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27Bollettino della Società ticinese di scienze naturali - 103, 2015, pp. 27-36 (ISSN 0379-1254)
David Frey
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nicola.schoenenberger@ti.ch
: Sono presentate le note oristiche relative a nove nuove specie vegetali per la Svizzera rilevate in ambienti antropiz-
zati e disturbati a bassa altitudine nel Ticino meridionale, tra il 2012 e il 2014. Crassula tillaea, elemento submediterraneo-sub-
atlantico, Galium murale, elemento mediterraneo, e le neote extraeuropee Chenopodium pumilio, Cotula australis, Cyperus lupulinus
subsp. macilentus, Eleocharis obtusa, Hydrocotyle sibthorpioides, Mollugo verticillata e Dichondra micrantha, le ultime due potenzialmente
invasive: la prima possibilmente pregiudicante la vegetazione alluvionale e la seconda infestante in prati articiali.
rilevamento precoce, neote, ambienti disturbati, ora urbana, specie invasive, specie avventizie, ora dei
selciati
: Floristic notes concerning nine new species to Switzerland are presented. The plants were discovered in anthro-
pogenic and disturbed habitats in the lowlands of southern Ticino, Switzerland, between 2012 and 2014. Crassula tillaea, a
submediterranean-subatlantic element, Galium murale, a mediterranean element, and the neophytes Chenopodium pumilio, Cotula
australis, Cyperus lupulinus subsp. macilentus, Eleocharis obtusa, Hydrocotyle sibthorpioides, Mollugo verticillata and Dichondra micrantha, the
latter two potentially invasive: the rst by replacing native alluvial ora and the second as a noxious weed in lawns.
Keywords: early detection, neophytes, urban ora, invasive species, adventive species, pavement ora, synanthropic species
INTRODUZIONE
Il fenomeno dell’introduzione accidentale di piante eso-
tiche attraverso l’attività umana suscita l’interesse degli
scienziati da molto tempo (p. es. De Candolle, 1855;
Darwin, 1859). In Europa, in seguito all’incremento
del commercio e all’estensione delle vie di comunica-
zione, questo fenomeno ha subito un’accelerazione a
partire della seconda metà del XIX secolo (Lambdon
et al., 2008) conducendo numerosi botanici a investiga-
re questi nuovi arrivi esotici (Trepl, 1990). In Svizzera il
botanico Albert Thellung (1881-1928) fu pioniere del-
la ricerca sulle piante non indigene (Kowarik &
Pyšek,
2012). L’importanza del tema sarà invece riconosciuta
più ampiamente soltanto mezzo secolo dopo, grazie
al lavoro dell’ecologo inglese Charles Elton, che per
primo individua l’importanza globale e le conseguenze
dell’introduzione di organismi esotici (Elton, 1958). In-
fatti una piccola parte delle specie esotiche può svilup-
pare un carattere invasivo, inuendo negativamente
sulle funzioni degli ecosistemi e sulla sopravvivenza di
specie indigene, o causando danni economici e alla sa-
lute (
Pyšek
& Richardson, 2010). È riconosciuto che le
specie invasive sono un’importante causa della perdita
di biodiversità su scala mondiale (Millennium Ecosy-
stem Assessment, 2005).
Il rilevamento precoce di specie potenzialmente dan-
nose è quindi di massima importanza. Prevedere l’in-
vasività di una specie particolare generalizzando i tratti
biologici e funzionali di specie invasive conosciute, si è
tuttavia rivelato essere assai difcile, perché un’invasio-
ne non dipende soltanto dalla specie, ma anche dall’ha-
bitat o dalla comunità biologica invasa (Richardson &
Pyšek
, 2006;
Pyšek
& Richardson, 2007). Malgrado
ciò, per valutare nella pratica un possibile futuro impat-
to di una specie di recente introduzione, si è dimostra-
to molto utile esaminarne determinate caratteristiche:
origine biogeograca, tempistica e modalità d’intro-
duzione, invasività in altre regioni, caratteristiche as-
sociate all’invasione (per esempio il tasso di crescita
o la produttività di semi), habitat compatibili e grado
di naturalizzazione (Rejmánek, 2000; van Kleunen et
al., 2010). In tal senso schede descrittive e check-list di
specie esotiche rappresentano strumenti efcienti per
il loro riconoscimento e una loro eventuale gestione
(
Pyšek
et al., 2004). Lavori di questo tipo sono stati
pubblicati in Ticino da Schoenenberger et al. (2011,
2014) e in Italia da Celesti-Grapow et al. (2009) e da
Ban & Galasso (2010).
In questo articolo sono presentati i dati relativi al rileva-
mento in Ticino di nove specie vegetali spontanee e nuo-
ve per la Svizzera con le corrispondenti note oristiche.
