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tel. 0805333056-5333057 (fax) - http://www.edipuglia.it - e-mail: info@edipuglia.it
ISBN 978-88-7228-871-9
ISSN 2532-5574
DOI http://dx.doi.org/10.4475/871
ABITARE NEL MEDITERRANEO
TARDOANTICO
Atti del II Convegno Internazionale del Centro Interuniversitario
di Studi sull’Edilizia abitativa tardoantica nel Mediterraneo (CISEM)
(Bologna 2-5 marzo 2016)
a cura di
Isabella Baldini e Carla Sfameni
Centro Interuniversitario di Studi
sull’Edilizia abitativa tardoantica nel Mediterraneo
Insulae Diomedeae
Collana di ricerche storiche e archeologiche
35
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Insulae Diomedeae
Collana di ricerche storiche e archeologiche
Direttore della Collana
Giuliano Volpe
Comitato redazionale e scientifico - DISTUM - Università di Foggia
Giuliano De Felice, Riccardo Di Cesare, Silvia Evangelisti, Pasquale Favia, Roberta Giuliani,
Roberto Goffredo, Niccolò Guasti, Danilo Leone, Daniela Liberatore, Nunzia Maria Mangialardi,
Maria Luisa Marchi, Giulia Recchia, Angelo Valentino Romano, Saverio Russo, Maria Turchiano,
Francesco Violante, Giuliano Volpe
Comitato scientifico internazionale
Javier Arce (Université de Lille 3), Alexandra Chavarria Arnau (Università di Padova),
Gert-Jan Burgers (Vrije Universiteit Amsterdam), Franco Cambi (Università di Siena),
Paolo Carafa (Università di Roma Sapienza), Girolamo Fiorentino, Francesco Grelle (Università del Salento),
Luigi La Rocca (Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della città metropolitana di Bari),
Giuseppe Lepore (Università di Bologna), Daniele Manacorda (Università di Roma 3),
Federico Marazzi (Università Suor Orsola Benincasa, Napoli), Marcello Rotili (Università della Campania ‘L. Vanvitelli’),
Marina Silvestrini (Università di Bari), Francesca Sogliani (Università della Basilicata),
Alastair Small (University of Edimburgh), Marco Valenti (Università di Siena),
Desiderio Vaquerizo Gil (Universidad de Córdoba) Domenico Vera (Università di Parma)
La collana è dotata di un sistema di peer review
Introduzione
di Isabella Baldini e Carla Sfameni
AREA TEMATICA I. ABITAZIONI E URBANESIMO: LE METROPOLI
Federico Guidobaldi, Angela Miele, Paola Quaranta
Le domus della Roma tardoantica: risultati della ricerca, revisioni metodologiche e prime analisi d’insieme
Claudia Angelelli
Testimonianze musive dalle residenze tardoantiche di Roma e suburbio: analisi d’insieme e prime considerazioni conclusive
Laura Acampora, Marta Baumgartner
Abitare a Roma in età tardoantica: l’apporto di nuove scoperte archeologiche alla restituzione dei quadri d’insieme
Enrico Gallocchio
Il c.d. Tempio di Minerva Medica a Roma: tra horti e palatia
Serena Guglielmi
Il programma decorativo della residenza imperiale di Roma “ad Spem Veterem” tra III e IV secolo attraverso l’esame
di alcune delle sue testimonianze più significative
Francesca Carboni, Sadi Maréchal
La zona del Colle Oppio circostante la domus di via Giovanni Lanza come esempio delle trasformazioni della topografia residenziale di Roma
in età tardoantica
Paola Novara
Edilizia abitativa a Ravenna fra tarda antichità e alto Medioevo: le fonti documentarie
Paolo Baronio, Giulia Marsili, Giovanna Montevecchi
Arredi e rivestimenti marmorei dallo scavo di via D’Azeglio a Ravenna. Risultati preliminari
Carmela Ariano
La Maison aux Chevaux di Cartagine: nuove proposte di interpretazione
Massimo Vitti
Le domus tardoantiche di Salonicco: aggiornamenti e bilanci
Francesca Fecoli
Edilizia residenziale a Gerusalemme in età tardoantica
Patrizio Pensabene, Eleonora Gasparini
Architettura e arredi nell’edilizia residenziale tardoantica ad Alessandria, nella Mareotide ed in altri siti egiziani: continuità e trasformazioni
Salvatore Cosentino
Domus, vici e demografia nella Notitia urbis Constantinopolitanae: alcune osservazioni
AREA TEMATICA II. ABITAZIONI E URBANESIMO: LE CITTÀ PROVINCIALI
Josep Anton Remolà Vallverdú, Ada Lasheras González
Habitar en los suburbia portuarios de la Antigüedad tardía: el caso de Tarraco (Hispania Tarraconensis)
Bianca Maria Giannattasio, Luisa Albanese
Il quartiere portuale di Nora: trasformazioni in età tardoantica di una città romana nel Mediterraneo
Giorgio Bejor, Ilaria Frontori
Nora, Quartiere Centrale. L’ultima fase dell’abitato: le case tardoantiche A1, A2, B
Rossana Martorelli, Anna Luisa Sanna, Valentina Coroneo, Stefano Columbu
Il quartiere edilizio ritrovato sotto la chiesa di Sant’Eulalia a Cagliari
Luigi Gambaro, Daniela Gandolfi, Francesca Giomi
Nuovi e vecchi dati per l’edilizia residenziale ad Albintimilium durante la tarda antichità. Lo scavo 1948-1963 nell’area del teatro e il saggio
