Ecologia-mondo e crisi del capitalismo. La fine della natura a buon mercato
Abstract
Economia ed ecologia vivono la stessa crisi. Analizzando i modi in cui si sono combinati finanza, cibo, lavoro, energia e materie prime, Jason W. Moore mostra come la grande forza del capitalismo sia sempre consistita nella sua capacità di creare "nature" a buon mercato, integrando il lavoro umano e il cambiamento ambientale in modo dinamico ma distruttivo. Sulla scorta del pensiero ambientalista, femminista e marxista, egli interpreta il capitalismo come un'ecologia-mondo, una civiltà in cui si compongono insieme l'accumulazione del capitale, la ricerca del potere territoriale e la co-produzione della natura. Cartografandone le tappe storiche a partire dalla cosiddetta accumulazione originaria, Moore individua nel XXI secolo il punto di non ritorno: ossia, la fine della natura a buon mercato. Cibo, energia, materie prime, lavoro costituiscono un tutt'uno. Pensare al lavoro-nella-natura invece che al lavoro e alla natura è una chiave per una politica radicale di liberazione: per gli essere umani e per la natura nel suo insieme. In questa prospettiva, le trasformazioni dell'uno e dell'altra sono dialetticamente connesse nella medesima rete della vita, nella loro degradazione in atto, così come nella loro possibile sottrazione alle pratiche di appropriazione e di sfruttamento.
... In altri termini, gli autori vogliono evidenziare la natura aperta del sistema economico dove l'accumulazione di valore è garantita grazie all'esaurimento delle ricchezze naturali. Moore (2023;p.174) considera questa la principale intuizione di Foster e Burkett, poiché permette di evidenziare come il capitalismo richieda sempre più «natura a buon mercato» per restare in vita, non solo da un punto di vista di risorse (Harvey, 2012) ma anche come frontiera di rifiuti (D'Alisa e Demaria, 2013). ...
... D'altra parte, Moore contesta che in questa visione il «ricambio organico» è ridotto al «metabolismo della natura e della società», ovvero l'esistenza di un metabolismo naturale (ambiente senza esseri umani) e un metabolismo sociale (società di esseri umani senza natura). Da ciò, Moore (2023;158) vuole ribadire che la produzione è sempre co-produzione, non come due entità ontologicamente indipendenti (l'umanità più la natura) ma di «un mosaico di evoluzione di flussi, forze, condizioni e rapporti interdipendenti». Secondo l'autore la questione relativa a come il capitalismo funziona attraverso la natura, anziché interagente con un sistema quasi-autonomo, può essere affrontata solo mediante un concetto di metabolismo monistico piuttosto che dualistico. ...
... La natura «a buon mercato» è, invece, necessaria a garantire l'espansione del capitale come nel caso esemplare dell'industrializzazione inglese del XVIII secolo dove l'energia (zuccheri e cereali oltre che carbone) poteva essere appropriata con l'impiego di pochissima forza-lavoro. Per questa ragione, Moore (2023;116) afferma che «il valore funziona solo quando molto lavoro non viene valorizzato» poiché «il valore, in quanto lavoro sociale astratto, funziona attraverso, non malgrado la sua parzialità». In questa accezione, riprendendo in parte il portato femminista, afferma che il lavoro svolto «fuori dalla produzione di merci, ma articolato con essa, è lavoro non pagato socialmente necessario». ...
Il lavoro è stato considerato da Marx come il mediatore metabolico tra la specie umana e l’ambiente. Tale prospettiva dicotomica tra due realtà preesistenti, società e natura, sta cedendo gradualmente il passo a un paradigma emergente di co-produzione reciproca, che sottrae il lavoro metabolico dalla sfera della esclusività umana. Dal lavoro degli animali a quello dei microbi, dei funghi e dei batteri nella formazione del suolo, sta emergendo sempre più chiaramente la necessità di riconsiderare le categorie economiche del valore-lavoro, af- finché includano tutte le forze della riproduzione, non solo umane. Questo studio si propone di esplorare le potenzialità di una teoria del valore-lavoro ecosistemica e di analizzare il suo contributo nel delineare nuovi orizzonti di una società non più basata sulla crescita econo- mica. Attraverso una prospettiva transdisciplinare, equidistante sia dal riduzionismo sociale che dal determinismo biologico, si sostiene che l’analisi del lavoro in termini trans-specifici consenta di mettere in discussione l’organizzazione del lavoro non solo nella sua dimensione sociale, ovvero nelle sue implicazioni economiche, razziali e di genere, ma anche dal punto di vista della riproduzione biofisica. Questa prospettiva mira a costruire un ponte tra l’im- pianto marxista dell’analisi del processo di accumulazione e i sempre più affermati principi della decrescita.
... Significa che il capitale non è semplicemente una forza economica o socio-economica, ma è una forza egemonica, che mira a rivoluzionare completamente e continuamente i limiti temporali e spaziali non solo della vita sociale e comunitaria ma della vita al livello socio-ecologico. In questo senso, possiamo parlare di un progetto di civiltà, come è stato sviluppato in diverse analisi, specialmente nel quadro di una parte delle analisi marxiste e della prospettiva decoloniale (Grosfoguel, 2011;Castro-Gómez, Grosfoguel, 2007;Dussel, 1996;Moore, 2015). Ad esempio, nell'analisi di Moore (2015: 94) si riconosce che «mai prima la natura come oggetto esterno era divenuta un principio di organizzazione per una civiltà», mentre Grosfoguel (2002) ha dimostrato che, dal punto di vista decoloniale, il capitalismo non è un sistema economico, ma è una civiltà che interessa la vita nel suo insieme, compresi i modi di pensare e organizzare, classificare e gerarchizzare i saperi. ...