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MATERIALE E METODI
I ritrovamenti delle specie presentate scaturiscono da
prospezioni oristiche effettuate tra il 2012 e il 2014 nel
Locarnese e nel Sottoceneri (Cantone Ticino, Svizze-
ra). Le specie sono state rinvenute casualmente grazie
all’abitudine degli autori di osservare la ora con atten-
zione in qualsiasi situazione.
Consultando la banca dati di Info Flora nell’ambito
della stesura di questo articolo, abbiamo costatato che
alcune specie erano già state segnalate prima in Sviz-
zera. Queste informazioni sono quindi state integrate
nella discussione.
Le dimensioni delle popolazioni sono state determinate
attraverso il conteggio degli individui (per le popolazio-
ni piccole di <50 individui) e stimate per le popolazioni
di grandi dimensioni. La stima si basa sul conteggio
degli individui presenti in una supercie parziale e rap-
presentativa a livello di densità della popolazione, mol-
tiplicata per la supercie totale occupata dalla specie in
questione. Per le specie clonali tappezzanti è data una
stima dell’area totale occupata.
Le specie sono state identicate grazie alle ore dei pa-
esi limitro, alla ora dell’America del Nord (Flora of
North America Editorial Committee [FNA], 1993), o
all’aiuto di specialisti dei singoli gruppi (si veda il capi-
tolo dei ringraziamenti a tal proposito).
Sono stati raccolti e depositati dei campioni nell’erba-
rio del Museo cantonale di storia naturale (codice in-
ternazionale: LUG). La nomenclatura segue (in ordine
d’importanza): l’indice sinonimico della ora svizzera
(Aeschimann & Heitz, 2005), Ban & Galasso (2010) e
Pignatti (1982).
Le note relative alle singole specie sono presentate ri-
spettando il seguente ordine: genere, specie, nome ver-
nacolare, sinonimi, comune, toponimo e data del ritro-
vamento, numero di individui (ind.) o superci totale
occupata, coordinate svizzere della stazione, altitudine
e numero del campione essiccato depositato in erbario.
Seguono la descrizione morfologica, l’origine geogra-
ca, il tempo, la modalità d’introduzione e l’ecologia
delle specie.
RISULTATI E DISCUSSIONE
Chenopodium pumilio
farinello minore
Ambrina pumilio Moq., Blitum glandulosum Moq., Blitum
pumilio (R. Br.) C.A. Mey, Chenopodium glandulosum
(Moq.) F. Muell, Dysphania pumilio (R. Br.) Mosyakin
& Clemants, Teloxys pumilio (R. Br.) W.A. Weber. Da
notare che non si distingue sempre tra C. pumilio e C.
carinatum (Lhotská & Hejný, 1979). Il nome attualmente
accettato è Dysphania pumilio (R. Br.) Mosyakin & Cle-
mants, un taxon non ancora seguito dall’indice sinoni-
mico della ora svizzera (Aeschimann & Heitz, 2005).
Locarno, Piazza Grande, lastricati stradali, 20.06.2013,
>100 ind. E 704’804, N 114’032; 199 m. LUG 20020
e 20058.
È una terota (annuale) che raggiunge 40 cm, con un
portamento generalmente prostrato (g. 1).
Figura 1: Chenopodium pumilio nei selciati di Piazza Grande, Lo-
carno.
I numerosi fusti sono ricoperti di peli pluricellulari e
peli ghiandolari sessili, che conferiscono alle piante un
odore aromatico e le rendono appiccicose. Le foglie
lanceolate e sinuate hanno 3-4 lobi per lato e non su-
perano i 3 cm di lunghezza e gli 1.5 cm di larghezza.
Le inorescenze sono costituite da numerosi glomeruli
sessili, situati nelle ascelle delle foglie.
È molto simile a Chenopodium botrys L., con la quale è
spesso confusa. Quest’ultima si distingue per le foglie
più grandi (1-2.5 x 2-4 cm), da lirate-sinuate a pennati-
de, con 4-6 lobi per lato.
Specie originaria dell’Australia, dove è una delle pian-
te infestanti più diffuse nelle colture agricole della co-
siddetta Wheatbelt («cintura del frumento»), regione
dell’Australia Occidentale caratterizzata da un clima
mediterraneo (Wilson, 1984; Michael et al., 2010). È
naturalizzata in gran parte d’Europa (Uotila, 2011), in
America del Nord (USDA, NRCS, 2014), in Africa del
Sud (African Plants Database, 2014) ed è anche stata
segnalata in Giappone (Iwatsuki et al., 1993) e in Iran
(Rahminiejad et al., 2004).