2015 nell’area settentrionale della città
Fabio Redi
Dalle domus imperiali alle “long houses” longobarde: abitare nelle città tardoantiche. Esempi dal territorio aquilano
Daniele Sacco, Siegfried Vona, Anna Lia Ermeti
Processi di trasformazione del municipium di Pitinum Pisaurense nel Tardoantico. Nuovi dati
Diego Elia, Valeria Meirano, Alessandro Colonnetta
Locri Epizefiri (RC). Nuovi dati sui modi dell’abitare in età tardoantica
Roberto Perna, David Sforzini
Settlement Patterns in Late Antique and Early Byzantine Epirus: the Case of Hadrianopolis
INDICE
Platon Petridis
From Pompous to Humble. Urban Villas at the Beginning of the “Period of Transformations”
Georgia Alexopoulou, Magdalini Vasileiadou
Un nuovo mosaico proveniente da una domus tardoantica di Patrasso (Peloponneso settentrionale)
Stavroula Sdrolia, Sophia Didioumi, Dimitris Koutsoyiannis
An Early Byzantine House in the Castle of Velika, Thessaly, Greece: a Possible Official Residence
Lucia Orlandi
Edilizia residenziale tardoantica a Kos. Note di approfondimento sulla cd. “Domus di Piazza Quadrata”
Marina Albertocchi
Un esempio di edilizia residenziale tardoantica a Kos: la “Casa Romana”
Roberto Perna
Working and Trading in Gortyna in the 7th century AD: the South Building of the Byzantine Houses Quarter
Valentina Cassiani, Roberta Ciccacci, Marco Ricci, Claudia Tempesta
Il palazzo bizantino di Elaiussa Sebaste
AREA TEMATICA III. FORME DELL’ABITARE E CONTESTI REGIONALI
Julia Beltrán de Heredia, Josep Maria Macias
Maneras de vivir, formas de construir: el hábitat en la Hispania visigoda
Paolo Barresi
Ville romane tardoantiche nelle province della Britannia
Valerio Neri
Abitare in città, abitare in campagna nella Gallia del V secolo
Daniela De Francesco
Abitare nel villaggio: struttura e peculiarità dei vici nelle campagne laziali alla luce delle evidenze archeologiche
Chiara Guarnieri
Abitare in Romagna in età tardoantica: alcune esemplificazioni da Ravenna, Faenza e Sarsina
Helen Saradi
Observations on the Late Antique Domus in Greece: Interpreting the Archaeological Evidence through the Literary Sources
Inge Uytterhoeven
A ‘Second Life’: Transformation and Change in the Use of Space in the Late Antique Urban Elite Houses of Asia Minor
Elie Essa Kas Hanna
L’edilizia residenziale nella regione settentrionale del Massiccio Calcareo tra il IV e il VI secolo
Giovanna Bucci
Intra moenia. Edilizia urbana privata nella Siria meridionale tardoantica: strutture, metodologie e tecniche costruttive
AREA TEMATICA IV. ABITAZIONI E PAESAGGIO RURALE
Diego Piay Augusto, Rafael Maria Rodríguez Martínez
Los recursos productivos de las villae de la Gallaecia: extremam universi orbis
Carla Sfameni
Strutture produttive e di servizio nelle ville residenziali tardoantiche in Italia
Angelo Castrorao Barba
Vivere in villa dopo la villa: le fasi post-classiche delle ville romane in Italia tra V e VIII secolo
Diego Elia, Valeria Meirano
La frequentazione tardoantica sul sito della villa rustica di Costigliole Saluzzo (CN)
Marilena Casirani
Il complesso tardoantico di Palazzo Pignano. Nuove acquisizioni dalla documentazione esistente e prospettive future
Roberta Conversi, Elena Grossetti, Gloria Bolzoni
Edilizia tardoantica nel sito fortificato di Piana di San Martino, Pianello Val Tidone (PC)
Renata Curina, Cinzia Cavallari
Casteldebole e Casalecchio di Reno (BO) in età tardoantica: analisi delle trasformazioni delle strutture insediative
Riccardo Villicich
Le fasi finali delle ville in Romagna fra IV e VI secolo: il caso di Galeata
Elisabetta Giorgi, Enrico Zanini
Una residenza aristocratica nella Tuscia tardoantica e un mosaico pavimentale di complessa interpretazione
Simonetta Menchelli, Stefano Genovesi, Paolo Sangriso
Le diverse forme dell’abitare nell’ager Volaterranus costiero in età tardoantica
Stefano Bertoldi, Marie-Ange Causarano
I riusi produttivi e abitativi tardoantichi di una mansio nella Toscana centromeridionale: lo scavo di Santa Cristina in Caio (Buonconvento - SI)
Ugo Fusco, Fiammetta Soriano
Testimonianze edilizie tardoantiche dal sito di Campetti, area S-O, a Veio (RM)
Antonino Facella, Luca Zambito
Architettura residenziale negli insediamenti rurali della Sicilia tardoantica (metà V-VII secolo): nuovi dati su alcuni casi-studio regionali
Patrizio Pensabene, Paolo Barresi
Le terme meridionali e aspetti di continuità nella Villa del Casale di Piazza Armerina tra IV e VI secolo alla luce delle nuove scoperte (2012-
2014)
Carmela Bonanno, Emanuele Canzonieri
Indagini archeologiche nelle località Mangone e Colla a est della villa romana del Casale di Piazza Armerina
Giovanni Di Stefano, Angelica Ferraro
Un “palatium” di campagna nell’abitato rurale di Caucana in Sicilia?
