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1
RISPOSTE EMOZIONALI E REGOLAZIONE DELLE EMOZIONI NEI
DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE
EMOTIONAL RESPONSES AND EMOTION REGULATION IN EATING
DISORDERS
*Corresponding Author: Caterina Lombardo
Dipartimento di Psicologia, Sapienza Università di Roma
via dei Marsi, 78 – 00185 Roma
Tel +39 06 4991 7529.
Monica David
Dipartimento di Psicologia, Sapienza Università di Roma
via dei Marsi, 78 – 00185 Roma
Alessandra Moreschini
Dipartimento di Psicologia, Sapienza Università di Roma
via dei Marsi, 78 – 00185 Roma
Gemma Battagliese
Dipartimento di Psicologia, Sapienza Università di Roma
via dei Marsi, 78 – 00185 Roma.
Lucrezia Maccioli
Associazione Onlus per i disordini alimentari e del peso, “Il Pellicano”
via Guglielmo Marconi 6, 06121, Perugia.
Assunta Pierotti
Associazione Onlus per i disordini alimentari e del peso, “Il Pellicano”
via Guglielmo Marconi 6, 06121, Perugia
2
Aldo Stella
Dipartimento di Culture Comparate, Università per Stranieri di Perugia;
Dipartimento di Psicologia, Sapienza Università di Roma;
Associazione Onlus per i disordini alimentari e del peso, “Il Pellicano”
via Guglielmo Marconi 6, 06121, Perugia.
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Riassunto
La letteratura recente propone un modello eziopatogetico dei Disturbi dell’Alimentazione di
tipo multifattoriale che, tra i fattori di rischio e che favoriscono il mantenimento del
disturbo, identifica il ruolo della disregolazione delle emozioni.
Il presente studio ha analizzato il ricorso a strategie di regolazione emozionale e la tendenza
ad iperalimentarsi in presenza di emozioni negative (rabbia, ansia, tristezza o depressione) in
un gruppo di pazienti con diagnosi di Disturbi dell’Alimentazione ed un gruppo di controllo
e un gruppo di pazienti con diagnosi di Disturbo dell’Alimentazione Non Altrimenti
Specificato con un gruppo di studentesse che riportano punteggi superiori ai cut-off clinici
su misure sintomatologiche.
Dall’analisi dei risultati emerge che le pazienti con Disturbi dell’Alimentazione, in
particolare con Bulimia Nervosa, adottano più frequentemente strategie di regolazione delle
emozioni disfunzionali (Expressive Suppression) e meno frequentemente strategie di
regolazione funzionali (Cognitive Reappraisal) e tendono ad iperalimentarsi in presenza di
emozioni negative. Gli stessi risultati si evidenziano nel gruppo delle pazienti con
sintomatologia non altrimenti specificata. Potrebbe, quindi, essere l’uso di strategie
disfunzionali di regolazione delle emozioni a favorire lo sviluppo e la cronicizzazione dei
Disturbi dell’Alimentazione. Tuttavia, sarebbero necessari studi longitudinali per
approfondire queste conclusioni.
Abstract
Current etiological models for eating disorders suggests that several factors contribute to
the development and maintenance of the disorder. Among them, emotion dysregulation have
been indicated. The present study aimed at evidencing whether a group of patients with
eating disorders as compared to a control group shows higher use of dysfunctional
(expressive suppression) and lower use of functional (cognitive reappraisal) emotion
regulation strategies. The urge to overeat in presence of negative emotions such as anger,
anxiety and sadness or depression was also compared. Patients with eating disorders,
particularly with Bulimia Nervosa, report to use more frequently Expressive Suppression
and less frequently Cognitive Reappraisal than the control group and show higher urge to
overeat in presence of negative emotions.
The same comparisons considered a group of patients with a diagnosis of eating disorder
not otherwise specified and a group of students scoring above the clinical cut-off on
symptomatic measures, shown that the clinical group use more often dysfunctional strategies
of emotion regulation and overeating in presence of negative emotions. It is possible to
interpret these results as indicating that the use of dysfunctional strategies promote the
development and maintenance of eating disorders. Longitudinal studies are however needed
for confirming this speculation.
Parole chiave: Disturbi dell’Alimentazione; Emozioni; Strategie di Regolazione delle
emozioni; Soppressione Espressiva; Rivalutazione Cognitiva.
Keywords: Eating Disorders; Emotions; Emotions Regulations; Expressive Suppression;
Reappraisal.
