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Emotional responses and emotion regulation in eating disorders

Authors:

Abstract

This study compares the use of Expressive Suppression and Cognitive Reappraisal strategies, measured through ERQ (Gross and John, 2003), by patients with Eating Disorders and healthy controls. Results highlight that patients with Eating Disorders, and especially those with Bulimia, report higher use of suppression and lower use of reappraisal when compared to controls. Moreover, they also report experiencing greater urges to overeat in presence of negative emotions when compared to controls. Consistent with existing literature, it is possible to interpret these results as an indication that the use of dysfunctional strategies promotes the development and maintenance of eating disorders, through the promotion of a more frequent experience of negative emotions, which, in turn, is associated with the urge to overeat, as a strategy for regulating them. However, longitudinal studies are needed in order to confirm this speculation.
1
RISPOSTE EMOZIONALI E REGOLAZIONE DELLE EMOZIONI NEI
DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE
EMOTIONAL RESPONSES AND EMOTION REGULATION IN EATING
DISORDERS
*Corresponding Author: Caterina Lombardo
Dipartimento di Psicologia, Sapienza Università di Roma
via dei Marsi, 78 – 00185 Roma
Tel +39 06 4991 7529.
Monica David
Dipartimento di Psicologia, Sapienza Università di Roma
via dei Marsi, 78 – 00185 Roma
Alessandra Moreschini
Dipartimento di Psicologia, Sapienza Università di Roma
via dei Marsi, 78 – 00185 Roma
Gemma Battagliese
Dipartimento di Psicologia, Sapienza Università di Roma
via dei Marsi, 78 – 00185 Roma.
Lucrezia Maccioli
Associazione Onlus per i disordini alimentari e del peso, “Il Pellicano”
via Guglielmo Marconi 6, 06121, Perugia.
Assunta Pierotti
Associazione Onlus per i disordini alimentari e del peso, “Il Pellicano”
via Guglielmo Marconi 6, 06121, Perugia
2
Aldo Stella
Dipartimento di Culture Comparate, Università per Stranieri di Perugia;
Dipartimento di Psicologia, Sapienza Università di Roma;
Associazione Onlus per i disordini alimentari e del peso, “Il Pellicano”
via Guglielmo Marconi 6, 06121, Perugia.
3
Riassunto
La letteratura recente propone un modello eziopatogetico dei Disturbi dell’Alimentazione di
tipo multifattoriale che, tra i fattori di rischio e che favoriscono il mantenimento del
disturbo, identifica il ruolo della disregolazione delle emozioni.
Il presente studio ha analizzato il ricorso a strategie di regolazione emozionale e la tendenza
ad iperalimentarsi in presenza di emozioni negative (rabbia, ansia, tristezza o depressione) in
un gruppo di pazienti con diagnosi di Disturbi dell’Alimentazione ed un gruppo di controllo
e un gruppo di pazienti con diagnosi di Disturbo dell’Alimentazione Non Altrimenti
Specificato con un gruppo di studentesse che riportano punteggi superiori ai cut-off clinici
su misure sintomatologiche.
Dall’analisi dei risultati emerge che le pazienti con Disturbi dell’Alimentazione, in
particolare con Bulimia Nervosa, adottano più frequentemente strategie di regolazione delle
emozioni disfunzionali (Expressive Suppression) e meno frequentemente strategie di
regolazione funzionali (Cognitive Reappraisal) e tendono ad iperalimentarsi in presenza di
emozioni negative. Gli stessi risultati si evidenziano nel gruppo delle pazienti con
sintomatologia non altrimenti specificata. Potrebbe, quindi, essere l’uso di strategie
disfunzionali di regolazione delle emozioni a favorire lo sviluppo e la cronicizzazione dei
Disturbi dell’Alimentazione. Tuttavia, sarebbero necessari studi longitudinali per
approfondire queste conclusioni.
Abstract
Current etiological models for eating disorders suggests that several factors contribute to
the development and maintenance of the disorder. Among them, emotion dysregulation have
been indicated. The present study aimed at evidencing whether a group of patients with
eating disorders as compared to a control group shows higher use of dysfunctional
(expressive suppression) and lower use of functional (cognitive reappraisal) emotion
regulation strategies. The urge to overeat in presence of negative emotions such as anger,
anxiety and sadness or depression was also compared. Patients with eating disorders,
particularly with Bulimia Nervosa, report to use more frequently Expressive Suppression
and less frequently Cognitive Reappraisal than the control group and show higher urge to
overeat in presence of negative emotions.
The same comparisons considered a group of patients with a diagnosis of eating disorder
not otherwise specified and a group of students scoring above the clinical cut-off on
symptomatic measures, shown that the clinical group use more often dysfunctional strategies
of emotion regulation and overeating in presence of negative emotions. It is possible to
interpret these results as indicating that the use of dysfunctional strategies promote the
development and maintenance of eating disorders. Longitudinal studies are however needed
for confirming this speculation.
Parole chiave: Disturbi dell’Alimentazione; Emozioni; Strategie di Regolazione delle
emozioni; Soppressione Espressiva; Rivalutazione Cognitiva.
Keywords: Eating Disorders; Emotions; Emotions Regulations; Expressive Suppression;
Reappraisal.
4
1 Introduzione
I Disturbi dell’Alimentazione (DA) colpiscono circa lo 0,5%-3,0% della popolazione
generale con un’incidenza maggiore nel genere femminile rispetto a quello maschile
(American Psychiatric Association, 2000). Il Diagnostic and Statistical Manual of Mental
Disorder (DSM-IV-TR; APA, 2001), nella quarta edizione suddivide i Disturbi
dell’Alimentazione in tre principali categorie diagnostiche: l’Anoressia Nervosa (AN), la
Bulimia Nervosa (BN) e i Disturbi dell’Alimentazione Non Altrimenti Specificati (NAS). I
pazienti con Anoressia Nervosa spesso raggiungono livelli di peso corporeo al di sotto
dell’85% di quello appropriato per età ed altezza. Nonostante l’aumento della cachessia tali
pazienti sono ossessionati da pensieri connessi con il peso e la forma corporea, rimangono
insoddisfatti per la grandezza e la forma del loro corpo e si impegnano in condotte di
compenso (condotte purgative, eccessivo esercizio fisico, digiuno) al fine di continuare a
perdere peso (Bulik et al., 2007). Inoltre, la forma ed il peso corporeo divengono dei
marcatori critici per l’autostima e la valutazione di sé. La Bulimia Nervosa (BN) è
caratterizzata dall’impulso incontrollabile e frequente ad assumere cibo altamente calorico
(Herpetz et al., 2011).