La sua introduzione in Europa risale al XIX secolo e
avvenne con l’importazione della lana australiana. In
effetti, i primi luoghi di ritrovamenti in Europa sono
legati a lanici (Lhotská & Hejný, 1979). In Svizzera
è stata trovata per la prima volta nel 1907 presso la
“Kammgarnfabrik” (fabbrica di latura della lana) di
Derendingen (SO) (Hegi, 1906-1931), dove formava
pochi popolamenti efmeri. Non fu quindi annovera-
ta nelle ore, come d’altronde fu il caso per altre spe-
cie di Chenopodium (Hess et al., 1976). A partire dagli
anni 1990 si moltiplicano le segnalazioni dei luoghi
di ritrovamento in Svizzera e, attualmente, la specie è
D. Frey et al.: Origine, introduzione e grado di naturalizzazione di nove nuove specie vegetali per la Svizzera
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naturalizzata a Basilea (dal 1990), Ginevra (dal 1995),
Lucerna (dal 2005), Locarno (dal 2009) e Lutry (2011)
dove colonizza luoghi calpestati, lastricati stradali e par-
cheggi (Info Flora, 2014).
Si diffonde grazie alle attività umane, in particolare al
trafco veicolare che trasporta piante intere, frutti e
semi (Lhotská & Hejný, 1979).
Cotula australis
Anacyclus australis Sieber ex Spreng., Cotula venosa Colen-
so, Cotula villosa DC., Cotula multida DC., Lancisia aus-
tralis (Sieber ex Spreng.) Rydb., Soliva tenella A. Cunn.
Muralto, lungolago, su suolo nudo sotto gli alberi or-
namentali, 28.04.2012, 200 ind. E 705’405, N 114’267;
196 m. LUG 20062.
È una terota alta no a 20 cm, villosa-cenerina, muni-
ta di fusti eretti o decombenti (Fig 2).
Figura 2: Cotula australis sul lungolago di Muralto.
Le foglie sono alterne, misurano (1-)2-3(-6) cm e hanno
una lamina divisa, con incisioni profonde 1/2-4/5 della
semilamina. Il capolino è terminale o ascellare, lunga-
mente peduncolato e ha un diametro di 4-5 mm. L’in-
volucro è composto da 2-3 serie di brattee involucrali.
I ori sono tutti tubulosi e di colore biancastro-giallo.
Gli esterni sono femminili e privi di corolla, mentre
gli interni sono ermafroditi o funzionalmente maschili.
L’achenio prodotto dal ore femminile è compresso,
più o meno alato e largo 1-1.2 mm; quello prodotto
dal ore ermafrodito è privo di ali e largo 0.8-1 mm. Il
pappo è assente.
Originaria delle zone mediterranee e temperate del-
la Nuova Zelanda e dell’Australia, è naturalizzata in
America del Nord, Centrale e Sud (FNA, 1993) e in
Africa del Sud (incluso Madagascar) (African Plants
Database, 2014). In Europa è naturalizzata nell’area
mediterranea ed è avventizia (con presenza casuale ed
efmera) più a nord (Greuter, 2006).
In Europa si è naturalizzata dapprima in Portogallo
(Tutin et al., 1990-1992), ma era già nota in preceden-
za come pianta esotica legata ai lanici. Infatti, come
nel caso di Chenopodium pumilio, è stata rilevata per la
prima volta in Svizzera sui depositi di residui di lana
[“Kompost der Kammgarnfabrik”] della landa di De-
rendingen (SO) nel 1907 (Hegi, 1906-1931).
Colonizza habitat antropogenici e disturbati come luo-
ghi ruderali, selciati, tappeti erbosi e aiuole (Ban &
Galasso, 2010), preferendo un ambiente piuttosto umi-
do (Parsons & Cuthbertson, 2001).
Crassula tillaea
Crassula muscosa (L.) Roth, Tillaea muscosa L.
Caslano, selciati al lago, 10.04.2014, >200 ind. E
712’020, N 91’987; 272 m. LUG 20025 e 20026.
È una terota con un ciclo di vita breve, munita di fu-
sto ramicato, prostrato o ascendente, alto 1-5 cm (g.
3). Su suoli secchi la pianta si colora spesso di rosso
durante lo sviluppo. Le foglie succulenti sono ovato-
lanceolate, lunghe ca. 2 mm, acute e ravvicinate. I ori,
che sono di solito trimeri, si trovano raggruppati a 2-4
in glomeruli ascellari e sono guarniti di petali bianchi o
rosei, lunghi ca. 1 mm.
Figura 3: Crassula tillaea nelle pavimentazioni di Caslano.
Neota di origine mediterranea, è diffusa anche in tutta
la fascia atlantica dell’Europa, dal Portogallo alla Scozia
(Tutin et al., 1990-1992), dove non è chiaro se è nativa
oppure naturalizzata (Marhold, 2011; DAISIE, 2014).
Popolazioni isolate, estinte al giorno d’oggi, esistevano
nell’Ottocento in Germania, dove la pianta cresceva
in alcune brughiere e in campi sabbiosi (Hegi, 1906-
1931). Tuttavia è conosciuta una singola popolazione
presso Karlsruhe, che rappresenta verosimilmente l’u-
nica stazione della Germania meridionale. Si è espansa
in Gran Bretagna negli ultimi decenni, probabilmente
favorita dalle attività umane (Preston et al., 2002).