... Il tempo e lo spazio sono variabili centrali nell'analisi del capitalismo, che è un sistema mondiale sin dalle sue origini, come riconosciuto dagli studi che possono essere inseriti nelle prospettive dell'economia-mondo (Hopkins, Wallerstein, 1982;1987) e dell'ecologia-mondo (Moore, 2015), così come dagli studi svolti nell'ambito della prospettiva decoloniale (Dussel, 1996;Grosfoguel, 2011;Sousa, 2006;2010). In altre parole, le logiche costitutive del capitalismo possono essere comprese, dagli inizi, solo nella sua estensione globale e in riferimento alla sua dimensione globale. ...
... Fin dall'inizio della modernità, il mondo è stato concepito come un insieme di limiti da superare, cioè di spazi da conquistare e vite umane e non umane da convertire in un oggetto di appropriazione per espandere la produzione. Il capitalismo ha bisogno di un'appropriazione continua, preferibilmente gratuita, delle risorse strategiche che, nell'ambito dell'ecologiamondo, sono state definite le quattro risorse a buon mercato: cibo, lavoro, energia e materie prime (Moore, 2015). Questa esigenza ha guidato, e continua a guidare, la tendenza a trasformare la Terra in un magazzino di risorse (Luke, 2009), attraverso una divisione e anche un'articolazione funzionale dello spazio globale, convertito, o tendenzialmente convertibile, in una catena globale di attività non pagate: il sogno, la fantasia e l'incubo del capitale è un desiderio pratico -pratico però impossibile -di un mondo di parti intercambiabili, in cui una parte della natura può facilmente sostituire un'altra parte (Moore, 2014). ...
... The debate on cognitive bio-capitalism developed by Autonomist Marxism in Italy has allowed to better understand how the logics of accumulation and exploitation of labour transformed as a consequence of the transition to post-Fordist political economy, including its specific forms of domination. However, this debate has failed to fully account for how these new regimes of regulation go hand in hand with a change in capital-nature relations (Pellizzoni 2016) following the crisis of the capitalist world-ecology (Moore 2015). These transformations find their contemporary expression in the evolution of global policies such as those outlined by the so-called "green economy" initiatives (Leonardi 2017), the "new green revolution" (Benegiamo 2021) or the OECD's proposals for a bioeconomy in Europe. ...
... As Jason Moore (2015) effectively puts it, capitalism as a historical system does not have an ecological regime, but rather is an ecological regime: as such, it expresses itself and needs to be analysed. The capitalist world-ecology in its historical development has been characterised by specific formations, such as the division between production and reproduction; the creation of an abstract and "industrializable" (and agro-industrializable) nature; the rhetoric of progress and civilisation. ...
... Col presente contributo, suggeriamo di rispondere a queste domande oltre e senza la città, provando a pensare l"urbanizzazione nella rete della vita (Moore, 2015(Moore, , 2017. Per farlo, proponiamo due lenti recentemente sviluppate nell"ambito degli studi critici: il metodo Planetary Urbanization e quello World-Ecology. ...
... Al tempo dell"urbanizzazione planetaria, sia all"interno del sempre più vasto daily urban system (il circuito urbano quotidiano), che nelle interconnessioni esterne, pensare alla dimensione della mobilità in codeterminazione assieme a tutte le nature extra-umane (Moore, 2015(Moore, , 2017, virus compresi, crediamo rappresenti una delle sfide più importanti per la sopravvivenza, il divenire ed il benessere collettivo. Per le ragioni appena evidenziate, suggeriamo inoltre che sia nell"ipotesi secondo la quale le città hanno tendenza a decrescere (shrinking cities)scenario rafforzato dalla paura seminata dal contagio da Covid-19 che ha colpito maggiormente nei centri urbani a causa della maggiore densità e mobilità della popolazione -sia nel caso in cui i processi di urban sprawl (estensione urbana) dovessero intensificarsi, le mobilità continueranno a costituire un elemento relazionale socio-naturale fondamentale nella vita infra, inter ed extra-urbana. ...
In this paper we suggest that, to approach the actual urban configurations, we are in need of new geographies. To critically understand the production of socio natural space we propose two methods: Planetary Urbanization and World Ecology. Consistent with the ongoing debate in Urban Political Ecology, we approach the Covid-19 pandemic as a result of the ecological crisis which is, as we show, an urban crisis. In order to immagine new methods of living with and within nature, we suggest to go beyond the normative dichotomies developed by the Capitalistic culture. Considering this problem, we approac h to the urbanization as a multiscalar and uneven process, with a specific attention on public spaces (common), mobility (daily or wide ranging) and the relationship between infrastructures and nature (the Mapuche case).
... L'assunto teorico da cui muoviamo è che il capitalismo vada inteso nei termini di ciò che Jason Moore (2015) -riprendendo un concetto introdotto, ma non sviluppato, da Immanuel Wallerstein (1978) -definisce come una "ecologia-mondo", vale a dire, come «una formazione caratterizzata da una specifica combinazione di rapporti di classe, potere territoriale e natura» (Avallone, 2015: 10). Tale mossa implica, innanzitutto, il superamento della visione dualistica che, ancora oggi, tende a considerare natura e società come due dimensioni estranee e l'una all'altra esterne. ...
... Riuscire a cogliere questa dinamica, come chiarito da Jason Moore (2015;, non vuol dire essere in grado di isolare una "dimensione ecologica" della crisi. Occorre, semmai, sforzarsi di comprendere come il capitalismo sia esso stesso un regime ecologico, cioè uno specifico modo di organizzare la natura che deve la propria sopravvivenza non soltanto allo sfruttamento del lavoro salariato, ma anche alla possibilità di appropriarsi del lavoro non pagato della natura umana ed extra-umana. ...