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1 Introduzione
I Disturbi dell’Alimentazione (DA) colpiscono circa lo 0,5%-3,0% della popolazione
generale con un’incidenza maggiore nel genere femminile rispetto a quello maschile
(American Psychiatric Association, 2000). Il Diagnostic and Statistical Manual of Mental
Disorder (DSM-IV-TR; APA, 2001), nella quarta edizione suddivide i Disturbi
dell’Alimentazione in tre principali categorie diagnostiche: l’Anoressia Nervosa (AN), la
Bulimia Nervosa (BN) e i Disturbi dell’Alimentazione Non Altrimenti Specificati (NAS). I
pazienti con Anoressia Nervosa spesso raggiungono livelli di peso corporeo al di sotto
dell’85% di quello appropriato per età ed altezza. Nonostante l’aumento della cachessia tali
pazienti sono ossessionati da pensieri connessi con il peso e la forma corporea, rimangono
insoddisfatti per la grandezza e la forma del loro corpo e si impegnano in condotte di
compenso (condotte purgative, eccessivo esercizio fisico, digiuno) al fine di continuare a
perdere peso (Bulik et al., 2007). Inoltre, la forma ed il peso corporeo divengono dei
marcatori critici per l’autostima e la valutazione di sé. La Bulimia Nervosa (BN) è
caratterizzata dall’impulso incontrollabile e frequente ad assumere cibo altamente calorico
(Herpetz et al., 2011).
Gli episodi di alimentazione eccessiva ed incontrollata si alternano a diete rigide, vomito,
abuso di lassativi e/o diuretici. Si stima che solo il 50% dei pazienti con Bulimia Nervosa
presenta una risoluzione completa a 5 anni di distanza, mentre il 20% continua a soddisfare
tutti i criteri per la diagnosi del disturbo (Keel et al., 2011).
La categoria dei Disturbi dell’Alimentazione NAS include tutti i disturbi del
comportamento alimentare che non soddisfano i criteri per AN e BN. Tra i NAS, il Binge
Eating Disorder (BED) costituisce il sottotipo più ampiamente studiato e per il quale sono
stati inseriti i criteri diagnostici all’interno del DSM-IV-TR (APA, 2001). In particolare il
BED è caratterizzato da frequenti abbuffate, distinguibili dalla Bulimia Nervosa a causa
dell’assenza delle condotte di compenso (Treasure et al., 2010). Diversi ricercatori sembrano
condividere un modello eziopatogenetico dei DA di tipo multifattoriale e probabilistico,
sebbene lo stato attuale di conoscenza circa quali variabili possano essere considerate fattori
di rischio causali, risulti ancora incompleto (Striegel-Moore, Builik, 2007). La letteratura
scientifica indica una combinazione di fattori genetici, biologici e temperamentali che
interagiscono con le circostanze ambientali e che insieme concorrono nell’aumentare il
rischio di sviluppare un DA (Klump et al., 2009). Tra i fattori che la letteratura recente
indica come determinanti nella genesi e nel mantenimento dei DA vi sono l’esperienza e la
regolazione delle emozioni. I risultati di studi e meta-analisi recenti (p.e. Aldao et al., 2010;
Macht, 2008) evidenziano che la frequente esperienza di emozioni negative e la difficoltà di
regorarle possano essere coinvolte sia nell’insorgenza che nel mantenimento dei DA. In
particolare, risulta che le pazienti con DA presentano maggiori difficoltà nell’usare strategie
di regolazione funzionali come il problem solving o la rivalutazione cognitiva (Cognitive
Reappraisal) ed usano più frequentemente strategie disfunzionali come la soppressione
espressiva (Expressive Suppression) o la ruminazione (p.e. Aldao et al., 2010). Inoltre,
sembra che le pazienti con DA usino il cibo per regolare o inibire le proprie emozioni
(Bekker, Spoor, 2008) e mettano in atto comportamenti come la restrizione alimentare, le
abbuffate e le condotte di compenso per ridurne l’intensità o per spostare l’attenzione
lontano dalle emozioni negative (Torres et al., 2010). Alcuni autori (Polivy, Herman, 1993;
Ricca et al., 2011) definiscono alimentazione emozionale la tendenza a mangiare in risposta
alle emozioni negative (ansia, depressione, rabbia, solitudine, noia ecc.) ed evidenziano
come l’alimentazione emozionale possa essere considerato un possibile fattore di rischio
scatenante dell’abbuffata sia nella BN che nel BED (p.e. Macht, 2008; Clyne et al., 2010).
