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La necropoli della media e recente Età del bronzo di Olmo di Nogara (Verona). Risultati della ricerca osteoarcheologica, paleochimica e paleodemografica

Authors:
Istituto Italiano
di Preistoria e Protostoria
Soprintendenza per i beni archeologici
del Veneto
Università degli Studi di Padova
Preistoria e
Protostoria
del Veneto
a cura di Giovanni Leonardi e Vincenzo Tiné
STUDI DI PREISTORIA E PROTOSTORIA - 2
_______________________________________
FIRENZE 2015
IL VOLUME RACCOGLIE LA RIELABORAZIONE, SOTTOPOSTA A REFEREE, DEI TESTI PRESENTATI
IN OCCASIONE DELLA XLVIII RIUNIONE SCIENTIFICA DELL’ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E
PROTOSTORIA, TENUTASI A PADOVA DAL 5 AL 9 NOVEMBRE 2013
Comitato SCientifiCo
Alessandra Aspes, Elodia Bianchin Citton, Alberto Broglio, Loredana Capuis, Daniela Cocchi Genick,
Filippo Maria Carinci, Giovanni Leonardi, Franco Marzatico, Marco Peresani, Luciano Salzani, Vincenzo Tiné
Coordinamento Comitato SCientifiCo
Giovanni Leonardi e Vincenzo Tiné
redazione
Chiara D’Incà, Giovanni Leonardi, Maria Letizia Pulcini, Vincenzo Tiné
impaginazione e grafiCa
Matteo Annibaletto
con il sostegno di
iSbn 978-88-6045-056-2
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dedicato a Giulia Fogolari e a Piero Leonardi
INDICE
13 giovanni Leonardi, vinCenzo tiné, Premessa
Paleolitico e Mesolitico
17 marCo pereSani, Il Pa leo litico e il Mesolitico del Veneto
33 aLberto brogLio, Il Protoaurignaziano del Veneto nel contesto europeo
43 federiCa fontana, antonio guerreSChi, Stefano bertoLa, maria giovanna Cremona, fa-
bio CavuLLi, Laura faLCeri, aLeSSia gajardo, CyriL montoya, matar ndiaye, davide vi-
Sentin, I livelli più antichi della serie epigravettiana “interna” di Riparo Tagliente: sfrutta-
mento delle risorse litiche e sistemi tecnici
53 matteo romandini, Stefano bertoLa, niCoLa nannini, Nuovi dati sul Pa leo litico dei Colli
Berici: risultati preliminari dello studio archeozoologico e delle materie prime litiche della
Grotta del Buso Doppio del Broion (Lumignano, Longare, Vicenza)
61 roSSeLLa duCheS, miCheLe baSSetti, eLiSabetta fLor, KLauS KompatSCher, maria hrozny
KompatSCher, Stefano neri, giampaoLo daLmeri, Trasformazione della mobilità epigravet-
tiana durante il Dryas recente: nuove informazioni dalle ricerche in territorio trentino
69 federiCa fontana, franCeSCo vaLLetta, urSuLa thun hohenStein, Stefano bertoLa, anto-
nio guerreSChi, gabrieLLa petruCCi, Sara zanini, maria Chiara turrini, Il sito VF1 settore
III di Mondeval de Sora (San Vito di Cadore, Belluno): nuovi dati sull’occupazione mesoliti-
ca delle Dolomiti bellunesi
Neolitico
79 vinCenzo tiné, Il Neo litico in Veneto
95 annaLuiSa pedrotti, paoLa SaLzani, fabio CavuLLi, martina Carotta, diego angeLuCCi,
LuCiano SaLzani, L’insediamento di Lugo di Grezzana (Verona) nel quadro del primo Neoli-
tico padano alpino
109 mauro rottoLi, fabio CavuLLi, annaLuiSa pedrotti, L’agricoltura di Lugo di Grezzana (Ve-
rona): considerazioni preliminari
117 vinCenzo tiné, paoLa mazzieri, niCoLa daL Santo, fiorenzo fuoLega, Il villaggio neolitico
del Dal Molin a Vicenza
129 vinCenzo tiné, eLena nataLi, LuCa SCioLa, niCoLa daL Santo, fiorenzo fuoLega, Il sito del
Neolitico recente e nale di Castelnuovo di Teolo (Padova). Nuovi dati
139 maria angeLiCa borreLLo,“Chassey”, “Lagozza” e “Chassey/Lagozza”: nuove osservazio-
ni su materiali ceramici del Veneto
6INDICE
Eneolitico
147 danieLa CoCChi geniCK, Le evidenze venete nel quadro dell’Eneolitico dell’Italia settentrionale
157 eLodia bianChin Citton, CLaudio baLiSta, aLex fontana, niCoLetta martineLLi, CarLo
mondini, umberto teCChiati, Il sito del Col del Buson (Belluno) nella Valle dell’Ardo: aspetti
geomorfologici, strutturali, culturali e paleoeconomici delle straticazioni dell’Età del rame
169 paoLa SaLzani, La piattaforma triangolare di Arano (Cellore di Illasi, Verona) nel quadro dei
contesti cultuali dell’Età del rame dell’Italia settentrionale
177 marCo baioni, CriStina Longhi, CLaudia mangani, niCoLetta martineLLi,
CriStiano niCoSia,
maria giuSeppina ruggiero, paoLa SaLzani,
La palatta del Corno di Sotto (Desenzano del Gar-
da, Brescia) nell’ambito dello sviluppo dei primi insediamenti palatticoli del lago di Garda
187 ChriStian jeuneSSe, L’Italie et l’émergence de l’idéologie du guerrier dans la seconde moitié
du 4ème millénaire av. J.-C.
Età del bronzo
201 miCheLe Cupitò, giovanni Leonardi, Il Veneto tra Bronzo antico e Bronzo recente.
241 Luigi fozzati,
giovanni Leonardi,
niCoLetta martineLLi con il contributo di aLeSSandra
aSpeS,
CLaudio baLiSta,
federiCa gonzato,
LuCiano SaLzani, Wetlands. Palatte e siti umidi
nell’Età del bronzo del Veneto: territori e cronologia assoluta
251 eLodia bianChin Citton, Il Bronzo nale nel Veneto: dinamiche insediative e gestione del
territorio
267 LuCiano SaLzani, Le documentazioni funerarie dell’Età del bronzo nale nel Veneto
271 ivana angeLini, giLberto artioLi, paoLo nimiS, igor viLLa, La metallurgia preistorica del
rame nell’Italia nord-orientale: quadro d’insieme e recenti sviluppi
279 raffaeLe C. de mariniS, marta rapi, LuCiano SaLzani, gianpaoLo SpineLLi, L’abitato dell’an-
tica Età del bronzo di Canàr (Castelnovo Bariano, Rovigo)
289 paoLa SaLzani, LuCiano SaLzani, irene dori, SiLvia bortoLuzzi, SiLvia boCCone, jaCopo
moggi CeCChi, La necropoli del Bronzo antico di loc. Arano, Cellore di Illasi, Verona (2007)
295 miCheLe Cupitò, damiano Lotto, aLeSSandro faCChin, Dinamiche di popolamento e modelli
di organizzazione del territorio nella bassa pianura veneta compresa tra Adige e Tagliamento
durante l’Età del bronzo
307 armando de guio, CLaudio baLiSta, aLeSSandro vanzetti, andrea betto, CLaudio bovoLa-
to, Progetto AMPBV e “off-site power”: linee di un percorso critico di complessità sociale
321 marCo bertoLini, Sara zanini, urSuLa thun hohenStein, Nuovi dati sullo sfruttamento e
gestione delle risorse animali tra il Bronzo antico ed il Bronzo recente nei territori del medio-
basso Veronese e il basso Polesine
327 aLeSSandro CanCi, miCheLe Cupitò, maria Letizia puLCini, LuCiano SaLzani, gino fornaCia-
ri, mary anne tafuri, gianpiero daLLa zuanna, La necropoli della media e recente Età del
bronzo di Olmo di Nogara (Verona). Risultati della ricerca osteoarcheologica, paleochimica e
paleodemograca
341 raffaeLe C. de mariniS, Aspetti della transizione Bronzo medio-Bronzo recente in area padana
349 maurizio Cattani, La circolazione dei modelli ceramici tra Romagna e Veneto durante l’Età
del bronzo
357 miCheLe Cupitò, giovanni Leonardi, eLiSa daLLa Longa, CriStiano niCoSia, CLaudio baLi-
Sta, marta daL CorSo, WiebKe KirLeiS, Fondo Paviani (Legnago, Verona): il central place
della polity delle Valli Grandi Veronesi nella tarda Età del bronzo. Cronologia, aspetti cultu-
rali, evoluzione delle strutture e trasformazioni paleoambientali
INDICE 7
377 marCo betteLLi, miCheLe Cupitò, Sara t. Levi, riChard joneS, giovanni Leonardi, Tempi
e modi della connessione tra mondo egeo e area padano-veneta. Una riconsiderazione della
problematica alla luce delle nuove ceramiche di tipo miceneo di Fondo Paviani (Legnago,
Verona)
389 jaCopo de groSSi mazzorin, Fondo Paviani e Frattesina: economia animale di due central
places della tarda Età del bronzo veneta
401 KataLin janKovitS, Dati sui rapporti fra l’area danubiano-carpatica e l’Italia nord-orientale
nella tarda Età del bronzo
409 giovanni Leonardi, giovanni taSCa, david viCenzutto, Pani a piccone, palette a cannone e
asce tipo Ponte S. Giovanni: quale ruolo nelle direttrici della metallurgia del Bronzo nale?
419 paoLo beLLintani, LuCiano SaLzani, gianni de zuCCato, mariLena LeiS, CarmeLa vaCCa-
ro, ivana angeLini, Chiara Soffritti, marCo bertoLini, urSuLa thun hohenStein, L’ambra
dell’insediamento della tarda Età del bronzo di Campestrin di Grignano Polesine (Rovigo)
427 anna maria bietti SeStieri, paoLo beLLintani, LuCiano SaLzani, ivana angeLini, barbara
Chiaffoni, jaCopo de groSSi mazzorin, CLaudio giardino, maSSimo SaraCino, fiammetta
Soriano, Frattesina: un centro internazionale di produzione e di scambio nell’Età del bronzo
del Veneto
437 andrea CardareLLi, CLaudio Cavazzuti, franCeSCo Quondam, Loretana SaLvadei, LuCiano
SaLzani, Le necropoli delle Narde di Frattesina: proposta per una lettura delle evidenze de-
mograche, rituali e sociali a partire dai dati archeologici e antropologici
Età del ferro
449 Loredana CapuiS, giovanna gambaCurta, Il Veneto tra il IX e il VI secolo a.C.: dal territorio
alla città
461 eLodia bianChin Citton, CLaudio baLiSta, gaSpare de angeLi, L’abitato protostorico di
Montagnana-Borgo S. Zeno (Padova): aggiornamento dei dati paleoambientali in relazione
alle diverse fasi insediative
469 anna angeLini, giovanni Leonardi, Castel de Pedena (San Gregorio nelle Alpi, Belluno): abitato
d’altura in territorio di frontiera
479 mara migLiavaCCa, Tra Età del bronzo ed Età del ferro nelle Prealpi venete occidentali: alla
scoperta dei diversi tipi di sfruttamento dei paesaggi montani
487 franCo marzatiCo, Vicini e lontani: rapporti culturali fra mondo alpino orientale e Veneto
nella prima Età del ferro
499 marioLina gamba, LuCa miLLo, angeLa ruta Serafini, diego voLtoLini, Ritualità funeraria
a Padova agli inizi dell’Età del ferro
507 federiCa gonzato, fabio SaCCoCCio, LuCiano SaLzani, aLeSSandro vanzetti, Il polo di Gazzo
Veronese tra Bronzo nale e primo Ferro
515 federiCa CandeLato, federiCa gonzato, aLeSSandro guidi, LuCiano SaLzani , maSSimo Sa-
raCino, Il centro di Oppeano (Verona): recenti acquisizioni dalle aree Montara, ex-Fornace e
le Fratte
527 eLena maria menotti, L’abitato veneto del Castello di Castiglione Mantovano: le fasi più
antiche
533 raffaeLLa angeLini, Laura bentini, eLena rodriguez, patrizia von eLeS, Ritualità funeraria
tra Veneto e Verucchio (Rimini) nell’Età del ferro: un confronto possibile?
541 anna dore, Forme di contatto fra Bologna e ambito veneto nel corso della prima Età del
ferro: riessioni a partire dai materiali della necropoli villanoviana Benacci di Bologna
8INDICE
549 giuLia oLmeda, benedetta proSdoCimi, ivana angeLini, miCheLe Cupitò, gianmario moLin,
giovanni Leonardi , Archeologia e archeometria delle perle in vetro della necropoli patavina
del CUS-Piovego (VI-IV secolo a.C.). Osservazioni sulla tecnologia del vetro in Veneto nella
piena Età del ferro
559 Programma della Riunione Scientica
BREVI NOTE
(neL Cd aLLegato aL voLume)
Paleolitico e Mesolitico
569 giorgio CheLidonio, Monti Lessini e Monte Baldo, tracce di frequentazioni a quote superiori
ai 1000 m slm riferibili al Paleolitico medio
575 fabio CavuLLi, franCeSCo Carrer, federiCa fontana, davide viSentin, annaLuiSa pedrotti,
“Archeologia totale” nel territorio di alta quota delle antiche Regole del Cadore (Belluno)
Neolitico
585 emanueLa giLLi, Chiara ConCi, Nuovi dati sul Neolitico nell’alto Trevigiano: evidenze del
Neolitico dalla collina di Montebelluna e dal Montello (Treviso)
593 fabio CavuLLi, diego angeLuCCi, annaLuiSa pedrotti, Nuovi dati sui complessi strutturali in
elevato di Lugo di Grezzana (Verona)
599 annaLiSa CoSta, fabio CavuLLi, annaLuiSa pedrotti, Le strutture di combustione in fossa
dell’insediamento di Lugo di Grezzana (Verona)
605 angeLa maCCarineLLi, Stefano marConi, annaLuiSa pedrotti, I resti faunistici dell’insedia-
mento del Neolitico antico di Lugo di Grezzana (Verona)
611 fabio SantanieLLo, Stefano grimaLdi, annaLuiSa pedrotti, Analisi dei cambiamenti tecno-
economici nel Nord-Est italiano tra Neolitico antico e Neolitico medio: studio tecno-funziona-
le dell’industria litica dei siti La Vela (Trento) e Lugo di Grezzana (Verona)
619 fabio CavuLLi, franCeSCo Carrer, paoLo fedeLe, giovanni vaLt, Stefano bertoLa, piergior-
gio CeSCo frare, gabrieLe fogLiata, annaLuiSa pedrotti, Recenti rinvenimenti di cuspidi a
ritocco piatto coprente in alta quota dal territorio bellunese: Lastoni del Formin e Malga
Pradazzo
625 paoLa baSoLi, aLba foSChi nieddu, Sergio gineSu, fiammetta ruSSo, Inussi della cultura
del “Vaso a Bocca Quadrata” nel Neolitico medio e recente della Sardegna
633 aLeSSandro faCChin, giovanni taSCa, Frammenti del Neolitico recente da Quarto d’Altino
(Venezia), località Ca’ Ruger
639 Cinzia roSSignoLi, eLda pujatti, david viCenzutto, paoLo reggiani, L’insediamento tardo-
neolitico di Concordia Sagittaria (Venezia), località Loncon
647 mariSa agroSteLLi, aLex fontana, umberto teCChiati, Castelnuovo di Teolo (Padova), scavi
2011. I dati archeobotanici e faunistici
653 Luca ScioLa, Aspetti di derivazione “orientale” tra Tardoneolitico e prima Età del rame in
Veneto e Friuli
657 EmanuELa GiLLi, Luca RinaLdi, Nuovi esemplari di pugnali litici dalla collina di Montebellu-
na e dal Montello (Treviso)