The paper proposes a critical reading of the portrayal of environmental issues within the international development narrative. The author argues that in the practices of cooperation inspired by the concept of "sustainable development" it is possible to see the emergence of a
neoliberal government rationality, which, by reorganizing nature and restructuring the field of action of individuals, aims to provide concrete responses to specific needs of capital accumulation.
... In altri termini, queste ricerche non si sono poste l'obiettivo di superare il sociocentrismo che attraversa la produzione sociologica più ampia. Esse non hanno assunto il problema epistemologico posto dalla separazione prodotta, lungo l'intera modernità, tra umanità e natura, come se fossero due entità distinguibili secondo un confine preciso (Moore, 2015a). Ad eccezione di alcune ricerche, come, ad esempio, quelle sui conflitti contro i termovalorizzatori condotte da Dario Minervini (2010) attraverso l'approccio della teoria dell'actor-network, le indagini sui con-flitti socio-ambientali non hanno approfondito la critica alla separazione tra umanità e natura, come se l'umanità continuasse ad essere posta al di fuori, o al di là, della natura. ...
... Il primo orientamento si individua nella parte della storia degli studi di comunità che ha privilegiato il metodo dell'interdisciplinarità e dello studio delle interdipendenze, come, ad esempio, nei casi classici delle indagini nella zona dei Sassi di Matera ed a Grassano (Ambrico, 1954) ed in quelli recenti delle ricerche di Agustoni (2005), Tosi e Vitale (2011) e Borelli (2015). Il secondo orientamento dovrebbe essere quello del riconoscimento delle comunità umane come parte delle comunità ecologiche, necessario per interrompere la lunga tradizione delle scienze sociali ed umane che ha concepito le comunità umane «come strutture estranee al contesto ecologico generale» (Torre, 2013: 18) ed iniziare a concettualizzare gli ambienti di vita come ambienti in comune tra società umane e natura e non come mondi distinti, che scindono la società dalla natura (Moore, 2015a;2015b). ...
L’articolo ha due scopi fondamentali. Il primo obiettivo e quello di illustrare come l’attualita del tema della comunita, dell’agire di comunita e delle ricerche di comunita sia parte di una tendenza di lungo periodo che ha caratterizzato la storia degli studi socio-territoriali in Italia. Il secondo obiettivo e quello di evidenziare come stanno cambiando gli studi di comunita e quali innovazioni si potrebbero introdurre assumendo la dimensione ecologica come parte costituiva delle relazioni sociali e, dunque, della vita delle comunita umane.
... (Maturana Romesìn & Varela, 2001). La crisi ecologica e tutti i suoi sintomi non può essere affrontato senza considerare le cause che affettano l'«ecologia mondo» e come sottolinea Moore (2015) dobbiamo riconoscere le caratteristiche del Capitalocene, analizzare le forme di dominio che si sono diffuse dagli albori della 'civiltà' (Bookchin 1988) e come il capitalismo nella sua forma emergente ha usato il dominio patriarcale per affermarsi sfruttando il lavoro e il corpo delle donne (Mies, 2014). Il quesito è servito per posizionarmi nei confronti dell'emergenza a lato del metodo manageriale a prescindere dalla sua classificazione, per tentare un approccio olistico che connetta gli aspetti ambientali, sociali e individuali. ...
... (Maturana Romesìn & Varela, 2001). La crisi ecologica e tutti i suoi sintomi non può essere affrontato senza considerare le cause che affettano l'«ecologia mondo» e come sottolinea Moore (2015) dobbiamo riconoscere le caratteristiche del Capitalocene, analizzare le forme di dominio che si sono diffuse dagli albori della 'civiltà' (Bookchin 1988) e come il capitalismo nella sua forma emergente ha usato il dominio patriarcale per affermarsi sfruttando il lavoro e il corpo delle donne (Mies, 2014). Il quesito è servito per posizionarmi nei confronti dell'emergenza a lato del metodo manageriale a prescindere dalla sua classificazione, per tentare un approccio olistico che connetta gli aspetti ambientali, sociali e individuali. ...
... (Maturana Romesìn & Varela, 2001). La crisi ecologica e tutti i suoi sintomi non può essere affrontato senza considerare le cause che affettano l'«ecologia mondo» e come sottolinea Moore (2015) dobbiamo riconoscere le caratteristiche del Capitalocene, analizzare le forme di dominio che si sono diffuse dagli albori della 'civiltà' (Bookchin 1988) e come il capitalismo nella sua forma emergente ha usato il dominio patriarcale per affermarsi sfruttando il lavoro e il corpo delle donne (Mies, 2014). Il quesito è servito per posizionarmi nei confronti dell'emergenza a lato del metodo manageriale a prescindere dalla sua classificazione, per tentare un approccio olistico che connetta gli aspetti ambientali, sociali e individuali. ...