Anna Panti
Life in the Cave of Maroneia of Aegean Thrace during Late Antiquity
AREA TEMATICA V. ARCHITETTURA, ARREDI, FORME E USI DEGLI SPAZI RESIDENZIALI
Veronica Casali, Silvia Donadei
Mense e suppellettili: gli arredi dei triclinia tardoantichi tra archeologia e iconografia
Maria Turchiano, Giuliano Volpe
Stibadia econvivia. Strutture, suppellettili e rappresentazioni del banchetto tardoantico
Francesca Frasca, Debora Pellacchia
L’illuminazione nell’edilizia residenziale in età tardoantica. Dai dati materiali alla restituzione in 3D
Marcel Danner
Architettura e decorazione della casa tardoantica tra gusto ed economia locale
Gaia Brugnolo, Valentina Mantovani, Monica Salvadori, Luca Scalco
Aquileia, Casa delle Bestie ferite. Alcuni dati sulla continuità di vita nella tarda antichità
Renata Curina, Claudio Negrelli, Fabio Bracci, Alessandro Alessio Rucco, Maurizio Molinari
Spazi per lavorare, spazi per abitare. Una domus di Claterna tra IV e VI secolo
Michael Benfatti
Alcune suggestioni dai sistemi decorativi della villa di Teoderico a Galeata
Marco Cavalieri, Lorenza Camin, Fabrizio Paolucci
Alexandrina luxuria nella Toscana tardoantica. Forme e apparati decorativi presso la villa di Aiano - Torraccia di Chiusi
Raquel Rubio Gonzáles
La decorazione musiva del triclinium della “Casa del trionfo di Venere marina” a Bulla Regia (Tunisia)
Olivia V. Reyes Hernando, Cesáreo Pérez González
Nácar y espacios de representación en villae hispanas: siglo IV
Stefano Tortorella
Il complesso tardoantico di Cercadilla (Cordova): funzioni, trasformazioni e committenze
Isabella Baldini
Arredi scultorei nelle case tardoantiche di Atene
Ada Caruso
Case come scuole? Insegnamento privato e linguaggio decorativo nel Mediterraneo tardoantico
Lale Özgenel
Between Public and Private: Re-thinking Architecture and Use in Late Antique Houses in Asia Minor
Beatrice Girotti
Il monaco e l’eremita. Dove dormire, dove studiare, dove abitare
ABITARE NEL MEDITERRANEO TARDOANTICO - ISBN 978-88-7228-871-9 - ISSN 2532-5574 - © 2018 Edipuglia srl - www. edipuglia.it
1. Introducción
Tarraco – la actual Tarragona –, capital de la provincia
Tarraconensis, se situaba en la costa nororiental de la Pe-
nínsula ibérica, entre el extremo oriental de los Pirineos y la
desembocadura del río Ebro. Esta condición de capital y su
emplazamiento estratégico 1, en una vía natural de comuni-
cación entre la costa y el interior peninsular, son aspectos
fundamentales para comprender el desarrollo urbano de esta
ciudad, desde su fundación como base militar para la con-
quista de Hispania a finales del siglo III a.C. hasta el fin de
la Antigüedad tardía. En este sentido, contaba con un puerto
activo del que conocemos, arqueológicamente, una parte sig-
nificativa del suburbio portuario – en especial de su fase tar-
día – y en cuyo análisis nos centraremos 2.
El suburbio portuario de Tarraco se extendía, grosso
modo, entre el puerto propiamente dicho y la línea de costa,
al sur, el cierre meridional de la muralla, al este, y el río Fran-
colí, al oeste (Adserias, Pociña, Remolà 2000, 137). Más im-
preciso es el límite septentrional que, posiblemente,
coincidiría con el trazado de la vía romana conocida con el
nombre de camí de la Fonteta, uno de los principales acce-
sos a la ciudad (figs. 1 y 2). Al norte de esta vía se constata
todavía una continuidad del paisaje suburbial 3lo que indica
la dificultad de establecer límites precisos a lo que sería pro-
piamente el suburbio relacionado con la actividad portuaria.
En consecuencia, más que una delimitación propiamente
funcional de dicho suburbio, hemos preferido seguir una ba-
sada en los criterios topográficos previamente descritos.
El propósito de este análisis preliminar radica, por tanto,
en definir la evolución urbana de una zona que, pese haber
sido objeto de numerosas intervenciones arqueológicas 4,
sigue siendo a día de hoy bastante desconocida. En esta oca-
sión, nuestro interés se centra en plantear, de forma general
y sintética, los modelos de ocupación de un espacio subur-
bial que tuvo un enorme potencial durante época tardorro-
mana y visigoda.
2. La estratigrafía precedente: las fases tardorrepubli-
cana y altoimperial
Aunque no es materia propia del presente artículo, es fun-
damental referirnos, aunque sin entrar en detalle, a las fases
de ocupación previas, ya que fueron el punto de partida de
realidades posteriores y, a menudo, las condicionaron. Re-
sulta necesario, por tanto, realizar un breve excursus que nos
muestre someramente la evidencia arqueológica sobre la que
se desarrolló el urbanismo tardío.
Las evidencias de época republicana son, en general,
muy puntuales y escasamente conocidas 5. La excepción es
la fuente pública llamada dels Lleons (fig. 3), erigida en el
siglo II a.C. sobre un manantial situado junto a uno de los
principales accesos a Tarraco, la ya mencionada vía
romana del camí de la Fonteta (Remolà, Pociña 2011, 181-
1En Tarraco, en la desembocadura del estuario que forma el río
Francolí, confluían la via Augusta, de trazado costero, y la via De Ita-
lia in Hispanias, que se dirigía hacia el interior peninsular.
2Este artículo recoge sintéticamente los resultados preliminares de
la tesis doctoral en curso de Ada Lasheras González (beca FI-DGR
2015) sobre el suburbio portuario de Tarraco en la Antigüedad tardía
(siglos III-VIII).
3Allí se encontraba una extensa necrópolis asociada, a partir del
siglo V, a la basílica cementerial de los mártires Fructuoso, Augurio y
Eulogio, así como una segunda basílica y diversas dependencias vin-
culadas a este conjunto eclesiástico y funerario (López 2006, véase
infra).
4Una breve muestra de las múltiples excavaciones puede encon-
trarse en la Planimetria Arqueològica de Tàrraco (Macias, Fiz, Piñol,
Miró, Guitart 2007).