INDICE 9
Età del bronzo
665 KataLin JanKovitS, ELiSa daLLa LonGa, Il pendaglio in osso della palatta di Canàr di S.
Pietro Polesine (Rovigo). Inquadramento tipocronologico e culturale nel contesto dei rapporti
tra area padana e area carpatico-danubiana durante il Bronzo antico
671 Gian PaoLo SPinELLi, Fusarola decorata dal sito di Canàr (Castelnovo Bariano, Rovigo),
Bronzo Antico, BA II
675 Gian PaoLo SPinELLi, Lisciatoi su ciottolo dal sito di Canàr (San Pietro Polesine, Rovigo).
Bronzo Antico BA IC
679 maRtina BEnati, Giovanni RidoLfi, Luciano SaLzani, L’abitato dell’Età del bronzo di Ale di
Pol (Bussolengo, Verona)
683 anna conSonni, Sommacampagna (Verona), piazza Castello, scavi 2002: i materiali dell’Età
del bronzo
689 aLESSandRo facchin, maSSimiLiano faGan, Giovanni taSca, Rinvenimenti dell’Età del bronzo
in Via Colombera, Quarto d’Altino (Venezia)
695 JonaS dancKERS, Ancora sulle origini delle terramare… Alcune riessioni sulla comparsa dei
siti arginati nella pianura padana centrale durante il Bronzo medio
701 cRiStiano nicoSia, Analisi micromorfologiche nel sito arginato di Fondo Paviani (Legnago,
Verona)
Scavi Università di Padova 2007-2012
707 marta daL CorSo, WiebKe KirLeiS, Analisi palinologica del bacino umido a N-E del sito ar-
ginato di Fondo Paviani (Verona) – Scavi Università di Padova 2007-2012
715 PaoLa ciSotto, La malacofauna del sito dell’Età del bronzo di Fondo Paviani (Legnago, Ve-
rona) – Scavi Università di Padova 2007-2012
721 cLaudio BaLiSta, fioREnza BoRtoLami, fioREnzo fuoLEGa, Giovanna GamBacuRta, maRco
maRchESini, ERiKa vaLLi, Il sito dell’Età del bronzo medio-recente corrispondente all’antica
Adria (Rovigo) in località Amolaretta
729 mauRizio cattani, oRSoLa PELLEGRino, La ceramica appenninica e le sintassi decorative tra
Romagna e Veneto
735 Gaia PiGnocchi, maRa SiLvEStRini, Le Marche e l’area terramaricola: elementi di confronto
nella ceramica da Moscosi di Cingoli e Cisterna di Tolentino (Macerata)
741 vERonica GRoPPo, Luca RinaLdi, Giovanni taSca, aLESSandRo aSta, Dolo (Venezia). Un nuo-
vo sito del Bronzo recente: dati preliminari
747 aLBERto BaLaSSo, StEfania Bonato, maRa miGLiavacca, antonio PERSichEtti, StEfano tuz-
zato, maRia cRiStina vaLLicELLi, Nuova Superstrada Pedemontana Veneta: testimonianze di
insediamenti dell’Età del bronzo nell’alta pianura vicentina
753 giovanni taSCa, david viCenzutto, Asce di tipologia centro-europea in Veneto tra la ne del
Bronzo medio e il Bronzo nale
759
aLeSSandro CanCi, maria Letizia puLCini, miCheLe Cupitò, LuCiano SaLzani,
Lesioni da freccia
nella necropoli dell’Età del bronzo di Olmo di Nogara (Verona)
765 maria Letizia puLCini
,
miCheLe Cupitò
,
LuCiano SaLzani
,
aLeSSandro CanCi
,
Evidenze di stress
biomeccanico da fatica conseguente ad attività occupazionali nella necropoli dell’Età del bron-
zo di Olmo di Nogara (Verona). La diffusione della spondilolisi nei resti scheletrici femminili
771 emanueLa fareSin, giuSeppe SaLemi, LuCiano SaLzani, aLeSSandro CanCi, Acquisizione, ge-
stione ed elaborazione computerizzata di superci ossee per l’estrazione di caratteristiche
biometriche nei resti scheletrici umani di Olmo di Nogara (Verona)
777 Luciano SaLzani, RoBERta donati, EmanuELa GuaLdi-RuSSo, Dati antropologici preliminari
su alcune sepolture del Bronzo recente provenienti dalla necropoli di Castello del Tartaro
(Verona)
10 INDICE
781 vanESSa BaRatELLa, michELE cuPitò, Le tombe a incinerazione della necropoli di Olmo di
Nogara (Verona). Una revisione cronologica dei materiali ceramici
789 Giovanni maGno, maRia LEtizia PuLcini, Luciano SaLzani, aLESSandRo canci, I resti cremati
della necropoli di Olmo di Nogara (Verona): applicazione di nuove metodologie di analisi
793 cLaudio cavazzuti, † LoREtana SaLvadEi, Luciano SaLzani, Analisi antropologiche sui resti
cremati della necropoli del Bronzo medio e recente di Scalvinetto di Legnago (Verona)
799 david viCenzutto, giovanni taSCa, La forma di fusione per ascia/paletta e pendaglio da Frat-
tesina. Inquadramento tipo-cronologico e osservazioni sui rapporti tra Polesine e Romagna
nel Bronzo nale
805 nuCCia negroni CataCChio, Nuovi dati sui vaghi tipo Tirinto e Allumiere, nel quadro della
Protostoria del Venetorum Angulus
811 Laura pau, Elementi di confronto fra il Mantovano e l’area veneta durante il Bronzo nale: il
caso studio del complesso insediativo di Casalmoro
817 vaLentina donadeL, Sacca di Goito (Mantova), un sito mantovano di facies protovillanoviana
padana
823 anna anGELini, itaLo BEttinaRdi, cRiStiano nicoSia, Analisi micromorfologiche e formazione
dei depositi presso l’abitato d’altura di Castel de Pedena (San Gregorio nelle Alpi, Belluno)
829 fabrizio berto, mauro rottoLi, Agricoltura e raccolta in un insediamento del Bronzo recente
della pianura veronese. Il “pozzetto” US 317 di Fondo Paviani (Verona) – Scavi Università di
Padova 2007-2012
833 david viCenzutto, eLiSa daLLa Longa, ivana angeLini, giLberto artioLi, paoLo nimiS, igor
m. viLLa,
I manufatti in bronzo del sito arginato di Fondo Paviani (Verona) – Scavi Università di
Padova 2007-2012. Inquadramento tipocronologico e analisi archeometriche
839 miCheLe Cupitò, ivana angeLini, giLberto artioLi, paoLo nimiS, igor m. viLLa, Il torques tipo
Canegrate di Fondo Paviani (Verona) alla luce delle indagini archeometriche
845 SiLvia marCon, CLaudio mazzoLi, Le forme di fusione di Fondo Paviani (Verona)
Scavi
Università di Padova 2007-2012. Caratterizzazione tipologica e petrograca
849 antonio StrafeLLa, miCheLe Cupitò, ivana angeLini, maSSimo vidaLe, Le ambre di Fondo
Paviani (Verona)
Scavi Università di Padova 2007-2012. Inquadramento tipocronologico,
analisi archeometriche e analisi paleotecnologica
855 miCheLe Cupitò, ivana angeLini, eLiSa daLLa Longa, Nuovi manufatti in materiale vetroso da
Fondo Paviani (Verona) – Scavi Università di Padova 2007-2012. Tipocronologia e analisi
archeometriche
861 eLiSa daLLa Longa, miCheLe Cupitò, maSSimo vidaLe, Sara tiziana Levi, giuSeppe guida,
maurizio mariottini, vaLentina Cannavò, Nuove ceramiche con decorazione di tipo appen-
ninico da Fondo Paviani (Verona) – Ricerche Università di Padova 2007-2012. Inquadramen-
to tipocronologico e indagini archeometriche
867 iLaria pantano, miCheLe Cupitò, Torques e armille di tipologia occidentale in ambito palat-
ticolo-terramaricolo veneto nel Bronzo recente
875 KataLin janKovitS, miCheLe Cupitò, iLaria aLbertini, Il getto di fusione per puntali di spilloni
o pendagli con terminazione “a mezzaluna” di tipologia danubiano-carpatica da Peschiera-
“Palatta Centrale”. Osservazioni preliminari
881 anna anGELini, ivana anGELini, GiLBERto aRtioLi, PaoLo nimiS, iGoR viLLa, Tipologia e ar-
cheometria dei bronzi di Castel de Pedena (San Gregorio nelle Alpi, Belluno)
887 vaLentina donadeL, marta tenConi, Tipologia e archeometria delle ceramiche Luco/Laugen
a Castel de Pedena (San Gregorio nelle Alpi, Belluno)
893 maSSimo SaraCino, miCheLe baLdo, Lara maritan, CLaudio mazzoLi, ArcheomGIS: approc-
cio GIS allo studio archeometrico della ceramica protostorica del Veneto
INDICE 11
Età del ferro
901 LuCa miLLo, diego voLtoLini, La ritualità funeraria dei Veneti antichi: il fenomeno delle ria-
perture a Padova nell’VIII secolo a.C.
909 debora treviSan, fabio SaCCoCCio, I siti di Coazze, Sorgà-Tione e Moratica (Verona): storia
degli studi e materiali inediti dai Musei di Bologna, Parma e Mantova
915 anna angeLini, ivana angeLini, giLberto artioLi, paoLo nimiS, giovanni taSCa, igor viLLa,
david viCenzutto, Una nuova ascia vicina al tipo Ponte S. Giovanni da Cesiomaggiore (Bel-
luno). Inquadramento tipocronologico e analisi archeometriche
921 giuLia rinaLdi, umberto teCChiati, Castel de Pedena (San Gregorio nelle Alpi, Belluno): i
resti faunistici di un abitato d’altura alpino tra Età del bronzo ed Età del ferro
927 fabrizio berto, eLiSabetta CaStigLioni, mauro rottoLi, Il castelliere di Castel de Pedena
(San Gregorio nelle Alpi, Belluno): un sito per comprendere le modicazioni agronomiche tra
Età del bronzo ed Età del ferro?
931 martina de marCh, giuLia rinaLdi, umberto teCChiati, Resti faunistici della prima Età del
ferro dal sito di Laion Koer Moos (Bolzano): risultati preliminari
937 benedetta proSdoCimi, marta tenConi, Le olle ad orlo appiattito in Veneto nella prima Età
del ferro nel contesto dei rapporti con il Friuli-Venezia Giulia. Studio archeologico e archeo-
metrico
943 marioLina gamba, niCoLa pagan, diego voLtoLini, Vicenza, Palazzo Da Porto - Colleoni:
scavi 2010-2011. La sequenza stratigraca preromana
951 LuCiano SaLzani, Un altro elmo da Oppeano (Verona)
953 LuCiano SaLzani, maSSimo SaraCino, L’area artigianale in località ex Fornace di Oppeano
(Verona): le fornaci per ceramica
959 LuCiano SaLzani, federiCa Santinon, La fornace di San Giorgio di Valpolicella (Verona)
Studi di Preistoria e Protostoria - 2 - Preistoria e Protostoria del Veneto - 2015 - pp. 327-340
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_____________________________________________________________________________________________
aLeSSandro CanCi
*
- miCheLe Cupitò
*
- maria Letizia puLCini
*
- LuCiano SaLzani
**
gino fornaCiari
***
- mary anne tafuri
****
- gianpiero daLLa zuanna
*****
La necropoli della media e recente
Età del bronzo di Olmo di Nogara (Verona).
Risultati della ricerca osteoarcheologica,
paleochimica e paleodemograca
* Dipartimento dei Beni Culturali – Università degli Studi di Padova, Piazza Capitaniato 7, 35139 Padova; e-mail: acanci@gmail.com, michele.cu-
pito@unipd.it, marialetiziapulcini@gmail.com
** Già Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto – Nucleo operativo di Verona; e-mail: san.pedro@libero.it
*** Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia – Università di Pisa, Via Savi 10, 56126 Pisa
**** Dipartimento di Biologia Ambientale – Università di Roma “La Sapienza”, Piazzale A. Moro 5, 00185 Roma; email: maryanne.tafuri@uniroma1.it
***** Dipartimento di Scienze Statistiche – Università degli Studi di Padova, Via Battisti 241, 35121 Padova
RIASSUNTO - La neCropoLi deLLa media e reCente e deL bronzo di oLmo di nogara (verona). riSuLtati deLLa riCerCa
oSteoarCheoLogiCa, paLeoChimiCa e paLeodemografiCa - La presente comunicazione intende presentare in maniera analitica i ri-
sultati di una ricerca interdisciplinare condotta sulla grande necropoli di Olmo di Nogara, uno dei sepolcreti più importanti per
la ricostruzione dell’assetto delle comunità della media e recente Età del bronzo dell’area terramaricola nord-padana, ma, stanti
le sue caratteristiche qualitative e quantitative, anche uno dei complessi funerari più signicativi dell’intera protostoria italiana
ed europea. La rilevanza della necropoli, scavata a partire dalla ne anni ‘80 del ’900 dalla Soprintendenza per i beni archeolo-
gici del Veneto e databile tra il BM(1/)2 e BR2, è legata sia alla presenza di codici funerari che manifestano in maniera esplici-
ta le distinzioni di età, sesso e rango/ruolo dei defunti, sia, soprattutto, all’eccellente stato di conservazione e alla completezza
anatomica dei resti scheletrici umani, appartenenti a soggetti sia adulti sia infantili. La necropoli, a rito misto, consta di oltre 500
sepolture - 471 inumazioni e 62 incinerazioni - e le già citate ottime condizioni di conservazione hanno consentito una studio
osteologico completo e analisi chimiche su oltre l’89% del campione. La ricerca ha previsto: 1) la ricostruzione del prolo bio-
logico (sesso, età alla morte, statura, robustezza) di ciascun individuo esaminato, con indagini mirate riguardanti la ricostruzio-
ne dello stato di salute e delle possibili attività occupazionali; 2) l’individuazione e l’analisi di eventuali lesioni di origine trau-
matica - sia accidentali, sia legate a fenomeni di violenza interpersonale - anche mediante l’uso delle più moderne metodologie
informatizzate di rilevamento TAC e laser scanner; 3) analisi paleonutrizionali sugli isotopi stabili per la ricostruzione del re-
gime alimentare; 4) rielaborazione complessiva dell’intero comparto dati per la ricostruzione del prolo paleodemograco; 5)
integrazione sistematica tra dati antropologici e paleodemograci e evidenze di tipo strettamente archeologico, al ne di giun-
gere alla denizione dell’assetto e dell’organizzazione interna della comunità.
