BookPDF Available

Self, formazione e “territorio potenziale” nella società del cambiamento: dati di ricerca con Giovani disoccupati, Sindaci e Imprenditori

Authors:
Orazio Licciardello & Claudia Castiglione
SELF, FORMAZIONE E “TERRITORIO POTENZIALE”
NELLA SOCIETÀ DEL CAMBIAMENTO.
Dati di ricerca con Giovani disoccupati, Sindaci ed Imprenditori
2
La ricerca è stata realizzata con un contributo finanziario dell’Assessorato alla Formazione Profes-
sionale della Provincia Regionale di Catania e la collaborazione dell’Assindustria di Catania, Setto-
re Ricerca e Formazione Professionale.
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI
DI CATANIA
Dipartimento di Processi Formativi
Cattedra di Psicologia sociale
PROVINCIÀ REGIONALE
DI CATANIA
Assessorato alla Formazione
Professionale
ASSOCIAZIONE INDUSTRIALI
DI CATANIA
Settore Ricerca e Formazione
Professionale
IV Dipartimento Socio-Culturale
Servizio Formazione Professionale
3
Indice
I-PARTE INTRODUTTIVA
1.Premessa
1.Soggettività e ambiente: territorio «reificato» Vs «potenziale»
2.Realtà del cambiamento e complessità: l’esigenza di progettualità ed autonomia
3.Progettualità di vita e ruolo dei Possible Selves
4.Flessibilità/complessità del Self e «territorio potenziale»
5.Identità progettuale e formazione psico-sociale
6.Il possibile ruolo della formazione professionale (e di base)
II-LA RICERCA SUL CAMPO
1.Obiettivi
1.Sul piano conoscitivo
2.Sul piano trasformazionale
2.Metodologia
1.Soggetti target
2.Strumenti
2.1.Focus groups
2.2.Strumenti strutturati
3.Analisi dei dati
3.Risultati-I: i Giovani disoccupati di 18-30 anni
1.I dati dei focus groups
1.1.Macro area 1: Rappresentazione del territorio
1.1.1.Gruppo “Zona pedemontana”
1.1.2.Gruppo “Zona del calatino”
1.1.3.Gruppo “Zona Jonico-etnea”
1.1.4.Gruppo “Movimento cattolico tradizionalista”
1.1.5.Gruppo “Volontariato cattolico di centro-sinistra”
1.1.6.Gruppo “Movimento laico di sinistra”
1.1.7.Gruppo “Centro-Sinistra”
1.1.8.Gruppo “Centro-Destra”
1.1.9.Note di sintesi-Rappresentazioni del territorio
1.2.Macro area 2: Rappresentazione del Self
1.2.1.Gruppo “Zona pedemontana”
1.2.2.Gruppo “Zona del calatino”
1.2.3.Gruppo “Zona Jonico-etnea”
1.2.4.Gruppo “Movimento cattolico tradizionalista”
1.2.5.Gruppo “Volontariato cattolico di centro-sinistra”
1.2.6.Gruppo “Movimento laico di sinistra”
1.2.7.Gruppo “Centro-Sinistra”
1.2.8.Gruppo “Centro-Destra”
1.2.9. Note di sintesi-Rappresentazioni del Self
2.I dati relativi agli strumenti strutturati
1.Il futuro tra speranza e “realtà”
2.Dati relativi alle Scale di Likert
2.1.Area della formazione
2.2.Area del lavoro
2.3.Il territorio ed il suo futuro
2.4.L’effetto delle variabili considerate
4
3.I Differenziali Semantici: dimensioni del Self, Lavoro, Territorio
3.1.Confronto tra medie
3.1.1.Analsi delle coppie polari relative al territorio
3.2.Analisi delle distanze euclidee
3.3.Note di sintesi relative ai dati dei Differenziali Semantici
4.Le correlazioni
5.Analisi della regressione lineare
5.1.L’effetto dell’età
5.2.L’effetto del Self : attuale e futuro
5.3.La valutazione del territorio
6.Note conclusive
4.Risultati-II: i Sindaci
1.Premessa: il futuro dei giovani
2.I dati relative alle Scale di Likert
2.1.Area della formazione
2.2.Area del lavoro
2.3.Il territorio ed il suo futuro
3. Dati relativi ai Differenziali Semantici: dimensioni del Self, Lavoro, Territorio
3.1.Confronto tra medie
3.1.1.Analsi delle coppie polari relative al territorio
3.2.Analisi delle distanze euclidee
3.3.Note di sintesi relative ai Differenziali Semantici
4.Analisi della regressione lineare
4.1.L’effetto del Self : attuale e futuro 4.1.L’effetto dell’età
4.2.L’effetto del Self : attuale e futuro
4.3.La valutazione del territorio
5.Note conclusive
5.Risultati-III: gli Imprenditori
1.Premessa: il futuro dei giovani
2.Le Scale di Likert
2.1.Area della formazione
2.2.Area del lavoro
3.3.Il territorio ed il suo futuro
3.I Differenziali Semantici: dimensioni del Self, Lavoro, Territorio
3.1.Confronto tra medie
3.1.1.Analsi delle coppie polari relative al territorio
3.2.Analisi delle distanze euclidee
3.3.Note di sintesi relative ai dati dei Differenziali Semantici
4.Analisi della regressione lineare
4.1.L’effetto del Self:attuale e futuro
4.2.L’effetto dell’età
4.3.La valutazione del lavoro
4.4.La valutazione del territorio
5.Note conclusive
6.Note di sintesi finale
1- Dati complessivi relativi alla scale di Likert: progettualità di vita, formazione, lavoro e
“territorio potenziale”
2- Dati relativi alla scale di Likert: differenze fra Giovani disoccupati, Sindaci ed Impren-
5
ditori
3- Dati relativi ai Differenziali semantici: confronto fra i tre gruppi
4-Commento finale e indicazioni applicative
Riferimenti bibliografici
6
I-PARTE INTRODUTTIVA
7
1-Premessa
1.Soggettività e ambiente: territorio «reificato» Vs «potenziale»
Il concetto di territorio come fenomeno «potenziale» trova un importante presupposto nella
teorizzazione di Kurt Lewin, lo psicologo sociale di origine tedesca che, nella prima parte del No-
vecento, pose la questione del rapporto individuo/ambiente nell’ambito della sua teoria dinamica
della personalità.
Nel modello teorico proposto da Lewin, il rapporto tra la persona ed il suo contesto di vita è
caratterizzato dalla logica circolare, poiché l’ambiente (nell’accezione di tipo psicobiologico, che
l’A. attribuisce al concetto) costituisce parte fondamentale nei processi di «locomozione» (ovvero
di sviluppo ed evoluzione) della personalità e questa, a sua volta, concorrendo a determinare il si-
gnificato che l’ambiente medesimo assume per il soggetto, incide sui comportamenti specifici e sul-
la costruzione del suo «spazio di vita». Il modello proposto dall’A. viene esemplificato nell’ormai
famosa formula: C= f (P.A.) (Lewin 1935, [1965, pp.86/87]). Secondo tale formula, il comporta-
mento (C) diventa funzione (f) dello stato della persona (P= il complesso delle esperienze soggetti-
ve che influiscono sulle condizioni della medesima: desideri, speranze, preoccupazioni, ansie, timo-
ri) e delle caratteristiche (x) dell’ambiente (A= il complesso concernente le persone, gli oggetti, le
situazioni presenti, passate e future, reali, probabili o soltanto ipotetiche, che hanno una valenza po-
sitiva o negativa per l'individuo e che elicitano sentimenti di attrazione o di repulsione). Per tale ap-
proccio, l’ambiente non viene definito in senso strettamente fisico ma per delle caratteristiche «qua-
si fisiche», «quasi psicologiche», «quasi mentali»(Ibidem, p.87).
La rilevanza del modello proposto da Lewin sta nel fatto che la soggettività della persona, sia
per quanto concerne lo strutturarsi della medesima, sia per quanto riguarda la sua evoluzione e il
suo esplicarsi, viene considerata in relazione agli eventi che ne costituiscono gli scenari di vita, e
quindi al contesto culturale che caratterizza l’ambiente di riferimento, considerato non come dato
reificato ma nella sua accezione psicobiologica. La logica circolare di tipo galileano, che l’A. op-
pone a quella lineare di tipo aristotelico
1
, però, implica la bi-direzionalità e, perciò, i rapporti di in-
fluenzamento sono necessariamente reciproci: in tal senso, la persona, a sua volta, incide sulla con-
cezione di ambiente (modificandola in riferimento al significato, o alle valenze, che per la stessa as-
sume) e sulla qualità e direzione della sua possibile specifica attività (Ibidem, p.85).
Insieme al modello di Lewin, particolare importanza per la presente analisi assume anche
l’approccio interazionista proposto, nello stesso periodo, da H.G.Mead, relativamente alla costru-
zione del Self (ovvero, dell’auto-rappresentazione)
2
. Secondo Mead, il Self è una struttura psicolo-
1
Kurt Lewin ha sottolineato la netta contrapposizione tra le ricerca e le spiegazioni dei fenomeni fondate sulla logica
lineare, tipica della fisica classica di derivazione aristotelica, e quelle della fisica moderna ispirata alla logica circola-
re di tipo galileano (che egli privilegia):"La differenza sta nel fatto che il tipo e la direzione dei vettori fisici nella di-
namica aristotelica sono completamente determinati in anticipo dalla natura dell'oggetto considerato. Nella fisica mo-
derna, per contro, l’esistenza di un vettore fisico dipende sempre dalle mutue relazioni fra diversi fatti fisici, e in par-
ticolare dalle relazioni fra l’oggetto e l’ambiente in cui esso si trova. Nel sistema di Aristotele [...] la tendenza dei
corpi leggeri ad andare verso l’alto e quella dei corpi pesanti ad andare verso il basso risiedeva nei corpi stessi. Per la
fisica moderna, al contrario, non soltanto la tendenza di un corpo leggero a muoversi verso l’alto deriva dalla relazio-
ne fra tale corpo e l’ambiente in cui esso si trova, ma il peso stesso di un corpo viene fatto dipendere da tale relazione.
[...] Questa concezione della dinamica non deve essere intesa nel senso che la natura dell’oggetto diviene senza im-
portanza. Le proprietà e la struttura dell'oggetto che viene considerato restano importanti anche per la teoria galileana
della dinamica. Ma la situazione ambientale assume una importanza pari a quella dell'oggetto. I vettori che determi-
nano la dinamica di un evento non possono essere definiti che in funzione della totalità concreta che comprende, nel
contempo, l'oggetto e la situazione" (Lewin 1935 [1965, pp. 36/37]). Secondo tali riflessioni, le realtà sociali, ed i fatti
che le caratterizzano, possono, essere concepiti attraverso le relazioni psico-sociali che li costituiscono.
2
Secondo Mead la caratteristica fondamentale del Self è di essere “oggetto a se stessa”; si tratta, cioè, di un riflessivo
che “indica ciò che può essere al contempo soggetto ed oggetto” (Mead, 1934 [1966, p.154]. Il concetto specifico, tut-
tavia, oggetto di una mole infinita di studi e ricerche, nel tempo condotte anche in riferimento a modelli teorici diver-
si, e con strumenti diversi, appare difficilmente definibile in maniera esaustiva e condivisa da tutti. Come rileva Bau-
8
gica di origine sociale, considerata non come “sostanza ma come processo” (Mead, 1934, [1966,
p.192], una “fase della complessiva organizzazione sociale di cui l’individuo è parte” (Ibi-
dem,p.192), che “vive e si sviluppa dentro di noi in un gioco di simboli, nel senso più alto” (Ibidem,
p.194) e in relazione alla quale gli atteggiamenti nei confronti degli altri diventano la risposta a
quelli degli altri in uno scambio che “modifica di continuo il processo sociale stesso” (Ibi-
dem,p193). Un fenomeno similare, secondo l’A.., si verifica anche nei confronti del mondo fisico:
nel senso che “l’oggetto fisico è una astrazione che noi ci costruiamo in base alla risposta sociale
che diamo alla natura” (Ibidem, p.197), e che “In tanto in quanto siamo essere razionali, ragionia-
mo e pensiamo, noi assumiamo un atteggiamento sociale nei confronti del mondo che ci circonda”
(Ibidem, p.198).
Secondo l’analisi di Mead., i processi sottesi alla costruzione del Self si scandiscono necessa-
riamente in riferimento all’universo simbolico condiviso (Ibidem, p.110) che caratterizza il contesto
culturale di riferimento (il «Me»), ma il soggetto, piuttosto che «conformarsi» (restando, in tal caso,
un clone della cultura specifica, e quindi soltanto un «Me») può anche prendere le distanze, rielabo-
rando criticamente e creativamente i contenuti della cultura specifica e, perciò stesso, concorrendo a
modificarla (e diventando, in questo caso, un «Io»). Come scrive l’Autore: "Il «Me» è un individuo
convenzionale, abituale. Esso c’è sempre. Deve avere quelle abitudini, quelle risposte che tutti han-
no, altrimenti l’individuo non potrebbe essere membro della comunità”. D’altra parte, “(…) la rea-
zione dell’individuo al «Me» organizzato, «Me» che in un certo senso è semplicemente un membro
della comunità, rappresenta l’ «Io» nell’esperienza del «Sè»” (Mead, 1934, [1966, pp. 208/209]).
Come si vede, l’A. sottolinea l’origine sociale dell’orientamento a conformarsi, magari concorrendo
alla reificazione dell’esistente, ma anche la possibilità psicologica di diventare attori capaci di agire
per il cambiamento del contesto di vita.
Il problema che nello specifico ci si pone è: a cosa va ascritto il fatto che l’ambiente assuma,
per il soggetto, significati funzionali all’evoluzione di una Identità maggiormente orientata al pro-
porsi in senso attivamente trasformazionale piuttosto che all’acquiescenza nei confronti di una real-
tà vissuta come blocco di ogni possibile iniziativa, avvertita come rischio di insuccesso? In che mo-
do è possibile intervenire per creare le condizioni funzionali ad attivare processi di co-costruzione
della concezione di sé stessi, nel senso desiderato?
Secondo Lewin “Il problema della programmazione del mutamento o di qualsiasi altra inizia-
tiva di «ingegneria sociale» si può tradurre nella domanda: quali «condizioni» debbono essere mu-
tate al fine di produrre un dato risultato, e in che modo si possono mutare queste condizioni con i
mezzi disponibili ?” (Lewin 1951, [1972, p.230]). In tal senso, l’Autore propone un modello di «in-
gegneria sociale», che si caratterizza per il coinvolgimento attivo dei soggetti interessati in progetti
di action-Research mirati al cambiamento di specifici obiettivi. Sul piano del metodo, ciò implica,
insieme, il lavorare «con» (piuttosto che «su») e l’individuazione delle criticità sulle quali interve-
nire per conseguire gli scopi prefigurati.
Per molti versi similare l’approccio di Mead, che sottolinea l’esigenza di una riflessione co-
mune sull’esperienza individuale: “noi dobbiamo approfondire la nostra esperienza individuale dal
punto di vista degli atti sociali che coinvolgono le esperienze dei singoli individui separati in un
contesto sociale nel cui ambito questi stessi individui interagiscono tra loro” (Ibidem, p.150).
Al di della fortuna dei modelli teorici sopra richiamati, rimane attuale la lezione relativa-
mente alle implicazioni psicologiche del rapporto individuo/ambiente ed alla sua rilevanza nella co-
struzione della concezione di sé. Peraltro è possibile trovarne tuttora riscontro anche in ambiti di-
sciplinari che, pur diversi per statuto scientifico, analizzano il rapporto tra gli abitanti ed il loro ter-
ritorio, sottolineandone proprio le dimensioni psicosociali. In tal senso, il territorio viene definito
come «spazio sociale vissuto», di fondamentale «valore simbolico» (Guy Di Meio, 1998) e ne viene
sottolineata l’appartenenza sociale e affettiva (oltre che giuridica) (Brunet, Ferras & Thery, 1998).
Nella stessa direzione si pongono le definizioni che concettualizzano l’ambiente come oggetto di
meister, “malgrado l’uso frequente e colloquiale il termine Self non è facile da definire”, per le molteplici accezioni,
significati ed ruoli che allo stesso vengono attribuiti (Baumeister, 1995, p.496 e segg..)
9
«memoria», di «pratica» e di «rappresentazione sociale» (George e Verger, 2004), nonché scenario
dei processi di socializzazione, mediante i quali vengono introiettate le norme ed i valori che rego-
lano la vita e le relazioni sociali, e si viene strutturando l’Identità (Bloch, 1995).
Resta il fatto, però, che appare tuttora prevalente la concezione della realtà (nel caso, del terri-
torio) come «dato» reificato. Nel merito, appare interessante il ruolo, relativamente alle cause sotte-
se a tale persistenza, attribuito alla cultura di tipo «paternalistico» che ha connotato la società indu-
striale (Dubar, Gayot & Hedoux, 1982). Questa cultura, se per un verso ha garantito la protezione
sociale ispirata alla metafora della famiglia tradizionale, per l’altro, per effetto dei valori di rispetto
e autorità che la caratterizzano (Schweitzer, 1993), ha favorito la formazione di atteggiamenti di di-
pendenza (e perciò di una Identità in tal senso caratterizzata), anche nella rappresentazione del terri-
torio e del suo sviluppo (Besancenot, 2006).
Tali atteggiamenti, però, risultano ormai disfunzionali rispetto a quanto l’attuale società del
cambiamento richiede, attesa l’esigenza di una concezione del territorio di tipo potenziale e di rap-
porti con lo stesso ispirati alla progettualità.
2.Realtà del cambiamento e complessità: l’esigenza di progettualità ed autonomia
La concezione della realtà nel nostro recente passato appare caratterizzata dalla semplifica-
zione, laddove la realtà del cambiamento, come la moderna epistemologia della complessità indica,
implica l’esigenza di pensare in termini di complessi.
Gli studi in tal senso focalizzano l’attenzione sulla rilevanza che assumono le concezioni
scientifiche ed i ruoli svolti/interpretati dagli attori coinvolti nel determinare i fenomeni sociali, for-
nendo, in tal senso, un potente supporto teorico al superamento dell’approccio reificazionista. Al
contrario, tali studi sottolineano la funzionalità delle concezioni ispirate agli approcci di tipo (lata-
mente) costruttivista e socio-costruttivista in merito al pensare in termini progettuali e, perciò, in
una prospettiva di «potenzialità».
Nell’ambito della scienza, come ha messo in rilievo Werner Heisenberg (1958), uno dei padri
fondatori della teoria della complessità, i risultati ottenuti nella ricerca scientifica sono funzione del-
la stretta interdipendenza tra strumenti concettuali e ruolo attivo della soggettività del ricercatore.
Come l’Autore sottolinea, infatti, la conoscenza che abbiamo rispetto ad un determinato oggetto di
riferimento non è assoluta, ontologica, ma è strettamente funzione del tipo di strumenti concettuali
che usiamo nel/per dare senso all’oggetto della nostra osservazione, ciò poiché nel rapporto con la
realtà “ciò che osserviamo non è la natura in se stessa ma la natura esposta ai nostri metodi di inda-
gine”. Inoltre, avverte Heisenberg, “non dobbiamo dimenticare che nel dramma dell’esistenza della
vita siamo insieme attori e spettatori » (Heisenberg, 1958 [1982, pp.72]), vale a dire che il nostro
rapporto con la realtà di riferimento non è solamente di tipo osservativo ma ha una funzione (quan-
tomeno) di co-costruzione, poiché il nostro agire è influenzato da quanto osservato e dai quadri
concettuali di riferimento che sottedono la significazione di quanto “osservato”, per cui agiamo
concorrendo a realizzare ciò che “vediamo”.
Inoltre, l’ulteriore analisi epistemologica ha investito lo stessa «natura» della complessità, sia
in generale, in quanto viene considerata come strettamente derivante dalle concezioni teoriche esi-
stenti, sia con riferimento agli ambiti applicativi. Come nel merito è stato rilevato, infatti, la «com-
plessità di un sistema non è necessariamente una proprietà di questo sistema (sia esso naturale o ar-
tificiale), ma una proprietà della rappresentazione attualmente disponibile di questo sistema» (Le
Moigne 1985 [1987, pp.90/91]). Ancora, è stato messo in evidenza il fatto che il concetto di com-
plessità deve essere rapportato alle caratteristiche ed alla soggettività dell’osservatore, che è parte
fondamentale del sistema di osservazione (Ceruti, 1986, p.107) ed il cui modo di essere e di rappor-
tarsi a ciò che costituisce oggetto della sua riflessione, non rimane circoscritto al mero “osservare”,
ma influisce sui risultati possibili (Watzlawick, 1981).
Appare evidente come le riflessioni riguardanti la conoscenza scientifica risultino, a maggior
ragione, di particolare rilevanza per ciò che riguarda la concezione della realtà nel quotidiano ed il
nostro modo di rapportarci alla medesima. In tal senso il fenomeno del cambiamento e la concezio-
10
ne che ne abbiamo, vengono strettamente relati
3
, oltre che alla cultura generalmente prevalente, alla
soggettività, e perciò necessariamente alle dimensioni del Self e degli attori sociali.
Peraltro, i processi di cambiamento secondari allo sviluppo tecnologico, che hanno investito il
mondo del lavoro e modificato profondamente gli scenari di vita quotidiana, rendono indispensabile
imparare a pensare in termini di complessità.
La profonda rivoluzione che, sempre più, investe la nostra quotidianità implica processi di
cambiamento che vanno ben oltre i contenuti, modificando le stesse caratteristiche dei fenomeni.
Relativamente al mondo del lavoro, come qualche anno fa rilevava Bruscaglioni, "[...] nei prossimi
decenni, la vita delle persone sarà sempre più caratterizzata dai cambiamenti lavorativi: cambia-
menti «di» lavoro, vere e proprie riconversioni professionali; cambiamenti «nel» lavoro, per le con-
tinue evoluzioni tecnologiche ed organizzative; cambiamenti «per» il lavoro, perché cambiano men-
talità richieste, culture del lavoro, strategie produttive" (1998, p.20).
Gli effetti che ne derivano, peraltro, vanno ben oltre il piano occupazionale, riverberandosi
tout-court sulla qualità della vita, in particolare per ciò che concerne la progettualità, i livelli di arti-
colazione della medesima ed il tipo di certezze sulle quali la stessa si fonda (Larson, 2002; Pinquart,
& Silbereisen, 2005; Shanahan, Mortimer, & Kruger, 2002).
Di per sé, si tratta di fenomeni che possono essere variamente considerati. La velocità
dell’innovazione tecnologica, i livelli di obsolescenza di consolidate conoscenze e professioni tradi-
zionali, la progressiva erosione delle certezze sulle quali si fondava l’Identità nelle sue dimensioni
professionali e sociali, si correlano, peraltro, a immensi scenari di libertà; scenari che occorre, però,
imparare a organizzare/controllare, mediante il ricorso a tipologie di progettualità adeguate a vivere
in termini positivo-propositivi il cambiamento continuo, in modo che lo stesso diventi una «possibi-
lità» piuttosto che un «limite»” (una condizione, questa, che, insieme al mondo giovanile, investe in
modo crescente anche la realtà esperienziale del mondo adulto). Tuttavia, la qualità dell’esperienza
sottesa ai processi di socializzazione (in senso lato) non sembra risultare funzionale alla progettuali-
ed all’apprezzamento dell’autonomia; come scriveva Crozier agli inizi degli anni ’90, “lo smar-
rimento degli adolescenti delle nostre società moderne è profondamente legato ad una angoscia di
fronte ad una libertà che essi sono incapaci di mantenere, perché non sono stati educati a compren-
derla ed utilizzarla” (1993, p.119).
Sul piano psico-sociale, il secolo appena trascorso si caratterizzava soprattutto per la continui-
(sia nel mondo del lavoro sia, più in generale, nelle relazioni sociali e nelle scelte di vita) e la
quantità delle risorse materiali accumulate; quello attuale si connota, invece, per la discontinuità, la
rilevanza delle dimensioni immateriali, l’esigenza di porsi di fronte al nuovo in termini non solo di
apertura e flessibilità ma di creativa co-costruzione dello stesso. Com’è stato rilevato, la caratteristi-
ca fondamentale delle realtà attuale è che la stessa è sempre più di tipo auto-creativo, per effetto del
“[…] capovolgimento del rapporto con l’ambiente e con il futuro grazie ad un lavoro il cui oggetto
non è altro che l’invenzione e la realizzazione dei futuri possibili” (Zsuzsa 1993, p.40).
Appare necessario, in tal senso, per evitare di subire i processi i cambiamento, non attardarsi
nel rimpianto delle perdute certezze ed imparare a diventar attori competentemente attivi dei nuovi
3
Nel merito, appare interessante quanto, ponendosi implicitamente sulla scia della riflessione lewiniana, scrive Pier Pa-
olo Donati a proposito della caratteristiche del «pensiero irrelato» e del «pensiero relazionale»: “Con il termine «pensie-
ro irrelato» designo quei modi di pensare, cioè di organizzare mappe cognitive e simboliche, che attribuiscono le quali-
tà agli enti (in generale agli elementi) in base ad una loro «natura» (carattere, essenza, o simili) senza riguardo al conte-
sto relazionale in cui gli enti sono situati ed esistono". È una modalità di attribuzione che non pensa per relazioni, ma
per designazioni categoriali [...].Il pensiero relazionale è quel modo di pensare che organizza le proprie mappe cognitive
e simboliche attribuendo le qualità agli enti non già in base ad una loro pre-supposta identità, ma piuttosto definendo
tale identità come realtà relazionale di un ente-in-un-contesto. Il contesto può essere concettualizzato in vari modi, e in
genere deve tener conto sia dell'osservatore che dell' osservato. Esso deve poter dialogare con, se non proprio includere,
meta-punti-di-vista". P.P.Donati (1991),p.14.
11
scenari, concorrendo consapevolmente a costruirli, sulla base delle progettuali «pre-visioni» dei
medesimi. Nella realtà del nostro tempo, infatti, “l’avvenire si declina ormai al plurale ed al presen-
te, essendo il diretto risultato di un percorso auto-creativo che ha come tempo il presente, come og-
getto la realizzazione delle invenzioni elaborate ieri e immaginate l’altro ieri, e per ‘prodotto’ nuove
pratiche sociali che modelleranno la nostra vita individuale e collettiva domani e post-domani” (Ibi-
dem, p.47).
Si tratta, in tal senso, di passare dalle conoscenze alle competenze e dai contenuti ritenuti spe-
cifici del ruolo alle modalità di interpretazione del medesimo, di imparare a pensare alle caratteristi-
che della propria attività anche in termini di durata medio-breve, di fondare le certezze del proprio
futuro soprattutto sulla qualità delle competenze personali e sulla capacità di adattare le stesse, mo-
dificandole, integrandole e re-interpretandole sulla base delle prospettive che le nuove situazioni (o
modi diversi dal proprio di considerarle) pro-pongono.
Tutto ciò, però, comporta l’esigenza di una Identità, insieme, complessa e flessibile e di una
progettualità che consenta di «pre-vedere» le novità implicite nelle dinamiche sociali, di saper co-
gliere contributi e ipotesi che rimandano anche a culture molto lontane dalla propria, di categorizza-
re le situazioni problemiche in maniera funzionale alla loro positiva soluzione, di trasformare in
«possibilità» ciò che, per altri versi, potrebbe sembrare un «limite».
3.Progettualità di vita e ruolo dei Possible Selves
Come rileva Larson “la grande difficoltà della corsa umana è che tutte le esperienze sono del
passato, ma tutte le nostre decisioni riguardano il futuro” (2002, p.8).
Si tratta di una delle criticità fondamentali della società del cambiamento, poiché le certezze
sulle quali si fondava la progettualità che sino a tempi molto recenti caratterizzava la vita sociale,
oggi, lungi dallo svolgere un utile ruolo di guida, risultano disfunzionali. Gli attori sociali, peraltro,
non sembrano possedere le capacità adatte per svolgere i ruoli che l’attuale società richiede e che
implicano una progettualità di vita flessibile ed aperta al nuovo, ovvero l’esigenza “di guardare al
possibile e probabile come un mezzo per informare strategie di cambiamento verso il preferibile”
(Larson, 2002, p.8; Cfr., anche, Shanahan, Mortimer , & Kruger, 2002; Pinquart & Silbereisen ,
2005).
Il fulcro del quadro sopra delineato è costituito dalle dinamiche dell’Identità e del Self
4
, in
una duplice direzione: per un verso, relativamente agli effetti che sulla formazione della stessa pos-
sono derivare dalla nuova realtà socio-culturale e, per l’altro, per il ruolo che la medesima può svol-
gere rispetto agli atteggiamenti nei confronti della (realtà) medesima. Il tipo di relazioni con il terri-
torio e con la cultura nella quale ci si forma e si vive, infatti, risulta importante per il significato
dell’appartenenza (Larson, Walker, Pearce, 2005) e per il senso di cittadinanza (Obradovi, Masten,
2007), ed assume un ruolo fondamentale per i processi sottesi alla costruzione dell’Identità (Gore,
2006; Jung, 2006) ed alla progettualità di vita (Oyserman, Bybee, Terry, 2006).
Particolarmente esplicativo appare, nel merito, il modello dei Possible Selves proposto dalla
Markus e dai suoi collaboratori (Markus & Nurius 1986; Markus & Ruvolo 1989; Markus & Kita-
yama 1991) relativamente ai processi che, in termini di continuum esperienziale, portano alla co-
struzione dei Possible Selves (Markus & Nurius 1986), ovvero alla proiezione che ciascuno fa di sé
relativamente al proprio futuro ed ai possibili ruoli (personali) nel quadro degli scenari sociali, quali
egli se li prefigura.
4
Self e Identità sono concetti che rimandano a tradizioni scientifiche diverse ma che, avendo lo stesso focus di ricerca,
possono essere considerati come strettamente correlati e vengono spesso utilizzati per esprimere medesimi significati.
Com’è stato ormai da tempo rilevato, “nonostante tutti riconoscano ormai la stretta interdipendenza fra le nozioni di
e Identità, non si è ancora giunti a definire un criterio chiaro per precisare la continuità e la differenza tra le due
nozioni” (Palmonari & Carugati, 1988, p.505). In questa sede, e per gli obiettivi del presente contributo, i due termini
possono essere considerati come fungibili
12
Secondo tale modello, il Self svolge un ruolo fondamentalmente attivo nella costruzione di se
stesso e della propria realtà, sia in generale, come «Sé operante» (Working Self), sia relativamente al
futuro, in termini di progettualità di vita, ovvero di «Sé possibili» (Possible selves), secondo la loro
articolazione ed in riferimento alle funzioni che gli stessi possono svolgere.
A)Relativamente all’articolazione, i Possible Selves possono riguardare:
1)gli obiettivi: a)a breve medio-termine, rispetto ai quali nel concreto ci si adopera (Sé attesi); b)a
lungo termine e difficilmente realizzabili (Sé sperati);
2)ciò che non si vorrebbe diventare (Sé temuti).
B)Relativamente alle funzioni, tali dimensioni del Self possono svolgere un’azione importante nel
concorrere a rendere il soggetto competentemente attivo nella costruzione della propria proget-
tualità di vita e nella realizzazione dei suoi obiettivi, sia fornendogli le energie necessarie (fun-
zione energizzante) sia orientandolo nella selezione degli obiettivi su cui investirle (funzione fo-
calizzante).
C)Si tratta, però, di possibilità che rimandano al continuum identitario, ovvero alla qualità
dell’esperienza che caratterizza i processi mediante i quali si viene strutturando il Self, dalle cui
caratteristiche discendono il possibile investimento di energie e la direzione delle medesime.
Sviluppando ulteriormente il paradigma della Markus, Cinnirella (1998) collega i Sé possibili
alla realtà sociale con cui si intreccia la storia esperienziale dei singoli soggetti, mediante il concetto
di «Possible Social Identities».
Secondo tale approccio, la realtà sociale d’appartenenza influenza i Sé possibili e l’evoluzione
e fenomenologia dei medesimi. In tal senso:
1-i «Sé possibili personali» si sviluppano nelle culture individualiste, che privilegiano le per-
sonalità «idiocentriche», piuttosto che in quelle collettiviste che, invece, tendono a privilegiare
l’orientamento «allocentrico»
5
(Cinnirella 1998);
2-le «identità sociali possibili» sono probabilmente più ancorate al gruppo sociale di apparte-
nenza, laddove lo stesso sia percepito come relativamente fisso ed i gruppi confinanti impermeabili;
3-le «possibili identità sociali desiderabili» si sviluppano nelle culture che privilegiano
l’individualismo e nelle quali viene favorita la «mobilità sociale» ed i gruppi confinanti sono perce-
piti come permeabili
6
;
5
Cinnirella fa qui riferimento allo schema della Triandis (1995; Triandis e Gefald 1998). La «cultura individualista» è
caratterizzata: a)dall’Indipendenza del Self (Markus e Kitayama 1991), ovvero dal fatto che gli individui si auto-
percepiscono indipendentemente dai gruppi d’appartenenza; b)dalla prevalenza degli scopi personali su quelli comuni;
c)dal fatto che il comportamento è guidato dai diritti, piuttosto che dai doveri; d)dal fatto che le relazioni sono funzione
del rapporto costi- vantaggi. «La cultura collettivista», al contrario, è caratterizzata: a)dall’inter-dipendenza del Self
(Markus e Kitayama 1991), per cui i soggetti si auto-percepiscono in termini di pochi gruppi d’appartenenza: famiglia,
parenti, regione geografica; b)dalla coerenza tra scopi individuali e collettivi, e comunque dal fatto che i secondi pre-
valgono sui primi; c)dal comportamento guidato da norme, obblighi e doveri; d)dall’esistenza di relazioni stabili, indi-
pendentemente dai vantaggi personali.