L'approccio olistico del Comfederalismo Democratico ha trovato in Medio Oriente (MO) un territorio di sperimentazione concreta in cui le donne sono diventate ‘eliche’ del cambiamento. Le donne del movimento curdo organizzano formazioni in cui il dialogo intellettuale è fuso con l’esperienza concreta, dove sono recuperati e connessi i saperi, dedicando tempo alla comprensione della polarità femminile. La riscoperta del territorio marginale per eccellenza, il corpo della donna, da cui sono partite tutte le colonizzazioni, attiva un cambiamento dalla portata storica non solo per il MO. Accademie informali fondate sulle montagne del Kurdistan e poi diffusesi in Europa, MO, Americhe; accademie spontanee all’ombra delle querce, davanti ad un çay, lungo un corso d’acqua, creano esperienze di formazione lontane dai centri formali, edificano un mondo pluri-verso (Borghi 2020). Formazione è cambiamento, è costruzione di società. Nei campi di Jineoloji le donne scrivono insieme la storia, condividono leggende locali di cui mettono in luce i legami con la cultura neolitica della Grande Madre, praticano una pedagogia influenzata dalle esperienze di Freire, producono co-narrazione e cultura. Creatività e libertà, due concetti che emergono dai casi studio come fattori propulsivi della trasformazione della società e delle persone: possibilità di estendere il proprio immaginario oltre le barriere che fino a poco prima sembravano invalicabili; prendere coscienza della responsabilità individuale (morale/etica) nelle relazioni (con tutti gli organismi come fattori propulsivi della trasformazione della società e delle persone: possibilità di estendere il proprio immaginario oltre le barriere che fino a poco prima sembravano invalicabili; prendere coscienza della responsabilità individuale (morale/etica) nelle relazioni (con tutti gli organismi).
... In this way, sustainability becomes primarily a marketing tool exclusively functional to the identification of new market segments during a period of crisis affecting classical industrial production. On the other hand, critical perspectives such as degrowth or eco-Marxism focus on the relationship between humans and the environment from an anti-dualist perspective, emphasizing the need to rethink human agency as directly connected to the web of life (Moore, 2015). The tourism sector has been affected by this debate, and around the definition of sustainable tourism or eco-tourism different perspectives and definitions are articulated. ...
Since the appearance of the Covid 19, the Government of North Macedonia has adopted 6 packages of measures.The aimed of the measures is to deal with the negative consequences on the economy. Within these packages,about 106 different measures have been adopted, which cover and support the companies and individuals affectedby the pandemic. All packages of ant crisis measure are focused to support the economy, citizens, their jobs, socialsecurity, solidarity, creating an environment for easier overcoming of the economic consequences of the coronavirus and implementing a quick exit strategy when the crisis is over to continue with the positive trends of the newdevelopment Macedonian economy. The creation of measures for all packages was done transparently and in aninclusive process in which chambers of commerce, trade unions and employers' organizations participated inorder to cover the maximum number of citizens affected by the Covid 19 crisis. In the research paper we makecomparative analyses between planed and realized measures and difference with and without taken 6 packagesof measures and how the implementation of the measures effects on the GDP and the improvement of the economyin our country.
Keywords: Covid 19, government, measures, economy, strategy, company
... Today, human society and non-human nature are in dialogue and "shuttling between these two different but united moments, to identify internal connections" [1]. In fact, "the prevalent political/economic models have been shaping the planet and the relations between humans and the earth" [2]. ...
Vulnerable topographies and morphologies are reservoirs of resilience in reacting to social, economic, and environmental crises in the Italian Hinterlands. Moreover, the pandemic situation of recent years has influenced people’s values and priorities, allowing us to reconsider the value of lands outside urban centres. In Italy, overcoming a contrasting vision between cities and inland areas brings out a relationship of interdependence between territories, a fragile balance to be investigated and reconnected. The contribution of this paper aims to investigate the current state of vulnerability of these hinterlands, crossed by continuous phenomena and by discrete or sudden phenomena, to represent the tangible and intangible space to fully understand the performativity of these territories. The methodology used lies in an intermediate space between the values process of landscape ecology, which sees as its starting point the investigation of tangible land effects, and the quantitative-qualitative approach of mapping. A scale of values is assigned through the use of GIS-assisted multi-criteria evaluation. The proposed methodology is set and applied in the case of Val di Sole, Trentino, to spatialise the relationship between risk and resources in Italy’s hinterlands.
... Un complesso sistema di relazioni tra proprietà fondiaria e occupazione spaziale, proprietà fondiaria e organizzazione sociale e infine tra proprietà fondiaria e sistema di produzione (Coulibaly, 2016), persiste legato all'accesso estensivo alla terra (Ollenburger, 2019). Questo sistema, comune all'insieme delle regioni della zona subsahariana del Sahel, si scontra oggi con la pressione esercitata dall'aumento demografico e delle temperature, che introducono l'idea di limite propria alla "ecologia-mondo" 4 capitalista (Moore, 2015). Aldilà delle criticità, questi territori continuano ad esistere, are defined in their potential at an interpretative and design level, which invests the rural with a meaning that goes beyond the borders of the continent and questions the hegemony of the categories of thought that cannot be released from the filter of the market economy. ...
This paper proposes a reflection on rurality starting from the cultural expressions and peasant practices of the Bambara ethnic group of the South of Mali in West Africa. The contribution has been developed through field research based on a prolonged sharing of everyday life. The article identifies peasant resistance as the foundation of local geographies, referring to decolonial critical thought as a theoretical basis for highlighting the relationships between the political and symbolic dimension and the spatial and territorial one. The resulting peasant territories are defined in their potential at an interpretative and design level, which invests the rural with a meaning that goes beyond the borders of the continent and questions the hegemony of the categories of thought that cannot be released from the filter of the market economy.
... Questi dati evidenziano l'estrema criticità di una situazione aberrante generata dall'attuale sistema capitalistico industriale, sicuramente vantaggiosa a livello economico, ma non sostenibile (Hawken et al., 2001), un "saccheggio del mondo vivente" (Bevilacqua, 2015, p. 4) all'interno del quale le risorse ambientali diventano sempre più importanti non solo in termini di quantità, ma anche di qualità, scivolando verso la "fine della natura a buon mercato" (Moore, 2015): le risorse, in quanto elementi necessari alla sopravvivenza dell'intera umanità, vengono identificate come bene comune, producendo in tal modo un paradosso nei confronti del concetto (ancora attuale) di privatizzazione delle stesse. ...
