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ORGANO UFFICIALE DELLA
SOCIETÀ ITALIANA DI GERONTOLOGIA E GERIATRIA
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I luoghi
della cura
4/2014
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EDITORIALE
Dove vanno le residenze per anziani?
Marco Trabucchi, 4
QUADRO DI RIFERIMENTO
VAOR: storia di questi ultimi 20 anni
Cinzia Falsiroli, Giuseppe Colloca, Francesco Landi, 8
Il Libro Bianco della Regione Lombardia
Fabrizio Giunco, 10
ASPETTI CLINICI
La somministrazione di farmaci tritati nelle residenze
per anziani: da un'indagine di prevalenza le implicazioni
per la pratica
Camilla Boeri, Anna Castaldo, Andrea Giordano, Talia Melo,
Renzo Bagarolo, Miriam Magri, 16
MATERIALI DI LAVORO
Prima di farlo udire, ascoltalo: l’abbandono delle protesi
acustiche in Italia
Stefano Federici, 22
ESPERIENZE
Pratica di Oncologia Medica in ambiente geriatrico
L’esperienza dell’Istituto Palazzolo di Milano –
Fondazione Don Carlo Gnocchi
Silvio Monfardini, Giuseppe Foglio, Elisabetta Morello,
Andrea De Cupertinis, Riccardo Sandri, Silvia Guidorizzi,
Joy Koikkara, Renzo Bagarolo, 26
Direzione scientifica:
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Comitato editoriale:
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Organo ufficiale della Società Italiana
di Gerontologia e Geriatria
della cura
I luoghi
ANNO XII - N. 4 - 2014
3
SOMMARIO
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MATERIALI DI LAVORO
I luoghi
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ANNO XII - N. 4 - 2014
D
i mio padre…
Negli ultimi quindici anni di vita mio padre soffrì di
una progressiva perdita dell’udito. Soprattutto nei
primi tempi, il deficit uditivo fu accusato da mio pa-
dre come un fastidio ai rumori o alle urla dei nipo-
tini. Era difficile per noi figli capire quanto il fastidio
che accusava dipendesse dal suo modo spesso im-
paziente di trattare con noi e dal suo desiderio di
isolarsi o dai prodromi di quello che poi si sarebbe
rivelato come una grave ipoacusia. Papà non si la-
mentò mai del fatto che la sua sordità gli impedisse
una fluente conversazione con noi. A lui non pesava
tanto non sentir noi, centrato com’era a far sì che
fossimo sempre tutti noi a dover ascoltar lui. Al tele-
fono ci sentiva bene, la televisione l’ascoltava in cuf-
fia. Sì, certo, non riusciva più a seguire le omelie del
prete durante la messa, né tanto meno le sue esor-
tazioni in confessione. Ma questo lo turbava assai
poco. Anzi, a suo dire, gli permetteva un rappor to
più intimo con Dio nella preghiera, risparmiandogli
molte parole inutili. Dipingeva, e per far ciò non ave-
va certo bisogno di sentirci bene.
Noi figli, però, non ci rassegnammo all’idea che no-
stro padre non ci sentisse più bene, quel genitore
che ci aveva cresciuti raccontandoci com’era so-
pravvissuto al campo di concentramento in Germa-
nia, perché medico, di come barattava fogli di carta
per scrivere il suo diario di prigionia e disegnarvi so-
pra gli scorci della sua cella, le immagini sacre su cui
pregare e gli organi dei suoi camerati di cui diagno-
sticava le malattie mortali; questo padre. Ricordo
con quanta insistenza lo convincemmo a mettersi
una protesi acustica. Borbottando come al solito, e
diffidente più che mai del buon esito di un ausilio
acustico, ci seguì per i vari centri specializzati e ac-
quistò anche una protesi. Tuttavia, non ricordo che
negli ultimi anni di vita di mio papà io abbia mai avu-
to una conversazione con lui che indossava la sua
protesi acustica. Non saprei dire nemmeno di aver-
la mai vista da qualche parte in casa.
… e della mia ricerca.
