ArticlePDF Available

Incontro con Mutsuro Sasaki. Algoritmi di progetto: La personalizzazione del software nel lavoro dello strutturista giapponese

Authors:

Abstract

In occasione della conferenza tenuta al Politecnico di Torino il 6 novembre abbiamo incontrato Mutsuro Sasaki, strutturista giapponese noto per le collaborazioni con architetti «eccellenti» nelle quali ha contribuito alla definizione della forma architettonica fin dal primo momento, enfatizzando il carattere intrinsecamente multdisciplinare del progetto architettonico, e allo stesso tempo denotando con una curiosa somiglianza le forme prodotte da studi anche molto diversi tra loro come quelli di Arata Isozaki, Toyo Ito o SANAA.
Informatica
IL GIORNALE DELLARCHITETTURA,N. 57, DICEMBRE 2007 13
In occasione della conferenza te-
nuta al Politecnico di Torino il 6
novembre abbiamo incontrato
Mutsuro Sasaki, strutturista giap-
ponese noto per le collaborazioni
con architetti «eccellenti» nelle
quali ha contribuito alla defini-
zione della forma architettonica
fin dal primo momento, enfatiz-
zando il carattere intrinsecamente
multdisciplinare del progetto ar-
chitettonico, e allo stesso tempo
denotando con una curiosa somi-
glianza le forme prodotte da studi
anche molto diversi tra loro come
quelli di Arata Isozaki, Toyo Ito
o SA N A A.
Nei suoi progetti la sinergia tra archi-
tettura e ingegneria è molto forte. Può
spiegarci meglio come le due componenti
contribuiscono alla progettazione fina-
le e alla realizzazione dell’opera?
Prendiamo come esempio la bi-
blioteca di Sendai. Il progetto ini-
ziò con uno schizzo di Toyo Ito
che ricevetti via fax, nel quale una
sezione concettuale dell’edificio
rappresentava una scatola leggera
e trasparente, attraversata dal bas-
so verso l’alto da una serie di coni
fitomorfi, simili ad alghe. Quello
fu un grande regalo per me perché
in quel disegno era contenuta l’in-
tera volontà progettuale. Da quel
momento lavorai in totale stato di
autonomia e, se si può dire, di ab-
bandono. Progettai quei coni in
acciaio, combattendo con la resi-
stenza dei pali. Quell’esperienza
è diventata poi una grande risor-
sa per il mio lavoro successivo. Mi
ha fatto riflettere su cosa significhi
il termine «modernità» in archi-
tettura; mi ha fatto comprendere
che Ito, Arata Isozaki o io stesso
stavamo cercando qualcosa di co-
mune; ci interessava esplorare il
campo di tangenza tra l’ingegne-
ria e l’architettura nella progetta-
zione. E il mio contributo è stato
il disegno strutturale delle forme.
Qual è quindi il punto di convergenza
tra forma architettonica e ottimizza-
zione strutturale? Risiede, ad esempio,
nella definizione di parametri come lo
spessore di una soletta di copertura o
della sua curvatura?
Nei vari progetti di cui mi sono
occupato è stato valutato caso per
caso il parametro che più impor-
tava. Nel caso del progetto Grin-
grin a Fukuoka, il risultato del-
l’ottimizzazione strutturale, e
quindi della modifica della cur-
vatura della forma in diversi pun-
ti, non è piaciuto a Toyo Ito, al
contrario del caso del crematorio
Meiso No Mori recentemente co-
struito a Kakamigahara (Gifu).
Nel primo caso abbiamo modifi-
cato lievemente la forma richie-
staci da Ito come punto di par-
tenza. Il risultato è stato una co-
pertura spessa 40 cm, dall’aspetto
molto pesante. Nel crematorio la
logica della struttura ha prevalso,
e il risultato è quindi una soletta
di 15 cm che guadagna in legge-
rezza. Purtroppo non sono io a ri-
spondere per la struttura ma le leg-
gi della natura; quello che posso
fare è mediare tra attesa architetto-
nica e ottimizzazione strutturale,
lavorando, ad esempio, sulla de-
finizione delle variabili negli al-
goritmi di ottimizzazione.
Come e quali software e algoritmi usa
e che ruolo hanno nel suo lavoro?
Utilizzo Nastran come software
per l’analisi a elementi finiti,
mentre molta più importanza ri-
veste il ruolo della personalizza-
zione del software nel processo di
ottimizzazione, per meglio ri-
spondere di volta in volta alle esi-
genze specifiche del progetto. Le
tecniche che utilizzo sono sostan-
zialmente due e sono implemen-
tate nel software di calcolo sotto
forma di algoritmo, grazie alla
presenza di ambienti di pro-
grammazione che permettono di
personalizzarlo. La prima è l’a-
nalisi di sensitività (S e n s i t i v i t y
Analysis), un metodo basato sul
gradiente che ottimizza le super-
fici a guscio minimizzando l’e-
nergia potenziale elastica come
parametro globale (condizione
meccanica ottimale), e lo sposta-
mento massimo come parametro
locale. Lo abbiamo recentemen-
te utilizzato nel crematorio di Ito
e nel Kitagata Community Cen-
ter, progettato con Isozaki. La se-
conda tecnica che utilizziamo è