Gli episodi di alimentazione eccessiva ed incontrollata si alternano a diete rigide, vomito,
abuso di lassativi e/o diuretici. Si stima che solo il 50% dei pazienti con Bulimia Nervosa
presenta una risoluzione completa a 5 anni di distanza, mentre il 20% continua a soddisfare
tutti i criteri per la diagnosi del disturbo (Keel et al., 2011).
La categoria dei Disturbi dell’Alimentazione NAS include tutti i disturbi del
comportamento alimentare che non soddisfano i criteri per AN e BN. Tra i NAS, il Binge
Eating Disorder (BED) costituisce il sottotipo più ampiamente studiato e per il quale sono
stati inseriti i criteri diagnostici all’interno del DSM-IV-TR (APA, 2001). In particolare il
BED è caratterizzato da frequenti abbuffate, distinguibili dalla Bulimia Nervosa a causa
dell’assenza delle condotte di compenso (Treasure et al., 2010). Diversi ricercatori sembrano
condividere un modello eziopatogenetico dei DA di tipo multifattoriale e probabilistico,
sebbene lo stato attuale di conoscenza circa quali variabili possano essere considerate fattori
di rischio causali, risulti ancora incompleto (Striegel-Moore, Builik, 2007). La letteratura
scientifica indica una combinazione di fattori genetici, biologici e temperamentali che
interagiscono con le circostanze ambientali e che insieme concorrono nell’aumentare il
rischio di sviluppare un DA (Klump et al., 2009). Tra i fattori che la letteratura recente
indica come determinanti nella genesi e nel mantenimento dei DA vi sono l’esperienza e la
regolazione delle emozioni. I risultati di studi e meta-analisi recenti (p.e. Aldao et al., 2010;
Macht, 2008) evidenziano che la frequente esperienza di emozioni negative e la difficoltà di
regorarle possano essere coinvolte sia nell’insorgenza che nel mantenimento dei DA. In
particolare, risulta che le pazienti con DA presentano maggiori difficoltà nell’usare strategie
di regolazione funzionali come il problem solving o la rivalutazione cognitiva (Cognitive
Reappraisal) ed usano più frequentemente strategie disfunzionali come la soppressione
espressiva (Expressive Suppression) o la ruminazione (p.e. Aldao et al., 2010). Inoltre,
sembra che le pazienti con DA usino il cibo per regolare o inibire le proprie emozioni
(Bekker, Spoor, 2008) e mettano in atto comportamenti come la restrizione alimentare, le
abbuffate e le condotte di compenso per ridurne l’intensità o per spostare l’attenzione
lontano dalle emozioni negative (Torres et al., 2010). Alcuni autori (Polivy, Herman, 1993;
Ricca et al., 2011) definiscono alimentazione emozionale la tendenza a mangiare in risposta
alle emozioni negative (ansia, depressione, rabbia, solitudine, noia ecc.) ed evidenziano
come l’alimentazione emozionale possa essere considerato un possibile fattore di rischio
scatenante dell’abbuffata sia nella BN che nel BED (p.e. Macht, 2008; Clyne et al., 2010).
L’obiettivo generale del presente studio è stato verificare se i pazienti affetti con Disturbi
dell’Alimentazione, rispetto ai controlli, ricorrono più frequentemente a strategie di
5
regolazione emozionali disfunzionali e meno frequentemente a strategie di regolazione delle
emozioni funzionali.
2 Metodo
2.1 Partecipanti
Hanno partecipato allo studio 68 pazienti (età media=27,9; ds=9; BMI medio=23,4;
ds=7,6), di cui 3 maschi, in trattamento presso l’Associazione Onlus di Perugia “Il
Pellicano”. Le pazienti sono state confrontate con un gruppo di controllo, costituito da 52
studentesse (età media=24,9; ds=5,9; BMI medio=20,6; ds=1,3) reclutate fra gli iscritti della
Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università Sapienza di Roma, che hanno accettato
volontariamente di prendere parte allo studio. Tutte le partecipanti incluse nel gruppo di
controllo sono donne. La scelta di reclutare un gruppo di controllo di genere solo femminile
deriva dall’esiguità del numero dei maschi fra i pazienti e dalla non rappresentatività dei
maschi che frequentano corsi di laurea in Psicologia della popolazione generale maschile
(gli iscritti di genere maschile ai corsi di laurea in Psicologia di Sapienza sono poco
numerosi e molto selezionati). Per questa stessa ragione i maschi sono stati esclusi anche dal
gruppo clinico.
Sono state escluse dal gruppo delle studentesse di controllo coloro che non
rispondevano ai criteri di inclusione descritti di seguito:
1. punteggi inferiori al cut-off clinico nei questionari sintomatologici descritti di
seguito, ovvero punteggi < 10 nell’EAT-26 e <30 nel DEQ;
2. indice di massa corporea (BMI) nella norma.
Il gruppo di controllo, quindi, risulta composto da 52 partecipanti.
2.2 Procedura
Tutti i partecipanti (pazienti e controlli) hanno compilato i questionari individualmente in
autocompilazione. L’ordine dei questionari era alternato casualmente.
La diagnosi clinica è stata svolta dall’equipe della struttura “Il Pellicano”.
Lo studio è stato approvato dal Comitato etico del Dipartimento di Psicologia.
2.3 Strumenti
L’intensità della sintomatologia dei Disturbi dell’Alimentazione è stata valutata
attraverso i seguenti strumenti:
Disordered Eating Questionnaire (DEQ; Lombardo et al., 2004). Il DEQ è un
questionario che comprende 24 item, basato sui criteri diagnostici indicati nel DSM-IV e nel
DSM-IV-TR. Include 3 sezioni: la prima (Sezione A) comprende 18 item che valutano la
frequenza con cui i soggetti adottano una serie di comportamenti alimentari disturbati
(restrizione del cibo assunto o delle calorie consumate, mangiare di nascosto, ecc.). I
soggetti devono rispondere su una scala a sei punti che va da “mai” a “più di una volta al
giorno”. Inoltre, questa sezione include anche 4 item che valutano la frequenza di
comportamenti di compenso (vomito autoindotto, uso di lassativi, diuretici o altri farmaci
per dimagrire). La seconda sezione (B) comprende 6 item che valutano preoccupazioni e
pensieri intrusivi rispetto a peso, cibo, calorie ed aspetto fisico. La risposta richiede una
valutazione di quanto ogni item descrive la propria esperienza, scegliendo una risposta su
6
una scala likert a 7 punti che va da 0 a 6, dove “0” indica “per niente” e “6” “del tutto”.