SUMMARY - the middLe and reCent bronze age Cemetery of oLmo di nogara (verona). reSuLtS of the oSteoarChaeoLogi-
CaL, paLaeoChemiCaL and paLaeodemographiC reSearCh - The present paper presents analytically the results of a multi-disciplin-
ary research carried out on the large Olmo di Nogara cemetery, one of the most important cemeteries for the reconstruction of the
structure of the Middle and Recent Bronze Age communities of the terramare culture area north of the Po river. Given its qualita-
tive and quantitative characteristics it is also one of the most signicant cemetery of the entire Italian and European protohistory.
The cemetery was excavated since the ‘80s by the Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto and is dated between the
MBA(1/)2 and RBA. Its relevance lies with the presence of funerary codes that explicitly show the age, sex and rank differ-
ences of the dead and above all with the excellent preservation and anatomical completeness of the skeletons, both of adults
and infants.
The cemetery – of the mixed ritual kind – consists of more than 500 depositions, 471 inhumations and 62 cremations. Thanks
to the cited good preservation, complete osteological analyses and chemical analyses were carried out on more than 89% of
the sample.
The research consisted in: 1) the reconstruction of the biological prole (sex, age of death, height) of all individuals, with
specic analyses aimed at the reconstruction of the health status and possible occupational indicators; 2) the individua-
tion and analysis of possible trauma injuries – both accidental and violence related – with the help of modern methodolo-
gies such as TAC and laser scanner; 3) paleo nutritional analyses based on stable isotopes for the reconstruction of the diet; 4)
global reprocessing of all the data for the reconstruction of the paleodemography; 5) systematic integration between anthro-
pological, paleodemographical and archaeological data in order to dene the community structure and internal organization.
328 A. CANCI ET ALII
introduzione
Il presente contributo espone i risultati della ricerca
interdisciplinare condotta nell’ambito del progetto di
dottorato La necropoli di Olmo di Nogara (Verona).
Studio paleobiologico dei resti umani per la ricostru-
zione dell’organizzazione di una comunità dell’Età
del bronzo padana, svolto, a partire dal 2011, grazie
alla collaborazione tra il Dipartimento dei Beni Cul-
turali dell’Università di Padova e la Soprintenden-
za per i beni archeologici del Veneto (Pulcini 2013-
2014). Esso mira tuttavia anche a presentare i dati
preliminari derivanti da alcune indagini effettuate pa-
rallelamente alla ricerca di dottorato, grazie alle col-
laborazioni istituite con il Dipartimento di Ricerca
Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e
Chirurgia dell’Università di Pisa, con il Dipartimento
di Biologia Ambientale dell’Università di Roma-“La
Sapienza” e con il Dipartimento di Scienze Statistiche
dell’Università di Padova.
Il progetto ha avuto come obiettivo principale il riesa-
me sistematico dell’intero campione osteologico con-
servato del sepolcreto in quanto:
-nelle diagnosi di sesso ed età alla morte pubblica-
te da Cleto Corrain nel 20051 e quelle effettuate ex
novo nell’ambito di studi successivi2, apparivano
evidenti incongruenze;
-lo studio di Corrain, benché molto dettagliato, si era
concentrato essenzialmente sulle determinazioni di
sesso ed età e sui dati antropometrici, ma non aveva
preso in considerazione gli aspetti tafonomici, pa-
leopatologici e traumatologici.
La nuova ricerca ha quindi previsto:
-la ricostruzione del prolo biologico (sesso, età, sta-
tura e robustezza, ecc.) di ciascun individuo, con in-
dagini mirate alla ricostruzione dello stato di salu-
te, dello stile di vita e delle attività occupazionali3;
1 Si vedano in questo senso le schede antropologiche individuali edi-
te in oLmo.
2 Una parte del campione osteologico è stato oggetto di tesi di laurea
– sia triennale sia magistrale – e di specializzazione già prima dell’av-
vio del progetto. Nello specico: Curradini 2006-2007, Lucatello 2006-
2007, Gaspari 2007-2008, Maino 2007-2008, Radi 2007-2008, Riga
2007/2008, Pulcini 2008-2009, Beck De Lotto 2008-2009, Corsi 2008-
2009, Lucatello 2009-2010, Baratella 2010-2011, Gaspari 2009-2010,
Maino 2009-2010, Olivieri 2010-2011 e Squarcina 2010-2011.
3 Le determinazioni di sesso ed età sono state effettuate sulla base dei
principali metodi noti in letteratura; su ciò v. in particolare Buikstra,
Ubelaker 1994 e Canci, Minozzi 2005. Per quel che concerne le deter-
minazioni di età, gli individui sono stati suddivisi in base alle categorie
di età standard stabilite in Ubelaker 1989. Per i subadulti – tra 0 e 18
anni ca. –, si tratta, nello specico di: età perinatale, Infans I (0-3 anni),
Infans II (3-12 anni), Adolescente (12-18 anni) – d’ora in avanti Adl –;
per gli adulti – > 18 anni – si tratta di: Adulto giovane (18-35 anni) – da
qui in avanti AdG –, Adulto maturo (35-50 anni) –AdM – e Adulto se-
nile (>50 anni) – AdS –. Laddove non è stato possibile stimare un inter-
vallo d’età preciso, gli individui vengono indicati genericamente come
Adulti – d’ora in avanti AdN.D. –.
-l’analisi specica degli aspetti traumatologici, an-
che mediante l’applicazione di metodologie di rile-
vamento TAC e laser scanner4;
-l’ampliamento delle analisi sugli isotopi stabili di car-
bonio e azoto per la ricostruzione della paleodieta;
-l’avvio della ricostruzione del prolo paleodemo-
graco;
-l’integrazione tra dati antropologici e paleodemo-
graci e dati archeologici, in funzione della lettura
sociale del complesso.
A.C., M.C., M.L.P., L.S.
Caratteri generaLi deLLa neCropoLi e deL Cam-
pione anaLizzato
La necropoli di Olmo di Nogara, scavata tra il 1987 e il
1997, con un ulteriore intervento nel 2002, si data, tra la
fase iniziale del BM2 e un momento avanzato del BR.
Il sepolcreto, articolato in almeno tre nuclei distinti, ha
restituito ca. 533 sepolture, 471 a inumazione e 62 a in-
cinerazione. Un nuovo settore funerario – composto in
totale da 10 deposizioni, tutte a inumazione – è stato tut-
tavia indagato nel 2009 in prossimità dell’angolo nord-
occidentale all’Area C
5
.
Come accennato, il rituale prevalente è quello dell’i-
numazione in fossa semplice – 89% delle sepolture –;
tuttavia, come indicato sia dalla presenza nelle tom-
be femminili di aghi, o eccezionalmente spilloni, rin-
venuti per lo più sul cranio, sia da osservazioni di tipo
tafonomico, si può ritenere che fosse diffuso l’utilizzo
di sudari in materiale deperibile6.
Una consistente parte di inumazioni – soprattutto di
adulti – è inoltre caratterizzata, come noto, dalla pre-
senza di un più o meno ricco corredo: i maschi sono
connotati dalle armi – in primis la spada, sola o, più ra-
ramente, in associazione al pugnale e/o a un elmo/casco
in materiale deperibile –; le femmine sono connotate da
parures ornamentali composte perlopiù da coppie o tri-
plette di spilloni, talvolta impreziosite dalla presenza di
fermatrecce e pendagli in bronzo, pettini in osso-corno
e, soprattutto, fermapieghe e perle d’ambra.
4 L’applicazione di tali metodologie per lo studio dei traumi initti è stata
sviluppata nell’ambito del dottorato di ricerca Multisensor data fusion in
ambito bioarcheologico. Estrazione ed analisi di features su reperti ossei
provenienti dalla necropoli di Olmo di Nogara, svolto, a partire dal 2012,
grazie ancora alla collaborazione tra il Dipartimento dei Beni Culturali
dell’Università di Padova e la Soprintendenza per i beni archeologici del
Veneto; la ricerca, condotta dalla dott.ssa E. Faresin, è stata seguita dal
prof. G. Salemi, in qualità di tutor, e dal prof. A. Canci e dal dott. L. Sal-
zani in qualità di co-tutors; per un approfondimento sulle metodologie e
su alcuni dei risultati si rimanda a Faresin et alii, in Brevi Note.
5
Nell’ambito del presente contributo, i dati relativi agli individui perti-
nenti a tale settore verranno trattati esclusivamente per ciò che concerne
gli aspetti antropologici.
6 Su ciò vedi in particolare Pulcini 2013-2014, pp. 221-222.
La necropoli della media e recente Età del bronzo di Olmo di Nogara (Verona)
329
La parte prevalente del campione – 73% – è ad ogni
modo costituita da inumazioni senza corredo.
Le incinerazioni – 11% del campione –, come norma-
le nei sepolcreti di ambito terramaricolo nord-padano,
sono composte invece da ossuario e ciotola-coperchio
deposti in pozzetti poco profondi e sono quasi sempre
prive di corredo7.
L.S.
riSuLtati deLLe nuove anaLiSi antropoLogiChe
Determinazione di sesso ed età alla morte
Delle 533 sepolture scavate, 68 nello specico 54
inumazioni e 14 incinerazioni – sono risultate non re-
peribili. L’analisi è stata condotta quindi su un cam-
pione composto da 420 inumazioni8 – 89% delle
inumazioni totali – e 48 incinerazioni – 77% delle in-
cinerazioni totali –.
Per le inumazioni, il riesame ha confermato l’esistenza
di diverse incongruenze nelle diagnosi edite. Più nello
specico, il sesso è stato corretto per 44 dei 273 indivi-
dui dati come adulti (16%); l’età è stata modicata per
71 dei 405 individui editi esaminati (17,5%).
Le 420 inumazioni analizzate ex novo risultano artico-
late come segue:
-133 ♂ adulti (34 AdG, 75 AdM, 17 AdS e 7 AdN.D.)
-121 ♀ adulte (37 AdG, 42 AdM, 34 AdS e 8 AdN.D.);
-24 adulti di sesso non determinabile (2 AdG, 2 AdS
e 20 AdN.D.);
-136 subadulti (28 in età perinatale, 46 Infans I, 51
Infans II, e 11 Adl);
-6 soggetti di sesso ed età non determinabili.
Il campione incineratorio è invece suddiviso in:
-37 adulti (14 tra i 18 e i 25 anni e 23 di età superio-
re ai 25 anni);
-9 subadulti (2 Infans II, 7 Adl);
-2 individui di sesso ed età non determinabili.
Solo per 23 adulti incinerati – 63% del campione – è
stato possibile proporre una diagnosi di sesso sostenu-
ta da elementi sufcientemente solidi. Si tratta nello
specico di 16 femmine e 7 maschi9.
A.C., M.L.P.
7 Da qui in avanti, per tutti i dati archeologici v. oLmo.
8 Il campione analizzato complessivamente comprende, oltre alle 405
inumazioni edite, anche i 10 scheletri rinvenuti nel corso dei nuovi sca-
vi del 2009, nonché 5 inumazioni inedite isolate durante le analisi del
materiale osteologico; le ossa di tali soggetti, infatti, non identicati da
Corrain, erano conservate accorpate a quelle di altri individui.
9 Per un approfondimento si rimanda a Magno et alii, in Brevi Note.
anaLiSi deLLe aSSoCiazioni di Corredo e ConSi-
derazioni SuL rango/ruoLo10
Bronzo medio 211
Le tombe con corredo conservato sono 31, di cui 19 ♂
– 7 AdG12 e 12 AdM13 –, 10 ♀ – 4 AdG14, 3 AdM15, 2
AdS16 e 1 AdN.D.17 – e 2 pertinenti a subadulti – 1 In-
fans II e 1 Adl18 –. Le combinazioni di corredo identi-
cabili sono numericamente piuttosto limitate e note-
volmente standardizzate.
Per i maschi, le combinazioni di corredo sono tre, cioè:
-A(♂), spada: 12 deposizioni (5 AdG e 7 AdM);
-B(♂)
, spada + pugnale
19
: 2 deposizioni (entrambi
AdM
);
10 La prima analisi sistematica dell’evoluzione dei codici funerari della
necropoli è in Cupitò, Leonardi 2005a-b, con valutazione del solo sesso
archeologico; una riessione più generale, che tiene conto anche della
rilettura del sepolcreto di Gambaloni di Povegliano, è in Cupitò 2005 e
2006a. L’analisi dei corredi, seppur non con una rigida classicazione
tassonomica, è presente anche in de Marinis, Salzani 2005, David El-
biali 2010 e de Marinis 2010.
11 Per la datazione delle singole sepolture ci si è basati su una compara-
zione critica delle principali proposte cronologiche ad oggi presenti in
letteratura, vale a dire: Carancini, Peroni 1999; de Marinis 1999 (2000);
de Marinis, Salzani 2005; Cupitò 2006b.
12 Tt. 26 (25-35 anni), 48 (20-30 anni), 93 (20-30 anni), 99 (30-40 anni),
113 (20-30 anni), 202 (30-35 anni) e 163 (30-35 anni).
13 Tt. 28 (35-45 anni), 31 (30-40 anni), 33 (30-40 anni), 50 (40-50 anni),
54 (35-45 anni), 87 (35-45 anni), 88 (35-45 anni), 95 (35-50 anni), 201
(30-40 anni), 389 (35-45 anni), 392 (40-50 anni) e 484 (40-50 anni).
14
Tt. 84 (25-35 anni), 112 (20-30 anni), 172 (25-35 anni) e 471 (20-25 anni).