... El supuesto inicial es que el capitalismo -en cuanto sistema caracterizado por una combinación, dentro de ciertos "límites espaciotemporales" (Wallerstein, 1985), de relaciones de clase, poder territorial y naturaleza (Avallone, 2015, p.10)-debe su supervivencia a la posibilidad de identificar continuamente nuevas y efectivas formas de combinar la explotación del trabajo asalariado con la apropiación gratuita de la naturaleza humana y extrahumana (Moore, 2013(Moore, , 2015a2015b). En este sentido, la "naturaleza barata" (Moore, 2016) representa tanto un requisito previo del desarrollo del capitalismo como un producto histórico de este último, posibilitado por A ...
A partir de un análisis crítico de la Agenda 2030 para el Desarrollo Sostenible, este artículo se propone evidenciar los nexos que unen los discursos dominantes sobre alimentos y agricultura con las dinámicas socioecológicas que subyacen a las transformaciones y a la crisis del capitalismo contemporáneo. El supuesto inicial es que el capitalismo-en cuanto ecología-mundo-debe su supervivencia a la posibilidad de identificar continuamente nuevas y efectivas formas de combinar la explotación del trabajo asalariado con la apropiación gratuita de la naturaleza humana y extrahumana. Esto implica que la crisis en la que el capitalismo se halla hoy en día representa también la crisis de una forma específica de organizar la naturaleza. Más precisamente, es una crisis que tiene sus raíces en el "fin de la naturaleza barata", es decir en el agotamiento de las fronteras y de las relaciones de valor que han permitido reducir periódicamente el coste del trabajo, de los alimentos, de la energía y de las materias primas. Frente a este fenómeno, las reacciones adoptadas por los principales actores de la gobernanza global han propiciado una reconfiguración general de las estrategias de acumulación vinculadas a la producción y distribución de alimentos. Como muestra el artículo, uno de los principales pivotes en torno al cual actualmente giran estas estrategias es representado por las políticas que se inspiran en los conceptos de "desarrollo sostenible" y "seguridad alimentaria", tal y como están articulados en la Agenda 2030. Nuestra tesis es que detrás de estos mismos conceptos es posible detectar una racionalidad de gobierno que pretende eludir los problemas que surgen de las contradicciones socioecológicas inherentes al capitalismo mediante el establecimiento de nuevas relaciones de valor y nuevas maneras de organizar y producir la naturaleza. Esta operación, sin embargo, exacerba la tensión entre la inclinación del capital a la mercantilización y monetización de nuevas áreas situadas al margen de la esfera productiva y su necesidad de poder seguir contando con amplias fuentes de naturaleza gratuita y trabajo no remunerado. La imposibilidad de devolver el excedente ecológico a niveles que permitan iniciar una nueva fase de expansión, por un lado, da lugar a una intensificación de los procesos de explotación impulsados por la lógica de los mercados globales y, por otro lado, hace cada vez más evidente la crisis del modelo neoliberal de desarrollo, alimentando algunas contratendencias que con la emergencia pandémica parecen destinadas a alcanzar un nivel de madurez más elevado. La primera parte del artículo reconstruye las recientes transformaciones de la economía-mundo capitalista a través de las lentes proporcionadas por el análisis de los regímenes agroalimentarios. La segunda parte se propone deconstruir las prácticas discursivas subyacentes a la Agenda 2030 y poner de relieve las ambigüedades y contradicciones inherentes a las políticas de desarrollo inspiradas en los conceptos de "desarrollo sostenible" y "seguridad alimentaria". La última parte utiliza la perspectiva de la ecología-mundo para exponer con mayor profundidad las tesis del artículo.
... Il percorso è chiaro: mentre nel dibattito asiatico e poi euro-americano si delineava un'idea della costruzione della società postcoloniale e si definivano i postcolonial studies (Mellino, 2005), come prospettiva di superamento dell'esperienza politica e sociale del progetto coloniale dell'Occidente (Said, 1979), nel dibattito latinoamericano si poneva l'esigenza di rivedere in profondità alcuni assunti della modernità e soprattutto la lunga eredità del colonialismo. Tutto ciò partendo dal presupposto che il colonialismo è ancora vivo, soprattutto nelle sue forme più estreme di sfruttamento e appropriazione (Moore, 2015). Costruire un pensiero decolonizzato significa superare l'insieme delle relazioni di potere che ancora definisce quella totalità eterogenea che è la società globale, superare quell'eredità che ha continuato a delineare il potere e la società in cui vivono gli eredi storici dei popoli colonizzati, insieme agli eredi storici dei colonizzatori. ...
... 2 La manodopera migrante a basso costo ha permesso ai settori agricoli di mantenere la loro profittabilità e, insieme, ha svolto una funzione sistemica, garantendo la produzione di cibo a basso costo: 3 uno dei quattro pilastri essenziali del processo globale di accumulazione, insieme alla disponibilità di lavoro, energia ed altre materie prime a buon mercato. 4 Tra gli anni '80 e '90, il miglioramento delle condizioni economiche e l'ingresso di lavoratori nazionali e immigrati con status stabile in altri settori, quali le costruzioni, la ristorazione ed i servizi turistici e, specialmente nel nord Italia, le industrie, resero strutturale la mancanza o carenza di manodopera in agricoltura, soprattutto nelle produzioni stagionali, particolarmente quelle della frutta e di alcuni tipi di verdura. L'insufficienza offerta di forza lavoro fu affrontata con la promozione di meccanismi e programmi istituzionali e politici a livello nazionale per consentire l'assunzione di lavoratori stagionali secondo modalità temporanee o circolari, 5 come avvenuto in altri stati del centro dell'economia globale. ...