L’obiettivo generale del presente studio è stato verificare se i pazienti affetti con Disturbi
dell’Alimentazione, rispetto ai controlli, ricorrono più frequentemente a strategie di
5
regolazione emozionali disfunzionali e meno frequentemente a strategie di regolazione delle
emozioni funzionali.
2 Metodo
2.1 Partecipanti
Hanno partecipato allo studio 68 pazienti (età media=27,9; ds=9; BMI medio=23,4;
ds=7,6), di cui 3 maschi, in trattamento presso l’Associazione Onlus di Perugia “Il
Pellicano”. Le pazienti sono state confrontate con un gruppo di controllo, costituito da 52
studentesse (età media=24,9; ds=5,9; BMI medio=20,6; ds=1,3) reclutate fra gli iscritti della
Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università Sapienza di Roma, che hanno accettato
volontariamente di prendere parte allo studio. Tutte le partecipanti incluse nel gruppo di
controllo sono donne. La scelta di reclutare un gruppo di controllo di genere solo femminile
deriva dall’esiguità del numero dei maschi fra i pazienti e dalla non rappresentatività dei
maschi che frequentano corsi di laurea in Psicologia della popolazione generale maschile
(gli iscritti di genere maschile ai corsi di laurea in Psicologia di Sapienza sono poco
numerosi e molto selezionati). Per questa stessa ragione i maschi sono stati esclusi anche dal
gruppo clinico.
Sono state escluse dal gruppo delle studentesse di controllo coloro che non
rispondevano ai criteri di inclusione descritti di seguito:
1. punteggi inferiori al cut-off clinico nei questionari sintomatologici descritti di
seguito, ovvero punteggi < 10 nell’EAT-26 e <30 nel DEQ;
2. indice di massa corporea (BMI) nella norma.
Il gruppo di controllo, quindi, risulta composto da 52 partecipanti.
2.2 Procedura
Tutti i partecipanti (pazienti e controlli) hanno compilato i questionari individualmente in
autocompilazione. L’ordine dei questionari era alternato casualmente.
La diagnosi clinica è stata svolta dall’equipe della struttura “Il Pellicano”.
Lo studio è stato approvato dal Comitato etico del Dipartimento di Psicologia.
2.3 Strumenti
L’intensità della sintomatologia dei Disturbi dell’Alimentazione è stata valutata
attraverso i seguenti strumenti:
Disordered Eating Questionnaire (DEQ; Lombardo et al., 2004). Il DEQ è un
questionario che comprende 24 item, basato sui criteri diagnostici indicati nel DSM-IV e nel
DSM-IV-TR. Include 3 sezioni: la prima (Sezione A) comprende 18 item che valutano la
frequenza con cui i soggetti adottano una serie di comportamenti alimentari disturbati
(restrizione del cibo assunto o delle calorie consumate, mangiare di nascosto, ecc.). I
soggetti devono rispondere su una scala a sei punti che va da “mai” a “più di una volta al
giorno”. Inoltre, questa sezione include anche 4 item che valutano la frequenza di
comportamenti di compenso (vomito autoindotto, uso di lassativi, diuretici o altri farmaci
per dimagrire). La seconda sezione (B) comprende 6 item che valutano preoccupazioni e
pensieri intrusivi rispetto a peso, cibo, calorie ed aspetto fisico. La risposta richiede una
valutazione di quanto ogni item descrive la propria esperienza, scegliendo una risposta su
6
una scala likert a 7 punti che va da 0 a 6, dove “0” indica “per niente” e “6” “del tutto”.
Tutte le domande si riferiscono ai 3 mesi precedenti. L’ultima sezione (C) include domande
riguardanti dati personali come età, peso e altezza auto valutati e, nel caso delle donne, le
domande riguardano anche l’età della prima mestruazione, la regolarità del ciclo mestruale
nei tre mesi precedenti e l’uso eventuale di contraccettivi orali. Lo studio di validazione del
questionario (Lombardo et al., 2004), condotto su 1578 adolescenti, ha evidenziato una
struttura unifattoriale del questionario che include tutti gli item della sezione A, eccetto i 4
item riguardanti i comportamenti di compenso, e tutti quelli della sezione B. Sommando il
punteggio di tutti gli item inclusi nel fattore, si ottiene un punteggio di scala la cui
attendibilità (valutata con l’alpha di Cronbach) è .90. La frequenza dei comportamenti di
compenso è calcolata separatamente sommando le risposte dei 4 item esclusi dal punteggio
totale. Gli item della sezione C non sono inclusi nel punteggio totale. Il cut-off clinico è 30.