15 Tt. 89 (40-50 anni), 390 (35-50 anni) e 435 (40-50 anni).
16 Tt. 85 (>50 anni) e 422 (50-60 anni).
17 T. 437.
18 Le nuove analisi antropologiche e il parallelo studio tafonomico con-
dotto sulla documentazione di scavo disponibile hanno permesso di ac-
certare, soprattutto sulla base della presenza/assenza di tracce verdi
derivanti dal contatto con oggetti in bronzo, l’esistenza di 12 casi di vio-
lazione con completa asportazione del corredo e 3 casi di non conserva-
zione dello stesso per corrosione indotta dalla composizione chimica del
terreno e/o dalle particolari condizioni di giacitura. Si tratta complessiva-
mente di 15 sepolture a inumazione, di cui 14 databili su base topogra-
ca genericamente al BM2-3 e una riferibile, sempre per localizzazio-
ne topograca, al BM3-BR. Sulla stratigraa orizzontale della necropoli
v. Carancini, Peroni 1999, de Marinis, Salzani 2005 e Cupitò 2006b. Il
campione di BM2-3, quindi, comprende nello specico: 11 ♂ – 2 AdG, 7
AdM e 2 AdN.D. –, 2 ♀ – 1 AdG e 1 AdM – e 1 subadulto – Adl –; quel-
lo di BM3-BR corrisponde a 1 subadulto – Adl -. Va inoltre ricordato che
3 sepolture di ♂ in armi – tutti AdG – si datano genericamente al BM2-3
e che 5 sepolture di ♀ con parures – 2 AdM, 2 AdS e 1 AdN.D. – e 2 di
subadulti – 1 Infans I e 1 Infans II - si datano al BM3-BR. Il campione su
cui è stato possibile effettuare l’analisi qui presentata risulta quindi gio-
coforza parziale e presenta la seguente articolazione: per le fasi di BM, si
tratta del 73% dei ♂ armati, dell’89% delle ♀ con parure e del 93% dei
subadulti con corredo effettivamente inumati nella necropoli; per le fasi
di BM3-BR, si tratta del 91% delle ♀ con parure e dell’87,5 dei suba-
dulti. Sul problema delle violazioni v. Canci et alii 2009 e Pulcini 2013-
2014, con diverse rettiche della stima di età alla morte.
19 Nei casi di pugnali di piccole dimensioni – come ad esempio quelli del-
le tt. 88 e, forse, 24 e 153 – si potrebbe pensare più a strumenti polifun-
zionali che ad armi da offesa stricto sensu. Va tuttavia sottolineato che in
330 A. CANCI ET ALII
-C(♂), spada + casco/elmo borchiato20: 5 deposizioni
(2 AdG e 3 AdM).
L’unica variante corrisponde alla t. 33, di categoria21
B(♂), che, oltre alla spada e al pugnale, presenta una
probabile gorgiera in materiale deperibile rinforzata/
decorata da ribattini in bronzo; non si può ovviamente
escludere che tale elemento facesse parte di una pro-
tezione più complessa, come ad esempio un corpetto
o un giustacuore. Solo la t. 50, di cat. A(♂), presenta
ceramica vascolare.
Per le femmine, in cui l’elemento chiave è rappresen-
tato dagli spilloni, le combinazioni di corredo base
sono ugualmente tre, vale a dire:
-A(♀), coppia di spilloni diversi: 2 deposizioni (1
AdG e 1 AdS);
-B(♀), coppia di spilloni uguali: 1 deposizione (AdG);
-C(♀), coppia di spilloni uguali + un terzo spillone:
7 deposizioni (2 AdG, 3 AdM, 1 AdS e 1 AdN.D.22);
Si isolano come varianti le tt. 85, 112 e 172, tutte di
cat. C(♀), Nelle tt. 112 e 172 è presente infatti anche
un bottone in osso-corno, interpretabile forse come
elemento di chiusura di una piccola borsa ssata all’al-
tezza della cintola (Pulcini 2013-2014, p. 247); la t.
85, in assoluto la più emergente, comprende invece
anche un pettine, pure in osso-corno.
L’ambra, sempre in funzione di fermapieghe, ricorre
in 7 deposizioni – quindi nel 70% delle sepolture fem-
minili con corredo – e si concentra in maniera presso-
ché esclusiva ancora nella cat. C(♀) – 6 deposizioni su
7, pari all’86% del campione –. L’unica deviazione di
tale norma corrisponde alla t. 422 di cat. A(♀). Solo le
sepolture di cat. C(♀) sono inoltre contraddistinte dal-
la presenza di aghi e altri elementi in bronzo riferibili
a sudari e/o a veli/acconciature.
Per quanto riguarda inne i subadulti, solo due sono i
casi di deposizioni con corredo. Si tratta della t. 168,
Adl con pugnale di grandi dimensioni, e della t. 388,
Infans II con parure di tipo femminile, ma molto più
ricca e complessa della norma. Essa, oltre ad almeno
1 spillone, comprende infatti anche 1 fermatrecce in
lo di bronzo, 2 fermapieghe in ambra, 1 saltaleone, 1
pendaglio in bronzo e 2 pettini in osso-corno; è inoltre
tutte le deposizioni di portatori di spada in cui sia presente anche il pu-
gnale, la connessione tra questo e la spada è sempre strettissima, tanto
che in diversi casi non si può escludere la possibilità che il fodero della
spada recasse una seconda guaina anche per l’inserimento del pugnale. A
livello funzionale, quindi, nei casi di pugnali difcilmente interpretabili
come armi si potrebbe pensare a strumenti destinati specicamente alla
manutenzione della spada. Su ciò vedi anche David Elbiali 2010, p. 237.
20 La proposta di interpretazione delle borchie in bronzo presenti in
alcune sepolture di armati come elementi accessori di elmi o caschi
in materiale deperibile è già in Cupitò, Leonardi 2005a, p. 147, nota
12; l’ipotesi è stata successivamente ripresa in oLmo, p. 299, Cardarelli
2006, p. 276 e David Elbiali 2010, p. 213.
21 D’ora in avanti cat.
22 Si tratta dell’individuo di t. 437.
molto probabile che fosse dotata di sudario e/o velo/
acconciatura complessa.
I dati enucleati mostrano che tanto per gli uomini quan-
to per le donne non sussiste alcuna forte correlazione tra
età dell’individuo e complessità e ricchezza del corredo.
Per quanto riguarda i maschi, infatti, sebbene l’unica se-
poltura di subadulto verosimilmente di sesso maschile
sia contraddistinta dalla presenza del solo pugnale – che
potrebbe quindi rappresentare la prima arma acquisita
da alcuni maschi dell’élite guerriera – e che entrambe
le panoplie di cat. B(♂) ricorrano esclusivamente in de-
posizioni di AdM, le panoplie di cat. A(♂) e C(♂) si di-
stribuiscono tra gli AdG e gli AdM in maniera del tutto
equilibrata. Per quanto riguarda le femmine, le parures
poco o mediamente complesse – cat. A(♀) e B(♀) – ri-
corrono tanto tra le AdG quanto tra le AdS, quelle di
elevata complessità – cat. C(♀) – si distribuiscono omo-
geneamente tra le AdG e le AdM e, signicativamente,
le sepolture in assoluto più ricche ed emergenti appar-
tengono rispettivamente a 1 subadulto e a 1 AdS. Tanto
per gli uomini quanto per le donne, quindi, rango e po-
sizione sociale non risultano deniti in funzione della
classe d’età, ma in base all’appartenenza a un determi-
nato segmento della comunità. Essi dovevano pertanto
essere acquisiti essenzialmente per via ereditaria e, per
le donne, forse anche per via matrimoniale23.
Bronzo medio 3
Nel BM3, momento contraddistinto dalla prima intro-
duzione del rituale incineratorio24, le tombe con cor-
redo conservato sono 43, di cui 21 1 AdG25, 19
AdM26 e 1 AdS27 –, 16 ♀ – 7 AdG28, 3 AdM29, 4 AdS30
e 2 AdN.D.31 – e, inne, 6 pertinenti a subadulti – 2 In-
fans I32, 3 Infans II33e 1 Adl34 –. Una delle due sepoltu-
re di Infans II è a incinerazione35.
23 La proposta di una trasmissione ereditaria del rango è già stata avan-
zata in Cupitò, Leonardi 2005a, p. 151 e 2005b, p. 489.
24 Per l’inquadramento cronologico di dettaglio delle sepolture a incine-
razione v. in particolare Baratella, Cupitò in Brevi Note.
25 T. 153 (25-30 anni).
26 Tt. 24 (40-50 anni), 25 (45-55), 34 (30-40 anni), 42 (40-50 anni), 63
(35-45 anni), 69 (45-55anni), 131 (35-45 anni), 132 (35-45 anni), 194
(40-50 anni), 391 (30-40 anni), 410 (45-55 anni), 442 (35-45 anni), 472
(30-40 anni), 475 (35-45 anni), 477 (35-45 anni), 483 (30-40 anni), 486
(35-45 anni), 494 (40-50) e, inne, 500 (35-45 anni).
27 T. 40 (>60 anni).
28 Tt. 32 (25-35 anni), 57 (30-40 anni), 106 (30-40 anni), 145 (20-25
anni), 154 (20-25 anni), 155 (20-30 anni), 493 (20-25 anni).
29 Tt. 56 (35-45 anni), 81 (35-45 anni), 100 (35-50 anni).
30
Tt. 72A (50-60 anni), 117 (50-60 anni), 185 (55-65 anni), 411 (50-60 anni).
31 Tt. B e 492.
32 Tt. 118 (0-6 mesi), 497 (2-3 anni).
33 Tt. 138 (10-11 anni), 339 (9-12 anni), 487 (8 anni).
34 T. 400 (16-18 anni).
35 T. 339.
La necropoli della media e recente Età del bronzo di Olmo di Nogara (Verona)
331
Le combinazioni di corredo osservabili coincidono
in larga misura con quelle della fase precedente, ma
sia nelle associazioni di armamento, sia nelle parures
femminili si rilevano alcune trasformazioni.
Per quanto riguarda le sepolture dei maschi in armi –
21 contro le 19 di BM2 –, si osservano in particolare:
-una evidente riduzione quantitativa delle panoplie
semplici di cat. A(♂). Dai 12 casi su 19 del BM2
pari al 63% del campione – si passa infatti ora a 6
casi su 21 – pari al 29% –;
-il parallelo incremento delle combinazioni comples-
se. Tale trend non si manifesta tuttavia con variazioni
numeriche nelle cat. B(♂) e C(♂), le quali, anzi, re-
stano sostanzialmente invariate – le panoplie di cat.
B(♂) sono infatti ancora 2, quelle di cat. C(♂) pas-
sano da 5 a 6 –, ma con l’introduzione di una catego-
ria nuova – da qui in avanti cat. D(♂) –, composta da
spada + pugnale + casco/elmo borchiato. Si tratta di
5 deposizioni – di cui 1 AdG e 4 AdM – pari al 24%
del campione. La generale tendenza all’aumento del-
la variabilità delle tipologie di armamento è ulterior-
mente sottolineata dal fatto che fa ora la sua compar-
sa una quinta categoria, molto semplice composta dal
solo casco/elmo borchiato36 – 2 casi, entrambi AdM –;
-un notevole incremento complessivo delle panoplie
con protezioni per il capo. Dai 5 casi su 19 di BM2
– pari al 26% del campione – si passa ora infatti a 13
casi su 22 – pari al 59% –;
-un sensibile aumento della presenza della ceramica
vascolare. Da una sola deposizione in BM2 si pas-
sa ora infatti a 6 deposizioni, con un’incidenza per-
centuale che subisce un aumento dal 5% a al 29%. La
gran parte delle sepolture con vasi in ceramica è con-
traddistinta da associazioni di armamento da media-
mente a molto complesse. Dei 6 casi riscontrati, infat-
ti, 1 solo rientra nella categoria A(♂), mentre gli altri
5 si distribuiscono tra le categorie B(♂) 1 caso –,
C(♂) – sempre 1 caso – e, soprattutto, D(♂) – 3 casi
–. A quest’ultima categoria appartiene peraltro l’u-
nica deposizione con corredo ceramico chiaramente
connotato come servizio destinato al consumo – evi-
dentemente rituale/cerimoniale – di bevande. Si tratta
della t. 24, con orciolo e tazzina, la seconda signica-
tivamente deposta all’interno del primo;
-l’emergenza della t. 194 rispetto a tutte le altre depo-
sizioni di armati. La sepoltura in questione presenta
infatti caratteri di eccezionalità in relazione non solo
alla complessità del corredo – composto da una pano-
plia di categoria D(♂), arricchita dalla presenza di un
36 In tal caso non si può tuttavia escludere che l’elmo/casco borchiato
fosse associato ad armi contundenti in materiale deperibile. L’utilizzo
in combattimento anche di clave, mazze e martelli in legno è suggerita
da alcuni traumi initti identicati all’interno del campione (v. infra),
nonché dalle evidenze del possibile batteleld della Tollense Valley, per
il quale v. Jantzen et alii 2011.
orciolo in ceramica –, e alla qualità stessa delle armi
– il fodero della spada, che, peraltro è la più lunga di
tutta la necropoli, è dotato infatti di un grosso ribatti-
no in corrispondenza della punta e l’elmo/casco pre-
senta un probabile elemento decorativo accessorio –,
ma anche per la monumentalità della struttura tomba-
le –; è infatti l’unica per la quale si può ipotizzare con
solidi elementi la presenza di una vera e propria cassa
lignea, peraltro contraffortata con ciottoli37 –.
Nell’ambito delle sepolture femminili – 16 contro le
10 di BM2 –, in parallelo al sensibile aumento quanti-
tativo dei corredi – che contrasta con la almeno appa-
rente stabilità delle tombe degli armati – si assiste a:
-un evidente incremento dei casi di categorie di cor-
redo di media complessità, cui fa riscontro un al-
trettanto evidente equilibrio delle altre categorie,
in particolare le più complesse ed emergenti. Men-
tre, infatti, le deposizioni con parures di cat. A(♀)
e C(♀) sono numericamente pari a quella della fase
precedente – vale a dire rispettivamente 2 e 7 –, le
occorrenze di cat. B(♀) passano da 1 a 6;
-una distribuzione non più segregata per categorie
degli elementi in bronzo riferibili a sudari e/o veli/
acconciature complesse. Mentre infatti nel BM2 tali
elementi erano esclusivi delle sepolture di cat. C(♀),
ora essi risultano decisamente più diffusi e ricorrono
non solo in tutte le deposizioni riferibili appunto alla
cat. C(♀), ma anche nella quasi totalità di quelle di
cat. B(♀) e in una di cat. A(♀);
-una nettissima riduzione della presenza dell’ambra. Da
7 sepolture su 10 in BM2 – pari al 70% del campione –
si passa infatti ora a 6 su 16 – pari al 38% –. La gran-
de maggioranza delle deposizioni in questione rientra
inoltre nella categoria più complessa, cioè la C(♀)
4 casi –, mentre le occorrenze registrabili nell’ambito
delle cat. A(♀) e B(♀) sono soltanto 2, rispettivamente
1 in A(♀) e 1 in B(♀). Dal punto di vista funzionale i
vaghi d’ambra sono ancora utilizzati in maniera preva-
lente come fermapieghe, ma si registrano due casi – tt.