Tutte le domande si riferiscono ai 3 mesi precedenti. L’ultima sezione (C) include domande
riguardanti dati personali come età, peso e altezza auto valutati e, nel caso delle donne, le
domande riguardano anche l’età della prima mestruazione, la regolarità del ciclo mestruale
nei tre mesi precedenti e l’uso eventuale di contraccettivi orali. Lo studio di validazione del
questionario (Lombardo et al., 2004), condotto su 1578 adolescenti, ha evidenziato una
struttura unifattoriale del questionario che include tutti gli item della sezione A, eccetto i 4
item riguardanti i comportamenti di compenso, e tutti quelli della sezione B. Sommando il
punteggio di tutti gli item inclusi nel fattore, si ottiene un punteggio di scala la cui
attendibilità (valutata con l’alpha di Cronbach) è .90. La frequenza dei comportamenti di
compenso è calcolata separatamente sommando le risposte dei 4 item esclusi dal punteggio
totale. Gli item della sezione C non sono inclusi nel punteggio totale. Il cut-off clinico è 30.
Eating Attitude Test-26 (EAT; Garner et al., 1982; versione Italiana a cura di Dotti e
Lazzari, 1998) è un questionario per l’autovalutazione dei sintomi comunemente associati
all’Anoressia e alla Bulimia. Comprende 26 item le cui risposte vanno date su una scala di
frequenza a 6 punti (da sempre a mai) che identificano 3 dimensioni: la restrizione
alimentare, la bulimia e le preoccupazioni per il cibo ed il controllo orale. È possibile anche
calcolare un punteggio totale. Dal momento che nella versione italiana del test la struttura
fattoriale e le tre scale non risulta perfettamente sovrapponibile a quella originaria, è stato
usato il punteggio totale. Un punteggio più alto indica una maggior intensità della
sintomatologia dei Disturbi dell’Alimentazione. Per tale strumento gli autori indicano due
cut-off clinici: punteggi uguali o superiori a 10 indicano una probabilità media che sia
presente un disturbo dell’alimentazione; punteggi uguali o superiori a 20 indicano un’elevata
probabilità che sia presente un DA.
Countour Drawing Rating Scale (CDRS, Thompson e Gray, 1995). Il CDRS chiede al
soggetto di valutare la forma corporea ideale e quella attuale, scegliendo tra 9 possibili
silhouette appropriate per genere ed età, che vanno dall’estremo sottopeso a un rilevante
sovrappeso. La differenza tra l’ideale corporeo e la forma attuale è considerata una misura di
insoddisfazione corporea. Il punteggio del varia da -8 (estremo desiderio di essere più
magro/a) a 8 (estremo desiderio di essere più grasso/a).
Per la valutazione dell’esperienza e disregolazione delle emozioni ai soggetti che hanno
partecipato allo studio sono stati somministrati i seguenti strumenti:
Questionario sulla Regolazione Emozionale (ERQ, Gross, John, 2003; versione italiana
di Balzarotti et al., 2010). Si tratta di una breve scala self report di 10 item costruita al fine di
valutare le differenze individuali nei due processi di regolazione emozionale (la valutazione
cognitiva e la soppressione espressiva), attraverso due sotto-scale corrispondenti a due
differenti strategie di regolazione emozionale: Cognitive Reappraisal (6 item) ed Expressive
Suppression (4 item).
Emotional Eating Scale (EES; Arnow et al., 1995; versione Italiana Lombardo e San
Martini, 2005), un questionario autosomministrato che valuta i rapporti tra emozioni e
alimentazione. È composto da 25 item le cui risposte vanno date su una scala tipo Likert a 5
punti (da “nessun desiderio di mangiare” a “un’irresistibile desiderio di mangiare”).
Comprende 3 sotto-scale che misurano la tendenza a mangiare in presenza di emozioni di
tipo depressivo (EES_D), di rabbia (EES_R) e di incertezza, confusione e ansia (EES_A).
3 Risultati
7
3.1 Analisi descrittive
I pazienti contattati rientravano nelle seguenti categorie diagnostiche:
Anoressia Nervosa di tipo Purgativo (ANP: N=1; 1,4%);
Anoressia Nervosa di tipo Restrittivo (ANR: N=23; 34,8%; BMI=17,7; ds=2,1);
Binge Eating Disorder (BED: N=9; 13%; BMI =34,3; ds=9);
Bulimia Nervosa con condotte di svuotamento (BNP: N=19; 29%; BMI=18,9; ds=2,8);
Bulimia Nervosa senza condotte di svuotamento (BNR: N=2; 2,9%; BMI=18,9;
ds=2,8);
Disturbi dell’Alimentazione Non Altrimenti Specificati (NAS: N=11; 17,4%;
BMI=24,6; ds=6,8).
3.2 Differenze fra i gruppi riguardo l’intensità della sintomatologia
Per valutare le differenze tra il gruppo dei pazienti e quello dei controlli, relativamente
all’intensità dei sintomi riportati nei questionari sintomatologici utilizzati, sono state
condotte tre analisi della varianza univariata, considerando come variabile indipendente il
Gruppo (controlli vs pazienti) e come variabili dipendenti i punteggi riportati nei questionari
(DEQ, EAT-26, CDRS).
Per quanto riguarda il DEQ, i risultati mostrano una differenza statisticamente
significativa (F
(1,114)
=131,08; p<.001) tra i due gruppi e, in particolare, le pazienti riportano
punteggi mediamente più alti (M=52; ds=23,3) rispetto al gruppo di controllo (M=13,2;
ds=7,7).
Risultati simili si ottengono quando si considera come variabile dipendente la frequenza
dei comportamenti di compenso riportati nel DEQ (F
(1,114)
=26,5; p <.001) ed il BMI
calcolato sulla base del peso e dell’altezza autoriferiti (F
(1,99)
=5,8; p=.02). Infatti, il gruppo
delle pazienti riferisce di ricorrere a comportamenti compensatori più frequentemente (M=2
volte a settimana; ds=2,7), rispetto al gruppo dei controlli (M=.01 volte a settimana; ds=.1).
Inoltre, il gruppo delle pazienti (M=23,3; ds=7,7) riporta un indice medio di massa corporea
(BMI) più alto di quello del gruppo di controllo (M=20,6; ds=1,3). Il BMI più alto e la forte
variabilità dello stesso nel gruppo clinico riflettono la presenza delle pazienti con BMI molto
basso e delle pazienti con BMI molto alto (valore minimo=13,56 e valore massimo = 48,44).