Per «soggetti idiocentrici» si intendono coloro che risultano: a)poco interessati ai problemi dei gruppi d’appartenenza
(dei quali non si sentono responsabili ed ai cui successi non partecipano); b)fieri dei singoli successi ottenuti nella com-
petizione personale; c)appartenenti al gruppo in maniera labile e relativa ai propri obiettivi; d)con una lusinghiera per-
cezione di (Markus e Kitayama 1991); e)con un livelo di autostima più elevato rispetto agli “allocentrici” (Radford,
Mann, Ohta, & Nakane, 1993). Per «soggetti allocentrici», invece, si intendono coloro che appaiono: a)coinvolti nei
problemi dell’ ingroup e fieri dei successi collettivi e degli altri membri, poiché ciò contribuisce ad elevare la propria
autostima; b)con una realistica percezione di (Markus e Kitayama 1991); c)con una limitata autostima rispetto agli
“idiocentrici” (Radford, Mann, Ohta, & Nakane, 1993).
6
L’Autore si richiama alla diade «mobilità sociale»/«cambiamento sociale» proposta da Henry Tajfel, lo psicologo in-
glese considerato il fondatore della Psicologia sociale europea.
-La “mobilità sociale” sembra caratterizzare sistemi di credenze personali che pongono maggiormente al centro
dell’attenzione i bisogni e le opzioni dell’individuo, nonché le possibilità che allo stesso sia dato di perseguire e rag-
giungere individualmente i propri obiettivi di auto-realizzazione. Si tratta, quindi, di sistemi rappresentazionali che non
prevedono vincoli ma consentono al soggetto ampi margini di movimento nel sociale; in tal caso, secondo l’Autore,
“(…) all’interno del sistema di credenze di quell’individuo sulla società in cui vive, è compresa l’aspettativa secondo
cui, in linea di massima, egli potrà essere in grado di abbandonare il suo o i suoi gruppi sociali, per altri gruppi che me-
glio si confanno. Pertanto, in questo senso, la «mobilità sociale» consiste nella strutturazione soggettiva di un sistema
13
4-nel caso si verifichi la coesistenza di: debole legame con l’ingroup, «Identità Sociale temu-
ta» e gruppi confinanti vissuti come permeabili, si ha la «mobilità sociale», con l’abbandono
dell’ingroup ed il tentativo di passaggio all’outgroup (o, comunque, ad un altro gruppo) che presen-
ti un diverso repertorio di «identità sociali possibili».
Come appare evidente, la progettualità di vita del soggetto, e per ciò stesso la possibilità di
andare oltre l’ «esistente», considerato come un dato immodificabile, piuttosto che frutto dell’agire
umano, rimanda alle caratteristiche della cultura di riferimento ed al fatto che i singoli e le Istituzio-
ni supportino l’una o l’altra concezione della realtà (influenzando, più o meno direttamente, i pro-
cessi di costruzione dell’Identità).
4. Flessibilità/complessità del Self e «territorio potenziale»
Come già aveva sottolineato Mead (1934), a proposito della dinamica Io/Me, la circolarità tra
il Self ed i contesti nei quali si costruisce può produrre degli effetti in termini di possibile modifica
del contesto, nel caso prevalga l’Io (soggettività e capacità di autonomia critica del Self), oppure di
piatta acquiescenza all’esistente, nel caso in cui, invece, prevalga il Me (assunzione acritica della
cultura e del patrimonio simbolico che caratterizzano l’ambiente).
Per restare nei termini proposti da Mead, la prevalenza dell’Io, e quindi gli ipotizzabili cam-
biamenti, strettamente connessi alla possibilità di considerare il territorio in termini potenziali, im-
plicano, però, processi di discontinuità e l’esigenza di vivere positivamente i cambiamenti che ca-
ratterizzano la quotidianità.
In tempi più recenti, nella stessa direzione depongono gli studi e le ricerche che sostengono la
maggiore funzionalità di un Self flessibile, relativamente sia alle relazioni sociali ed al rapporto con
l’ambiente sia al benessere soggettivo. Secondo tali ricerche, infatti, coloro che sul piano delle rela-
zioni sociali si percepiscono come flessibili e entrano facilmente in sintonia con l’ambiente, modifi-
cando e non manifestando quegli aspetti che ostacolano tale compito (high self-monitoring, Snyder,
1974), hanno un Self altamente differenziato e complesso (Self-Concept Differentiation: Burke e
Tully 1977; Hoelter 1985; Stryker 1987, etc.). Inoltre, un Self multi-dimensionale, caratterizzato da
una maggiore complessità (Complexity) nell’auto-rappresentazione, svolge una funzione protettiva,
poiché modera l'impatto negativo di eventi stressanti sulla salute fisica e mentale (buffering effect)
(Linville, 1987).
Relativamente al rapporto tra Self e “territorio potenziale”, ai fini di meglio comprenderne le
valenze, può risultare utile il riferimento alla teorizzazione di Serge Moscovici (1979). Analizzando
i possibili atteggiamenti nei confronti della realtà, l’Autore ha proposto un modello diadico: l’uno,
tipicamente caratterizzato da atteggiamenti funzionali alla reificazione dell’esistente, definito «fun-
zionalista» (in relazione ad una realtà considerata oggettivamente predeterminata); l’altro, esplicati-
vo degli atteggiamenti utili al cambiamento (e perciò, nel nostro caso, alla trasformazione della
concezione del territorio in termini «potenziali»), che l’A. qualifica come «genetico» (nel senso di
sociale (per quanto grande o piccolo possa essere), in cui l’ipotesi fondamentale è che il sistema sia flessibile e permea-
bile, che permetta un movimento molto libero da un gruppo ad un altro dei singoli individui che lo compongono (Tajfel,
1981, p.301).
-Il “cambiamento sociale” si colloca in una dimensione ideativo/rappresentazionale opposta, per la quale il gruppo co-
stituisce l’unico orizzonte esperienziale possibile del soggetto; un sistema di credenze per il quale la soggettività del
singolo ptrovare modo di implementarsi solo agendo all’interno ed in funzione del gruppo; in questa situazione,
”(…) il «cambiamento sociale», nell’accezione in cui il termine è qui usato, si riferisce all’altra estremità delle modali-
tà soggettive di strutturazione del sistema sociale, in cui l’individuo si trova a vivere. Esso si riferisce fondamentalmen-
te alla credenza, da parte dell’individuo, di essere racchiuso all’interno dei confini del gruppo sociale di cui è membro;
di non potersi trasferire dal proprio gruppo ad un altro gruppo per migliorare o mutare la propria posizione o le proprie
condizioni di vita; e per ciò stesso, di non avere altro modo disponibile per poter cambiare (…) che quello di operare
insieme al proprio gruppo, inteso in senso globale, come membro di questo gruppo (Ibidem, p.302).
14
attiva co-costruzione), che implica, però, adeguate modalità (e capacità) di interpretazione del ruolo,
con le (connesse) caratteristiche di flessibilità dell’Identità.
Il modello funzionalista costituisce il riferimento di coloro che hanno una visione della realtà
di tipo reificazionista; per tale modello, "i sistemi sociali formali o non formali da un lato, ed i fatto-
ri ambientali dall'altro, vengono considerati come dati predeterminati per l'individuo o per il gruppo.
Essi forniscono ad ognuno, prima dell'interazione sociale, un ruolo, uno stato e delle risorse psico-
logiche. Il comportamento dell'individuo o del gruppo ha per funzione di assicurare il suo inseri-
mento nel sistema o nell'ambiente. Di conseguenza, poiché le condizioni alle quali deve adattarsi
l'individuo o il gruppo sono predeterminate, la realtà viene descritta come uniforme e le norme da
osservare vengono applicate ugualmente ad ognuno" (Moscoviti, 1976 [1981, p.13]).
L’opposto si ha invece con il modello genetico, per il quale: "Il sistema sociale formale o in-
formale e l'ambiente vengono definiti e prodotti da coloro che vi partecipano e che vi si trovano di
fronte. I ruoli, gli stati sociali e le risorse psicologiche vengono attivati e ricevono un significato u-
nicamente nell'interazione sociale. L'adattamento al sistema e all'ambiente da parte degli individui e
dei gruppi non è che il pendant dell'adattamento agli individui ed ai gruppi da parte del sistema e
dell'ambiente. Le norme che determinano il senso dell'adattamento sono il risultato di transazioni
passate e presenti fra individui e gruppi. Esse non fanno pressione su ogni individuo o gruppo allo
stesso modo o nella stessa misura" (Ibidem, pp.13-14).
L’adesione all’uno o all’altro modello comporta un diverso modo di intendere il rapporto tra
individuo e realtà sociale e si riverbera sul possibile ruolo attivo dei singoli: "[…] l’uno considera
la realtà sociale come un dato di fatto, e l’altro come una realtà costruita; il primo sottolinea la di-
pendenza degli individui nei riguardi del gruppo e la loro reazione ad esso, il secondo sottolinea
l’interdipendenza dell’individuo e del gruppo e l’interazione in seno al gruppo; quello studia i fe-
nomeni dal punto di vista dell’equilibrio, questo dal punto di vista del conflitto. Infine, per l’uno,
individui e gruppi cercano di adattarsi, mentre invece per l’altro tentano di crescere, cioè cercano e
tendono a trasformare la loro condizione e trasformarsi oppure a creare nuovi modi di pensare e agi-
re" (Ibidem, p.15).
Come appare evidente dal modello proposto da Moscovici, l’aderenza al modello «genetico»,
comporta, insieme, una interpretazione del ruolo ed una concezione del Self ispirati alla complessi-
tà, al cambiamento, alla flessibilità ed alla costruzione del nuovo, piuttosto che, come nel caso del
modello funzionalista, caratterizzati dalla stabilità, coerenza e reificazione dell’esistente.
5. Identità progettuale e formazione psico-sociale
Le capacità di pensare in termini creativi e flessibili, di porsi pro-positivamente rispetto ai
processi di cambiamento che investono le dinamiche dell’Identità e del modo d’essere, di imparare
a vedere come risorse aggiuntive (e non come limiti) punti di vista alternativi al proprio, quando
non siano funzione della personale esperienza di vita, possono essere oggetto di specifico appren-
dimento mediante adeguati processi formativi (cfr., Licciardello, 2005, pp.151 e segg).
Nel merito, la questione investe tutto il processo formativo, da quello scolastico nei suoi vari
gradi, alla formazione professionalizzante (post Diploma o post-Laurea) a quella «in itinere», o co-
munque finalizzata alla ri-qualificazione.
Quella di base è certamente (appunto) «basilare», e va detto che la consapevolezza dei limiti
dell’attuale sistema formativo è presente nell’Istituzione scolastica tout-court.
Ciò che appare inadeguata è la modalità di affrontare i limiti medesimi. Si tratta, infatti, di ri-
pensare la qualità della formazione, relativamente ai contenuti, alla tipologia di obiettivi che me-
diante la stessa si intendono perseguire e, soprattutto, ai metodi solitamente utilizzati.
Andrebbero, infatti, modificati sia i presupposti sia le metodologie, poiché “la formazione alla
responsabilità non può avere successo se si parte da una visione morale didattica imposta”, ciò da
cui deriva l’esigenza di un adeguato “addestramento alla capacità di operare delle scelte ed elabora-
re un minimo di strategia personale” (Crozier 1993, p.119).
15
La consapevolezza di quanto sopra è, in qualche modo, riscontrabile nei vertici degli organi-
smi istituzionali che talvolta promuovono sollecitazioni in tal senso.
Illuminante, nel merito, appare il documento elaborato dal “gruppo consultivo informale
MURST-MPI sull’orientamento nelle scuole e nelle Università” che, nelle sedute del 22-23 Maggio
‘97 (relativo all’Art. 4 della Legge 168/1989), constatata “la scarsa rilevanza delle istituzioni educa-
tive nei processi di mutamento sociale” (Ibidem, p.1),
a)sottolinea l’esigenza di “un insieme di attività che mirino a formare o a potenziare nei giovani ca-
pacità che permettano loro non solo di scegliere in modo efficace il proprio futuro, ma anche di
partecipare attivamente negli ambienti di studio e di lavoro scelti ... (ciò, poiché) le capacità in-
dicate sono rilevanti in un periodo storico nel quale i mondi vitali sono indeboliti, favoriscono
una partecipazione sempre più matura ai processi educativi e, successivamente, costituiscono
componenti necessarie della cittadinanza e della professionalità” (Ibidem, p.4);
2)raccomanda l’opportunità di adottare, prescindendo dagli indirizzi e dai contenuti, modalità di in-
segnamento fondate sulle “competenze relazionali, comunicative e progettuali“ (Ibidem, p.2) ed
ispirate a favorire nei ragazzi “capacità che riguardino la conoscenza di sé e della realtà sociale ed
economica, la progettualità, l’organizzazione del lavoro, il coordinamento delle attività, la gestio-
ne di situazioni complesse, la produzione e la gestione di innovazione, le diverse forme di comu-
nicazione e di relazione interpersonale” (Ibidem, p.4).
In generale, però, le sollecitazioni contenute in tale documento non sono state seguite (le ec-
cezioni ci sono sempre, ovviamente), anche perchè le modalità di insegnamento suggerite compor-
tano una vera e propria rivoluzione non solo nel/del modo di fare scuola ma anche delle stesse di-
namiche organizzative che la caratterizzano. Il problema non riguarda la normativa, poiché quella
esistente non solo consente di realizzare le innovazioni in tal senso ma anzi si può dire che le pre-
scriva. Il problema di fondo, concerne, invece, la formazione dei docenti alla gestione delle relazio-
ni ed al lavoro di gruppo, laddove, invece, si continua a privilegiare un approccio prevalentemente
informativo, fondato sui contenuti ed inadeguato rispetto ai compiti che i profondi cambiamenti ve-
rificatesi a partire dalla seconda metà del secolo scorso assegnano alla scuola ed alla, conseguente,
interpretazione del ruolo docente che ne consegue (cfr., Licciardello, 1990, 1990a).
La formazione, nella prospettiva sopra richiamata, qualunque sia lo status specifico dei desti-
natari (docenti o altre figure professionali), implica l’adesione attiva dei soggetti interessati, il loro
coinvolgimento progettuale in un percorso che ne investe direttamente l’“equazione personale”
7
e le
dimensioni identitarie. Si tratta, perciò, di un percorso che deve essere costruito a partire dai bisogni
formativi, sia espliciti sia impliciti, dei destinatari, mediante un rapporto di interlocuzione mirato a
far cogliere le opportunità che possono derivare da processi di apprendimento ad un “saper essere
(Licciardello, 2005, p.131 e segg) che renda i soggetti attori competentemente attivi del proprio fu-
turo.Tale percorso, se risulta indispensabile soprattutto nei contesti e per le professioni finalizzati
alla costruzione di risorse umane (nell’accezione «immateriale»
8
che il concetto sempre più va as-
sumendo), appare sempre più rilevante per la quasi totalità delle professioni e direttamente funzio-
nale all’assunzione, da parte dei giovani, di un atteggiamento di tipo positivo-propositivo nei con-
fronti del futuro; un atteggiamento di tipo «genetico» per il quale il venir meno delle certezze del
passato può costituire una «possibilità», piuttosto che un «limite».
7
Con questa espressione, utilizzata a proposito della formazione mediante il ricorso al role playing, si intende la possi-
bilità di “[…] attingere a differenti gradi di approfondimento delle letture. Approfondimento che deriva da competen-
ze cognitive e da competenze affettive. Ognuno ha una sua equazione personale, una sua capacità di “tenuta” di fronte
a fenomeni coinvolgenti portati in scena da un role playing. Dall’equazione personale deriva una specifica competenza
di “avvicinamento” e “contatto”, in primo luogo con se stessi, e poi, coerentemente, con gli altri, con i nuclei motiva-
zionali, con i desideri, e le pulsioni ”- Capranico S. (1997), Role Playing, Raffaello Cortina, Milano, p.XIV.
8
Il concetto di risorsa “immateriale” è alla base dei modelli di gestione del personale fondati sulla cooperazione e sulla
soggettività, in funzione delle logiche qualitative nei rapporti organizzativi (Varchetta 1996), per la soddisfazione dei
clienti (D’Egidio 1997) e per il successo internazionale (Brewster 1996); in tal senso è da considerare anche la recente
leadership trasformazionale, caratterizzata dalla spinta verso l’innovazione e l’agire creativo (Bass e Avolio 1994).
16
Tali processi, però, non possono essere considerati semplici e scontati, poiché coinvolgono
l’Identità delle persone: il passaggio dalle conoscenze alle competenze, dai contenuti ritenuti speci-
fici del ruolo alle modalità di interpretazione del medesimo, l’esigenza di imparare a pensare alle
caratteristiche della propria attività anche in termini di durata medio-breve, la necessità di fondare
le certezze del proprio futuro soprattutto sulla qualità delle competenze personali e sulla capacità di
adattare le stesse, modificandole, integrandole, re-interpretandole sulla base delle prospettive che le
nuove situazioni (o modi diversi dal proprio di considerarle) pro-pongono, comportano una Identità
complessa e flessibile.
L’Identità flessibile appare basilare per una progettualità che consenta di «pre-vedere» le no-
vità implicite nelle dinamiche sociali, di saper cogliere contributi e ipotesi che rimandano anche a
culture molto lontane dalla propria, di categorizzare le situazioni problemiche in maniera funzionale
alla loro positiva soluzione, di trasformare in «possibilità» ciò che per altri versi potrebbe sembrare
un «limite»(Licciardello, 1997).
Ciò che, probabilmente, costituisce il nucleo del problema consiste nella sfasatura della velo-
cità del cambiamento sociale, in anticipo, rispetto alle possibilità che la nostra cultura sembra avere
di metabolizzare i profondi mutamenti in essere che ne modificano sostanzialmente gli aspetti strut-
turali. Il doppio passaggio dall’«oggettivo al soggettivo/intersoggettivo» e dal «reale al potenziale»
costituisce una vera e propria rottura epistemologica ed implica l’esigenza di quadri rappresentazio-
nali e sistemi di atteggiamenti che il sistema culturale non ha ancora adeguatamente prodotto e che
la prassi vigente nelle sue articolazioni istituzionali, al di là delle dichiarazioni di principio, finisco-
no spesso per ostacolare .
Si tratta, allora, di ripensare la formazione riflettendo sulla qualità della stessa relativamente
ai contenuti, alle prassi della medesima ed al tipo di obiettivi che mediante la stessa si intendono
perseguire. Tale cambiamento, nel merito, implica il passaggio da approcci sostanzialmente fondati
su principi di «morale predicata» a progettualità che (pur eticamente connotate) risultino, però, ispi-
rate ad obiettivi di tipo più pragmatico (l’etica, pur presente ed inevitabile, resta sullo sfondo
9
).
6. Il possibile ruolo della formazione professionale ( e di base)
In relazione ai (sottolineati) limiti della scuola attuale (di base e superiore), la formazione pro-
fessionale, coniugando le aspettative dei giovani con le esigenze di competenze che derivano dai li-
velli di cambiamento, può risultare una risorsa di notevole rilevanza strategica.
Una formazione professionale progettata per rispondere alle esigenze di competenze che le li-
nee delle direttrici di sviluppo possibile del territorio richiedono e capace di prospettare le stesse
come reale opportunità di realizzazione sociale per coloro che ivi risiedono, costituisce, perciò stes-
so, il trait d’union tra la probabilità da parte dei giovani di trovare occupazione nel proprio contesto
di vita e la possibilità che gli stessi diventino la risorsa strategica per l’evoluzione del (territorio)
medesimo.
Anche le direttrici di sviluppo del territorio, rispetto alle quali la formazione professionale an-
drebbe progettata, rimandano però al concetto di «territorio potenziale», ovvero alla progettualità di
9
Come si evince dalla riflessione epistemologica più avvertita, Ideologia e scienza, pur strettamente collegate, non
possono essere confuse. Secondo Althusser, la distinzione tra ideologia e scienza discende dalla diversità di funzioni
che le caratterizza: mentre la funzione dell'ideologia è di tipo prevalentemente pratico-sociale, quella della scienza è di
tipo maggiormente conoscitivo. L'ideologia, infatti, un sistema (con una logica ed un rigore propri) di rappresenta-
zione (immagini, miti, idee o concetti, secondo il caso) dotato di un'esistenza e di un ruolo storico, nell'ambito di una
società determinata" e "come sistema di rappresentazioni, si distingue dalla scienza perché in essa prevale la funzione
pratico-sociale sulla funzione teorica (o funzione di conoscenza)" (Althusser, 1973,[ 1973, p.238] ).
La distinzione sopra indicata, pur non risolvendo i problemi connessi al rapporto ideologia/scienza,appare di ri-
levante importanza per evitare che la funzione "pratico-sociale", ovvero di "guida all'azione" (propria dell'ideologia),
possa essere concettualmente confusa con la conoscenza tout- court, ciò che spesso si verifica nel complesso sia delle
azioni connesse ai processi conoscitivi sia di quelle più specificamente finalizzate all'intervento professionale (in parti-
colare per gli ambiti connessi al sociale).
17
coloro che in quanto attori sociali rilevanti, imprenditori e politici, realizzano degli investimenti
«prevedendo» la possibile evoluzione socio-economica del contesto (più o meno macro) nel quale
agiscono e, con ciò stesso, concorrendo a realizzare parte importante delle condizioni perché lo svi-
luppo medesimo possa verificarsi.
In tal senso, la possibilità che i giovani (ma anche i meno giovani) realizzino le personali a-
spettative di vita nel proprio territorio e lo sviluppo del medesimo sembrano convergere in un unico
nodo fondamentale, sostanzialmente costituito dalla progettualità:
- quella di vita dei giovani, rispetto alla quale gli stessi investono energie e tempo in processi
formativi congruenti con la rappresentazione del proprio futuro;
- quella di chi nel territorio svolge un possibile ruolo di attore propositivo, “pre-vedendone” i
possibili sviluppi e concorrendo alla realizzazione dei medesimi;
- quella riguardante l’adeguatezza della formazione, come strumento atto a coniugare le diverse
esigenze.
18
II-LA RICERCA SUL CAMPO
19
1-Obiettivi
Il lavoro proposto si ispira ad una metodica di Ricerca/Intervento, finalizzata al raggiungi-
mento di obiettivi di natura, insieme, conoscitiva e trasformazionale
10
.
1-Sul piano conoscitivo, si mira ad esplorare, in termini di Possible Selves, il quadro delle aspettati-
ve, della progettualità di vita e del «territorio potenziale» che presentano sia i giovani non-
occupati della Provincia di Catania, sia gli attori che ivi svolgono ruoli economici e politico-
istituzionali.
In maniera più specifica, si intendono esplorare,
I-Relativamente ai giovani:
a)le aspettative riguardo al futuro personale e la progettualità di vita;
b)il livello di soddisfazione per la formazione ricevuta e le caratteristiche che la stessa dovrebbe
idealmente avere;
c)le caratteristiche della propria realizzazione professionale;
d)la rappresentazione del “territorio potenziale” e le direttrici che lo caratterizzano;
e)le dimensioni del Self.
II-Relativamente agli attori economici, politici e istituzionali:
a)la rappresentazione che essi hanno delle aspettative dei giovani riguardo al loro futuro persona-
le;
b)il livello di adeguatezza della formazione ricevuta dai giovani e le caratteristiche che la stessa
dovrebbe idealmente avere;
c)gli aspetti che (secondo loro) i giovani attribuiscono alla loro realizzazione professionale;
d)la rappresentazione del “territorio potenziale” e le direttrici che lo caratterizzano;
e)le dimensioni del Self.
2-Sul piano trasformazionale, la realizzazione del progetto, per le caratteristiche della tematica e-
splorata, e per la metodologia ispirata alla ricerca/intervento, mira ai seguenti obiettivi:
I-elaborare un articolato quadro rappresentazionale, in termini di Possible Selves, delle aspettative e
delle progettualità di vita dei giovani intervistati, con particolare riferimento alle proiezioni ri-
guardanti il «territorio potenziale»: probabilità di sviluppo attribuite al medesimo, possibilità di
trovare ivi occupazione, caratteristiche di formazione professionale ritenute necessarie per sup-
portare tale sviluppo;
II-delineare un profilo contenente le direttrici di sviluppo del territorio (implicite o esplicite) nella
rappresentazione che del medesimo e della sua possibile evoluzione hanno sia gli Imprenditori, o
comunque coloro che a vario titolo ivi investono denaro, tempo ed energie fisiche ed intellettuali,
sia i rappresentanti politici e istituzionali che, rispetto, a tale sviluppo possono svolgere un poten-
ziale compito di stimolo, coordinamento e, insieme, supporto istituzionale;
III-concorrere a mobilitare energie fisiche ed intellettuali e ad innescare, secondo il fenomeno dell’
«isteresi»
11
, processi di riflessione e di personale e attivo coinvolgimento nella direzione del «ter-
ritorio progettuale» in coloro che, partecipando alle ricerca come intervistati (in particolare, nel
caso dei focus group e del setting di restituzione dati), hanno avuto l’opportunità di interrogarsi
10
Lewin K.(1945, 1947, 1948, 1951).
11
Il termine, che deriva dal greco hystéresis, «ritardo», venne usato nel 1890 dal fisico scozzese James Alfred Ewing
per indicare la caratteristica di un sistema di reagire in ritardo alle sollecitazioni applicate e in dipendenza dello stato
precedente. Nell’ambito della psicologia sociale riguarda il possibile cambiamento degli atteggiamenti di una perso-
na dovuto all’azione dello specifico strumento di misura utilizzato in una ricerca, alla quale gli è stato chiesto di par-
tecipare. Relativamente ad un determinato contenuto che riguarda un oggetto di ricerca, infatti, può accadere che
l’intervistato, «stimolato dal contenuto delle affermazioni può provare tale interesse per le questioni proposte, da in-
durlo a leggere, discutere, a chiedere nuove informazioni sul problema: è possibile allora che si manifesti un cam-
biamento del suo atteggiamento» (Arcuri, & Flores D’Arcais, 1974, p.252; Cfr,anche Licciardello, 1994).
20
sulle tematiche trattate e sulla rilevanza che l’interpretazione del proprio ruolo può, nel merito, as-
sumere;
IV-fornire il quadro di base essenziale per l’elaborazione di progetti di formazione professionale
avanzata, fondati sul quadro relativo alle aspettative e alle progettualità dei giovani e sulle poten-
ziali direttrici di sviluppo del territorio (individuate dai soggetti economici, politici e istituzionali),
funzionali a costituire una reale opportunità di trovare (e/o ri-trovare) lavoro e, insieme,
l’occasione per concorrere concretamente allo sviluppo del proprio contesto di vita, per quanti,
giovani e meno giovani, aspirano a realizzarsi personalmente e professionalmente, ad «essere» e
«sentirsi» risorsa, per se stessi e per la realtà nella quale ciascuno di essi spende i propri giorni ed
investe le personali energie.
V-contribuire allo sviluppo di un nuovo e più adeguato metodo/modello cooperativo di progettazio-
ne della Formazione, che veda coinvolti attivamente tutti i soggetti interessati allo sviluppo del
territorio assegnando a loro il ruolo di attori principali del processo.
2-Metodologia
1.Soggetti target
I soggetti coinvolti nella ricerca sono giovani non-occupati e soggetti economici, politici e i-
stituzionali, che nel territorio della provincia risiedono e/svolgono la loro attività.
In maniera specifica, abbiamo coinvolto nella ricerca:
a)giovani non occupati di età compresa tra i 18 ed i 30 anni
b)Imprenditori, di varia tipologia e le loro organizzazioni di rappresentanza
c)Sindaci
Relativamente ai giovani, il campione è costituito da n. 60 soggetti disoccupati, di cui 33 ma-
schi e 27 femmine, di età compresa tra i 18 e i 30 anni (media 24.68, mediana 25, moda 26).
Il 49% dei 60 soggetti ha svolto attività lavorativa ed il 23,7% la svolge in atto, ma si tratta,
comunque, di lavori occasionali o part-time.
La scelta del campione è stata articolata secondo due criteri: 1)la copertura delle varie zone
del territorio della Provincia; 2)la rappresentatività dei vari orientamenti sociali e politici riscontra-
bili del tessuto socio-culturale del territorio.
1)In riferimento al primo criterio, sono stati organizzati tre gruppi, articolati al loro interno in
modo da risultare bilanciati per età, sesso, e livello di istruzione (diploma o laurea). I tre gruppi ri-
guardano le tre seguenti aree zonali: pedemontana, calatino, Jonico-etnea.
2)Con riguardo al secondo criterio, sono stati organizzati cinque gruppi, sulla base
dell’appartenenza ad un’area politica, ad un movimento culturale o ad una organizzazione di volon-
tariato. I gruppi considerati sono: Movimento cattolico tradizionalista, Volontariato cattolico di cen-
tro-sinistra, Movimento laico di sinistra, Sinistra giovanile, Destra giovanile. Nella composizione di
ciascuno di tali gruppi è stata curata l’articolazione relativamente sia alle caratteristiche sociologi-
che (età, sesso, livello di istruzione) sia alla copertura delle varie componenti dell’area culturale e/o
politica di riferimento.
Relativamente agli imprenditori, si tratta di N.40 membri degli organismi direttivi delle ri-
spettive organizzazioni datoriali: soprattutto, Assindustria e Confederazione Nazionale Artigianato.
Relativamente ai Sindaci, N.=58 costituiscono l’universo di quelli del territorio della Provin-
cia di Catania
2.Strumenti
Ai fini degli obiettivi della nostra ricerca, abbiamo utilizzato strumenti di tipo qualitativo, nel
caso i focus group, utili soprattutto a cogliere le posizioni che vengono assunte durante una discus-
sione collettiva e ad attivare possibili processi di cambiamento, e strumenti di tipo quantitativo:
questionari, scale di Likert e Differenziali Semantici, funzionali ad integrare i dati della discussione
21
con quelli riconducibili alla soggettività individuale, conseguibile mediante il ricorso a metodiche
che garantiscono l’anonimato e, perciò stesso, una maggiore affidabilità dei dati, nonché analisi sta-
tistiche più sofisticate.
2.1.Focus groups
Abbiamo scelto tale strumento perché è ritenuto molto flessibile e si presta a vari usi, come
nel caso della nostra ricerca. Come è stato rilevato: “i focus group rappresentano, per lo meno in
apparenza, uno strumento invitante per favorire la partecipazione dei soggetti coinvolti nella ricer-
ca: in fin dei conti si tratta di momenti di socialità, limitati nel tempo, che non richiedono particolari
abilità tecniche a chi vi prende parte. Oltretutto possono essere adottati quasi in ogni fase del pro-
cesso di ricerca: all'inizio, per prendere parte alle decisioni relative al disegno e agli obiettivi di ri-
cerca; in fase di raccolta dei dati, per prendere visione dei progressi compiuti e concordare eventuali
cambiamenti; nel periodo conclusivo, per interpretare i risultati, trarne le conclusioni e porre in atto
gli opportuni cambiamenti”
12
.
Relativamente ai giovani, abbiamo utilizzato lo strumento in gruppi articolati in maniera tale
da garantire la loro rappresentatività per aree territoriali della provincia, aree ideologiche, impegno
sociale, sesso e livello di istruzione (Diploma o Laurea).
Nel merito, abbiamo intervistato i seguenti gruppi: A)Aree territoriali: Zona Jonico-etnea, Zo-
na del calatino, Zona pedemontana; B)Impegno sociale e volontariato: Movimento cattolico tradi-
zionalista; Volontariato cattolico di centro-sinistra; Movimento laico di sinistra; B)Orientamento
politico: giovani di destra, giovani di sinistra.
Ciascun gruppo è stato organizzato in modo da risultare sufficientemente bilanciato per sesso,
livelli di età e titolo di studio. Inoltre: a)nel caso delle organizzazioni di impegno sociale e volonta-
riato, è stata anche curata la rappresentatività delle varie anime di ciascuna organizzazione; b)nel
caso dei gruppi politici è stata curata la presenza di giovani appartenenti ai vari partiti che costitui-
scono i raggruppamenti, sia per la destra sia per la sinistra.
Le discussioni di gruppo, audio-registrate, sono state sviluppate sulla base di una traccia arti-
colata in nove questioni chiave:
1-Aspettative riguardanti il futuro, a breve ed a medio termine, del proprio territorio;
2-Direttrici di sviluppo possibili che essi immaginano per il medesimo;
3-Scenari e condizioni che si ritengono necessari per l’evoluzione del territorio, quali essi la
vorrebbero;
4-Rilevanza che la propria interpretazione del ruolo può assumere, nonché eventuali condizioni
necessarie e possibili vincoli;
5-Tipologia di risorse che ritengono necessarie per lo sviluppo economico e sociale del territo-
rio;
6-Aspettative riguardanti il futuro personale;
7-Progettualità di vita e ruolo che nella medesima svolge l’attività professionale alla quale si
aspira;
8-Livello di soddisfazione per la formazione ricevuta e aspettative circa la possibile spendibilità
della medesima;
9-Termini e caratteristiche della propria autorealizzazione;
L’esperienza dei focus, per quanto complessa, relativamente alla caratteristiche indicate, è ri-
sultata molto stimolante; i giovani si sono mostrati molto coinvolti e hanno dichiarato un grandis-
simo interesse per la ricerca, per l’oggetto della medesima e per la metodologia utilizzata
13
.
12
Bloor M., Frankland J., Thomas M., Robson K., (2001), I focus group nella ricerca sociale, Erickson, Trento pg 27
13
Sulla base dei risultati ottenuti, abbiamo deciso di estendere la ricerca, utilizzando solamente gli strumenti strutturati,
ai giovani delle seconde e quinte classi degli Istituti Superiori della Provincia, secondo un campionamento che consen-
22
Relativamente agli Imprenditori ed ai Sindaci, l’organizzazione dei focus si è rivelata ancora
più complessa ed i dati sono stati ottenuti soprattutto mediante interviste con strumenti strutturati in
setting individuale.
