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Prima di farlo udire, ascoltalo: L’abbandono delle protesi acustiche in Italia

Authors:
  • University of Perugia. Italy

Abstract

Il livello di abbandono di ausili è impressionante. Si stima che nei paesi occidentali un ausilio su tre non venga più utilizzato già dopo il primo anno dalla consegna [2, 3, 4, 5, 6, 7]. In una ricerca da me condotta nel 2009 nella Regione Umbria sull’uso di ausili dopo almeno un anno dall’assegnazione, risulta che su 221 utenti dei servizi protesici regionali il 19% di ausili non è più utilizzato [5, 8]. Tra la fine del 2013 e giugno 2014 l’indagine è stata replicata, con un notevole ampliamento del campione di utenti (n = 750), i cui risultati (ancora in via di pubblicazione) confermano la percentuale di abbandono del 2009. Questo dato, se comparato con quelli di ricerche simili condotte in paesi occidentali, è decisamente positivo. Tuttavia, la dispersione economica che consegue a un insuccesso nell’assegnazione di un ausili, anche per una regione di poco più di 900 mila abitanti, è notevole. Infatti, nel 2009, anno in cui è stata condotta la prima indagine, nella Regione Umbria per l’assistenza protesica sono stati spesi più di 8 milioni di euro. Questo vuol dire che oltre un milione e mezzo di questi sono andati dispersi.
ORGANO UFFICIALE DELLA
SOCIETÀ ITALIANA DI GERONTOLOGIA E GERIATRIA
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I luoghi
della cura
4/2014
Poste Italiane S.p.A.
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previo addebito pagamento resi
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EDITORIALE
Dove vanno le residenze per anziani?
Marco Trabucchi, 4
QUADRO DI RIFERIMENTO
VAOR: storia di questi ultimi 20 anni
Cinzia Falsiroli, Giuseppe Colloca, Francesco Landi, 8
Il Libro Bianco della Regione Lombardia
Fabrizio Giunco, 10
ASPETTI CLINICI
La somministrazione di farmaci tritati nelle residenze
per anziani: da un'indagine di prevalenza le implicazioni
per la pratica
Camilla Boeri, Anna Castaldo, Andrea Giordano, Talia Melo,
Renzo Bagarolo, Miriam Magri, 16
MATERIALI DI LAVORO
Prima di farlo udire, ascoltalo: l’abbandono delle protesi
acustiche in Italia
Stefano Federici, 22
ESPERIENZE
Pratica di Oncologia Medica in ambiente geriatrico
L’esperienza dell’Istituto Palazzolo di Milano –
Fondazione Don Carlo Gnocchi
Silvio Monfardini, Giuseppe Foglio, Elisabetta Morello,
Andrea De Cupertinis, Riccardo Sandri, Silvia Guidorizzi,
Joy Koikkara, Renzo Bagarolo, 26
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Organo ufficiale della Società Italiana
di Gerontologia e Geriatria
della cura
I luoghi
ANNO XII - N. 4 - 2014
3
SOMMARIO
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MATERIALI DI LAVORO
I luoghi
della cura
22
ANNO XII - N. 4 - 2014
D
i mio padre…
Negli ultimi quindici anni di vita mio padre soffrì di
una progressiva perdita dell’udito. Soprattutto nei
primi tempi, il deficit uditivo fu accusato da mio pa-
dre come un fastidio ai rumori o alle urla dei nipo-
tini. Era difficile per noi figli capire quanto il fastidio
che accusava dipendesse dal suo modo spesso im-
paziente di trattare con noi e dal suo desiderio di
isolarsi o dai prodromi di quello che poi si sarebbe
rivelato come una grave ipoacusia. Papà non si la-
mentò mai del fatto che la sua sordità gli impedisse
una fluente conversazione con noi. A lui non pesava
tanto non sentir noi, centrato com’era a far che
fossimo sempre tutti noi a dover ascoltar lui. Al tele-
fono ci sentiva bene, la televisione l’ascoltava in cuf-
fia. Sì, certo, non riusciva più a seguire le omelie del
prete durante la messa, né tanto meno le sue esor-
tazioni in confessione. Ma questo lo turbava assai
poco. Anzi, a suo dire, gli permetteva un rappor to
più intimo con Dio nella preghiera, risparmiandogli
molte parole inutili. Dipingeva, e per far ciò non ave-
va certo bisogno di sentirci bene.