Per quanto riguarda l’EAT-26, i risultati mostrano una differenza statisticamente
significativa (F
(1,114)
=127,45; p<.001) tra i gruppi, che indica che il gruppo delle pazienti
(M=27,4; ds=16,2) riporta punteggi più alti rispetto a quello dei controlli (M=1,8; ds=1,6).
L’analisi della varianza, che ha valutato se il gruppo delle pazienti e quello dei controlli
differiscono in merito all’insoddisfazione corporea, ha evidenziato una differenza
statisticamente significativa tra i gruppi (F
(1,114)
=4,9; p=.03). Le pazienti sono più
insoddisfatte del loro corpo e dichiarano di volere essere più magre di quanto non siano già
(M=-2; ds=2,7) rispetto al gruppo di controllo (M=-1; ds= 1).
Sono state condotte altre analisi della varianza univariate confrontando il gruppo di
controllo non più al gruppo clinico nel suo insieme ma ai diversi gruppi diagnostici.
Data la scarsa numerosità di alcune classi diagnostiche, sono state prese in
considerazione solo le due classi più numerose (ANR e BNP).
Per quanto riguarda il DEQ, i risultati mostrano una differenza statisticamente
significativa (F
(2,90)
=86,1; p<.001) tra i gruppi. Dai confronti Post Hoc emerge che tutti i
gruppi ottengono punteggi significativamente diversi tra loro (tutte le p<.001) ed, in
particolare, il gruppo delle pazienti con BNP riporta i punteggi più alti (M=64,8; ds=13), il
8
gruppo delle pazienti con ANR riporta punteggi intermedi (M=44,8; ds=26,7), il gruppo di
controllo riporta i punteggi più bassi (M=13,2; ds=7,7).
Anche relativamente alla frequenza dei comportamenti di compenso riportati nel DEQ
(F
(2,90)
=39,1; p<.001) e al BMI calcolato sulla base del peso e dell’altezza autoriferiti
(F
(2,79)
=22,9; p<.001), i risultati evidenziano differenze statisticamente significative tra i
gruppi. Dai confronti Post Hoc emerge che tutti i gruppi ottengono punteggi
significativamente diversi tra loro (tutte le p<.001) ed in particolare, il gruppo delle pazienti
con BNP riporta il numero più alto di comportamenti di compenso (M=3,8; ds=2,6) ed il
BMI medio più alto (M=23,5; ds=4,7), il gruppo delle pazienti con ANR punteggi intermedi
(comportamenti di compenso: M=1,4; ds=2,2; BMI M=17,7; ds=2,1) ed il gruppo di
controllo riporta il numero più basso di comportamenti di compenso (M=0,01; ds=0,1) e
BMI minore (M=20,6 ; ds=1,3).
Le analisi relative ai punteggi ottenuti nell’EAT-26 mostrano una differenza
statisticamente significativa (F
(2,90)
=76,4; p<.001) tra i gruppi. Dai confronti Post Hoc
emerge che entrambi i gruppi delle pazienti riportano punteggi più alti (ANR: M=31,2;
ds=19,9; BNP: M=30,7; ds=12,4) rispetto a quelli riportati dal gruppo di controllo (M=1,8;
ds=1,6; p<.001), mentre non differiscono tra loro (p=.890).
Relativamente all’insoddisfazione corporea (F
(2,90)
=16,8; p<.001), i risultati evidenziano
che le pazienti con BNP (M=-3,8; ds=2,6) riportano livelli maggiori (p<.001) di
insoddisfazione corporea, sia rispetto al gruppo di controllo (M=-1; ds=1) che alle pazienti
con ANR (M=-1,4; ds=2,1). Diversamente, non sono emerse differenze statisticamente
significative tra il gruppo delle pazienti con ANR ed il gruppo di controllo (p= .418).
3.3. Confronto tra pazienti e gruppo di controllo sulle strategie di regolazione delle
emozioni
I due gruppi (pazienti vs controlli) sono stati confrontati sulla base dell’utilizzo
prevalente di strategie di regolazione emozionale, utilizzando come variabili dipendenti i
punteggi ottenuti all’Emotion Regulation Questionnaire (Gross, Jhon, 2003; versione
italiana di Balzarotti et al, 2010) ed all’Emotional Eating Scale (Glynn, Rudermann, 1986;
versione italiana di Lombardo et al., in preparazione).
I risultati evidenziano differenze statisticamente significative tra i due gruppi sia per ciò
che attiene la scala di Expressive Suppression (F
(1,109)
=117,2; p<.001), che per la scala di
Cognitive Reappraisal (F
(1,109)
=119; p<.001).
Per ciò che attiene la strategia di Cognitive Reappraisal, il gruppo delle pazienti riporta
punteggi più bassi (M=15,1; ds=5,7), indicativi di un minore uso di questa strategia di
regolazione delle emozioni rispetto al gruppo di controllo (M=28,2; ds=7). Diversamente,
per ciò che attiene la strategia di Expressive Suppression, il gruppo delle pazienti (M=24;
ds=8,3) riporta punteggi più elevati, indicativi di un maggiore uso di questa strategia di
regolazione delle emozioni, rispetto a quello dei controlli (M=10; ds=4,2).
Anche quando si confrontano le due strategie di regolazione delle emozioni nei gruppi
delle pazienti con ANR, con BNP e di controllo, i risultati evidenziano differenze
statisticamente significative sia per scala di Cognitive Reappraisal (F
(2,85)
=42,5; p< .001),
che per la scala di Expressive Suppression (F
(2,85)
=63,5; p< .001). Dai confronti Post Hoc
emerge che il gruppo di controllo (M=28,2; ds=6,9) riporta punteggi alla scala di Cognitive
Reappraisal significativamente più alti rispetto a quelli ottenuti dalle pazienti con BNP
(M=15,4; ds=4,7) e con ANR (M=15,2; ds=6,2; entrambe le p<.001), mentre i due gruppi
delle pazienti non differiscono tra di loro (p=.944). Per quanto riguarda i punteggi ottenuti
nella scala di Expressive Suppression, il gruppo delle pazienti con BNP (M=22,9; ds=9,3) e
quello delle pazienti con ANR (M=5,9; ds=6,8) non differiscono tra loro (p=.136) e
riportano un punteggio significativamente pelevato rispetto a quello ottenuto dal gruppo
di controllo (M=9,9; ds=4,2; entrambe le p<.001).