2.2.Strumenti strutturati
Insieme ai focus group, abbiamo utilizzato i classici strumenti strutturati della ricerca psico-
sociale.
1)un questionario per le background questions, cioè le notizie relative alle caratteristiche dell'inter-
vistato (sesso, età, studi, etc.)
2)sette scale di Likert, per misurare gli atteggiamenti relativi alla formazione, al lavoro e al territo-
rio;
3)quattro Differenziali Semantici: dimensioni del «Self» («Attuale» e «Futuro»), «Lavoro» e «Pro-
vincia», con l’aggiunta dei «Giovani disoccupati», nel caso dei Sindaci e degli Imprenditori..
La raccolta dei dati, ai fini di garantire l’affidabilità scientifica e la qualità del materiale rac-
colto, è stata curata da ricercatori particolarmente esperti, oltre che nella conduzione dei focus
group, nell’uso degli strumenti psico-sociali.
I questionari sono stati somministrati in setting face to face ed in maniera tale da garantire
l’anonimato.
3.Analisi dei dati
Il materiale delle interviste e dei focus group è stato sbobinato, categorizzato in setting di pic-
colo gruppo, per limitare i rischi dell’attribuzione soggettiva di significato da parte del ricercatore
(Licciardello,1994), imputato su database ed elaborato statisticamente.
Relativamente ai dati ottenuti con le scale di Likert e con i Differenziali Semantici i calcoli
sono stati effettuati utilizzando l’SPSS 11.5 for Windows: abbiamo preliminarmente calcolato i va-
lori medi e, successivamente, effettuato i tests di significatività statistica: Chi quadrato, Anova,
Manova, analisi discriminante, regressione lineare, correlazione, analisi post hoc.
te, per ciascuna area territoriale della Provincia, la rappresentatività per sesso e per tipo di Istituto: Licei, Istituti Tec-
nici, Istituti Professionali. La ricerca è tuttora in corso e si prevede di concluderla in tempi brevi.
23
3.Risultati-I: i Giovani disoccupati di 18-30 anni
24
1.I dati dei focus group
I dati ottenuti con i focus groups vengono di seguito illustrati con riferimento a due aree fon-
damentali: la prima riguarda la rappresentazione del territorio, la seconda riguarda la rappresenta-
zione del Self.
Macro area 1: Rappresentazione del territorio
Micro aree: 1)Aspettative; 2)Condizioni necessarie; 3)Risorse; 4)Ruolo
Macro area 2: Rappresentazione Self
Micro aree: 1) Aspettative personali; 2)Formazione; 3)Progettualità di vita; 4)Autorealizzazione
1.1.Macro area 1: Rappresentazione del territorio
1.1.1.Gruppo “Zona pedemontana”
Focus 1: Gruppo “Zona pedemontana”-Rappresentazione del territorio
Aspettative: ambivalenti
Positive
Possibilità di lavora-
re nei Servizi socia-
Negative
Per realizzarsi biso-
gna emigrare
Condizioni per lo sviluppo/Direttrici
Cambiare mentalità
-Collaborazione Vs competizione
-Superare: atteggiamenti collusi-
vi; clientelismo e raccomanda-
zioni; senso di impotenza e soli-
tudine per l’abbandono da parte
delle Istituzioni.
Rivalutare il territorio:
-Centro storico; tradizioni;
mare; Etna; risorse natu-
rali; turismo;
-Creare infrastrutture
Risorse umane
-Valorizzarle mediante
la formazione;
-Evitare la “fuga” dei
cervelli
Ruolo personale:
ambivalenza
Attivo/propositivo
Esigenza di impegno
personale
Sentimento d’impotenza
Il singolo viene bloccato da
clientelismo e cultura mafiosa
25
I dati del Focus della Zona pedemontana indicano notevoli ambivalenze relative al territorio; le aspet-
tative in merito, infatti, sono insieme:
1-positive per la possibilità di trovare lavoro in progetti a sfondo sociale, mirati alle esigenze di bambini e
ragazzi del paese, mediante lo svolgimento di attività ludico-educative per i primi e centri di aggregazione
per i secondi;
2-negative, fondate soprattutto sulla convinzione che per realizzarsi è necessario emigrare dal proprio
territorio: «completato lo studio non è che c’è la porta aperta per poter fare qualcosa di più nel nostro
territorio, molto spesso si tratta di andare fuori”. «Qui evidentemente non c’è posto di lavoro, non c’è
molto, per noi giovani non c’è possibilità di realizzarsi».
Tale difficoltà viene attribuita anche agli scarsi aiuti da parte delle Istituzioni, alle quali si chiede
maggiore attenzione verso le iniziative dei giovani, in particolare per quelle a carattere sociale.
Lo scenario è caratterizzato da difficoltà che concernono:
a-logica clientelare e raccomandazioni: «di recente, io ho provato a presentare il curriculum alla coopera-
tiva per essere assunta e mi è stato risposto che, senza la ‘pedata’, non c’è neanche bisogno che ci pro-
vi»;
b-presenza della mafia, rispetto alla quale manifestano sentimenti di denuncia «qui in Sicilia, purtroppo, è
così: c’è anche la mafia, cioè è da sciocchi dire non esiste, non c’è più, c’è sempre, quotidianamente»;
c-collusione: «io non so purtroppo fino a che punto scindere Stato- Politica- mafia».
Di fronte a tutto questo è forte il senso:
1-di solitudine e impotenza: «il problema nostro è la solitudine, perché chiaramente quando una persona è
sola non può fare niente e quando tu non hai la collaborazione da parte di tutte le persone non te la senti
di andare incontro ad una cosa che comunque sai.. »,
2-di abbandono da parte delle Istituzioni: «il fatto è che quando per esempio questi personaggi
14
si sono
scontranti e magari sono stati uccisi, lo Stato non era lì», ad esse si chiede maggiore trasparenza e volontà
di collaborazione: «ci vorrebbe una maggiore trasparenza nella politica e più collegamenti tra le diverse
Istituzioni».
Appare, però, importante anche la consapevolezza del possibile ruolo personale. Per il superamento di
tale scenario, e quindi per lo sviluppo del territorio, si ritiene infatti che sia condizione necessaria un cam-
biamento radicale di mentalità, che deve partire da ciascuno: «io penso che un cambiamento qui si può
realizzare solo partendo dal piccolo, da me, da lei; si dovrebbe instaurare una mentalità diversa per poter
vedere un futuro più roseo. Per quanto riguarda quello che dicevamo prima, innanzitutto finire sia con que-
sta cosa del clientelismo e anche con l’aspettare che le cose ci piovono dall’alto; e se si cambia un po’ alla
volta noi diventando un po’ più onesti, con noi stessi e con gli altri ed è possibile un futuro migliore».
Altra condizione auspicata è la valorizzazione del territorio. C’è chi punta sul centro storico di Ca-
tania come polo turistico, chi esalta la bellezza di tutta la provincia evidenziandone le attrattive: l’Etna, il
mare, le tradizioni, le risorse naturali, come luoghi di possibile turismo, che sarebbe sicuramente potenziato
dalla creazione e/o sistemazione di adeguate infrastrutture: «non dico di costruire qualcosa di nuovo ma di
migliorare quello che c’è».
Il ruolo che essi si attribuiscono per lo sviluppo del territorio è caratterizzato dall’ambivalenza: per un
verso, è sicuramente attivo e coinvolge in prima persona il singolo: «si inizia dal piccolo a fare cose più
grandi che fanno l’insieme, non nasce qualcosa di universale prima»; per l’altro, è vincolato da un forte
senso d’impotenza: «i vincoli ci sono cioè non si è liberi di avere un ruolo pur avendo delle capacità, però ci
sono delle cose che ci stanno attorno più grandi di noi, che ci permettono di muoverci solo all’ interno dell’
area circoscritta»; «le idee ci sono, i progetti vogliono nascere ma si scontrano con la realtà» (il riferimento
è alla cultura mafiosa ed alla logica clientelare, prima indicate).
Le risorse su cui puntare per un efficace sviluppo del territorio sono, a loro avviso, quelle umane, del-
le quali si auspica la valorizzazione attraverso una più adeguata formazione: «ci vorrebbe, secondo me, an-
che più professionalità in tutti i campi, formarsi di più, fruire di studi più adeguati».
Tale valorizzazione avrebbe anche la funzione di limitare la perdita di quelle risorse umane che sem-
pre più di frequente vanno via dalla Sicilia, per la mancanza di risorse finanziarie e per lo scenario prima in-
14
Si riferisce ai rappresentanti delle Istituzioni vittime della mafia.
26
dicato: «penso che le risorse umane ci sono, ma non abitano qua, cioè nascono qua ma poi se ne vanno
dall’Italia».
27
1.1.2.Gruppo “Zona del calatino”
Focus 2: Gruppo “Zona del calatino”-Rappresentazione del territorio
Dal focus della Zona del calatino emergono solamente aspettative negative in merito al possibile svi-
luppo del territorio: «aspettative per il mio territorio di appartenenza io non ne ho proprio, anche per i ri-
sultati del calatino negli ultimi dieci anni, purtroppo lo devo dire: come tipologia, come metodi, come ri-
chiesta di lavoro e come prospettive, ce ne sono stati pochissimi».
Ne deriva l’esigenza di andare fuori:
1-per trovare un lavoro: «riguardo alle prospettive di lavoro nel nostro territorio penso che dopo la laurea
dobbiamo fare le valigie ed andarcene. Secondo me nel mercato del lavoro, in questi anni, sono state in-
trodotte nuove forme contrattuali che almeno in teoria dovrebbero incentivare il lavoro, però a mio modo
Aspettative: solamente negative
-Raccomandazioni
-Clientelismo
-Politica assistenzialista
incapace di valorizzare
il
territorio
Esigenza di emigrare per:
-Trovare lavoro
-Sentirsi liberi dal provincialismo
bigotto
-
Superare il disagio giovanile
Condizioni per lo sviluppo/Direttrici
Rivalutare il territorio:
-Agricoltura
-Turismo
-Creare infrastrutture e Servizi d’attrazione
-Maggiore fiducia nei giovani
-Rivalutare la risorsa ambiente
-
Staccarsi dalla Provincia Reg.le di CT
Risorse umane
-Valorizzarle mediante la forma-
zione; polo universitario
-Creare raccordo tra: formazione
ed esigenze/ potenzialità del ter-
ritorio.
Ruolo personale:
ambivalenza
Attivo/propositivo
Esigenza di impegno
per cambiare
Sentimento d’impotenza
verso una realtà percepita come
immodificabile
28
di vedere, vivendo in questo territorio, mi sono accorto che il problema è soprattutto politico, però quello
che non va è il mercato del lavoro. Il territorio di Catania è molto vasto, e questo è un problema per la
nostra realtà: noi vediamo Catania molto distante da quello che sono i problemi lavorativi, i problemi so-
ciali del nostro territorio. Da un punto di vista economico il territorio di Catania avrebbe la possibilità di
valorizzare le risorse, perché comunque le risorse non mancano e non manca neppure la voglia di fare, di
scommettersi nel territorio; però purtroppo, anche come è scritto nel questionario, idealisti per quanto
possiamo essere, la realtà è un'altra ed è quella della disoccupazione, della precarietà».
2-per sentirsi liberi da un sociale che li «rinchiude», non permettendo alcun tipo di sviluppo e crescita a
causa di una mentalità di «provincialotti e bigotti»; liberi anche da una cultura clientelare, dalle racco-
mandazioni e da una politica assistenzialista che non permette la valorizzazione del territorio. Motivi, que-
sti, che ritengono alla base di un forte disagio per tutta la fascia giovanile che, purtroppo, si concretizza
talvolta in atti estremi: «è una città dove sono estremamente ricorrenti i suicidi».
Lo scenario che hanno davanti appare, dal loro punto di vista, caratterizzato da disoccupazione e
precarietà, per superare le quali ritengono necessarie alcune condizioni, la prima delle quali è staccarsi dal-
la provincia di Catania: «sono sicuro che lo sviluppo del nostro territorio, del calatino, ci sarà nel momen-
to in cui ci staccheremo da Catania; solo in quel modo, perché se noi continuiamo ad essere il Serbatoio,
l’area di parcheggio di Catania, l’unica soluzione sarà, mi dispiace dirlo, la valigia e basta”, per superare il
forte senso di emarginazione rispetto all’amministrazione della Provincia: «il territorio di Catania è molto
vasto, e questo è un problema per la nostra realtà: noi vediamo Catania molto distante da quello che sono i
problemi lavorativi, i problemi sociali del nostro territorio”; «la stessa provincia di Catania ha delle re-
sponsabilità immense, anche nei nostri confronti, perché è completamente assente. Lei stamattina è venuta
da Catania: può vedere quelle che sono le strade provinciali … c'è un'assenza totale della politica, gli inte-
ressa venire qui, accaparrarsi i voti quando ci sono le elezioni e poi scompaiono. Non gliene frega nulla, né
della gente, né dei giovani: è indifferenza totale».
Diventa, inoltre, importare investire sulla formazione, si auspica la creazione nella Zona del calatino
di un polo universitario, ciò che permetterebbe un incremento economico «penso che il fatto di avere l'uni-
versità qui avrebbe anche una ricaduta economica. Noi ad esempio abbiamo un centro storico svuotato per-
ché la gente si è trasferita nella zona nuova; tutti coloro i quali hanno una piccola casa o un'attività lavora-
tiva avrebbero un piccolo reddito garantito perché tu investi … Anche da questo punto di vista la Provincia,
l'Università di Catania ci ha sempre ostacolato: perché giustamente i catanesi hanno l'interesse a che i ra-
gazzi vadano là e si affittino la casa là, noi non abbiamo questo tipo di diritto, ci viene negato».
La presenza dell’Università è, in tal senso, vista come un fattore importante per lo sviluppo delle po-
tenzialità del territorio. «puntare sulla formazione credo sia importante; pensare non a facoltà che sono di-
stanti ma che abbiano una ricaduta sul territorio; possono essere facoltà come quella di agraria».
Accanto alla creazione di strutture e Servizi di attrazione si ritiene prioritaria la creazione di infra-
strutture affinché la Zona del calatino non sia più soltanto meta turistica di passaggio.
Il settore artigianale della ceramica non è più una risorsa e si propone un rilancio dell’agricoltura ol-
tre che del turismo: «la ceramica secondo me è un po' satura, è un mercato saturo, quindi creare altre pro-
spettive, anche a livello turistico, oppure l'agricoltura che non è molto valorizzata”
Rispetto e valorizzazione dell’ambiente costituiscono una possibile risorsa: «noi abbiamo delle co-
ste bellissime, voglio che si rispetti l’ambiente, perché la Sicilia secondo me è una perla. Però nessuno è in
grado di capire questo, o forse non lo vogliono capire: questa regione deve essere rispettata per quello che
ha e non deve essere più terra di conquista».
E si auspicano:
1-maggiore impegno da parte dei giovani: «credo che occorra da parte dei giovani un maggiore interes-
samento a quella che è la vita pubblica, perché siamo bravissimi a lamentarci, però al momento di fare le
cose concrete non ci esponiamo, perché a chiedere un diritto ci spaventiamo, e invece no, è necessario
che questi discorsi si scrivano: abbiamo queste esigenze, si mettono su carta e si mandano a chi di compe-
tenza … è necessario»;
2- (ma anche) fiducia nei loro confronti: «una volta la classe giovanile era vista come la classe lavorativa
del futuro, il giovane era colui che doveva prendere il posto degli adulti e diventare la classe imprendito-
riale del futuro, adesso siamo visti come tossicodipendenti, come nullafacenti, come gente che non ha vo-
glia di fare nulla…».
Il ruolo personale è ambivalente:
1-c' è chi vuole scommettersi affinché qualcosa cambi;
29
2-ma c’è anche chi si sente schiacciato dal peso di una realtà troppo conservatrice” nella convinzione che
non si possa cambiare neanche con i loro sforzi : «per essere liberi e indipendenti dobbiamo andare fuori: io
un locale qua non lo apro, perché qua rimarrà sempre così» .
30
1.1.3.Gruppo “Zona Jonico-etnea”
Focus 3: Gruppo “Zona Jonico-etnea”-Rappresentazione del territorio
I risultati che emergono dal focus del gruppo «Zona Jonico-etnea» indicano nel lavoro l’aspettativa
principale, fondata sullo sviluppo del territorio (commercio e terziario avanzato).
Il proprio territorio dovrebbe dare a ciascuno la possibilità di trovare un lavoro che si potrebbe più fa-
cilmente ottenere se si valorizzasse un settore identificato come centrale qual’é il turismo: «il turismo è il
punto di partenza, perché comunque tutto è concatenato alla fine. Non c'è un turismo a se stante, comunque
dal turismo derivare tutti i Servizi. È tutto un giro quello che nasce, quindi secondo me il fattore trainante è
questo».
Ma anche la rivalutazione dei settori tradizionali, come l’agricoltura: «io penso che l'agricoltura non
è molto valorizzata», e anche del commercio e del terziario: «io penso che lo sviluppo del nostro territorio
va legato soprattutto allo sviluppo dei Servizi».
Le direttrici di sviluppo del territorio vengono comunque legate all’incremento del turismo: «il
punto di forza del nostro territorio è il turismo ovviamente e poi creare un insieme di Servizi e comunque da
attività complementari e sviluppare poi il tutto. Nella Zona Jonico-etnea abbiamo l'esempio del porto turi-
stico, quindi creare una zona commerciale adiacente il porto turistico potrebbe essere una possibile attività
di sviluppo del territorio e per creare nuovi posto di lavoro. Il parco tematico che si dovrebbe creare nella
zona di Marina di Cottone, potrebbe essere un altro punto di forza del territorio».
Aspettative: possibilità di lavorare
Ambiti
Turismo, commercio, terzia-
rio avanzato; agricoltura
Condizioni per lo sviluppo/Direttrici
Cambiare mentalità
-Cooperazione tra soggetti
-Eliminare raccomandazioni e
illegalità
-Impegno per lo sviluppo
-Superare: senso di impotenza,
raccomandazione, collusione
economico/politica
-Cambiare classe dirigente
Infrastrutture
-Porto turistico;
-
Ultimare opere incompiute
Risorse
-Umane: formazione per
rispondere alle richie-
ste del mercato
--Naturali e culturali
(orgoglio per il territo-
rio)
Ruolo personale: fatalistico
-Tutto dipende da altro/altri;
-Adattamento;
-Fortuna
31
E alla creazione di una serie di infrastrutture che possano accogliere i turisti: alberghi, ristoranti… e
che facilitino l’accesso alle bellezze della Sicilia: strade, ferrovie: «è importante creare anche mezzi e infra-
strutture necessarie. Ad esempio, il turista che arriva al porto deve essere in grado di potersi muovere, poter
magari visitare la zona e comunque trovare un ristorante, un albergo che lo ospita, che so, un pullman ma-
gari che lo porti a visitare l'Etna, o Taormina, per dire e quindi, da qui, con la costruzione di queste in-
frastrutture, alberghi, di conseguenza, possono aumentare anche i posti di lavoro».
Si auspica anche la rivalutazione delle attività tradizionali, la cooperazione tra soggetti per lo svi-
luppo del lavoro.
Emerge un profondo «orgoglio per il territorio» visto come luogo di svariate possibilità.
Lo scenario che essi hanno davanti a se è fatto però non solo di potenzialità per cui lottare, ma an-
che di elementi da cambiare ed eliminare quali:
1-la logica delle raccomandazioni e dell’illegalità,
2-la classe dirigente considerata come la causa che impedisce lo sviluppo delle attività, motivo di lentezze e
superficialità e di interessi economico/politici poco «puliti» che hanno bloccato anche lo sviluppo di tante
opere rimaste incompiute.
Di fronte a questa realtà, verso cui tendono a sentirsi impotenti, emerge un ruolo personale fatalisti-
co, poiché tutto dipende da fattori esterni alla propria volontà: «forze maggiori», e per il quale si tende ad ac-
contentarsi: «poi penso che ognuno di noi si pone degli obiettivi, poi man mano che cresce si incontra questa
realtà, magari si blocca e dice: ‘mi accontento di questo qua’ ed è finita tutta la cosa».
Turismo, tradizionale (folklore e feste popolari) e culturale, e natura costituiscono le risorse da valo-
rizzare per lo sviluppo del territorio.
32
1.1.4.Gruppo “Movimento cattolico tradizionalista”
Focus 4: Gruppo “Movimento cattolico tradizionalista”-Rappresentazione del territorio
Le aspettative dei giovani del gruppo “Movimento cattolico tradizionalista” vertono fondamentalmen-
te sulla promozione del turismo, come fonte nodale per il rilancio del territorio: «Catania deve puntare sul
turismo».
E’ necessario puntare su un turismo a cui è legata una possibilità concreta di lavoro, con lo sviluppo di
infrastrutture, la creazione di un marketing turistico: «secondo me dovremmo puntare sul turismo anche
perché esistono luoghi nel nostro territorio poco sfruttati dal punto di vista turistico, si potrebbero creare
molti più posti di lavoro».
Ci si aspetta inoltre la possibilità di avere per i giovani uno spazio in più soprattutto nella progetta-
zione: «secondo me si dovrebbe dare anche più spazio ai giovani anche nella progettazione, partecipare più
attivamente perché di fatto così noi non abbiamo alcuna possibilità, forse tramite i risultati di questo proget-
to, ma intanto siamo noi quelli che un giorno dovremo lavorare ma non abbiamo questa possibilità di parte-
cipare alle scelte».
Aspettative: positive
-
Spazio ai giovani
nella progettazione
-Lavoro: turismo
Condizioni per lo sviluppo/Direttrici
Cambiare mentalità
-Maggiore voglia di scommettersi
-Maggiore supporto all’iniziativa
personale
Rivalutare il territorio:
-Marketing turistico
-Informazione diffusa
-Creare infrastrutture
Risorse
-Umane
-Finanziarie: più flessibi-
lità nei finanziamenti
-Orgoglio per il territorio
-Facilitazioni alle azien-
de che investono
Ruolo personale
Attivo/propositivo
-Partecipazione attiva
-Perseveranza e impegno
-Orgoglio del territorio
-Ottimismo
-Mediterraneo come scenario
di sviluppo
33
Emerge un forte orgoglio per il proprio territorio «io penso che una città più bella di Catania che
riesce a unire queste tre cose cioè mare, montagna e comunque una città piena e viva, una città universita-
ria, è difficile trovarla»; e si propone una maggiore pubblicità per tali bellezze in modo da farle conoscere
ed attrarre i possibili turisti grazie a un’informazione più diffusa: «credo che a Catania manca il farsi pub-
blicità, perché è una città molto bella e vivace soprattutto in estate piena di vita notturna».
C’è chi propone il Mediterraneo come scenario di un possibile sviluppo, ma la maggioranza si sof-
ferma a discutere sulle agevolazioni economiche che purtroppo spesso non arrivano per la creazione di im-
prese nel territorio: «secondo me bisogna dare agevolazioni economiche a chi vuole investire in Sicilia e nel-
la provincia di Catania. Il benessere è anche il fatto che ci siano delle grosse aziende oltre a Bruno ed Elco,
che diano posti di lavoro».
Si auspica inoltre come condizione per lo sviluppo che ci sia un reale cambiamento che parta dalla
mentalità del singolo che si scommetta e sia supportato nell’iniziativa: «secondo la mia esperienza dovrebbe
cambiare proprio tutto, perché le potenzialità che ci sono non vengono sfruttate per niente, perché
un’iniziativa viene sempre bloccata sul nascere”… «Anche se spesso non sei messo nelle condizioni da met-
terti in gioco, favorendo la partecipazione, creando delle strutture, e impegnandoci in prima persona per
progettare».
Le risorse legate allo sviluppo vengono quindi identificate nella possibilità di avere dei finanziamenti
e nelle risorse umane.
Il ruolo personale è attivo, caratterizzato da impegno quotidiano e partecipazione: «io sono convin-
ta fermamente di una cosa che se ognuno facesse il massimo del proprio lavoro già contribuirebbe a far si
che le cose funzionassero, quello di cui mi ritengo protagonista è proprio la mia crescita personale, cioè il
modo in cui posso incidere, e credere in noi stessi come persone che possiamo in qualche modo smuovere le
cose cioè renderci più attivi».
34
1.1.5.Gruppo “Volontariato cattolico di centro-sinistra”
Focus 5: Gruppo Volontariato cattolico di centro-sinistra”-Rappresentazione del territorio
I giovani del gruppo “Volontariato cattolico di centro-sinistra”, si aspettano:
1-che la provincia promuova uno sviluppo sostenibile del territorio: «sfruttando i prodotti tipici, ma anche
sviluppo sostenibile a livello architettonico e culturale in alternativa a situazioni di sfruttamento indiscri-
minato del territorio»;
2-una rivalutazione del territorio e uno sviluppo turistico «per una città come Catania che ha molto da
offrire in questo senso»;
3-una maggiore attenzione al sociale: «ci sono però molti quartieri disagiati verso i quali si potrebbe e-
stendere il turismo»… «Ci vuole maggior attenzione per i quartieri periferici (es. librino, monte po’), qui
a Catania è come se ci fossero più città nella città, nei quartieri spesso ci sono persone abbandonate al
proprio destino».
Le possibili direttrici di sviluppo, di seguito elencate, vertono su:
1-valorizzazione dell’ambiente e, quindi, sul turismo, per lo sviluppo del quale sono necessarie infrastrut-
ture e collaborazione tra enti diversi: «Rispetto dell’ambiente e dell’uomo. Puntare sulla promozione tu-
ristica. Creare una collaborazione fra più enti ad es. sul problema dell’inquinamento se si facesse una
mappatura della città e ci fossero mezzi di trasporto pubblici più sviluppati ed efficienti quali metropoli-
tane»,
2-cambiamento di mentalità, lotta alla mafia e sviluppo della legalità: «Il punto è che siamo tutti un po’
mafiosi ad es. le raccomandazioni che esistono in tutti gli ambienti… Al nord avrei più possibilità. E’ ne-
cessario creare una mentalità diversa e fornire informazione consapevole…», «io punterei sulla legalità
e persone pulite che investono».
Il possibile sviluppo, oltre che sulle risorse economiche, deve anche fondarsi sulla valorizzazione e
l’utilizzo delle risorse umane: «Anche noi giovani siamo risorsa da sfruttare».
Aspettative: positive
-Sviluppo sostenibile
-Attenzione al sociale
Condizioni per lo sviluppo/Direttrici
Cambiare mentalità
-Collaborazione tra Enti
-Superare mentalità mafiosa
-Maggiore spazio per la legalità
e per una “Imprenditoria one-
sta”
Classe politica incapace di
individuare le priorità.
-Rivalutare/rispettare il territorio
-Creare infrastrutture
Risorse
-Umane e organizzative
-I giovani
-L’economia
35
1.1.6.Gruppo “Movimento laico di sinistra”
Focus 6: Gruppo “Movimento laico di sinistra”- Rappresentazione del territorio
I giovani del gruppo “Movimento laico di sinistra” sottolineano l’esigenza di:
1-superare il pessimismo diffuso che risulta limitativo: «sia dal punto di vista delle istituzioni e del territo-
rio, che di coloro che sono alla ricerca di un lavoro», «c’è una forte depressione e soprattutto ancora
tanto da fare»;
2-dare valore e visibilità alla formazione informale: «penso che il mondo universitario non s’ incontra
con il nostro mondo sociale».
Ritengono lo scenario caratterizzato da un clima mafioso: «l’ economia è per me soffocata dalla ma-
fia, quindi ritengo che qualsiasi indirizzo di sviluppo è bloccato».
Per cui è necessario un cambiamento di mentalità: «ritengo necessaria una presa di coscienza diffusa
per promuovere l’ auto-sviluppo». «Secondo me, la mentalità del nostro territorio è limitante, perché ci por-
ta sempre a pensare che c’è qualcun altro ad agire per noi. Come soluzione a ciò, propongo di puntare alla
formazione/ informazione, partendo dal basso cioè dalla scuola; inoltre per poter pensare d’ investire ed ot-
tenere risposte nuove è necessario cambiare atteggiamento».
Lo sviluppo del territorio si fonda sulle risorse umane, economiche e sociali: «risorse economiche,
sociali e anche umane, ciò che manca è forse la capacità d’utilizzo; dovuta in parte alla mafia».
Il ruolo personale è competente e propositivo: «Penso anch’io che il nostro deve essere un ruolo
d’interazione sociale». «Credo che le competenze che noi acquisiamo ogni giorno possano essere spendibili
nel territorio»; «il nostro obbiettivo è quello d’interagire col territorio, contribuendo con i nostri valori, an-
che in termini d’attività allo sviluppo di quest’ ultimo. La speranza è quella di diffondere l’idea della coope-
razione; purtroppo non so ancora se ci riusciremo».
Aspettative: positive
-Superare il pessimismo diffuso
-Dare valore e visibilità alla formazio-
ne informale
Condizioni per lo sviluppo/Direttrici
Cambiare mentalità
-Diffusa presa di coscienza per
promuovere l’auto sviluppo
-Lotta alla mafia
-Superare le Istituzioni incapaci di
svolgere il proprio dovere
Formazione/informazione
Attuata sia dalle Istituzioni
che dai gruppi informali
Risorse
-Umane, economiche e so-
ciali
-Favorire il loro sviluppo,
superando mafia e cattiva
gestione
Ruolo personale: competente propositivo, e di tipo
cooperativo
36
1.1.7.Gruppo “Centro-Sinistra”
Focus 7: Gruppo “Centro-Sinistra”-Rappresentazione del territorio
Le aspettative dei giovani del gruppo di “Centro-sinistra” riguardano il cambiamento sociale, eco-
nomico e politico, come base su cui fondare la valorizzazione del territorio: «a livello di Provincia ci sono
grandi prospettive, a livello di territorio ed entroterra ci sono grandi realtà che però non sono messe in
primo piano, o comunque non hanno il valore che meriterebbero, nel qual caso mi aspetto che a breve ter-
mine con una politica più accurata si potrebbero avere grandi risultati».
Lo scenario a cui guardare per un possibile sviluppo è anche l’Europa: «ormai non si può parlare
d’Italia, si deve parlare d’ Europa».
Appare evidente l’Esigenza di una classe politica capace di agire per superare i limiti costituiti dalla
mafia: «in Sicilia abbiamo realtà come la mafia che non ha permesso a queste regioni di poter decollare
come le altre parti d’Italia, sicuramente è un fenomeno da non sottovalutare, ci vorrebbe una classe politica
eccelsa per tirare fuori la Sicilia da questo torpore che ripeto è dovuto al problema sicuramente della ma-
fia».
Aspettative:
cambiamento e valorizzazione
del territorio
Condizioni per lo sviluppo/Direttrici
Cambiare mentalità: superare
-Diffusa passività/disimpegno
-Sfiducia nelle proprie potenziali-
tà di giovani
Politica come funzione/senso civico
-Sostituzione di una classe politica
collusa, inetta e invischiante
-Maggiore connessione tra centro e
periferia
-Maggiore partecipazione politica
Conoscenza leggi, diritti, doveri
-Maggiore impegno per il futuro
-Creare infrastrutture
Risorse
-Sviluppo agricolo
-Sviluppo turistico
-Maggiore legalità
-Credito diffuso e traspa-
rente
-Emersione lavoro nero
-Utilizzo progettuale dei
finanziamenti
Ruolo personale:
attore competentemente attivo
-Impegno quotidiano
-Diffusione di valori e culture diverse
L’Europa come sce-
nario di sviluppo
37
Un grosso freno allo sviluppo è quindi quello delle organizzazioni criminali, ma anche un atteggia-
mento di passività da parte dei siciliani e la realtà di una classe politica troppo spesso collusa e inetta:
«c’è uno Stato volutamente inefficiente perché poi là ci sono componenti dell’organizzazione criminale den-
tro». Si lamenta inoltre una scarsa connessione tra il centro della provincia e la periferia: «non c’è con-
nessione tra i territori della provincia di Catania, per il resto i catanesi campano su quegli odi che esisteva-
no anni fa e non riescono a trovare una forza; che poi io sono di Acireale ma studio a Catania e mi sento ca-
tanese, però chi vive solo ad Acireale si sente solo acese; quindi, non c’è neanche questo tessuto di connes-
sione che c’è invece in altre Regioni che sanno bene che, appunto, collaborando si sono diversificate, perché
sanno che una provincia si occupa di quello, all’interno di quella provincia tutti i territori che vi sono dis-
seminati aiutano lo sviluppo di quella provincia, e quindi si sentono appartenenti alla stessa Regione e i
Comuni si sentono appartenenti alla stessa provincia, ma fanno parte di uno stesso sistema; invece qua ogni
Comune va per i fatti suoi e tenta di fregare l’altro per ottenere più finanziamenti rispetto all’ altro».
E’ presente, inoltre, una sfiducia di fondo nelle proprie potenzialità e uno scarso senso del futuro a
causa di una società che impedisce l’accesso ai giovani, ed in particolare nel mondo del lavoro: «non c’è
l’accesso dei giovani neanche graduale non dico che i giovani dovrebbero entrare e sbattere via tutti…».
Le possibili direttrici di sviluppo sono indicate nella visione di una politica intesa come sistema e
non come funzione, cioè un impegno politico reale, onesto e quotidiano e non funzionale solo a determinati
interessi spesso personali e oscuri. Accanto a questo si desidera l’impegno di ogni cittadino per la promo-
zione del senso civico, attraverso la conoscenza dei diritti, doveri, e leggi; la lotta e l’intervento consapevole
contro la dispersione scolastica; la vittoria della legalità; l’emersione del lavoro nero; e la partecipazione po-
litica attiva: « io credo che bisognerebbe dare valore alla politica, io non sopporto quando si fanno discorsi
nelle scuole, nelle università, la politica è fondamentale, c’è in tutti i giorni in tutto ciò che facciamo, credo
che bisogna distinguere un sistema politico che non và, dalla funzione della politica nella società e quindi
credo che più le persone s’interessano anche in piccolo in prima linea in politica, più il politico è costretto a
non fare delle magagne o comunque avrà gli occhi delle persone addosso; il disinteresse favorisce solo chi
vuole portare avanti un certo fare politico che serve solo a pochi, clientelare».
