Colpa, pena e presagi d'amore nell'Umwertung di Nietzsche
Abstract
Il saggio si propone di analizzare talune tematiche nietzscheane nella prospettata trasvalutazione di tutti valori. Dalla prima opera del 1872, alle ultime del 1888, anno che precede l’esplodere della sua pazzia, Nietzsche insorge di fronte allo spettacolo deprimente della società Europea, divenuta civiltà della décadence e del ressentiment, individuando nell’Umwertung, ossia nel rovesciamento di tutti i valori sui quali essa si fonda, l’unica sua possibilità di affrancamento. Dopo aver ammesso la non-verità come condizione dell’esistenza, gli uomini dovranno appigliarsi a una filosofia nuova, che si ponga al di là del bene e del male, abbandonando sentimenti che agiscono in senso depressivo e opprimente quali l’“altruismo” e la “compassione”, ma anche ‘colpa’ e ‘pena’ quali strumenti di vendetta, e confidando nelle virtù riboccanti di potenza, di ‘buona amicizia’, di ‘gioia’. Se è vero, dunque, come vuole Nietzsche, che la vita e l’universo non hanno scopo né significato, coinvolgendo nel “nulla” sia l’etica che la religione, il suo nichilismo, secondo quanto sostiene Heidegger, non è solo svalutazione di valori supremi, ma è lo stadio preliminare di una ‘nuova’ posizione di valori. Così, proprio il nichilismo più estremo, non è totale declino (Niedergang), ma trapasso (Übergang) a nuove condizioni di esistenza. L’Übermensch, con la sua ‘volontà di potenza’, nell’eterno ritorno dell’uguale, saprà in ogni momento superarsi e raggiungere nuove mete, andando oltre se stesso.
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