5Los protocolos establecían que la excavación en extensión debía
finalizar en los últimos niveles antiguos de ocupación, correspondien-
tes generalmente a época tardoantigua. Las fases precedentes sólo nos
son arqueológicamente conocidas a partir de los datos recabados en la
excavación de los pozos de cimentación de los edificios proyectados.
113
Habitar en los suburbia portuarios de la Antigüedad tardía:
el caso de Tarraco (Hispania Tarraconensis)
di Josep Anton Remolà Vallverdú*, Ada Lasheras González**
* Museu Nacional Arqueològic de Tarragona (jaremola@gencat.cat)
** Institut Català d’Arqueologia Clàssica (alasheras@icac.cat)
Abstract
Although many archaeological excavations have been carried out in the area of the Roman port of Tarraco, specific and detailed stud-
ies of this large sector of the city are still required. The aim of this paper is to analyse and define the urban evolution of the port suburb,
with special regard to the occupancy patterns during Late Antiquity (3rd-8th centuries). In broad terms, after the urban contraction of the
3rd and 4th centuries, the 5th century sees a new period of urban and economic growth a development that is also attested in the cen-
turies that follow, calling into question previous interpretations that considered the 7th century a period of decline that culminated in the
Arab and Berber invasion in 713.
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2. - Detalle del sector occidental del suburbio portuario y las principales vías que lo vertebraban. 1: vía delcamí de la Fonteta, 2: vía marítima o
portuaria, 3: fuente pública dels Lleons.
1. - Planimetría arqueológica de Tarraco. La línea negra continua indica los límites del suburbio portuario y, en punteado, el sector ampliado en
la figura 2 (a partir de Macias, Fiz, Piñol, Miró, Guitart 2007).
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183; ivi 189-190). Aun siendo un ele-
mento excepcional, esta fuente nos
informa sobre una primera organización
urbana y sistematización viaria de esta
zona suburbana (Adserias, Pociña,
Remolà 2000, 139), confirmada gracias a
las excavaciones realizadas en la propia
vía (Remolà, Sánchez 2010, 598-599).
Sin embargo, para estos momentos pode-
mos pensar en una ocupación poco densa
y dispersa en un sector periférico del
núcleo portuario principal, que se ubica-
ría en el sector más oriental (Macias,
Remolà 2005, 175-176; Macias, Remolà
2010, 133; Remolà, Sánchez 2010; Díaz,
Gimeno, Mesas 2015).
Es en época augustea cuando podemos
situar la profunda remodelación del subur-
bio portuario, en relación con la reforma
de los accesos a la parte meridional del
núcleo amurallado y al puerto. El entra-
mado se ordenaba a partir de dos vías principales: la vía
portuaria o marítima, porticada, que reseguía grosso modo
la línea de costa, entre el puerto y la desembocadura del río;
y la ya citada vía del camí de la Fonteta, que conectaba la
puerta del recinto amurallado, situada junto al foro de la
colonia, y el puente sobre el río (Adserias, Pociña, Remolà
2000, 139-140; Remolà, Sánchez 2010). Así, durante los pri-
meros decenios del siglo I d.C., se constata una intensa
actividad urbanística que conformó un denso y activo subur-
bio: almacenes en primera línea, junto a la vía marítima
(Bosch 2003; Otiña, Remolà, Pociña 2005; Ferrer, Pociña
2006; Pociña 2009); domus suburbanas entre éstos y la vía
del camí de la Fonteta; así como áreas funerarias, en aque-
llos espacios próximos a los principales ejes viarios (Pociña,
Remolà, García 2001; Sánchez 2004; Díaz 2006; Remolà,
Sánchez 2010).
Posiblemente esta proyección de los equipamientos por-
tuarios hacia el sector más occidental del suburbio deba
relacionarse con la reforma de la fachada portuaria, repre-
sentada por el teatro y las áreas y equipamientos públicos
adyacentes (Díaz, García, Macias, Pociña 2005; Remolà,
Sánchez 2010). De este modo, el tejido productivo y comer-
cial del suburbio se desplazaría hacia la zona más cercana al
río (Macias, Remolà 2005, 176; Ciurana, Macias 2010, 324-
325), donde en fases posteriores se documenta igualmente
un importante crecimiento urbanístico.
3. Habitar en el suburbio portuario de Tarraco en la An-
tigüedad tardía
3.1. Los últimos siglos de administración romana
Esta trama suburbial se mantuvo, con ciertas reformas,
hasta la primera mitad del siglo III. A partir de este momento
el urbanismo altoimperial experimentó una profunda trans-
formación evidenciada por la presencia de niveles de aban-
dono y destrucción, así como por la formación de pequeñas
áreas funerarias entre las ruinas de los edificios precedentes
y ocupando parcialmente algunas de las vías (Pociña, Re-
molà, García 2001; Sánchez 2004; Otiña, Remolà, Pociña
2005; Ferrer, Pociña 2006) (fig. 4). Un panorama de con-
tracción urbana que afectó de forma generalizada al menos
al sector occidental del suburbio y que, arqueológicamente,
no muestra ningún síntoma de cambio durante el siglo IV
(Macias, Remolà 2005, 176-178; Remolà, Sánchez 2010,
603-605; Macias, Remolà 2010, 135-136; Lasheras, Terrado
2018).