Di conseguenza, si spera in un miglioramento del sistema economico-politico, grazie anche all’utilizzo
progettuale dei finanziamenti.
Le risorse necessarie per tale miglioramento vengono identificate principalmente nella valorizzazione
di ciò che il territorio possiede già: risorse naturali su cui fondare il turismo per cui creare infrastrutture, e
lo sviluppo agricolo, «le risorse della nostra terra sono infinite: turismo, settore primario, agricoltura e pe-
sca, la Sicilia è forse la terra che produce più agrumi, più pomodori a Pachino; Vittoria ha uno dei mercati
più grandi quasi d’ Europa».
Di fronte a questo scenario, il ruolo che dicono di avere e che si auspicano è quello di «attore compe-
tentemente attivo»: pur consapevoli che basta una sola generazione per cambiare la realtà del territorio, vo-
gliono, comunque, farsi promotori di cambiamento e costruttori di una società diversa, anche attraverso la
diffusione di valori e cultura.
38
1.1.8.Gruppop “Centro-Destra”
Focus 8-Gruppo di “Centro-Destra”-Rappresentazione del territorio
Sul piano delle aspettative, i giovani del gruppo di “Centro-destra” propendono (pur se con una certa
venatura di scetticismo) per una possibile politica di sviluppo del territorio: «se si fa una politica adeguata
puntando sul turismo e sull’agricoltura specializzata, se si punta a valorizzare il prodotto tipico probabil-
mente ci sono delle ottime possibilità di sviluppo».
Ambiti di possibile sviluppo del territorio sono sia il turismo, sul quale si punta l’attenzione, sia
l’agricoltura dei prodotti tipici: «il turismo dovrebbe aiutare un po' tutto il sistema che abbiamo noi, e sono
convinto che l'agricoltura sia una grossa risorsa se bene sfruttata e oltre l'agricoltura il terziario, i Servizi
possono aver qui da noi una buona fonte di sviluppo».
Aspettative:
politica di svi-
luppo del territorio
Condizioni per lo sviluppo: direttrici
Cambiare mentalità
-Cooperazione Vs Individualismo
-Superare atteggiamenti dell’accon
tentarsi
-Mafia e cultura mafiosa: blocco
dell’iniziativa imprenditoriale
Maggiore legalità
-Regole e tutela da parte del-
lo stato
-Superare la politica
dell’assistenzialismo
-Creare infrastrutture
Risorse
-Umane
-Turismo
-Agricoltura
-Prodotti tipici
-Naturali e artistiche
Ruolo personale:
attivo/propositivo
-Investimento nel sociale, nella politica e nel-
la imprenditorialità
-
Pensare in maniera onesta e legale
L’Europa come sce-
nario di sviluppo
39
Lo scenario, come essi lo vedono, è però caratterizzato da inadeguatezza dal punto di vista sia strut-
turale sia mentale e culturale. C’è una forte carenza di strade, ferrovie, sistemi di trasporti per collegare i
vari paesi, ciò per cui sarebbe necessario creare infrastrutture adeguate se si vuole un reale sviluppo turi-
stico e per creare le condizioni favorevoli agli investimenti imprenditoriali: «qui in Sicilia a livello di infra-
strutture non è che ce ne siano molte»; «è abbastanza sconveniente produrre qui anche a causa di collega-
menti non organizzati, le linee ferroviarie non sono così sviluppate, quindi prima di pensare di voler investi-
re sull’industria si dovrebbe cercare quanto meno di sviluppare le risorse cioè strade, ferrovie, quindi inve-
stire molto sulle strutture».
C’è inoltre una cultura mafiosa, oltre alla presenza reale della mafia, che blocca l’iniziativa impren-
ditoriale: «faccio la pazzia di aprire un’impresa»; «non è questione di territorio ma di mentalità, c’è molta
paura di investire, paura di infiltrazioni mafiose».
Si auspica quindi:
1-maggiore legalità: «ci vogliono delle regole, che devono essere rispettate»; «negli Stati Uniti non pagare le
tasse penso sia uno dei reati più gravi che esista, da noi se non paghi le tasse tu sei ‘sperto’
15
»;
2-meno individualismo: «al posto di farsi la guerra l’uno con l’altro bisognerebbe cooperare»;
3-il superamento della politica dell’assistenzialismo e dell’accontentarsi, e la coscienza di essere inseriti
non solo all’interno di una nazione ma dell’Unione Europea: «non c'è solo la provincia di Catania, c’è an-
che tutto il resto della Sicilia, c'è l'Italia, l'Europa in cui l'Italia è inserita, dobbiamo restare con gli occhi
aperti per vedere cosa tutto questo nostro circondario richiede effettivamente».
Le risorse su cui puntare, in particolare in riferimento allo sviluppo del turismo, sono sicuramente
quelle naturali: «abbiamo una zona bellissima col mare fantastico, abbiamo la montagna, l’Etna», ma an-
che quelle artistico-culturali : «abbiamo le storia e non solo, oggi una città come Catania è non solo bella
dal punto di vista artistico ma anche una città moderna, una città che offre molto, è anche molto creativa”; e
soprattutto risorse umane: «noi siamo molto bravi nella comunicazione, prendiamo confidenza facilmen-
te»; «le risorse umane, che debbono restare nella legalità, cioè tutti noi dobbiamo metterci in testa che deve
essere una risorsa di tutti pensare in maniera onesta e legale, cioè quella cosa si può fare perché la legge
me lo permette».
Il proprio ruolo è visto come attivo e promotore in prima persona di quel cambiamento auspicato,
soprattutto a livello socio-politico e nello scommettersi in un lavoro di tipo imprenditoriale : «il nostro
ruolo è nella società, non possiamo estrani da questa società, prima dobbiamo abituarci alle varie realtà
che ci sono, e poi cercare di cambiare pian piano».
1.1.9-Note di sintesi-Rappresentazioni del territorio
Le aspettative fondamentali riguardano l’esigenza di trovare lavoro, ma, almeno per una parte, si rile-
va la consapevolezza/preoccupazione che ciò potrà avvenire fuori Sicilia.
Altrettanto importante l’aspettativa di uno sviluppo economico e sociale del territorio, fondato per lo
più sul turismo e sulla rivalutazione dell’agricoltura e del territorio.
Le condizioni necessarie per tale possibile sviluppo riguardano: 1)un cambiamento di mentalità sia a
livello collettivo (in particolare col superamento della logica clientelare e lo sradicamento della mafia anche
come “cultura”), sia a livello individuale, scommettendo su se stessi contro una diffusa percezione di impo-
tenza, immaturità e scarso senso del futuro; 2) la creazione di infrastrutture; 3)maggiore flessibilità e traspa-
renza nei finanziamenti.
Le risorse su cui puntare sono prevalentemente quelle umane, accanto alla valorizzazione delle risorse
naturali e artistico/culturali, legate allo sviluppo turistico, ed al giusto utilizzo di quelle economiche.
L’interpretazione del proprio ruolo, in relazione allo sviluppo del territorio, appare talvolta caratteriz-
zato da ambivalenza: da un lato, l’impegno del singolo come attore competentemente attivo; dall’altro, e
all’opposto, una percezione dello stesso in termini di impotenza e anche di “destino”.
Si rileva, però, una sostanziale differenza tra i gruppi.
La rappresentazione appare decisamente negativa soprattutto nella zona del calatino ed in quella pe-
demontana, e meno orientata in tal senso nel gruppo della zona Jonico-etnea.
15
Nel dialetto siciliano, «sperto» sta per furbo, qualcuno che ritiene di essere in gamba perché pensa ad ottenere il suo
tornaconto non rispettando le regole o fregando gli altri.
40
Notevolmente più orientata in positivo, invece, anche se fortemente caratterizzata da elementi di pro-
blematicità la rappresentazione che, relativamente allo sviluppo del territorio ed al futuro personale, si ri-
scontra tra i gruppi impegnati nel sociale e nella politica.
Pur con diverse articolazioni ed angolature, infatti, e al di dello specifico orientamento politico, i
giovani dei gruppi impegnati nel volontariato e nella politica attiva dei partiti, presentano un quadro caratte-
rizzato da limiti e possibilità. Relativamente ai limiti, questi vengono individuati nella mafia, nella cultura
dell’assistenzialismo e della raccomandazione e nella cattiva politica. Relativamente alle possibilità di svi-
luppo queste rimandano al cambiamento di mentalità, all’impegno personale, alla cooperazione, alla qualità
delle risorse umane e della formazione professionale, allo sviluppo turistico, ottenibile mediante la rivaluta-
zione del patrimonio culturale e dell’agricoltura, e anche all’esigenza di guardare ai rapporti con l’Europa e
con il Mediterraneo come scenari di viluppo.
Risulta, in tal senso, evidente come la concezione del territorio in termini potenziali risenta positiva-
mente dell’impegno personale e del coinvolgimento attivo nelle organizzazioni di volontariato e nella politi-
ca in senso più tradizionale.
41
1.2.Macro area 2: Rappresentazione del Self
1.2.1.Gruppo “Zona pedemontana”
Focus 1: Gruppo “Zona pedemontana”-Rappresentazione del Self
Per i giovani del focus del gruppo “Zona pedemontana” l’auto-realizzazione professionale, dovrebbe
essere coerente con gli studi fatti, ma si prevede che ciò potrà avvenire fuori dalla Sicilia: «io qua a Cata-
nia, in Sicilia non ho nessuna aspettativa, infatti io sono pronta a farmi la valigia e ad andar via perché mi
sono stancata».
Molto forte, comunque, l’esigenza di conciliare realizzazione professionale e affettiva, al punto da
sacrificare la prima alla seconda: «la mia massima aspirazione è un lavoro che mi permetta di stare il più
possibile con la mia famiglia, con i miei figli,… poi alla fine quello che trovi, se lo trovi qua ci sono molti
paletti o ti accontenti di questo o mi butto a capofitto nel lavoro e faccio quello che mi capita, però per me
non sono due cose che riesco a staccare in questo momento, mi voglio realizzare in tutte e due».
Vorrebbero una formazione di qualità «io sono convinta che se gli iscritti ad un corso di laurea sono
mille, bisogna portare tutti allo stesso livello; cioè la formazione deve essere qualitativa», fondata su una
maggiore disponibilità dei formatori a trasmettere «saper fare»: «Io quando parlo d’ insoddisfazione a
livello formativo, non parlo di gente incapace ma parlo di gente che è capace, per se stessa e tuttavia non ha
nessuna voglia di darti qualcosa per formare anche te, cioè, sa fare quello che fa ma, realmente cioè, quel-
lo che ti dà lo fa perché lo deve fare e non perché vuole che anche tu arrivi dove è arrivato lui», e percorsi
universitari e post-universitari per specializzazioni nel settore medico, giuridico, psicologico meno lunghi e
più aderenti al mondo del lavoro.
Aspettative personali
Realizzazione professionale
Coerente con gli studi fatti
Progettualità: autorealizzazione e
Conciliare…
Realizzazione professionale
Formazione
Lamentano
Assenza di sapere e
“saper fare”
Auspicano
-Maggiore raccordo/ continuità uni-
versità mondo del lavoro
-
Formazione di qualità
Realizzazione affettiva (famiglia)
Avverrà “altrove”
42
1.2.2.Gruppo “Zona del calatino”
Focus 2: Gruppo “Zona del calatino”-Rappresentazione del Self
I giovani del gruppo “Zona del calatino” ritengono che il proprio futuro di studio e lavoro sia, loro
malgrado, proiettato fuori dalla provincia: «Se questo territorio non mi darà la possibilità di trovare un
lavoro consono ai miei studi sarò costretto a prendere la valigia; non nascondo che se avessi la possibilità,
appena finita la scuola, di avere un posto e rimanere qui a Zona del calatino, rimarrei sicuramente».
Il lavoro è visto come condizione necessaria, per qualsiasi progetto di vita: «è chiaro che in una
scala di valori il lavoro sia messo al primo posto, considerando che per una progettazione è necessario che
ci siano delle basi solide di partenza, quindi penso che una delle basi sia proprio il lavoro e la stabilità eco-
nomica per poter fare qualsiasi cosa, costruirsi una famiglia, raggiungere la propria soddisfazione…».
L’autorealizzazione è determinata, di conseguenza, dalla possibilità di essere autonomi e indipen-
denti, sia dal punto di vista economico che rispetto ad una mentalità troppo chiusa e provinciale.
Soddisfacente appare la formazione di base ma non quella universitaria ritenuta troppo teorica e
poco spendibile sul mercato: «per quanto mi riguarda il livello di formazione acquisito fino ad oggi dal
mio punto di vista lo trovo molto soddisfacente, però sono molto critico nei confronti del sistema università
in quanto lo reputo poco stimolante; secondo me viene fatto uno studio molto acritico, molto passivo, quindi
lo studente si allontana sempre di più da quelli che potrebbero essere argomenti per la futura attività lavo-
rativa», «noi usciamo dalla facoltà che abbiamo una cultura generale estesa ma che nello specifico poi non
ci da molte basi per operare. Per quanto mi riguarda avrei preferito che fosse potenziato di più il tirocinio
pratico rispetto a quello teorico che noi seguivamo all’interno della facoltà … Penso comunque che la for-
mazione non si fermi solo al master dopo la laurea, ma alla fine la formazione la si fa ogni giorno, in manie-
ra pratica».
Aspettative personali
Emigrare come vissuto di costrizione
Per studio
Progettualità di vita/auto-realizzazione
Lavoro
Condizione necessaria per qualsiasi
progetto di vita
Formazione
Limiti
-Poco stimolante (studio acritico, passivo)
-Tempi troppo lunghi
-Poco spendibile nel mondo del lavoro
Aspetti positivi
Soddisfacente come forma-
zione di base, generale
Per lavoro
-Autonomia
-Indipendenza
(anche da
una mentalità chiusa e pro-
vinciale)
43
1.2.3.Gruppo “Zona Jonico-etnea”
Focus 3: Gruppo “Zona Jonico-etnea”-Rappresentazione del Self
I giovani del gruppo “Zona Jonico-etnea” privilegiano la possibile realizzazione professionale : «la
prima cosa penso che sia trovare un lavoro che ti stimoli, che ti piaccia, in modo tale da portarlo sempre
avanti», con notevoli differenze, però, relative alla caratteristiche:
- c’è chi aspira ad avere un posto fisso: «è giusto pensare ad un posto fisso anche se tu ti vuoi costruire
qualcosa perché non puoi avere delle alternative e dei successi se lavori un anno e poi dopo non sai come
affrontare quello che vorresti fare»;
- chi, invece, è contrario e vuole trovare un lavoro autonomo che realizzi i propri«sogni» professionali: «io
ho scelto un posto da libero professionista, spero di fare il geometra, così sono per conto mio e se ho dei
buoni propositi li metto per la società e per il territorio dove lavoro».
Il lavoro diventa centrale anche per la propria progettualità di vita: «l’attività professionale ha ruo-
lo principale sicuramente, perché per progettare un futuro ci vuole del denaro che poi deve arrivare dal la-
voro che andrai a fare. Diciamo che comunque per progettare bene dovrebbe essere stabile, però può essere
un inizio … però è una buona base principale e poi, lasciando stare famiglia e amici che sono comunque an-
che altri fattori importanti, però comunque per essere indipendente e progettare qualcosa di concreto, è im-
portante”, che essi vedono però completata dagli affetti: “alla base la stabilità affettiva, sapere di avere
l'appoggio delle persone, la fiducia degli altri ti può spronare a dare, a fare di più …».
In alcuni casi però la possibilità di autonomia di costruzione del futuro la si ritiene inibita:
Aspettative personali
Lavoro
autonomo
Progettualità/autorealizzazione
Realizzazione lavorativa
Formazione
Troppa teoria e poca
pratica Comunque stimolante per la
specializzazione
Realizzazione affettiva
Posto fisso
-
Tempi di realizzazione troppo lunghi
-Sindrome di Peter Pan
(la famiglia li
tiene sotto una campana di vetro)
44
- dalla famiglia, accusata di essere spesso troppo apprensiva e che rinchiude sotto una campana di vetro i fi-
gli, prolungandone i tempi di crescita e realizzazione e con-causando la cosiddetta «sindrome di Peter
pan»;
- e da una Società che non da fiducia ai giovani: «bisogna dare più possibilità e maggior fiducia ai giovani
anche se commettono errori. Solo così si può crescere» .
Gli atteggiamenti nei confronti della formazione sono ambivalenti: in prevalenza è ritenuta insoddi-
sfacente, anche se fornisce stimoli per specializzarsi: «la formazione scolastica è stata insoddisfacente, o
comunque ha dato lo "stimolo per …", ti ha mostrato quegli ambiti che magari sono di tuo maggiore interes-
se, se tu poi vuoi, puoi approfondire e quindi spendere in misura maggiore nel lavoro»
.
45
1.2.4.Gruppo “Movimento cattolico tradizionalista”
Focus 4: Gruppo “Movimento cattolico tradizionalista”-Rappresentazione del Self
Anche per i giovani del gruppo “Movimento cattolico tradizionalista” il lavoro è la base per
l’autorealizzazione, pur se in tempi non brevi e anche fuori provincia: «le mia aspettative sono positive
ma non a breve termine, tra qualche anno magari». «A me piacerebbe insegnare, sono in graduatoria fuori
dalla provincia di Catania per il desiderio che ho di insegnare».
L’attività professionale, centrale per il proprio progetto di vita: «secondo me il lavoro è la massima
espressione della realizzazione umana, un uomo che non lavora è destinato ad essere infelice», si deve poter
conciliare con la famiglia: «in questo momento anche per me è importante il lavoro e soprattutto trovare
un’opportunità seria e concreta di lavoro e dedicarmi a questo, poi successivamente una famiglia e poter
poi cercare di avere la possibilità di conciliare lavoro e famiglia perché il ruolo che potrei avere fuori sia
spendibile anche a casa e quindi conciliare le due cose».
I termini della propria autorealizzazione sono, quindi, fortemente legati all’attività professionale che
sia liberamente scelta e gratificante: «La cosa che ti rende realizzato è capire a che compito sei chiamato
nella tua vita. Poi ciascuno nella propria vita ha le diverse esperienze, studi.. ma secondo me è capire che
ciascuno ha un compito diverso dagli altri con caratteristiche diverse poi ci si deve impegnare in quella co-
sa”…“Per me la realizzazione è svegliarsi al mattino e sapere che quello che andrai a fare ti soddisfa pie-
Aspettative personali
Progettualità/autorealizzazione
-Lavoro come auto-realizzazione
-Che si concili con la famiglia
Formazione
Necessità di un maggiore
raccordo tra formazione ed
esigenze del territorio
Soddisfacente perché fornisce
una base, un metodo, una
mappa
Impegno in un’attività liberamente
scelta e gratificante
-
Lavoro,
anche se non in
tempi brevi e anche fuori
46
namente» «Per me la realizzazione sta nella libertà che significa avere la possibilità di scelta».
La formazione ricevuta è considerata, in linea di massima, soddisfacente perché ha fornito una base
ed un metodo: «sono contenta, l’università da un metodo di studio e ricerca, a me lo ha dato», ma si auspica
un maggior raccordo tra formazione ed esigenze del territorio: «sarebbe la cosa più naturale e giusta che
fosse l’università a dare uno sbocco di inserimento ad esempio verso le industrie», « per esempio si è creata
l’ST e a Catania è nato l’indirizzo universitario di scienze dei materiali fatto a posta per specializzare colo-
ro che lavorano all’ST, ma altri tipi di indirizzi ad esempio ingegneria aerospaziale a Catania non servireb-
be a niente».
47
1.2.5.Gruppo “Volontariato cattolico di centro-sinistra”
Focus 5: Gruppo “Volontariato cattolico di centro-sinistra”Rappresentazione del Self
Per giovani del gruppo
“Volontariato cattolico di centro-sinistra”
l’aspettativa personale fonda-
mentale è legata al lavoro, che può essere fisso, di impegno nel sociale, o imprenditoriale, ma anche
all’esigenza di coltivare i propri sogni: «E’ anche vero che siamo giovani e dobbiamo saper rischiare. Il
problema è quello della precarietà». «Quando studi hai tanti sogni, poi appena finisci ti si pone il problema
immediato del lavoro, ma è importante cercare di coltivare i propri sogni finché è possibile».
Nel proprio progetto di vita, però, la priorità va agli affetti, valori e interessi personali rispetto alla
realizzazione professionale: «al primo posto vanno gli affetti, l’amore, anche la salute e poi la professione».
L’autorealizzazione è, infatti, legata ai rapporti umani ed alle caratteristiche personali quali la te-
nacia, l’entusiasmo e la coerenza con i propri valori.
La formazione universitaria, al momento ricevuta, è ritenuta insoddisfacente: «la formazione uni-
versitaria è troppo teorica».
Soddisfacente invece la formazione alternativa (scout, volontariato): «la mia formazione scolastica
è stata normale mentre sono molto soddisfatto della formazione ricevuta all’Agesci perché per me è stata
una formazione di vita. Mi ha anche spinto verso il settore turistico».
Aspettative personali
Progettualità/autorealizzazione
Priorità di affetti, salute valori e interessi
personali rispetto alla realizzazione pro-
fessionale
Formazione
Insoddisfacente
Soddisfazione per la formazione alter-
nativa (scoutismo, volontariato)
-
Rapporti umani
-Tenacia
-Entusiasmo
-Coerenza con i valori
Lavoro fisso
Lavoro nel sociale
Lavoro imprendi-
toriale
Coltivare i propri
sogni
48
1.2.6.Gruppo “Movimento laico di sinistra”
Focus 6: Gruppo “Movimento laico di sinistra”-Rappresentazione del Self
I giovani del gruppo
“Movimento laico di sinistra”
hanno fiducia di trovare un lavoro sul territo-
rio che sia utile a livello sociale: «mi sento fortunato ad aver ricevuto e acquisito varie conoscenze e compe-
tenze, pur se non formalmente riconosciute e ho fiducia che un domani queste possano essere spendibili sul
mercato profit. Il mio futuro lo vedo indirizzato più sul territorio di Catania che a livello internazionale».
L’auto-realizzazione sta nel riconoscimento professionale del proprio impegno sociale, spazi per
continuare a sognare: «trovare un posto di lavoro utile che lasci spazio però alle mie esigenze personali,
sentimenti, emozioni, interessi». «Per auto-realizzarmi, io voglio fare qualcosa che rispecchia le mie aspira-
zioni senza però costringermi a diventare un automa. Ritengo fondamentale, mantenere i miei spazi per con-
tinuare a sognare»Per me l’ auto-realizzazione può essere quella che dicono loro, mantenendo tuttavia
una socialità ampia».
La formazione teorica viene considerata soddisfacente anche se poco spendibile: «io ritengo che
allo stato attuale la formazione, manca d’attualità in rapporto sai alla sperimentazione, sia alla finalità che
persegue, cioè far trovare un lavoro»; viene prospettata l’esigenza di riconoscimento della formazione al-
ternativa sia a livello di curriculum personale che nei percorsi formativi.
Aspettative personali
Progettualità/autorealizzazione
Formazione
Formazione teorica soddisfacen-
te: forma l’individuo Formazione alternativa da valoriz-
zare: sia nel curriculum sia nei
percorsi
Impegno sociale riconosciuto pro-
fessionalmente
Lavoro utile a livello sociale,
che rispecchi le proprie aspira-
zioni, e sul territorio
Un lavoro che sia utile ma con-
senta di coltivare sogni, interessi,
emozioni
49
1.2.7.Gruppo “Centro-Sinistra”
Focus 7: “Centro-Sinistra”-Rappresentazione del Self
I giovani del gruppo “Centro- sinistra” immaginano il loro futuro in termini di realizzazione profes-
sionale nel territorio per promuovervi un reale cambiamento, anche se la sfiducia sulla reale possibilità di
riuscirci fa propendere per spostarsi fuori Sicilia: «io prima di tutto punto sulla Sicilia, poi se la Sicilia non
me lo permette vado via, perché mi piacerebbe operare in Sicilia dal punto di vista sociale, cambiare le cose
dando il mio contributo, però é anche vero che più passano gli anni più mi rendo conto che qua c’è bella
gente, c’è bel clima, c’è bello tutto però non mi piacerebbe crescere i miei figli qua se le cose rimangono co-
si come sono, cioè se nel mondo del lavoro si devono avere agganci per entrare, se… penso di trasferirmi,
perché veramente il criterio meritocratico non è apprezzato e mi piacerebbe che i miei figli non vivessero
questa situazione».
Il lavoro è considerato il fondamento per l’autorealizzazione e l’autonomia «se penso alla mia auto-
realizzazione al momento è avere un minimo di autonomia e di sicurezza economica».
Ma il proprio progetto di vita oltre che sulla professione si fonda anche sull’esigenza di avere fami-
glia «il mio progetto principale è quello di mettere su una famiglia”, coltivare passioni ed interessi un la-
voro che mi permettesse di conciliare le relazioni sociali ed essere appassionato ed impegnarsi in campo so-
cio-politico».
Aspettative personali
Progettualità/autorealizzazione
Formazione
-Esigenza di una formazione maggiormente aderente alle e-
sigenze del territorio
-Integrazione tra teoria e pratica (senza eccessi)
-Riduzione dei tempi per l’ingresso nel mondo del lavoro
-Formazione dei formatori
Lavoro come elemento
dell’autorealizzazione
Lavoro nel territorio per promuove-
re il cambiamento
Lavoro fuori per sostanziale
sfiducia nella possibilità di
cambiare il territorio
Interessi, passioni: fa-
miglia, impegno socia-
le e politico
-
-Autonomia
-Indipendenza economica
50
Si punta ad una formazione che possa integrare teoria e pratica, più aderente alle esigenze del ter-
ritorio che sia anche formazione dei formatori, e che riduca i tempi per l’ingresso nel mondo del lavoro:
«snellirei un pò la formazione, su alcune materie che sono anche esageratamente approfondite e la proiette-
rei più su un discorso come diceva bene Dario che mi possa dare la possibilità di potermi inserire nel mondo
del lavoro».
51
1.2.8.Gruppo “Centro-Destra”
Focus 8: “Centro-Destra”-Rappresentazione del Self
Le aspettative dei giovani del gruppo “Centro-destra” sono di dover andare fuori per
1-trovare lavoro: «onestamente non so se il mio futuro sarà qui, non perché io desideri questo, perché qui è
la mia terra, ci sono cresciuta, però qui non lo vedo il futuro, io vedo questa tendenza che ci sbatte da al-
tre parti, ci fa lavorare all'estero..»;
2-formarsi: «se potessi inventarmi un lavoro e riuscire a portarmi avanti pur con sacrifici magari anche la-
sciare la mia terra per formarmi e poi poter ritornare non mi dispiacerebbe».
Il sogno di ritornare rimane, però, fondamentale.
Nel proprio progetto di vita è basilare un lavoro che sia conciliabile con la famiglia: «penso che il
sogno nel cassetto un pò di tutti sia diventare un buon professionista»; «per me il ruolo è molto importante,
anche gli affetti sono fondamentali e costruire qualcosa per vivere, a me interesserebbe molto lavorare nel-
la formazione, qui a Catania, ma un lavoro che mi dia degli spazi per la famiglia».
L’autorealizzazione nei termini dell’indipendenza economica è proiettata in un futuro non prossi-
Aspettative personali
Progettualità/autorealizzazione
In tempi non brevi
Formazione
-Formazione universitaria troppo teorica e lon-
tana dal mercato
-Dovrebbe essere orientata ad un lavoro spen-
dibile nel territorio, legato al potenziamento
delle risorse
Soprattutto, indipendenza econo-
mica, anche se in un futuro non-
prossimo
Sogno di ritornare
Esigenza di emigrare per:
-Trovare lavoro
-Formarsi
Possibilità di conciliare lavo-
ro e famiglia
52
mo : «per chi ama la famiglia è questa la realizzazione, ma anche essere indipendenti, e culturalmente sod-
disfatti, ma per noi che studiamo questa si prospetta fra non meno di 10 anni..».
Lamentano, infine, una formazione universitaria troppo teorica e lontana dal mercato, che invece
dovrebbe essere orientata ad un lavoro spendibile nel territorio e legato al potenziamento delle risorse: «l'u-
niversità secondo me va riformata e cambiata, da noi la parte teorica rappresenta il 90% della nostra for-
mazione e un laureato nel lavoro non è assolutamente integrato».
1.2.9. Note di sintesi-Rappresentazioni del Self
Le aspettative personali si concentrano nella prospettiva di avere un lavoro, anche se non in
breve tempo, che sia coerente con gli studi fatti, che abbia come conseguenza l’indipendenza eco-
nomica e l’autonomia, ma che per necessità o scelta si troverà lontano dalla provincia.
Il lavoro viene considerato come basilare per il proprio progetto di vita, vissuto nei termini
della realizzazione professionale, ma deve conciliarsi con gli affetti, con la costruzione di una fami-
glia e con gli interessi/passioni ed impegno nel sociale.
L’autorealizzazione viene proiettata in un futuro non prossimo e vista come indipendenza ed
autonomia (non solo economica ma anche dalla mentalità chiusa del contesto
16
); come possibilità di
svolgere una professione liberamente scelta, gratificante e che abbia ricadute utili nel sociale. Un
ruolo importante ai fini dell’auto-realizzazione rivestono i rapporti umani e gli affetti.
La formazione di base viene ritenuta dalla maggioranza soddisfacente. Per quanto riguarda in
particolare quella universitaria viene sottolineato come essa sia troppo teorica e poco pratica, troppo
prolungata nel tempo, poco aderente alle esigenze del territorio e poco spendibile nel mondo del la-
voro. Viene, inoltre, evidenziata l’efficacia della formazione informale e l’esigenza di un suo rico-
noscimento, come anche la necessità di formare i formatori.
Le differenze tra i gruppi appaiono, in questo caso, limitate. I gruppi di volontariato di centro-
sinistra e quello laico di sinistra sembrano caratterizzasi per una maggiore attenzione all’esigenza di
coltivare i sogni e le emozioni e per un maggiore investimento nelle caratteristiche personali ai fini
dell’autorealizzazione. Il gruppo politicamente impegnato a sinistra mostra una certa ambivalenza
tra la voglia di realizzarsi nel territorio e quella di andarsene per la sfiducia nella reale possibilità di
cambiarne gli aspetti culturali di tipo negativo e la voglia di far crescere i figli in un contesto dove
non sussista la cultura della raccomandazione. Anche i giovani di destra pensano che sia necessario
spostarsi altrove per realizzarsi professionalmente ma con il sogno di ritornare.
16
Come già relativamente alla rappresentazione del territorio, questo elemento ricorre, comunque, solamente per il
gruppo del calatino.
53
2.I dati relativi agli strumenti strutturati
1.Il futuro tra speranze e “realtà”
I dati ottenuti mediante gli strumenti strutturati delineano, nel complesso, un quadro più nega-
tivo rispetto a quanto rilevato nei focus group; ciò soprattutto in relazione alla rappresentazione che
del territorio è possibile dedurre dai focus condotti con i gruppi composti da soggetti impegnati nel
sociale e nell’attività politica.
Una possibile spiegazione di tale differenza può riguardare le specifiche caratteristiche di tali
gruppi articolate con il tipo di setting: le risposte alle situazioni stimolo nella situazione di focus, in-
fatti, in quanto esplicite, possono risentire dell’esigenza di proporre un’immagine di sé coerente con
quella di una persona che, in quanto impegnata nel sociale o in politica, ritiene di dover apparire
propositiva. Questo problema non si pone nel caso delle risposte agli items dei questionari, la cui
somministrazione è avvenuta (come da prassi, e proprio per garantire l’affidabilità dei dati) in modo
da garantire l’anonimato.
I dati ottenuti con il questionario, in tal senso, appaiono indicativi di una forte ambivalenza:
secondo quanto i nostri giovani pensano e “sentono”, sia relativamente al territorio sia alla loro au-
to-realizzazione, il futuro appare prevalentemente caratterizzato dalle speranze di cambiamento e,
insieme, da una “realtà” locale fortemente ancorata all’immobilismo: una realtà avvertita come
“lontana” da come la vorrebbero e dalla quale occorre (anche se a malincuore) allontanarsi.
La grandissima parte del campione (oltre l’80%) desidererebbe costruire il proprio futuro a
Catania (54.2%) o comunque in Sicilia (27.1%).
In concreto, però, solo poco più di un quarto (27,1%) pensa che potrà realizzarsi a Catania,
mentre oltre la metà (54.3%) pensa che sarà costretto a spostarsi nel territorio continentale d’Italia
(44.1%) o anche all’estero (10.2%) (Tabella A).
A Catania In Sicilia In Italia All’estero Tabella A
f % f % f % f %
Concretamente, pensa di poter costruire il
suo futuro 16 27.1 11 18.6 26 44.1 6 10..2
Le piacerebbe poter costruire il suo futuro 32 54.2 16 27.1 9 15.3 2 3.4
I tempi ritenuti necessari per trovare un lavoro soddisfacente, in ogni caso, sono notevolmente
proiettati nel tempo, con una Moda di 2 anni (24 mesi), una Mediana di 3 anni ed una Media ancora
superiore (39.54 mesi), mentre la previsione massima arriva a 10 anni (120 mesi) (Tabella B).
Tabella B Concretamente, tra quanto tempo pensa di riuscire a trovare un lavoro soddisfacente?