Colonizza luoghi calpestati come strade non asfaltate e
selciati e sembra diffondersi con il trafco motorizzato.
Infatti è frequente su posteggi di roulotte in Inghilterra
D. Frey et al.: Origine, introduzione e grado di naturalizzazione di nove nuove specie vegetali per la Svizzera
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(Preston et al., 2002). Analogamente, in Svizzera, è sta-
ta rilevata per la prima volta nel 2013 in un campeggio
a Ginevra (Info Flora, 2014). La seconda popolazione
nota in Svizzera, scoperta nel 2014 (sopraccitato), si
trova a Caslano.
Crassula tillaea è anche naturalizzata lungo la costa paci-
ca dell’America del Nord, dove localmente è comune.
Attualmente si sta espandendo verso nord. L’espansio-
ne sembra però non avere un impatto negativo sull’am-
biente (FNA, 1993).
Cyperus lupulinus macilentus
Cyperus bushii Britton, Cyperus liculmis var. macilentus Fer-
nald, Cyperus macilentus (Fernald) E.P.Bicknell, Mariscus
cyperiformis (Muhl.) Torr., Mariscus glomeratus W.Barton,
Scirpus cyperiformis Muhl.
Tegna, bordo del sentiero che costeggia la Melezza,
11.07.2014, >200 ind. E 700’436, N 115’428; 234 m.
LUG 20069-20072.
È una pianta erbacea graminoide perenne alta (3-)10-
50 cm, cespitosa (g. 4). Il fusto è sottile, trigono, gla-
bro e largo 0.5-1.2 mm sotto l’apice, ispessito alla base
in un rizoma globoso. Le foglie sono lunghe 5-40 cm e
larghe 1-3.5 mm. Le spighe sono riunite in glomeruli
densi, sferici-ovoidali.
Figura 4: Cyperus lupulinus subsp. macilentus a Tegna.
I glomeruli sono larghi 1.2-3.5 cm e circondati da 2-4
brattee lunghe 6-25 cm, orizzontali o riesse. Raramen-
te sono presenti da 1 a 4 rami che portano ognuno un
glomerulo. Le spighe sono composte da 3-7 ori mu-
niti di 3 stigmi. Le glume aristate sono lunghe 1.8-2.5
mm, di colore grigio chiaro a marrone verdastro, con
3-5 nervature laterali. Il frutto (achenio) misura 1.5-1.8
x 0.6-0.8 mm (Marcks, 1974).
Cyperus lupulinus subsp. macilentus è una pianta ruderale
di origine nordamericana, dove è ampiamente diffusa
nel nord-ovest e colonizza suoli leggeri nudi (FNA,
1993). All’interno del genere Cyperus L., fa parte della
sezione tassonomicamente complessa Laxiglumi C.B.
Clarke. In origine infatti, Cyperus lupulinus era incluso in
un altro taxon, Cyperus liculmis Vahl., ed è riconosciuto
da poco come specie a sé stante. Si riconoscono due
sottospecie, la subsp. lupulinus e la subsp. macilentus, che
sono morfologicamente ben distinte e che hanno una
distribuzione diversa nella loro area d’origine. Una del-
le caratteristiche che distingue la sottospecie lupulinus è
il maggior numero di ori (6-22) per spiga (Marcks,
1972, 1974; FNA, 1993).
La scoperta di Cyperus lupulinus subsp. macilentus a Te -
gna è notevole perché, secondo le nostre conoscenze,
non esistono segnalazioni di popolazioni recenti in
Europa. Fu segnalata soltanto in Tirolo, Austria, alla
ne dell’Ottocento (Walter et al., 2002). Ora estinta,
vi cresceva spontaneamente in un solo luogo, presso
un sedime ferroviario. È però probabile che fosse più
diffusa poiché all’epoca non veniva distinta da C. li-
culmis. Pianta avventizia, C. liculmis fu trovata a Basi-
lea sul terrapieno della ferrovia ed era anche segnalata
in Olanda tra il 1897 and 1922 (Thellung, 1919; F.
Verloove, com. pers.). La sua introduzione in Europa
potrebbe essere avvenuta accidentalmente con cereali
americani (Thellung, 1919), l’ulteriore diffusione sem-
bra avvenire tramite la ferrovia. Cyperus lupulinus s.str.,
invece, è stata trovata in uno scalo merci ferroviario
nella Provinca di Torino per la prima volta nel 2009
(Verloove & Soldano, 2011).
Attualmente Cyperus lupulinus subsp. macilentus è una
presenza avventizia in Ticino (e in Svizzera). Benché si-
ano stati osservati numerosi individui fertili, e la popo-
lazione sembri in crescita e in procinto di naturalizzarsi,
il rischio d’estinzione locale rimane ancora elevato per
via dell’unicità della stazione.
Dichondra micrantha
dicondra
Dichondra repens var. micrantha (Urb.) Lu [da notare: D.
micrantha è spesso erroneamente determinata come D.
repens s.str.].
