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DIFFUSIONE CLONALE DI PROTEUS MIRABILIS CMY-16 PRODUTTORE IN STRUTTURE DI LUNGODEGENZA RIABILITATIVE

Authors:
volume 21, numero 3, 2006
Microbiologia
Medica
179
CO10.1
ATTIVITÀ IN VITRO DI TIGECICLINA
SUGLI ENTEROBATTERI PRODUTTORI
DI ESBL
Gualandris S.1, Mugnaioli C.2, Endimiani A.1,
Pallecchi L.2, Brigante G.1, Rossolini G.M.2,
Luzzaro F.1
Laboratorio di Microbiologia e Virologia,
Università dell’Insubria e Ospedale di Circolo e
Fondazione Macchi, Varese1
Dipartimento di Biologia Molecolare, Università di Siena2
Introduzione.
La tigeciclina è un nuovo farmaco attivo contro un
ampio spettro di batteri patogeni che comprende sia i
Gram-positivi che i Gram-negativi. Nel nostro studio è
stata valutata l’attività della tigeciclina verso isolati
clinici di enterobatteri produttori di beta-lattamasi a
spettro esteso (ESBL).
Metodi.
Sono stati studiati 280 enterobatteri produttori di ESBL:
Escherichia coli (n=138), Klebsiella pneumoniae
(n=64), Klebsiella oxytoca (n=14), Enterobacter aero-
genes (n=25), Enterobacter cloacae (n=12), Serratia
marcescens (n=12), Citrobacter spp. (n=15). Gli isolati
producevano ESBL di tipo TEM (32%), SHV (38%) o
CTX-M (30%). La sensibilità a tigeciclina, doxiciclina
ed altri farmaci potenzialmente attivi contro batteri pro-
duttori di ESBL è stata valutata mediante microdiluizio-
ne in brodo con pannelli dedicati (Microscan, Dade-
Behring). I determinanti di resistenza alla tetraciclina
[tet(A), tet(B), tet(C) e tet(D)] sono stati indagati in tutti
i ceppi mediante amplificazione genica.
Risultati.
Sono risultati sensibili alla tigeciclina 275/280 isolati pro-
duttori di ESBL (98.2%). Di contro, solo 136/280 ceppi
(48.6%) erano sensibili alla doxiciclina. Le percentuali di
sensibilità ad imipenem, ertapenem, ed amikacina erano
del 100%, 99.6% e 87.5%, rispettivamente. La sensibilità
a gentamicina, co-trimoxazolo e ciprofloxacina era mar-
catamente più bassa (66%, 58% e 47%, rispettivamente).
I valori di MIC50/90 per la tigeciclina sono risultati di
0.25/1.0 mg/l. E. coli mostrava valori di MIC50/90 (0.25/0.5
mg/l) più bassi rispetto alle altre specie, mentre K. pneu-
moniae mostrava i valori più elevati (0.5/2.0 mg/l).
L’attività in vitro della tigeciclina non era influenzata
dalla presenza di geni di resistenza per la tetraciclina.
Conclusioni.
La tigeciclina è risultata attiva contro la maggior parte
degli enterobatteri produttori di ESBL. Questo farma-
co potrebbe quindi rappresentare una interessante
opzione terapeutica per il trattamento di infezioni cau-
sate da tali patogeni.
CO10.2
DIFFUSIONE CLONALE DI PROTEUS
MIRABILIS CMY-16 PRODUTTORE IN
STRUTTURE DI LUNGODEGENZA
RIABILITATIVE
Migliavacca R.1, Nucleo E.1, Spalla M.2,
Martino F.1,Terulla C.2, Balzaretti M.3,
Migliavacca A.4, Navarra A.5, Pagani L1.
1Dip. S.M.E.C. sez. di Microbiologia, Università di Pavia,
via Brambilla 74, 27100 Pavia;
2Servizio Analisi Microbiologiche IRCCS “S. Matteo”,
p.le Golgi, 27100 Pavia;
3Lab. di Microbiologia ASP Piero Redaelli, via B. d’Alviano 74,
20146 Milano;
4ASP IARR Istituto Santa Margherita, via Emilia 12,27100 Pavia;
5Lab. di Microbiologia IRCCS “Fondazione S. Maugeri”
via Ferrata 8, 27100 Pavia, Italia.
Introduzione.
L’uso di cefamicine e di inibitori delle ß-lattamasi ha
COMUNICAZIONI ORALI
comunicazioni orali
SESSIONE 10
Le nuove beta lattamasi:
aspetti diagnostici e impatto clinico
Venerdì 22 Settembre 2006, ore 09.00 - 13.00, Sala LONDRA
volume 21, numero 3, 2006
Microbiologia
Medica
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determinato, in specie sprovviste di geni AmpC indu-
cibili, uno slittamento a fenotipi non-ESßL, così come
l’incremento della produzione di cefalosporinasi in
specie che possiedono tale gene costitutivamente. Gli
enzimi di tipo AmpC risultano debolmente inibiti dagli
inibitori delle ß-lattamasi, sono sempre attivi verso le
cefamicine e scarsamente efficaci verso cefepime e
cefpirome.
Materiali e metodi.
Nel periodo maggio’03 - marzo’06 sulla base di una
diminuita suscettibilità (I/R) a cefotaxime (CTX), sono
stati selezionati 160 isolati clinici non replicati di P.
mirabilis da urine di pazienti ricoverati presso l’ASP S.