Range Media Deviaz.Standard Moda Mediana
1-120 mesi 39.54 mesi 29.956 mesi 24 mesi 36
2.Dati relativi alle Scale Likert
Il quadro relativo ai dati ottenuti mediante le Scale di Likert (Alfa di Cronbach= .8045) appa-
re, nel complesso, discretamente articolato e spesso contraddittorio.
Ai fini di una prima analisi d’insieme, i dati vengono illustrati distinti per aree: formazione,
lavoro, futuro del territorio.
54
2.1.Area della formazione
I dati relativi alla formazione appaiono indicativi di esigenze specifiche diversamente orienta-
te rispetto a quanto sperimentato.
Rispetto al passato, i nostri soggetti presentano posizioni ambivalenti: si dichiarano solo in
parte soddisfatti per la formazione ricevuta (
X
= 4.88), che ritengono limitatamente completa
(
X
=4.49); non approvano ma non respingono, inoltre, l’idea che la stessa sia diversa rispetto alle
loro attese (
X
=3.37) e inadeguata rispetto a quanto il mercato del lavoro richiede (
X
=3.92) (Scale
A e B).
X
17
S
A
Complessivamente, quanto è soddisfatto della formazione sinora ricevuta? 4.88 .822
B Rispetto al lavoro cui aspira, ritiene che la sua formazione (già acquisita, o comun-
que in corso di definizione) sia:
X
S
1 Complessivamente completa 4.49 1.490
2 Non corrispondente a quanto si aspettava 3.37 1.751
3 Inadeguata rispetto alle richieste del mercato del lavoro 3.92 1.813
In riferimento al futuro, ed ad una formazione funzionale alla loro aspettative, concordano
ampiamente con l’idea che la stessa dovrebbe (Scala C):
1)risultare funzionale a sviluppare capacità diffuse e spendibili in ogni contesto (
X
= 5.90), così
come all’imprenditorialità ed all’autonoma progettazione del futuro (
X
= 5.92);
2)offrire strumenti utili ad un inserimento lavorativo ottimale, anche se a lungo termine(
X
= 5.88);
quasi alla stessa stregua, però, viene apprezzata anche la possibilità che l’inserimento lavorativo
possa essere rapido (
X
= 5.68).
C In futuro, pensando di frequentare un corso di formazione, questo dovrebbe:
X
S
1 Non essere troppo lungo e impegnativo 4.03 1.414
2 Offrire una probabilità di inserimento lavorativo ottimale, anche se a lungo termine 5.88 1.176
3 Offrire una possibilità rapida di inserimento lavorativo 5.68 1.491
4 Aiutare a sviluppare capacità diffuse, spendibili in ogni contesto lavorativo (abilità rela-
zionali, comunicative, organizzative, di pianificazione ecc) 5.90 1.539
5 Offrire strumenti per progettare e attuare l’auto-imprenditorialità/lavoro autonomo 5.92 1.087
In tal senso, viene largamente preferita una formazione improntata esclusivamente a metodo-
logie di tipo attivo/partecipativo (lavoro di gruppo, project work, integrazione di teoria e pratica)
(
X
= 5.46), piuttosto che di tipo tradizionale (
X
= 4.66); viene molto poco apprezzata (anche se non
del tutto respinta) l’ipotesi di apprendistato in azienda senza retribuzione (
X
= 3.88) (in realtà, il
37,2% dei soggetti approva, in parte o in toto, tale possibilità) (Scala D).
17
I punteggi attribuibili ai vari items delle scale proposte vanno da 1 (minimo accordo con l’affermazione) a 7 (massimo
accordo).
55
D
Per completare la sua formazione e/o aumentare le possibilità di ottenere il
lavoro cui aspira, ritiene utile:
X
S
1 Frequentare un corso di formazione organizzato secondo criteri tradizionali, (lezioni
frontali seguite da attività pratiche, stage, tirocini ecc.) 4.66 1.625
2 Frequentare un corso di formazione improntato esclusivamente a metodologie didatti-
che di tipo attivo e partecipativo (lavoro di gruppo, attività che integrino teoria e prati-
ca, project work, ecc.) 5.46 1.512
3 Lavorare senza retribuzione (per 6 mesi/1 anno) presso aziende che offrono la possibili-
tà di svolgere attività di apprendistato professionale guidate da tutor/supervisore 3.88 1.885
2.2.Area del lavoro
I dati relativi all’aera del lavoro appaiono indicativi di notevoli contraddizioni e della forte in-
fluenza dell’orientamento tradizionale, con riguardo sia alla situazione idealmente preferita sia alle
concrete aspettative per il futuro.
Sostanzialmente tradizionale appare il lavoro idealmente preferito (Scala E):
1)se, infatti, viene largamente preferita un’attività intellettualmente stimolante (
X
=6.20), questa,
però, dovrebbe essere anche coerente con la formazione personale ( =6.08) e caratterizzata da
sicurezza e continuità (
X
=5.93) (circa il 90% dei soggetti ritiene importanti le caratteristiche di
coerenza e stabilità; poco meno del 50% in maniera assoluta);
2)seguono,comunque, con valori di tipo medio, gli aspetti relativi al lavoro di gruppo (
X
=5.66) ed
all’autonomia (
X
=5.34) (aspetti, comunque, condivisi da quasi l’80%).
E Il lavoro che le piacerebbe svolgere dovrebbe essere, soprattutto:
X
S
1 Coerente con la sua formazione 6.08 1.039
2 Improntato all’autonomia, con la possibilità di gestire orari, attività, ecc. 5.34 1.446
3 Intellettualmente stimolante 6.20 .996
4 Fonte di prestigio e visibilità sociale 4.69 1.465
5 Improntato alla socializzazione ed al lavoro di gruppo 5.66 1.308
6 Tale da lasciare abbastanza tempo libero 4.78 1.427
7 Caratterizzato da sicurezza e continuità (a tempo indeterminato) 5.93 1.298
Relativamente alle (più concrete) aspettative relative al proprio futuro, i nostri soggetti pensa-
no che potranno trovare occupazione (Scala H):
1)viene mediamente apprezzata la possibilità di svolgere un’attività di tipo libero-professionale
(
X
=5.66) e, in parte, anche la possibilità di contribuire allo sviluppo del territorio catanese
(X=5.02) (presa in considerazione, pur se a livelli diversi, da oltre il 60% dei soggetti);
2)ritenute meno concrete le ipotesi di poter svolgere un’attività imprenditoriale (
X
=4.47) (alla
quale pensa, comunque, circa il 50% dei soggetti) o di trovare un posto fisso (
X
=4.34) (ipotesi,
56
però, che pur a livelli diversi non viene del tutto scartata da circa la metà del campione: 49.1%);
largamente respinta l’idea di accontentarsi di ciò che la vita offre (
X
=2.56).
H Pensando al suo futuro, immagina di:
X
S
1 Trovare un posto fisso 4.34 1.899
2 Lavorare come libero professionista 5.25 1.667
3 Avviare un’attività imprenditoriale 4.47 1.860
4 Accontentarsi di ciò che la vita le offre 2.56 1.512
5 Contribuire attivamente allo sviluppo del territorio catanese 5.02 1.456
2.3.Il territorio ed il suo futuro
Le linee di sviluppo del territorio vertono soprattutto sul turismo (
X
=6.59) ed anche sul ter-
ziario avanzato (
X
=5.73), pur se non vengono trascurate le attività tradizionali, come ad es.,
l’artigianato (
X
=5.00), il terziario tradizionale
(
X
=4.93), l’agricoltura e la pesca (
X
=4.86),
l’industria (
X
=4.63) (Scala F).
F Le attività su cui fondare il possibile sviluppo del territorio della provincia di Ca-
tania sono, prevalentemente:
X
S
1 Le attività primarie (agricoltura, pesca etc.) 4.86 1.395
2 L’artigianato 5.00 1.450
3 Le attività secondarie (industria, etc.) 4.63 1.519
4 Il terziario tradizionale (commercio, banche, etc.) 4.93 1.375
5 Il terziario avanzato (ricerca, informazione, pubblicità, etc.) 5.73 1.157
6 Il turismo 6.59 .790
In merito ai punti di forza su cui puntare per lo sviluppo della Provincia di Catania, in termini
di “territorio potenziale”, questi vengono largamente individuati nella cooperazione con i paesi del
Mediterraneo (
X
=6.03) e nel ruolo di una classe imprenditoriale capace di rischiare investendo nei
settori innovativi (
X
=6.00) (circa il 90% dei soggetti, in entrambi i casi).
Vengono abbastanza considerati, comunque, anche gli investimenti nell’alta formazione fina-
lizzata allo sviluppo del territorio (
X
=5.88) (83%) e l’impegno personale nel lavoro (
X
=5.56)
(78%) e nel sociale (
X
=5.46) (73%), così come la cooperazione con i paesi dell’Europa continenta-
le (
X
=5.47) (78%) (Scala G).
57
G Per un adeguato sviluppo del territorio della provincia di Catania è, soprattutto,
necessario:
X
s
1 Implementare rapporti di cooperazione con i paesi del Mediterraneo 6.03 1.05
2 Maggiore impegno personale nel lavoro 5.56 1.236
3 Investire più risorse in attività di formazione superiore (post diploma/laurea) ancorate
alle esigenze del territorio 5.88 1.190
4 Una classe imprenditoriale maggiormente disposta ad investire nei settori innovativi 6.00 .910
5 Implementare rapporti di cooperazione con i paesi dell’Europa continentale 5.47 1.194
6 Superare definitivamente l’idea del posto fisso 4.53 1.823
7 Maggiore impegno personale di tipo politico-sociale 5.46 1.330
2.4.L’effetto delle variabili considerate
L’approfondimento dell’analisi consente di rilevare una discreta articolazione del quadro co-
me effetto della variabile esperienza lavorativa, mentre non si riscontrano differenze di rilievo ri-
conducibili al sesso, all’età, al gruppo di appartenenza (Tabella C).,
L’analisi discriminante, applicata al complesso delle scale di Likert da noi utilizzate, indica
delle differenze significative tra coloro che hanno avuto esperienza di lavoro e quelli che non ne
hanno avuto,
L’esperienza lavorativa incide relativamente al tempo ritenuto necessario per realizzarsi pro-
fessionalmente, al tipo di metodologia didattica preferita per completare la formazione ed aumenta-
re le possibilità di trovare il lavoro cui i nostri soggetti aspirano, all’importanza attribuita
all’autonomia ed al prestigio sociale.
Nel merito, quelli che hanno svolto una qualche attività lavorativa (49.2% dei soggetti; si trat-
ta di attività part-time: Servizio civile, camerieri, animatori, etc.), rispetto agli altri (50.8%):
1)ipotizzano significativamente più vicina nel tempo (Media mesi: 28.72 Vs 50.00) la possibilità di
trovare un lavoro soddisfacente (λ= .599
18
, D.F.= .726
19
, p=.001);
2)ritengono che per completare la loro formazione ed aumentare le possibilidi ottenere il lavoro
cui aspirano sia:
a)molto meno utile (
X
=4.00 Vs 5.30) “frequentare un corso di formazione improntato secondo
criteri tradizionali (lezioni frontali seguite da attività pratiche, stage, tirocini, etc.)” (λ= .837,
D.F.= .713, p=.002);
b)notevolmente più utile, invece (
X
= 6.07 Vs 4.87), “frequentare un corso di formazione im-
prontato esclusivamente a metodologie didattiche di tipo attivo e partecipativo (lavoro di
gruppo, attività che integrino teoria e pratica, project work, etc.)” (λ= .709, D.F.= -696,
p=.001);
3)attribuiscono più importanza all’autonomia (
X
= 5.55 Vs 5.13), nella gestione della propria attivi-
tà (λ= .387, D.F.= -.455, p=.001), e meno invece (
X
= 4.28 Vs 5.10, p=.001) al prestigio e visibi-
lità sociale (λ= .433, D.F.= .618, p=.001),
4)più dell’altro gruppo (
X
= 6.72 Vs 6.47, p=.001), ritengono che il turismo costituisca un’attività
su cui fondare lo sviluppo del territorio della Provincia di Catania (λ= .496, D.F.= -592, p=.001),.
18
λ: sta per Wilks Lambda.
19
D.F.: sta per Standardized Canonical Discriminant Function Coefficients
58
Tabella C- Analisi Discriminante -Esperienza lavorativa: Si Vs No
Coeffeciente di gruppo
Scale Likert Wilks
Lambda
P Standard
Canonical
Discriminant
Function
Coefficients
Esperienza
lavorativa-
SI
Esperienza
lavorativa-
NO
Concretamente, tra quanto tempo (in mesi) pensa di riuscire a trovare un
lavoro soddisfacente? .599 .001 .726
Frequentare un corso di formazione organizzato
secondo criteri tradizionali (lezioni frontali seguite
da attività pratiche, stage, tirocini, etc.) .837 .002 .713
Per completare la sua formazio-
ne e/o aumentare le possibilità
di ottenere il lavoro cui aspira,
ritiene utile
Frequentare un corso di formazione improntato
esclusivamente a metodologie didattiche di tipo
attivo e partecipativo (lavoro di gruppo, attività
che integrino teoria e pratica, project work, etc.) .709 .001 -.696
Improntato all’autonomia, con la possibilità di
gestire orari, attività, etc. .387 .001 -455
Il lavoro che le piace-
rebbe svolgere do-
vrebbe esSere, soprat-
tutto
Fonte di prestigio e visibilità sociale .433 .001 .618
Le attività su cui fon-
dare il possibile svi-
luppo del territorio
della provincia di Ca-
tania sono, prevalen-
temente
Il turismo .496 .001 -.592
- 1.259 .1.217
3.I Differenziali Semantici: dimensioni del Self, Lavoro, Territorio
Di notevole interesse risultano i dati ottenuti attraverso i Differenziali Semantici
20
, relativi al
Se “Attuale” (Alfa di Cronbach= .7722) e “Futuro” (Alfa di Cronbach= .8723), al “Lavoro” (Alfa
di Cronbach= .8933) ed alla “Provincia di CT” (in quanto territorio di appartenenza
21
) (Alfa di
Cronbach= .8895).
La rilevanza di tali dati riguarda anzitutto i risultati ottenuti, che designano un quadro note-
volmente orientato in negativo relativamente alla rappresentazione che i nostri soggetti hanno del
territorio.
La valenza di tali dati appare ancora maggiore in considerazione della loro aderenza al reale
sentire dei soggetti intervistati: tali strumenti, infatti, rendono difficile cogliere in maniera intuitiva
20
Le coppie polari costitutive dei Differenziali Semantici vanno valutate con un punteggio che va da –3 (assolutamente
negativo) a +3 (assolutamente positivo), con punto di indifferenza =0. Ai fini della manipolazione statistica, per motivi
di comodità, i punteggi vengono ridotti su una scale 1-7: il punteggio complessivo viene ottenuto mediante la
Σ
dei
punteggi delle n. coppie polari / n. Nel caso, comunque, per motivi di comprensione intuitiva, il grafico è stato costrui-
to utilizzando la scala da –3 a +3.
21
In questa ricerca, “Provincia di CT” e territorio saranno, da noi, utilizzati come fungibili.
59
gli obiettivi cui il ricercatore mira, limitando, così, il rischio che le risposte risentano dei noti feno-
meni (come, ad s., la “desiderabilità sociale”)
22
che possono inficiare la validità della ricerche.
3.1.Confronto medie
L’analisi dei dati, effettuata mediante il confronto dei valori medi complessivi, indica che i
punteggi relativi alle dimensioni dell’Identità sono di livello medio-basso
23
relativamente al “Sé at-
tuale” (
X
= +1,03) e medio relativamente al “Se futuro” (
X
= +1,43).
Di livello medio-basso anche i punteggi attribuiti al “Lavoro” (
X
= +1.73), mentre quelli che
riguardano il “Territorio” si collocano al di sotto del “punto di indifferenza” (
X
= -0,13) (Manova
con 4 fattori within: F(3,174)=25.33, p<.001).
I punteggi attributi alle dimensione del “Self” (attuale e futuro) ed al “Lavoro” sono tutti si-
gnificativamente (One test) al di sopra del “punto di indifferenza” (sempre per p<.001); quelli rela-
tivi al “Territorio” sono inferiori, anche se non in termini statisticamente significativi (p=.223).
Complessivamente il quadro indica che il territorio è scarsamente considerato, mentre il pro-
prio Self futuro appare discretamente positivo (Manova con 4 fattori within: F(3,174)=25.33,
p<.001).
Non si riscontrano differenze statisticamente significative attribuibili ai gruppi considerati,
all’esperienza lavorativa ed al sesso.
Figura A
Confronto va lori medi D.S. considerati
(N=59)
0,73
-0,13
1,43
1,03
-3
-2,5
-2
-1,5
-1
-0,5
0
0,5
1
1,5
2
2,5
3
Tot ale 1,03 0,73 -0,13 1,43
S e A ttua le La vo ro P rovC T Se Fu tur o
Categorie
1)Io come sono (“Sé Attuale”)
2)Il lavoro
3)La Provincia di Catania
4)Io come sarò (“Sé Futuro”)
-3 indica il grado minimo di valutazione // +3 indica il grado massimo di valutazione (*)
* Valori ottenuti dividendo il punteggio totale di ciascun D.S. per il numero di coppie polari che lo costituiscono
Manova con 4 fattori within: F(3,174)=25.33, p<.001
Post hoc: Se Attuale/ProCt n.s.; per il resto, sempre p<.02
Manova x Tipcamp, sesso, paslavo: n.s.
3.1.1.Analisi delle coppie polari relative al territorio
L’analisi particolareggiata dei punteggi attribuiti alle coppie polari del Differenziale Semanti-
co relativo al “Territorio”, effettuata considerando lo specifico valore rispetto al punto di indifferen-
22
La "desiderabilità sociale" costituisce un problema complesso che riguarda qualunque situazione di intervista, quali
che siano gli strumenti utilizzati. Come rilevano Cannel e Kahn (1968), infatti, quando un intervistato (e la situazione è
molto frequente) "avverte l'esigenza di apparire nella migliore luce possibile la sua maggiore preoccupazione sarà esse-
re fedele all'immagine di sé che vuole dare all'esterno" (p.18), cfr., anche Licciardello, 1994).
23
Le coppie polari costitutive dei Differenziali Semantici vanno valutate con un punteggio che va da –3 (assolutamente
negativo) a +3 (assolutamente positivo), con punto di indifferenza =0. Ai fini della manipolazione statistica, per motivi
di comodità, i punteggi vengono ridotti su una scale 1-7: il punteggio complessivo viene ottenuto mediante la
Σ
dei
punteggi delle n. coppie polari / n. Per motivi di comprensione intuitiva, il grafico è stato costruito utilizzando la scala
da –3 a +3.
60
za (One test), appare significativamente indicativo del tipo di legame che i soggetti vivono con il
medesimo (Tabella D), concorrendo a spiegare i motivi della negativa rappresentazione che, nel
complesso, si rileva. Tale legame, infatti, risulta:
a)molto positivo sul piano affettivo/emozionale, come sembrano indicare i punteggi relativi
agli aggettivi appresso riportati: “vivace” (+ 1.78, p=.001), “gustoso” (+ 2.08, p<.001), “desiderato”
(+ 2.14, p=.026), “caldo” (+ 2.22, p<.001) e “importante” (+ 2.47, p<.001);
b)complessivamente orientato in negativo per ciò che concerne gli aspetti che riguardano la
funzionalità delle vita quotidiana: “disordinato” (-1.32, p<.001), “complicato” (-0,80, p<.001), “in-
soddisfatto” (-0.73, p=.002), “lento” (-0.69, p<.001), “inefficiente” (-0.61, p=.009), “incoerente” (-
0.56, p<.007), “superficiale” (-0.54, p=.007), “instabile” (-0.53, p=.012), “fragile” (-0.53, p=.031),
“duro” (-0.51, p=.002), “agitato” (-0.42, p=.042), “indeciso” (-0.42, p=.026), “impulsivo” (-0.36,
p=.043).
Tabella D Territorio (Provincia CT) Valori Medi coppie polari
N Minimum Maximum Mean Std. Dev. On Test(*)
DIOR3 59 -3 +3 -1,32 1,559 p<.001
SECO3 59 -3 +3 -0,80 1,740 p<.001
SOIN3 59 -3 +3 -0,73 1,710 p=.002
VELE3 59 -3 +3 -0,69 1,534 p=.001
EFIN3 59 -3 +3 -0,61 1,722 p=.009
COIN3 59 -3 +3 -0,56 1,523 p=.007
PRSU3 59 -3 +3 -0,54 1,501 p=.007
INST3 59 -3 +3 -0,53 1,546 p=.012
FRRE3 59 -3 +3 -0,53 1,823 p=.031
TEDU3 59 -3 +3 -0,51 1,194 p=.002
FODE3 59 -3 +3 -0,44 1,813 p=.067
CAAG3 59 -3 +3 -0,42 1,621 p=.049
INDI3 59 -3 +3 -0,42 1,773 p=.072
INDEC3 59 -3 +3 -0,42 1,429 p=.026
RIIM3 59 -3 +3 -0,36 1,323 p=.043
INSI3 59 -3 +3 -0,34 1,582 p=.105
DITE3 59 -3 +3 -0,27 1,436 p=.152
AGPA3 59 -3 +3 -0,25 1,625 p=.234
ANTR3 59 -3 +3 -0,15 1,311 p=.375
ATPA3 59 -3 +3 +0,32 1,776 p=.169
ESCH3 59 -3 +3 +0,42 2,044 P=.117
VIAP3 59 -3 +3 +1,78 1,713 p=.001
GUDI3 59 -3 +3 +2,08 1,418 p<.001
INDE3 59 -3 +3 +2,14 1,581 p=.026
FRCA3 59 -3 +3 +2,22 1,753 p<.001
INIM3 59 -3 +3 +2,47 1,455 p<.001
I punteggi delle coppie polari sono collocati lungo un continuum che va da –3 a +3, con punto di indifferenza =0
*)Punteggi statisticamente diversi rispetto al punto di indifferenza
61
3.2.Analisi delle distanze euclidee
L’analisi delle distanze euclidee conferma tale quadro, anche in questo caso senza differenze
riconducibili ai gruppi ed alle caratteristiche personali dei soggetti considerati, consentendo di evi-
denziare in maniera intuitivamente più chiara alcuni aspetti particolarmente significativi (Figura B).
Le dimensioni del Self (“Attuale” e “Futuro”) ed il “Lavoro”, infatti, risultano le meno distan-
ti tra loro, pur con delle differenze statisticamente apprezzabili (all’analisi post hoc), e notevolmen-
te le più distanti rispetto al territorio (la Provincia di Catania) (Manova con 6 fattori within:
F(5,290)=36.13, p<.001).
F ig ur a B
C o n fr on to M e d ie D is t an z e E u cl ide e
(N = 5 9)
1 ,7 7 1 ,9 2
2,4 4 2 ,4 9 2, 54
1,5 2
0
0 ,5
1
1 ,5
2
2 ,5
3
Distanze
1)Sé Attuale/Se Futuro (SeatSef)
2)Se Futuro/Lavoro (SefLav)
3)Sé Attuale/Lavoro (SeatLav)
4)Sè Attuale/ProvCT (SeatProv)
5)Lavoro/ProvCT (LavProv)
6)Sé Futuro/ProvCT(SefProv)
* Valori ottenuti dividendo il punteggio totale di ciascun D.S. per il numero di coppie polari che lo costituiscono
Manova con 6 fattori within: F(5,290)=36.13, p<.001
Post hoc:
-SeatProvCT Vs SefProvCT: n.s.; SeatProvCT Vs LavCT: n.s..; SefProvCT Vs LavCT: n.s..
-per il resto, sempre p<.022
Manova x Tipcamp, sesso, paslavo: n.s.
3.3.Note di sintesi relative ai dati dei Differenziali Semantici
Secondo quanto i dati indicano, i giovani da noi coinvolti nella ricerca:
1-hanno una considerazione non molto positiva della loro condizione attuale e valutano il loro futu-
ro un poco meglio ma in maniera non esaltante;
2-considerano in maniera contenuta le valenze positive del lavoro;
3-nutrono una discreta speranza di riuscire a trovare una occupazione soddisfacente;
4-(ma) ritengono che questo potrà avvenire in contesti diversi dal territorio sul quale sono nati e
cresciuti, che valutano in termini complessivamente tendenzialmente negativi e rispetto al quale
si vivono come distanti, sia in atto che relativamente al futuro;
5-mostrano una relazione con il territorio notevolmente ambivalente: il legame risulta fortemente
positivo sul piano affettivo, ma complessivamente negativo per ciò tutti gli aspetti che riguardano
la funzionalità della pratica quotidiana.
Nel complesso, quindi, il quadro appare indicativo di una progettualità di vita lontana dal pro-
prio territorio, le cui “potenzialità” sono vissute in negativo, e di un quadro identitario che, in ter-
mini di Possible Selves, sembra deporre nel senso di investimenti di risorse personali scarsamente
focalizzati sul proprio contesto di vita e riferiti ad un (quasi certamente indefinito) “altrove”.
4.Le correlazioni
Di notevole interesse appare quanto rilevabile attraverso l’analisi della correlazione tra gli i-
tems delle varie scale di Likert da noi utilizzate (Figura C).
62
In particolare, abbiamo focalizzato l’attenzione su due item esemplificativi di due diverse
modalità di rapportarsi al proprio territorio ed al proprio futuro.
Il primo item riguarda la rilevanza attribuita all’impegno personale di tipo politico-sociale per
lo sviluppo del territorio (della provincia catanese).
Il secondo attiene, invece, al ruolo che nel proprio futuro riveste l’intenzione di contribuire at-
tivamente allo sviluppo del territorio.
Nel merito, si rileva che l’impegno personale di tipo politico-sociale correla positivamente
con:
1)la valutazione della formazione acquisita come “Non corrispondente alle aspettative” (r=.392,
p=.002) e di quella ideale come funzionale ad “Offrire una probabilità di inserimento lavorativo
ottimale, anche se a lungo termine” (r=.317, p=.014);
2)la caratteristica del lavoro ideale come “Intellettualmene stimolante” (r=.268, p=.040) ma “Coe-
rente con la formazione personale” (r=.261, p=.046);
3)l’ipotesi progettuale di “Contribuire attivamente allo sviluppo del territorio catanese” (r=.263,
p=.044);
4)l’idea che per un adeguato sviluppo del territorio sia necessario “Superare definitivamente l’idea
del posto fisso” (r=.433, p=.001).
Il progetto di “Contribuire attivamente allo sviluppo del territorio catanese” correla positiva-
mente, oltre che con l’impegno politico sociale di tipo personale, con:
1)la formazione ideale come funzionalmente “improntata esclusivamente a metodologie didattiche
di tipo attivo e partecipativo” (r=.448, p=.001) e finalizzata ad “Aiutare a sviluppare capacità dif-
fuse, spendibili in ogni contesto lavorativo (abilità relazionali, comunicative, organizzative, di
pianificazione, etc.) (r=.295, p=.024);
2)il lavoro ideale di tipo “Intellettualmente stimolante” (r=.260, p=.047) ed “Improntato alla socia-
lizzazione ed al lavoro di gruppo” (r=.336, p=.009);
3)l’idea che per lo sviluppo del territorio (catanese) sia soprattutto necessario, “Investire più risorse
in attività di formazione superiore (post diploma/Laurea) ancorate alle esigenze del territorio”
(r=.408, p=.001) ed “Implementare i rapporti di cooperazione” con i paesi sia del Mediterraneo”
(r=.357, p=.005) che dell’Europa continentale (r=.344, p=.008);
4)il ruolo positivo dell’artigianato (r=.456, p=.028), del terziario avanzato (r=.303, p=.020) e delle
attività secondarie (industria, etc.) (r=.287, p=.028).
Nel complesso, il quadro sembra indicare due tendenze di orientamento sostanzialmente di-
verso:
1)la prima tendenza, riconducibile al classico (e per molti verso stereotipico) impegno politi-
co/intellettuale, appare caratterizzata dall’insoddisfazione per l’esperienza passata e, insieme,
dall’esigenza di certezze fondate sulla continuità.
2)la seconda tendenza sembra maggiormente fondata su una progettualità articolata e complessa,
flessibile e di ampio respiro; da una rappresentazione del territorio di tipo “meta”, nella quale
l’innovazione convive con la continuità, l’apertura a nuove partnership di cooperazione coesiste
con quelle tradizionali, in funzione delle quali la formazione richiesta dovrebbe essere funzionale
a sviluppare competenze personali di tipo trasversale e sostanzialmente caratterizzate dalla “ge-
stione del ruolo”.
Il secondo dei due orientamenti ci pare più congruente con una concezione del territorio come
“potenziale” e funzionale allo sviluppo/co-costruzione e del medesimo.
63
Sviluppo territ.:
artigianato Sviluppo territorio:
terz.avanzato
Figura C
Ipotesi per il futuro:
Contribuire attivamen-
te sviluppo territorio
r
= .456, p=.001
r
= .303, p=.020
Form.ne ideale: svi-
lupp. Capacità diffuse
r
= .295, p=.024
Sviluppo territ: supera-
re idea posto fisso
Form.ne funzionale:
attivo/ partecipativa
r
= .448, p=.001
Form.ne ideale: socia-
lizz./lavoro di gruppo
r
= .336, p=.009
Sviluppo territ.: implem.
Coop. Paesi Mediterr.
r
= .357, p=.005
Sviluppo territ.: im-
plem. Coop. Paesi Eu-
ropei
r
= .344, p=.008
Sviluppo territ.: inve-
stire risorse form. Sup.
mirata esig.territ.
r
= .408, p=.001
Per sviluppo territo-
rio: Impegno politico-
sociale
r
= .263, p=.044
Lavoro ideale: intellet-
tualmente stimolante
r
= .433, p=.001
r
= .260, p=.047
r
= .268, p=.040
Formaz. Acquisita:
=/= aspettative
r
= .392, p=.002
Form.ne ideale: inSer.
lavor. ottimale, lungo
termine
r
= .317, p=.014
Lavoro ideale: coeren-
te con la formaz. per-
sonale
r
= .261, p=.046
Sviluppo territorio: att.
secondarie (ind.etc.)
r= .287, p=.028
64
5.Analisi della regressione lineare
Ai fini di una ulteriore,e più articolata, comprensione abbiamo utilizzato l’analisi della regres-
sione lineare (SPSS 11.5 for Windows): in generale, per verificare l’effetto dell’età e delle dimen-
sioni del Self (“Attuale” e “Futuro”); in particolare per esplorare l’effetto che la soddisfazione e le
preferenze per l’attività formativa, nonché l’orientamento al lavoro ed all’impegno politico e sociale
possono avere sulla rappresentazione del “Territorio”.
5.1.L’effetto dell’età
L’età sembra incidere significativamente sulla prospettiva temporale relativa al lavoro soddi-
sfacente: all’aumentare della prima, infatti, (range 19/32 anni, media 24.68, mediana 25, moda 26)
diminuisce significativamente (β= -.445, t= -3.756, p< .001) il numero di mesi ritenuti necessari per
raggiungere l’obiettivo di un lavoro adeguato ai propri desideri (range: 0/120 mesi, media 39.54,
mediana 36, moda 24).
Appare, in tal senso, congruente, il fatto che con l’aumentare dell’età diminuisca significati-
vamente anche la distanza tra il “Sé Attuale” ed il “Lavoro” (β=.-305, t= -2.416, p=.019).
Tale fenomeno può trovare una possibile spiegazione nella consapevolezza degli effetti posi-
tivi dell’investimento personale nella formazione ed in tutto ciò che può costituire premessa utile a
trovare il lavoro desiderato.
Si rileva anche, però, come il tempo ritenuto necessario per trovare un lavoro soddisfacente
risenta delle distanze tra le dimensioni del Self, “Attuale” e “Futuro”, ed il “Lavoro”: aumentando
tali distanze infatti, aumenta significativamente (rispettivamente: β=.258, t=2.015, p=.049; β=.300,
t=2.372, p=.021) anche il numero di mesi indicati.
Utilizzando il paradigma dei Possible Selves, considerando la funzione dei medesimi in ter-
mini di “energizzazione” e di “focalizzazione”, ciò può rimandare all’effetto dell’auto-
rappresentazione, attuale e soprattutto futura, in relazione all’importanza che il lavoro assume nella
medesima; “sentire” il lavoro come parte importante del proprio Self, attuale e futuro, infatti:
a)per un verso, può incidere nel determinare la proiezione temporale ritenuta necessaria (range:
0/120 mesi, media 39.54, mediana 36, moda 24) per arrivare a svolgere un’attività lavorativa sod-
disfacente;
b)per l’altro, può avere degli effetti motivazionali importanti, in termini di livelli di attivazione
(quantitativi e qualitativi) nella ricerca/costruzione delle occasioni utili ad acquisire le competen-
ze necessarie per trovare/sviluppare un’attività congruente con la rappresentazione del proprio
quadro identitario.
5.2.L’effetto del Self: attuale e futuro
L’analisi della regressione lineare consente di individuare significativi effetti delle dimensioni
del Self , sia sull’orientamento al “Lavoro” sia sulle risorse ritenute importanti ai fini del “Territorio
potenziale”(Figura D).
In particolare, la valutazione del “Se Attuale” sembra incidere sulla valutazione del “Se Futu-
ro” (β= .764, t=6.499, p<.001), nonché sulla soddisfazione per l’attività formativa svolta (β= .607,
t= 3.058, p<.003) e sull’intenzione di avviare un’attività imprenditoriale (β= 1.084, t=2.338,
p<.023).
Interessante l’effetto che la valutazione del “Sé Futuro” sembra produrre sia sull’importanza
attribuita al “Lavoro” (β= .450, t=2.769, p<.008), come anche al posto fisso come rappresentazione
del proprio futuro (β= .912, t=2.52, p<.028); sia, soprattutto, sul ruolo che ai fini dello sviluppo del
“Territorio” (in termini di “potenziali”, quindi) viene attribuita: al turismo (β= .450, t=2.769,
p<.008), ai rapporti di cooperazione con il paesi dell’Europa Continentale (β= .596, t=2.348,
p<.022), nonché agli investimenti imprenditoriali nei settori innovativi (β= .557, t=2.954, p<.00).