È oramai da diversi anni che mi occupo di processi
di assegnazione di ausili, cioè di come avviene l’ac-
certamento dei bisogni dell’utente che ne richiede
uno e in particolare della valutazione della soddisfa-
zione e dell’efficacia dell’assegnazione. Quello che
indago in Italia non è tanto come il servizio di assi-
stenza protesica del servizio sanitario nazionale
provveda di un ausilio ogni cittadino che ne abbia di-
ritto. Non è questo lo scopo della mia ricerca. Il ser-
vizio sanitario italiano, da questo punto di vista, ec-
celle rispetto a moltissimi altri paesi europei e occi-
dentali. Il mio interesse riguarda come, nell’ottempe-
rare a questo diritto, i servizi di assistenza protesica
siano in grado anche di soddisfare i bisogni dell’u-
tenza, affinché si prevenga uno spreco di denaro
pubblico e una frustrazione degli utenti (1).
L’ABBANDONO DEGLI AUSILI IN
UMBRIA
Il livello di abbandono di ausili è impressionante. Si
stima che nei paesi occidentali un ausilio su tre non
venga più utilizzato già dopo il primo anno dalla con-
segna (2-7). In una ricerca da me condotta nel 2009
nella Regione Umbria sull’uso di ausili dopo almeno
Prima di farlo udire, ascoltalo:
l’abbandono delle protesi acustiche
in Italia
Stefano Federici
Facoltà di Psicologia, Università degli Studi di Perugia
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un anno dall’assegnazione, risulta che su 221 utenti
dei servizi protesici regionali il 19% di ausili non vie-
ne più utilizzato (5, 8). Tra la fine del 2013 e giugno
2014 l’indagine è stata replicata, con un notevole
ampliamento del campione di utenti (n = 750), i cui
risultati (ancora in via di pubblicazione) confermano
la percentuale di abbandono del 2009. Questo dato,
se comparato con quelli di ricerche simili condotte
in paesi occidentali, è decisamente positivo. Tuttavia,
la dispersione economica che consegue ad un insuc-
cesso nell’assegnazione di un ausilio, anche per una
regione di poco più di 900 mila abitanti, è notevole.
Infatti, nel 2009, anno in cui è stata condotta la pri-
ma indagine, nella Regione Umbria per l’assistenza
protesica sono stati spesi più di 8 milioni di euro.
Questo vuol dire che oltre un milione e mezzo di
questi sono andati dispersi (Fig. 1).
Le due indagini non si limitano solo a registrare il li-
vello di abbandono degli ausili in Umbria, ma mirano
anche a indagare le ragioni che portano un utente a
non utilizzare più un ausilio. I risultati ottenuti dall’in-
dagine del 2009 (8) mettono in evidenza due prin-
cipali fattori predittivi dell’abbandono: la soddisfazio-
ne dell’utente e il modo in cui ciascun centro di as-
sistenza protesica fornisce il prodotto. In altre paro-
le, l’uso di un ausilio dipende non solo da come un
utente si sente soddisfatto del dispositivo che ha ri-
cevuto, ma anche dal tipo di rapporto che ha stabi-
lito con i centri di assistenza protesica regionale a
cui si è rivolto. Infatti, nei centri di assistenza prote-
sica che sono meno attenti ai bisogni dell’utente, la
percentuale di utenti che dichiarano di non utilizza-
re più l’ausilio assegnato sale fino al 24% (8). Invece,
nei centri in cui si applicano processi più attenti ai bi-
sogni delle persone – per esempio, quelli che ridu-
cono al minimo il disagio degli utenti e dei loro fa-
miliari o assistenti in tutti gli adempimenti delle fasi
di assegnazione (prenotazioni delle visite, documen-
tazione da esibire, tempi di attesa, dislocazione degli
uffici, ecc.) e coinvolgendo gli utenti stessi nella scel-
ta dell’ausilio – si riscontra un crollo dell’abbandono,
che scende fino al 12% (Fig. 2).
Approfondendo l’analisi delle procedure di assegna-
zione utilizzate nei centri di assistenza protesica delle
AUSL umbre è emerso, poi, un dato paradossale.