Eating Attitude Test-26 (EAT; Garner et al., 1982; versione Italiana a cura di Dotti e
Lazzari, 1998) è un questionario per l’autovalutazione dei sintomi comunemente associati
all’Anoressia e alla Bulimia. Comprende 26 item le cui risposte vanno date su una scala di
frequenza a 6 punti (da sempre a mai) che identificano 3 dimensioni: la restrizione
alimentare, la bulimia e le preoccupazioni per il cibo ed il controllo orale. È possibile anche
calcolare un punteggio totale. Dal momento che nella versione italiana del test la struttura
fattoriale e le tre scale non risulta perfettamente sovrapponibile a quella originaria, è stato
usato il punteggio totale. Un punteggio più alto indica una maggior intensità della
sintomatologia dei Disturbi dell’Alimentazione. Per tale strumento gli autori indicano due
cut-off clinici: punteggi uguali o superiori a 10 indicano una probabilità media che sia
presente un disturbo dell’alimentazione; punteggi uguali o superiori a 20 indicano un’elevata
probabilità che sia presente un DA.
Countour Drawing Rating Scale (CDRS, Thompson e Gray, 1995). Il CDRS chiede al
soggetto di valutare la forma corporea ideale e quella attuale, scegliendo tra 9 possibili
silhouette appropriate per genere ed età, che vanno dall’estremo sottopeso a un rilevante
sovrappeso. La differenza tra l’ideale corporeo e la forma attuale è considerata una misura di
insoddisfazione corporea. Il punteggio del varia da -8 (estremo desiderio di essere più
magro/a) a 8 (estremo desiderio di essere più grasso/a).
Per la valutazione dell’esperienza e disregolazione delle emozioni ai soggetti che hanno
partecipato allo studio sono stati somministrati i seguenti strumenti:
Questionario sulla Regolazione Emozionale (ERQ, Gross, John, 2003; versione italiana
di Balzarotti et al., 2010). Si tratta di una breve scala self report di 10 item costruita al fine di
valutare le differenze individuali nei due processi di regolazione emozionale (la valutazione
cognitiva e la soppressione espressiva), attraverso due sotto-scale corrispondenti a due
differenti strategie di regolazione emozionale: Cognitive Reappraisal (6 item) ed Expressive
Suppression (4 item).
Emotional Eating Scale (EES; Arnow et al., 1995; versione Italiana Lombardo e San
Martini, 2005), un questionario autosomministrato che valuta i rapporti tra emozioni e
alimentazione. È composto da 25 item le cui risposte vanno date su una scala tipo Likert a 5
punti (da “nessun desiderio di mangiare” a “un’irresistibile desiderio di mangiare”).
Comprende 3 sotto-scale che misurano la tendenza a mangiare in presenza di emozioni di
tipo depressivo (EES_D), di rabbia (EES_R) e di incertezza, confusione e ansia (EES_A).
3 Risultati
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3.1 Analisi descrittive
I pazienti contattati rientravano nelle seguenti categorie diagnostiche:
• Anoressia Nervosa di tipo Purgativo (ANP: N=1; 1,4%);
• Anoressia Nervosa di tipo Restrittivo (ANR: N=23; 34,8%; BMI=17,7; ds=2,1);
• Binge Eating Disorder (BED: N=9; 13%; BMI =34,3; ds=9);
• Bulimia Nervosa con condotte di svuotamento (BNP: N=19; 29%; BMI=18,9; ds=2,8);
• Bulimia Nervosa senza condotte di svuotamento (BNR: N=2; 2,9%; BMI=18,9;
ds=2,8);
• Disturbi dell’Alimentazione Non Altrimenti Specificati (NAS: N=11; 17,4%;
BMI=24,6; ds=6,8).
3.2 Differenze fra i gruppi riguardo l’intensità della sintomatologia
Per valutare le differenze tra il gruppo dei pazienti e quello dei controlli, relativamente
all’intensità dei sintomi riportati nei questionari sintomatologici utilizzati, sono state
condotte tre analisi della varianza univariata, considerando come variabile indipendente il
Gruppo (controlli vs pazienti) e come variabili dipendenti i punteggi riportati nei questionari
(DEQ, EAT-26, CDRS).