Aunque ya desde finales del siglo II la ciudad manifes-
taba claros síntomas de inestabilidad 6, la situación de de-
clive se acentuó especialmente a lo largo de la centuria
siguiente. En este sentido, el episodio franco de finales del
siglo III (ca. 260), narrado a posteriori por diversos autores
(Aur. Vict. Caes. 33, 3; Eutr. 9, 8, 2; Hier. Chron. ad a. 264;
Or. 7, 41, 2), contribuyó a agravar la situación. Si bien los
115
Habitar en los suburbia portuarios de la Antigüedad tardía: el caso de Tarraco (Hispania Tarraconensis)
6La guerra civil hispana de los años 193 a 197 tuvo evidentes re-
percusiones en Tarraco, pues varios miembros de la élite local, entre
ellos el propio gobernador provincial, Lucio Novio Rufo, tomaron par-
tido por el adversario de Septimio Severo, Clodio Albino. Tras su der-
rota ante el general Tiberio Claudio Cándido (RIT 130), varios de estos
notables tarraconenses, incluido el gobernador provincial mencionado,
fueron ejecutados y se produjeron confiscaciones de propiedades (Al-
földy 1991, 39; Pérez 2012, 34; Pérez 2013, 82). Perder a una buena
parte de los garantes económicos de la ciudad no fue sino otro duro
golpe para una Tarraco que, desde finales del siglo II, vivía una etapa
de dificultad, según datos arqueológicos y epigráficos (Alföldy 1991,
39; Macias 2012, 126-128).
3. - Fachada altoimperial de la fuente pública llamada dels Lleons, donde pueden observarse
los prótomos en forma de león que funcionaban como surtidores (archivo CODEX – Ar-
queologia i Patrimoni).
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francos no llegaron a conquistar la ciudad tras sitiarla, según
el testimonio de Aurelio Víctor, éstos sí pudieron atacar y
saquear sus suburbios e incluso una parte de ellos capturó
las naves que se encontraron amarradas en el puerto con la
intención de dirigirse a África, mientras que el resto perma-
neció en el territorio durante más de un decenio (Caes. 33,
3). Es decir, que debieron ser aquellas zonas más desprote-
gidas de la ciudad, como el propio suburbio portuario, las
que sufrieron más directamente la violencia de esta razzia.
Sin embargo, y como se ha planteado ya en diversas oca-
siones, conviene ponderar el catastrofismo de estas fuentes
y entenderlas bajo el contexto ideológico en que fueron es-
critas (Arce 1978; Arce 1988, 57-60; Pérez 2012, 35-36;
Pérez 2013, 85-87). Fuesen más o menos significativas las
consecuencias del ataque, éste no alcanza a explicar la si-
tuación documentada en la ciudad a lo largo de los siglos III
y IV. Cabe tener en cuenta, por tanto, otros factores como las
reformas de Diocleciano (283/4-288), que integraron admi-
nistrativamente a Tarraco en la diócesis Hispaniarum, con
capital en Emerita Augusta, y supusieron la pérdida del con-
trol administrativo y fiscal de prácticamente dos terceras
partes de su antiguo territorio provincial (Pérez 2012, 40;
Pérez 2013, 88-89; Remolà, Pérez 2013; Lasheras, Terrado
2018).
Este panorama de declive urbano experimenta un evi-
dente cambio de tendencia a inicios del siglo V. La entrada
y ulterior establecimiento de pueblos germánicos en Hispa-
nia, exceptuando la Tarraconense, incrementó el protago-
nismo geoestratégico de esta provincia como base para las
repetidas tentativas de recuperar estos te-
rritorios por parte del poder imperial legí-
timo de Occidente, como nos transmiten
las fuentes – particularmente Consencio
(Ep. 11*), Hidacio (Chr. 66 [74],69 [77],
117 [125], 120 [128], 126 [134], 133
[141], 134 [142], 150 [158]) y Gregorio de
Tours (2, 9) – al señalar el papel de Ta-
rraco como base de operaciones (Remolà,
Pérez 2013, 173ss).
A nivel urbano, a partir de inicios del
siglo V se constata una revitalización del
suburbio portuario que parece coincidir en
el tiempo con el inicio del proceso de
transformación de los monumentales re-
cintos públicos de la parte alta de la ciu-
dad, antigua sede del Concilium
Provinciae Hispaniae Citeroris (TED’A
1989; Dupré, Carreté 1993; Macias 2013;
Lasheras, Rodríguez, Teruel 2015). Aun-
que ello no debió suponer la pérdida de su
carácter público y representativo, según indican algunas evi-
dencias como la inscripción honorífica dedicada a los em-
peradores León y Antemio, de finales del siglo V (RIT 100;
Pérez 2014; cf. Diarte 2015).
Sin embargo, este impulso urbanístico contrasta con el
abandono parcial o total de otros sectores de la ciudad, como
el área residencial intramuros o el suburbio nororiental. De
hecho, en estos momentos se prefiguró la fisonomía del ur-
banismo tardío y medieval, con dos núcleos de población
preferentes, que recuperaron los espacios más destacados
desde el punto de vista funcional y estratégico: la parte alta
y el área portuaria (Macias, Remolà 2005, 182; Macias, Re-
molà 2010, 136; Macias 2013, 130-131; Lasheras, Rodrí-
guez, Teruel 2015, 224).
En cuanto al suburbio portuario propiamente, esta revi-
talización constatada desde inicios del siglo V no afectó úni-
camente al espacio que había ocupado el suburbio
altoimperial, sino que se expandió hacia el río y hacia pun-
tos más meridionales ganados al mar debido al proceso de
colmatación de la rada portuaria 7. Así, las pequeñas áreas
funerarias, dispersas entre las ruinas de los antiguos edifi-
cios, se amortizaron y se restablecieron los usos portuario,
residencial y productivo, mientras que el uso funerario se vio
desplazado hacia el río.
A grandes rasgos, y de manera preliminar, observamos
un urbanismo que, aun siendo heredero del anterior, presenta
ya características que difieren claramente del modelo prece-
dente. Los ejes viarios principales y las vías de acceso a la
ciudad en dirección este-oeste, especialmente el camí de la
7La documentación de nuevas edificaciones en puntos donde pre- viamente se constataban únicamente arenas de playa demuestra este
avance de la línea de costa (véase infra).