65
Inoltre la valenza attribuita al “Lavoro” incide sulla rappresentazione della formazione ideale,
vista come “non lunga e impegnativa” (β= .578, t=2.532, p<.014), ma caratterizzata dalla partecipa-
zione attiva (β= .607, t=2.483, p<.028), ed anche sull’ “accontentarsi di cche la vita offre” (β=
.506, t=2.295, p<.025)
66
LAVORO
Figura D
SE
FUTURO
(β=.450,
t
= 2.769, p=.008)
SE
ATTUALE
Soddisfazione attività
formativa
(β=.607,
t
= 3.058, p=.003)
Avviare attività im-
prenditoriale
(β= 1.084,
t
= 2.338, p=.023)
Formazione non lun-
ga e impegantiva
Formazione atti-
vo/partecipativa
(β=.578,
t
= 2.532, p=.014)
(β=.607,
t
= 2.483, p=.016)
Accontentarsi di ciò
che la vita offre
(β=.565,
t
= 2.295, p=.025)
Turismo per sviluppo
territorio
Investimenti imprendi-
toriali settori innovativi
Trovare posto fisso
(β=.669,
t
= 13.849, p<.001)
(β= .368,
t
=2.180, p<.033)
(β=.912,
t
= 2.52, p=.028)
(β=.557,
t
= 2.954, p=.005)
Implementare Coop.
Europa Continent.
(β=.596,
t
= 2.348, p=.022)
67
5.3.La valutazione del territorio
La valutazione del territorio, secondo quanto l’analisi della regressione lineare indica, risente
dell’orientamento personale nei confronti dell’attività lavorativa e dell’importanza attribuita al tipo
di formazione (Figura E):
1)risulta, infatti, tanto maggiore quanto più si ritiene che lo sviluppo dello stesso possa essere
fondato sul “Terziario tradizionale” (β= .254, t= 3.671, p<.001) e si sia orientati ad “Avviare una
attività di tipo imprenditoriale” (β= .211, t= 3.180, p<.003);
2)viceversa, risulta minore laddove si attribuisce maggiore importanza alla “Formazione di
tipo tradizionale” (β= -.179, t= -3.120, p<.003), o anche mirata all’ “Auto-imprenditorialità” (β= -
.221, t= -2.438, p<.018), al lavoro fondato sulla “Socializzazione e sulla cooperazione di gruppo”
(β= -.143, t= -2.164, p<.035), ci si “Accontenta di ciò che la vita offre” (β= -.143, t= -2.306,
p<.025), e si attribuisce importanza all’ “Impegno politico-sociale” (β= -.167, t= - 2.564, p<.013).
Il “Territorio”, in tal senso, sembra risultare positivamente caratterizzato per coloro che inten-
dono scommettersi investendo sul medesimo.
Più complesso e non di tipo lineare, invece, il quadro relativo agli orientamenti che sembrano
correlare con la rappresentazione in negativo del “Territorio”: l’importanza attribuita alla formazio-
ne tradizionale ma anche all’auto-imprenditorialità, al lavoro in termini di socializzazione e attivi
di gruppo, all’impegno sociale e politico per cambiare le cose, ma anche all’accontentarsi di ciò che
la vita offre.
68
Maggiore impegno
politico
sociale
Figura E
PROVINCIA
-
CT
(β=
-
.167,
t
=
-
2.564, p=.013)
Terziario
tradizionale
(β=.254,
t
= 3.671, p=.001)
Avviare attività
imprenditoriale
(β= .211,
t
= 3.180, p=.003)
Formazione
tradizionale
Formare all’auto-
imprenditorialità
Accontentarsi di ciò
che la vita offre
(β=
-
.179,
t
=
-
3,120 p<.003)
(β=
-
.143,
t
=
-
2,306, p=.025)
(β=
-
.221,
t
=
-
2.438, p=.018)
Socializzazione
e lavoro di gruppo
(β=
-
.143,
t
=
-
2.164, p=.035)
69
6-Note conclusive
Nel complesso, pur nei limiti del campione analizzato, i dati appaiono di rilevante importanza.
Il rapporto con il territorio appare ambivalente: la gran parte dei soggetti si dichiara legato al
contesto, nel quale desidererebbe costruire il proprio futuro, ma dal quale è convinto di doversi ne-
cessariamente allontanare per realizzarsi.
Tale legame, peraltro, appare positivo solamente per gli aspetti affettivo/emozionali; il contra-
rio si riscontra, invece, per ciò che concerne le dimensioni più direttamente riferibili alla quotidiani-
ed alla progettualità di vita; ciò che spiega la rappresentazione tendenzialmente di tipo negativo
del territorio.
Il futuro dei soggetti (lavorativo e non) e la loro progettualità di vita, si riverberano, in tal sen-
so, in un “sentire” lontano dal contesto di vita nel quale si sono formati ed il “Territorio”, perciò,
non sembra affatto considerato in termini “potenziali”.
In contrasto con tale orientamento, ed a conferma dell’ambivalenza che ne caratterizza la rap-
presentazione, appare la valenza attribuita alle linee direttrici che possono favorire lo sviluppo del
“Territorio potenziale”: cooperazione con i paesi del Mediterraneo e con l’Europa continentale, una
classe imprenditoriale capace di rischiare investendo nei settori innovativi, l’alta formazione anco-
rata alle esigenze territoriali, l’impegno personale, politico e sociale. Notevole importanza viene an-
che attribuita al turismo ed al terziario avanzato, pur senza trascurare attività più tradizionali come
l’artigianato.
Quanto alla formazione idealmente richiesta rispetto alla progettualità personale, pur se impe-
gnativa, dovrebbe aiutare a sviluppare competenze diffuse di tipo relazionale/organizzativo, in mo-
do da risultare funzionale all’auto-imprenditorialità ed all’inserimento lavorativo ottimale (non vie-
ne, però, trascurata la probabilità di un inserimento in tempi rapidi); in tal senso ed in maniera con-
gruente, piuttosto che la metodologia tradizionale, vengono preferiti la partecipazione attiva, il lavo-
ro di gruppo, il project work, l’articolazione tra teoria e pratica.
In contraddizione con quanto sopra, però, l’orientamento al lavoro appare di tipo sostanzial-
mente tradizionale, caratterizzato dalla coerenza con la propria formazione dalla continuità, anche
se non mancano elementi tipici dell’innovazione.
Di notevole interesse appare l’effetto dell’esperienza lavorativa pregressa: coloro che hanno
svolto una qualche attività presentano un quadro rappresentazionale maggiormente caratterizzato
dalla speranza di auto-realizzazione e dall’orientamento verso l’innovazione, l’apertura,
l’autonomia e la partecipazione.
L’approfondimento dell’analisi indica, inoltre, la profonda differenza tra l’orientamento
all’impegno personale per lo sviluppo del territorio nei termini del classico impegno politico-
sociale, sostanzialmente correlato al superamento dell’esistente ma anche alla continuità, e quello
progettualmente fondato su una rappresentazione articolata e complessa, in relazione alla quale
vengono individuate le condizioni di sviluppo secondo un quadro maggiormente caratterizzato
dall’apertura e dall’innovazione.
Un ruolo fondamentale, in tal senso, assumono le dimensioni dell’identità: tanto maggiore è la
considerazione che si ha del Self Attuale tanto più si è soddisfatti dell’esperienza passata e disposti
ad investire in attività imprenditoriali; ancora più rilevante la valenza del “Sé Futuro”, in relazione
alla quale, pur se non mancano elementi di continuità con l’orientamento tradizionale, si investe
progettualmente nel lavoro, nella formazione, nello sviluppo del territorio, nella cooperazione e
nell’innovazione.
Ai fini di potenziare l’orientamento al “Territorio potenziale”, perciò, appare evidente
l’esigenza di progetti formativi ispirati a metodiche didattiche di tipo attivo/partecipativo e fondati
su progettualità complesse funzionali al coinvolgimento dei giovani (e di chiunque si trovi a con-
frontarsi con l’esigenza di costruirsi-ricostruirsi il futuro, immediato e lontano) nella continua co-
costruzione:
70
1)di quadri rappresentazionali della realtà di tipo meta-cognitivo; oltre la concezione reifica-
ta/reificazionale dell’esistente e verso la consapevolezza che il reale è anche funzione di come
(con gli “occhi della mente”) lo “pre-vediamo” e di quanto riusciamo ad essere attori competente-
mente attivi nel continuo processo di interlocuzione con il sociale (noi stessi, le persone, i gruppi);
2)di realtà esperienziali caratterizzate da climi relazionali che consentano ad ognuno di sperimentar-
si, di negoziare con gli altri e con se stesso le proprie ansie, incertezze, preoccupazioni, speranze,
progettualità, in modo da: a)“pro-porsi” senza lasciarsi bloccare dalla paura di “esporsi”;
b)imparare a confrontare il proprio “punto di vista” con quelli degli altri, cogliendo nelle eventuali
critiche un contributo utile ad ampliare le sue prospettive piuttosto che un attacco alla propria iden-
tità; c)verificare concretamente la possibile ricchezza della cooperazione e dell’apertura alla diver-
sità;
3)(in definitiva) di contesti di apprendimento ideali alla rivisitazione delle rigidità ed alla costruzio-
ne di “Possibile Selves” attesi/desiderati, piuttosto che temuti, fonte di investimenti di energie ed
intelligenze su progettualità articolate e, insieme, di focalizzazione delle medesime sugli obiettivi
individuati come “possibili”.
Si tratta di esigenze che, per quanto complesse, appaiono indispensabili per superare la cultura
della lamentela (sostanzialmente, insieme, “madre” e “figlia” dell’assistenzialismo e della dipen-
denza che la caratterizza, con le connesse derive autoritarie) ed orientarsi verso quadri rappresenta-
zionali caratterizzati da progettualità, sviluppo e autonomia, sia dei singoli sia del contesto di vita
(nel quale si sono formati, ed alla cui possibile evoluzione o cristallizzazione, come più spesso ac-
cade, possono concorrere).
71
4.Risultati-II: i Sindaci
72
1.Premessa: il futuro dei giovani
In questa sezione della ricerca vengono analizzati i dati relativi ai Sindaci della Provincia di
Catania. Si tratta solamente dei dati ottenuti mediante gli strumenti strutturati poiché l’iniziale pro-
getto di realizzare dei focus group è apparso ben presto difficilmente realizzabile, anche per la diffi-
coltà di concordare orari comuni, attesi i molteplici (e non sempre preventivabili) impegni istituzio-
nali dei Sindaci.
Anche le interviste face to face, metodologia da noi ritenuta indispensabile per garantire la
qualità dei dati di ricerca (considerata la natura soggettiva dei medesimi: Licciardello 1994), ha
comportato non poche difficoltà, in parte per i motivi oggettivi prima accennati, in parte per motivi
soggettivi (ma non per questo meno reali) come le prevedibili resistenze a sottoporsi ad interviste
“non controllabili a priori” e che, comunque, per la cultura ancora prevalente nella nostra realtà,
possono facilmente essere categorizzate come ”perdita di tempo”.
Mediante adeguati processi di interlocuzione, comunque, è stato (quasi sempre) possibile ne-
goziare gli appuntamenti per realizzare le interviste alle quali hanno partecipato l’80% dei Sindaci
(46 su 58)
24
.
Appare molto interessante il fatto che molti Sindaci, successivamente all’intervista, hanno te-
lefonato manifestando il loro interesse per la ricerca e per i risultati della stessa.
Come già per i giovani, ed anzi più di loro, i Sindaci ritengono che gli stessi abbiano poche al-
ternative all’emigrazione: la quasi totalità (oltre il 90%) pensa che i giovani desidererebbero co-
struire il proprio futuro a Catania (56.5%) o comunque in Sicilia (34.8%).
In concreto, però, solo una parte estremamente ridotta (l’8.7%) ritiene che i giovani abbiano
delle probabilità di realizzarsi a Catania, mentre oltre i due terzi (67.4%) pensa che saranno costret-
ti a spostarsi nel territorio continentale (45.7%) o anche all’estero (21.7%) (Tabella A).
A Catania In Sicilia In Italia All’estero Tabella A
F % f % f % f %
Secondo Lei, oggi, i giovani hanno più pro-
babilità di costruire il loro futuro 4 8,7 11 23.9 21 45.7 10 21.7
Secondo Lei, i giovani, in genere, vorrebbe-
ro costruire il loro futuro 26 56.5 16 34.8 2 4.3 2 4.3
Anche in questo caso, i tempi ritenuti necessari perché un giovane possa trovare un lavoro
soddisfacente sono notevolmente proiettati nel tempo, con una previsione massima che arriva a 10
anni e valori intermedi in qualche caso superiori (Moda 60 mesi, Mediana 36 mesi e Media 41.2
mesi) (Tabella B).
Tabella B Concretamente, tra quanto tempo pensa di riuscire a trovare un lavoro soddisfacente?
Range Media Deviaz.Standard Moda Mediana
1-120 mesi 41.2 mesi 34.58 mesi 60 mesi 36
24
Per l’esattezza, il 79,31%. Relativamente alla restante parte, alcuni si sono dichiarati esplicitamente “indisponibili”,
altri hanno rinviato continuamente gli appuntamenti già stabiliti, in due casi hanno insistito per avere prima il que-
stionario, facendolo poi trovare compilato (con la conseguenza che, per i motivi metodologici prima indicati, abbiamo
dovuto eliminarli).
73
2.Dati relativi alle Scale Likert
Il quadro relativo alle Scale di Likert (Alfa di Cronbach= .8450), come già per i giovani, ap-
pare, nel complesso, discretamente articolato e talvolta contraddittorio.
2.1.Area della formazione
I dati relativi alla formazione dei giovani depongono in senso negativo. La stessa, infatti, vie-
ne ritenuta non soddisfacente nel suo complesso (
X
= 4.06), incompleta (
X
= 3.87), poco rispon-
dente alla aspettative (
X
= 4.89) e largamente inadeguata rispetto a quanto il mercato del lavoro ri-
chiede (
X
= 5.24) (Scale A e B).
X
25
S
A
Nella sua prospettiva di Sindaco, quanto ritiene soddisfacente la formazione dei
giovani? 4.06 1.708
B Secondo Lei, la formazione dei giovani generalmente è
X
S
1 Complessivamente completa 3.87 1.376
2 Non corrispondente a quanto si aspettava 4.89 1.402
3 Inadeguata rispetto alle richieste del mercato del lavoro 5.24 1.448
In riferimento alle caratteristiche ideali di un corso di formazione (Scala C), i Sindaci appro-
vano totalmente l’idea che lo stesso dovrebbe offrire strumenti per l’imprenditorialità e l’autonoma
progettazione del futuro (
X
= 6.50) e, comunque, funzionali all’inserimento lavorativo ottimale, an-
che se a lungo termine (
X
= 6.02).
Vengono, inoltre, notevolmente apprezzati anche l’obiettivo di un inserimento lavorativo ra-
pido (
X
= 5.59) e lo sviluppo di capacità diffuse e spendibili in ogni contesto (
X
= 5.85).
Al contrario, viene scarsamente apprezzata l’idea che lo stesso non dovrebbe essere lungo ed
impegnativo (
X
= 4.28).
C Secondo Lei, un corso di formazione per i giovani dovrebbe:
X
S
1 Non essere troppo lungo e impegnativo 4.28 2.029
2 Offrire una probabilità di inserimento lavorativo ottimale, anche se a lungo termine 6.02 1.273
3 Offrire una possibilità rapida di inserimento lavorativo 5.59 1.707
4 Aiutare a sviluppare capacità diffuse, spendibili in ogni contesto lavorativo (abilità rela-
zionali, comunicative, organizzative, di pianificazione ecc) 5.85 1.460
5 Offrire strumenti per progettare e attuare l’auto-imprenditorialità/lavoro autonomo 6.50 .913
25
I punteggi attribuibili ai vari items delle scale proposte vanno da 1 (minimo accordo con l’affermazione) a 7 (massimo
accordo).
74
Congruentemente con quanto sopra, viene abbastanza apprezzata una formazione improntata
esclusivamente a metodologie di tipo attivo/partecipativo (lavoro di gruppo, project work, integra-
zione di teoria e pratica) (
X
= 5.78), piuttosto che di tipo tradizionale (
X
= 4.22); poco apprezzata
l’ipotesi di apprendistato in azienda senza retribuzione (
X
= 4.17) (circa il 40% dei Sindaci non
scarta, comunque, tale possibilità) (Scala D).
D
Secondo Lei, un giovane che voglia completare la sua formazione e/o au-
mentare le possibilità di ottenere il lavoro cui aspira, dovrebbe
X
s
1 Frequentare un corso di formazione organizzato secondo criteri tradizionali, (lezioni
frontali seguite da attività pratiche, stage, tirocini ecc.) 4.22 2.032
2 Frequentare un corso di formazione improntato esclusivamente a metodologie didatti-
che di tipo attivo e partecipativo (lavoro di gruppo, attività che integrino teoria e prati-
ca, project work, ecc.) 5.78 1.548
3 Lavorare senza retribuzione (per 6 mesi/1 anno) presso aziende che offrono la possibili-
tà di svolgere attività di apprendistato professionale guidate da tutor/supervisore 4.17 2.234
2.2.Area del lavoro
I dati relativi alle caratteristiche del lavoro cui i giovani, secondo i Sindaci, dovrebbero aspi-
rare (per molti versi similari alle scelte che questi hanno effettuato) appaiono in parte coerenti con
la realtà attuale ed in parte riconducibili all’orientamento tradizionale: intellettualmente stimolante
(
X
=6.24), ma anche coerente con la formazione personale (
X
=5.87) e caratterizzato da sicurezza e
continuità (
X
=5.93) (come già per i giovani, poco meno del 90% dei Sindaci ritiene importanti le
caratteristiche di coerenza e stabilità; poco meno del 50% manifesta tale orientamento in maniera
assoluta).
Vengono mediamente apprezzati gli aspetti relativi al lavoro di gruppo (
X
=5.67); ancora me-
no quelli riguardanti l’autonomia (
X
=4.98), il prestigio e visibilità sociale (
X
=4.96). Scarsamente
apprezzata l’esigenza di tempo libero (
X
=4.33).
E Secondo Lei, i giovani dovrebbero aspirare ad un lavoro che sia, soprattutto
X
s
1 Coerente con la sua formazione 5.87 1.500
2 Improntato all’autonomia, con la possibilità di gestire orari, attività, ecc. 4.98 1.612
3 Intellettualmente stimolante 6.24 1.119
4 Fonte di prestigio e visibilità sociale 4.96 1.445
5 Improntato alla socializzazione ed al lavoro di gruppo 5.67 1.383
6 Tale da lasciare abbastanza tempo libero 4.33 1.713
7 Caratterizzato da sicurezza e continuità (a tempo indeterminato) 5.93 1.373
In merito alle aspettative relative all’attività futura dei giovani, i Sindaci attribuiscono ai gio-
vani un orientamento più tradizionale di quanto non si rilevi dai dati da questi indicati.
75
Secondo i Sindaci, i giovani apprezzerebbero quasi esclusivamente il posto fisso (
X
=6.26),
poco curandosi dell’attività libero-professionale (
X
=4.13). Sotto il punto di indifferenza i valori re-
lativi all’attività imprenditoriale (
X
=3.85) ed all’opzione di contribuire allo sviluppo del territorio
catanese (
X
=3.72).
H
Secondo Lei, pensando al loro futuro, i giovani sono (nel complesso) più orientati a
X
s
1 Trovare un posto fisso 6.26 1.084
2 Lavorare come libero professionista 4.13 1.586
3 Avviare un’attività imprenditoriale 3.85 1.619
4 Accontentarsi di ciò che la vita le offre 3.87 1.928
5 Contribuire attivamente allo sviluppo del territorio catanese 3.72 1.893
2.3.Il territorio ed il suo futuro
Le linee di sviluppo del territorio indicate dai Sindaci tendono, almeno in parte, a coincidere
con quelle dei giovani: fondate soprattutto sul turismo (
X
=6.52), ed in parte anche sul terziario a-
vanzato (
X
=5.74).
Mediamente apprezzate le attività tradizionali, come ad es., l’artigianato (
X
=5.52); meno,
invece, quelle primarie (agricoltura, pesca, etc.) (
X
=4.98) (Scala F).
F Secondo Lei, le attività su cui fondare il possibile sviluppo del territorio della pro-
vincia di Catania sono, prevalentemente
X
S
1 Le attività primarie (agricoltura, pesca etc.) 4.98 1.719
2 L’artigianato 5.52 1.472
3 Le attività secondarie (industria, etc.) 4.52 1.602
4 Il terziario tradizionale (commercio, banche, etc.) 4.78 1.548
5 Il terziario avanzato (ricerca, informazione, pubblicità, etc.) 5.74 1.405
6 Il turismo 6.52 1.049
Secondo quanto i Sindaci pensano, lo sviluppo del “territorio potenziale” dipende da un com-
plesso di fattori che riguardano, pressoché alla stessa stregua:
1)la classe imprenditoriale, che dovrebbe rischiare investendo nei settori innovativi (
X
=6.13);
2)l’esigenza, per tutti, di superare l’idea del posto fisso (
X
=6.11) ed impegnarsi maggiormente nel
lavoro (
X
=6.09) e nelle attività politico sociale (
X
=5.96);
3)l’esigenza di investire maggiormente nell’alta formazione finalizzata allo sviluppo del territorio
(
X
=6.07) (83% dei Sindaci);
4)la cooperazione con i paesi del Mediterraneo (
X
=6.09) ed anche dell’Europa continentale
(
X
=5.72) (78% dei Sindaci) (Scala G).
76
G Secondo Lei, per un adeguato sviluppo del territorio della provincia di Catania è,
soprattutto, necessario
X
s
1 Implementare rapporti di cooperazione con i paesi del Mediterraneo 6.09 1.279
2 Maggiore impegno personale nel lavoro 6.09 1.347
3 Investire più risorse in attività di formazione superiore (post diploma/laurea) ancorate
alle esigenze del territorio 6.07 1.272
4 Una classe imprenditoriale maggiormente disposta ad investire nei settori innovativi 6.13 1.376
5 Implementare rapporti di cooperazione con i paesi dell’Europa continentale 5.72 1.409
6 Superare definitivamente l’idea del posto fisso 6.11 1.320
7 Maggiore impegno personale di tipo politico-sociale 5.96 1.333
3.Dati relativi ai Differenziali Semantici: dimensioni del Self, Lavoro, Territorio
I dati ottenuti attraverso i Differenziali Semantici, relativi al Se “Attuale” (Alfa di Cronbach=
.8187) e “Futuro” (Alfa di Cronbach= .8828), al “Lavoro” (Alfa di Cronbach= .8739) ed alla “Pro-
vincia di CT” (in quanto territorio di appartenenza
26
) (Alfa di Cronbach= .8766) risultano molto in-
teressanti.
3.1.Confronto medie (Figura A)
Il quadro complessivo indica che il territorio è scarsamente considerato, mentre il proprio fu-
turo si colloca in una posizione più che positiva (Manova con 4 fattori within: F(3,129)=39.15,
p<.001.
Nello specifico, i punteggi risultano di livello medio-alto relativamente al “Se futuro” (
X
=
+1,709) e di livello medio relativamente al “Sé attuale” (
X
= +1,343) ed al “Lavoro” (
X
= +1.341),
mentre quello attribuito al territorio si colloca poco al di sopra del punto di indifferenza (
X
=
+0,362).
Figura A
Confronto va lori medi D.S. considerati
1,341
0,362
1,709
1,348
-3
-2,5
-2
-1,5
-1
-0,5
0
0,5
1
1,5
2
2,5
3
Tot ale 1,34 8 1,3 41 0,362 1, 70 9
S eAttu ale La voro P rovC T Se Fu turo
Categorie
1)Io come sono (“Sé Attuale”)
2)Il lavoro
3)La Provincia di Catania
4)Io come sarò (“Sé Futuro”)
-3 indica il grado minimo di valutazione // +3 indica il grado massimo di valutazione (*)
* Valori ottenuti dividendo il punteggio totale di ciascun D.S. per il numero di coppie polari che lo costituiscono
Manova con 4 fattori within: F(3,174)=25.33, p<.001
26
In questa ricerca, “Provincia di CT” e territorio saranno, da noi, utilizzati come fungibili.
77
3.1.1.Analisi delle coppie polari relative al territorio
L’analisi delle coppie polari costitutive del Differenziale Semantico relativo al «Territorio»
indica che, come già per i giovani disoccupati, e seppure in misura meno caratterizzata per gli aspet-
ti decisamente orientati in negativo, il tipo di legame che i Sindaci vivono con il medesimo risulta
caratterizzato da una certa ambivalenza (Tabella D).
Anche in questo caso, infatti, si riscontra una rappresentazione largamente orientata al positi-
vo per ciò che concerne gli aspetti affettivo/emozionali, come sembrano indicare i punteggi relativi
agli aggettivi appresso riportati: “forte” (p=.020), “sicuro” (p=.023), “attivo” (p=.001), “espansivo”
(p<.001), “vivace” (p<.001), “gustoso” (p<.001), “desiderato” (p<.001), “caldo” (p<.001) e “impor-
tante” (p<.001).
Si rileva, invece, un riscontro negativo per ciò che concerne gli aspetti che riguardano la fun-
zionalità delle vita quotidiana: “disordinato” (p<.001).
Tabella D Territorio (Provincia CT) Valori Medi coppie polari
N Minimum Maximum Mean Std. Dev. On Test(*)
DIOR3 46 -3 +3 -0.69 1,823 p=.019
FODE3 46 -3 +3 +1,69 1,917 p=.020
INSI3 46 -3 +3 +0,64 1,836 p=.023
ATPA3 46 -3 +3 +1,20 1,604 p<.001
ESCH3 46 -3 +3 +1,18 1,655 p<.001
VIAP3 46 -3 +3 +1,24 1,282 p<001
GUDI3 46 -3 +3 +1.13 1,486 p<.001
INDE3 46 -3 +3 +1,20 1,375 p<.001
FRCA3 46 -3 +3 +1,20 1,272 p<.001
INIM3 46 -3 +3 +1,67 1,363 p<.001
I punteggi delle coppie polari sono collocati lungo un continuum che va da –3 a +3, con punto di indifferenza =0
*)Punteggi significativamente diversi rispetto al punto di indifferenza
3.2.Analisi delle distanze euclidee
L’analisi delle distanze euclidee concorre a definire più chiaramente il quadro.
Le dimensioni del Sé ed il Lavoro, infatti, risultano notevolmente distanti rispetto al territorio
(la Provincia di Catania) (Manova con 6 fattori within: F(5,215)=24.80, p<.001).
Anche nel caso delle persone di successo, quali i Sindaci possono essere considerati, la rap-
presentazione del territorio risulta, quanto meno, ambivalente e, comunque, “distante” rispetto alle
possibilità lavorative e di autorealizzazione.
78
Figura B
Confronto Distanze Euclidee
1,672 1,707
2,275 2,358 2,416
1,466
0
0,5
1
1,5
2
2,5
3
3,5
4
Distanze
1)Se Attuale/Se Futuro (SeatSef)
2)Se Futuro/Lavoro (SefLav)
3)Se Attuale/Lavoro (SeatLav)
4)Lavoro/ProvCT (LavProv)
5)Se Attuale/ProvCT(SeatProv)
6)Se futuro/ProvCT (SefProv)
-3 indica il grado minimo di valutazione // +3 indica il grado massimo di valutazione (*)
* Valori ottenuti dividendo il punteggio totale di ciascun D.S. per il numero di coppie polari che lo costituiscono
Manova con 6 fattori within: F(5,215)=24.80, p<.001
3.3.Note di sintesi relative ai dati dei Differenziali Semantici
Come già per i giovani, anche nel caso dei Sindaci i dati forniscono interessanti indicazioni
relativamente alla rappresentazione delle dimensioni del Self (attuale e futuro), del lavoro e del ter-
ritorio.
Nel caso del Self e del lavoro i dati risultano sufficientemente positivi. La rappresentazione
del territorio, invece, appare caratterizzata da un legame complesso, positivo sul piano affettivo non
altrettanto per ciò che lo stesso potrebbe fornire in termini di potenzialità.
79
4.Analisi della regressione lineare
4.1.L’effetto dell’età (Figura C)
L’età dei Sindaci sembra incidere nella direzione di una maggiore “comprensione” in senso
tradizionale delle esigenze dei giovani: aumentando l’età, infatti, aumenta anche la convinzione che
per i giovani il lavoro ideale è quello che garantisce sicurezza e continuità (β= .295, t= 2.047, p<
.047), nonché sufficiente tempo libero (β= .356, t= 2.528, p< .015); al contrario, viene congruente-
mente meno approvata l’ipotesi che per lo sviluppo del territorio sia necessario superare l’idea del
posto fisso libero (β= -.351, t= -2.483, p< .017).
Aumentando l’età, aumenta anche l’apprezzamento per il territorio (β= .315, t= 2.179, p<
.035), per il cui sviluppo si ritiene importante puntare sul turismo (β= .343, t= 2.368, p< .023).
4.2.L’effetto del Self: attuale e futuro
L’analisi della regressione lineare consente di individuare, anche per i Sindaci e come già nel
caso dei giovani, significativi effetti delle dimensioni del Self, (Figura D).
Nel merito, sim rileva quanto segue:
1)il “Se Attuale” incide sul “Se Futuro” (β= .725, t=6.814, p<.001), e viceversa: in termini di
“circolare” reciprocità e con identica significatività, aumentando l’uno aumenta l’altro;
2)il “Se Attuale” incide sull’idea che i “giovani dovrebbero aspirare ad un lavoro coerente con
la loro formazione” (β= .533, t=4.085, p<.001): tanto più elevata è l’immagine di sé tanto più forte è
questa convinzione;
3)il “Sé Futuro” si riverbera sulla rappresentazione del “Lavoro” (β= .318, t=2.173, p<.035),
nonché sull’importanza che per lo sviluppo del territorio hanno “una classe di imprenditori disposti
ad investire nei settori innovativi(β= .320, t=2.186, p<.034) ed il “maggiore impegno personale
Attività per svil. terr.:
Turismo
Figura C
ETA’
(β= .343,
t
= 2.368, p=.023)
Lavoro ideale per i giovani:
lasciare suff. tempo libero
(β=.356,
t
= 2.528, p=.015)
Lavoro ideale per i giovani:
sicurezza e continuità
(β= .295,
t
= 2.047, p=.047)
Per sviluppo territorio:
superare idea posto fisso
TERRITORIO
(β=
-
.351,
t
=
-
2.483 p<.017)
(β= .315,
t
= 2.179, p=.035)
80
nel lavoro” (β= .417, t=2.975, p<.005); il contrario si riscontra, invece, relativamente al fatto che la
formazione debba essere di tipo “attivo e partecipativo” (β= -.364, t= -2.533, p<.015) o anche “non
lunga ed impegnativa” (β= -.483, t= -3.577, p<.001).
Si rileva, inoltre, un significativo effetto della rappresentazione del “Lavoro” sull’ipotesi che
tra le condizioni per lo sviluppo del territorio si debba “superare l’idea del posto fisso” (β= .578,
t=2.253, p<.030): più elevato è il punteggio del primo più elevato è il punteggio della seconda.
4.3.La valutazione del territorio
La valutazione che i Sindaci danno del territorio ha effetti sia sulla valutazione della forma-
zione sia sulle condizioni ritenute importanti per lo sviluppo del medesimo (Figura E).
Tanto maggiore è la valutazione del territorio tanto maggiore risulta:
1)l’importanza attribuita alla formazione tradizionale (β= .459, t= 3.344, p<.002) e la soddi-
sfazione per la stessa (β= .524, t= 3.988, p<.001);
IL LAVORO
Figura
D
SE FUTURO
(β=.318,
t
= 2.173, p=.035)
SE’ ATTUALE
Lavoro cui i giovani do-
vrebbero aspirare: coerente
con la loro formazione
(β= .533,
t
= 4.085, p=.001)
Superare l’idea del
posto fisso
(β=.578,
t
= 2.253, p=.030)
Imprenditori disposti
ad investire nei settori
innovativi
Formazione ideale: non
lunga ed impegnativa
Per lo sviluppo del territorio:
maggiore impegno personale
nel lavoro
(β= .320,
t
=2.186, p=.034)
(β=.417,
t
= 2.975, p=.005)
(β=
-
.483,
t
=
-
3.577, p=.001)
Formazione funzionale:
attiva e partecipativa
(β=
-
.364,
t
=
-
2.533, p=.015)
(β=.725,
t
= 6.814, p<.001)
(β=.725,
t
= 6.814, p<.001)
81
2)l’apporto che allo sviluppo dello stesso può essere dato dal “Terziario tradizionale” (β=
.343, t= 2.368, p<.023) e dal contributo dei giovani (β= .379, t= 2.652, p<.011), orientati ad avviare
“attività di tipo imprenditoriale” (β= .300, t= 2.037, p<.048);
3)la fiducia nello sviluppo, attuale (β= .363, t= 2.656, p<.011) e futuro (β= .474, t= 3.493,
p<.011), del territorio, medesimo.