Per quanto riguarda il DEQ, i risultati mostrano una differenza statisticamente
significativa (F
(1,114)
=131,08; p<.001) tra i due gruppi e, in particolare, le pazienti riportano
punteggi mediamente più alti (M=52; ds=23,3) rispetto al gruppo di controllo (M=13,2;
ds=7,7).
Risultati simili si ottengono quando si considera come variabile dipendente la frequenza
dei comportamenti di compenso riportati nel DEQ (F
(1,114)
=26,5; p <.001) ed il BMI
calcolato sulla base del peso e dell’altezza autoriferiti (F
(1,99)
=5,8; p=.02). Infatti, il gruppo
delle pazienti riferisce di ricorrere a comportamenti compensatori più frequentemente (M=2
volte a settimana; ds=2,7), rispetto al gruppo dei controlli (M=.01 volte a settimana; ds=.1).
Inoltre, il gruppo delle pazienti (M=23,3; ds=7,7) riporta un indice medio di massa corporea
(BMI) più alto di quello del gruppo di controllo (M=20,6; ds=1,3). Il BMI più alto e la forte
variabilità dello stesso nel gruppo clinico riflettono la presenza delle pazienti con BMI molto
basso e delle pazienti con BMI molto alto (valore minimo=13,56 e valore massimo = 48,44).
Per quanto riguarda l’EAT-26, i risultati mostrano una differenza statisticamente
significativa (F
(1,114)
=127,45; p<.001) tra i gruppi, che indica che il gruppo delle pazienti
(M=27,4; ds=16,2) riporta punteggi più alti rispetto a quello dei controlli (M=1,8; ds=1,6).
L’analisi della varianza, che ha valutato se il gruppo delle pazienti e quello dei controlli
differiscono in merito all’insoddisfazione corporea, ha evidenziato una differenza
statisticamente significativa tra i gruppi (F
(1,114)
=4,9; p=.03). Le pazienti sono più
insoddisfatte del loro corpo e dichiarano di volere essere più magre di quanto non siano già
(M=-2; ds=2,7) rispetto al gruppo di controllo (M=-1; ds= 1).
Sono state condotte altre analisi della varianza univariate confrontando il gruppo di
controllo non più al gruppo clinico nel suo insieme ma ai diversi gruppi diagnostici.
Data la scarsa numerosità di alcune classi diagnostiche, sono state prese in
considerazione solo le due classi più numerose (ANR e BNP).
Per quanto riguarda il DEQ, i risultati mostrano una differenza statisticamente
significativa (F
(2,90)
=86,1; p<.001) tra i gruppi. Dai confronti Post Hoc emerge che tutti i
gruppi ottengono punteggi significativamente diversi tra loro (tutte le p<.001) ed, in
particolare, il gruppo delle pazienti con BNP riporta i punteggi più alti (M=64,8; ds=13), il
8
gruppo delle pazienti con ANR riporta punteggi intermedi (M=44,8; ds=26,7), il gruppo di
controllo riporta i punteggi più bassi (M=13,2; ds=7,7).
Anche relativamente alla frequenza dei comportamenti di compenso riportati nel DEQ
(F
(2,90)
=39,1; p<.001) e al BMI calcolato sulla base del peso e dell’altezza autoriferiti
(F
(2,79)
=22,9; p<.001), i risultati evidenziano differenze statisticamente significative tra i
gruppi. Dai confronti Post Hoc emerge che tutti i gruppi ottengono punteggi
significativamente diversi tra loro (tutte le p<.001) ed in particolare, il gruppo delle pazienti
con BNP riporta il numero più alto di comportamenti di compenso (M=3,8; ds=2,6) ed il
BMI medio più alto (M=23,5; ds=4,7), il gruppo delle pazienti con ANR punteggi intermedi
(comportamenti di compenso: M=1,4; ds=2,2; BMI M=17,7; ds=2,1) ed il gruppo di
controllo riporta il numero più basso di comportamenti di compenso (M=0,01; ds=0,1) e
BMI minore (M=20,6 ; ds=1,3).
Le analisi relative ai punteggi ottenuti nell’EAT-26 mostrano una differenza
statisticamente significativa (F
(2,90)
=76,4; p<.001) tra i gruppi. Dai confronti Post Hoc
emerge che entrambi i gruppi delle pazienti riportano punteggi più alti (ANR: M=31,2;
ds=19,9; BNP: M=30,7; ds=12,4) rispetto a quelli riportati dal gruppo di controllo (M=1,8;
ds=1,6; p<.001), mentre non differiscono tra loro (p=.890).