154 e 411 – in cui essi vengono impiegati anche come
elementi decorativi di bracciali vengono probabilmen-
te impiegati in materiale deperibile
38
.
A tale almeno apparente tendenza all’omogeneizzazio-
ne dei corredi su valori di complessità medi e più am-
37 Per un’analisi sistematica dei processi tafonomici nalizzata alla ri-
costruzione dell’assetto originario delle deposizioni e delle tipologie
delle strutture tombali v. Pulcini 2013-2014, pp. 219-229; tale analisi
ha dimostrato, per tutti i contesti osservati, l’assenza di fenomeni di de-
composizione in spazio vuoto. Tale dato conigge in maniera evidente
con l’ipotizzata presenza di casse e/o coperture anche per le tt. 28, 131,
494, in David Elbiali 2010, p. 208 sulla base del rinvenimento di residui
di bre di legno sempre sul fondo della tomba. In questi casi si può ipo-
tizzare eventualmente la presenza di barelle lignee utilizzate per agevo-
lare la deposizione del defunto all’interno della fossa o, più semplice-
mente, di un tavolato funzionale a regolarizzarne il fondo.
38 Su ciò v. in particolare oLmo, p. 303, Cupitò 2006a, p. 36 e David El-
biali 2010, p. 218.
332 A. CANCI ET ALII
piamente condivisi e alla riduzione – o per lo meno al
contenimento – della ricchezza, fa riscontro tuttavia una
tendenza – di segno nettamente opposto, ma di fatto
non diversa rispetto a quella precedentemente osservata
nell’ambito delle sepolture degli armati – alla progressi-
va rottura dei rigidi codici propri del BM2 e all’aumen-
to della divaricazione tra gli estremi. Tale tendenza si
concretizza nell’emergere di singole sepolture contrad-
distinte da caratteri di eccezionalità rispetto alla norma.
Nella fase in esame si assiste infatti anche a:
-l’introduzione di una nuova categoria di parure, mol-
to semplice – da qui avanti cat. X(♀) –, caratterizzata
da un singolo spillone – 1 deposizione, AdG –;
-un incremento quantitativo – e, signicativamente,
solo nell’ambito delle categorie di corredo da me-
diamente a molto complesse, cioè la B(♀) e la C(♀)
– delle varianti e delle deviazioni della norma. Ci
si riferisce in particolare alle tt. 56 e 493, entram-
be di cat. B(♀), contraddistinte dalla presenza anche
di fermatrecce e alla t. 154, di cat. C(♀), che, oltre
agli spilloni e a 4 vaghi d’ambra – 2 con funzione di
fermapieghe, 2 utilizzati come elementi decorativi
di bracciali –, comprende, verosimilmente, anche 1
pettine in osso-corno;
-l’emergenza per ricchezza e complessità del corre-
do non comuni della t. 411, ancora di cat. C(♀), che
si connota come la più eminente tra tutte la tom-
be femminili della necropoli. Accanto alla tripletta
di spilloni e a 2 vaghi d’ambra connessi verosimil-
mente a bracciali in materiale deperibile, essa com-
prende infatti anche 2 fermatrecce, 1 pettine in os-
so-corno e, soprattutto, 1 piccolo pugnale in bronzo
– da interpretarsi presumibilmente come strumento
polifunzionale – e 1 tazza in ceramica. Il pugnale e
la tazza potrebbero alludere anche a funzioni parti-
colari svolte in vita dalla defunta.
Per quanto riguarda inne le sepolture dei subadulti,
parallelamente al già di per sé signicativo incremento
numerico delle occorrenze – dai soli 2 casi di BM2 si
passa infatti ora a 6 –, si osservano complessivamente:
-una sostanziale assenza di sepolture con corredo
complesso e una parallela tendenza all’omogeneiz-
zazione dei corredi di tipo femminile su livelli di
complessità bassi. Le parures con spilloni – 4 su 5 –,
pur presentando spesso deviazioni della norma de-
terminiate dalla presenza di elementi accessori come
i fermatrecce, il pendaglio e il pettine, variamente
associati, rientrano tutte infatti nella cat. X(♀). Si
riscontra peraltro una nuova categoria di corredo,
composta dal solo pendaglio in bronzo – cat. Y –;
-la parallela riduzione della ricchezza/emergenza
delle parures, determinata dalla completa scompar-
sa dell’ambra;
-la persistenza come unico elemento indicativo di
probabile genere maschile del solo pugnale.
La medesima assenza di forte correlazione tra sesso ed
età dei defunti e complessità e ricchezza del corredo già
osservata per il BM2, sembra quindi congurarsi come
un elemento connotativo anche del BM3. Per quanto ri-
guarda i maschi armati, infatti, l’unica sepoltura perti-
nente a un AdG è contraddistinta da una panoplia del
tipo più complesso – cat. D(♂) – ed è peraltro arricchi-
ta dalla presenza di 1 vaso in ceramica. Anche in questa
fase, ad ogni modo, il solo pugnale parrebbe rappresen-
tare l’arma caratteristica dei soggetti maschili subadul-
ti dell’élite. Per quanto riguarda le femmine, sebbene le
2 uniche sepolture con parure di categoria A(♀) – in un
caso, però, con fermapieghe d’ambra – e X(♀) apparten-
gano ad AdG e la tomba più emergente appartenga a 1
AdS, quelle con parures di cat. B(♀) e C(♀) sono omo-
geneamente distribuite tra AdG, AdM e AdS. Analogo
equilibrio si registra nella distribuzione degli elementi in
ambra. È un fatto ad ogni modo che tutti i soggetti suba-
dulti con corredo di tipo femminile comprendente spil-
loni sono caratterizzati da parures di tipo X(♀), cioè, in
assoluto, la meno complessa. Anche nella fase in esame,
pertanto, il rango e il ruolo degli individui non dovevano
essere stabiliti in base all’età, ma in base all’appartenen-
za a uno dei segmenti dominanti della comunità e quin-
di trasmesso per via ereditaria o, nel caso delle donne,
eventualmente anche per via matrimoniale.
Bronzo recente
Il BR, come è noto, sul piano del rituale funerario rap-
presenta un momento di nettissima cesura. In tale fase
si assiste infatti da un lato alla scomparsa delle sepol-
ture dei maschi armati – l’unica eccezione è rappresen-
tata infatti dalla t. 41, pertinente a 1 AdG e contraddi-
stinta da una panoplia di tipo B(♂) –, dall’altro a una
evidente diffusione dell’incinerazione. Questi fenome-
ni, come è stato da più parti sottolineato rappresentano
certamente il riesso di radicali trasformazioni interve-
nute sia nell’organizzazione sociale delle comunità, sia
nell’ambito dell’ideologia e della religione39.
Le sepolture con corredo conservato pertinenti alla
fase in esame sono complessivamente 47, di cui 32 ♀
– 8 AdG40, 13 AdM41, 9 AdS42 e 2 AdN.D.43 – e 15 su-
39 Per le varie posizioni interpretative v. Cupitò, Leonardi 2005a-b, Car-
darelli 2006, David Elbiali 2010 e Bietti Sestieri 2011.
40
Tt. 30 (20-30 anni), 122 (18-21 anni), 171 (25-35 anni), 190 (25-35 anni),
244 (25-30 anni), 259 (18-25 anni), 322 (18-21 anni) e 358 (25-35 anni).
41
Tt. 94 (35-45 anni), 110A (30-40 anni), 199 (30-40 anni), 245 (40-50 anni), 252
(30-40 anni), 267 (35-45 anni), 287 (35-45 anni), 295 (45-55 anni), 304 (40-50
anni), 305 (35-50 anni), 309 (35-45 anni), 323 (30-40 anni), 354 (35-45 anni).
42 Tt. 178 (50-60 anni), 198 (50-60 anni), 208 (50-60 anni), 214 (55-65
anni), 240 (>50 anni), 297 (50-60 anni), 316 (50-60 anni), 324 (50-60
anni) e 353 (>50 anni).
43 Tt. A e 231.
La necropoli della media e recente Età del bronzo di Olmo di Nogara (Verona)
333
badulti – 6 Infans I44, 6 Infans II45 e 3 Adl46 –. 2 del-
le sepolture femminili – 1 AdG e 1 AdN.D. – e 1 delle
sepolture dei subadulti – Adl – sono a incinerazione.
Per quanto concerne le sepolture femminili, rispetto
alla fase precedente si osservano in particolare:
-un netto incremento quantitativo delle occorrenze.
Dai 26 casi complessivi di BM – 10, come si è visto,
inquadrabili nel BM2 e 16 nel BM3 – si passa infat-
ti ora a 32 casi;
-la denitiva rottura della rigida standardizzazione
e per certi aspetti anche dell’austerità – che, pur con
il relativo aumento di variabilità registrato nel BM3,
aveva connotato i codici funerari propri delle fasi pre-
cedenti e la parallela riduzione della complessità e
della ricchezza dei corredi. Tale tendenza generale
si manifesta in particolare con: a) la totale scompar-
sa delle parures di cat. C(♀); b) l’aumento numerico
di quelle riferibili alle categorie A(♀) – 5 casi contro
solo 1 nel BM3 –, B(♀) – 13 casi contro 6 – e X(♀)
– 5 casi contro 1 –, tutte, peraltro, con varianti de-
terminate dalla presenza di elementi accessori come
i fermatrecce e, solo in un caso, un saltaleone; c) la
maggiore diffusione di associazioni di corredo che
non prevedono la presenza degli spilloni, ma solo di
elementi accessori come fermatrecce, pettini in osso-
corno e rotelle, pure in osso-corno – presenti singo-
larmente, o variamente associati tra loro –; d) inne,
una riduzione del pregio intrinseco degli spilloni, ora
di dimensioni decisamente minori rispetto al BM3 o
spesso realizzati in verga o lo di bronzo;
-un ulteriore decremento dell’incidenza delle parures
con elementi in ambra – dai 6 casi su 16 del BM3,
pari, come si è visto, al 37,5%, si passa infatti ora a
8 casi su 32, pari al 25% – e una loro distribuzione
decisamente meno segregata per categorie. Benché
infatti l’ambra ricorra ancora in maniera nettamente
prevalente – 7 casi su 8 – nelle sepolture contraddi-
stinte da parures del tipo più complesso – nello spe-
cico di cat. B(♀) –, essa è presente in un caso anche
all’interno di una sepoltura con parure di cat. A(♀)
e, in ben due casi, come unico elemento di corredo.
La trasformazione di maggiore portata per quel che
riguarda l’utilizzo funerario degli elementi in ambra
è tuttavia di tipo funzionale. Nella fase in esame, in-
fatti, questi non sono più impiegati esclusivamente
come fermapieghe di spilloni o come parti decorati-
ve di bracciali, ma anche come vaghi di collane e/o
pettorali in alcuni casi anche polimaterici – 2 casi
su 8 –, ornamenti per i quali, nelle fasi precedenti,
44 Tt. 243 (1-3 anni), 292 (3 anni ca.), 355 (2-3 anni), 365 (2 anni ca.),
366 (1 anno ca.) e 403 (2,5-3,5 anni).
45 Tt. 4 (3,5-4 anni), 228 (4-5 anni), 236 (5-6 anni), 242 (8-10 anni), 296
(9 anni ca.) e 307 (4 anni ca.).
46 Tt. 105 (15 anni ca.), 191 (16-19 anni) e 256 (14-18 anni).
sussisteva evidentemente un divieto di deposizione
in tomba (Salzani et alii 2006; Strafella 2012-2013).
Per quanto riguarda inne le sepolture dei subadulti,
le trasformazioni osservabili proseguono, di fatto, lun-
go la traiettoria inauguratasi già nel corso del BM3 e
coincidono in larga misura con quelle delineate per le
deposizioni femminili. Anche nell’ambito della cate-
goria in esame si assiste infatti a:
-un notevole incremento quantitativo delle occorren-
ze. Dagli 8 casi di BM – 2 ascrivibili al BM2 e 6 al
BM3 – si passa ora a 15 casi;
-una netta riduzione delle parures complesse cui fa
riscontro, nel segno di una sempre maggiore diso-
mogeneità interna, un notevole incremento delle va-
rianti e delle deviazioni della norma. Le deposizioni
con parures con spilloni sono infatti soltanto 3 – 1
di cat. B(♀) e 2 di cat. X(♀) ed entrambe compren-
dono anche altri elementi accessori come i ferma-
trecce, il pendaglio, il pettine in osso-corno e i salta-
leoni, variamente associati –. Tutte le altre sepolture
presentano corredi composti ad esempio dai soli fer-
matrecce – talvolta associati al pendaglio – cat. Y
e al pettine in osso-corno –, dal solo pendaglio, dal
solo pettine – anche in bronzo –;
-inne, la persistenza come unico elemento indicati-
vo di probabile genere maschile del solo pugnale – 2
casi, 1 un Infans I e un 1 Infans II –;
L’unico elemento che si pone in controtendenza rispet-
to alla fase precedente è rappresentato dalla ricompar-
sa degli elementi in ambra – 3 casi su 15, pari al 13%,
contro, come si è detto, 1 solo caso nel BM2, e nessun
caso nel BM3 –. L’ambra è tuttavia circoscritta a sepol-
ture con corredo che, pur non connotato dalla presenza
di spilloni, risulta piuttosto articolato. Non diversamen-
te da quanto si verica nelle sepolture delle donne adul-
te, essa è utilizzata comunque sia in funzione di ferma-
pieghe di spilloni, sia all’interno di collane o pettorali.
Sulla base dei dati appena enucleati risulta quindi chia-
ro che anche nel BR non sussiste alcuna forte correla-
zione tra età degli individui e complessità e ricchez-
za del corredo. Per quanto riguarda le femmine adulte,
infatti, – l’analisi non può comprendere ovviamente
il corrispettivo campione maschile in quanto già in
un momento molto iniziale della fase in esame le se-
polture dei maschi in armi scompaiono del tutto – le
parures maggiormente articolate – quelle cioè di cat.