Noi figli, però, non ci rassegnammo all’idea che no-
stro padre non ci sentisse più bene, quel genitore
che ci aveva cresciuti raccontandoci com’era so-
pravvissuto al campo di concentramento in Germa-
nia, perché medico, di come barattava fogli di carta
per scrivere il suo diario di prigionia e disegnarvi so-
pra gli scorci della sua cella, le immagini sacre su cui
pregare e gli organi dei suoi camerati di cui diagno-
sticava le malattie mortali; questo padre. Ricordo
con quanta insistenza lo convincemmo a mettersi
una protesi acustica. Borbottando come al solito, e
diffidente più che mai del buon esito di un ausilio
acustico, ci seguì per i vari centri specializzati e ac-
quistò anche una protesi. Tuttavia, non ricordo che
negli ultimi anni di vita di mio papà io abbia mai avu-
to una conversazione con lui che indossava la sua
protesi acustica. Non saprei dire nemmeno di aver-
la mai vista da qualche parte in casa.
… e della mia ricerca.
È oramai da diversi anni che mi occupo di processi
di assegnazione di ausili, cioè di come avviene l’ac-
certamento dei bisogni dell’utente che ne richiede
uno e in particolare della valutazione della soddisfa-
zione e dell’efficacia dell’assegnazione. Quello che
indago in Italia non è tanto come il servizio di assi-
stenza protesica del servizio sanitario nazionale
provveda di un ausilio ogni cittadino che ne abbia di-
ritto. Non è questo lo scopo della mia ricerca. Il ser-
vizio sanitario italiano, da questo punto di vista, ec-
celle rispetto a moltissimi altri paesi europei e occi-
dentali. Il mio interesse riguarda come, nell’ottempe-
rare a questo diritto, i servizi di assistenza protesica
siano in grado anche di soddisfare i bisogni dell’u-
tenza, affinché si prevenga uno spreco di denaro
pubblico e una frustrazione degli utenti (1).
LABBANDONO DEGLI AUSILI IN
UMBRIA
Il livello di abbandono di ausili è impressionante. Si
stima che nei paesi occidentali un ausilio su tre non
venga più utilizzato già dopo il primo anno dalla con-
segna (2-7). In una ricerca da me condotta nel 2009
nella Regione Umbria sull’uso di ausili dopo almeno
Prima di farlo udire, ascoltalo:
l’abbandono delle protesi acustiche
in Italia
Stefano Federici
Facoltà di Psicologia, Università degli Studi di Perugia
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MATERIALI DI LAVORO
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ANNO XII - N. 4 - 2014
I luoghi
della cura
un anno dall’assegnazione, risulta che su 221 utenti
dei servizi protesici regionali il 19% di ausili non vie-
ne più utilizzato (5, 8). Tra la fine del 2013 e giugno
2014 l’indagine è stata replicata, con un notevole
ampliamento del campione di utenti (n = 750), i cui
risultati (ancora in via di pubblicazione) confermano
la percentuale di abbandono del 2009. Questo dato,
se comparato con quelli di ricerche simili condotte
in paesi occidentali, è decisamente positivo. Tuttavia,
la dispersione economica che consegue ad un insuc-
cesso nell’assegnazione di un ausilio, anche per una
regione di poco più di 900 mila abitanti, è notevole.
Infatti, nel 2009, anno in cui è stata condotta la pri-
ma indagine, nella Regione Umbria per l’assistenza
protesica sono stati spesi più di 8 milioni di euro.
Questo vuol dire che oltre un milione e mezzo di
questi sono andati dispersi (Fig. 1).