9
3.4 Confronto fra gruppi riguardo l’alimentazione emozionale
Sono state condotte tre analisi della varianza univariate che hanno considerato come
variabile indipendente il Gruppo (pazienti vs controlli) e come variabili dipendenti i
punteggi nelle tre scale del EES. Sono emersi risultati significativi per tutte e tre le scale
come riportato di seguito:
scala EES_D : F
(1,110)
=7,9; p=.006);
scala EES_R : F
(1,110)
=13,3; p< .001);
scala EES_A : F
(1,110)
=12,1; p< .001).
Nelle tre scale il gruppo delle pazienti riporta punteggi più elevati (EES_D: M=17,4;
ds=12,2; EES_R: M=13,3; ds=10,3; EES_A: M=10,9; ds=8) rispetto a quelli riferiti dal
gruppo di controllo (EES_D: M=12,1; ds=5,8; EES_R: M=7,3; ds=5,8; EES_A: M=6,5;
ds=4,3), indicativi di una maggiore tendenza da parte delle pazienti di iperalimentarsi in
presenza di emozioni di tristezza-depressione, rabbia ed ansia.
Per valutare se emergessero differenze significative tra specifiche classi diagnostiche ed
il gruppo di controllo in merito alla tendenza a mangiare in presenza di emozioni, sono state
condotte tre analisi della varianza univariate che hanno considerato come variabile
indipendente il Gruppo (pazienti con ANR vs pazienti con BNP vs controlli) e come
variabili dipendenti i punteggi nelle tre scale del EES. Sono emersi risultati significativi per
tutte e tre le scale, come riportato di seguito:
scala EES_D: F
(2,86)
=25,2; p<.001);
scala EES_R: F
(2,86)
=13,6; p< .001);
scala EES_A: F
(2,86)
=13,7; p< .001).
Dai confronti Post Hoc emerge che tutti i gruppi sono diversi tra loro (tutte le p<.05) ed,
in particolare, le pazienti con BNP riportano punteggi più elevati (M=24,4; ds=9,5),
indicativi di una maggiore tendenza ad iperalimentarsi in presenza di emozioni di tipo
depressivo, i controlli ottengono punteggi intermedi (M=12,1; ds=5,7) e le pazienti con
ANR riportano punteggi inferiori (M=8,4; ds=8).
Dai confronti Post Hoc riguardo la scala EES_R emerge che le pazienti con BNP
riportano punteggi significativamente p elevati (M=17,2; ds=10,1), rispetto a quelli
ottenuti dal gruppo di controllo (M=7,3; ds=5,8; p<.001) e dal gruppo delle pazienti con
ANR (M=6,8; ds=6,5; p<.001). Diversamente, non sono emerse differenze statisticamente
significative tra il gruppo di controllo e quello delle pazienti con ANR (p=.779).
Come per la scala EES_R, anche quando si considera la scala EES_A, i confronti Post
Hoc evidenziano che le pazienti con BNP ottengono punteggi significativamente più elevati
(M=14; ds=7,3) sia rispetto al gruppo di controllo (M=6,4; ds=4,2; p=<.001) sia rispetto al
gruppo delle pazienti con ANR (M=5,9; ds=5,8; p=<.001), mentre questi ultimi due gruppi
non differiscono tra loro (p=.686).
3.4 Confronto tra sottogruppi con sintomatologia sottosoglia o non altrimenti
specificata
Le 11 pazienti accolte al Pellicano che hanno ricevuto una diagnosi di Disturbo
dell’alimentazione Non Altrimenti Specificato (P-NAS; età media=27,2; ds=6,3; BMI
medio=24,6; ds=6,8) sono state confrontate con il gruppo delle 10 studentesse di controllo
(CO-NAS) che hanno compilato i questionari, ma che sono state escluse dal gruppo di
controllo considerato per le analisi precedenti in quanto presentavano punteggi alti in
entrambi i questionari sintomatologici (età media=23,3; ds=8,9; BMI medio=21,2; ds=2,7).
10
Dato il numero esiguo dei componenti dei due gruppi, i confronti statistici sono stati
effettuati attraverso il t-test per campioni indipendenti, considerando come variabile
indipendente il Gruppo (P-NAS vs CO-NAS) e come variabile dipendente i punteggi
riportati nei questionari. Dalle analisi condotte è emerso che i due gruppi non differiscono
rispetto a nessuna delle variabili sintomatologiche rilevate. I risultati sono riportati in tabella
1.
------INSERIRE TABELLA 1------
4 Discussione
Questo studio è stato condotto per valutare se pazienti con Disturbi dell’Alimentazione
usano preferenzialmente strategie disfunzionali di regolazione delle emozioni e, di
conseguenza, tendono a iperalimentarsi in presenza di emozioni negative. Coerentemente
con quanto riportato in letteratura (p.e. Aldao et al., 2010; McNamara et al., 2008) per ciò
che attiene alle strategie di regolazione delle emozioni, i risultati del presente studio
evidenziano che il gruppo delle pazienti, rispetto al gruppo di controllo, ricorre più
frequentemente a strategie di regolazione delle emozioni disfunzionali come la soppressione
espressiva e meno frequentemente a strategie funzionali come la rivalutazione cognitiva. Le
pazienti, inoltre, riferiscono una maggiore tendenza ad assumere grandi quantità di cibo in
presenza di emozioni negative come rabbia, ansia e tristezza-depressione. Questo dato è
coerente con la letteratura precedente (p.e. Macht, 2008; Ricca et al., 2011), che evidenzia
che nelle pazienti affette da Disturbi dell’Alimentazione le emozioni negative sono
frequentemente antecedenti di episodi di iperalimentazione. Questa tendenza, tuttavia non
caratterizza tutte le pazienti ma soltanto quelle con una diagnosi di Bulimia Nervosa di tipo
Purgativo. Questo sottogruppo, infatti, riferisce una maggiore tendenza ad iperalimentarsi in
presenza di emozioni negative come rabbia, ansia e tristezza-depressione, mentre il
sottogruppo con Anoressia Nervosa di tipo Restrittivo non manifesta questa tendenza e, anzi,
riporta punteggi più bassi del gruppo di controllo nella scala che misura la tendenza ad
iperalimentarsi in presenza di tristezza-depressione. E’ possibile che, come suggeriscono
Waller e colleghi (2007), queste pazienti attuino un vero e proprio evitamento cognitivo
delle emozioni di tristezza e depressione bloccando l’emozione prima che questa si
manifesti, mentre le pazienti con Bulimia Nervosa di tipo Purgativo ricorrano a
comportamenti impulsivi come l’abbuffata per inibire le emozioni una volta che queste
hanno raggiunto la consapevolezza.