Lugano, prato presso il parcheggio dell’Ospedale Italia-
no, 18.07.2013. E 717’932, N 96’555 [stazione distrutta
nel 2014]; 280 m. Lugano, tappeto erboso e zone cal-
pestate davanti all’Università di Lugano, 20.10.2013,
ca. 6 m2. E 717’797, N 96’623; 280 m. LUG 20060,
20061 e 20067.
È una pianta perenne, strisciante e tappezzante, con
fusti lunghi no a 50 cm radicanti ai nodi (g. 5). La
lamina delle foglie è orbicolare a reniforme, dal dia-
metro di 5-30 mm, e caratterizzata da una pubescenza
appressata. I ori solitari sono inseriti nelle ascelle delle
foglie. La corolla biancastro-verdognola è incisa con 5
lobi eretti, lunghi di 2-2.5 mm.
Originaria dei Caraibi e della parte subtropicale dell’A-
merica del Nord, è stata diffusa dall’uomo lungo le
rotte commerciali marittime tra l’America e l’Asia ed è
anche naturalizzata in diversi paesi africani (Lawalrée,
1970; Austin, 1998). Le ripetute introduzioni delibera-
te e involontarie hanno reso difcile l’identicazione
esatta della sua area d’origine (Austin, 1998).
In Cina è usata come pianta medicinale (Wu Zheng-Yi
& Raven P.H., 1994). Nel giardinaggio in regioni tro-
picali e subtropicali, viene usata in sostituzione del tap-
peto erboso perché è di facile manutenzione (Huxley,
1992). È stato sperimentato con successo il suo uso
come copertura del suolo nei frutteti, perché impedi-
sce la crescita di piante indesiderate (Harrington et al.,
D. Frey et al.: Origine, introduzione e grado di naturalizzazione di nove nuove specie vegetali per la Svizzera
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1999). È anche diffusa accidentalmente con le semenze
di graminacee per i tappeti erbosi (Lawalrée, 1970).
In Europa, è naturalizzata nell’area mediterranea e so-
prattutto in diverse isole (Azzorre, Madeira, Isole Ca-
narie, Creta, Kos) (Bergmeier, 2007; DAISIE, 2014).
Grazie alla vigorosa crescita vegetativa colonizza luo-
ghi calpestati, tappeti erbosi, giunture nelle pavimen-
tazioni e suoli sabbiosi nudi (Tutin et al., 1990-1992).
Curiosamente, la sua capacità di naturalizzarsi è nota
già da più di 200 anni: Swartz, nel 1797, infatti scrisse:
«cultura etiam magia nitentiora evadunt» (coltivata e
scappata con successo) (Austin, 1998).
In Svizzera è presente esclusivamente a sud ed è sta-
ta rilevata sulle Isole di Brissago (nel 2006), a Melide
(alla Swiss Miniature nel 2009), a Lugano (nel 2010)
e in vari posti sul lungolago tra Locarno e Minusio
(nel 2011) (Info Flora, 2014). Può essere considerata
naturalizzata.
Da notare che sopporta temperature sotto lo zero ma
non tollera il gelo dell’apparato radicale e il calpestio
troppo intenso (Huxley, 1992). Cresce spesso insieme
a Oxalis corniculata, a Cynodon dactylon e ad altre neo-
te termole caratteristiche dei luoghi calpestati aridi.
A differenza di queste ultime è maggiormente igrola
(Huxley, 1992). La sua naturalizzazione al di fuori di
microclimi miti e umidi sembra perciò poco probabile.
Eleocharis obtusa
Scirpus obtusus Willd. Trichophyllum obtusum (Willd.)
House.
Novazzano, Torazzo, 29.08.2002, depressione tempo-
raneamente inondata, <10 ind. E 720’884, N 77’741;
255 m [inizialmente identicata come E. ovata. Stazione
oggigiorno occupata da una fabbrica]. Bioggio, fossato
al bordo di un campo e parte più umida del campo,
21.05.2014, >1000 ind. E 714’498, N 97’083; 282 m.
LUG 20102, 20016, 20023 e 20024.
È una terota dall’aspetto graminoide, alta 30-60 cm,
che forma cespi composti da numerosi fusti sottili ter-
minanti all’apice in una spiga ovoidale, di colore bruno
chiaro, lunga 8-15 mm (g. 6). Le foglie sono ridotte
alla sola guaina basale. Le glume arrotondate racchiu-
dono ciascuna un ovario involucrato da 4-8 setole, che
a maturità superano di 1.3-1.5 volte la lunghezza dell’a-
chenio.
Figura 6: Eleocharis obtusa in una palude nel New England, USA
(foto: Arthur Haines).
Sopra quest’ultimo si trova uno stilopodio, che consiste
in un allargamento dello stilo nel punto di inserzione
sull’ovario. Lo stilopodio è, alla base, largo almeno i
3/4 dell’achenio e misura 0.5-0.9 mm (g. 7). Sono pre-
senti generalmente 3 stigmi, raramente 2.