5-Note conclusive
I dati relativi ai Sindaci appaiono, per più versi, molto interessanti. Se, per un verso, lascia
ben sperare l’interesse per l’oggetto della ricerca che una parte ha manifestato successivamente
all’intervista (alcuni hanno anche telefonato), il quadro complessivo che emerge presenta, però, e-
lementi di problematicità. In sintesi:
1-la rappresentazione che essi hanno circa le “possibilità” che il territorio possa essere per i giovani
occasione di lavoro e realizzazione appare più pessimistica rispetto a quelle che ne hanno i gio-
vani medesimi;
2-il giudizio sulla formazione dei giovani appare orientato in negativo per la scarsa funzionalità del-
la medesima ai fini dell’inserimento lavorativo dei giovani e delle risposte alle esigenze del terri-
torio. Al contrario, la formazione ritenuta ideale dovrebbe fornire strumenti funzionali
all’autonomia sociale, all’imprenditorialità e all’inserimento lavorativo rapido, mirando a svilup-
pare capacità trasversali e adatte ad ogni contesto e fondandosi su metodologie didattiche di tipo
attivo/partecipativo;
Attiv. Per svil. Terr.:
Terziario tradizionale
Figura E
PROVINCIA
-
CT
(β= .343,
t
= 2.368, p=.023)
Soddisfazione
Formazione tradizionale
(β=.524,
t
= 3.988, p=.001)
Formazione
tradizionale
(β= .459,
t
= 3.344, p=.002)
Orientamento giovani:
Contribuire svil. territorio
Orientamento giovani:
Attività imprenditoriale
(β= .363,
t
= 2,656 p<.011)
(β= .300,
t
= 2.037, p=.048)
Possibilità sviluppo
attuale territorio Possibilità sviluppo
futuro territorio
(
β= .379,
t
= 2,652 p<.011)
(β= .474,
t
= 3,493 p<.001)
82
3-la rappresentazione del lavoro cui i giovani dovrebbero aspirare appare più complessa, caratteriz-
zata, insieme, da aspetti innovativi, come la stimolazione intellettuale e la cooperazione, ma an-
che da orientamenti legati al passato, come la sicurezza e continuità; aspetto, questo, che i Sinda-
ci ritengono venga privilegiato dai giovani, cui viene attribuita una preferenza decisamente alta
per il posto fisso e molto scarsa per le libere professioni, l’imprenditorialità e l’impegno per lo
sviluppo del territorio;
4-le linee direttrici del “territorio potenziale” vengono individuate soprattutto nel turismo ed, in par-
te, nel terziario avanzato e nella cooperazione con i paesi del Mediterraneo e dell’Europa conti-
nentale. Decisamente fondamentale il ruolo delle risorse umane, relativamente sia ad una classe
imprenditoriale capace di rischiare investendo nei settori innovativi sia all’esigenza da parte di
tutti di rinunciare all’idea del posto fisso e di impegnarsi maggiormente nel lavoro nel sociale;
5-la rappresentazione del “Territorio” appare ambivalente ed orientata in negativo, con aspetti posi-
tivi solamente per ciò che concerne il legame affettivo/emozionale;
6-il quadro,comunque, risente di alcune variabili, come l’età, le caratteristiche del Self e la rilevanza
attribuita al lavoro.
In conclusione, il territorio viene scarsamente considerato come una risorsa sulla quale i gio-
vani possono puntare per la loro autorealizzazione (nel merito, i dati sono più negativi rispetto a
quelli degli stessi giovani), anche se il turismo, il terziario avanzato e l’artigianato, vengono indivi-
duate come possibile base su cui puntare per uno sviluppo al quale anche i settori tradizionali come
le attività primarie, il commercio e l’industria potrebbero utilmente concorrere.
Rispetto al possibile sviluppo del territorio, le direttrici vengono individuate in una progettua-
lità caratterizzata dalla cooperazione con i paesi del Mediterraneo e dell’Est Europeo, ma anche sul-
la capacità di investire nell’innovazione e nell’alta formazione, così come nel cambio di mentalità e
nell’impegno personale nel lavoro e nel sociale.
Anche la formazione dovrebbe, in tal senso, mirare a fornire capacità di progettazione e auto-
imprenditorialità, diffuse e di tipo trasversale, in modo da risultare maggiormente funzionale rispet-
to a quanto la società attuale richiede e, quindi, allo sviluppo del territorio “potenziale”.
83
5.Risultati-III: gli Imprenditori
84
1.Premessa: il futuro dei giovani
In questa sezione del Report vengono analizzati i dati relativi ad un gruppo di Imprenditori
della Provincia di Catania. Si tratta dei membri (N=40) dei Direttivi dell’Assindustria e della Con-
federazione Nazionale Artigiani, che hanno accettato di buon grado di collaborare alla ricerca.
I dati qui discussi sono stati ottenuti mediante strumenti strutturati. Infatti, anche se (a diffe-
renza di quanto avvenuto per i Sindaci) siamo riusciti ad organizzare alcuni focus group, non è sta-
to, comunque, possibile adottare tale metodica per tutti. Abbiamo, perciò, ritenuto metodologica-
mente più corretto riportare solamente i dati degli strumenti strutturati
27
Con riferimento ai dati della ricerca, anche gli industriali ritengono in maggioranza che i per
giovani, al di delle loro aspettative, l’emigrazione costituisca, pressoché, l’unica via per
l’autorealizzazione: la quasi totalità (92,3%) infatti, pensa che i giovani vorrebbero costruire il pro-
prio futuro a Catania (64.1%), o almeno in Sicilia (28.2%), ma che solamente una parte minima (ri-
spettivamente 10% e 12,5%) avrà la concreta possibilità di farlo, mentre la grande maggioranza do-
vrà spostarsi in altre parti d’Italia (40.0%) oppure all’estero (37.5%) (Tabella A).
A Catania In Sicilia In Italia All’estero Tabella A
f % f % f % f %
Secondo Lei, oggi, i giovani hanno più pro-
babilità di costruire il loro futuro: 4 10 5 12.5 16 40 15 37.5
Secondo Lei, i giovani, in genere, vorrebbe-
ro costruire il loro futuro: 25 64.1 111 28.2 3 7.7 0 0
I tempi ritenuti necessari perché un giovane possa trovare un lavoro soddisfacente sono, anche
in questo caso, notevolmente lunghi, con un previsione massima che in questo caso si riduce a 7 an-
ni (si riducono notevolmente anche la Moda 24 mesi, la Mediana 24 mesi e la Media 24.11 mesi)
(Tabella B).
Tabella B Concretamente, tra quanto tempo pensa di riuscire a trovare un lavoro soddisfacente?
Range Media Deviaz.Standard Moda Mediana
1-84 mesi 24.11 mesi 19,092 mesi 24 mesi 24,00
2.Le Scale di Likert
Il quadro che deriva dall’analisi dei dati delle Scale di Likert (Alfa di Cronbach= .7214) appa-
re, nell’insieme, discretamente articolato e con aspetti di tipo contraddittorio.
2.1.Area della formazione
Anche nella rappresentazione che ne hanno gli Imprenditori, i dati concernenti la formazione
dei giovani appare sostanzialmente negativa: largamente insoddisfacente in generale, (
X
= 3.85),
27
I focus group che è stato possibile realizzare, comunque, si sono rivelati di grande interesse: 1)come occasione di
confronto e approfondimento tra gli stessi “Imprenditori” che vi hanno preso parte, alcuni dei quali hanno esplicitamen-
te dichiarato l’auspicio che attività di tal genere possano avere un seguito; 2)come osservatorio per comprendere la
complessità delle dinamiche che attraversano il nostro universo “Imprenditoriale”.
85
incompleta (
X
= 3.25), non corrispondente alla aspettative (
X
= 3.93) e poco adeguata alle richie-
ste del mercato del lavoro richiede (
X
= 4.40) (Scale A e B).
X
28
s
A
Nella su prospettiva di imprenditore, quanto ritiene soddisfacente la formazione
dei giovani? 5.50 2.025
B Secondo Lei, la formazione dei giovani generalmente è:
X
s
1 Complessivamente completa 3.25 1.296
2 Non corrispondente a quanto si aspettava 3.93 1.542
3 Inadeguata rispetto alle richieste del mercato del lavoro 4.40 1.736
In merito alle caratteristiche ideali di un corso di formazione (Scala C), appare limitatamente
apprezzata l’idea che lo stesso non dovrebbe essere lungo ed impegnativo (
X
= 4.75).
Viene largamente condivisa l’idea che lo stesso dovrebbe, anzitutto, concorrere allo sviluppo
di capacità trasversali ad ogni contesto lavorativo (
abilità relazionali, comunicative, organizzative, di
pianificazione ecc)
(
X
= 6.15) e di strumenti per l’imprenditorialità e l’autonoma progettazione del
futuro (
X
= 6.10), funzionali all’inserimento lavorativo ottimale, anche se a lungo termine (
X
=
5.50).
Discretamente apprezzato anche l’obiettivo di un inserimento lavorativo rapido (
X
= 5.35).
C Secondo Lei, un corso di formazione per i giovani dovrebbe:
X
S
1 Non essere troppo lungo e impegnativo 4.75 1.597
2 Offrire una probabilità di inserimento lavorativo ottimale, anche se a lungo termine 5.50 1.109
3 Offrire una possibilità rapida di inserimento lavorativo 5.35 1.272
4 Aiutare a sviluppare capacità diffuse, spendibili in ogni contesto lavorativo (abilità rela-
zionali, comunicative, organizzative, di pianificazione ecc) 6.15 1.027
5 Offrire strumenti per progettare e attuare l’auto-imprenditorialità/lavoro autonomo 6.10 1.215
In merito alle metodiche didattiche (Scala D), sembra maggiormente apprezzata la formazione
improntata esclusivamente a metodologie di tipo attivo/partecipativo (lavoro di gruppo, project
work, integrazione di teoria e pratica) (
X
= 5.13), rispetto a quella di tipo tradizionale (
X
= 4.75) ed
all’apprendistato in azienda senza retribuzione (
X
= 4.75): le differenze tra i valori medi, però, non
risultano statisticamente apprezzabili alla Manova.
28
I punteggi attribuibili ai vari items delle scale proposte vanno da 1 (minimo accordo con l’affermazione) a 7 (massimo
accordo).
86
D
Secondo Lei, un giovane che voglia completare la sua formazione e/o au-
mentare le possibilità di ottenere il lavoro cui aspira, dovrebbe:
X
s
1 Frequentare un corso di formazione organizzato secondo criteri tradizionali, (lezioni
frontali seguite da attività pratiche, stage, tirocini ecc.) 4.75 1.532
2 Frequentare un corso di formazione improntato esclusivamente a metodologie didatti-
che di tipo attivo e partecipativo (lavoro di gruppo, attività che integrino teoria e prati-
ca, project work, ecc.) 5.13 1.471
3 Lavorare senza retribuzione (per 6 mesi/1 anno) presso aziende che offrono la possibili-
tà di svolgere attività di apprendistato professionale guidate da tutor/supervisore 4.75 2.072
2.2.Area del lavoro
Relativamente al lavoro cui i giovani dovrebbero idealmente aspirare, la posizione degli Im-
prenditori appare solo in parte diversa rispetto a quella dei giovani ed a quella dei Sindaci, sia per
ciò che concerne gli aspetti riconducibili all’orientamento tradizionale sia per ciò che concerne la
coerenza con la realtà attuale(Scala E).
In assoluto, viene indicato il lavoro intellettualmente stimolante (
X
=6.20), ma anche coerente
con la formazione personale (
X
=5.82) e, seppure con punteggi un poco inferiori, improntato alla
socializzazione ed al
lavoro di gruppo
(
X
=5.37).
Meno apprezzati gli aspetti relativi alla flessibilità, prestigio, tempo libero, etc..
Interessanti appaiono i dati relativi alla sicurezza e continuità: anche se il livello di apprezza-
mento risulta molto contenuto (
X
=4.65), l’approfondimento dell’analisi indica che il 60% degli
Imprenditori intervistati considera positivamente il lavoro sicuro e continuo (le percentuali dei gio-
vani e dei Sindaci sono, comunque, più elevate e sfiorano il 90%).
E Secondo Lei, i giovani dovrebbero aspirare ad un lavoro che sia, soprattutto:
X
s
1 Coerente con la sua formazione 5.82 1.196
2 Improntato all’autonomia, con la possibilità di gestire orari, attività, ecc. 4.35 1.748
3 Intellettualmente stimolante 6.20 1.067
4 Fonte di prestigio e visibilità sociale 4.50 1.633
5 Improntato alla socializzazione ed al lavoro di gruppo 5.37 1.531
6 Tale da lasciare abbastanza tempo libero 3.82 1.599
7 Caratterizzato da sicurezza e continuità (a tempo indeterminato) 4.65 1.994
Diversamente dai giovani e, sostanzialmente, e sulla stessa posizione dei Sindaci, anche gli
Imprenditori, pensano che le giovani generazioni sono maggiormente orientate al posto fisso
(
X
=5.28), poco apprezzando l’attività libero-professionale (
X
=4.45), quella imprenditoriale
(
X
=4.33) e l’opportunità di contribuire allo sviluppo del territorio catanese (
X
=4.30).
87
H
Secondo Lei, pensando al loro futuro, i giovani sono (nel complesso) più orientati a :
X
s
1 Trovare un posto fisso 5.28 1.617
2 Lavorare come libero professionista 4.45 1.431
3 Avviare un’attività imprenditoriale 4.33 1.591
4 Accontentarsi di ciò che la vita le offre 4.05 1.867
5 Contribuire attivamente allo sviluppo del territorio catanese 4.30 1.884
3.3.Il territorio ed il suo futuro
Largamente coincidenti con quelle indicate dai giovani e dai Sindaci le linee di sviluppo del
territorio: turismo (
X
=6.55), terziario avanzato (
X
=6.03) e l’artigianato (
X
=5.45) (Scala F).
In parte apprezzate anche il terziario tradizionale (
X
=4.93) e le attività primarie (
X
=4.73).
F Secondo Lei, le attività su cui fondare il possibile sviluppo del territorio della pro-
vincia di Catania sono, prevalentemente:
X
S
1 Le attività primarie (agricoltura, pesca etc.) 4.73 1.664
2 L’artigianato 5.45 1.319
3 Le attività secondarie (industria, etc.) 4.93 1.228
4 Il terziario tradizionale (commercio, banche, etc.) 4.95 1.011
5 Il terziario avanzato (ricerca, informazione, pubblicità, etc.) 6.03 1.000
6 Il turismo 6.55 0.904
Come già i Sindaci, anche per gli Imprenditori, lo sviluppo del “territorio potenziale” (Scala
G) dipende da un complesso di fattori che riguardano, pressoché alla stessa stregua: la cooperazione
con i paesi del Mediterraneo (
X
=6.23) e l’esigenza, per tutti, di superare l’idea del posto fisso
(
X
=6.23); l’esigenza di impegnarsi maggiormente nel lavoro (
X
=6.05) e di una classe imprendito-
riale che dovrebbe rischiare investendo nei settori innovativi (
X
=6.03).
Discretamente apprezzati anche l’esigenza di investire maggiormente nell’alta formazione fi-
nalizzata allo sviluppo del territorio (
X
=5.65), la cooperazione con i paesi dell’Europa continentale
(
X
=5.48) e l’impegno politico sociale (
X
=5.35).
G Secondo Lei, per un adeguato sviluppo del territorio della provincia di Catania è,
soprattutto, necessario:
X
s
1 Implementare rapporti di cooperazione con i paesi del Mediterraneo 6.23 0.947
2 Maggiore impegno personale nel lavoro 6.05 1.085
3 Investire più risorse in attività di formazione superiore (post diploma/laurea) ancorate
alle esigenze del territorio 5.65 1.388
88
4 Una classe imprenditoriale maggiormente disposta ad investire nei settori innovativi 6.03 1.165
5 Implementare rapporti di cooperazione con i paesi dell’Europa continentale 5.48 1.219
6 Superare definitivamente l’idea del posto fisso 6.23 1.368
7 Maggiore impegno personale di tipo politico-sociale 5.35 1.442
3.I Differenziali Semantici: dimensioni del Self, Lavoro, Territorio
Molto interessanti i dati dei Differenziali Semantici, relativi al Se “Attuale” (Alfa di Cron-
bach= .7192) e “Futuro” (Alfa di Cronbach= .8295), al “Lavoro” (Alfa di Cronbach= .6819), alla
“Provincia di CT” (in quanto territorio di appartenenza
29
) (Alfa di Cronbach= .91.85) ed ai ““Gio-
vani disoccupati”” (Alfa di Cronbach= .91.82).
3.1.Confronto medie
La rappresentazione delle dimensioni dell’Identità, appare di livello medio
30
relativamente al
“Sé attuale” (
X
= +1,358) e tendenzialmente medio-alto relativamente al “Se futuro” (
X
= +1,691).
Di livello medio appare anche quella relativa al “Lavoro” (
X
= +1.421), mentre quella riguar-
dante il “Territorio” si sovrappone al punto di indifferenza (
X
= +0,027) e quella concernente i
“Giovani disoccupati” si colloca addirittura al di sotto (
X
= -0.4568; p <.0001).
Complessivamente, il quadro indica che il territorio è scarsamente considerato, ed ancora
meno lo sono i “Giovani disoccupati”, mentre le dimensioni del Self ed il lavoro si collocano in una
posizione discretamente positiva (Manova con 5 fattori within: F(4,156)=118.56, p<.001).
Figura A
Confronto valori medi D.S. considerati
1,421
0,027
-0,4568
1,691
1,358
-3
-2,5
-2
-1,5
-1
-0,5
0
0,5
1
1,5
2
2,5
3
Tot ale 1,35 8 1,42 1 0 ,0 27 -0,4 5 68 1 ,691
S e
Attuale L avor o P rovC T G io vDi s Se Fut uro
Categorie
1)Io come sono (“Sé Attuale”)
2)Il lavoro
3)La Provincia di Catania
4)”Giovani disoccupati”
5)Io come sarò (“Sé Futuro”)
-3 indica il grado minimo di valutazione // +3 indica il grado massimo di valutazione (*)
* Valori ottenuti dividendo il punteggio totale di ciascun D.S. per il numero di coppie polari che lo costituiscono
Manova con 5 fattori within: F(4,156)=118.56, p<.001
29
Come già in precedenza, n questa ricerca, “Provincia di CT” e territorio saranno, da noi, utilizzati come fungibili.
30
Le coppie polari costitutive dei Differenziali Semantici vanno valutate con un punteggio che va da –3 (assolutamente
negativo) a +3 (assolutamente positivo), con punto di indifferenza =0. Ai fini della manipolazione statistica, per motivi
di comodità, i punteggi vengono ridotti su una scale 1-7: il punteggio complessivo viene ottenuto mediante la
Σ
dei
punteggi delle n. coppie polari / n. Nel caso, comunque, per motivi di comprensione intuitiva, il grafico è stato costrui-
to utilizzando la scala da –3 a +3.
89
3.1.1.Analisi delle coppie polari relative al territorio
Il legame con il “Territorio” appare, anche in questo caso (e come per i giovani disoccupati)
complesso e ambivalente; come si rileva dall’analisi delle coppie polari del relativo Differenziale
semantico (Tabella D), infatti, i soggetti vivono tale rapporto in maniera, insieme:
a)positiva, sul piano affettivo/emozionale, come indicano: “attivo” (p=.002), “espansivo” (p=.041),
“vivace” (p=.003), “gustoso” (p<.001), “desiderato” (p=.003), “caldo” (p<.001) e “importante”
(p<.001);
b)negativa, per ciò che concerne gli aspetti che riguardano la funzionalità delle vita quotidiana: “di-
sordinato” (p<.001), “agitato” (p=.020), “complesso” (p=.023) e “duro” (p=.043).
Tabella D Territorio (Provincia CT) Valori Medi coppie polari
N Mini-
mum Maxi-
mum Mean Std.
Dev. On Test(*)
DIOR3 40
-3 +3 -1,15
1,562
P<.001
CAAG3 40
-3 +3 -0,87
1,917
p=.020
SECO3 40
-3 +3 -0,75
1,932
p=.023
TEDU3 40
-3 +3 -0,52
1.569
P= 043
ATPA3 40
-3 +3 +1,00
1,881
P=.002
ESCH3 40
-3 +3 +0,60
1,725
p=.041
VIAP3 40
-3 +3 +0,93
1,812
p=.003
GUDI3 40
-3 +3 +1.18
1,534
p<.001
INDE3 40
-3 +3 +0,78
1,561
p=.003
FRCA3 40
-3 +3 +0,95
1,739
p<.001
INIM3 40
-3 +3 +1,28
1,710
p<.001
I punteggi delle coppie polari sono collocati lungo un continuum che va da –3 a +3, con punto di
indifferenza =0
*)Punteggi significativamente diversi rispetto al punto di indifferenza
3.2.Analisi delle distanze euclidee
L’analisi delle distanze euclidee appare per più versi interessante. Si rileva, infatti, che:
a)le dimensioni del Sé ed il Lavoro risultano le più vicine tra loro e mediamente distanti dal “Terri-
torio”;
b)le distanze relative ai “Giovani disoccupati” risultano le maggiori in assoluto, tranne che per
quanto riguarda il “Territorio” (la Provincia di Catania): come a dire che, nella percezione degli
Imprenditori, i giovani in questione sono più orientati a tentare di trovare lavoro nel proprio con-
testo di vita (Manova con 9 fattori within: F(9,351)=46.40, p<.001).
90
F ig ur a B
C onf r ont o D is tan ze E u cl ide e
0
0 ,5
1
1 ,5
2
2 ,5
3
3 ,5
T o t al e 1, 4 54 1 , 5 17 1 ,5 7 2 2 , 10 6 2 ,3 8 2 2 ,4 8 5 2 ,5 6 3 2 , 92 3 ,0 37 3 ,0 8 2
S e a tS
e f S e f L a
vS e a tL
a v G d P r o
v C T S e a t P
ro v L a vP r
o v C T Pr o v S
e f S e a tG
dL a v G
dS ef G d
Distanze
1)Se Attuale/Se Futuro (Seat/Sef)
2)Se Futuro/Lavoro (SefLav)
3)Se Attuale/Lavoro (SeatLav)
4)Provincia/”Giovani disoccupati”
(GdProvCT)
5)Se Attuale/Provincia (SeatProvCt)
6)Lavoro/Provincia (LavProvCT)
7)Se Futuro/Provincia (SefProvCT)
8)Se Attuale-”Giovani disoccupati” (SeatGd)
9)Lavoro-”Giovani disoccupati” (LavGd)
10)Se futuro-”Giovani disoccupati” (SefGd)
-3 indica il grado minimo di valutazione // +3 indica il grado massimo di valutazione (*)
* Valori ottenuti dividendo il punteggio totale di ciascun D.S. per il numero di coppie polari che lo costituiscono
Manova con 10 fattori within: F(9,351)=46.40, p<.001.
3.3.Note di sintesi relative ai dati dei Differenziali Semantici
I dati appaiono indicativi di una negativa rappresentazione del “Territorio” e dei “Giovani di-
soccupati”.
Relativamente al “Territorio” si riscontra un legame fortemente ambivalente: positivo per gli
aspetti affettivo/emozionali; negativo, invece, per ciò che riguarda la funzionalità della vita quoti-
diana.
91
4.Analisi della regressione lineare
4.1.L’effetto del Self: attuale e futuro (Figura E)
Relativamente agli Imprenditori, la valutazione del Sé Futuro (in quanto progettualità di vita)
incide positivamente sulla valutazione del Se Attuale (β= .295, t= 3.137, p= .039) e del lavoro idea-
le caratterizzato dall’essere intellettualmente stimolante (β= .531, t= 3.864, p< .001).
La valutazione del Sé Attuale incide positivamente sulla valutazione del lavoro ideale caratte-
rizzato dalla socializzazione e dal lavoro di gruppo (β= .331, t= 2.160, p= .037).
4.2.L’effetto dell’età (Figura E)
L’età degli Imprenditori incide, in senso inverso. Aumentando l’età, infatti:
1-diminuisce la considerazione attribuita all’ipotesi che per completare la sua formazione profes-
sionale un giovane possa “lavorare in azienda con la guida di un tutor ma senza retribuzione, per 6
mesi/1 anno): i (β= -.317, t= -2.060, p= .046);
2-diminuisce anche l’importanza attribuita al “terziario tradizionale (commercio, banche, etc.) come
attività su cui fondare lo sviluppo del territorio (β= -.337, t= -2.210, p< .033);
3-aumenta, invece, l’apprezzamento per l’artigianato come risorsa su cui fondare lo sviluppo del
territorio (β= .373, t= 2.480, p= .018).
Figura E
SE’
ATTUALE
Lavoro ideale: intellettual-
mente stimolante
(β= .531,
t
= 3.864, p<.001)
Lavoro ideale: improntato alla socia-
lizzazione ed al lavoro di gruppo
(β= .331,
t
= 2.160, p=.037)
SE’ FUTURO
(β= .295,
t
= 3.137, p=.039)
92
4.3.La valutazione del lavoro
L’analisi della regressione lineare indica che la valutazione del lavoro ha effetti (Figura D):
1-di “circolare” reciprocità sul “Sè Futuro” (β= .481, t=3.384, p=.002), e viceversa (β= .433, t=3.16,
p=.003): aumentando l’uno aumenta l’altro;
2-sulla valutazione ricevuta dai giovani, considerata complessivamente completa (β= .407, t= 2.748,
p=.009);
3-sul tipo di lavoro cui i giovani dovrebbero aspirare che dovrebbe essere “tale da lasciare abba-
stanza tempo libero” (β= .381, t=2.537, p<.015);
4-negativi circa la possibilità che i giovani “si accontentino di ciò che la vita offre” (β= -.349, t= -
2.293, p=.027).
Figura E
ETA’
Apprendistato professiona-
le senza retribuzione
(β
=
-
.317,
t
= 2.060, p=.046)
Artigianato come risorsa per lo
sviluppo del territorio
(β= .373,
t
= 2.480, p=.018)
Terziario tradizionale come risorsa
per lo sviluppo del territorio
(β=
-
.337,
t
=
-
2.210, p=.033)
93
4.4.La valutazione del territorio
La valutazione che gli Imprenditori danno del “Territorio” ha effetti sulle condizioni ritenute
importanti per lo sviluppo del medesimo, sulla valutazione della formazione, nonché
sull’importanza attribuita al “Lavoro” e, con effetti di reciprocità, anche sul “Self ”(Figura E).
Alla più elevata valutazione del “Territorio” corrisponde:
1)una maggiore importanza attribuita al “Lavoro” (β= .307 t= 2.243, p=.031);
2)una più elevata rilevanza attribuita alla formazione di tipo esclusivamente attivo/partecipativo
(lavoro di gruppo, project work, coniugazione di teoria e pratica, etc.) (β= .317, t= 2.061,
p=.046);
3)una minore valutazione dell’apprendistato in azienda guidato da un tutor ma senza retribuzione
(β= -.401, t= -2.70, p=.01), come strategia formativa;
4)una minore considerazione delle attività secondarie (industria, etc.) come risorsa per lo sviluppo
del “Territorio” (β= -.407, t= -2.749, p=.009), medesimo.
La maggiore valutazione del “Territorio”, inoltre, si caratterizza per una maggiore valutazione
del Self (β= .431, t= 3.312, p=.0023) e viceversa (β= .477, t= 3.342, p=.002).
Formazione dei giovani
complessivamente completa
Figura D
LAVORO
(β=.407,
t
= 2.748, p=.009)
SE’ FUTURO
Lavoro ideale dovrebbe
lasciare abbastanza
tempo libero
Giovani orientati ad accon-
tentarsi di ciò che la vita offre
(β
= .381,
t
=2.537, p=.015)
(β=
-
.349,
t
=
-
2.293, p=.027)
(β=.433,
t
= 3.16, p=.003)
(β=.481,
t
= 3.384, p=.002)
94
5.Note conclusive
Nell’insieme, come già per i Sindaci, la ricerca con gli Imprenditori consente di delineare un
quadro complesso e articolato. Anche in questo caso, infatti, gran parte degli intervistati hanno mo-
strato interesse per l’oggetto della ricerca e, alla fine dei focus groups, alcuni hanno positivamente
commentato la possibilità di riflessione congiunta sulle tematiche del “territorio potenziale” ed e-
spresso l’auspicio che occasioni del genere possano avere un seguito.
Il quadro rappresentazionale, nelle sue articolazioni, indica che gli Imprenditori:
1- condividono con i Sindaci l’orientamento in negativo circa le effettive possibilità di realizzazio-
ne che il “Territorio” può offrire ai giovani;
2-concordano circa l’inadeguata funzionalità della formazione, sia in generale che ai fini
dell’inserimento lavorativo, laddove la stessa dovrebbe, invece, idealmente fornire l’occasione
per apprendere competenze trasversali ad ogni contesto lavorativo e strumenti per
l’imprenditorialità e l’autonoma progettazione del futuro, fondandosi soprattutto su metodologie
di tipo attivo/partecipativo;
3-ritengono che i giovani dovrebbero idealmente aspirare ad un lavoro intellettualmente stimolante,
pur non disdegnando la sicurezza e continuità, considerando che attribuiscono agli stessi un o-
rientamento prevalentemente rivolto al posto fisso;
4-(come già i giovani ed i Sindaci) individuano nel turismo e nel terziario avanzato le possibilità di
sviluppo del territorio, puntando anche sulla cooperazione con i paesi del Mediterraneo (ed anche
con quelli Europei,) sul superamento dell’idea del posto fisso, su di un maggiore impegno nel la-
voro ma anche su una classe imprenditoriale capace di rischiare investendo nei settori innovativi.
Formazione esclusivamente di ti-
po attivo/partecipativo (lavoro di
gruppo, project work)
Figura E
PROVINCIA
-
CT
(β= .390,
t
= 2.3611, p=.013)
LAVORO
(β=.307,
t
= 2.243, p=.031)
SE’ ATTUALE
(β= .431,
t
= 3.312, p=.0023
Apprendistato professio-
nale senza retribuzione
(β=
-
.401,
t
=
-
2.70, p=.01)
Futuro giovani e atti-
vità imprenditoriale
(β= .317,
t
= 2.061 p=.046)
(β= .477,
t
= 3.342, p=.002)
(β=
-
.407,
t
=
-
2.749 p=.009)
Attività secondarie per
sviluppo territorio
95
5-presentano una scarsa considerazione dei giovani disoccupati ed una relazione con il “Territorio”
fortemente ambivalente, positiva per gli aspetti affettivo/relazionali e negativa per le dimensioni
connesse alla quotidianità. Nel merito, comunque, tali orientamenti risentono delle caratteristiche
del Self e della valutazione attribuita al ”Lavoro” ed al ”Territorio”.
96
6.Note di sintesi finali
97
1-Dati complessivi relativi alla scale di Likert: progettualità di vita, formazione, lavoro e «ter-
ritorio potenziale»
I-Relativamente alla progettualità di vita dei giovani, i dati complessivi (riguardanti, cioè la
rappresentazione relativa a tutti e tre i gruppi considerati) indicano che i giovani, al contrario di
quanto la grandissima parte di loro desidererebbero, hanno scarsissime possibilità di realizzarsi a
Catania.
Rispetto alle prospettive future, non viene affatto apprezzata l’ipotesi che la stesse possano
essere caratterizzate dall’ “accontentarsi di ciò che la vita offre”; ipotesi non del tutto respinta ma il
cui punteggio complessivo si colloca ampiamente sotto il punto di indifferenza (H4,
X
= 3.39).
Poco apprezzata risulta anche l’idea che i giovani pensino ad “avviare un’attività di tipo im-
prenditoriale” (H3,
X
= 4.23).
II-La formazione dei giovani, è considerata insufficiente (B1,
X
= 3.95), non corrispondente
alle aspettative (B2,
X
= 4.01) e scarsamente soddisfacente (A
31
X
= 4.33).
Nel merito, viene scarsamente apprezzata l’ipotesi che un corso di formazione debba “Non
essere troppo lungo e impegnativo” (C1,
X
= 4.31) o che per completare la formazione dei giovani
sia opportuno “Lavorare senza retribuzione (per 6 mesi/1 anno) presso aziende che offrono la possi-
bilità di svolgere attività di apprendistato professionale guidate da tutor/supervisore” (D3,
X
=
4.21).
Viene, invece, mediamente apprezzata l’idea di “un corso di formazione improntato esclusi-
vamente a metodologie didattiche di tipo attivo e partecipativo (lavoro di gruppo,a attività che inte-
grino teoria e pratica, project work, etc.)” (D2,
X
= 5.47) e che “Offra possibilità di rapido inseri-
mento lavorativo” (C3,
X
= 5.56);
Ancora più apprezzato, però, un corso di formazione che “Offre possibilità di inserimento ot-
timale, anche se a lungo termine” (C2,
X
= 5.82) e, soprattutto, che “Aiuta a sviluppare capacità
diffuse, spendibili in ogni contesto lavorativo (abilità relazionali, comunicative, organizzative, di
pianificazione, etc.” (C4,
X
= 5.95).
Molto apprezzato, poi, un corso che “Offra strumenti per progettare e attuare l’auto-
imprenditorialità ed il lavoro autonomo” (C5,
X
= 6.15).
III-Con riguardo al lavoro desiderato, o comunque ideale per i giovani, trovano una discreta
il “posto fisso” (H1,
X
= 5.21) e la “sicurezza e continuità” (E7,
X
= 5.58), ma anche le caratteristi-
che di “socializzazione e lavoro di gruppo” (E5,
X
= 5.59).
Superiore l’apprezzamento per la “coerenza con la formazione” (E1,
X
= 5.94) e per il fatto
che sia “intellettualmente stimolante” (E3,
X
= 6.21).
IV-In merito al territorio potenziale, ed alle direttrici di sviluppo del medesimo, viene discre-
tamente apprezzato il ruolo dell’artigianato (F2,
X
= 5.29).
Notevolmente superiore l’importanza attribuita al “Terziario avanzato (ricerca, informazione,
pubblicità)” (F5,
X
= 5.81) e pressoché assoluto il ruolo attribuito al “Turismo” (F6,
X
= 6.56).
Rispetto alle condizioni necessarie per tale sviluppo, viene mediamente condivisa l’opzione
di “Superare definitivamente l’idea del posso fisso” (G6,
X
= 5.50), di “Implementare i rapporti
con i paesi dell’Europa continentale” (G5,
X
= 5.29), di un “Maggiore impegno di tipo politico-
sociale” (G7,
X
= 5.59).
