Quando si va ad analizzare la questione idrica nelle sue più varie sfaccettature si rischia di cadere in errore molto frequentemente. Uno dei primi assunti che si sarebbe portati a credere corretto al riguardo è che la scarsità della risorsa idrica, ad oggi è protagonista in molti dibattiti aventi come tema cardine il cambiamento climatico, possa portare a generare conflitti e che tale condizione rappresenterebbe un attentato alla sicurezza all’interno di qualsiasi contesto spaziale. Non infrequentemente simili teorie vengono sposate anche – e soprattutto - con riguardo allo spazio mediorientale, in special modo per ciò che concerne la questione del conflitto israelo-palestinese. Per avere una visione
geostrategicamente corretta di questo quadro occorre però innanzitutto sfatare tali miti e visioni, i quali vanno dalla pura razionalità biologica a un mero “riduzionismo realista”: i rischi sono quelli di dare una lettura deterministica, semplicizzata e depoliticizzata del problema senza tenere conto degli elementi più importanti da cui partire, ossia le influenze che i fattori geografici ivi presenti hanno sull’agire degli attori in gioco e le loro scelte, le quali possono andare dal puntare su settori produttivi ad alto tasso di consumo idrico all’investire o meno sulle infrastrutture, all’essere in un contesto di pubblica o privata proprietà delle risorse naturali.
Premessa a qualsivoglia tipologia di discorso legato all’idrogeopolitica di un determinato spazio territoriale è il tenere sempre presente che le risorse sono fatti naturali che l’azione umana - culturale ed economica - trasforma, che servono all’uomo: in questo senso non si guarda all’acqua in quanto elemento naturale ma all’acqua di cui l’uomo necessita al fine di implementare i propri processi di sostentamento e produzione. Acqua in geopolitica è la risorsa impiegabile dall’uomo e relazionata al livello disponibile di tecnologia per il suo sfruttamento e alle necessità del sistema economico. Chiarito questo, non ha senso parlare di acqua-risorsa allacciandola a una visione diretta di abbondanza o scarsità, poiché i luoghi vanno riconosciuti come poveri o ricchi di acqua in relazione a quelle che sono le esigenze della popolazione che vi abita, possano essere esigenze di sopravvivenza, politiche, economiche, culturali e via discorrendo. Ciascuna opzione ne lascia fuori altre, ed è proprio la scelta compiuta che andrà a determinare la condizione di abbondanza o scarsità di cui sopra; in tale quadro, le risorse naturali costituiscono un elemento molto importante ma non l’unico.
In questo lavoro di tesi si andrà dunque ad analizzare la questione idrogeopolitica di uno spazio preciso, ossia quello sul quale si dispiega da settant’anni il conflitto israelo-palestinese, adottando come lente attraverso la quale guardare alle varie problematiche quella dell’approccio transcalare, il quale rivolge la propria attenzione alle relazioni tra le diverse scale, ai processi che le attraversano e a cosa accade nel momento in cui si passa da una scala all’altra.
Analizzare il tutto in prospettiva transcalare significherà individuare e spiegare i condizionamenti dati e ricevuti da ciascuna scala, andando oltre i meri confini statali e sposando una logica transnazionale che non si incentri in maniera soggettiva sugli attori ma che parta da quelle che sono le permanenze territoriali, ossia i fattori geograficamente strategici dello spazio mediorientale, per comprendere gli effetti che questi ultimi giocano sulle relazioni di potere che su di esso si sviluppano, senza dimenticare di relazionarli a elementi quali i soggetti politici, gli interessi, le forze, le culture e i comportamenti: tutto ciò ci permetterà di osservare la questione idrogeopolitica all’interno del conflitto israelo-palestinese da un punto di vista nuovo, certamente più completo, composito e puntuale, spogliando le analisi che su tale contesto vengono portate avanti da assunti troppo spesso scorretti, da logiche deterministe e convinzioni riduttivistiche, le quali non permettono realmente di guardare a questa realtà spaziale per ciò che realmente essa è: uno spazio territoriale sul quale gli elementi geografici senza dubbio vanno in parte a predeterminare e a condizionare l’agire dei diversi soggetti che su di esso implementano le proprie politiche e dispiegano la propria esistenza.