Relativamente all’insoddisfazione corporea (F
(2,90)
=16,8; p<.001), i risultati evidenziano
che le pazienti con BNP (M=-3,8; ds=2,6) riportano livelli maggiori (p<.001) di
insoddisfazione corporea, sia rispetto al gruppo di controllo (M=-1; ds=1) che alle pazienti
con ANR (M=-1,4; ds=2,1). Diversamente, non sono emerse differenze statisticamente
significative tra il gruppo delle pazienti con ANR ed il gruppo di controllo (p= .418).
3.3. Confronto tra pazienti e gruppo di controllo sulle strategie di regolazione delle
emozioni
I due gruppi (pazienti vs controlli) sono stati confrontati sulla base dell’utilizzo
prevalente di strategie di regolazione emozionale, utilizzando come variabili dipendenti i
punteggi ottenuti all’Emotion Regulation Questionnaire (Gross, Jhon, 2003; versione
italiana di Balzarotti et al, 2010) ed all’Emotional Eating Scale (Glynn, Rudermann, 1986;
versione italiana di Lombardo et al., in preparazione).
I risultati evidenziano differenze statisticamente significative tra i due gruppi sia per ciò
che attiene la scala di Expressive Suppression (F
(1,109)
=117,2; p<.001), che per la scala di
Cognitive Reappraisal (F
(1,109)
=119; p<.001).
Per ciò che attiene la strategia di Cognitive Reappraisal, il gruppo delle pazienti riporta
punteggi più bassi (M=15,1; ds=5,7), indicativi di un minore uso di questa strategia di
regolazione delle emozioni rispetto al gruppo di controllo (M=28,2; ds=7). Diversamente,
per ciò che attiene la strategia di Expressive Suppression, il gruppo delle pazienti (M=24;
ds=8,3) riporta punteggi più elevati, indicativi di un maggiore uso di questa strategia di
regolazione delle emozioni, rispetto a quello dei controlli (M=10; ds=4,2).
Anche quando si confrontano le due strategie di regolazione delle emozioni nei gruppi
delle pazienti con ANR, con BNP e di controllo, i risultati evidenziano differenze
statisticamente significative sia per scala di Cognitive Reappraisal (F
(2,85)
=42,5; p< .001),
che per la scala di Expressive Suppression (F
(2,85)
=63,5; p< .001). Dai confronti Post Hoc
emerge che il gruppo di controllo (M=28,2; ds=6,9) riporta punteggi alla scala di Cognitive
Reappraisal significativamente più alti rispetto a quelli ottenuti dalle pazienti con BNP
(M=15,4; ds=4,7) e con ANR (M=15,2; ds=6,2; entrambe le p<.001), mentre i due gruppi
delle pazienti non differiscono tra di loro (p=.944). Per quanto riguarda i punteggi ottenuti
nella scala di Expressive Suppression, il gruppo delle pazienti con BNP (M=22,9; ds=9,3) e
quello delle pazienti con ANR (M=5,9; ds=6,8) non differiscono tra loro (p=.136) e
riportano un punteggio significativamente più elevato rispetto a quello ottenuto dal gruppo
di controllo (M=9,9; ds=4,2; entrambe le p<.001).
9
3.4 Confronto fra gruppi riguardo l’alimentazione emozionale
Sono state condotte tre analisi della varianza univariate che hanno considerato come
variabile indipendente il Gruppo (pazienti vs controlli) e come variabili dipendenti i
punteggi nelle tre scale del EES. Sono emersi risultati significativi per tutte e tre le scale
come riportato di seguito:
scala EES_D : F
(1,110)
=7,9; p=.006);
scala EES_R : F
(1,110)
=13,3; p< .001);
scala EES_A : F
(1,110)
=12,1; p< .001).
Nelle tre scale il gruppo delle pazienti riporta punteggi più elevati (EES_D: M=17,4;
ds=12,2; EES_R: M=13,3; ds=10,3; EES_A: M=10,9; ds=8) rispetto a quelli riferiti dal
gruppo di controllo (EES_D: M=12,1; ds=5,8; EES_R: M=7,3; ds=5,8; EES_A: M=6,5;
ds=4,3), indicativi di una maggiore tendenza da parte delle pazienti di iperalimentarsi in
presenza di emozioni di tristezza-depressione, rabbia ed ansia.