31
)Per motivi di comparabilità, il range della scala (sul questionario da 1 a 10) è stata ridotta a 1-7.
98
Ancora più rilevante, tra tali condizioni, l’apprezzamento per un “Maggiore impegno persona-
le nel lavoro” (F2,
X
= 5.86), per l’esigenza di “Investire più risorse in attività di formazione supe-
riore (post diploma, laurea), ancorate alle esigenze del territorio” (G3,
X
= 5.88), per “Una classe
imprenditoriale maggiormente disposta ad investire nei settori innovativi” (G4,
X
= 6.05) e per
l’implementazione dei “rapporti con i paesi del Mediterraneo” (G1,
X
= 6.10).
2-Dati relativi alla scale di Likert: differenze fra Giovani disoccupati, Sindaci ed Imprenditori
Il confronto dei dati relativi alle scale di Likert consente, comunque, di rilevare delle differen-
ze discretamente articolate fra i 3 gruppi:
1)i “Giovani disoccupati” appaiono poco ottimisti circa le reali possibilità di costruire il loro futuro
nel territorio catanese, o comunque in Sicilia. Nel merito, però, il confronto dei rispettivi dati in-
dica che sono significativamente meno pessimisti (X
2
=16.728; 6 g.l.; p=.010) rispetto ai Sindaci
e, soprattutto, agli Imprenditori (Tabella A).
Probabilità per i giovani di costruire il futuro:
A Catania In Sicilia In Italia All’estero Totale
Tabella A
f % f % f % f % f %
“Giovani disoccupati” 16 27.1 11 18.6 26 44.1 6 10.2 59 100
Sindaci 4 8.7 11 23.9 21 45.7 10 21.7 46 100
Imprenditori 4 10 5 12.5 16 40 15 37.5 40 100
X
2
=16.728; 6 g.l.; p=.010
2)gli Imprenditori appaiono più ottimisti di “Giovani disoccupati” e Sindaci in merito al tempo medio
necessario perché un giovane possa trovare “un lavoro soddisfacente”: il relativo tempo medio in
mesi da loro indicato (rispettivamente,
X
= mesi 24.11 Vs 39.54 e 41.02) è, infatti, significativa-
mente inferiore a quello degli uni e degli altri (Anova, F=4.166, p=.017);
3)i Sindaci, più degli Imprenditori e del “Giovani disoccupati”, ritengono che un Corso di formazione
dovrebbe “Offrire strumenti per progettare e attuare l’auto-imprenditorialità ed il lavoro autonomo”
(tutti e tre i gruppi, però, attribuiscono a tale opzione valori da “altissimi” ad “alti”: su una scala da
1 a 7, rispettivamente,
X
= 6.50 Vs 6.10 e 5.92, Anova, F=3.898, p=.022);
4)i “Giovani disoccupati” attribuiscono al lavoro che vorrebbero idealmente svolgere:
a)discrete caratteristiche di autonomia e flessibilità, comunque più alte di quanto non pensino Sin-
daci e Imprenditori: a)“Improntato all’autonomia, con la possibilità di gestire orari, attività,
etc.”, (su una scala da 1 a 7, rispettivamente,
X
= 5.34 Vs 4.98 e 4.35: Anova, F=4.643,
p=.011); b)“Tale da lasciare abbastanza tempo libero” (su una scala da 1 a 7, rispettivamente,
X
= 4.78 Vs 4.33 e 3.82: Anova, F=4.436, p=.014);
b)alte caratteristiche di “Sicurezza e continuità (a tempo indeterminato)” alla stessa stregua dei
Sindaci e più degli Imprenditori, (su una scala da 1 a 7, rispettivamente,
X
= 5.93 Vs 5.93 e
4.65: Anova, F=10.032, p<.0001);
5)Imprenditori e Sindaci, molto più dei “Giovani disoccupati”, attribuiscono importanza all’ipotesi
che una delle condizioni per un adeguato sviluppo del territorio sia “Superare definitivamente l’idea
99
del posto fisso” (su una scala da 1 a 7, rispettivamente:
X
= 6.23 Vs 6.11 e 4.53, Anova, F=19.415,
p<.0001);
6)i “Giovani disoccupati”, però, coltivano poco, ed in ogni caso molto meno di quanto pensino Sin-
daci e Imprenditori, l’opzione del “posto fisso”, come stella polare del proprio futuro, (su una scala
da 1 a 7, rispettivamente:
X
= 4.34, Vs 6.26 e 5.28, Anova, F=18.669, p<.0001);
7)al contrario, i “Giovani disoccupati” attribuiscono valori discreti, e comunque più elevati di quanto
non ritengano Imprenditori e Sindaci, alle possibilità di:
a)“Lavorare come libero professionista” (su una scala da 1 a 7, rispettivamente:
X
= 5.25Vs 4.45 e
4.13, Anova, F=7.106, p<.001);
b)“Contribuire attivamente allo sviluppo del territorio catanese” (su una scala da 1 a 7, rispettiva-
mente:
X
= 5.02Vs 4.30 e 3.72, Anova, F=7.438, p<.001);
8)meno di quanto ritengano Imprenditori e Sindaci, inoltre, i “Giovani disoccupati” accettano
l’opzione di “Accontentarsi di ciò che la vita offre” (su una scala da 1 a 7, rispettivamente:
X
=
2.56 Vs 4.05 e 3.87, Anova, F=11.128, p<.0001).
3-Dati relativi ai Differenziali semantici: confronto fra i tre gruppi
L’auto-rappresentazione, nel complesso (per tutti) di livello contenuto, risulta più bassa tra
“Giovani disoccupati” rispetto a Imprenditori e Sindaci, con riguardo:
1)al “Sé Attuale” (su una scala da 1 a 7, rispettivamente:
X
= 5.03 Vs 5.34 e 5.35, Anova, F=6.836,
p<.0001);
2)ed al “Sé Futuro” (su una scala da 1 a 7, rispettivamente:
X
= 5..43 Vs 5.70 e 5.69, Anova,
F=3.640, p<.029);
La rappresentazione del “Territorio”, nel complesso di livello assolutamente basso, risulta ad-
dirittura sotto il “punto di indifferenza” tra “Giovani disoccupati” rispetto a Imprenditori e Sindaci:
(su una scala da 1 a 7, rispettivamente:
X
= 3.86 Vs 4.027 e 4.36, Anova, F=4.198, p=.017).
4-Commento finale e indicazioni applicative
La realtà del nostro tempo si caratterizza per dei processi di cambiamento che, essendo espo-
nenzialmente accelerati, concorrono a creare anche crescenti preoccupazioni, incertezze ed ansie
diffuse, relativamente al futuro. L’innovazione tecnologica incide, infatti, sempre più profondamen-
te sugli scenari del vivere sociale, modificando rapidamente abitudini e stili di vita, cambiando i
metodi ed i tempi di produzione, rendendo certamente possibile lo svolgimento di tipologie di atti-
vità e l’acquisizione di livelli di benessere economico fino a poco tempo orsono impensabili, ma
innescando anche crescenti livelli di obsolescenza delle conoscenze consolidate che erodono le cer-
tezze sulle quali tradizionalmente si fondavano la quotidianità e la progettualità di vita.
Le ricerche scientifiche hanno, da qualche tempo, focalizzato l’attenzione sugli effetti dei
processi di cambiamento relativamente alle giovani generazioni (ma la questione investe anche il
mondo degli adulti), rilevando incertezze che derivano dalle caratteristiche della società attuale e
dalla sua evoluzione, dalle esigenze di continua integrazione delle conoscenze (con salti di tipo qua-
litativo, più che quantitativo), dalla ridefinizione di ruoli e status (gli uni e gli altri sempre più di ti-
po “possibile”) e, in ultima istanza, di “negoziazione continua” della propria Identità (Gergen, 1965,
1971, 2001) e progettualità di vita (in termini di Possible Selves, Markus, et alii, 1986,1989, 1991).
Gli sviluppi del pensiero scientifico consentono, comunque, la disponibilità di strumenti intel-
lettuali (e non) adeguati per confrontarsi positivamente con le problematiche che l’innovazione tec-
nologica e la società del cambiamento pongono. L’epistemologia della complessità fornisce le basi
teoriche funzionali al superamento dei classici approcci strettamente reificazionisti, consentendo di
comprendere la rilevanza che nella definizione dei problemi assumono le categorie scientifiche di
riferimento utilizzate (Heisenberg, 1958), nonché le modalità di interpretazione (“funzionaliste”
100
piuttosto che “genetiche”: Moscovici, 1979) dei ruoli specifici da parte degli attori coinvolti. Le o-
dierne teorie della conoscenza, cioè, ci consentono di superare la tradizionale visione del mondo se-
condo la quale rispetto ai fenomeni che costellano la nostra vita saremmo solamente degli osserva-
tori esterni ed asettici, sottolineando, al contrario, il nostro “essere parte di ciò che osservia-
mo”(Cerruti, 1986), e gli effetti che possono derivare da atteggiamenti di tipo fatalista (Watzlawick,
1981), nonché l’esigenza di imparare ad essere attori “competentemente attivi”, ovvero di “Saper
essere/Saper fare” (Licciardello, 2004) rispetto alla realtà esperienziale che ci concerne e che, in
quanto parte del “sistema specifico” (Le Moigne, 1985), concorriamo a “progettare” .
La rilevanza di quanto sopra può trovare immediata applicazione nella concezione che si ha
del territorio, superando la concezione “oggettivista” nella direzione dell’accezione “potenziale”.
Nel merito, basta riflettere sul diffuso, per quanto obsoleto e disfunzionale, concetto che descrive il
territorio in termini di “vocazione”: ci si può chiedere, in che cosa consiste la vocazione al turismo
di una località come Rimini se non nella rappresentazione che ne hanno coloro che, in presenza di
un mare spesso scarsamente praticabile, si ingegnano di fornire al turista tutte le occasioni ed i ser-
vizi adeguati alla richiesta di leisure ? Al contrario, cosa osta al decollo turistico della Sicilia, terra
letteralmente “baciata dal Sole”, ricca di storia, cultura, paesaggi meravigliosi? Appare abbastanza
consequenziale pensare (almeno in generale) alla carenza di risorse umane specificamente prepara-
te, relativamente alla progettualità (Licciardello et alii, 1994, 1997, 2000), alla capacità di fare si-
stema e di dare risposte all’esigenza di quanti hanno della Sicilia una immagine negativamente ste-
reotipata o che, avendola conosciuta, hanno avuto delle esperienze che li portano a comportarsi co-
me un “amante deluso”.
Nei termini di cui sopra, e volendo sfuggire al rischio del reificazionismo fatalista, il proble-
ma rimanda allora all’esigenza di ripensare l’adeguatezza della formazione e la qualità dei processi
(meta cognitivi, psicologici, socio relazionali, etc) e delle dinamiche che ne concretizzano la quoti-
dianità: gli stessi, infatti. concorrono ad articolare il sistema concettuale, e quindi la capacità di pen-
sare il territorio nei termini “potenziali”, ed a strutturare i Possible Selves (Markus et alii,
1986,1989, 1991), ovvero la progettualità di vita di ognuno. Come da più parti viene, ormai da tem-
po, rilevato, occorre elaborare processi formativi adeguati alle esigenze ed alle sfide culturali che la
società del cambiamento propone. Il processo di rielaborazione riguarda sia la formazione di base,
relativamente alle giovani generazioni, sia la formazione in itinere, con riferimento agli adulti, in
modo da offrire a ciascuno l’opportunità di rivisitare le categorie concettuali che utilizza nel dare
significato alla realtà che lo riguarda, di ripensare le modalità con le quali interpreta il proprio ruolo,
di confrontarsi con le possibili delusioni che, inevitabilmente, costellano la quotidianità.
Nel merito, appare forse utile sottolineare come l’esigenza della formazione continua, ormai
istituzionalmente sancita anche nei contratti di lavoro, dovrebbe in qualche modo riguardare anche
coloro che (a vari livelli: istituzionali, economici, etc.) ricoprono ruoli rilevanti per la sorte dello
sviluppo del contesto sociale nel quale agiscono.
I dati della ricerca, nel loro complesso, ovviamente suscettibili di approfondimento e di inter-
pretazioni (anche) di segno diverso, sembrano deporre per la diffusa consapevolezza di una forma-
zione che sia necessariamente fondata su metodiche attivo/partecipative e mirata a fornire le compe-
tenze di tipo trasversale indispensabili per adeguarsi funzionalmente alle mutate condizioni delle re-
lazioni sociali ed alle richieste del mercato del lavoro.
Nella stessa direzione depongono anche i dati che, indicando nel turismo e nel terziario avan-
zato le direttrici di uno sviluppo che ha come scenario immediato anche la cooperazione con i paesi
del Mediterraneo e dell’Europa continentale, individuano tra le condizioni di tale sviluppo
l’esigenza di un cambiamento di atteggiamento che riguarda i singoli (superare l’idea del posto fis-
so, impegnarsi nel lavoro e nel sociale) ma anche la classe imprenditoriale (più disposta ad investire
nella ricerca e nei settori innovativi) e una politica capace di investire nella formazione avanzata per
rispondere alle esigenze del territorio.
Ancor più nella stessa direzione depongono i dati di livello meno esplicito mediante i quali è
possibile individuare alcune questioni che probabilmente possono concorrere a spiegare il perché di
101
una rappresentazione del “Territorio” che, pur nel quadro di un legame complesso ed ambivalente,
appare orientata in senso negativo. Infatti, proprio questo orientamento:
a)relativamente agli attori politico/economici, può concorrere a comprendere le ragioni di tante e
diffuse resistenze ad investire nel medesimo, sul piano non solamente economico, ma anche pro-
gettuale;
b)mentre, per quanto riguarda i giovani si collega alla loro ambivalenza, alla voglia di essere attori
del cambiamento, frenata, però, dal “fatalismo”, con la conseguente emigrazione.
Nel complesso, questi dati rafforzano l’esigenza di individuare obiettivi e percorsi formativi,
elaborare interventi e promuovere attività mirate al cambiamento che risultino funzionali al supera-
mento degli atteggiamenti reificazionisti ed allo sviluppo di una concezione “potenziale” del territo-
rio. Si tratta di esigenze che le dinamiche della società del cambiamento rendono indifferibili (per
giovani e per meno giovani) e che possono trovare adeguate risposte mediante metodiche formative,
di base ed in itinere, che superino l’approccio meramente contenutistico, che abbiano come oggetto
privilegiato i processi della creatività meta-cognitiva e, insieme, quelli sottesi alla strutturazione del
Self, alla sua continua negoziazione, all’articolazione dei Possible Selves, in quanto focus motiva-
zionale di una progettualità di vita che consenta ai singoli di realizzarsi psicologicamente e social-
mente e, insieme, di costituirsi come risorsa per lo sviluppo del territorio in cui sono nati e vivono
32
.
32
Si tratta di un rapporto con il territorio, caratterizzato da un logica di complessità, per molti versi riconducibile a ciò
che, nell’ambito degli sudi di Geografia, è stato recentemente definito con il termine “sociotopia”: «Il concetto di socio-
topia esprime una categoria sintetica in grado di inglobare la norma e la condotta sociale, gli spazi di autoriconoscimen-
to collettivo e i “luoghi della memoria”, nonché le pratiche relazionali e l’interazione fisica e simbolica del soggetto con
altri soggetti e con lo spazio. La sociotopia è pertanto uno spazio pubblico ma anche qualcosa che si costruisce dal bas-
so, “come formazione geografica nella quale si formula, si negozia, si definisce la legittimità», Turco, A. (2003), Socio-
topie: istituzioni postmoderne della soggettività. In: Dematteis G., Ferlaino F. (a cura di) (2003), Il mondo ed i luoghi:
geografie delle identità e del cambiamento, IRES Piemonte, pp.21-34, p.IX-X.
102
Riferimenti bibliografici
Althusser L.(1973), Réponse à John Lewis, Paris, Maspero. Tr.it., Umanesimo e stalinismo, De Do-
nato, Bari, 1973.
Arcuri L., Flores D'Arcais G.B. (1974), La misura degli atteggiamenti, Martello-Giunti, Firenze.
Arnett J.J. (2002, Emerging Adulthood. A Theory of Development From the Late Teens Through
the Twenties. American Psychologist, 55
Bass B.M., Avolio B.J. (eds) (1994), Improving Organizational Effectiveness Through Transforma-
tional Leadership, Sage Pubblications Inc, Thousand Oaks (california). Tr; it. La lead-
ership trasformazionale, Guerini e Associati, Milano, 1996.
Bass B.M., Ryterbrand E.C. (1979), Organizational Psychology, Allyn & Bacon, Boston.
Bumeister R.F. (1995), Self. In Manstead A.S.R., & Hewstone, M. et alii, (Eds.) The Blackwell En-
cyclopedia of Social Psychology, Basil Blackwell Ltd, 1995, Oxford, 496-501.
Besancenot F. (2006), Territorialité, durabilité: un seulenjeu? Thèse pour l'obtention du doctorat en
géographie, l'Ecole Normale Supérieure Lettres et Sciences-humaines, Paris.
Bloch M. (1995), Histoire et Historiens, Textes réunis par Etienne Bloch, Paris, A. Colin.
Bloor M., Frankland J., Thomas M., Robson K., (2001), I focus group nella ricerca sociale, Eri-
ckson, Trento
Brewster C. (1996), Gestione delle risorse umane e prospettiva europea, «Sviluppo e Organizzazio-
ne», N.154, pp.40/54.
Brunet R., Ferras R., Thery H. (1998), Les Mots de la Géographie. Dictionnaire critique, cinquième
édition, Paris, Reclus.
Bruscaglioni M. (1996), Gli elementi di “processo” nella formazione. In: Bellotto M., Trentini G.
(1996), Culture organizzative e formazione, Angeli, Milano, pp. 115/137.
Bruscaglioni M. (1998), Testimonianza di una professione. In: AA.VV (1998), Fare formazione,
Angeli, Milano, pp. 15/28.
Burke P. J., Tully J.C. (1987).The measurement of role-identity. Social Forces, 55, 881-987
Capranico S. (1997), Role Playing, Raffaello Cortina, Milano.
Cannel C., Kahn R. (1968), Interviewing. In: Lindzey G. Aronson E. (eds.), The Handbook of So-
cial Psychology, Addison Wesley, Reading, 526/595.
Ceruti M. (1986), Il vincolo e la possibilità, Feltrinelli, Milano.
Cinnirella M.(1998), Exploring Temporal Aspects of Social Identity: the Concept of Possible Social
Identities, European Journal of Social Psychology, N.28(2), pp.227-248.
Crozier M. (1993), Formazione, intellettualizzazione, creatività del lavoro. In: De Masi D. (a cura
di), Verso la formazione post-industriale, Angeli, Milano.
D’Egidio F. (1997), La fiducia apre le porte alla creatività, «L’impresa», N.4, 1997, pp.60/69.
Di Meio G. (1998) Géographie sociale et territoires, Paris, Nathan Université, Fac Géographie
Di Nuovo S., Licciardello O. (1997), La rappresentazione del Sé in gruppi di diversa età e status
sociale. In: Licciardello O. (a cura di) Relazioni fra gruppi e identità sociale,
C.U.E.C.M., Catania 1997, pp.187/224.
103
Documento del gruppo consultivo informale MURST-MPI sull’orientamento”, sedute del 22-23
Maggio ‘97, «UR-Università Ricerca. Orientamento e accesso agli studi universitari»,
Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, Roma, Anno VIII,
2, 1997 (InSerto),
Donati P.P. (1991), Teoria relazionale della società, Franco Angeli, Milano.
Dubar C., Gayot G., Hedoux J. (1982) Sociabilité minière et changement social à Sallaumines et à
Noyelles-sous-Lens (1900-1980), Revue du Nord, vol.LXIV, n° 253, pp. 363-463.
George P., Verger F. (2004), Dictionnaire de la géographie, Paris, Presses, Universitaires de
France, Nouvelle édition.
Gergen K.J. (1965), Interaction goals and personalistic feedback as factors affecting the presenta-
tion of self. Journal of Personality and Social Psychology, 1, pp.413-424.
Gergen K.J. (1971), The concept of the Self, Holt, Rinehart e Winston, New York.
Gergen K. J. (2001), Social construction in context, London, Sage.
Gore J.(2006), Pursuing Goals for Us: Relationally Autonomous Reasons in Long-Term Goal Pur-
suit. Journal of Personality and Social Psychology Vol.90, No 5, pp 848-861.
Heisenberg H. (1958), Physics and Phylosophy. Tr.it., Fisica e Filosofia, Il Saggiatore, Milano,
1982.
Hoelter J.W. (1985). The structure of self-conception: Conceptualization and measurement. In:
Journal of Personality and Social Psychology, 49, 1392-1407.
Jung J.(2006),Cross-Cultural Comparisons of Appearance Self-Schema, Body Image, Self-Esteem,
and Dieting Behavior Between Korean and U.S Woman. Journal of Personality and
Social Psychology. Vol. 90, No. 5, 848-861.
Larson R., Walker K., Pearce N. (2005), A Comparison Of Youth-Driven And Adult-Driven Youth
Programs: Balancing Inputs From Youth And Adults . The University of Illinois at Ur-
bana-Champaign. Journal of Community Psychology, January 2005.
Larson R.W. (2002). Globalization, Societal Change, and New Technologies: What They Mean for
the Future of Adolescence, Journal of Research on Adolescence,12, 1-30.
Le Moigne J.L. (1985), Progettazione della complessità e complessità della progettazione. In Boc-
chi G., Ceruti M. (a cura di), La sfida della complessità, Feltrinelli, Milano 1987.
Lewin K.(1935), A dynamic theory of personality, McGraw-Hill Book Company, Inc,N.Y. (tr.it.,
Teoria dinamica della personalità, Giunti e Barbera, Firenze 1965).
Lewin K.(1945), Condotta, conoscenza e accettazione di valori nuovi. In: Lewin K.(1948), Resol-
ving Social Conflicts, Harper e Row, New York. Tr.it., I conflitti sociali, Angeli, Mila-
no, 1972.
Lewin K.(1947), Decisioni di gruppo e cambiamento sociale. (Tr.it.) In: Lévy A., ed.,(1965), Psy-
chologie Sociale. Textes Fondamentaux Anglais et Américans, Paris, Dunod. Tr.it., Psi-
cologia sociale. Testi fondamentali inglesi e americani, O.S., Firenze 1977, 199/220.
Lewin K.(1948), Resolving Social Conflicts, Harper e Row, New York. Tr.it., I conflitti sociali, An-
geli, Milano, 1972.
Lewin K.(1951), Field Theory in Social Science, New York, Harper e Row, Publishers. Tr.it., Teo-
ria e sperimentazione in psicologia sociale, Il Mulino, Bologna.
Licciardello O. (1990), Psicologia, Scuola e Formazione. Spunti d'analisi per una funzione meta-
bletica, C.U.E.C.M., Catania, 1990.
104
Licciardello O. (1990), Formazione e aggiornamento degli operatori scolastici: Problemi e modelli
epistemologici, obiettivi e metodi, in Psicologia e Lavoro”, n.78, Patron Editore, Bo-
logna 1990;
Licciardello O. (1994), Gli strumenti psicosociali nella ricerca e nell’intervento., F.Angeli Editore,
Milano.
Licciarello O., Di Nuovo S., De Caroli M. E., Cassaro D., Lombardo G., Sgroi T. (1994), Le “risor-
se umane” e le caratteristiche del management nell’ambito del turismo: un confronto tra
gruppi di maggior o di minor successo. In: Licciardello O. (a cura di) Relazioni fra
gruppi e identità sociale, C.U.E.C.M., Catania 1997, pp.53/60
Licciardello O., Di Nuovo S., De Caroli M.E. (1997), Il successo nella professione di direttore
d’albergo, Annali Italiani del Turismo Internazionale, Vol.II, Numero 4, Milano
1996/97, pp.151/166.
Liccairdello O., Di Nuovo S., De Caroli M.E., Lombardo G., Mauceri M., Ramaci T. (2000), Viaggi
e turismo: aspetti motivazionali e dimensioni del Self. Una ricerca sul campo con stu-
denti universitari e giovani adulti. In: Gabassi P.G. Togni M. (a cura di) (2000), Viag-
giare per conoscersi,Atti-VIII Convegno Nazionale del Comitato Scientifico Nazionale
Interdisciplinare “Psicologia e Turismo”, CUEM, Milano, pp.83/96.
Licciardello O. (1997), Relazioni fra gruppi e identità sociale, C.U.E.C.M., Catania.
Licciardello O. (2005), Il piccolo gruppo psicologico, F.Angeli Editore, Milano.
Licciardello O., Castiglione C., Mauceri M. (2006), La ricerca-azione tra interventi trasformazionali
e ipotesi scientifiche. Con:. In: Psicologia di Comunità, Vol II, N.2, pp.51-60.
Linville P.W. (1987). Self-Complexity as a Cognitive Buffer Against Stress-Related Illness and
Depression. In: Journal of Personality and Social Psychology, 52, 663/676.
Markus H., Kitayama S. (1991), Culture and self: Implications for cognition, emotion and motiva-
tion. Psychological Review, 98, pp.224-253.
Markus H., Nurius P.S. (1986), Possible selves. American Psychologist, 41, pp.954/969.
Markus H., Ruvolo A. (1989), Possible selves: Personalized representations of goals. In: Pervin
L.A. (a cura di) Goals concepts in personality and social psychology, Hillsdale N.J.,
Erlbaum.
Mead G.H. (1934), Mind, Self and Society, Chicago, University of Chicago Press. Tr.it., Mente, Sé
e Società, Giunti-Barbera, Firenze, 1966.
Moscovici S. (1979),Psychologie des minorités actives. Tr. it., Psicologia delle minoranze attive,
Boringhieri, Torino, 1981.
Obradovi J., Masten A.S.(2007), Developmental Antecedents of Young Adult Civic Engagement
Institute of Child Development, University of Minnesota. Applied Developmental
Science 2007, Vol. 11, No. 1, 2–19
Palmonari, A., e Carugati, F. (1988). Sviluppo dell'identità. In Battacchi (a cura di). Trattato enci-
clopedico di psicologia dell'età evolutiva. Volume I - Tomo II (pp. 505-538). Padova:
Piccin.
OySerman D., Bybee B., Terry K.(2006), How and When Possible Selves Impel Action .Journal of
Personality and Social Psychology Vol 91, No 1, pp 188-204.
Pinquart M., Silbereisen R.K. (2005). Understanding Social Change in Conducting ReSerrch on
Adolescence. Journal of ReSerrch on Adolescence, 15, 395-405.
105
Radford, M.H.B., Mann, L., Ohta, Y. and Nakane, Y. (1993). Differences between Australian and
Japanese students in decisional self-esteem, decisional stress, and coping styles. Journal
of Cross-Cultural Psychology, 24, 284-297.
Scheweitzer S. (1993) Logiques d’entreprises et politiques sociales des XIXe et XXe siècles, 5èmes
entretiens du Centre Jacques Cartier, Montréal, éd. par le Centre de coopération inter-
universitaire franco-québécois.
Shanahan M.J., Mortimer J.T., Kruger H. (2002), Adolescence and Adult Work in the Twenty-First
Century.
Journal of ReSerrch on Adolescence, 12, pp. 99-120.
Snyder M. (1974). Self-monitoring of expressive behaviour. In: Journal of Personality and Social
Psychology, 30, 526-537.
Stryker S. (1987). Stability and change in self: A structural symbolic interactionist explanation. In:
Social Psychology Quarterly, 50, 44-55.
Triandis H.C., Gelfand M.J. (1998), Convergine measurement of horizontal and vertical individual-
ism and collectivism, Journal of Personality and Social Psychology, N.74, pp.118-128.
Triandis, H. C. (1995). Individualism and collectivism, McGraw-Hill, New York.
Turco, A. (2003), Sociotopie: istituzioni postmoderne della soggettività. In: Dematteis G., Ferlaino
F. (a cura di) (2003), Il mondo ed i luoghi: geografie delle identità e del cambiamento,
IRES Piemonte, pp.21-34, p.IX-XVarchetta G. (1996), Il ritorno della leadership, «Svi-
luppo e Organizzazione», N.154, 1996, pp.94/106.
Watzlawick P.(1981),(a cura di), Die erfundene wirklicheit, R. Piper & Co. Verlag, München. Tr.
it., La realtà inventata, Feltrinelli, Milano, 1988.
Zsuzsa H. (1989), Dall'economia-mondo alla società-mondo. In: De Masi D. (a cura di), Verso la
formazione post-industriale, Angeli, Milano.
... That consequently has implications in relation to training needs of teachers involved. As a result, they should promote group work, active participation and not passive, in which practice and theory are alternated and integrated (Licciardello & Castiglione, 2008). ...
Article
Full-text available
The present study has been aimed to explore the representations regarding Police Forces of 160 students, equally divided between gender, belonging to the first and the fifth year of the Secondary Schools. In general, our sample has mainly shown a negative representation of Police Forces, especially among students at the end of high school education (last year) and a greater distance between Future Self and Police Forces representation; school satisfaction was not related to the representation of Police Forces.
Article
Full-text available
Investigating the relationship between self-concept and potential territory was the aim of our research. Particularly, we have provided if the self-concept, self-efficacy and metacognitive ability of Sicilian entrepreneurs correlate with trust in Sicily Region institution. Moreover, if there was a positive correlation between high levels in these constructs and trust in another Sicilian firms. In the end, we provided if entrepreneurs, which have high levels in self-concept, self-efficacy and metacognitive ability, were good at seeing and understanding Sicily. Seeing the Sicily as potential territory to protective and to get reality.
Article
Full-text available
This paper outlines a procedure for measuring those components of the self-concept called role/identities. Conceptualized from a symbolic interaction framework and using the semantic differential and discriminant analysis, this procedure overcomes many of the problems usually asociated with other procedures such as profile analysis, the d statistic, or the TST: the procedure provides substantive anchor points, incorporates the multidimensional nature of role/identity, and provides a numerical score for quantitative analysis. The method is illustrated by measuring the gender role/identity of a sample of sixth, seventh, and eighth grade school children. The validity of the resulting measures are checked by investigating certain of the children's characteristics.
Article
The constructs of horizontal (H) and vertical (V) individualism (I) and collectivism (C) were theoretically defined and emperically supported. Study 1 confirmed, via factor analysis, that the 4 constructs, HI, VI, HC, and VC, which were previously found in the United States, which has an individualist culture, also were found in Korea, which has a collectivist culture. Study 2 investigated multimethod-multitrait matrices measuring the constructs and generally supported their convergent and divergent validity. Study 3 showed how these 4 constructs relate to previously identified components by H. C. Triandis and colleagues. Study 4 showed the relationships of the measurement of the 4 constructs to some of the measures used by other researchers.
Article
Cet article est le résultat d'une recherche pluridisciplinaire (sociologie et histoire) sur la sociabilité et le changement social à Sallaumines et Noyelles-sous-Lens, deux communes limitrophes du bassin minier du Pas-de-Calais, entre le début du XXe siècle et la fin des années 1970. Contraintes par l'exploitation charbonnière, les deux agglomérations sont devenues semblables, depuis la première guerre mondiale, par leur démographie et leur structure socio-profesionnelle ; mais, dans le même temps, elles n'ont pas cessé de décliner une identité collective différente lors des luttes des mineurs, de la participation à la vie associative et des consultations électorales — 60 ans de socialisme à Noyelles, 40 ans de communisme à Sallaumines. Donc, au point de départ de l'enquête, une interrogation sur la particularité dans la prétendue uniformité du bassin minier et une hypothèse : dans la longue durée l'observation de la répartition de l'habitat, de l'espace industriel et des zones rurales, et l'étude des politiques, des formes et des comportements de sociabilité, formelle et informelle, permettent d'approcher au plus près le fait et l'histoire des différences qui ont séparé et séparent encore aujourd'hui les communautés minières. L'itinéraire de la recherche : première étape, l'analyse de vingt entretiens de 2 à 3 heures chacun, intégralement retranscrits après enregistrement auprès de nos interlocuteurs des deux communes. Seconde phase : pour comprendre la diversité des souvenirs recueillis sur le changement social, le dépouillement des archives traditionnelles (économiques, syndicales, électorales) et l'exploitation systématique des séries documentaires laissées, depuis la loi de 1901, par les associations. Enfin, la dernière étape de «vérification», entreprise à partir d'un questionnaire de 145 questions et des réponses adressées par 217 personnes «choisies» au hasard dans les listes électorales de Sallaumines et de Noyelles-sous-Lens. Le croisement de ces trois sources — entretiens, archives, questionnaire — montre que, depuis la Belle Époque, certaines communautés minières, à l'instar de Noyelles-sous-Lens, ont pu résister à l'emprise de la mine. La confiance accordée à l'école, le recours à l'habitat individuel, la maintien de l'ancien village, de l'environnement rural et des vieilles familles, la vie associative relativement indépendante à l'égard du pouvoir municipal socialiste et des traditions minières, autant de références qui ont permis aux gens de Noyelles d'acquérir une mémoire du passé et une pensée de l'avenir où les corons et la mine cèdent de plus en plus la place à la petite ville tertiaire dans la périphérie de la grande agglomération de Lens. Inversement, d'autres villes du bassin minier, comme Sallaumi- nes, se sont «installées» dans le charbon : la mine y a toujours occupé la totalité de l'espace communal, le village détruit en 1914 n'a pas été reconstruit, et surtout, la municipalité communiste s'est efforcée, depuis 1935, de mobiliser toute la population et toutes les associations pour la défense du charbon, des fosses et des mineurs. A Sallaumines, il est douloureux de penser la reconversion parce que la mémoire et l'avenir du charbon se sont emparés des représentations individuelles et collectives.