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Josep Anton Remolà Vallverdú, Ada Lasheras González
4. - Inhumación de finales del siglo III o inicios del siglo IV en el interior de unos antiguos
almacenes portuarios (archivo CODEX - Arqueologia i Patrimoni).
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Fonteta y la vía portuaria, mantuvieron en gran medida su
trazado durante buena parte del período tardoantiguo (Po-
ciña, Remolà, García 2001; Bosch 2003; Otiña, Remolà, Po-
ciña 2005; Ferrer, Pociña 2006; Pociña 2009; Remolà,
Sánchez 2010). Mientras que, en el caso de las vías menores,
en sentido norte-sur, se perciben más variaciones. Algunas
quedan impracticables mientras que otras se crean ex novo,
con una anchura menor que las altoimperiales y con trazados
más sinuosos (Sánchez 2004; Otiña, Remolà, Pociña 2005;
Díaz 2006; Díaz, Roig 2016).
En el interior de los solares, tan solo en algunos casos se
observa un aprovechamiento parcial de las estructuras pre-
cedentes, especialmente de aquellas que presentaban una
mayor entidad arquitectónica. Pero, por lo general, sobre los
niveles de derrumbe que colmataban los antiguos edificios
ya en ruinas se erigieron otros con una
funcionalidad completamente distinta
(fig. 5). En este sentido, es interesante
apuntar que, en líneas generales, los so-
lares definidos por el sistema viario tar-
dío también se ocuparon siguiendo un
cierto orden funcional. Así, al sur de la
vía portuaria, es decir en zonas de tie-
rra ganadas al mar, se documentan
sobre todo edificios que podemos defi-
nir en relación a las actividades portua-
rias. De modo que, en puntos donde
anteriormente sólo se encontraban ni-
veles de arenas de playa, ahora se eri-
gen ex novo edificios destinados al
almacenaje (García, Pociña, Remolà,
Teixell 2002; Bosch 2003). Unos al-
macenes que, además, presentan un es-
quema compositivo muy similar, con
varias estancias cuadrangulares abier-
tas a un patio de planta rectangular (fig.
6).
Siguiendo con esta organización
funcional que empezamos a advertir en
el urbanismo del suburbio, entre la vía
marítima y la vía del camí de la Fon-
teta se concentraban los nuevos edifi-
cios de carácter doméstico y residencial
(Pociña, Remolà, García 2001; Otiña,
Remolà, Pociña 2005; Ferrer, Pociña
2006). Estas edificaciones domésticas
plantean, a día de hoy, dificultades de
definición a nivel de composición ar-
quitectónica. Junto a residencias de una
cierta envergadura que, aparentemente,
ocuparían la totalidad del solar se de-
tecta la posible presencia de construc-
ciones más modestas que compartirían
espacio en el mismo solar. En general, se observan ámbitos
cuadrangulares que acostumbraban a articularse entorno a
otros de mayor tamaño y que, tal vez, pudieran hacer la fun-
ción de patio o espacio redistribuidor. La falta de elementos
arqueológicos que nos ayuden a definir estos espacios sin
duda dificulta su identificación, pero se trata de un modelo
que presenta similitudes con aquellos constatados en diver-
sos puntos de la península (Ramallo 2000; Alba 2005; Viz-
caíno 2007; Diarte 2015).
De algunos de estos edificios residenciales conocemos el
sector destinado a los balnea (fig. 7). Este tipo de conjuntos
proliferaron a lo largo de todo el período tardío y son indi-
cativos de un cambio en los hábitos de baño, que parece evo-
lucionar hacia el ámbito privado (Macias, Remolà 2005,
182-184). Asimismo, se constata la construcción de pozos y
117
Habitar en los suburbia portuarios de la Antigüedad tardía: el caso de Tarraco (Hispania Tarraconensis)
5. - Evolución urbana documentada en uno de los solares del sector occidental del suburbio por-
tuario. Arriba, evidencias correspondientes a la fase altoimperial; abajo, evidencias de la fase tar-
día.
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otros sistemas que permitían tanto el acopio de agua limpia
como la eliminación de aquella residual, una realidad deri-
vada de la inutilización de los acueductos y de la red de sa-
neamiento público (Remolà, Sánchez 2010).
Dentro de esta organización funcional, el tejido produc-
tivo – talleres y edificios de producción artesanal –, parece
situarse en los puntos más periféricos del suburbio (Remolà,
Sánchez 2010; García, Brú 2010; Díaz, Roig 2016). Sin em-
bargo, su ubicación no siempre puede considerarse perifé-
rica, como es el caso de una posible fullonica cercana a
algunos de los edificios residenciales mencionados (Sánchez
2004; Díaz 2006). Podría plantearse, por tanto, una cierta
imbricación entre estos espacios productivos y aquellos de
carácter doméstico8, tal y como se ha documentado en otras
ciudades peninsulares de cronologías tardías (Ramallo 2000,
380ss; Alba 2005, 132ss; Vizcaíno 2007, 387ss; Diarte 2015,
295ss). Una realidad plurifuncional que podría hacerse ex-
tensible al uso funerario, pero, en este caso, y a diferencia
de lo que sucede entre finales del siglo III y el siglo IV, or-
denado urbanísticamente. Sería el caso del recinto funerario
documentado al sur de la fuente pública dels Lleons – en este
período un estanque al aire libre (Pociña, Remolà, García
2001; Remolà, Pociña 2011) –, en un entorno donde predo-
minan los ámbitos de carácter doméstico.