I pazienti che hanno preso parte allo studio hanno ricevuto una diagnosi indipendente di
Disturbo dell’Alimentazione effettuata da un gruppo di psichiatri appartenenti alla Struttura
per i Disturbi dell’Alimentazione di Perugia, “il Pellicano”.
Ulteriore attenzione meritano i sottogruppi delle pazienti e di controllo che hanno
ricevuto diagnosi di Disturbi dell’Alimentazione Non Altrimenti Specificati (P-NAS e CO-
NAS). Infatti, tra i due gruppi non sono emerse differenze statisticamente significative su
nessuna misura di comportamento o atteggiamento disturbato nei confronti del cibo o del
corpo. Tuttavia, dalle analisi dei risultati è emerso che il gruppo delle pazienti con Disturbo
dell’Alimentazione Non Altrimenti Specificato, rispetto al gruppo di controllo con Disturbo
dell’Alimentazione sotto-soglia, più frequentemente: ricorre a strategie di regolazione delle
emozioni disfunzionali, come la soppressione espressiva, e tende ad iperalimentarsi in
presenza di emozioni di tristezza-depressione.
Per spiegare tale pattern di somiglianze e divergenze tra i due gruppi possono essere
postulate due ipotesi. E’ possibile ipotizzare che il gruppo delle pazienti che abbiamo
definito P-NAS, racchiuda coloro che pur presentando alcuni sintomi propri dei Disturbi
dell’Alimentazione, questi non raggiungono i livelli necessari per la diagnosi di un disturbo
11
conclamato, per effetto dei diversi anni trascorsi in trattamento presso la struttura “il
Pellicano”.
La seconda ipotesi riguarda il gruppo dei CO-NAS. Dai risultati del presente studio è
emerso che il gruppo di controllo che ha ricevuto la diagnosi di Disturbo dell’Alimentazione
non Altrimenti Specificato, rispetto al gruppo delle pazienti con la stessa diagnosi, ricorre a
strategie di regolazione delle emozioni funzionali come la rivalutazione cognitiva e meno
frequentemente tende a sperimentare emozioni negative associate al cibo. La presenza di
differenti forme di gestione delle emozioni negative e la possibilità di accedere ad altre
risorse personali, potrebbe rendere il gruppo di controllo NAS meno incline a chiedere aiuto
ed a impegnarsi in un trattamento.
Alla luce di tali considerazioni è possibile avanzare l’idea che sia la co-occorrenza di
estrema insoddisfazione corporea, atteggiamenti disfunzionali nei confronti del proprio
corpo e del cibo, l’alterazione del comportamento alimentare per ridurre il peso e l’uso di
strategie disfunzionali di regolazione delle emozioni a favorire lo sviluppo e la
cronicizzazione dei Disturbi dell’Alimentazione.
Inoltre, tali risultati confermano l’importanza di un’azione di sensibilizzazione e di
identificare precocemente i soggetti particolarmente vulnerabili, da indirizzare
tempestivamente verso centri specializzati e capaci di affrontare il problema in modo
efficiente e senza stigmatizzazioni.
Un limite del presente studio è ravvisabile nella limitata numerosità del campione e
soprattutto dei soggetti inclusi all’interno della categoria dei NAS. Estendendo le stesse
analisi anche ad altri soggetti, sarà interessante osservare se i risultati ai quali è giunto tale
studio si manterranno oppure se emergeranno ulteriori differenze.
12
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SITOGRAFIA
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14
P-NAS
(M±ds)
CO-NAS
(M±ds)
T p
BMI 24,6±6,8 21,2±3,7 -1,3 .211
DEQ 55,1±21,8 46,4±10,6 -1,1 .273
EAT-26 21,8 ±10,5 18,5±13,9 -.59 .558
CDRS -2,6±1,3 -1,8±3,7 -.64
ERQ R 15,7 ±4,4 25±8,4 3 .007
ERQ S 24,5±10,2 14,1±5,4 -2,7 .015
EES_D 21,5±10 11,7±5,7 -2,7 <.05
EES_R 15,7±9,2 9,9±7,8 -1,5 .147
EES_A 11,6±6,2 7,3±3,8 -1,8 .79
Tab. 1. Confronto tra pazienti con Disturbo dell’alimentazione Non Altrimenti Specificato e controlli con
sintomatologia sottosoglia
... Specifically, both bulimia and anorexia nervosa have been correlated with the use of maladaptive emotional regulation strategies, the inability to tolerate distress, the nonacceptance of emotions, and elevated punishment sensitivity (Lavender et al., 2014(Lavender et al., , 2015Wonderlich & Lavender, 2017). Moreover, deficits in recognizing emotions in others seem more characteristic of anorexia nervosa, while individuals with bulimia nervosa seem to present a heightened sensitivity to reward (Lavender et al., 2015;Wonderlich & Lavender, 2017). ...
... Specifically, both bulimia and anorexia nervosa have been correlated with the use of maladaptive emotional regulation strategies, the inability to tolerate distress, the nonacceptance of emotions, and elevated punishment sensitivity (Lavender et al., 2014(Lavender et al., , 2015Wonderlich & Lavender, 2017). Moreover, deficits in recognizing emotions in others seem more characteristic of anorexia nervosa, while individuals with bulimia nervosa seem to present a heightened sensitivity to reward (Lavender et al., 2015;Wonderlich & Lavender, 2017). In general, a binge eating/purging type ED seems to be related to behavioral control deficits when accompanied by negative emotions (Racine & Horvath, 2020). ...
... These findings may be related to the higher frequency of anorexia nervosa in our sample, when compared with other diagnoses, since difficulties with emotional awareness seem to have a strong role in anorexia nervosa (Lavender et al., 2014(Lavender et al., , 2015. For example, those with anorexia nervosa show higher deficits in the ability to recognize emotions in others than those with bulimia nervosa (Wonderlich & Lavender, 2017). Nevertheless, as suggested in the work of Wolff et al. (2019), the construct of emotion dysregulation is complex and more research that examines each domain of the emotion dysregulation is needed, especially to understand that specific processes contribute to greater likelihood of NSSI. ...
Article
Objectives Among outpatients with eating disorders (ED), we compared participants without nonsuicidal self‐injury (non‐NSSI group), with NSSI over a year ago (past NSSI group) and with NSSI in the previous year (current NSSI group) regarding different variables, and examined whether difficulties in emotion regulation and negative urgency moderated the relationship between maternal/paternal invalidation and NSSI. Method The sample included 171 outpatients (94.2% female; M age = 28.78, SD age = 11.19). Results Fifty‐four participants (31.6%) had NSSI in the previous year. This group showed higher eating pathology, difficulties in emotion regulation, negative urgency, and maternal/paternal invalidation than the non‐NSSI group. Analyses revealed an adequate fit to the data for the model that included moderating effects of emotional awareness and negative urgency in the relationship between maternal/paternal invalidation and increased likelihood of NSSI in the previous year. Conclusions Interventions for NSSI and ED should include emotion regulation, impulse control, and validation strategies.