Può essere confusa con Eleocharis atropurpurea (Retz.) J.
& C. Presl e soprattutto con E. ovata (Roth) Roem. &
Schult, che sono specie morfologicamente simili e che
crescono in ambienti comparabili. Tuttavia esse sono
più piccole in tutte le loro parti, si distinguono per la
presenza di 2 stigmi e per lo stilopodio che, alla base,
è largo non più della metà dell’achenio (Larson & Cat-
ling, 1996).
Originaria dell’America settentrionale, è stata segnalata
in Svizzera per la prima volta nel 1999 a Port-Valais
(VS), sul Lago Lemano, dove la sua presenza è attual-
mente confermata in diversi luoghi (Info Flora, 2014).
Nel 2014 è stata scoperta una popolazione a Bioggio
(TI) lungo un fossato temporaneamente inondato al
bordo di un campo di mais (sopraccitato).
Le popolazioni svizzere provengono, con tutta proba-
bilità, dall’Italia del Nord, dove la specie è presente da
almeno cinquant’anni. Introdotta con i risi americani
e naturalizzata nelle risaie, colonizza oggigiorno anche
le zone umide naturali (Ban & Galasso, 2010). Inizial-
mente confusa con E. ovata, è stata rilevata 2006 an-
che in Belgio in un’area militare (Lambinon & Mause,
2010). In Portogallo è considerata estinta (Tutin et al.,
1990-1992; DAISIE, 2014).
Nella sua area d’origine è molto diffusa e cresce lungo
Figura 5: Tappeto tto di Dichondra micrantha a Viganello.
D. Frey et al.: Origine, introduzione e grado di naturalizzazione di nove nuove specie vegetali per la Svizzera
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le rive, le zone umide e in luoghi perturbati e tempora-
neamente inondati (FNA, 1993), e può essere infestan-
te nelle risaie (Seaman, 1983).
La sua introduzione in Svizzera potrebbe essere avve-
nuta tramite uccelli acquatici, visto che la popolazione
sulla riva del Lemano si trova all’interno di una riserva
ornitologica d’importanza internazionale (sito Ramsar
CH-05, Les Grangettes) (Ufcio Federale dell’ambien-
te, 2009). A più riprese sono state osservate delle ana-
tre su queste superci quando erano inondate, e anche
in uno studio effettuato negli Stati Uniti è stato dimo-
strato il trasporto di semi di questa specie da parte di
uccelli acquatici (Powers et al., 1978).
Galium murale
Aparinanthus muralis (L.) Fourr., Aparine minima All. ex
DC., Galium apsheronicum Pobed., Galium calvipes Pau,
Galium liforme (Aiton) Roem. & Schult., Galium fragile
Pourr. ex DC., Sherardia muralis L., Valantia liformis Ai-
ton, Valantia rupestris Lam.
Agno, bordo di strada nel campeggio TCS, 22.04.2014,
ca. 10 ind. E 713’936, N 94’848, 272 m. Erbario priva-
to A. Persico.
È una terota di 5-20 cm, con il fusto prostrato-ascen-
dente fortemente ramicato alla base e generalmente
privo di ramicazioni in alto (g. 8). Le foglie sono
oblanceolate, da pelose a glabrescenti, verticillate a 3-5
e misurano 0.8-2.5 x 4-10 mm. I ori sono solitari o
appaiati formando un’inorescenza sostenuta da un
peduncolo corto, ricurvo verso il basso dopo la oritu-
ra. La corolla giallastra ha un diametro di ca. 0.7 mm.
I frutti cilindrici sono muniti di peli uncinati che ne
fanno una specie zoocora.
È un elemento mediterraneo ampiamente diffuso tra
l’Europa del Sud-Ovest e il Mar Nero (Pignatti, 1982).
Specie tipicamente ruderale, cresce lungo strade e muri,
in luoghi incolti, su suolo nudo e arido, come anche nei
pascoli (Tutin et al., 1990-1992).
È stata introdotta accidentalmente e da parecchio tem-
po in altre regioni caratterizzate da un clima mediter-
raneo come la California (Robbins, 1940) e l’Australia
(Black, 1909), dove è ormai naturalizzata.
La sua presenza avventizia in Europa centrale è cono-
sciuta già dall’Ottocento, quando fu introdotta proba-
bilmente con la lana, ma senza che si sia naturalizza-
ta. Esistono segnalazioni dal Belgio (1902) (Verloove,
2006) e dalla Germania (Porto uviale del Reno di
Mannheim) (Hegi, 1906-1931). In Svizzera è stata tro-
vata per la prima volta a Losanna (1997) (Info Flora,
2014). In Ticino è segnalata nel 2014 a Locarno e Agno
(sopraccitato; Info Flora, 2014). La specie è avventizia,
probabilmente trasportata da un turista sotto le scarpe
o sugli pneumatici o da un animale. Una naturalizza-
zione è probabile.