Sommario: Durante gli anni '80 Italia e Spagna hanno iniziato a divenire paesi di immigrazione, con un processo che, dal punto di vista economico e del lavoro, ha interessato alcune settori in modo particolare, tra i quali quello agricolo. L'occupazione delle lavoratrici e dei lavoratori stranieri in agricoltura ha permesso al settore di incrementare i livelli di profittabilità in entrambi i paesi, contribuendo, più in generale, alla funzione sistemica di produzione di cibo a basso costo, che costituisce uno dei quattro pilastri essenziali del processo globale di accumulazione, insieme alla disponibilità di lavoro, energia ed altre materie prime a buon mercato. Il reclutamento della manodopera straniera non si è realizzato in modo omogeneo nei diversi contesti produttivi, ma è stato differenziato in base alle esigenze e richieste delle imprese operanti nelle singole enclave agricole. Nel presente articolo si analizzano, attraverso una prospettiva comparata, i meccanismi istituzionali, legali ed informali previsti ed implementati in Spagna e Italia per favorire l'assunzione di forza lavoro straniera, verificando come e perché sono stati promossi o meno programmi di migrazione circolare verso il settore agricolo. Per comprendere come queste politiche si sono concretamente realizzate sono state comparate due enclave produttive, quella di Huelva, in Spagna, e quella della Piana del Sele, nel Sud Italia, in modo da individuare i fattori che permettono di spiegare perché alcune enclave agricole dell'ecologia-mondo hanno configurato sistemi di importazione del lavoro dalla periferia globale, mentre altre hanno privilegiato un modello che deregolamentato.
Social theory debates over the ecological crisis have long hinged on the realism/constructivism dichotomy. More recently a different divide has taken hold, mostly in connection with the rise of new materialisms: that between dualism and anti-dualism.
A new season has also opened in the traditional materialist standpoint in social theory, namely Marxism. Here the dualism/anti-dualism dichotomy dovetails with the question of the dialectic between society and nature. Against this backdrop,
the question the paper addresses is: what ontology does an effective critique of late capitalism’s take on nature need? To answer, the salient features of new materialisms are considered first. Their convergence with what may be called capitalism’s own
ontological turn is highlighted. Subsequently eco-Marxist debates are addressed, where Lukács’s view of the dialectic of nature has been gaining salience. The paper dwells especially on a contribution by Kohei Saito. Though innovative, it is argued,
it does not adequately capture the terms of late capitalism’s assault on nature, just like most eco-Marxist approaches. Adorno’s theory provides a promising approach in this regard, also offering a ground for confrontation between new materialisms and Marxist materialism and a way to effectively address unresolved Marxist diatribes.
Keywords: Ontological turn; Eco-Marxism; Lukács; Adorno; Gene technologies; Ecosystem services.
The dual imperatives of digitalization and environmental sustainability propel the current capitalism shift. On one hand, the ecological crisis stresses “the arcane of reproduction” (across colonial, racial, gender, and class dimensions), emphasizing the finite nature of natural resources and the implications of contemporary physics. Simultaneously, digital ecosystems play an increasingly central role in reproducing the mode of production, fostering new dynamics of ownership, control, and exploitation, often veering towards monopolistic tendencies. This contemporary capitalist landscape is characterized by a notable trend towards the privatization of tangible and intangible infrastructures, the creation of artificial scarcity through intellectual property, and the exploitation of unrecognized, unpaid, or underpaid labour across various actors, from non-human entities to users and waged workers.
While these processes impact digital and natural ecosystems similarly, they are seldom organically examined within the value realization framework. A synchronized reading of ecological economics and digital studies can unveil contemporary capitalism’s diverse accumulation mechanisms, being the interplay between rent, labour, and value, and the definitions of these concepts crucial to both domains.
In this contribution, we will explore how these concepts are being revitalized and reframed in ecological economics and digital studies concerning natural resources, data, and infrastructure. We aim to shed new light on the processes of production, realization, and value distribution through the lenses of rent, thus giving analytical tools for inquiring the concept of labour and examining how the labour theory of value (LTV) is influenced.
The well-known aphorism by William Petty, stating that “labour is the father of material wealth, the earth is its mother,” has shaped the foundation of political economy, leading to the understanding of labour-power as the producer of use-value and surplus-value1,2. Despite this recognition, there has long been a perceived dichotomy between human and natural labour. But, as Moore3 wondered, where does the natural process end and the social process begin in a rice paddy field or a wheat field? Building upon the metabolic interpretation of labour, this contribution seeks to affirm that if the human species “confronts the materials of nature as a force of nature”4, and in doing so “can only proceed as nature does herself,: i.e. he can only change the form of the materials”5, then there is not difference between human and extra-human labour, or, in other terms, humans are just part of a singular universal metabolism. This paper aims to introduce “Socio-Ecological Necessary Labour” (SENL), addressing: (i) the reliance of accumulation on human and extra-human labour; (ii) socio-ecological labour organization, including racial, gender and speciesism dimensions; and (iii) insights into the development of a post-capitalist society.
Clinicians and researchers often use the term "primitive" in reference to emotions and mental states. The widespread use of this term in literature, not only from psychoanalytic tradition, and in professional practice, forces it to explain its meaning. From a cultural psychological background, sensitive to psychoanalytical literature, six possible meanings of the term will therefore be proposed. The aim is to mobilize the self-reflection capacity of the clinician and the educator, so that the relationship does not freeze in the polarity of nature-culture. Finally, it is hypothesized that this term, when referring to the basic needs of some categories of patients, makes space for the ethics and the responsibility, both entirely human, of psychological intervention.