... Eating disorders (EDs) are no exception. In fact, emotion regulation difficulties appear to play a role in both the development and the maintenance of several EDs [5][6][7]. In a longitudinal study of 191 patients with anorexia nervosa (AN), it has for example been shown that high levels of emotion dysregulation on discharge from inpatient treatment predicted an increase and maintenance of AN psychopathology, measured by global score on the Eating Disorder Examination, 12 months following discharge. ...
Article
Full-text available
Background: Emotion regulation difficulties appear to play a role in the development and maintenance of several eating disorders. This pilot study aimed at examining whether a short add-on group skills training in emotion regulation for young adults with different eating disorders was feasible in a psychiatric clinical setting. We also investigated if the treatment increased knowledge of emotions, and decreased self-reported difficulties with emotion regulation, alexithymia, symptoms of eating disorder, anxiety and depression, as well as clinical impairment. Methods: Six skills training groups were piloted with a total of 29 participants (M = 21.41 years, SD = 1.92). The treatment consisted of five sessions dealing with psychoeducation about emotions and emotion regulation skills training. Paired samples t-test was used to compare differences between before-and-after measures. Results: The primary outcomes measures difficulties in emotion regulation (p < 0.001) and alexithymia (p < 0.001) showed significant improvement after treatment. The total eating disorder score (p = 0.009) was also significantly reduced, as was clinical impairment (p < 0.001). Acceptance/valued direction, identifying primary emotions and learning about secondary emotions was rated as especially helpful. Conclusions: This preliminary pilot study showed that group training targeting emotion regulation skills was feasible and appreciated by participants, as well as being potentially promising as an adjunctive treatment for different eating disorders. Further controlled studies are needed. Trial registration: The study was retrospectively registered NCT04148014 on October 30th 2019.
... Given well-documented associations between emotional dysregulation and EDs, recent treatment approaches have focused on using emotion-focused strategies for both AN and BN (Wonderlich & Lavender, 2017), including dialectical behavior therapy (DBT). The theoretical model behind DBT suggests that ED behaviors function to regulate intense emotions. ...
Article
Emotion regulation deficits are associated with eating disorder (ED) symptoms, regardless of eating disorder diagnosis. Thus, recent treatment approaches for EDs, such as dialectical behavior therapy (DBT), have focused on teaching patients skills to better regulate emotions. The present study examined changes in emotion regulation among adult patients with EDs during DBT-oriented partial hospital treatment, and at follow-up (M[SD] = 309.58[144.59] days from discharge). Exploratory analyses examined associations between changes in emotion regulation and ED symptoms. Patients with anorexia nervosa, restricting (AN-R, n = 77), and binge-eating/purging subtype (AN-BP, n = 46), or bulimia nervosa (BN, n = 118) completed the Difficulties in Emotion Regulation Scale (DERS) at admission, discharge, and follow-up. Patients with BN demonstrated significant improvements across all facets of emotion dysregulation from admission to discharge and maintained improvements at follow-up. Although patients with AN-BP demonstrated statistically significant improvements on overall emotion regulation, impulsivity, and acceptance, awareness, and clarity of emotions, from admission to discharge, these improvements were not significant at follow-up. Patients with AN-R demonstrated statistically significant improvements on overall emotion dysregulation from treatment admission to discharge. Changes in emotion regulation were moderately correlated with changes in ED symptoms over time. Results support different trajectories of emotion regulation symptom change in DBT-oriented partial hospital treatment across ED diagnoses, with patients with BN demonstrating the most consistent significant improvements.
... Moreover, bulimia nervosa (BN) can cause life-threatening gastric or oesophageal tears and electrolyte imbalance as a result of selfinduced vomiting, diuretic or laxative use and overexercise for weight control (Mohr 1998). AN occurs in 1–2% of the female population whereas BN is more common, with a prevalence of 2–4% (Cochrane 1998). Traditionally, treatment interventions for patients with eating disorders have been offered either on an outpatient or inpatient basis. ...
Article
This paper reports a randomized controlled trial to compare the effects of day treatment programmes for patients with eating disorders with those of traditional outpatient treatment. Eating disorders are common, especially in adolescents, and their worldwide prevalence is increasing. Treatment interventions for patients with eating disorders have traditionally been offered on an outpatient or inpatient basis, but the recent introduction of day hospital programmes offers the possibility of greater cost-effectiveness and relapse-prevention for this population. Volunteers from an outpatient clinic for eating disorders were randomly assigned either to a treatment group (n = 21), participating in a modified day treatment programme based on the Toronto Day Hospital Program, or to a control group (n = 22) receiving a traditional outpatient programme of interpersonal psychotherapy, cognitive behaviour therapy and pharmacotherapy. Data were collected from January to December 2002 using the Eating Disorder Examination, Eating Disorder Inventory-2, Beck Depression Inventory, and Rosenberg Self-Esteem Scale. Participants in the day treatment programme showed significantly greater improvements on most psychological symptoms of the Eating Disorder Inventory-2, frequency of binging and purging, body mass index, depression and self-esteem scores than the control group. They also showed significant improvement in perfectionism, but the group difference was not significant. Nurses in day treatment programmes can play various and important roles establishing a therapeutic alliance between patient and carer in the initial period of treatment. In addition, the cognitive and behavioural work that is vital to a patient's recovery, that is, dealing with food issues, weight issues and self-esteem, is most effectively provided by a nurse therapist who maintains an empathic involvement with the patient.
Article
Psychiatric nurse educators are challenged to prepare graduates in meeting the needs of individuals with a mental illness within an increasingly technology-based environment. This requires the development and evaluation of educational strategies that immerse students in web-based learning. This article presents an overview of a hybrid teaching design that includes classroom teaching and asynchronous threaded discussion in a teaching module in an undergraduate psychiatric nursing course. Evaluation of student preferences, advantages and disadvantages, and learning, as well as qualitative evaluation of students' description of critical thinking, supports the value of online teaching in psychiatric nursing education.
