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Anche il polline fa storia. La geografia della Sindone alla prova della palinologia.

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I
IL GRANDE LIBRO
DELLA
SINDONE
CONTRIBUTI DI: P. L. BAIITA BOTIONB - N. BAT-OSSINO - B. BANSENTS
F. BanensrNo - P. P. BBNsnerro - L. CopprNt - G. DunnNre - L. Fossert
G. GHrssnrr - A. GunnnESCHI - G. B. Juorca ConttcLIa - E. MnnINBru
M. Manrorrr Lrppr - M. MonoNt - H. PpBrppnn - S. RooRNre - P. SavantNo
M. TnsN{arone - G. M. ZeccoNB - G. ZaNrNorro
pRESENTAZToNE Dr MoNS. SevsnrNo Por-srro
DISCoRSo nt s.s. GrovaNNr Paolo rr
TNTERVTSTA coN s. E. cARD. ANasrasIo BaLLgsrnsno
oMELTA Dr s. E. cann. Grov,qNNr Snt-olntNt
SAN PAOLO [Oaù
Anche il polline fa storia
La geografia deUa Sindone ulla prova della palinologia
MARTA MARIOTTI LIPPI
I granuli pollinici, che nel loro insie-
me costituiscono il polline, sono impli-
cati nella riproduzione di tutte quelle
piante che producono semi e che, per
questa ragione, vengono comunemen-
te chiamate Spermatofite. I granuli si
formano all'interno delle sacche polli-
niche che fanno parte dell'apparato ses-
suale maschile rappresentato, nelle An-
giosperme, dagli stami dei fiori.
Ogni granulo pollinico, le cui dimen-
sioni si misurano in millesimi di milli-
metro, è costituito da poche cellule rac-
chiuse in una complessa parete ed è de-
stinato ad essere trasportato dal suo luo-
go di formazione alla struttura recetti-
va femminile (nelle Angiosperme lo
stimma dei fiori) di una pianta della me-
desima specie. Qui si completerà la sua
maturazione e dalla sua parete fuoriu-
scirà un'estroflessione, detta tubetto
pollinico, attraverso la quale il gamete
maschile o i nuclei spermatici, che in-
tanto si saranno originati, giungeranno
in stretta prossimità del gamete femmi-
nile da fecondare.
Vettore del trasporto del polline può
essere ùî mezzo inanimato, come una
corrente di aria o, molto più raramen-
te, di acqua, oppure rrn mezzo anima-
to come un insetto o un altro animale.
Quando ilmezzo di dispersione è il ven-
to (impollinazione anemofila) la proba-
bilità che i granuli pollinici giungano al
luogo dove potranno germinare e svi-
lupparsi è molto bassa ed una grande
quantità di polline viene perduta. Mol-
to più probabile è invece che un anima-
le, visitando le piante che vivono nel suo
territorio, ne trasporti il polline da un
individuo ad un altro della stessa spe-
cie (impollinazione zoofila; entomofi-
la se il vettore è un insetto). La minore
"affidabilità" del primo metodo viene
owiata da una produzione di polline
molto maggiore.
Testimoni microscopici
ma resistentissimi
Dispersi nell'ambiente, i granuli pol-
linici, date le loro minuscole dimensio-
ni, entrano a far parte della polvere e
con essa si depositano sopra ogni super-
ficie esposta.
L'alta probabilità che abbiamo di ri-
trovare questi granuli pollinici deposi-
tatisi nei più svariati materiali è dovuta
alla particolare resistenza, sia agli attac-
chi chimici che a quelli microbici, della
parte più esterna della loro parete. Que-
sta, infatti, in condizioni favorevoli,
può conservarsi per tempi molto lunghi,
talvolta calcolabili in milioni di anni.
I granuli pollinici, e in particolare le
loro pareti, possono avere varie forme
e dimensioni che dipendono dal tipo di
pianta che li ha prodotti. D'altra par-
te, piante diverse possono produrre un
polline così simile che, allo stato attua-
le delle nostre conoscenze, risulta pres-
soché indistinguibile. Per questo moti-
vo non è sempre possibile identificare
una pianta atftaverso il suo polline;
spesso riusciamo piuttosto ad individua-
re un gruppo di piante più o meno nu-
merose, come per esempio "querce sem-
preverdi" o "querce caducifoglie".
Quando il polline è molto vecchio, e
ancor più quando è molto antico, su-
bentra un nuovo limite alla precisa iden-
tificazione della pianta che lo ha pro-
dotto, che è rappresentato dal suo sta-
to di conservazione: infatti, sebbene
molto resistenti, i granuli possono ve-
nire corrosi, perforati, schiacciati e pie-
gati su se stessi fino a risultare irrico-
noscibili.