Quest'opera è soggetta alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale V. Bini, V. Capocefalo, S. Rinauro (a cura di), Geografia e ecologia politica: teorie, pratiche, discorsi Società di Studi Geografici. Memorie geografiche NS 24, 2024, pp. 385-390. Isbn: 978-88-94690149 MGIULIA COSTANZO TALARICO* IL RUOLO DELL'ECOFEMMINISMO NELLA CONCEZIONE DI UN NUOVO ORIZZONTE ECO-SOCIALE 1. La crisi di crisi.-A livello globale stiamo attualmente assistendo ad una crisi che viene spesso definita "crisi economica globale" che è una "crisi globale del sistema capitalista" (Carrasco e Díaz, 2017, p. 9), vale a dire una fase di instabilità economica a livello mondiale; tuttavia, la crisi che stiamo affrontando non riguarda solo l'economia, è una crisi a più livelli che ha ripercussioni in tutto il mondo, a livello sociale ed ecologico. Il concetto di crisi prende parte ai dibattiti internazionali da diversi decenni e con riferimento a vari am-biti: crisi economica, finanziaria, umanitaria, ecologica, climatica, agroalimentare, sanitaria, di valori, ecc. Insomma, la crisi risulta essere elemento costitutivo del sistema neoliberista e guardando più da vicino appare come una "crisi di crisi", causata da uno specifico sistema economico (Costanzo Talarico, 2023) e che viene presentata come una modalità strategica di accumulazione che usa la "crisi" per poter agire con politiche neoliberiste di aggiustamenti strutturali. Non è un caso che si adoperi il concetto di "emergenza" e si induca la paura, usando entrambi come dispositivi di potere per limitare i diritti in cambio di sicurezza (Useche Aldana, 2008). Il cambiamento climatico e la più recente crisi sanitaria del Covid-19 sono solo la punta dell'iceberg della "crisi": la crescita produttivista capitalista ha causato danni incalcolabili all'ambiente attraverso lo sfrutta-mento delle risorse naturali e sono molti gli studi che denunciano i pericoli irreversibili di questo modello di produzione. Negli ultimi anni, abbiamo assistito a catastrofi ambientali senza precedenti, registrando il più alto aumento di emissioni di CO 2 nella storia (Moore, 2023). In questo contesto, segnaliamo la grave perdita di biodiversità causata in gran parte dall'agroindustria; pertanto, oltre a provocare una la frattura ambientale, le gravi conseguenze di questo modello si riflettono anche a livello sociale e culturale. Ramón Grosfoguel (2022) sottolinea si tratta della crisi civilizzatoria di un sistema costruito attraverso una civiltà che ha dato centralità all'accumulazione senza sosta, con conseguente redistribuzione ineguale della ricchezza e una violenza intrinseca volta all'ottimizzazione dei profitti. Vandana Shiva (2006) descrive i valori del sistema neoliberista come una "cultura della morte" capace di manipolare la natura e le società per produrre profitto e potere. Si pensi alle attuali politiche estrattiviste: le multinazionali non si preoccupano dei territori o delle comunità che li abitano, la loro unica preoccupazione è la massimizzazione dei benefici che possono derivare dall'estrazione delle risorse considerate mezzi di produzione. La "crisi di crisi" rappresenta un sistema biocida che provoca devastazioni ambientali e disuguaglianze strutturali. Le diverse crisi sono una conseguenza dello stesso sistema: se volessimo rappresentare il sistema capitalista globale con un'immagine mitologica potremmo visualizzarlo come il mostro dell'Idra di Lerna, un serpente a più teste il cui numero variava da un minimo di tre a diecimila. Secondo la leggenda, decapitando una testa, l'Idra aveva la capacità di rigenerarne altre due o tre. Questa metafora evidenzia la necessità di af-frontare questioni diverse considerando il minimo comune denominatore: sebbene i volti siano molteplici, la base del sistema (il corpo) è la stessa e le soluzioni da indagare devono considerare questo fattore (Costanzo Talarico, 2023). 2. Il Capitalocene.-Nel 2000, lo scienziato Paul Crutzen coniò il termine "Antropocene" per definire una nuova epoca geologica caratterizzata dal noto impatto dell'umanità sul nostro pianeta, iniziato in gran parte con la rivoluzione industriale avvenuta in Inghilterra a metà del XVIII secolo (Haraway, 2016). Il termine Antropocene è oggi ampiamente utilizzato dalla comunità scientifica, si ritiene abbia aperto un dialogo tra le scienze naturali e sociali, contribuendo a posizionare il problema del cambiamento climatico nella sfera pub-blica globale. Tuttavia, è stato anche oggetto di dibattito e di dubbi. Nel 2016 Jason Moore criticò il termine, spiegando che riferendosi all'umanità come entità indifferenziata, non si approfondiscono le cause della crisi ecologica; in altre parole le dinamiche del degrado ambientale su larga scala non si possono interpretare solo come un processo geologico, ma devono essere considerate anche a livello storico e sociale, ciò implica esaminare
Il saggio, nel riallacciarsi al pensiero di Lefebvre che preconizza già a partire dagli anni '70 il passaggio dell'idea di città circoscritta a quella di ‘campo urbano', esteso all'intero contesto planetario, si concentra sui territori dell'Alta Gallura – una subregione situata nella Sardegna nordoccidentale – per indagare quali forme assuma questo concetto, in divenire, in questo territorio vissuto per secoli ai margini della grande storia. Per farlo, esplora le microforme dell'abitare che si stanno delineando in questi territori e che vedono protagonisti non le società locali, ma soggetti in esodo dalle città consolidate, che riscoprono e reiventano, per rispondere ai propri modelli di vita urbani, le sopravvivenze dell'antico mondo degli stazzi, inserendoli all'interno di una nuova trama di relazioni.