Article
Full-text available
Participants searched for discrepant fear-relevant pictures (snakes or spiders) in grid-pattern arrays of fear-irrelevant pictures belonging to the same category (flowers or mushrooms) and vice versa. Fear-relevant pictures were found more quickly than fear-irrelevant ones. Fear-relevant, but not fear-irrelevant, search was unaffected by the location of the target in the display and by the number of distractors, which suggests parallel search for fear-relevant targets and serial search for fear-irrelevant targets. Participants specifically fearful of snakes but not spiders (or vice versa) showed facilitated search for the feared objects but did not differ from controls in search for nonfeared fear-relevant or fear-irrelevant, targets. Thus, evolutionary relevant threatening stimuli were effective in capturing attention, and this effect was further facilitated if the stimulus was emotionally provocative.
Article
Full-text available
Evidence suggests that poor emotional processing perpetuates anorexia nervosa (AN); however, emotional processing following recovery and interactions between aspects of processing remain unknown. This study examined beliefs about emotions, emotional tolerance and avoidance and emotion suppression to preserve relationships in recovered AN patients. It also explored whether beliefs about emotion are related to emotional avoidance. A cross-sectional between-groups design was employed. Currently ill (n = 40), recovered AN patients (n = 24) and a sample of healthy controls (n = 48) completed measures of clinical and demographic background in addition to the Beliefs About Emotions, Distress Tolerance and Silencing the Self emotional processing questionnaires. Recovered and healthy control groups were comparable (except for higher externalised self-perception in recovered participants) and both had better emotional processing than current AN patients. Beliefs about emotions correlated with level of emotional avoidance. This study demonstrates functional levels of emotional processing following recovery from AN. It substantiates models proposing that maladaptive beliefs about emotions link to emotional avoidance and supports inclusion of these factors as treatment foci. Copyright © 2012 John Wiley & Sons, Ltd and Eating Disorders Association.
Article
Objective This pilot study examined the affective and cognitive consequences of exposure to a pro-anorexia website.Method Young women (N=24) were randomly assigned to view one of three websites created by the investigators: a prototypical pro-anorexia website, a website about female fashion using average-sized models, or an appearance-neutral website about home décor. Participants completed a set of questionnaires assessing mood and cognitions pre- and post-website.ResultsTrends indicated that women who viewed the pro-anorexia website decreased in self-esteem, appearance self-efficacy, and perceived attractiveness, and increased in negative affect and perception of being overweight. This pattern was not found among women who viewed the control websites.DiscussionPreliminary data suggest that viewing pro-anorexia websites has negative affective and cognitive effects on young women. Future directions are discussed. Copyright © 2006 John Wiley & Sons, Ltd and Eating Disorders Association.
Article
The present study investigated four (anger, depression, anxiety, impulsivity) potential risk factors for the development of eating disorders in 79 male college students. All participants completed the Setting Conditions for Anorexia Nervosa Scale (SCANS), to determine if they were at-risk for the development of an eating disorder. The hypothesis, that males who are at-risk for the development of an eating disorder would show a higher occurrence of the potential risk factors, was partially supported. Those who scored high on the Dissatisfaction subscale of the SCANS had high positive correlations with all four risk factors. The SCANS Perfectionism subscale showed no such relationships with any of the risk factoes. KeywordsDisordered eating–College males–Risk factors
Chapter
Of all mental disorders listed in DSM-IV (APA, 2000), eating disorders stand out as the category with the most unequal sex ratios. Anorexia nervosa occurs almost exclusively in women (more than 90% of the cases are women), and the same holds for bulimia nervosa: at least 90% of the patients are women for both clinical and population samples. Not surprisingly, the majority of explanations of eating disorders explicitly or implicitly refer to this unequal sex ratio. This is done by either emphasizing the importance of stressors that affect women more exclusively or more seriously than men, or by stressing vulnerability factors that more typically characterize women than men. One example concerns the impressive body of studies following from the restrained eating theory that all point to the importance of dieting for women due to the Western ideal of feminine slenderness (e.g., Huon & Brown, 1989; Stice, 1998; Stice, Presnell, & Spangler, 2002). Another illustration concerns the emphasis on low self-esteem that also might be more related to the female than to the male sex (e.g., Silberstein, Striegel-Moore, Timko, & Rodin, 1988).
Article
Objective: This study investigates the longitudinal course of eating problems from childhood though adulthood. The following questions are answered: (1) How stable are eating disorder symptoms and diagnoses over a 17-year interval from childhood to adulthood? (2) Do early childhood eating problems predict the occurrence of eating disorders in adulthood? Method: An epidemiologically selected sample of approximately 800 children and their mothers received DSM-based structured psychiatric assessments in 1975, 1983, 1985, and 1992. The stability of full DSM diagnostic criteria for anorexia nervosa and bulimia nervosa, symptom scales derived from DSM criteria, and individual symptoms such as binge eating or dieting between early adolescence, late adolescence, and young adulthood was examined. Results: Early adolescent bulimia nervosa is associated with a 9-fold increase in risk for late adolescent bulimia nervosa and a 20-fold increase in risk for adult bulimia nervosa. Late adolescent bulimia nervosa is associated with a 35-fold increase in risk for adult bulimia nervosa. Symptom scale scores for anorexia nervosa and bulimia nervosa correlate in the 0.3 to 0.5 range from early to late adolescence and young adulthood. For both anorexia nervosa and bulimia nervosa, gender, as well as eating symptoms at early and late adolescence, all predict young-adult eating disorder symptoms. Risk factors for the later development of eating disorders comprise eating conflicts, struggles with food, and unpleasant meals in early childhood. Conclusion: The presence of eating problems in early childhood or an eating disorder in adolescence confers a strong risk for an eating disorder in young adulthood.
Article
The aim of the present study was to evaluate the concurrent validity, specificity and sensitivity of the Disordered Eating Questionnaire (DEQ). The DEQ is a brief questionnaire (24 items), that can be used for epidemiological screenings. It addresses face valid questions to evaluate frequency and intensity of disordered eating attitudes and behaviors over a time frame of three months. The study was conducted using a cross-sectional design. The DEQ was completed by 190 eating disordered patients (73 patients with Anorexia, 48 with Bulimia, 11 with Binge Eating Disorder, 48 with Eating Disorders Not Otherwise Specified, 10 recovered patients) and 88 healthy controls. In the whole group, DEQ scores were highly correlated with the scores of the Eating Disorder Examination (EDE 12.0D). Sensitivity and specificity were evaluated. In the female subsample, the ROC curves indicate that a cut-off score of 30 allows to obtain a sensitivity of 82% and a specificity of 68%. A formative approach of Structural Equationing Model confirm the construct validity of the instrument. The DEQ confirm to be a valid and reliable instrument, whose sensitivity and specificity is comparable to that of the EAT-40 even though it has fewer items.