Hydrocotyle sibthorpioides
soldinella delle Mascarene
Hydrocotyle japonica Makino, Hydrocotyle monticola Hook.f.,
Hydrocotyle nitidula A. Rich., Hydrocotyle rotundifolia Roxb.
ex DC., Hydrocotyle yabei Makino.
Muralto, lungolago, nel tappeto verde, 30.06.2014,
0.25 m2, E 705’550, N 114’238; 197 m. Muralto, lun-
golago, nel tappeto verde, 17.10.2014, ca. 0.33 m2, E
705’440, N 114’245; 197 m. LUG 20057.
È una minuta erba perenne, alta 10-30 mm, con fusti
striscianti e radicanti ai nodi. Le foglie sono suborbicu-
lari a reniformi, hanno un diametro che può raggiun-
gere 1 cm e hanno il margine crenato (con incisioni
arrotondate). L’inorescenza è un’ombrella composta
di 3-8(-10) ori con petali bianchi, portata su un lungo
peduncolo di ca. 2 cm. Il frutto consiste in una drupa
secca ellissoidale e fortemente compressa, munita di co-
ste laterali prominenti (Ban & Galasso, 2010) (g. 9).
Figura 7: Frutti maturi di Eleocharis obtusa. Lo stilopodio corri-
sponde a un allargamento dello stilo nel punto di inserzione
sull’ovario ed è, alla sua base, tipicamente largo almeno 3/4 del
frutto.
Figura 8: Galium murale nel centro abitato di Cortemaggiore, pro-
vincia di Piacenza, Italia (foto: Enrico Romani).
D. Frey et al.: Origine, introduzione e grado di naturalizzazione di nove nuove specie vegetali per la Svizzera
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Figura 9: Hydrocotyle sibthorpioides in un prato articiale a Muralto.
L’origine geograca di questa specie è incerta. Si tratta
presumibilmente di un elemento paleotropicale, prove-
niente dalla regione biogeograca che comprende le
zone tropicali tra l’Africa e l’Asia, dove è molto diffusa
(Wu Zheng-Yi & Raven P.H., 1994; African Plants Da-
tabase, 2014). Infatti la specie è stata descritta diverse
volte e la tassonomia è quindi complicata. Il nome vol-
gare, soldinella delle Mascarene, deriva dal fatto che
la descrizione accettata di questa specie da parte del
famoso scienziato Jean-Baptiste de Lamarck è basata
su piante provenienti dall’isola di Mauritius (Lamarck,
1789).
Usata come pianta tappezzante e d’acquario, è natu-
ralizzata nelle zone subtropicali dell’America del Nord
(USDA, NRCS, 2014).
In Europa non gura tra le piante ornamentali abitual-
mente coltivate (Cullen et al., 2011) ed è raramente
naturalizzata, verosimilmente a causa dei climi poco
adatti. È presente a Milano e a Pavia, dove è naturaliz-
zata in aiuole fresche, tappeti erbosi di cortili e giardini
interni, specialmente di vecchie ville in città. La sua
presenza a Milano è documentata dagli anni ’20 del se-
colo scorso, ma il modo d’introduzione è ignoto (Ban
& Galasso, 2010). Inoltre è stata trovata a Parigi, dove
cresce spontaneamente in un tappeto erboso nel Jardin
des Plantes (Longévialle, 1971).
In Svizzera è stata rilevata per la prima volta nel 2014
in un tappeto erboso sul lungolago di Muralto (soprac-
citato). È una specie termola e igrola che, in Europa
centrale, sembra incapace di affermarsi fuori dal micro-
clima caldo generato dalle infrastrutture urbane (Ban
& Galasso, 2010).
Mollugo verticillata
Mollugo arenaria Kunth, Mollugo axillaris Schlecht. ex
Rohrb. in Mart., Mollugo costata Y.T. Chang & C.F. Wei,
Mollugo dichotoma Schrank, Mollugo diffusa Willd. ex
Fenzl, Mollugo hoffmannseggiana Ser. in DC., Mollugo jun-
cea Fenzl, Mollugo schrankii Ser. ex DC., Mollugo spergulae-
folia Willd. ex Fenzl, Mollugo triphylla Schrank ex Steud.
Locarno, Piazza Grande, lastricati stradali, 20.06.2013,
>100 ind. E 704’804, N 114’0; 199 m. LUG 20063,
20064.
È una terota di 5-15 cm, con un fusto prostrato o
ascendente, ramicato e glabro (g. 10). Le foglie sono
verticillate a 3-5 e munite di una lamina lanceolata-
spatolata. Le foglie inferiori sono larghe 3-10 mm. I
piccoli ori, inseriti su pedicelli corti, sono riuniti in
ombrelle da 3-6 ori nelle ascelle delle foglie. I sepali,
verdi all’esterno e bianchi all’interno, sono caratterizza-
ti da un bordo membranoso (scarioso) e non superano
i 2.5 mm; i petali sono assenti. Possiede 5 stami e 3
stigmi. Il frutto è una capsula trivalve.