A(♀) e B(♀) si distribuiscono tra le AdG, le AdM
e le AdS in maniera pressocché equilibrata – seppur
con una maggior percentuale tra le AdS – e analoga
sostanziale omogeneità si osserva nella distribuzione
dell’ambra. Essa ricorre infatti sia nelle sepolture delle
AdG – 4 casi –, sia in quella delle AdM – anche se con
una sola occorrenza –, sia, inne, in quelle delle AdS
– 3 casi –. Anzi, la deposizione con il maggior nume-
ro di elementi – t. 190 – appartiene signicativamente
334 A. CANCI ET ALII
a 1 AdG. Identico quadro emerge del resto dall’analisi
delle sepolture femminili con parures prive di spilloni,
dove, peraltro, l’unico caso di corredo con ambra – t.
122 – appartiene ancora a 1 AdG. Anche per quanto ri-
guarda i subadulti la situazione non diverge. Le paru-
res caratterizzate dalla presenza degli spilloni, infatti,
ricorrono tanto tra gli Infans I e Infans II, quanto tra gli
Adl. Anzi, la sepoltura con il corredo in assoluto più
articolato – t. 323 – appartiene e un Infans I e le uni-
che 3 con ambra – tt. 243, 307 e 365 – sono pertinenti
a Infans I e Infans II. Anche nella fase in esame, quin-
di, il rango e il ruolo dovevano essere stabiliti in fun-
zione dell’appartenenza a determinati segmenti della
comunità e quindi trasmessi per via ereditaria o, per le
femmine, per via matrimoniale.
M.C., M.L.P.
riSuLtati deLLe anaLiSi paLeopatoLogiChe
Ricostruzione delle attività occupazionali
Grazie all’individuazione dei distretti muscolari mag-
giormente sottoposti a stress biomeccanico, è stato
possibile ipotizzare i movimenti più frequenti e, quin-
di, proporre delle ipotesi interpretative sulle attività
occupazionali maggiormente praticate47.
In generale, gli indicatori documentati negli arti su-
periori e nel cinto scapolare suggeriscono sia ripetuti
movimenti di elevazione sopra le spalle, sia il solleva-
mento di pesi notevoli.
Per quanto riguarda le ossa del bacino e gli arti in-
feriori, invece, risultano particolarmente diffuse tut-
te quelle alterazioni etichettate convenzionalmen-
te con l’espressione “sindrome del cavaliere”, perché
legate ai muscoli maggiormente coinvolti nell’attivi-
tà equestre48. Tali markers sono tuttavia stati osservati
su soggetti deposti sia con corredo sia senza e, seppur
in percentuale minore, anche nel campione femmini-
le. Bisognerebbe pertanto ipotizzare un uso del cavallo
non legato esclusivamente agli eventi bellici, ma este-
so anche ad altri ambiti, verosimilmente lavorativi. Il
dato, tuttavia, non trova conferme di carattere archeo-
logico e su questo cruciale aspetto risulta pertanto ne-
cessario al momento sospendere il giudizio.
Per ciò che riguarda più specicamente le donne, invece,
esse mostrano spesso, al pari dei maschi, una marcata ro-
bustezza a carico di braccia e gambe, unita a lesioni che
suggeriscono un grande impegno sico. Tra le patologie
maggiormente attestate nell’ambito del campione fem-
minile – 11 casi in totale, pari al 13,7% delle femmine
47 Sugli indicatori scheletrici di attività v. Kennedy 1989, Dutour 1992
e Villotte 2009.
48 Per un approfondimento dell’argomento si vedano in particolare
Blondiaux 1994, Molleson, Blondiaux 1994 e Pal, Dutour 1996.
osservabili –, si segnala la spondilolisi, un trauma a cari-
co della colonna vertebrale causato da attività sicamen-
te impegnative
49
. Le cause di insorgenza più probabili di
tale patologia sono il trasporto abituale di carichi pesanti
e lavori prolungati in piedi con schiena curva ed arti infe-
riori distesi
50
. Il trauma ricorre in soggetti sia di BM sia di
BR, e interessa tanto individui con corredo, quanto senza
corredo. È chiaro quindi che anche le donne di posizione
sociale elevata svolgevano lavori pesanti
51
.
A.C., M.L.P.
Identicazione delle malattie infettive
Per quanto riguarda le infezioni, all’interno del cam-
pione sono stati documentati almeno 2 episodi certi di
tubercolosi, una malattia che, come è noto, viene tra-
smessa all’uomo dagli animali – soprattutto i bovini
–, sia attraverso l’assunzione della carne e di latte non
pastorizzato, sia, soprattutto, per lo stretto contatto con
gli animali stessi (Fornaciari, Giuffra 2009, p. 61).
Gli individui malati, entrambi caratterizzati da pesanti
modicazioni della colonna vertebrale, sono 2 maschi
adulti. Si tratta nello specico del portatore di spada
della t. 392, databile al BM252, e del soggetto AdG pri-
vo di corredo della t. 414, riferibile forse al BM in
quanto localizzato in Area B53. La presenza di tali casi
è una prova tangibile dell’ampia diffusione che la ma-
lattia in oggetto doveva avere all’interno della comu-
nità. Considerando infatti che letteratura specialistica
suggerisce che la tubercolosi coinvolge lo scheletro
solo nel 2% dei casi (Santos, Roberts 2001, p. 39), è
verosimile pensare che essa fosse stata contratta da un
numero di individui molto maggiore.
Nell’ambito del campione femminile sono stati invece
individuati 4 casi di infezioni polmonari – 3 a carico di
AdG e 1 su 1AdS54 – riconoscibili per una porosità dif-
49 Si tratta nello specico delle tt. 85 (> 50 anni), 104 (35-45 anni),
110A (30-40 anni), 223 (20-25 anni), 244 (25-30 anni), 245 (40-50
anni), 309 (35-45 anni), 324 (50-60 anni), 382 (35-45 anni), 424 (20-25
anni) e 440 (35-45 anni). Si segnala, inoltre, un unico caso tra i maschi
adulti, il soggetto di t. 298 (>55 anni).
50 Sulla patologia v. Mays 2006 e Lessa 2010; per gli aspetti eziologici
si rimanda a Stewart 1953.
51 Per un approfondimento della problematica v. ad ogni modo Can-
ci 2010a, pp. 28-29, Pulcini et alii 2011 e 2012, e, da ultimo, Pulcini et
alii, in Brevi Note, con determinazioni di età aggiornate.
52 La fotograa della porzione patologica della colonna vertebrale del
soggetto in questione è presente già in Canci et alii 2005, p. 497, g.
1; in quella sede la lesione era stata tuttavia interpretata come l’esito
di una frattura da compressione. La fotograa della colonna vertebrale
completa è pubblicata anche in Canci et alii 2010, p. 25, in alto a destra.
53 Il caso della t. 414 è già stato presentato e discusso in Canci et alii
2005, pp. 498-499, gg. 6.a-b. La fotograa della porzione patologica
della colonna vertebrale è ugualmente presentata in Canci 2010a, p. 25,
in alto a sinistra.
54 Si tratta nello specico delle tt. 20 (20-25 anni), 32 (25-35 anni), 171
(25-35 anni) e 224 (>50 anni).
La necropoli della media e recente Età del bronzo di Olmo di Nogara (Verona)
335
fusa sul lato viscerale delle coste. Si tratta di soggetti
databili sia al BM sia al BR, tanto con corredo quanto
senza corredo. Le lesioni in questione, contraddistinte
da un’eziologia piuttosto complessa, possono essere l’e-
sito di tubercolosi o, più spesso, di pleuriti, polmoniti e
bronchiti croniche di norma correlate con l’ambiente di
vita. Fattori scatenanti in questo senso possono esse-
re il clima – freddo e umidità in particolare –, pollini e
funghi, la polvere e uno scarso sistema di aerazione55.
Esiti di episodi infettivi sono stati riscontrati anche tra
i subadulti. Si tratta degli individui delle tt. 46, 90, 102
e 156 – tutti senza corredo, ma forse riferibili al BM
vista la localizzazione topograca in Area C1 –. I sog-
getti in questione, tutti inquadrabili nelle categorie In-
fans I e Infans II, mostrano lesioni sul lato endocranico
dell’osso occipitale interpretabili probabilmente come
esito di meningite, di un’inammazione delle mem-
brane che ricoprono l’encefalo. Va tuttavia ricordato
che lesioni analoghe si possono ricondurre a molteplici
malattie, soprattutto di natura infettiva, fra cui, anco-
ra, la tubercolosi (Lewis 2004, p. 143).
A.C., M.L.P.
Identicazione dei traumi initti56
Un ultimo risultato delle indagini riguarda le lesioni
traumatiche esito di violenza interpersonale57. Tali le-
sioni sono state riscontrate su 16 individui58 – corrispon-
55 I complessi aspetti eziologici di tali patologie sono discussi soprat-
tutto in Roberts, Manchester 1995, p. 131, Roberts et alii 1998 e San-
tos, Roberts 2001 e 2006.
56 Il tema, fondamentale, dei traumi initti nella necropoli di Olmo è già
stato trattato in Canci et alii 2005, p. 498; 2009; 2010a-b, pp. 19-24; Beck
De Lotto et alii 2010. Si vedano inoltre Canci et alii e Faresin et alii in
Brevi Note e, inne, Canci, Pulcini cds.
57 Sul problema dei traumi initti si vedano soprattutto Lewis 2008 e
Fornaciari, Giuffra 2009, pp. 147-186.
58 Si tratta dei soggetti pertinenti alle tt. 31 (30-40 anni), 38 (25-35
anni), 50 (40-50 anni), 54 (35-45 anni), 78 (30-40 anni), 87 (35-45
anni), 95 (adulto), 168 (15-17 anni), 177 (35-45 anni), 207 (50-60 anni),
246 (25-30 anni), 405 (35-45 anni), 438 (50-60 anni), 458 (50-60 anni),
463 (50-60 anni), 475 (35-45 anni); si segnala che le eventuali incon-
denti al 13,5% del campione totale dei maschi osserva-
bili –, un numero decisamente non trascurabile, se si
considera che quelli individuati sono, ovviamente, solo
i traumi che hanno avuto esito osseo. Come noto dal-
la letteratura specialistica (Milner 2005; Murphy et alii
2010 e bibl. citata), infatti, raramente le lesioni trauma-
tiche perimortali rinvenute su campioni scheletrici rag-
giungono percentuali a due cifre e solo in casi di vio-
lenza ritualizzata e massacri tale frequenza sale al 25%.
Le percentuali di Olmo, quindi, indicano una parteci-
pazione molto alta alle attività belliche da parte dell’in-
tero campione maschile, indipendentemente dall’ap-
partenenza o meno alla classe dei portatori di spada.
Le lesioni riconducibili all’uso di armi, infatti, ricorro-
no nello specico in 8 individui armati – databili sia al
BM2 sia al il BM359 – e in 5 individui senza corredo
– almeno 3 dei quali, pur con tutte le cautele del caso,
sembrano potersi assegnare per localizzazione al BM60.
Le lesioni sono state prodotte sia dall’impatto di lame
metalliche – verosimilmente spade, anche se non si può
escludere che esse derivino da colpi inferti con pugna-
li o punte di lancia –, utilizzate tanto di punta quanto
da fendente –, sia dalla penetrazione di cuspidi di frec-
cia in osso-corno61 (g. 1), sia da oggetti contundenti.
Tre casi, inoltre, sono stati interpretati come l’esito di
probabili trapanazioni craniche, dovute verosimilmen-
te ad interventi terapeutici volti a ridurre la pressione
endocranica o a rimuovere le schegge ossee in segui-
to ad eventi traumatici62. I soggetti coinvolti mostrano
tutti lesioni di forma ellittica e/o circolare. Per gli indi-
vidui delle tt. 50 e 95, la determinazione dell’arma che
ha provocato i traumi è ostacolata dall’estesa forma-
gruenze tra le età alla morte indicate nei contributi di cui alla nota 50 e
quelle qui presentate derivano dalla revisione effettuata.
59 Si tratta degli individui delle tt. 31, 50, 54, 87, 95, 168, 405, 475.
60 Si tratta delle tt. 38, 78, 177, 207, 463.
61 Canci et alii 2010a-b; Beck De Lotto et alii 2010. A quest’ ultimo
aspetto è stato dedicato inoltre il contributo Canci et alii in Brevi Note.
62 Sul problema delle trapanazioni craniche v. Arnott et alii 2003. Per un
approfondimento sui casi individuati nel campione di Olmo di Nogara v.
Canci et alii 2009, pp. 8-10; 2010a, pp. 22-24; 2010b; Canci, Pulcini cds.
Fig. 1 - T. 177. A. Cranio
con la cuspide di freccia
ancora inclusa nell’orbita
sinistra; B. Ricostruzione
tridimensionale effettuata
mediante l’uso della TAC
che mostra l’impatto del-
la freccia.
336 A. CANCI ET ALII
zione di osso neoformato – indizio, peraltro, della so-
pravvivenza agli interventi di entrambi i soggetti – che
non consente un’analisi completa della morfologia del-
le lesioni; è tuttavia molto probabile che si tratti nel pri-
mo caso di lame metalliche e nel secondo di cuspidi di
freccia. Per l’individuo della t. 54, invece, la morfolo-
gia pressocché circolare suggerisce che le lesioni po-
trebbero essere state causate dall’impatto di frecce con
cuspide conica, quindi in osso-corno.
Nell’87,5% dei casi i traumi sono stati ricevuti frontal-
mente e lateralmente e solo nel 12,5% posteriormen-
te, con il cranio come bersaglio principale, seguito da
colonna vertebrale, arto superiore e cingolo scapolare/
pelvico (g. 2). Solo in 2 casi è stato interessato l’arto
inferiore. Tali dati potrebbero indicare la diffusione di
un tipo di combattimento che prevedeva principalmen-
te duelli individuali – verosimilmente “corpo a corpo”
–, ma anche, dato nuovo, un esteso uso dell’arco.
a.C., m.L.p., g.f., m.C.
anaLiSi iSotopiChe
Le analisi di isotopi stabili di carbonio (δ13C) e azoto
15N) su collagene umano e animale condotte su una
prima selezione di individui, hanno permesso di iden-
ticare una dieta a base di organismi prevalentemente
terrestri, con valori di carbonio indicativi del consumo
di specie vegetali di tipo C4, verosimilmente miglia-
cee63. L’esiguo numero di campioni di faune disponi-
bili ha comunque permesso di determinare il discreto
consumo di proteine animali con un arricchimento di
ca. il 3‰ nei valori di azoto. Si evince un modesto ar-
63 I risultati delle analisi effettuate sulla prima campionatura sono già
state pubblicate in Tafuri et alii 2009.
ricchimento tra faune e umani anche nel rapporto iso-
topico del carbonio che dimostra che i valori ottenuti
per gli umani siano in parte derivati dal consumo diret-
to o derivato di risorse animali. L’incremento delle ana-
lisi, condotte ad oggi su ca. 70 individui64, sia di BM
che di BR, appartenenti a tutte le classi d’età e a tutti
i livelli sociali, conferma i risultati editi, con, tuttavia,
la possibilità di individuare alcune differenze. I nuovi
dati ottenuti, infatti, sembrano mostrare una diversa di-
stribuzione nei subcampioni dei maschi e delle femmi-
ne, indicando in quello femminile un modesto livello di
correlazione tra i valori di carbonio e azoto, possibile
conseguenza di una dieta più variata e, verosimilmente,
più ricca di proteine animali. Pur nelle differenze emer-
se rimane una complessiva omogeneità della dieta, per
tutto il gruppo esaminato, senza evidenti distinzioni in
relazione a segmenti della popolazione
M.A.T.
prime oSServazioni di paLeodemografia
Lo studio paleodemograco è ancora a un livello pre-
liminare di elaborazione. È possibile tuttavia avanzare
le seguenti osservazioni:
-la proporzione di bambini con meno di 5 anni è sot-
tostimata. Non è verosimile, infatti, che solo il 22%
degli individui morisse prima del quinto anno di età.