Le due indagini non si limitano solo a registrare il li-
vello di abbandono degli ausili in Umbria, ma mirano
anche a indagare le ragioni che portano un utente a
non utilizzare più un ausilio. I risultati ottenuti dall’in-
dagine del 2009 (8) mettono in evidenza due prin-
cipali fattori predittivi dell’abbandono: la soddisfazio-
ne dell’utente e il modo in cui ciascun centro di as-
sistenza protesica fornisce il prodotto. In altre paro-
le, l’uso di un ausilio dipende non solo da come un
utente si sente soddisfatto del dispositivo che ha ri-
cevuto, ma anche dal tipo di rapporto che ha stabi-
lito con i centri di assistenza protesica regionale a
cui si è rivolto. Infatti, nei centri di assistenza prote-
sica che sono meno attenti ai bisogni dell’utente, la
percentuale di utenti che dichiarano di non utilizza-
re più l’ausilio assegnato sale fino al 24% (8). Invece,
nei centri in cui si applicano processi più attenti ai bi-
sogni delle persone per esempio, quelli che ridu-
cono al minimo il disagio degli utenti e dei loro fa-
miliari o assistenti in tutti gli adempimenti delle fasi
di assegnazione (prenotazioni delle visite, documen-
tazione da esibire, tempi di attesa, dislocazione degli
uffici, ecc.) e coinvolgendo gli utenti stessi nella scel-
ta dell’ausilio – si riscontra un crollo dell’abbandono,
che scende fino al 12% (Fig. 2).
Approfondendo l’analisi delle procedure di assegna-
zione utilizzate nei centri di assistenza protesica delle
AUSL umbre è emerso, poi, un dato paradossale.
Quei centri che poco sopra abbiamo definito come
non orientati sull’utente sono quelli che hanno fatta
propria una rigida osservanza delle direttive regionali
di riduzione della spesa pubblica, efficientando i pro-
Figura 1 - Spesa protesica della Regione
Umbria nel triennio 2007-2009.
Figura 2 - Livelli di abbandono degli ausili divisi per caratteristiche
di funzionamento dei centri di assistenza protesica.
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MATERIALI DI LAVORO
I luoghi
della cura
24
cessi di assegnazione, di fatto avendo tassi di abban-
dono più alto producono più dispersione economica
rispetto alla media regionale. I dati parlano chiaro: un
efficientamento di un processo di assegnazione di au-
sili che non preveda anche un attento rispetto dei bi-
sogni dell’utente risulta meno economico (8).
UN SERVIZIO DI
ACCOMPAGNAMENTO ALL
USO
DELLA PROTESI ACUSTICA
Alla luce di questi risultati, la Regione Umbria nel
2013 ha finanziato un progetto in cui non solo si ren-
desse più efficiente un processo di assegnazione au-
sili, per esempio, informatizzando il processo così che
tutte le fasi e i prodotti assegnati fossero facilmente
accessibili sia ai professionisti che all’utenza, ma anche
più soddisfacente per l’utente, cioè tenendolo infor-
mato passo passo del processo di valutazione e rac-
cogliendo le sue opinioni sul servizio e sull’ausilio sia
prima che dopo l’avvenuta assegnazione.
Insieme ad altri colleghi dell’Università di Perugia, è
stato sviluppato un portale chiamato www.laregio-
netisente.org (9) per l’accompagnamento dell’uten-
te che accede all’assistenza protesica audiologica per
richiedere delle protesi acustiche, prima, durante e
dopo (follow-up) l’assegnazione (Fig. 3).
I risultati ottenuti, seppure ancora su un campione
molto ridotto di utenti (n = 63; età media = 74 an-
ni), sono stati assai incoraggianti. Dopo sei mesi dal-
l’assegnazione della protesi acustica nessuno degli
utenti ha dichiarato di averne interrotto l’uso. Il tem-
po di utilizzo della protesi dopo sei mesi non si ri-
duce rispetto a quello riscontrato dopo i primi tre
mesi, attestandosi su una media di circa 10 ore gior-
naliere. Seppure le medie dei punteggi di soddisfa-
zione dell’ausilio ottenuti a 3 mesi sono significativa-
mente più alti di quelli ottenuti a 6 mesi, tuttavia,
questi restano ancora molto soddisfacenti. Lo stabi-
lirsi del tempo d’uso, che non varia nell’arco di tem-
po indagato, e i livelli sempre molto alti di soddisfa-
zione anche dopo sei mesi di utilizzo della protesi
fanno ben sperare che un modello di assegnazione
di ausili centrato sulla persona (10), che preveda un
accompagnamento e assistenza durante tutto il pro-
cesso di valutazione, assegnazione e utilizzo della
protesi possa ridurre drasticamente i livelli di abban-
dono degli ausili, migliorando la soddisfazione dell’u-
tenza, aumentando la qualità di vita e riducendo la
dispersione economica.