Gli huave/ikoots vivono su un’isola di barriera fra l’oceano Pacifico e un ampio sistema lagunare costiero, nell’Istmo di Tehuantepec (Oaxaca, Messico). Le loro comunità stanno sperimentando negli ultimi decenni una sempre maggiore dipendenza dalle catene di approvvigionamento dei beni di consumo di massa che procede di pari passo a una crescente conflittualità territoriale e a una progressiva perdita di autonomia alimentare ittica, fondata su una “sovranità oceano-politica” oggi in profonda crisi. Il saggio cerca di leggere il doppio vincolo fra dipendenza dalle catene di approvvigionamento e condizione di isolamento/insularità, “canalizzazione dei flussi vitali” (idrici, ittici, meteorici ecc.) e depauperamento ambientale, prendendo in considerazione un ampio arco temporale (dalle imprese di Cortés fino ai mega-progetti attuali) e alla luce di un’analisi etnografica della percezione locale dell’interdipendenza fra pesca abbondante e circolazione dei flussi oceanici. Dalla loro tradizionale posizione di “trasformatrici alimentari”, sono soprattutto le donne oggi a farsi carico della consapevolezza di un benessere condiviso con l’ambiente acquatico, a fronte di una pesca (maschile) sempre più intensiva e di una crisi del metabolismo lagunare sempre più accentuata.
In the evolution of the human being's material endowment, nature has been an important reference, formal, functional, and behavioral.
Creative activity is by its very nature always characterized by careful observation of nature world, and the result is the construction of a simplified model of it. The processing path the designer takes to reach his synthesis (whether the goal is physical or digital, a product or a service) is always multilevel and multiscale.
From a critical-ethical and social-cultural excursus of the ‘human being-nature’ relationship, this paper is part of the wide-ranging and current debate around the reasons that lead us to look again at Nature as a virtuous example for the development of human products and systems, seeking to explicate, at the same time, the opportunities and challenges that Nature-driven design offers to the culture of Design for Environmental Sustainability, to shape a possible and desirable future.
Specifically, the work aims to define different expressive possibilities in design of physical artifacts, emerging from the investigation and understanding of Nature and its phenomena, shift the interest from a Human-Centred Design to a Nature-Centred Design approach.
In this comprehensive volume, Italian and international scholars contribute to nearly 200 chapters, delving into the evolution of concepts surrounding work and leisure in Western culture from Homer to the present day. With six chronological sections spanning an unprecedented thematic and disciplinary range over the longue durée, this book significantly advances the understanding of work and leisure, and serves as an invaluable reference tool to the ongoing debate on the transformations of these crucial facets of contemporary societies.
La natura non è né un osservatore innocente, né una vittima che può essere “salvata”. Tanto meno la natura è una descrizione libera da valori di uccelli e alberi, di rocce e bestiame, di torrenti di montagna o inondazioni torrenziali. No, davvero. Natura, ha osservato Raymond Williams, è la parola più complessa della lingua, di qualsiasi lingua moderna. Ma Williams ha percorso solo una parte della strada verso una critica rivoluzionaria. A partire dal sedicesimo secolo, Natura è diventato qualcosa di più di una parola e di un’idea; essa si è cristallizzata come un feticcio, un pilastro ideologico del potere capitalistico, che continua ancora oggi nella crisi climatica capitalogenica. Natura è diventata la parola più pericolosa del lessico borghese.
Naturalismo borghese e astrazioni dominanti del capitalismo,Tropico del Cancro (11 June, 2023). G. Avallone, trad.
https://www.tropicodelcancro.net/ecologia-mondo-e-la-crisi-del-capitalismo
In this article, I contrast two of the main schools of thought within eco-Marxism, namely Metabolic Rift ( MR ) and World-Ecology ( WE ). These differ above all else in their accounts of the ontological status of society and nature. The Covid-19 pandemic constitutes a moment of concretisation of this long-standing debate, which is able to dissolve at least in part its issues. The article consists of four parts. I begin with a summary of the two schools of thought and their core stances, before proceeding to unpack their respective theoretical points of contention. I subsequently proceed to explore the conceptualisation of health according to the Marxist scientists Richard Levins and Richard Lewontin through the model of dialectical biology. In the third section, I unpack the conceptualisation of the Covid-19 pandemic by the epidemiologist Robert Wallace, before finally concluding with the contrasts of the two schools in the light of dialectical biology.
This article reconstructs and analyses the reactions and perceptions of fishers and inhabitants of the Venetian Lagoon regarding flood events, ecosystem fragility and the safeguard project named MOSE, which seems to be perceived by residents as a greater risk than floods. Throughout the complex development of the MOSE project, which has involved protracted legislative and technical phases, public opinion has been largely ignored, local knowledge neglected in favour of technical agendas and environmental impact has been largely overlooked. Fishers have begun to describe the Lagoon as a ‘sick’ and rapidly changing organism. These reports will be the starting point for investigating the fishers’ interpretations of the environmental changes they observe during their daily fishing trips. The cause of these changes is mostly attributed to the MOSE’S invasive anthropogenic intervention. The lack of ethical, affective and environmental considerations in the long history of the project has also led to opposition that has involved a conflict between local and technical knowledge.
The article aims at claiming resilience as an inner dimension of “territorialisation”: this is a process in which the communities settling in a place perceive its specific nature , attributing symbols, cognitions and values to resources and to the local peculiarities and thus reifying, structuring and organising the space. Resilience, in our understanding, emphasises forms of learning and processes of development based on local priorities and needs, as identified by the communities through territorialisation patterns and as pursued in their daily production practices. By the conceptual lens of territorialisation our contribution will present the articles published this monographic issue in the way they are framing concepts as resilience and its governance.
Key words: Resilience, Sustainability, Territorialisation, Territorial Competences.
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