Sulla base dei parametri di mortalità standard pre-
senti nei sistemi di riferimento, è ipotizzabile che i
decessi dei bambini fossero almeno il 55% del tota-
le. La sottostima del campione infantile si può spie-
gare con l’ipotesi che molte sepolture riferibili a tale
categoria siano state asportate dalle arature moder-
ne a causa della ridotta profondità di deposizione65;
-l’equilibrio numerico fra uomini e donne adulti sug-
gerisce un’assenza di differenze per sesso nella mor-
talità infantile e giovanile66;
-la speranza di vita alla nascita è compresa fra i 17 e i
22 anni67. A questi livelli di mortalità dovevano cor-
rispondere necessariamente livelli altrettanto eleva-
ti di natalità. I dati antropologici dicono poco a tale
proposito. L’unico indizio è la presenza sugli sche-
64 Le analisi sono state effettuate mediante MS (Costech elemental
analyser collegato a uno Spettrometro di Massa Finnigan MAT253),
presso il dipartimento di Earth Sciences, University of Cambridge
(UK). Il rapporto isotopico è stato misurato in rapporto ad uno stan-
dard internazionale che è il VPDB per il carbonio, and AIR per l’azoto
(Hoefs 1997). I risultati isotopici sono riportati come valore δ (δ13C e
δ15N) in parti per 1000 or “permil” (‰), dove δ15NAIR = [(15/14Nsam-
ple / 15/14NAIR) - 1] x 1000. Sulla base di analisi replicate l’errore è di
meno di ±0.2‰ per δ13 C e δ15N.
65 L’osservazione è già in Vanzetti 2005, p. 246.
66 È importante sottolineare, infatti, che una diagnosi di sesso è fattibile
solo per gli individui adulti (Lewis 2007, p. 42).
67 Nel sistema di tavole Coale, Demeny 1983.
Fig. 2 - Localizzazione dei traumi initti individuati sugli scheletri ma-
schili di Olmo di Nogara (elabor. graca A. Cravotta, M.L. Pulcini).
La necropoli della media e recente Età del bronzo di Olmo di Nogara (Verona)
337
letri femminili del solco preauricolare, ritenuto un
marcatore abbastanza afdabile di almeno una gra-
vidanza68. Nonostante i piccoli numeri suggeriscano
prudenza, sembra essere presente una proporzione
di donne senza gli del 10%, corrispondente al tasso
di sterilità standard (Bonarini 2013).
-si osserva una forte concentrazione dei decessi de-
gli adulti fra 30 e 45 anni –18% dei decessi totali –,
a scapito dei decessi degli ultracinquantenni – 6%
–. Tale dato si osserva peraltro solo fra gli uomini.
Fra le donne, infatti, sono relativamente più nume-
rosi i decessi sotto i 30 anni o superiori ai 50. Per la
supermortalità femminile in età 20-29 viene sponta-
neo far riferimento alla mortalità per parto, mentre
la presenza di lesioni esito di traumi initti esclusi-
vamente a carico dei maschi adulti suggerisce che
la supermortalità maschile in età 30-45 possa essere
dovuta a cause violente, nell’ipotesi che ogni schele-
tro con traumi initti rappresenti 1,5 decessi dovuti
direttamente a un trauma69.
G.D.Z.
ConSiderazioni ConCLuSive
Alla luce degli elementi analitici sopra discussi, per
quanto la rielaborazione complessiva dei dati – in par-
ticolare per quel che riguarda il rapporto esistente tra
le sepolture con e senza corredo – e la ricostruzione
paleodemograca completa siano ancora in corso, si
possono proporre le seguenti considerazioni:
-la sostanziale assenza in tutte le fasi di sviluppo del
sepolcreto di forti correlazioni tra classe di età e com-
plessità e ricchezza dei corredi tanto per i maschi ar-
mati quanto per le femmine con parure ornamentale
e la presenza di subadulti con corredi anche emer-
genti e fortemente connotati suggeriscono che il ran-
go e il ruolo erano funzione dell’appartenenza a de-
terminati segmenti della comunità ed erano trasmessi
per via ereditaria e, per le donne, eventualmente an-
che per via matrimoniale. Per quanto riguarda il ceto
guerriero, l’ereditarietà del rango/ruolo è d’altra par-
te ulteriormente confermata dalla presenza di alme-
no un individuo armato affetto da patologia invali-
dante insorta in età infantile. Si tratta nello specico
del portatore di spada della t. 410 – un AdM databi-
le al BM3 – affetto da un handicap agli arti superiori
– vale a dire un grave varismo bilaterale degli ome-
ri probabile esito di trauma da parto – che lo rendeva
certamente inabile al combattimento70;
68 Per un approfondimento sul problema si rimanda a Houghton 1974.
69 Milner 2005. Come detto, infatti, i traumi individuati sono, ovvia-
mente, solo quelli che hanno avuto esito osseo.
70 Su ciò v. in particolare Canci 2007 e 2010b. Come già evidenziato in
Cupitò, Leonardi 2005a, p. 151, analoga indicazione parrebbe suggeri-
-l’intera popolazione, indipendentemente dalle fasi
cronologiche e dal livello sociale di appartenenza dei
singoli individui, è caratterizzata da uno stato di salute
discreto, da corporatura robusta e da alta statura – 168
cm in media per i maschi e 155 cm per le femmine –;
-le condizioni nutrizionali di tutta la popolazione sono
eccellenti – dato confermato sia dalla statura media
decisamente elevata tanto per gli uomini quanto per
le donne, sia dalla bassissima incidenza tra i subadulti
di patologie legate a carenze nutrizionali –. La dieta è
caratterizzata da ampio consumo delle migliacee ed è
possibile che fosse variata tra maschi e femmine; par-
rebbero sussistere, infatti, elementi per pensare che il
regime alimentare femminile prevedesse un maggio-
re apporto proteico. Al momento non è tuttavia possi-
bile stabilire se, al di là del consumo delle migliacee,
certamente generalizzato sul piano cronologico, pos-
sano esservi differenze speciche tra le diverse fasi;
-gli indicatori di stress biomeccanico uniti alle eviden-
ze di tipo paleopatologico restituiscono l’immagine
di una popolazione contraddistinta da un elevato im-
pegno sico generalizzato. Tuttavia, già a partire dal
BM, nell’ambito delle attività occupazionali sussisto-
no indizi dell’esistenza di ruoli – e quindi di ambiti
funzionali di attività – almeno in parte distinti e diver-
sicati tra maschi e femmine. Come si è visto, infatti,
il ricorrere nel solo campione maschile di diversi casi
di tubercolosi potrebbe suggerire un maggiore coin-
volgimento degli uomini nelle attività legate all’alle-
vamento; la presenza prevalente all’interno del cam-
pione femminile sia di infezioni polmonari causate
soprattutto dalla permanenza in ambienti freddi, umi-
di e scarsamente ventilati, sia di indicatori specici di
forte impegno a carico della colonna vertebrale e di
traumi – in particolare la spondilolisi – parrebbe sug-
gerire invece un coinvolgimento delle donne più cir-
coscritto alle attività di tipo propriamente domestico;
-pur limitatamente alle fasi di BM – il campione dei
maschi armati di BR, come detto, non è osservabi-
le – sono presenti chiarissime evidenze di parteci-
pazione alle attività belliche – condotte peraltro con
esteso utilizzo dell’arco – sia dei maschi appartenen-
ti all’élite guerriera, sia di quelli appartenenti a seg-
menti sociali di livello inferiore. L’incidenza di tale
attività sembra essere molto elevata71.
Nelle sue fasi di BM quindi la necropoli di Olmo di
Nogara restituisce l’immagine di una comunità strut-
turata per segmenti distinti di prossimità sociale – in
re il caso dell’inumato con spada di BM2 rinvenuto a Roncoferraro-Ca-
scina Due Madonne, nel Mantovano; sembra infatti che il soggetto in
questione fosse affetto da una poliomielite contratta in età infantile che
gli avrebbe causato una grave zoppia. Per i dati di tipo archeologico e
antropologico v. Rittatore Vonwiller 1961 e Corrain 1961.
71 L’osservazione di Bietti Sestieri et alii (2011, p. 165) sulla limitatez-
za delle lesioni traumatiche riscontrate all’Olmo, effettuata su dati par-
ziali, non sembra quindi condivisibile.
338 A. CANCI ET ALII
probabile competizione tra loro – al cui interno si rico-
noscono due componenti principali, vale a dire: da un
lato ristretti nuclei dominanti – di tipo presumibilmen-
te parentelare – la cui preminenza si manifesta a livello
maschile nell’esaltazione del ruolo guerriero e a livel-
lo femminile nell’esibizione della ricchezza – soprat-
tutto in termini di possibilità di accesso a beni di pre-
stigio come l’ambra –; dall’altro, gruppi più o meno
ampi che non partecipano in alcun modo dei codici
funerari propri dell’élite. A tale organizzazione – che
comporta una evidente asimmetria nella distribuzio-
ne della ricchezza per lo meno in morte – non corri-
spondono però forti squilibri dal punto di vista delle
condizioni di vita, dello stato di salute e delle attivi-
tà occupazionali. La componente comunitaria risulta
quindi prevalente rispetto alle spinte di tipo centrifugo
che sembrano attraversare il ceto dominante soprattut-
to nel corso del BM3. Sul piano sociale, quindi, come
d’altra parte è stato già proposto, in questa fase quel-
la dell’Olmo sembra connotarsi come una comunità di
tipo tribale ad assetto territoriale e funzionale72.
Il passaggio al BR, come si è visto, si connota come un
momento di radicali trasformazioni tanto nella ritualità
e nei codici di autorappresentazione funeraria (annul-
lamento della visibilità del ceto guerriero, rottura della
standardizzazione dei corredi femminili, forte riduzio-
ne della loro complessità e ricchezza e parallelo annul-
lamento delle emergenze, diffusione dell’incinerazio-
ne con conseguente completa cancellazione della social
persona), quanto nelle modalità e nelle logiche di ac-
cesso al sepolcreto (maggiore inclusività con formazio-
ne di nuovi raggruppamenti). Dal punto di vista sociale,
grazie soprattutto all’analisi delle caratteristiche e del-
la composizione di contesti votivi chiave come il de-
posito di Pila del Brancón – che suggerisce l’esistenza
di un’organizzazione militare contraddistinta da una ge-
rarchia interna a due livelli, con un ristretto nucleo diri-
genziale di portatori di spada e un più esteso nucleo di
armati di sola lancia73 – e quello di Corte Lazise – che
indica invece la presenza di aree cerimoniali autonome
riservate ai soli portatori di spada e destinate allo svolgi-
mento di rituali probabilmente sostitutivi della deposi-
zione in tomba delle armi (Cupitò cds; Cupitò, Leonardi
cds) – il fenomeno di mascheramento – quindi di alme-
no apparente negazione – delle reali differenze di rango
e ricchezza così macroscopicamente percepibili all’Ol-
mo è stato interpretato da più parti come il riesso del-
la progressiva affermazione di forme di organizzazione
sociale caratterizzate da una maggiore verticalità; for-
me che raggiungeranno la loro piena maturità nella fase
72 Su ciò v. in particolare Cupitò, Leonardi 2005a-b; Cardarelli 2006.
73 Su ciò v. in particolare Cupitò, Leonardi 2005a-b e Cupitò cds; ulterio-
ri riessioni sul contesto sono in Pacciarelli 2006, Bietti Sestieri et alii
2012 e 2013.
più avanzata del BR74. L’ipotesi secondo cui a seguito
di tale profonda ristrutturazione della società i portatori
di spada avrebbero adottato il rituale dell’incinerazione
– quindi nelle cremazioni dell’Olmo si celerebbe l’éli-
te guerriera75 – non sembra tuttavia percorribile. Il cam-
pione incineratorio – che, peraltro, va ricordato, è molto
lacunoso – è caratterizzato, infatti, come già osservato,
da un rapporto femmine/maschi di circa 2 a 1 – 70% vs.
30% – e da un’incidenza percentuale dei subadulti pari
al 19%. Se si considera poi la sola Area C, quella con il
maggior numero di tombe ad incinerazione – il rappor-
to femmine/maschi diventa addirittura di circa 5 a 176 e
l’incidenza percentuale dei subadulti sale al 21,5%.
A.C., M.C., M.L.P., L.S.
Gli autori desiderano ringraziare il dott. Vincenzo Tiné
che, sostenendo la collaborazione tra la Soprintenden-
za per i beni archeologici del Veneto e l’Università di
Padova, ha reso possibile il dottorato di ricerca i cui ri-
sultati sono stati presentati in questa sede; il prof. Gio-
vanni Leonardi che, in qualità di Direttore della Scuola
di Dottorato in Studio e Conservazione dei Beni Ar-
cheologici e Architettonici e dei Laboratori di Archeo-
logia dell’Università di Padova, ha messo a disposizio-
ne gli spazi e i fondi necessari per il trasferimento a
Padova di buona parte del materiale osteologico esa-
minato; il dott. Davide Caramella per la realizzazio-
ne delle immagini radiograche e delle TAC effettuate
presso il Dipartimento di Ricerca Traslazionale e del-
le Nuova Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’U-
niversità di Pisa; Mike Hall e James Rolfe del Godwin
Lab – Department of Earth Sciences, per le analisi iso-
topiche e Catherine Kneale del McDonald Institute for
Archaeo logical Research – University of Cambridge,
per l’aiuto nella preparazione e analisi dei campioni.