Margherita, l’IRCCS S. Maugeri, e l’ASP P. Redaelli
(Nord Italia). Gli isolati sono stati studiati con metodo
CLSI per la produzione di ESßL; gli estratti enzimati-
ci grezzi sono stati caratterizzati con IEF. Metodi di
amplificazione, sequenziamento e tipizzazione mole-
colare sono stati impiegati per individuare i determi-
nanti di resistenza e le relazioni clonali fra gli stipiti in
esame.
Risultati.
140/160 isolati sono risultati produttori di una ESßL di
classe A (CLSI). Il fenotipo di resistenza, era spiccata-
mente indicativo della produzione di una ß-lattamasi di
classe C per 16/160 isolati.
Questi ultimi sono risultati produrre 2 enzimi con pI
>8.4 e 5.4, di cui solo il primo con attività a spettro
esteso. PCR e sequenziamento hanno confermato la
produzione dell’enzima CMY-16. Tutti i 16 ceppi di P.
mirabilis CMY-16 produttori sono risultati clonalmen-
te correlati.
Conclusioni.
La produzione di ESβL di classe C in P. mirabilis rap-
presenta, in Italia, un problema clinico emergente lega-
to ad una diffusione clonale inter ospedaliera; la loro
prevalenza risulta però sottostimata, a causa della diffi-
coltà di rivelazione, nella pratica diagnostica corrente.
CO10.3
RUOLO DEL LABORATORIO NELLA
RILEVAZIONE DI CLUSTER EPIDEMICI
DI K.OXYTOCA ESBL+ ALL’OSPEDALE
DI TRENTO
Caola I.*, Sartori R*., Monterosso M. **,
Dallapè P. **, Eccel C. **, Gaino M. *, Ober P. *,
Caciagli P.*
*Lab.Microbiologia e virologia - Ospedale di Trento
**Direzione Medica - Ospedale di Trento
Introduzione.
Il laboratorio, tramite la rilevazione di “microrganismi
alert”, gioca un ruolo fondamentale nel contenimento
della loro diffusione in ambito ospedaliero, in partico-
lare in reparti con pazienti esposti a rischio elevato,
quali le unità di terapia intensiva e di patologia neona-
tale.
Nel presente studio viene riportata l’esperienza nel
nostro ospedale nella rilevazione e successivo conteni-
mento di tre cluster epidemici sostenuti da Klebsiella
oxytoca ESBL+ in terapia intensiva e patologia neona-
tale nel 1996, nel 2003 e nel 2005.
Metodi e risultati.
La rilevazione del microrganismo multiresistente è
stata effettuata dal laboratorio e segnalata rapidamente
al reparto, alla coordinatrice del CIO e alle infermiere
addette al controllo delle infezioni ospedaliere.
Il primo episodio del 1996 ha coinvolto pesantemente
il laboratorio, nella ricerca sia di serbatoi ambientali
sia dei portatori nel personale sanitario che nei degen-
ti tramite tamponi rettali, cutanei, nasali. Klebsiella
oxytoca si ritrovava con elevata frequenza nell’intesti-
no nei neonati che veniva colonizzato molto rapida-
mente e diventava nuova sorgente di trasmissione.
I ceppi isolati da materiali provenienti da pazienti colo-
nizzati e infetti mostravano medesimo biotipo e profi-
lo di sensibilità agli antibiotici. L’analisi dei frammen-
ti di restrizione del genoma ottenuti mediante PFGE ha
dimostrato che si era verificata la diffusione di un
clone. La gestione dell’episodio epidemico con l’ado-
zione di provvedimenti principalmente rivolti al lavag-
gio mani, coorte, sorveglianza della colonizzazione
intestinale ha permesso l’eliminazione del patogeno
dal reparto senza utilizzo di antibiotici.
Nell’ottobre 2003 il laboratorio rilevava la presenza di
K. oxytoca ESBL+ nell’emocoltura di un bimbo, suc-
cessivamente deceduto per CID, e nel secreto congiun-
tivale di un altro neonato degente. In seguito a rapida
segnalazione venivano adottate le misure di conteni-
mento e intrapresa la sorveglianza batteriologica.
Il cluster epidemico si è prolungato per 9 mesi,
nonostante l’adozione rapida di misure di contenimen-
to e sorveglianza, con 15 casi di infezione e 74 di colo-
nizzazione intestinale. Ad un anno di distanza dal
primo caso sono stati effettuati tamponi rettali a tutti i
degenti in un giorno stabilito. La negatività per K. oxy-
toca dei controlli ha confermato che il germe era stato
efficacemente eliminato dal reparto.
Nel settembre 2005 il laboratorio ha evidenziato la pre-
senza di K. oxytoca ESBL+ con medesimo biotipo nel-
l’essudato nasale di due bimbi. La sorveglianza intra-
presa evidenziava la colonizzazione intestinale di un
neonato, già dimesso al momento della comunicazione
del risultato colturale.
L’esperienza maturata nei precedenti episodi ha impe-
dito la diffusione ad altri neonati. L’analisi delle cartel-
le cliniche dell’episodio ha evidenziato che i bimbi
colonizzati erano state trasferiti da ospedali extrapro-
vinciali. Nel tentativo di limitare la diffusione di
microrganismi multiresistenti il CIO ha predisposto l’i-
solamento da contatto per tutti i neonati trasferiti da
altri nosocomi fino alla disponibilità dei risultati dei
controlli colturali di sorveglianza.
COMUNICAZIONI ORALI
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