Per valutare se emergessero differenze significative tra specifiche classi diagnostiche ed
il gruppo di controllo in merito alla tendenza a mangiare in presenza di emozioni, sono state
condotte tre analisi della varianza univariate che hanno considerato come variabile
indipendente il Gruppo (pazienti con ANR vs pazienti con BNP vs controlli) e come
variabili dipendenti i punteggi nelle tre scale del EES. Sono emersi risultati significativi per
tutte e tre le scale, come riportato di seguito:
• scala EES_D: F
(2,86)
=25,2; p<.001);
• scala EES_R: F
(2,86)
=13,6; p< .001);
• scala EES_A: F
(2,86)
=13,7; p< .001).
Dai confronti Post Hoc emerge che tutti i gruppi sono diversi tra loro (tutte le p<.05) ed,
in particolare, le pazienti con BNP riportano punteggi più elevati (M=24,4; ds=9,5),
indicativi di una maggiore tendenza ad iperalimentarsi in presenza di emozioni di tipo
depressivo, i controlli ottengono punteggi intermedi (M=12,1; ds=5,7) e le pazienti con
ANR riportano punteggi inferiori (M=8,4; ds=8).
Dai confronti Post Hoc riguardo la scala EES_R emerge che le pazienti con BNP
riportano punteggi significativamente più elevati (M=17,2; ds=10,1), rispetto a quelli
ottenuti dal gruppo di controllo (M=7,3; ds=5,8; p<.001) e dal gruppo delle pazienti con
ANR (M=6,8; ds=6,5; p<.001). Diversamente, non sono emerse differenze statisticamente
significative tra il gruppo di controllo e quello delle pazienti con ANR (p=.779).
Come per la scala EES_R, anche quando si considera la scala EES_A, i confronti Post
Hoc evidenziano che le pazienti con BNP ottengono punteggi significativamente più elevati
(M=14; ds=7,3) sia rispetto al gruppo di controllo (M=6,4; ds=4,2; p=<.001) sia rispetto al
gruppo delle pazienti con ANR (M=5,9; ds=5,8; p=<.001), mentre questi ultimi due gruppi
non differiscono tra loro (p=.686).
3.4 Confronto tra sottogruppi con sintomatologia sottosoglia o non altrimenti
specificata
Le 11 pazienti accolte al Pellicano che hanno ricevuto una diagnosi di Disturbo
dell’alimentazione Non Altrimenti Specificato (P-NAS; età media=27,2; ds=6,3; BMI
medio=24,6; ds=6,8) sono state confrontate con il gruppo delle 10 studentesse di controllo
(CO-NAS) che hanno compilato i questionari, ma che sono state escluse dal gruppo di
controllo considerato per le analisi precedenti in quanto presentavano punteggi alti in
entrambi i questionari sintomatologici (età media=23,3; ds=8,9; BMI medio=21,2; ds=2,7).
10
Dato il numero esiguo dei componenti dei due gruppi, i confronti statistici sono stati
effettuati attraverso il t-test per campioni indipendenti, considerando come variabile
indipendente il Gruppo (P-NAS vs CO-NAS) e come variabile dipendente i punteggi
riportati nei questionari. Dalle analisi condotte è emerso che i due gruppi non differiscono
rispetto a nessuna delle variabili sintomatologiche rilevate. I risultati sono riportati in tabella
1.
------INSERIRE TABELLA 1------
4 Discussione
Questo studio è stato condotto per valutare se pazienti con Disturbi dell’Alimentazione
usano preferenzialmente strategie disfunzionali di regolazione delle emozioni e, di
conseguenza, tendono a iperalimentarsi in presenza di emozioni negative. Coerentemente
con quanto riportato in letteratura (p.e. Aldao et al., 2010; McNamara et al., 2008) per ciò
che attiene alle strategie di regolazione delle emozioni, i risultati del presente studio
evidenziano che il gruppo delle pazienti, rispetto al gruppo di controllo, ricorre più
frequentemente a strategie di regolazione delle emozioni disfunzionali come la soppressione
espressiva e meno frequentemente a strategie funzionali come la rivalutazione cognitiva. Le
pazienti, inoltre, riferiscono una maggiore tendenza ad assumere grandi quantità di cibo in
presenza di emozioni negative come rabbia, ansia e tristezza-depressione. Questo dato è
coerente con la letteratura precedente (p.e. Macht, 2008; Ricca et al., 2011), che evidenzia
che nelle pazienti affette da Disturbi dell’Alimentazione le emozioni negative sono
frequentemente antecedenti di episodi di iperalimentazione. Questa tendenza, tuttavia non
caratterizza tutte le pazienti ma soltanto quelle con una diagnosi di Bulimia Nervosa di tipo
Purgativo. Questo sottogruppo, infatti, riferisce una maggiore tendenza ad iperalimentarsi in
presenza di emozioni negative come rabbia, ansia e tristezza-depressione, mentre il
sottogruppo con Anoressia Nervosa di tipo Restrittivo non manifesta questa tendenza e, anzi,
riporta punteggi più bassi del gruppo di controllo nella scala che misura la tendenza ad
iperalimentarsi in presenza di tristezza-depressione. E’ possibile che, come suggeriscono
Waller e colleghi (2007), queste pazienti attuino un vero e proprio evitamento cognitivo
delle emozioni di tristezza e depressione bloccando l’emozione prima che questa si
manifesti, mentre le pazienti con Bulimia Nervosa di tipo Purgativo ricorrano a
comportamenti impulsivi come l’abbuffata per inibire le emozioni una volta che queste
hanno raggiunto la consapevolezza.