Quei centri che poco sopra abbiamo definito come
non orientati sull’utente sono quelli che hanno fatta
propria una rigida osservanza delle direttive regionali
di riduzione della spesa pubblica, efficientando i pro-
Figura 1 - Spesa protesica della Regione
Umbria nel triennio 2007-2009.
Figura 2 - Livelli di abbandono degli ausili divisi per caratteristiche
di funzionamento dei centri di assistenza protesica.
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cessi di assegnazione, di fatto avendo tassi di abban-
dono più alto producono più dispersione economica
rispetto alla media regionale. I dati parlano chiaro: un
efficientamento di un processo di assegnazione di au-
sili che non preveda anche un attento rispetto dei bi-
sogni dell’utente risulta meno economico (8).
UN SERVIZIO DI
ACCOMPAGNAMENTO ALL
’USO
DELLA PROTESI ACUSTICA
Alla luce di questi risultati, la Regione Umbria nel
2013 ha finanziato un progetto in cui non solo si ren-
desse più efficiente un processo di assegnazione au-
sili, per esempio, informatizzando il processo così che
tutte le fasi e i prodotti assegnati fossero facilmente
accessibili sia ai professionisti che all’utenza, ma anche
più soddisfacente per l’utente, cioè tenendolo infor-
mato passo passo del processo di valutazione e rac-
cogliendo le sue opinioni sul servizio e sull’ausilio sia
prima che dopo l’avvenuta assegnazione.
Insieme ad altri colleghi dell’Università di Perugia, è
stato sviluppato un portale chiamato www.laregio-
netisente.org (9) per l’accompagnamento dell’uten-
te che accede all’assistenza protesica audiologica per
richiedere delle protesi acustiche, prima, durante e
dopo (follow-up) l’assegnazione (Fig. 3).
I risultati ottenuti, seppure ancora su un campione
molto ridotto di utenti (n = 63; età media = 74 an-
ni), sono stati assai incoraggianti. Dopo sei mesi dal-
l’assegnazione della protesi acustica nessuno degli
utenti ha dichiarato di averne interrotto l’uso. Il tem-
po di utilizzo della protesi dopo sei mesi non si ri-
duce rispetto a quello riscontrato dopo i primi tre
mesi, attestandosi su una media di circa 10 ore gior-
naliere. Seppure le medie dei punteggi di soddisfa-
zione dell’ausilio ottenuti a 3 mesi sono significativa-
mente più alti di quelli ottenuti a 6 mesi, tuttavia,
questi restano ancora molto soddisfacenti. Lo stabi-
lirsi del tempo d’uso, che non varia nell’arco di tem-
po indagato, e i livelli sempre molto alti di soddisfa-
zione anche dopo sei mesi di utilizzo della protesi
fanno ben sperare che un modello di assegnazione
di ausili centrato sulla persona (10), che preveda un
accompagnamento e assistenza durante tutto il pro-
cesso di valutazione, assegnazione e utilizzo della
protesi possa ridurre drasticamente i livelli di abban-
dono degli ausili, migliorando la soddisfazione dell’u-
tenza, aumentando la qualità di vita e riducendo la
dispersione economica.
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Figura 3 - Portale per l’assistenza e follow-up degli utenti AUSL della Regione Umbria che fanno richiesta di protesi acustiche.
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MATERIALI DI LAVORO
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EPILOGO
Ho imparato molto da queste ricerche e mi spiace
solo che non potrò più farne tesoro con mio papà.
Noi figli eravamo stati con lui assai efficienti, spin-
gendolo a indossare una protesi di ultima genera-
zione e facendogli ottenere il rimborso dovuto dal-
l’assistenza sanitaria nazionale. Lo avevamo di cer to
portato a sentire meglio, ma ci eravamo forse di-
menticati di ascoltarlo di più. L’esito nell’uso della
protesi acustica fu fallimentare e ora capisco bene il
perché. Avevamo voluto che lui ascoltasse noi, sen-
za prima accettare di ascoltare noi i suoi bisogni.
Non dico che i suoi bisogni fossero più “sani” dei no-
stri, ma erano i suoi e andavano rispettati per quan-
to assurdi paressero ai nostri occhi.
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