Figura 10: Mollugo verticillata nei selciati di Piazza Grande a Lo-
carno.
Il genere Mollugo comprende almeno 11 specie delle
zone tropicali e subtropicali (The Plant List, 2010).
Due specie sono presenti in Europa, compresa Mollugo
verticillata, che è originaria dell’America tropicale (FNA,
1993). Pianta ruderale dei luoghi perturbati, si è diffusa
verso l’America del Nord grazie all’uomo già in epoca
precolombiana (2500-3000 anni fa). Non possedendo
valore alimentare, rappresentava verosimilmente una
pianta diffusa involontariamente che cresceva intorno
alle abitazioni dei Nativi Americani (Chapman et al.,
1973).
Attualmente è diffusa in tutti i continenti (FNA, 1993).
La sua prima introduzione in Europa avvenne proba-
bilmente in Italia: era coltivata nell’Orto Botanico di
Torino sin dal 1772 (Ban & Galasso, 2010). Le prime
segnalazioni spontanee riguardano il Belgio, dove fu
introdotta accidentalmente nel 1887 con i materiali di
costruzione della ferrovia (Verloove, 2006), e il Porto-
gallo dove fu rilevata nel 1898 a Villa do Condo, una
storica città portuaria (Corillon, 1958). Oggi è consi-
derata naturalizzata in Portogallo, Spagna, Francia e in
Italia, e casuale in Belgio (DAISIE, 2014).
In Svizzera è stata scoperta nel 2007 tra i selciati della
piazza della stazione di Locarno-Muralto ed è natura-
lizzata attualmente tra Piazza Grande e il lungolago
(Info Flora, 2014).
Con l’eccezione di Mollugo verticillata nessuna delle nove
specie descritte è considerata dannosa e il loro impatto
sugli ecosistemi è giudicato irrilevante in Lombardia
(Ban & Galasso, 2010). Mollugo verticillata predilige i
suoli ghiaiosi, secchi o temporaneamente bagnati in
situazioni soleggiate, fatto che la rende competitiva
nelle zone alluvionali. Infatti Ban e Galasso (2010) la
D. Frey et al.: Origine, introduzione e grado di naturalizzazione di nove nuove specie vegetali per la Svizzera
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giudicano come pianta invasiva dannosa perché “la sua
diffusione pregiudica la biodiversità dei siti di greto in
cui si insedia”. Il ritrovamento di Mollugo verticillata in
Piazza Grande a Locarno lascia presagire una possibile
diffusione ulteriore verso i greti della Maggia (zona al-
luvionale di importanza nazionale), viste le numerose
persone che transitano in ambedue i luoghi.
Benché non siano considerate dannose in Lombardia
(Ban & Galasso, 2010), le specie australiane Chenopo-
dium pumilio e Cotula australis hanno un certo potenziale
di diventare infestanti negli ecosistemi agricoli. La pri-
ma grazie alle sue proprietà allelopatiche può impedi-
re lo sviluppo di piante concorrenti ed è tossica per il
bestiame (pianta cianogena) (Everist, 1974), la seconda
può essere infestante nei pascoli eccessivamente distur-
bati, per esempio dopo boniche, o su campi a umidità
variabile (Parsons & Cuthbertson, 2001). Va menzio-
nata anche Dicondra micrantha che, con la sua competiti-
vità e la sua capacità di diffondersi, potrebbe in futuro
presentare qualche impatto indesiderabile, per esempio
invadendo tappeti erbosi e prati articiali.
RINGRAZIAMENTI
Siamo grati a Michael Jutzi, Info Flora, per l’estratto
della banca dati nazionale relativo alle specie descritte;
a Filip Verloove, National Botanic Garden of Belgium,
per la conferma della determinazione di Cyperus lupuli-
nus, a Reto Nyffeler, Institut für Systematische Botanik
der Universität Zürich, per la consultazione dell’erbario
A. Thellung; a Laurent Gautier, Conservatoire et Jardin
botaniques de Genève, per la consultazione dell’erbario
P. Aellen; Annekäthi Heitz-Weniger, per la consultazio-
ne dell’erbario della Società botanica di Basilea, a Neria
Römer e Marco Antognini, Museo cantonale di storia
naturale, per l’aiuto con la microfotograa e Photoshop;
a Adrian Möhl, Info Flora, a Claire Archer, South Afri-
can National Biodiversity Institute, a Karen Wilson,
National Herbarium of New South Wales, a Christo-
pher Reid, Louisiana State University Herbarium, e a
Gabriele Galasso, Museo di Storia Naturale di Milano,
per i loro consigli preziosi; a Arthur Haines, New En-
gland Wild Flower Society, per la foto di Eleocharis obtusa;
e a Enrico Romani, per la foto di Galium murale.
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