ANNO XII - N. 4 - 2014
Figura 3 - Portale per l’assistenza e follow-up degli utenti AUSL della Regione Umbria che fanno richiesta di protesi acustiche.
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MATERIALI DI LAVORO
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EPILOGO
Ho imparato molto da queste ricerche e mi spiace
solo che non potrò più farne tesoro con mio papà.
Noi figli eravamo stati con lui assai efficienti, spin-
gendolo a indossare una protesi di ultima genera-
zione e facendogli ottenere il rimborso dovuto dal-
l’assistenza sanitaria nazionale. Lo avevamo di cer to
portato a sentire meglio, ma ci eravamo forse di-
menticati di ascoltarlo di più. L’esito nell’uso della
protesi acustica fu fallimentare e ora capisco bene il
perché. Avevamo voluto che lui ascoltasse noi, sen-
za prima accettare di ascoltare noi i suoi bisogni.
Non dico che i suoi bisogni fossero più “sani” dei no-
stri, ma erano i suoi e andavano rispettati per quan-
to assurdi paressero ai nostri occhi.
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ANNO XII - N. 4 - 2014
I luoghi
della cura
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Conference Paper
Full-text available
The abandonment of assistive technology (AT) is strictly related to the subjective quality of the service delivery regarding the whole AT assignation process. Starting from this consideration, the aim of this work is to show the design of a Web-based follow-up model (WFM) aimed at overcoming the hearing aid abandonment in the Italian Umbria Region AT service delivery system. The WFM model described here is developed in two phases: an implementation phase, and an experimental evaluation which is still under development. The model meets the current objective of the Umbria Region’s Units of Local Health Service to digitize their services in order to easily monitor the quality of the delivery service and evaluate the post-provision outcome.
Chapter
Full-text available
Purpose: The present pilot study aims to analyse the relationship between the reasons of the use/non-use of assistive technology (AT) and levels of user satisfaction of Italian user/patient in order to identify which features of the Italian AT assessment process in the Italian Territorial Health Service Providers (THSPs) better predict AT non-use. Method: Between November 2010 and January 2011, a telephonic structured interview with open- and closed-ended questions was administrated to 104 THSP users who have received an AT at least one year before. Results: Findings show that there is a 25% of AT non-use that is strictly related to the user satisfaction of AT and to the lacks percept by the users in the assignation process. personal opinion considered in selection.
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To obtain insight into the prevalence of the non-use of assistive technology in The Netherlands. Relationships between non-use and possible determinants were also investigated. The results of the study might lead to improvement of products and of the service delivery system for assistive technology. A study was performed into user satisfaction and the non-use of 14 categories of assistive technology provided by health care insurers. The design was a survey among a stratified sample of users who had received an assistive device, recruited through a sample of health insurance companies. Two independent samples were selected: one in 2001 and one in 2003. Three aspects of non-use were measured. The total number of respondents was 2272. Ninety-two percent of the respondents used the assistive device at the time of the survey. Less than 1% of the respondents never used the device. A majority of the respondents used the assistive device (about) as much as expected and 6% used the assistive device less than expected. Relationships between non-use and other investigated aspects were found. The average level of non-use of assistive technology found in this study is less than often reported in the literature and varies between the various categories of assistive technology. Improving the quality of the assistive technology and the services, and providing assistive technology that solves the users' problem as much as possible, could enhance the use of assistive technology provided.
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Two consecutive studies addressed device use post-discharge in relation to functional status among 47 persons with mixed diagnoses discharged from an acute inpatient rehabilitation unit. Telephone interviews were used to ascertain device use; functional status was obtained using the telephone version of the Functional Independence Measure (FIM). Among all participants, 128 devices were prescribed; of these, 86 devices were still used at 3-month follow-up. The four types of devices most frequently abandoned were adapted grooming aids (55% nonuse), quad canes (43%), walkers (36%), and manual wheelchairs (36%). The most frequent reason given for nonuse was that the device was no longer needed. In study two, it was found that functional improvement (at follow-up) corresponded with device nonuse for about half the devices. The study also documented discrepancies in perception between therapists and consumers regarding utility and aesthetic aspects of devices. Strategies to maximize appropriate use of devices are presented.