I risultati qui presentati analiticamente sono stati anti-
cipati nella mostra “Scritto nelle ossa. Racconti di vita
quotidiana della comunità dell’Età del bronzo di Olmo
di Nogara”, tenutasi, come parte integrante della Ri-
unione Scientica IIPP, dal 22 novembre 2013 al 30
maggio 2014, presso il Centro Ambientale Archeolo-
gico di Legnago (Verona). La mostra è stata realizzata
grazie alla disponibilità del Comune di Legnago e del-
la Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto –
nella persona del funzionario di zona, dott.ssa Federica
Gonzato – e al contributo economico della CariVe-
74 Cupitò Leonardi 2005a-b, cds; Cupitò cds; l’ipotesi, pur con sfuma-
ture diverse, è stata recentemente ripresa in Bietti Sesteri et alii 2013, p.
166 e Cardarelli 2014, p. 854. Letture sociali di segno opposto sono in
de Marinis 2010 e Vanzetti 2010.
75
L’ipotesi è stata avanzata da Cardarelli 2006, p. 274, David Elbiali 2010,
p. 239-240, de Marinis 2010, p. 128 e Bietti Sestieri 2011, pp. 404-405.
76
Su ciò v. in particolare Pulcini 2014 e Magno et alii in Brevi Note. Le
determinazioni di sesso ed età degli incinerati sono state anticipate in Biet-
ti Sestieri et alii 2013; l’acquisizione del dato non ha tuttavia comporta-
to una revisione delle posizioni interpretative precedentemente espresse.
La necropoli della media e recente Età del bronzo di Olmo di Nogara (Verona)
339
rona. Si ringraziano in particolare il sindaco di Le-
gnago, sig. Roberto Rettondini, l’avv. Stefano Gomie-
ro, rappresentante del comune di Legnago all’interno
del consiglio generale della Fondazione, e il dott. Fe-
derico Bonfanti, conservatore del Centro Ambientale.
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International Series.
... .Mottes et al. 2019. Canci et al. 2015a. Canci et al. 2015b. ...
Conference Paper
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Evidence of interpersonal violence occurs both directly, in the form of skeletal trauma, and indirectly, if reconstructed from archaeological contexts, providing useful information on behavioral and cultural aspects of ancient human groups. The osteological remains of an adult male discovered in grave number 31 at Nogarole Rocca (Bronze Age - VR, Italy) provide us with both information. The inhumation was associated with a bronze dagger blade but, most interestingly, a perimortal injury resulting from a flint arrowhead was identified in his fourth thoracic vertebra, interpretable as proof of interpersonal violence. This evidence increases the framework of knowledge about episodes of interpersonal conflict among Copper and Bronze Age communities in northern Italy.
... The neck, shoulder and abdomen are such areas. Injuries to these are well documented in archaeological bone finds, with some even including fragments or points of weapons 41,42,[57][58][59] . Recent studies of sharp force injuries have revealed defects to bone in 66% of the cases, most of which (57%) were found on the torso 52 . ...
Article
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The Helmsdorf “princely” tomb, excavated at the beginning of the twentieth century, is one of the most important archaeological discoveries dating from the Early Bronze Age in central Germany. In addition to the burial inventory, which points to an elevated social position of the deceased, a number of highly fragmented skeletal remains were preserved. Forensic anthropological investigation identified three distinctive bone defects, the surfaces of which were macromorphologically and microscopically examined in greater detail. Micro-CT analyses were also carried out. The results of all examinations suggested that the defects represented three perimortem injuries. The wound morphology was indicative of the use of a bladed weapon. The combination of injuries and their locations supported the assumption of a targeted use of force to kill. A comparison of Early Bronze Age weapons and tools with the bone lesions led to the identification of a type of weapon possibly used in the attack.
Article
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Archaeological research is currently redefining how large-scale changes occurred in prehistoric times. In addition to the long-standing theoretical dichotomy between ‘cultural transmission’ and ‘demic diffusion’, many alternative models borrowed from sociology can be used to explain the spread of innovations. The emergence of urnfields in Middle and Late Bronze Age Europe is certainly one of these large-scale phenomena; its wide distribution has been traditionally emphasized by the use of the general term Urnenfelderkultur/zeit (starting around 1300 BC). Thanks to new evidence, we are now able to draw a more comprehensive picture, which shows a variety of regional responses to the introduction of the new funerary custom. The earliest ‘urnfields’ can be identified in central Hungary, among the tell communities of the late Nagyrév/Vatya Culture, around 2000 BC. From the nineteenth century BC onwards, the urnfield model is documented among communities in northeastern Serbia, south of the Iron Gates. During the subsequent collapse of the tell system, around 1500 BC, the urnfield model spread into some of the neighbouring regions. The adoption, however, appears more radical in the southern Po plain, as well as in the Sava/Drava/Lower Tisza plains, while in Lower Austria, Transdanubia and in the northern Po plain it seems more gradual and appears to have been subject to processes of syncretism/hybridization with traditional rites. Other areas seem to reject the novelty, at least until the latest phases of the Bronze Age. We argue that a possible explanation for these varied responses relates to the degree of interconnectedness and homophily among communities in the previous phases.
Article
Skull vault trepanation was a surgical practice that was found also in prehistoric human remains. In this study, a review of the literature was carried out on cranial trepanations performed during the Bronze Age in Italy. In total, 19 individuals, most of whom were adult males, with 33 trepanations have been reported, including a new specimen from the Italian Middle Bronze Age (1700-1400 BCE), found at Grotta della Monaca (Calabria). The evidence of cranial trepanations is geographically uneven across Italy, with the highest occurrence in Sardinia. Several trepanation techniques were applied in Italy during this period, where the drilling method was the most common solitary technique utilized. The survival rate of 79.3% in Bronze Age Italy suggests that trepanation was carried out with remarkable success. This analysis gives further insight into ancient human behavior and enhances our knowledge of surgical practices in antiquity, shedding light on the origins of neurosurgery.
Article
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Recent approaches to the study of past funerary rites have usually rejected any simplistic equivalence between social structure and funerary representation, as well as between funerary complexity and social complexity. Despite theoretical advancements in funerary archaeology, until recently poor and marginal tombs were often disregarded in favor of richer tombs displaying more sophisticated burial practices, or were simply attributed to low-ranking individuals or socio-cultural outsiders , with little consideration paid to the different nuances of the funerary record. In this article, we outline a research initiative which aims to provide a systematic investigation of social diversity and social marginality in protohistoric Italy, with particular attention to Veneto and Trentino South-Tyrol ("IN or OUT" project: Phases 1 and 2). Riassunto Recenti approcci allo studio degli antichi riti funerari generalmente respingono ogni generica corrispondenza tra struttura sociale e rappresentazione funeraria, così come tra la complessità funeraria e quella sociale. Fino a poco tempo fa, le sepolture povere e/o marginali erano trascu-rate rispetto a quelle più ricche che mostravano sofisticate pratiche rituali di seppellimento, ed erano comunemente attribuite a personalità di basso rango o a soggetti socialmente e cultural-mente estranei, talvolta con scarsa attenzione per le complesse sfumature del record archeolo-gico e dei suoi significati. In questo contributo proponiamo un'analisi sistematica della marginalità e della diversità sociale nell'Italia protostorica (progetto "IN or OUT"). L'elaborazione di dati funerari raccolti in Veneto ed in Trentino Alto Adige ha permesso di propor-re alcune osservazioni sull'organizzazione sociale delle comunità che abitavano queste regioni nell'età del Bronzo e del Ferro ("IN or OUT" fasi 1 e 2).
Article
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Swords have been one of the major weapons used in violent conflicts for much of human history. Certain archaeological situations, especially those dealing with the recovery and analysis of battle casualties, may raise questions about what type(s) of bladed weapon was used in a particular conflict (e.g., the battle of Kamakura, Japan, AD 1333; the battle of Wisby, Sweden, AD 1361; the battle of Towton, England, AD 1461). Little work has been done, however, on developing criteria to differentiate sword cut marks from other types of cut marks, or to distinguish between marks created by different sword types. To develop such criteria, bovine tibiae (n = 7) were struck using six different types of bladed weapon and the resulting marks (n = 92) were analyzed. Eight traits describing the morphology of the cut mark – such as shape, the presence and unilateral/bilateral state of flaking and feathering, the presence of bone shards, associated breaks, etc. – are defined and related to blade type used. Sword marks were found to be easily distinguishable from knife marks. The variation in marks made by different sword types is significantly correlated with differences in blade weight (p < 0.0001), grip (p < 0.0113), and sharpness (p ≤ 0.0179). The criteria and analyses developed and implemented in this study will be of use to researchers in forensics and osteoarchaeology who want to infer bladed weapon type from marks on bones.
Article
In recent years, prehistoric warfare has increasingly attracted the attention of archaeologists in North America, much like other parts of the world. Skeletons with several forms of trauma, including arrow wounds, are often used as evidence of intergroup conflict, although opinion is divided over what these casualties might mean in terms ofthe effect of warfare on everyday life. Information on 191 patients from the nineteenth-century Indian Wars in the American West indicates that only about one in three arrows damaged bone, and as many as one-half of wounded lived for months or years following their injuries. Arrow wound distributions vary among Indian Wars cases, modern Papua New Guinea patients, and prehistoric skeletons from eastern North America, in large part because of differences in how fighting was conducted. Despite arguments to the contrary, it is reasonable to infer that even low percentages of archaeological skeletons with distinctive conflict-related bone damage indicate that warfare must have had a perceptible impact on ways of life.
Article
As an activity-related pathological lesion, spondylolysis and its prevalence rates are indicative of relative diachronic activity levels in different populations. In this paper we document the prevalence of spondylolytic defects in a series of time-successive populations with special reference to the recording methods employed, and compare the findings with modern clinical studies. We identify epidemiological trends in expression of the condition through 1500 years in a series of skeletonised human remains from England. This includes a 5th–6th-century settlement, a 15th-century mass grave, a 14th to 17th-century rural parish, a medieval Dominican friary, a medieval leper hospital and an 18th to 19th-century crypt collection. These skeletal populations sample human groups experiencing considerable social change from an agrarian, non-centralised early medieval period through the development of the medieval state to the earliest phases of industrialisation in England. A detailed study of all lumbar vertebrae in one of the assemblages highlights discrepancies between clinical prevalence rates for spondylolysis established through radiography, and those resulting from direct osteological analysis of the lumbar region of the vertebral column. Current prevalence rates cited in the osteological as well as the clinical literature are greatly dependent upon the recording methods employed, and the effects of several methods for osteological remains are considered in this treatment. For the populations reported on here, prevalence rates vary from considerably less than 1% to as much as 12%, depending on the method selected. A standardised recording method for spondylolytic lesions is suggested to facilitate accurate prevalence reporting and comparison of activity levels between different populations. Copyright © 2005 John Wiley & Sons, Ltd.
Article
The aim of this study was to examine the evidence, and consider the differential diagnosis, for tuberculosis (TB) in juvenile individuals from early 20th century documented skeletons. There are 66 male and female juvenile individuals in the Coimbra Identified Skeletal Collection (CISC) with an age at death ranging from 7–21 years. The individuals died between 1904–1936 in different areas of Coimbra, Portugal. Eighteen of these individuals died from TB affecting different parts of the body. Thirteen (72.2%) showed skeletal lesions that may be related to this infection. Of the 48 individuals with a non-tuberculous cause of death, only 2 (4.2%) had skeletal changes that could be attributed to TB. The distribution of skeletal manifestations caused by the types of TB under study, based on macroscopic and radiological findings, is described and discussed. In addition, the medical records from 6 tuberculous individuals who died in Coimbra University Hospital (CUH) were analysed, and the information, including their diet and access to treatment, is presented. This work, based on data arising before antibiotics became available for treatment, can contribute to the future diagnosis of TB in non-documented skeletal material, and will facilitate a more reliable diagnosis of TB in juvenile individuals. Am J Phys Anthropol 115:38–49, 2001. © 2001 Wiley-Liss, Inc.
Article
Tuberculosis diagnosis in past populations relies on lesions in the spine and major weight bearing joints of the body. Bone formation on visceral surfaces of ribs has also been suggested to be the result of chronic pulmonary disease. To test whether these lesions are the result of pulmonary infection (most likely tuberculosis), by reviewing past work, and to discuss whether these lesions could be considered another diagnostic criterion for pulmonary tuberculosis. A review of the literature on new bone formation on ribs, and consideration of further evidence from archaeological skeletal material from the UK. Results from modern studies suggest that bone formation on ribs is often the result of pulmonary tuberculosis, that lesions are relatively common in archaeological skeletal material, and that some skeletons have rib lesions plus pathognomonic changes of tuberculosis. Evidence suggests that new bone formation on visceral surfaces of ribs should be considered a possible indicator of tuberculosis. If accepted, historical evidence, when correlated with rib data, produces closer approximations to the frequency of the disease in the past. This study indicates the importance of palaeopathology in identifying sometimes subtle lesions that may not be noted by clinicians because of their non-visibility on radiographs.
Article
The role of new bone formation on visceral surfaces of ribs in the diagnosis of tuberculosis (TB) in past human populations has been explored by many researchers, using both skeletal remains with known causes of death and archaeological samples. This study focuses, firstly, on adult skeletons from the Coimbra Identified Skeletal Collection in Portugal and investigates the skeletal manifestations of individuals known to have died from TB; secondly, this study focuses on the role of rib lesions in the diagnostic criteria for TB. One hundred and fifty-seven males and 106 females aged between 22-87 years were examined; causes of death were assigned as pulmonary TB, extrapulmonary TB, and pulmonary non-TB; a control group, extrapulmonary non-TB, was selected from the remaining individuals. Of individuals with rib lesions, 85.7% (69/81) had pulmonary or extrapulmonary TB as an assigned cause of death, while 17.8% (16/90) of individuals with rib lesions had a non-TB cause of death. Rib lesions were significantly more common in individuals who had died from TB, although the lesions cannot be considered pathognomonic for TB. In individuals dying from pulmonary TB, ribs in the central part of the rib cage were most affected, at their vertebral ends. The lower part of the rib cage may be a marker for peritoneal TB, and "coral-like" new bone formation on ribs may be an indicator of neoplastic disease. Further work on rib involvement in TB in clinical contexts, and the study of further documented skeletal collections, are recommended.
Arrow wounds on human skeletons from the Bronze Age necropolis of Olmo di Nogara
  • Beck De Lotto M.A
  • Corsi P
  • Caramella D
  • Cupitò M
  • L Salzani
beCK de Lotto m.a., CorSi p., CanCi a., CarameLLa d., Cupitò m., fornaCiari g., SaLzani L. 2010, Arrow wounds on human skeletons from the Bronze Age necropolis of Olmo di Nogara (Verona, Italy), 18 th European Meeting of the Paleopathology association, poster.