Nonostante queste limitazioni, il pol-
line rappresenta tuttora una delle mi-
gliori fonti di informazione per chi vuo-
le sapere quali piante sono vissute in
passato in una determinata aerea geo-
grafica. Esse, infatti, hanno lasciato con
esso la testimonianza della loro presenza
sulle superfici che le circondavano. Tra
queste superfici possiamo includere an-
che quella di un tessuto.
Da dove Yengono
i granuli pollinici della Sindone?
Le indagini palinologiche (cioè lo stu-
dio del polline presente alf interno o sul-
la superficie di un qualsiasi materiale)
hanno trovato un interessante impiego
in campo criminalistico in quanto, con-
dotte su indumenti di persone sospette,
hanno talvolta fornito utili informazio-
ni per stabilire in quali località queste
persone avevano soggiornato. Per fare
questo è stato sufficiente individuare,
tra tutti quelli presenti, i granuli polli-
nici di quelle piante che vivono in terri-
tori limitati (piante endemiche) e che
quindi si possono considerare "mar-
kers" di aree geografiche ben definite.
In questa ottica nel 1973 Max Frei
criminologo svizzero, iniziò le sue indal
gini sul telo sindonico. Con un nastro
adesivo egli asportò dalla superficie del-
la Sindone un gran numero di particel-
le di polvere, tra le quali erano inclusi
un buon numero di granuli pollinici.
L'elenco che egli rese pubblico nel 1978
comprendeva 49 piante, alle quali se ne
aggiunsero altre 9 dopo un nuovo pre-
lievo. Lo studio non è ancora concluso.
Ma a cosa mirava Frei? Egli tentava
di risolvere uno dei problemi fondamen-
tali connessi all'autenticità della Sindo-
ne: stabilire l'identità o meno della Sin-
done di Torino, comparsa a Lirey nel
1353, con il lenzuolo scomparso dalla
cattedrale di Santa Sofia a Costantino-
poli nel 1204.
Se si tratta dello stesso lenzuolo, al-
lora sulla sua superficie noi dovremmo
trovare traccia della sua permanenza in
Palestina (a Gerusalemme) ed in Tur-
chia (a Edessa ed a Costantinopoli).
Sulla superficie della Sindone, cioè, si
dovrebbero trovare insieme granuli pol-
linici provenienti da tutte le località nelle
quali questa è stata esposta, sebbene
molti di essi, col passare del tempo, sa-
ranno andati perduti, diminuendo il ca-
rico di informazioni a nostra dispo-
sizione.
Se invece siamo in possesso di una
Sindone falsa, cioè se durante il Me-
dioevo la Sindone in nostro possesso ha
preso il posto di quella autentica, è pro-
babile che essa non abbia mai soggior-
nato in Palestina ed in Turchia. Pertan-
to sulla sua superficie non dovremmo
trovare polline di piante esclusive di
quelle due aree geografiche.
L'itinerario sindonico è meno ipotetico
In definitiva, lra i numerosi granuli
della Sindone, Frei tentava di individua-
re quelli appartenenti a piante in grado
di indicarci le diverse località dove la
Sindone ha fatto tappa nel suo iti-
nerario.
L'elenco dei granuli pollinici identi-
ficati, sebbene non lunghissimo, ne
comprende alcuni appartenenti a pian-
te ampiamente diffuse attorno a tutto
il bacino del Mediterraneo o presenti sia
in Europa che in Asia, altri invece a
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-piante che vivono in territori più ristret-
ti. Mentre dalle prime non è possibile
desumere alcuna informazione utile al-
lo scopo prefisso, tra le ultime compaio-
no piante asiatiche che crescono anche
in Palestina ed in Turchia e che non so-
no presenti nell'Europa centrale ed oc-
cidentale. Questo prova che il telo sin-
donico ha soggiornato, almeno per un
certo tempo, in Asia, e con ogni pro-
babilità nell'Asia medio-orientale.
A tal conclusione sono giunti anche
i più recenti studi palinologici condot-
ti. Indicazioni piÌr recenti sulla sola ba-
se palinologica sono improbabili. Infat-
ti, la possibilità che alcuni dei granuli
pollinici di una pianta endemica si de-
positino e permangano su un tessuto,
materiale che non rappresenta neppure
il mezzo più idoneo per la loro conser-
vazione, è veramente molto, ma molto
scarsa. Pertanto, il fatto che la Sindo-
ne di Torino non contenga solo polline
di esclusiva provenienza europea è da
considerarsi un'informazione di gran-
de valore ed attendibilità.
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