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Technology abandonment may have serious repercussions for individuals with disabilities and for society. The purpose of this study was to determine how technology users decide to accept or reject assistive devices. Two hundred twenty-seven adults with various disabilities responded to a survey on device selection, acquisition, performance, and use. Results showed that 29.3% of all devices were completely abandoned. Mobility aids were more frequently abandoned than other categories of devices, and abandonment rates were highest during the first year and after 5 years of use. Four factors were significantly related to abandonment--lack of consideration of user opinion in selection, easy device procurement, poor device performance, and change in user needs or priorities. These findings suggest that technology-related policies and services need to emphasize consumer involvement and long-term needs of consumers to reduce device abandonment and enhance consumer satisfaction.
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Assistive technology makes up a substantial portion of the direct cost of multiple sclerosis (MS). Equipment abandonment results in the needs of the disabled individual being unmet and places stress on the resources available for the funding of such equipment. The aim of the study was to demonstrate whether an interdisciplinary approach to evaluating and prescribing assistive technology reduces equipment abandonment in persons with MS. Data concerning assistive devices acquired by patients being followed at a rehabilitation centre in northern Italy from January 1997 to December 2002, were included in the study. Through December 1999, a physician in physical medicine and rehabilitation prescribed equipment based on a recommendation from the physical therapist. From 2000 to 2002, patients were evaluated following a standardized protocol implemented by an interdisciplinary team comprised of a physical therapist, occupational therapist, physician in physical medicine and rehabilitation and psychologist. Assistive technology obtained during the study period was divided into two datasets based on the year that the aid was obtained: pre-intervention (January 1997 to December 1999) and intervention (January 2000 to December 2002). The analysis included a comparison of the two datasets on number and types of equipment abandoned, timing of abandonment and reasons why devices were abandoned. Fifty-four subjects obtained 151 assistive devices during the study period, 67 devices during pre-intervention and 84 with the intervention. The majority of devices were abandoned immediately or within the first year following obtainment in both groups. A comparison of the number of devices obtained during pre-intervention with those obtained during the intervention showed that the rate of equipment abandonment decreased significantly from 37.3 to 9.5%. An interdisciplinary approach to evaluating assistive technology needs does decrease the risk of equipment abandonment, although it does not completely solve the problem.
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This study was conducted to identify factors which influence individuals with a spinal cord injury to abandon their first wheelchair before five years of use. It aims to provide prescribing therapists and manufacturers with insights which may assist in facilitating better outcomes for wheelchair users, thereby reducing abandonment rates and containing replacement costs. A descriptive, qualitative design was used to gather the perceptions of three individuals with a spinal cord injury. Thematic analysis yielded five themes: 'Participants' experience of the first prescription'; 'The physical issues with the wheelchair have functional implications'; 'Gaining experience is so important'; 'Participants' experience of the second prescription'; and 'Participants' suggestions'. Factors influencing manual wheelchair abandonment for these participants were consistent with findings from the literature concerning dissatisfaction and abandonment of assistive technology. For these three individuals the lack of experience in wheelchair use and selection, the functional limitations encountered with the design of the wheelchair and the manner and timing of the prescription process combined to lead to dissatisfaction and ultimately abandonment. Suggestions for changes to wheelchair prescription practices were made.
The use and non-use of assistive technology in Italy: A pilot study
  • S Federici
  • S Borsci
Federici S, Borsci S. The use and non-use of assistive technology in Italy: A pilot study. In Gelderblom GJ, Soede M, Adriaens L, Miesenberger K. (Eds.), Everyday Technology for Independence and Care: AAATE 2011;(Vol. 29): 979-986. Amsterdam, NL: IOS Press. doi:10.3233/9781-60750-814-4-979
Predictors of Assistive Technology Abandonment
  • B Phillips
  • H Zhao
Phillips B, Zhao H. Predictors of Assistive Technology Abandonment. Assistive Technology. 1993;5(1):36-45. doi:10.1080/10400435.1993. 10132205