I pazienti che hanno preso parte allo studio hanno ricevuto una diagnosi indipendente di
Disturbo dell’Alimentazione effettuata da un gruppo di psichiatri appartenenti alla Struttura
per i Disturbi dell’Alimentazione di Perugia, “il Pellicano”.
Ulteriore attenzione meritano i sottogruppi delle pazienti e di controllo che hanno
ricevuto diagnosi di Disturbi dell’Alimentazione Non Altrimenti Specificati (P-NAS e CO-
NAS). Infatti, tra i due gruppi non sono emerse differenze statisticamente significative su
nessuna misura di comportamento o atteggiamento disturbato nei confronti del cibo o del
corpo. Tuttavia, dalle analisi dei risultati è emerso che il gruppo delle pazienti con Disturbo
dell’Alimentazione Non Altrimenti Specificato, rispetto al gruppo di controllo con Disturbo
dell’Alimentazione sotto-soglia, più frequentemente: ricorre a strategie di regolazione delle
emozioni disfunzionali, come la soppressione espressiva, e tende ad iperalimentarsi in
presenza di emozioni di tristezza-depressione.
Per spiegare tale pattern di somiglianze e divergenze tra i due gruppi possono essere
postulate due ipotesi. E’ possibile ipotizzare che il gruppo delle pazienti che abbiamo
definito P-NAS, racchiuda coloro che pur presentando alcuni sintomi propri dei Disturbi
dell’Alimentazione, questi non raggiungono i livelli necessari per la diagnosi di un disturbo
11
conclamato, per effetto dei diversi anni trascorsi in trattamento presso la struttura “il
Pellicano”.
La seconda ipotesi riguarda il gruppo dei CO-NAS. Dai risultati del presente studio è
emerso che il gruppo di controllo che ha ricevuto la diagnosi di Disturbo dell’Alimentazione
non Altrimenti Specificato, rispetto al gruppo delle pazienti con la stessa diagnosi, ricorre a
strategie di regolazione delle emozioni funzionali come la rivalutazione cognitiva e meno
frequentemente tende a sperimentare emozioni negative associate al cibo. La presenza di
differenti forme di gestione delle emozioni negative e la possibilità di accedere ad altre
risorse personali, potrebbe rendere il gruppo di controllo NAS meno incline a chiedere aiuto
ed a impegnarsi in un trattamento.
Alla luce di tali considerazioni è possibile avanzare l’idea che sia la co-occorrenza di
estrema insoddisfazione corporea, atteggiamenti disfunzionali nei confronti del proprio
corpo e del cibo, l’alterazione del comportamento alimentare per ridurre il peso e l’uso di
strategie disfunzionali di regolazione delle emozioni a favorire lo sviluppo e la
cronicizzazione dei Disturbi dell’Alimentazione.
Inoltre, tali risultati confermano l’importanza di un’azione di sensibilizzazione e di
identificare precocemente i soggetti particolarmente vulnerabili, da indirizzare
tempestivamente verso centri specializzati e capaci di affrontare il problema in modo
efficiente e senza stigmatizzazioni.
Un limite del presente studio è ravvisabile nella limitata numerosità del campione e
soprattutto dei soggetti inclusi all’interno della categoria dei NAS. Estendendo le stesse
analisi anche ad altri soggetti, sarà interessante osservare se i risultati ai quali è giunto tale
studio si manterranno oppure se emergeranno ulteriori differenze.
12
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Tab. 1. Confronto tra pazienti con Disturbo dell’alimentazione Non Altrimenti Specificato e controlli con
sintomatologia sottosoglia