del peso perso nella fase chetogenica.
I risultati ottenuti sono direttamente correlati al grado
di aderenza del paziente alle indicazioni fornite, con-
fermando la necessità di un’adeguata selezione dei
potenziali candidati.
Conclusioni
In un mondo sempre più affetto da sovrappeso e
obesità,incuiildiabetetipo2èinpreoccupanteau-
mento, la dieta chetogenica si pone come un’interes-
sante alternativa ad altri percorsi terapeutici.
Non si può al momento prevederne un utilizzo routi-
nario come prima scelta in tutte le forme di sovrappe-
so e obesità, ma è da considerare soprattutto laddo-
ve sia richiesto un calo ponderale rapido, che aiuti al
contenimento del rischio globale di salute e alla moti-
vazione del paziente.
Deve essere proposto a pazienti accuratamente sele-
zionati, sia per caratteristiche cliniche sia per prevista
compliance, e richiede un’adeguata conoscenza del-
hanno protratto la chetosi fino a un periodo massimo
di12settimane8.
Il calo ponderale auspicabile descritto è di circa
1-2kgallasettimana,conpuntemassimedi2,5kg.
In casi di risultati insoddisfacenti può essere verificata
l’aderenza alla prescrizione con l’utilizzo di test rapidi
urinari per la rilevazione dei corpi chetonici, che do-
vrebbe risultare fortemente positiva.
TABELLA II. Proposta di giornata alimentare con dieta cheto-
genica con apporti medi giornalieri di circa 65 g di proteine,
30 g di lipidi, 60 g di glucidi, 770 kcalorie.
Colazione
1vasettodi yogurt magro(125g) o 1bicchieredi latte
scremato(125cc)+3fettebiscottateintegrali
oppure
30gdipaneintegrale+2fettediaffettatomagro(45g)
Pranzo e cena
Carne magra 100 g o pesce (preferire pesci di piccola
taglia,megliosepesceazzurro)150g(prevederepiano
personalizzato isoproteico e isocalorico di sostituzioni
con uova o soia e derivati)
Verduralibera(gruppo1)o150g(gruppo2)
1 cucchiaino di olio
Paneintegrale30g,sostituibile2-3voltenellasettimana
con 1 frutto medio (circa 180 g) utilizzando anche piccoli
frutti selvatici (more, lamponi, ribes) ed evitando banane,
cachi e altra frutta a elevato contenuto di zuccheri
Spuntino
Yogurt greco magro 100 g
Nella giornata:
• Acqua,tisane etè nonzuccheraticc. 2.000(conmo-
derazione il caffè d’orzo)
• Polivitaminicoconcopertura100%delleRDA
• BicarbonatodiNaeK1,5-2g/die
• Omega3:1g/die
• Supplementazionidibra:10g/die
• Eventuali supplementazioni di calcio
Attenzione a zuccheri nascosti in:
Caramelle e gomme da masticare, farmaci e integratori,
salse (soia, ketchup), aceto balsamico, bevande pronte e
da distributori automatici
Suddivisione delle verdure
• Gruppo 1: consumo libero: tutte le verdure a foglia, bie-
te, broccoli, cardi, cavolfiori, cavoli, cetrioli, cime di ra-
pa, fiori di zucca, finocchi, peperoni verdi, ravanello, ra-
dicchio, sedano, spinaci, zucchine
• Gruppo 2:consumo inquantità denite:asparagi, car-
ciofi, cavolini di Bruxelles, cipolline, fagiolini, melanzane,
peperoni gialli e rossi, pomodori, porri, rape, zucca gialla
• Gruppo 3:consumo vietato:barbabietole, patate,ca-
rote cotte (permesse in piccole quantità se crude)
43
La dieta chetogenica
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effetti collaterali da parte del team curante.
Trattandosi di una terapia che temporaneamente pre-
vede di allontanarsi in modo significativo dalle prin-
cipali indicazioni preventive disponibili sulle principali
malattie cronico-degenerative, questo obiettivo a bre-
ve/medioterminevacondiviso inmodocompletoe
chiaro con il paziente, prevedendo di riaccompagnar-
lo, nel percorso di riabilitazione nutrizionale successi-
vo al periodo chetosico, a un regime alimentare bilan-
ciato, piacevole e globalmente preventivo.
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