l’ottimizzazione strutturale evo-
lutiva estesa (Extended Eso), che
permette una vera e propria ricer-
ca di forma partendo dalla defi-
nizione di un volume pieno e suc-
cessivamente togliendo e aggiun-
gendo materiale nei punti in cui
effettivamente la struttura lavora
(si vedano in merito le immagini
e le relative didascalie, n.d.r.). I ri-
sultati di questo modo di operare
sono architetture che ricordano
grandi alberi dalle radici aeree, ri-
producendo i processi di evolu-
zione strutturale presenti nel
mondo naturale. Il metodo evo-
lutivo per la ricerca di forma è sta-
to presentato insieme a Changyu
Cui e Hiroshi Ohmori al conve-
gno dell’International Associa-
tion for Shell and Spatial Struc-
tures nel 2003, mentre lo abbia-
mo applicato per la prima volta
nello stesso anno in occasione del
concorso per la nuova stazione
dell’Alta velocità di Firenze,
progettata insieme a Isozaki.
Che valore hanno oggi i lavori e le ri-
cerche di studiosi e architetti come An-
toni Gaudí, Hans Isler, Frei Otto, che
hanno utilizzato tecniche per la ricer-
ca della forma mediante modelli fisici?
L’utilizzo di modelli fisici per la
ricerca della forma richiede mol-
te risorse in termini di tempo e di
capacità artigianale; per questo
credo che oggi queste tecniche
non si possano putilizzare. Il
software permette di ottimizzare
in meno tempo e con minori ri-
sorse. Quello che però rimane e ci
insegnano questi esempi illustri è
la sperimentazione come punto
d’incontro tra forma e struttura,
momento di dialogo tra ingegne-
re e architetto.
I metodi di ottimizzazione che utiliz-
za valutano il comportamento struttu-
rale delle forme in condizioni di carico
semplici, come la forza gravitazionale
e il peso proprio. Nella realtà questi
edifici dovranno però resistere a più
complesse situazioni di carico, nonché
all’azione sismica.
Mi occupo di grandi superfici sot-
to l’azione della forza di gravità.
Aggiungere altre variabili al pro-
cesso di ottimizzazione lo rende-
rebbe troppo complesso. Queste
condizioni devono essere valutate
successivamente alla fase della ri-
cerca o dell’ottimizzazione della
forma.
Che dimensioni ha il suo studio e che
tipo di professionalità sono coinvolte?
Oltre a me ci sono cinque inge-
gneri, tutti strutturisti, e ognuno
si occupa più o meno di cinque
progetti contemporaneamente.
Intervista di
AL B E R T O PU G N A L E
e MA R I O SA S S O N E
INCONTRO CON MUTSURO SASAKI
Algoritmi di progetto
La personalizzazione del software nel lavoro dello strutturista giapponese
Chi è Sasaki
M u t s u ro Sasaki, nato nel 1946 ad A i c h i
( G i a p p o n e ) , dopo essersi laureato in
A rchitettura all’Università di Nagoy a ,
l avora presso Kimura Struct ural Engi-
neers dal 1970 al 1979, per fo n d a r e poi
nel 1980 la Sas aki Struc tural Consul-
t a n t , che vanta collaborazioni con To-
yo Ito, Arata Isozaki e SA N A A ( S e j i m a -
N i s h i z aw a ) . Dal 1999 inseg na e s vo l g e
attività di ricerca presso l’Università di
N a g oy a , e dal 2004 all’Universidi Hosei a To k yo, occupandosi so-
prattut to di ripo rt a r e nel proge tto architettonico la spe rimentazio-
ne delle ricerche t eoriche in ca mpo di ottimiz zazione strutturale e
r i c e rca di forma tramite la personalizzazione del software. Nel 2004
vince il premi o Tsuboi bandito dall’International Association for Shell
and Spatial Structu res presentan do l’articolo Computational Mor-
p h oge nesis of 3D Structures by Extended ES O M e t h o d e n el
2005 pubb lica Flux Structu re, un libro nel quale raccoglie i suoi la-
vori descrivendone il proget to della struttura e i metodi di ottimiz-
zazione e ricerca di fo r m a .
S o p r a , un esempio del metodo Extended Evo l u t i o n a r y
Structural Optimization (ES O ) , tecnica evolutiva che, a par-
t i re da una config urazion e spaziale iniziale e basandosi sul-
le tensioni di Von Mises, e f f ettua un’anali si strutturale a ele-
menti f initi (FE M ) a ogni iterazione, r i m u ovendo poi l e par-
ti di struttura inefficien ti e ag g i u n gen done dove neces sario
per rag g i u n ge re il comportament o meccanic o ottimale,
senza spreco di mater iale. A sinistra, un esempio di an alisi
di Sensitività (Sens itivity A n a l y s i s ) : l ’ a l gori tmo automatiz-
za i l tradizio nale sistema di «trial and error» che preve d e
un ripetitivo e lento processo d i disegno/verific a della fo r -
ma sulla base dell’analis i FE M , modificand o la curvatura del-
le sup erfici e diminuen do l’energia potenziale elastica del-
la memb rana
057 p. 13 informatica • 28-11-2007 10:03 Pagina 13
ResearchGate has not been able to resolve any citations for this publication.
ResearchGate has not been able to resolve any references for this publication.