Ya en la periferia, y aunque stricto sensu fuera del límite
topográfico descrito al inicio, no puede dejar de mencionarse
el conjunto funerario conocido como la Necrópolis Paleo-
cristiana. Ésta, ubicada junto a la vía en sentido norte-sur
que, al cruzar el río, enlazaba con la vía Augusta y la vía De
Italia in Hispanias, destaca por el gran crecimiento experi-
mentado también a inicios del siglo V. En estos momentos se
construyeron dos relevantes basílicas, una de ellas – la me-
ridional – erigida en memoria del obispo Fructuoso y sus
diáconos, Augurio y Eulogio, martirizados en la arena del
anfiteatro el año 259. Así, entorno a su lugar de enterra-
miento, se generó una extensa necrópolis cuyo desarrollo se
vio impulsado por la construcción de las mencionadas basí-
licas, como evidencian los mausoleos y el amplio conjunto
de sarcófagos del siglo V recuperados (López 2006; Clave-
ria, Rodà 2013). Pero, aunque ciertamente este recinto fune-
rario evidencia la importancia de la comunidad cristiana
tarraconense, el conocimiento actual sobre este dinámico
sector nos permite entenderlo y explicarlo también como
parte del crecimiento general constatado, a partir de esta cen-
turia, en todo el suburbio portuario.
8No obstante, debe tenerse en cuenta la dificultad ya mencionada
en cuanto a la identificación de los edificios residenciales. Si bien es
cierto que actividades productivas y domésticas podían compartir los mismos espacios, a menudo la complejidad arqueológica también
tiende a desdibujar los límites funcionales.
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6. - Posible almacén del siglo V construido ex novo en una zona de tierra ganada al mar (archivo CODEX - Arqueologia i Patrimoni).
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3.2. Bajo el reino visigodo
En el año 472, un ejército visigodo al mando de Helde-
fredo cruzó los Pirineos y tomó posesión de Tarraco, con la
complicidad del dux Hispaniarum Vicente. Se consumó así
el final de la autoridad romana en la Tarraconense que, tras
la derrota visigoda contra los francos en Vouillé (a. 507) y
durante la primera mitad del siglo VI, pasó a ser tutelada por
el reino ostrogodo de Teodorico el Grande, como el resto de
territorios visigodos de Hispania y la Septimania. Durante
este período Tarraco mantuvo su relevancia geoestratégica,
como capital de los territorios del noreste peninsular y paso
natural entre los territorios a uno y otro lado de los Pirineos.
Una situación que se prolongó hasta el último cuarto del
siglo VI, cuando bajo Leovigildo y Recaredo se unifica po-
líticamente el regnum Visigothorum. A partir de ese mo-
mento se asistió a una pérdida de protagonismo del nordeste
peninsular que se vio desplazado hacia el sur, más próximo
a la amenaza que representaba la presencia bizantina en el le-
vante hispánico y el norte de África (Barbero, Loring 2008,
169ss; ivi 183ss; Pérez 2012, 195ss; ivi 295ss; Pérez 2013b
y 2013c).
A nivel arqueológico y urbano debe destacarse la intensa
transformación de los espacios públicos de la parte alta ini-
ciada en el siglo VI. Allí se establecieron los poderes civil y
eclesiástico, que ocuparon los espacios más preeminentes,
especialmente en la terraza superior – antiguamente ocupada
por el recinto de culto imperial – donde se han documentado
nuevas edificaciones relacionadas con la basílica principal,
conocida como la sancta Iherusalem y posiblemente ubicada
sobre el aedes flavio, aulas monumentales identificadas con
el episcopium e incluso un cementerio en sus cercanías. Así,
en torno a estos centros de poder, se definió una trama ur-
bana que devino el origen de la ciudad medieval y moderna,
cuyo núcleo poblacional ocupó todo este espacio intramu-
ros, llegando a los pies de la terraza inferior donde se en-
contraba el circo (Aquilué 1993; Hauschild 2010; Macias
2013, 138ss; Muñoz 2013, 179ss; Macias 2014, 459-460).
Pero el conjunto de documentación arqueológica más ex-
tenso procede del suburbio portuario que aquí nos ocupa,
donde se hace evidente que el cambio político no supuso nin-
gún trastorno en el desarrollo urbano iniciado previamente.
De hecho, el dinamismo de este sector se mantuvo a lo largo
de los siglos siguientes, como demuestran las reformas y ni-
veles de ocupación asociados a los diversos edificios por-
tuarios, productivos y domésticos que hemos descrito más
arriba. Un mantenimiento que igualmente se constata en las
diferentes vías y que, pese a ocuparse parcialmente en algu-
nos casos, presentan recrecimientos y repavimentaciones que
evidencian su uso continuado hasta, como mínimo, bien en-
trado el siglo VII (Pociña, Remolà, García 2001; Bosch
2003; Sánchez 2004; Otiña, Remolà, Pociña 2005; Díaz
2006; Ferrer, Pociña 2006; Pociña 2009; García, Brú 2010)
(fig. 8).
En este sentido, recientes excavaciones realizadas en la
zona más cercana al río han aportado datos de gran relevan-
cia para el conocimiento del suburbio en momentos real-
mente avanzados de la Antigüedad tardía. Además de la
documentación de almacenes portuarios erigidos en la se-
gunda mitad del siglo VI, estas intervenciones han puesto de
manifiesto la capacidad constructiva y la vitalidad de este
sector también a partir del siglo VII. Concretamente, durante
la segunda mitad de esta centuria se erigieron dos nuevos al-
macenes que, hacia finales de siglo o bien ya en el siglo VIII,
se derribaron para construir ex novo unos talleres para la pro-
ducción de vidrio y metal (Díaz, Roig 2016, 82ss).
A la fase final corresponden también una serie de ente-
rramientos aislados o formando pequeñas agrupaciones dis-
persas que, en algún caso, afectan edificios tardíos ya en
ruinas (Díaz, Roig 2016). Un uso funerario que, por otra
parte, no ha sido posible asociar a ningún centro de culto.
En este período, la mayor área cementerial de la ciudad se lo-
calizaba intramuros, junto a la basílica principal, aunque
también tenemos constancia de áreas funerarias asociadas a
edificios religiosos extraurbanos, como la basílica del anfi-
teatro, en el subsuelo de las basílicas del Francolí o en la
montaña de l’Oliva, conocida como la necrópolis de Mas
Rimbau-Mas Mallol (Remolà 2006).
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Habitar en los suburbia portuarios de la Antigüedad tardía: el caso de Tarraco (Hispania Tarraconensis)
7. - Vista general de unos balnea domésticos localizados en el sector
occidental del suburbio portuario (archivo CODEX - Arqueologia i Pa-
trimoni).
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Josep Anton Remolà Vallverdú, Ada Lasheras González
Por otro lado, y como hipótesis de trabajo, para los siglos
VII y parte del VIII parece apuntarse una ampliación y di-
versificación funcional de este suburbio: las actividades por-
tuarias podrían haber perdido la centralidad frente al
crecimiento de otras como las artesanales o agrícolas. De
hecho, con esta diversificación podríamos relacionar algu-
nas de las evidencias arqueológicas, como los depósitos o
los contrapesos de prensa. Así, podría observarse una imagen
más cercana a una entidad poblacional con cierta autonomía
urbana que a la de un suburbio, cuyo núcleo principal se ha-
llaba a más de un kilómetro, en la cima de una colina amu-
rallada. Aunque, evidentemente, ello nos lleva a problemas
terminológicos y de definición que todavía no se han resuelto
satisfactoriamente (Panciera 1999, Buzón 2011).
Pero si bien es cierto que todavía no estamos en disposi-
ción de definir con exactitud el urbanismo del suburbio a
partir del siglo VII, la constatación de todas estas evidencias
sin duda permite cuestionar con mayor rigor las explicacio-
nes de declive y abandono planteadas por la historiografía
tradicional (Serra i Vilaró 1943; Capdevila 1964-1965; Re-
casens 1975; Virgili 1984 y 2011). Ésta es una interpretación
especialmente difundida debido a la imagen de una ciudad
arrasada que ofrecen textos como el de Ahmad al-Razi (Cró-
nica del Moro Rasis, 13). Sin embargo, no conviene olvidar
que esta crónica responde a la voluntad propagandística de
la dinastía omeya del siglo XI, mientras que otros escritos
más cercanos al momento de conquista, como la Vita Hlu-
dowici, describen la existencia de ciudades y fortificaciones
en la zona de Tarragona, a la vez que se menciona la toma de
diversos cautivos por parte del ejército
franco. Es decir, que como ya se ha empe-
zado a poner de relieve, difícilmente nos
encontramos ante una despoblación total
de la ciudad y su territorio (Pérez 2012,
401ss; Gonzalo 2013).
Así pues, los datos arqueológicos, aun-
que preliminares, no únicamente vienen a
reafirmar la continuidad de ocupación en
la ciudad y concretamente en este subur-
bio, sino que también demuestran un des-
arrollo urbano nada desdeñable que debe
ponerse en relación con el dinamismo eco-
nómico que mantuvo el puerto en estos
momentos 9. De todos modos, como ya
hemos mencionado, se trata de una línea
de estudio iniciada recientemente y sólo
una revisión atenta de los datos disponibles
nos permitirá definir con mayor precisión
la evolución de este interesante suburbio
portuario tarraconense durante los últimos siglos de la Anti-
güedad tardía.
4. Consideraciones finales
La importancia de Tarraco no puede desvincularse de su
puerto, pues sus condiciones naturales óptimas fueron el mo-
tivo de su elección como base militar romana y posterior
punto de partida de la romanización de la Península ibérica.
Un puerto que, pese a sufrir periodos de contracción urbana
como el de los siglos III y IV, en un contexto general de pér-
dida de protagonismo político y económico, puede definirse
como el sector más dinámico de la ciudad, donde se con-
centraban buena parte de las actividades comerciales y pro-
ductivas, así como de áreas residenciales. Estas funciones,
constatadas para época altoimperial al generarse el primer
urbanismo del suburbio portuario, se recuperan claramente
durante los decenios centrales del siglo V, momento en que
además se definen las líneas generales del modelo urbano
tardío. No solamente documentamos la reocupación de anti-
guos espacios con nuevas funciones, el mantenimiento de
viejas vías y la creación de otras, sino también la expansión
del suburbio hacia el sector más suroccidental, en terrenos
que fueron progresivamente ganados al mar. Un desarrollo y
una vitalidad que, gracias a las nuevas vías de investigación
abiertas, ahora empezamos a intuir, pervivió, como mínimo,
hasta finales del siglo VII o ya incluso inicios del siglo VIII.
Pero, en definitiva, en una ciudad que para época tardía,
especialmente a partir del siglo V, se configuraba en torno a
dos zonas de ocupación preferenciales – la parte alta, el cen-
tro de poder, con su arquitectura monumental, y el puerto, el
motor económico – este suburbio se muestra como el espa-
cio donde podemos comprender e imaginar con mayor deta-
9Recientes estudios ceramológicos han permitido confirmar la vi-
talidad del puerto tarraconense hasta la primera mitad del siglo VIII
(Rodríguez, Macias en prensa).
8. - Detalle recrecimiento y las sucesivas pavimentaciones documentadas en la vía del camí
de la Fonteta (archivo CODEX - Arqueologia i Patrimoni).
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lle la cotidianidad y este «habitar» de la población que aquí
desarrollaba todas sus actividades, desde el ámbito domés-
tico y residencial – más o menos definido – hasta los luga-
res de producción y relacionados con la actividad portuaria
– especialmente talleres y almacenes –. Una realidad coti-
diana que, a su vez, nos demuestra la vitalidad del puerto y
la presencia de Tarraco dentro de los circuitos comerciales
y culturales de la koiné mediterránea que se mantuvo durante
toda la Antigüedad tardía.
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Josep Anton Remolà Vallverdú, Ada Lasheras González